METALLICA

The Unnamed Feeling

2004 - Vertigo

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
26/10/2015
TEMPO DI LETTURA:
6

Introduzione recensione

All'indomani della pubblicazione di "St. Anger" (2003) i Metallica si danno da fare, come di consueto, per estrarre dei singoli da pubblicare separatamente in modo da tenere viva l'attenzione dei fan nei periodi successivi. Dopo aver estratto due singoli dall'album fresco di stampa, dunque, pubblicano "The Unnamed Feeling" (2004) sotto l'etichetta Vertigo. Non si tratta di un singolo, non solo perlomeno, perché i Metallica preferiscono definirlo un EP unendo al singolo, corredato di video, anche dei pezzi registrati dal vivo e tratti da album precedenti (spesso di molto anche!). In questa recensione, esistendo diverse versioni con diverse tracklist, abbiamo preferito recensire la versione internazionale, che prevede un doppio CD (visto che nel primo c'è anche il video del singolo) con una ridondanza imbarazzante (il singolo infatti è proposto per ben tre volte!). Ormai sappiamo che "St. Anger" non è stato accolto bene dai fan e dalla critica, si è rivelato un flop anche se ha ottenuto buoni riscontri nei media più popolari, quindi questo EP potrebbe anche essere stato un modo per "farsi perdonare" riproponendo dei classici del gruppo apprezzato in modo indiscusso. La formazione vede James Hetfield alla voce e chitarra ritmica, Lars Ulrich alla batteria, Kirk Hammett alla chitarra e Robert Trujillo al basso; va specificato che nel singolo, come in tutto "St Anger", il basso è stato registrato dallo stesso Bob Rock, produttore e tecnico del suono di fama internazionale. Sulla realizzazione di questo EP c'è una curiosità che riguarda proprio la copertina, visto che è stata realizzata in occasione di un contest a fasi, chiamato "The Unnamed Artist", riservato ai fan australiani (gli ultimi tre brani live dell'EP sono stati registrati da un concerto a Sidney appunto), in cui il vincitore avrebbe ottenuto la propria copertina nel singolo esclusivo per l'Australia; da notare che il gruppo stesso lo definisce "the third single from the band's latest album St Anger" (il terzo singolo dall'ultimo album del gruppo, St Anger) nel proprio sito. Quello che si nota nella grafica è il volto di quello che sembra un punk, con tanto di cresta, con un'espressione molto aggressiva, l'immagine è in bianco e nero ed in negativo (coi colori invertiti), fa un bell'effetto e tende a rappresentare l'effetto di questo "sentimento innominato". Sulla grafica si impone, enorme, il logo dei Metallica e poi, sotto, il titolo del lavoro con l'indicazione "E.P.", ed immagino che sia stata proprio questa indicazione all'origine del fatto che adesso questo lavoro, pur essendo tecnicamente - ed anche nell'intenzione originale - un singolo (pur riccamente corredato di tanti altri pezzi live) è considerato un EP. Sappiamo anche che dopo "St. Anger" passeranno molti anni prima di avere un altro album, così questo EP assume un valore aggiunto perché è l'inizio di un periodo discografico in cui viene ripercorsa la storia del gruppo - non senza una vena auto celebrativa - nelle pubblicazioni che consistono spesso in raccolte di materiale risalente ai primi periodi.

