METALLICA
One (Live)
1994 - Vertigo
FABRIZIO IORIO
07/09/2016
Introduzione Recensione
Gli anni '90 sono stati per i Metallica degli anni molto prolifici, dal punto di vista delle pubblicazioni. Non tanto per i full-length veri e propri, quanto per il "viziare" i fan con numerose uscite che vanno dai singoli ai live album. Dopo la pubblicazione del "Black album" con i suoi relativi singoli rilasciati, i Nostri arrivano nel 1993 a pubblicare un disco interamente dal vivo, dal titolo "Live Shit: Binge & Purge". Un live mastodontico comprendente ben tre Vhs e tre Cd, il tutto registrato durante l'esibizione del 1992 a San Diego (per quanto riguarda i primi due cd e vhs) e del 1989 in quel di Seattle. Esattamente un anno dopo, nel 1994, viene rilasciato questo singolo dal titolo "One (Live)", dove ovviamente possiamo ascoltare il brano nella sua versione tradizionale (ovvero quella contenuta nell'album "?And Jusice for All"), in una versione demo della durata di qualche manciata di secondi in meno dove le sorprese non mancano di certo, con soluzioni non presenti nella versione finale ed ovviamente qualche piccola aggiunta con relativo aggiustamento della struttura stessa del pezzo, e nella versione dello stesso appunto live, registrata presso la "Sports Arena" di San Diego il tredici ed il quattordici Gennaio del 1992. Il tutto per una durata complessiva di comunque venticinque minuti di musica. Di singoli tratti da "..And Justice" ne uscirono tre, tra cui anche proprio "One", rilasciato inizialmente nel 1989. Il brano in questione non solo denota una tecnica individuale accentuata (cosa che pervade tutto l'album, fattore che lo rende probabilmente il disco più tecnico dei Metallica a livello strutturale), non solo è dotato di uno dei testi più belli che i Four Horsemen abbiano mai partorito, ma è anche il primo pezzo ad aver avuto l'onore di godere di un videoclip ufficiale. Un video a tratti toccante, prendendo come immagini alcune scene del film "E Johnny prese il fucile" del 1971 (dopo ovviamente averne pagato tutti i diritti per poterle utilizzare), le quali accompagnano perfettamente la storia raccontata nel testo, storia che andremo ad analizzare in fase di recensione. A questo punto, la domanda sorgerebbe spontanea: perché re-immettere nuovamente sul mercato un singolo sostanzialmente già uscito nel 1989 e riproporlo con in più una versione dal vivo? Le speculazioni in merito potrebbero essere molte, ma più semplicemente, mi sentirei di dire che i Metallica avessero voluto battere il ferro finché fosse stato ancora caldo, come si suol dire. Moltissime persone che proprio in quegli anni si erano avvicinate alla band di San Francisco, difatti, lo avevano fatto tramite il "Black Album", disco praticamente commercializzato su larghissima scala. Quale occasione migliore, dunque, per far conoscere qualcosa dell'album precedente ai cosiddetti "neofiti", sfruttando l'onda d'urto che "Metallica" provocò nel mondo dell'Hard n' Heavy? Se in più ci aggiungiamo il fatto che la versione presa dal vivo è quella contenuta nel grossissimo live citato precedentemente, allora abbiamo il quadro completo di questa operazione. Sostanzialmente ci troviamo di fronte ad un singolo (l'unico) estratto proprio da questo live. Ad essere precisi, esistono due versioni di questo mini-disco: la prima è quella appena accennata, mentre la seconda conta una setlist di quattro brani tutti rigorosamente ed estrapolati sempre dal box set "Live Shit: Binge & Purge". I pezzi in questione sono: "One", "Whiplash" (dal debut album "Kill 'em All" del 1983), registrate sempre durante l'esibizione in California ed infine "For Whom the Bell Tolls" (da "Ride the Lightning" del 1984) e "Last Caress" (celebre cover dei Misfits pubblicata per la prima volta nell' ep "$ 5.98 Garage Days Re-Visited" del 1987) riprese al Seattle Coliseum il ventinove e trenta di agosto. Il prodotto finale viene dato in mano a James Hetfield ed a Lars Ulrich che affidano il processo di mixaggio a James "Jimbo" Burton, personaggio dal curriculum di tutto rispetto, allora già collaboratore di nomi quali Rush e Queensryche. In futuro collaborerà ancora con i Four Horsemen mixando alcuni dei successivi singoli tratti da "Load" e "Reload", e sempre per una manciata di singoli tratti dal doppio album di cover "Garage Inc." pubblicato successivamente nel 1998 sempre sotto l'ala protettrice della "Vertigo". Procediamo dunque all'ascolto, buttandoci come sempre a capofitto.
