METALLICA

The First 30 Years

2012 - We're Only in It for the Music

A CURA DI
LORENZO MORTAI
13/06/2016
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Per raccontare la storia del singolo che ci apprestiamo a recensire, dobbiamo fare un enorme balzo indietro, fino al 1981. A quel tempo, come tutti sappiamo, i Metallica videro ufficialmente la luce, grazie all'unione di menti data dalla furia distruttiva e compositiva di James Hetfield, ed al talento manageriale e batteristico di Lars Ulrich. Da quel momento in poi niente sarebbe stato più lo stesso; la band, dopo essere apparsa per la prima volta sulla Metal Massacre I con il singolo Hit The Lights, aver cambiato svariate volte formazione prima di averne una stabile (che comprendeva anche il capellone Dave Mustaine alla sei corde, ahimè cacciato poco prima del full lenght ufficiale), i nostri alfieri del Thrash Metal, anzi, i fondatori dello stesso assieme ai comprimari Slayer, sfondarono letteralmente la barriera del suono e non solo. Diedero di fatto vita ad un movimento che permane ancora oggi, e che ha emuli ed emuli sparsi per tutto il mondo, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, stili, influenze e modi di comporre Thrash. Dal sudamerica all'Inghilterra fino alla Francia, ma anche Russia, Belgio, Italia, persino Arabia e Turchia, tutti prima o poi sono stati contagiati dal morbo compositivo del Thrash Metal, ma parte tutto da lì, da quel 1981 in cui un batterista, scartando nomi per una papabile nuova rivista, scelse il monicker che sarebbe divenuto leggenda. Una leggenda che permane fino ai giorni nostri; certo, e lo abbiamo ripetuto ormai così tante volte nel corso di queste recensioni, che forse sta diventando un po' ridondante, ma è sempre bene mettere il punto. I Metallica non sono più quelli di una volta, ma ciò non significa che abbiano lasciato spegnere la propria ardente fiamma, semplicemente l'hanno mutata. Facendo anche delle scelte completamente sbagliate nel corso della loro carriera, nessuno lo mette in dubbio, ma al contempo hanno mutato anche il loro modo di vedere il music business, ed il risultato è che nonostante le vessazioni, le prese di posizione degli stoici fan che li seguono fin dagli esordi, le delusioni di altrettanti nel corso degli anni, i Metallica sono sempre qui, e sono sempre pronti ad infiammare gli animi. Chiunque sia stato ad una loro esibizione degli ultimi 10 anni ve lo può confermare senza problemi; si, James non ha più la voce di un tempo, si, Lars ogni tanto sbaglia qualche accordo di batteria, si, il tiro generale è leggermente sotto tono quando si tratta di alcune canzoni, ma l'energia che riescono a sprigionare è ancora devastante. Soprattutto, e questo forse è il dato fondamentale, parliamo di veri e propri artisti, non musicisti e basta; parliamo di gente che non ha soltanto inventato, di fatto, un genere musicale, ma che ha scritto sempre e comunque canzoni, non violenza fine a sé stessa (come una parte del Thrash richiede, peraltro). Hanno messo in atto strutture e pennate di chitarra che sono state emulate da migliaia di chitarristi (pensate all'attacco secondario di For Whom the Bell Tolls, piuttosto che all'intro di Hit The Lights, quante altre volte nel corso della vostra carriera d'ascoltatori, avete sentito lo stesso identico motivetto, magari accelerato o decelerato, ma sempre lo stesso) e non solo axeman con dita veloci, ma anche lo stesso modo di concepire pause, meccanismi, stop & go delle canzoni, tutti elementi in cui i Metallica hanno creato un precedente. Chiederete voi, ma cosa c'entra tutto questo con la recensione odierna? Beh, c'entra perché dopo essere tornati indietro al 1981, adesso facciamo un balzo in avanti, esattamente 30 anni dopo, nel 2011. La band sta per compiere gli anni, un traguardo assai importante, un trono su cui sono seduti ormai da tempo, e che sembra non vogliano abbandonare. Per far si che questa celebrazione sia degna del nome di cui si fregia, i Metallica organizzano una serie di concerti celebrativi, denominati The 30th Anniversary Event, allo scopo ultimo di ingolosire i fan eseguendo sia brani classici, che qualche perla nuova. Come base operativa di tutto ciò viene scelta Fillmore, a San Francisco (ricordiamo infatti che la band, pur essendosi originariamente formata a Los Angeles, in cui Mustaine, Ulrich ed Hetfield si muovevano, si spostò poco prima di Kill'Em All proprio nella città dei saliscendi, grazie alle influenze positive del loro nuovo acquisto, Cliff Burton, che mise come unico vincolo per la propria entrata nella band, il trasferimento nella nuova città). Una metropoli dunque piena di ricordi, per alcuni dei membri anche precedenti ai Metallica stessi (Kirk Hammet è originario di quelle parti, come lo è la sua band primaria, gli Exodus). Vennero organizzati quattro shows, presso il Met Club di Fillmore; i biglietti erano in esclusiva assoluta per i membri del Club, al costo esiguo di 6 dollari per uno show, o di 19,81 per tutte e quattro le serate. Gli shows hanno visto anche la partecipazione di guest star (ben 25 in tutto) di caratura assai ingente, come Ozzy Osbourne, King Diamond, Newsted, Dave Mustaine stesso, Rob Halford, membri dei Diamond Head e Glenn Danzig. Da quei quattro shows fu estratto anche un esclusivo vinile a 7 pollici bi-traccia (l'ennesimo feticcio di culto per collezionisti, ma che si trova a cifre ragionevoli), in cui vennero inserite le canzoni suonate il 9 ed il 10 Dicembre 2011. Si tratta di una cover e di un pezzo "madre" dei Metallica. Allegato al vinile era compreso anche un enorme booklet di 132 pagine firmato da Metal Hammer, storica rivista nata nel 1983 e con cui i Metallica hanno organizzato l'evento, assieme anche al magazine So What. Il vinile è uscito ufficialmente il 14 Maggio 2012 grazie alla We're Only In It for Music, anche se i pre-ordini erano partiti settimane prima.