The Unnamed Feeling

Iniziamo l'ascolto con "The Unnamed Feeling" (Il sentimento innominato), pezzo forte della pubblicazione, analizzandolo nel modo più dettagliato e completo possibile (com'è costume di Rock & Metal in My Blood) trattandone la musica, i testi ed anche il video, in un'unica soluzione. C'è un inizio con degli accordi lenti e strascicati, c'è un certo groove nelle pause, il sound del gruppo è decisamente più vicino al Rock che al Metal. La chitarra ritmica dà colpi stoppati, rafforzati dal rullante all'unisono, mentre la chitarra melodica arpeggia, continuando in questa linea si aggiungono ritmiche e si ingrossa suono e volume, colpi ai piatti, altra chitarra ritmica e finalmente il suono si apre con un ritmo più disteso, una chitarra ritmica con distorsione Rock ripete alcune volte un riff solitario che poi viene accompagnato da un tribale con monopolio delle pelli, se sente chiaramente il tanto celebre sound della batteria di "St. Anger" (molto odiato, sì, eppure unico e riconoscibile), si inizia a sentire una voce effettata che ripete una parte, sembra essere stata remixata, si aggiungono fischi di chitarra al riff, il basso è ancora penalizzato (come vuole la tradizione dei Metallica dopo la dipartita di Cliff Burton). Si ripete di nuovo la parte remixata alla voce, alternata a stacchi di batteria che poi si protraggono quando si ripetono di nuovo i riff coi fischi. Inizia la strofa con una voce in primo piano, graffiante, sotto c'è un riff di chitarra tanto preciso da sembrare campionato, ha molto groove e sembra basilare, pur essendo chiaro che ha subìto una lavorazione assurda in fase di produzione. Si riprende con la strofa, tutto molto lavorato, si sente un'eco alla voce che si fa sempre più distinto fino a diventare un coro armonico, poi c'è un bridge che, come da tradizione, comporta un crescendo di intensità che carica di aspettativa l'ascoltatore; questo sfocia in una parte melodica, il ritornello, in cui viene menzionato il titolo della canzone e la voce che canta sembra molto più vicina mentre è accompagnata da un arpeggio di chitarra e basso. Di colpo la voce torna graffiante e grida, si torna al riff fischiato con la voce effettata, poi subito con la parte in coro, il riff continua a ripetersi compatto e preciso, la voce varia vibrando ed oscillando nella tonalità per poi tornare in accordo. Altro bridge che alza l'aspettativa e sfocia in un'altra parte melodica, la voce è calda è vicina, c'è un coro che la rende vagamente psichedelica, ci sono sicuramente influenze Country e la base è certamente Rock, la voce poi continua il ritornello in modo più graffiante ed quindi il riff viene proposto alla chitarra elettrica, torna poi la parte con le stoppate che viene accompagnata da parti melodiche e distorte; tutto è molto ripetitivo, semplice, facile da interpretare e si incastra alla perfezione. C'è un momento in cui il basso si ritaglia un po' di spazio, il suono è pienissimo, molto caldo anche, la voce inizia a diventare più aggressiva, poi si lancia in un rap mentre è accompagnata da arpeggi e da una batteria che pesta forte sulle pelli, poi viene lasciata solo con la chitarra. Altra esplosione di sound e riprende il riff ritmato con le pelli che suonano un tribale, variazioni ritmiche, pause e stoppate improvvise, il sound è robusto, altra lunga serie di fischi che varia nel ritmo, il riff poi torna come prima e quindi c'è spazio per un nuovo ritornello, direttamente aggressivo questa volta, pieno di stoppate. Ci sono un bel po' di "yeah" alla voce, l'approccio è Rock, il finale è dato dall'ennesima ripetizione del ritornello, questa volta melodico. Il testo inizia con una riflessione: è già stato in questo posto e non può certo dire che gli sia piaciuto, si chiede se sia il caso di iniziare a scrivere ciò che ha vissuto. Cerca di farci entrare nel proprio mondo, di spiegarsi, poi ci chiede aiuto a renderlo non-pazzo. Ci chiede di dare un nome a questa sensazione, di riscaldare il gelo dalla sua vita, se potesse girerebbe gli occhi in modo da vedere cosa sta sopraggiungendo. Questa cosa prende vita e lui muore un poco di più, ogni volta che questa cosa prende più vita lui muore un po' di più; è il sentimento innominato a prendere vita, a portarlo via. Adesso è frenetico nelle nostre braccia calmanti, non riesce a dormire in questo