One
Partiamo dunque con "One (Uno)", il cui inizio risulta caratterizzato da dei rumori lontani di motori di elicotteri, armi esplosive e grida di soldati in preda alla guerra. Ad un certo punto entra in scena una bellissima chitarra arpeggiata, la quale in maniera molto delicata introduce una seconda chitarra, questa volta leggermente distorta, che funge da perfetto accompagnamento in attesa dell'ingresso della batteria. Batteria che si presenta con colpi leggeri ma decisi di pedale, accompagnati da un charleston continuo e molto ben presente. L'armonizzazione è spettacolare, mentre Lars inizia a coinvolgere anche il rullante con tempistiche lente e molto discontinue. A quasi due minuti dall'inizio della song, in cui viene ricreata un'atmosfera poetica e molto particolare, arriva finalmente la prima strofa cantata da Hetfield. La voce riesce ad intraprendere una strada che si rivela molto sofferta ma anche leggermente aggressiva, dove l'aggressività sfocia decisa con l'arrivo del chorus. Ritornello che vede una chitarra ritmica molto decisa e corposa, che però purtroppo non trova il giusto equilibrio per via dell'assenza del basso praticamente cancellato in fase di produzione. Una seconda strofa segue in linea di massima la precedente, e quando ci riviene proposto molto brevemente il chorus che vede sfumare dolcemente la voce di James, assistiamo ad un assolo da parte di Hammet, momento che risulta molto ma molto toccante. La batteria si muove in maniera sempre irregolare quando si tratta di accompagnare le strofe, mentre al momento di sostenere la distorsione del vocalist, si fa molto più lineare e composta. Dopo il secondo ritornello accade qualcosa: Il ritmo si fa più incalzante, le chitarre si sfidano mostrando una distorsione incredibile, fino a che Ulrich decide di intromettersi con una doppia cassa a mitraglietta vincendo a mani basse. Infatti, ad un certo punto, il danese viene lasciato da solo con questa doppia cassa a martellare costantemente, fino all'arrivo della chitarra ritmica che pesa in maniera incredibile, coadiuvata da un cantato allucinante per potenza e coinvolgimento. Anche Kirk fa la sua parte infarcendo il suono con brevi incursioni che di fatto risultano essere la ciliegina sulla torta. Il sound è di una intermittenza esasperata, ma viene incredibilmente lasciato sfogare con una prova sublime da parte dei Four Horsemen, con il battersita che inizia a fare dannatamente sul serio ed un altro assolo spettacolare per intensità e precisione. Si riprende nuovamente con una potenza disarmante, annichilente, dove ancora la seconda ascia dei Metallica ci viene in soccorso con un ultimo solo cercando di stemperare l'emozione. A dire la verità (fortunatamente) ottiene esattamente l'effetto contrario, con un aumento progressivo del carico di adrenalina che investe letteralmente l'ascoltatore. Un brano carico di fascino penalizzato solamente da un basso che si sente veramente troppo poco e solamente in sporadici casi. A livello di chitarra e batteria invece, siamo di fronte ad una delle migliori prove del quartetto di San Francisco, per non parlare della prestazione vocale da parte di Hetfield: espressiva, malinconica e cattiva, aggressiva e pulita; un brano pazzesco. Parliamo ora del testo. Ovviamente, stando attenti appunto all'intro ove si odono questi suoni di guerra, possiamo già intuire il tema principale. Tuttavia, parliamo non tanto del conflitto in sé, ma bensì di una vita ormai spezzata dallo stesso. Infatti, il protagonista di questo brano, si ritrova in un ospedale da campo, privo di gambe e braccia, in uno stato di disabilità totale. E' costretto a sopravvivere attaccato a delle macchine, e sa benissimo che se vorrà continuare a vivere, dovrà farlo per sempre in questo condizioni. E' costretto a vivere in un involucro, lamentandosi continuamente dentro se stesso perché impossibilitato ad emettere qualsiasi suono dalla bocca. Ormai è consapevole di aver perso ogni cosa, anche la vita, ed infatti sembra voler attendere il suo momento. Capisce che molto probabilmente è la giusta soluzione per ovviare alle proprie sofferenze, e ad un certo punto (viene espresso molto bene nel video) i suoi continui gesti vengono interpretati da un ufficiale che ne riconosce il significato in "Help", e quando gli viene chiesto che tipo di aiuto possa volere il nostro protagonista, la risposta è solo una: "Kill Me, Kill Me". Non ce la fa più a continuare in questa situazione, dipendere dalle macchine, dipendere dalle persone che lo curano per non farlo morire; questa non è vita, è una tortura che il Nostro non vede l'ora finisca. La visione delle atrocità della guerra dal punto di vista di un soldato, di un civile, è una cosa apparentemente normale se si può così dire; ma avere un punto di vista attraverso una persona mutilata in tutti i suoi arti, un individuo che vive attraverso delle attrezzature meccaniche, e che sa benissimo che la morte sia l'unica via di salvezza, è un qualcosa di estremamente interessante, ma soprattutto è raccontato veramente ma veramente molto bene.