So What?

Primo brano in scaletta è una cover degli Anti Nowhere League, precisamente So What? (E Allora?). Originariamente apparve nel 1981 sul primo 7 pollici del gruppo inglese, come B Side, il disco si intitolava Streets Of London; come molti sanno la canzone era già apparsa in Garage Inc., raccolta di cover della band datata 1998, oltre che nei singoli estratti dal Black Album (The Unforgiven e Sad But True), così come nella versione japan del Black Album stesso, in cui è presente come bonus track. Per l'occasione dell'anniversario, fra le 25 guest star presenti nei quattro giorni, venne invitato anche Animal, aka Nick Culmer, frontman della punk band che quella sera a Fillmore prese il microfono al posto di James. Ed è proprio Animal ad annunciare il pezzo, dicendo che questa è una canzone degli Anti Nowhere League, seguita poi dal titolo, che progressivamente ed in maniera abbastanza fulminea si lega alle prime pennate di James. Alla schitarrata che dal il via al pezzo segue anche Lars col suo drum kit, prodigandosi in una serie di rullate veloci, uniti agli slap di Robert al basso ed al controcanto di chitarra da parte di Kirk. Animal inizia a cantare lanciando un poderoso urlo in pseudo-falsetto, riscaldando fin da subito gli animi della folla sottostante. Il cantato però, da quel primo acuto iniziale, si trasforma in un vetroso e corroborante set di Punk vecchia scuola, e così fa anche la musica (se andiamo a confrontare infatti la cover dei Metallica con l'originale brano della band britannica, non vi sono sostanziali differenze, se non per qualche piccolo appesantimento da parte degli americani nel pennare le proprie chitarre), proseguendo in una overdose di spirito anarco insurrezionalista, condito dalla cavernosa voce di Animal. I Metallica, dal canto loro (e nel video girato quella sera si vede abbastanza bene) si divertono come matti, specialmente James, che sorride di continuo accanto a quello che probabilmente fu uno dei suoi beniamini in gioventù, e di cui magari possedeva l'originale vinile da cui hanno estratto la canzone. Il pezzo prosegue con tiro dannatamente alto, pennate e giri di basso la fanno da padrone, lo spirito Punk, o più precisamente Hardcore nel caso degli ANL (considerando che nella loro carriera hanno eseguito entrambi i filoni musicali) permea tuta l'esibizione, con quel sentimento di rivalsa tipico di questa corrente. Animal condisce l'esibizione, stretto nei suoi pantaloni mimetico urbani ed in un chiodo senza maniche, il tutto unito a occhiali da sole e capelli sparati in aria, da alcuni comici siparietti, come la simulazione di un rapporto orale con il microfono, o i controcanti stessi con Hetfield, che nel ritornello si prodiga per pronunciare alcune delle frasi. Sostanzialmente la struttura della canzone, considerando il genere primordiale a cui appartiene, non brilla per prodezze cosmiche o trovate geniali, ma per chi è fan (come chi vi sta scrivendo) del genere stesso, è una pura iniezione di gioia; quei ritmi serrati, la voce così gutturale e pregna di violenza nonostante il cantato pulito, saldamente ancorato alle scale di note che vengono eseguite, rende il tutto nettamente sopra le righe, e dannatamente bello da sentire. Ad ogni pronuncia del titolo della canzone, che fa da sfondo al ritornello e viene seguito da un acerbo e cattivissimo "Who Cares!", il sottopalco della band brucia letteralmente di vita, mani al cielo, cori da stadio ed una atmosfera da manicomio. Animal dal canto suo da letteralmente fede al suo soprannome, comportandosi come un Punk d'altri tempi, un cane sciolto a cui non frega assolutamente niente dei giudizi altrui, per lui l'unico vero scopo in questo frangente è vomitare