mondo pieno, ha trovato la propria tranquillità nella solitudine, non riesce più a sopportarlo però; attraversa il proprio cuore sperando di non morire, è un male superficiale, cavalca il cielo e si perde in una stanza affollata. Si sente uno stupido, arriverà presto, si sente morire sempre più mentre questo sentimento innominato prende vita. Aspetta questo treno, probabilmente per fuggire, con le dita dei piedi oltre la linea ma il sentimento innominato lo porta via. Vuole solamente andarsene da quel fottuto posto, cade in preda alla rabbia, odia tutto, perché è successo proprio a lui? Adesso vuole solamente piangere, gridare e fuggire via. Un testo bello, non c'è dubbio, rappresenta questo sentimento che non viene né nominato né definito; sembra come se fosse una sorta di schizofrenia, di sicuro è una sensazione spiacevole che fa sentire questa persona in preda ad una rabbia improvvisa, molto a disagio, le fa perdere il controllo. E' una condizione assillante che insegue questa persona ovunque vada e si manifesta nel peggiore dei momenti e nel peggiore dei modi; quello che inquieta del testo è proprio la descrizione secondo la quale più prende vita questo sentimento, più si sente morire questa persona. Questo avviene proprio perché questa condizione mentale priva la persona della capacità di intendere e volere, la priva della propria identità, trasformandola in una persona rabbiosa e fuori controllo. Il video inizia con delle parole che scorrono velocissime sullo schermo, come "rabbia", "pazzia", "sono intrappolato", un breve flash del gruppo che si appresta a suonare in una stanza, poi si vede un uomo magro e dal volto stressato ed impaurito che sta per fare una doccia. La scena cambia e si vede un altro uomo in un ascensore affollato, mostra disagio, ancora una volta si vede la band che suona nella stanza di quello che sembra un vecchissimo motel in rovina. Si vede di nuovo l'uomo nella doccia e quello nell'ascensore che condividono un sentimento di forte ansia, l'inquadratura va spesso su Lars Ulritch che suona in modo aggressivo la batteria. Si vede ancora la band e poi si cambia per passare alla scena di un uomo che vede una donna stesa sul pavimento nel suo sangue, adesso l'attenzione è rivolta su James Hetfield, ci sono dei flash di luce gialla a ritmo. Altre scene di lavoro stressante in ufficio, si torna subito al gruppo e si vedono tutti i musicisti ancora intenti a suonare, mentre il pezzo diventa più aggressivo si scorre per vedere tutti i personaggi del video che mostrano sempre più disagio e si muovono in modo più nervoso; mentre la stanza in cui suona il gruppo inizia a stringersi sempre di più, cosa che si nota anche grazia ad un'inquadratura più distante alle spalle del batterista. Poi una scena con una bella ragazza legata a letto, che si contorce in preda a questo sentimento innominato, scena dall'erotismo implicito. Un'altra ragazza, poco dopo, in un locale affollato si rifugia in un angolo buio in preda al terrore agorafobico, le scene cambiano costantemente per seguire le vicende dei diversi personaggi, vicende accomunate, appunto, da questo sentimento inspiegabile che provoca forte disagio. Poi si vede una strada a scorrimento veloce, scene di fuga all'aperto, poi una bocca e delle mani si muovono dietro un velo (per rappresentare la sensazione di sentirsi in trappola). Poi la scena di un altro lavoratore che dà di matto e si accanisce su una porta con un'ascia, successivamente l'attenzione si concentra solo sul gruppo e sulla stanza in cui suona, molti i giochi di luce. Si passa a scene di rabbia isterica, gente che si strappa i capelli, spacca tutto, mostrano come ogni personaggio affronta la propria condizione. Un video in stile Rock, o al massimo Nu Metal, si concentra molto sul disagio della società in generale e fa passare più o meno in tutte le scene delle veloci frasi che insistono sulle sensazioni ed i problemi descritti; ci sono scene più buie e claustrofobiche ma anche scene di luoghi all'aperto, luminosi e soleggiati, è un video che punta sulla varietà e sul contrasto dunque. Il pezzo non è particolarmente brillante, in definitiva, lascia un ricordo specie per il ritornello che è ripetuto in varie salse dall'inizio alla fine, le immagini favoriscono la percezione del concetto che sta alla base del pezzo, senza essere esaltanti.