in faccia al pubblico ed al mondo il suo diniego, senza considerare né tantomeno preoccuparsi delle eventuali conseguenze. Lo scheletro e l'andamento stesso della canzone proseguono diretti come un fuso, o per meglio dire come un pesante treno merci in corsa, che ti si schianta direttamente sul viso e ti lascia il segno. Si immagina, sentendo il brano che scorre coadiuvato dalla infernale voce di Nick, ciò che deve essere stato udirla nel 1981 quando venne suonata per le prime volte nella storia. Sicuramente avremo assistito ad una vera orgia di sangue, pugni e calci che volavano come se non ci fosse un domani, bicchieri rotti, ma allo stesso tempo una valanga di fratellanza, chi cadeva veniva rialzato in piedi, chi si faceva male veniva aiutato, lo spirito primario era solamente uno, godere tutti assieme della musica. Prima di lasciarci definitivamente andare, i Metallica trovano anche il tempo, poco dopo i due minuti, per un velocissimo e cattivissimo solo di Kirk; le sue mani sapientemente salgono il manico della lignea chitarra, sparando al pubblico le note come un fiume in piena, e lasciandoli tumefatti. Proprietà intrinseca dell'Hardcore Punk infatti è quella di aver preso le fiere e dannate tradizioni del Punk inglese, unendole però ad una tecnica di base leggermente più ragionata, magari alcune volte condita anche da assoli, micro e non lunghissimi né tantomeno iper-tecnici, ma sicuramente un passo ulteriore rispetto ai primordi anni '70. Il brano va a concludersi con l'ultima deflagrazione da parte della combo Metallica + Animal, ardendo di gioia nel portare a termine le ultime note, prima che Nick stesso indicando la band si inginocchi e ringrazi pubblico e gruppo per averlo invitato, abbracci e pacche sulle spalle, questo è il vero spirito della musica. La canzone in modo quasi carnascialesco ci invita a fregarcene di quel che pensano gli altri, soprattutto il protagonista si rivolge ad una donna, additandola come "piccola scopata noiosa", una che probabilmente lo aveva sempre giudicato, sempre lì pronta a dirgli cosa fare e cosa non fare. Il nostro nerboruto punk mette in fila una serie di episodi a dir poco incresciosi e strani (dall'aver fatto sesso orale con un vecchio all'essersi ubriacato fino alla morte, dall'aver vomitato in un secchio di urina all'essersi portato a letto la donna più facile del gruppo, averla messa in cinta ed essere scappato). Eppure, nonostante questi episodi decisamente barbari, l'uomo finisce ogni racconto con un secco "E allora? Chi se ne frega"; un uomo che non ha certo paura di dire le cose come le pensa, di sparare in faccia alla donna in questione ed a chiunque si metta sulla propria strada, che egli è libero, probabilmente molto più di tutti noi, tutte le cose che fa, anche le più strane, sono semplicemente "cose", e non per questo deve essere giudicato. L'intero testo non è altro che una vichinga e muscolosa collezione di insulti alla protagonista negativa del racconto, che può essere però, come abbiamo già accennato, vista anche come la società stessa, sempre pronta a dire "questo è sbagliato, questo è giusto", ma noi siamo sempre pronti a rispondere per le rime. Il brano (che secondo la band fu scritto in un pub ascoltando due persone "farsi belle" l'un con l'altra) è anche un sonoro cazzotto nei denti a chi racconta panzane per sembrare più appariscente; la pubblicazione del pezzo portò non pochi problemi agli AOL (nonostante sia diventata un loro inno alla fine), costrinse la polizia britannica a ritirare molte copie del 7 pollici per via della legge per le Pubblicazioni Oscene (presente fin dal 1857), ma non ha impedito al gruppo ed agli ascoltatori del mondo di godersela ancora oggi.