The Four Horsemen

Il secondo brano, "The Four Horsemen" (I quattro cavalieri), è un live di un pezzo per la prima volta comparso nell'album d'esordio del gruppo ("Kill 'Em All", pubblicato ben 20 anni prima di questo concerto!), una scelta che la dice lunga sulla voglia del gruppo di celebrare ma anche di riproporre i vecchi successi per riconquistare la fiducia di quella fetta di fan che, dal "Black Album", hanno iniziato a snobbarli. La risposta del pubblico parigino è fortissima, le stoppate iniziali ed i riff taglienti non si fanno attendere, un bel suono, la voce di Hetfield è forse più melodica rispetto alla registrazione originale, il cantante coinvolge il pubblico che risponde alla grande. C'è molta carica, l'acustica è ottima come solo i Metallica possono fare, lo stile è decisamente Metal, anche se la voce è ammorbidita, il ruolo di Ulritch alla batteria si fa sentire bene specie sul rullante che pesta forte, le chitarre sono precise e fischiano quando serve, ai riff più serrati si può sentire bene il pubblico urlare. E' un pezzo che piace, un culto sicuro ad ogni concerto, il gruppo è preciso nell'eseguirlo, le parti strumentali cadono a pennello e quindi il pezzo viene servito come si deve, fatta eccezione per la vocalità morbida. I cori sono belli aggressivi, gasano per bene, ad ogni pausa il pubblico urla, sono praticamente rapiti dal gruppo. La voce si scalda nella fase finale e diventa più graffiata, l'assolo arriva acuto e veloce, lo stile si avvicina molto a quel Heavy Metal dei primi anni '80 (com'è ovvio che sia). L'applauso finale è molto lungo, il pezzo si conclude col "bonjour" di Hetfield che saluta il pubblico, un ingresso col botto! Il testo parla di questi quattro cavalieri che arrivano nel cuore della notte a prendere le vite di tutti quanti, non c'è fuga ed il loro arrivo è una condanna a morte certa. A loro non ci si può opporre, si può al massimo sperare di essere ritenuti degni di cavalcare al loro fianco ed unirsi alla loro orda, altrimenti bisogna solamente accettare il fato e morire; in questo testo tutta la figura trionfante di questi "cavalieri neri", dei cattivi per eccellenza, che diventano gli eroi di questo testo. Ciò che coinvolge di più, forse, è proprio questa atmosfera di grande aspettativa anche perché non si racconta niente di cruento, solo questa cavalcata e tutto il terrore che precede l'arrivo dei cavalieri.

Damage Inc.

E' la volta di "Damage Inc." (Danno incorporata - Inc. è un prefisso che sta ad indicare una corporazione di società) è un pezzo tratto dal terzo album del gruppo, "Master of Puppets" (1986). Il testo parla di un'agonia interiore, un conflitto che solo chi si rifiuta di conformarsi conosce; sono persone che si uniscono, contro il vile denaro e pagano a caro prezzo la propria ribellione contro il sistema, a sangue seguirà sangue. L'onestà è ciò che distingue queste persone, è impossibile sottrargliela, questi si ribelleranno ed uccideranno tutti, tutti li temono adesso e fuggono terrorizzati. In questo testo si vuole quindi concentrare l'attenzione su un altro gruppo temibile, ancora una volta eroi al negativo ma non del tutto: sono persone oneste che non vogliono sottostare al sistema, la negatività invece sta nei loro modi violenti di difendere e preservare la propria identità. Il pezzo inizia con dei colpi di piatti e poi i tempi stoppati cui segue una rullata, ecco che avviene la devastazione Thrash primo periodo, i riff sono serrati e veloci, ma precisi, passaggi con accordi veloci, stoppata e quindi segue immediatamente un altro riff con un frenetico tupa tupa alla batteria. La voce sembra calante, molto pulita ed a volte si inceppa, non un'esecuzione pulita, altra serie di stoppate in crescendo dinamico, la voce riprende in uno stile come se fosse un hardcore cantato interamente pulito, non funziona bene. Variazione strumentale, ancora velocità e colpi secchi alla batteria che poi gioca di più sui piatti per creare atmosfere, riprende la strofa e la voce sembra ancora fuori posto, poi si ingrossa giusto all'ultimo per lanciare l'assolo che è eseguito senza sbavature, veloce, con melodie ed uno stile che deriva chiaramente dal Rock, altre stoppate e riprende, poi si torna alla parte strumentale, c'è frenesia interrotta dalle stoppate. Di nuovo la strofa seguita da una parte al limite dello Stoner, con stoppate molto marcate e trascinanti, poi un finale in grande stile con casino alla batteria e chitarra mentre Hetfield ringrazia il pubblico parigino. L'esecuzione è stata più che buona e la reazione del pubblico entusiastica. Dopo di questo pezzo, nella tracklist internazionale, si trova il video del singolo (che abbiamo già esaminato) trattandosi di un CD a formato multimediale.

Hit the Lights

La seconda parte del singolo è inaugurata, un'altra volta, da "The Unnamed Feeling", scelta a dir poco ridondante (forse lascito di quell'antica tradizione che si è creata con l'utilizzo delle musicassette e col desiderio di riempirle fino all'orlo del nastro), seguita da "Hit the Lights" (Colpisci le luci), pezzo che andiamo ad esaminare adesso: anche questo brano è stato registrato al concerto di Parigi, ma in un locale diverso. Per spiegare meglio: si trattava del "Three-Gigs-A-Day Club Tour" (Tour tre-concerti-al-giorno nei locali), quindi queste macchine da palco suonavano in tre locali diversi (della stessa città) in un unico giorno, saltando da un palco all'altro! Questo pezzo inizia con un Hetfield spavaldo che dà inizio alle danze, il riff iniziale viene accolto da un pubblico molto partecipe, la registrazione suona talmente bene che potrebbe tranquillamente essere uno studio album; la voce di Hetfield è al top, questo mostra confidenza e si diverte di gusto, si capisce benissimo, anche questo pezzo è tratto da "Kill 'Em All", molto energico e frenetico come lo è stato il precedente pezzo di cui abbiamo parlato, solo che in questo caso la resa sonora (o perlomeno la registrazione del concerto) è nettamente migliore. Assolo che parte subito, con stile Rock virtuoso, la batteria instancabile non si risparmia, si torna di nuovo ad uno stile simile allo Stoner, risatona di Hetfield che sa essere un trascinatore di folle quando è preso bene, padrone indiscusso del palco assieme ad un Ulritch che preferisce suonare semplice pur di potersi concedere il suo tipico spettacolo. Ancora riff che traggono ispirazione dal Hard'n'Heavy anni '80, serie di stoppate, scale discendenti che accompagnano l'ennesimo assolo velocissimo con melodie vorticose, assolo lunghissimo, si evolve e poi arriva ad un crescendo che porta al finale del pezzo, molto prolungato con un casino magniloquente. Il testo è figlio della ribellione stradaiola tipica del Thrash, un gruppo di gente che esce di casa e vuole solo spaccare culi, hanno la pazzia del Metal e sono gli idoli dei fan che gridano appena li vedono arrivare, sono pazzi questi fan ed il gruppo non smetterebbe mai di suonare per loro. Questo gruppo ha un potere letale, con la propria musica assordante spacca il cervello e dona agli ascoltatori un dolce dolore. Questo pezzo unisce le tematiche da rock star all'attitudine Thrash, vuole essere un omaggio ai fan ma anche, innegabile, autocelebrativo.