Through The Never

Altro brano ed ultimo presente in questo 7 pollici è un altro estratto dal Black Album, ma stavolta non si parla di una bonus track o di una presente nei singoli, parliamo piuttosto dello slot numero sette dell'LP, occupato da Through The Never (Attraverso il Nulla). Canzone che darà poi il titolo anche al film dei metallica, uscito qualche anno dopo il trentesimo anniversario (cui vi rimando con la nostra recensione completa che trovate negli allegati), la canzone è divenuta l'ennesimo simbolo per la band, che per quanto confezionò un disco che li fece additare da molti come "venduti", permise anche e forse maggiormente ad Hetfield e soci di uscire "dall'anonimato" del Thrash Metal nudo e crudo dei primi quattro dischi, e presentarsi al mondo con qualcosa di decisamente più complesso e completo al tempo stesso. Il pezzo parte con le classiche pennate di James e Kirk, rese ancor più celebrali ed altisonanti dalla registrazione live, vediamo sempre i membri divertirsi come dei matti, alla fine è sempre la loro festa questa. Alle chitarre della premiata coppia fa eco Lars, sempre sul pezzo coi propri tamburi e pronto a pestare duro ad ogni occasione; Robert dal canto suo fa come sempre il suo sporco lavoro, stavolta cinto in una canotta che reca tre X sul retro (che riprendono sia il palco stesso che le effigi presenti la sera dell'evento), ovviamente uno per ogni 10 anni di carriera della band. E' bene ricordare che Trujilo è entrato, di fatto, in quello che forse è l'album più controverso dei 'Tallica, ovvero St. Anger. Eppure, l'ex bassista degli infectuous Groover e dei Suicidal Tendencies, complice una tecnica Funk davvero invidiabile, ha saputo negli anni ritagliarsi il proprio spazio di manovra, sicuramente molto più di quanto non avesse potuto fare il buon Newsted ai tempi di ?And Justice e successivi lavori, anche se va ricordato comunque che entrambi vivranno sempre all'ombra del grande Cliff, e questo è un dato di fatto. Le pennate iniziali vengono legate ad un ossessivo ritmo, incessante e quasi opprimente, poi con un preciso stop & go la band parte, producendo un ritmo cadenzato e dannatamente devastante. La voce di James, che non è ovviamente simile a quella ascoltata durante le session del Black Album, si prodiga però per infiammare la folla ad ogni occasione buona, condendo il tutto con sorrisi e gesti di approvazione, cinto anche egli in abiti tutti neri, come è prassi da qualche anno a questa parte. La band prosegue, il ritmo sincopato continua la sua inarrestabile corsa fino ad arrivare al celeberrimo ritornello, in cui la pronuncia di Hetfield delle parole "Ever" e "Never" è passata alla storia, generando anche qualche simpatica parodia, complice la tecnica di cantato del buon James, che prevede urli gutturali uniti ad una specie di eco con la propria ugola. La versione live del pezzo, come è prassi nella carriera della band, è pressoché identica a quanto sentito in sede studio molti anni or sono, fatta eccezione forse per qualche micro cambio di tempo impercettibile ai più. Encomiabile come sempre sia il celebre ritornello che le successive schitarrate di James, le quali poi si vanno a legare ad un altro elemento principe del pezzo, il bellissimo assolo di Kirk. Egli si destreggia comodamente fra cascate di note e stop potenti, legando fra le mani le corde della propria chitarra e facendoci morire di goduria. Il tutto poi letteralmente esplode nella sezione che ci porta allo stop finale, in cui la suite salta assieme a noi facendo tremare la terra, grazie ad un ritmo roccioso e dannatamente massiccio, degno di una delle migliori band del mondo. Poco da fare, possiamo criticarli quanto vogliamo, e spesso sono critiche anche giuste (chi vi scrive non si è mai tirato indietro dal sottolineare i difetti che la band ha avuto nel corso della carriera), ma al tempo stesso quando li sentiamo eseguire questi brani storici, o cover come quella di prima, con precisione millimetrica e potenza devastante, arriviamo sempre alla stessa conclusione "sono i Metallica, e va bene così". La sezione finale dicevamo continua la sua corsa in modo davvero gargantuesco, con una infiorettatura continua di chitarra e batteria, unita agli slap di Robert che ben si accostano al tutto; ultimi stralci di ritornello, stavolta cantato con voce ancor più massiccia da James, ed il brano va a concludersi con il consueto scroscio di applausi, mani e corna al cielo e la band che ringrazia sentitamente. Probabilmente uno dei testi più introspettivi della band, in cui vengono poste domande relative all'universo, al mondo ed al cosmo, chiedendosi che cosa dobbiamo fare e come dobbiamo farlo. Il mondo cosmico in sé è un enorme ammasso di stelle e galassie,  e noi siamo solo "puntini che attraversano il nulla", viene quasi da spaventarsi se ci si pensa, ma questo non ci deve fermare. Al buio più totale riusciamo a guardare oltre i nostri occhi però, a superare il "mai" che ci circonda, e permea ogni nostra teoria, ogni nostro dubbio. Siamo schiavi della logica, esseri senzienti che vagano per la terra sentendosi importanti, giudicando tutti e tutto quanto, senza però rendersi conto di dove risieda la verità, e finché non riusciremo a vederla, saremo sempre persone che passano nel nulla. Il cosmo è sempre esistito, ed esisterà anche dopo di noi, quindi dobbiamo semplicemente cercare di vedere oltre la nostra mente, oltre le barriere che ci mettiamo, e rischiarare le tenebre con un po' di luce.

Conclusioni

L'artwork del singolo estratto da quella serie di concerti è relativamente semplice; su uno sfondo che ricorda la retina protettiva di un amplificatore abbiamo in bella vista il logo della band, nel vecchio stile con la M e la A saettate, in rosso sangue, sotto al quale vi sono le X che nel live vediamo sia sugli ampli che sulla batteria. Le X ovviamente rappresentano i 30 anni del gruppo, un traguardo importante che non molti si sono degnati di raggiungere, per svariati motivi. L'unica cosa che si comprende poco, visto il setlist di quelle serate, è la scelta dei pezzi; sono entrambi ottimi, non fraintendiamoci, e peraltro esibizioni di stile da urlo e corna al cielo come se piovesse, ma in quella stessa serata sono state eseguite perle come Rapid Fire assieme al Metal God Rob Halford, Paranoid con Ozzy Osbourne, persino Metal Militia con il rosso Mustaine, un evento storico. Eppure i Metallica hanno pensato di estrarre queste due in particolare. Per come la vede il sottoscritto, probabilmente la scelta è stata dettata dal fatto che questi due pezzi rappresentano al meglio l'evoluzione della band. Dalla cattiveria primordiale del primo album e delle demo/tape/raccolte precedenti, in cui la violenza giovanile la faceva da padrone, tempi in cui il leitmotiv era "siamo i  Metallica e non ce ne frega niente di quel che pensa la gente", da cui forse l'idea di coverizzare proprio quella canzone degli ANL, simbolo come abbiamo analizzato di critica sociale verso chi gonfia troppo il petto e ci indica sempre come diversi. E dall'altra abbiamo la raffinatezza di Through, un esercizio di stile senza precedenti, un testo poetico, introspettivo e pieno di rimandi significativi alla cultura della filosofia e dello studio dell'uomo stesso. Come due aghi della stessa bilancia, sul piatto di questo sette pollici abbiamo la violenza e la classe, che si compensano e si annullano nell'enorme calderone firmato Metallica. Del resto i nostri, come abbiamo già detto in apertura, sono divenuti celebri, per il sottoscritto almeno, fondamentalmente per aver si creato un genere in cui la furia distruttiva e la rabbia sono elementi imprescindibili, ma il tutto era ed è ancora unito ad altri due fattori, classe compositiva e cultura musicale sterminata. Le cover dei Metallica sono state un enorme mezzo con il quale la gente, i metallari di mezzo mondo, hanno potuto scoprire band di cui ignoravano l'esistenza, o approfondire la blanda conoscenza che già avevano. Per quanto riguarda il vinile in sé per sé, beh, è l'ennesimo feticcio per i fan stoici e crudi del gruppo, che per fortuna rispetto a tanti altri si trova a prezzi onesti, fra i 9 ed i 20 euro. Complice anche l'enorme book allegato, questo piccolo gioiello della discografia metallichiana rimarrà magari leggermente nascosto nella storia del gruppo, ma allo stesso tempo diventerà gigantesco ed importante il suo più profondo significato. 

1) So What?
2) Through The Never
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