Ride the Lightning

Andiamo avanti con "Ride the Lightning" (Cavalca il fulmine), tratto dall'omonimo album, si sentono dei colpi di cassa, di prova, poi la voce di Hetfield che interagisce col pubblico, il tono è scherzoso e mentre parte un ritmo di batteria guida il pubblico a ripetere i suoi urli, quindi presenta i membri uno per uno. Quando parte il pezzo il basso si sente proprio grosso e forte, il ritmo è travolgente, il riff si fa rispettare sin dall'inizio, stoppate e quindi può partire la strofa, la voce di Hetfiel è abbastanza pulita, non sempre intonata ma comunque carica, quando parte il ritornello è tutto un ricordo dei vecchi tempi, si ritorna alla strofa ed il concerto va avanti, con buona partecipazione del gruppo contento di sentire proprio questo pezzo, non suonato dal gruppo per tanti anni. Questo ritorno alle origini, Hetfield pensa ad incitare il pubblico anche a costo di partire tardi con la strofa, il pezzo prende molto, le chitarre fanno un bel lavoro, il ritmo è sempre presente e c'è largo uso di piatti in una parte con accordi più lenti. Assolo melodico alla chitarra, con parte iniziale veloce che progressivamente si ammorbidisce per entrare di nuovo nei confini del Rock e poi uscirvi nella parte finale più graffiante e veloce, pur essendo sbagliato va benissimo. L'esecuzione strumentale del pezzo è più scolastica e rigida, non si percepisce molta carica, che invece c'è alla voce, nella seconda parte dell'assolo parte una scintilla e si inizia a sentire questo trasporto musicale che ci voleva, tutto è frenetico e non c'è una nota fuori posto in questo virtuoso. Devastazione finale e quindi il pezzo arriva di nuovo al ritornello, di nuovo Hetfield che incita il gruppo, Trujillo si unisce all'incitamento, l'ultima strofa è piuttosto stonata e sguaiata, ma chi se ne frega? Il risultato complessivo è molto sentito dal pubblico che partecipa con grande trasporto ed apprezza vistosamente l'esibizione. Il protagonista del testo viene condannato come da imputazione ma, dannazione, non è stata colpa sua perché c'era un altro a controllarlo, viene legato alla sedia elettrica e non si capacita ancora di come sia potuta andare a finire così. Si vede catapultato all'inferno ove gli si prospettano le peggiori pene tra le fiamme, invoca quindi l'aiuto di Dio a cui chiede di salvarlo, alla fine si sveglia dal sogno orribile, molto spaventato. Un testo del genere è molto interessante, apre il tema spinoso della condanna a morte e, specialmente, quello dell'importanza della consapevolezza delle azioni per le quali si viene puniti - importante infatti il passaggio "c'è qualcun altro che mi controlla" - tema ai tempi molto discusso, che ha portato anche ad applicazioni assurde della legge (il classico mito secondo cui bastava farneticare dicendo di "sentire le voci" per essere liberi da ogni accusa).

Motorbreath

Il lavoro si conclude con "Motorbreath" (Respiro di motore), altro brano estratto da "Kill 'Em All", a questo punto della tracklist appare evidente la voglia di ripercorrere le origini del gruppo. Hetfield dedica il pezzo a tutti i ragazzi della road crew che hanno reso possibile fare tre concerti in un giorno solo, poi incita al ritmo con la voce mentre Ulritch alla batteria inizia a pestare duro, parte il riff con doppia chitarra, colpi di piatti, la risata di Hetfield e quindi il pezzo parte spedito. La voce è veloce e melodica, trascina e si sente molto bene, tutto è veloce e le pause arrivano all'unisono, il pubblico è gasato al massimo e quando la chitarra suona da sola si sente un gran vociare, Trujillo si diverte ad incitare il pubblico usando il suo microfono da corista. Altro riff d'accompagnamento, esplosione sonora e quindi parte un assolo devastante, breve e tecnico, poi altra devastazione in crescendo strumentale, si associa la voce che inizia di nuovo con la strofa, che prolunga alla fine concedendosi delle risate. L'esecuzione di questo è liberatoria, Hetfield si comporta alla grande, tutto il gruppo sembra in preda ad una furia artistica che gli concede il dono di non sbagliare neanche una virgola ed andare spediti. Altre parti stoppate e poi si prolunga fino al finale con tanto di assolo chitarristico improvvisato. Il pezzo è decisamente più breve dei precedenti e scorre liscio, a maggior ragione per il fatto che viene suonato veloce. Il testo parla della vita nella strada ad alta velocità, è chiaramente un testo da motociclista incallito che ama la libertà e la vita di strada. Elogia l'alta velocità, la vita veloce, non potrebbe vivere altrimenti: la gente che ci dice di non correre rischi è gente fallita, si perde tutto ciò che di bello c'è nella vita, si vive soltanto una volta e quindi bisogna lanciarsi ad alta velocità e godersela al meglio.

Conclusioni

Questo brano conclude un singolo, che si atteggia ad EP nostalgico, molto particolare. Un lavoro emblematico dello stato del gruppo che, arrivato a questo punto, dedica la propria attività concertistica al ripercorrere i vecchi successi piuttosto che a promuovere massicciamente i nuovi lavori; del resto il singolo in questione, nonostante sia ripetuto in varie salse per ben tre volte all'interno della pubblicazione, non riesce ad attaccarsi in testa, ne esce fuori anonimo. Quello che salva il prodotto è proprio la registrazione dei live, begli audio nei quali emerge la voglia di suonare e si ricordano gli antichi splendori. I Metallica sono dei mostri da palco, in quella dimensione riescono a dare il meglio di sé, l'ultimo lavoro discografico non ha dato il successo sperato, è stato accolto con qualche critica (e per un bel periodo non ne seguiranno di altri e quello che seguirà cercherà di essere un ritorno al passato). In questo singolo troviamo la fotografia di un gruppo che, lanciato a gran velocità col famigerato Black Album, nota che lo slancio è molto diminuito ed ormai la corsa si sta arrestando, anzi si corre il rischio di retrocedere; per ovviare al problema allora si ricorre ad una sorte di neo-classicismo in cui il gruppo si guarda alle spalle e prende spunto dai momenti iniziali della carriera, quelli più feroci e spontanei. In definitiva questo lavoro merita attenzione perché non è un semplice singolo, riveste un'importanza storica perché è un'occasione in cui anche qualcosa come un singolo, prodotto che più di altri dovrebbe insistere su un successo attuale, tiene in larghissima considerazione lavori composti ben venti anni prima e che ancora sono oggetto di esibizioni che muovono le folle. La macchina da concerti di nome Metallica quindi prenderà un periodo di pausa, per riflettere sul proprio futuro, tra un tour mondiale e l'altro. Un lavoro del genere mostra anche il grande attaccamento che il gruppo ha per i propri fan, sempre al centro dell'attenzione: non dimentichiamo che la copertina di questo lavoro è stata realizzata da un fan, che il gruppo suona pensando solo al pubblico e l'interazione continua lo dimostra. In questo lavoro il presente ed il passato si incontrano, si scontrano, mentre il gruppo vuole ritrovare la carica e l'aggressività che col tempo si era lasciato dietro.

1) The Unnamed Feeling
2) The Four Horsemen
3) Damage Inc.
4) Hit the Lights
5) Ride the Lightning
6) Motorbreath
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