One (Demo Version)
Passiamo a "One (Demo Version)" e veniamo accolti dal consueto arpeggio iniziale che ha reso famosa e riconoscibile la song fin dalle sue prime battute. L'altra chitarra si destreggia molto bene con la differenza che non troviamo quella ricercatezza iniziale e bellissima di sonorità che arricchiscono questa prima parte di brano. La batteria è meno elaborata rispetto alla versione finale, mentre il cantato è pressoché identico, con un Hetfield leggermente meno incisivo a livello di aggressività. Il tutto continua su coordinate standard, con una seconda strofa piuttosto ben eseguita ed un basso che finalmente si fa sentire. L'accompagnamento da parte di Hammet è piuttosto diverso, ed anche la voce del singer si cimenta con un vocalizzo poi sostituito con le parole vere e proprie che vanno a completare un testo ancora in fase di strutturazione. Il momento in cui Ulrich decide di usare la sua doppia cassa non è più anticipato da una bella dose di attesa sonora, ma arriva quasi subito presto seguito dai duri "colpi" di una chitarra ritmica imponente e di un basso assolutamente all'altezza della situazione. Vocalmente l'impostazione è quasi quella definitiva, ed anche se manca un pochino di mordente, si capisce sin da subito la direzione che i Nostri vogliano intraprendere. Arriva il momento della parte totalmente strumentale, dove i Metallica iniziano a picchiare duro e l'assolo di Kirk procede alla grande, con una buona variazione iniziale che verrà poi corretta in fase finale. La seconda parte di assolo risulta praticamente identica a quella definitiva, mentre la sezione ritmica svolge un lavoro encomiabile sotto il profilo tecnico, il quale si conclude una quarantina di secondi prima rispetto alla versione finale del pezzo. C'è da dire che la base sulla quale i Metallica hanno poi costruito una delle loro maggiori hit è gran parte completa con questa demo, e salvo qualche correzione in corsa con relativo aumento a livello di minutaggio, "One" risulta essere un lavoro sul quale i Nostri hanno dimostrato di avere le idee chiare fin da subito. Parlando di Newsted invece, bisogna fare un discorso a parte, perché in questa demo riusciamo finalmente a sentirlo. Si, si sente il lavoro dietro le quattro corde, ed è un lavoro di sostanza che dimostra quanto il buon Jason ci sapesse davvero fare. Ed è un peccato che in fase di mixaggio Lars Ulrich abbia deciso di sopprimere tale lavoro, perché se andiamo ad ascoltare la versione in rete di "..And Justice for Jason", si può apprezzare non solo "One" nella sua veste più "potente", ma tutto il disco sembra cambiare decisamente forma. Il testo è pressoché quello definitivo, e potete trovare la descrizione dettagliata semplicemente leggendo poco qui sopra.
One (Live Version)
Dopo le precedenti due versioni, è giustamente arrivato il momento di ascoltare l'effetto che questa song produce dal vivo, e lo facciamo attraverso l'estratto del concerto eseguito in quel di San Diego nel 1992. "One (Live Version)" inizia con le grida della folla a dir poco assordanti, mentre colpi di mortaio ed esplosioni diventano improvvisamente protagoniste, così come colpi da arma da fuoco che sembrano riecheggiare tra la folla. Una sparatoria interminabile con il sottofondo della gente in visibilio. Ad un certo punto parte l'arpeggio iniziale; le due chitarre si trovano a meraviglia, e Lars irrompe sulla scena con il suo drum set incorporando tempistiche irregolari. L'esecuzione iniziale è perfetta, e quando la voce di Hetfield irrompe con la prima strofa, aiutato dal bassista Newsted, si capisce immediatamente che la band è in splendida forma. Ottima la prestazione in queste prime battute, ed ovviamente quando arriva un primo momento in cui la distorsione chitarristica rileva momentaneamente quel suono delicato, si capisce come la potenza si sprigioni in maniera quasi letale. Seconda strofa, cantata leggermente con un mezzo tono più basso, e si passa alla bellissima parte strumentale in cui il batterista decide di anticipare i tempi di doppia cassa per permettere ai fan di scatenarsi subito, alzando un muro adrenalinico imponente. La band è un fiume in piena e capisce che il pubblico è in estasi e non aspetta altro che scatenarsi con l'assolo di Hammet che arriva puntuale, prima di scatenare un muro sonoro invalicabile. Il secondo assolo è accompagnato praticamente solo dal basso, e si dilunga con un fuori programma che poco c'entra con il brano vero e proprio, e serve non solo ad intrattenere i numerosi presenti, ma anche e soprattutto a creare un momento di suspance prima dell'attacco finale con tanto di "Uh Yeeeeah" da parte dello stesso Hetfield. Infatti, i Nostri riprendono a martellare fino alla conclusione, dove una volta terminata la performance, si può sentire un'esplosione vera e propria di gioia che invade positivamente anche la band. Se si voleva testare "One" dal vivo per vederne il risultato e l'accoglienza, l'obbiettivo è decisamente centrato. Da qui in poi sarà una song immancabile in ogni loro show.
Bonus Tracks Digipack Edition: Whiplash
Questa seconda versione, come detto in fase di introduzione, vede la presenza della stessa "One" in versione live e "Whiplash" sempre registrata in Califonia. Dato che il primo brano è stato già analizzato, passiamo quindi a "Whiplash (Frustata)", la quale, dopo una brave introduzione vocale da parte del frontman Hetfiled, con relativo stupore per l'affluenza e per il coinvolgimento, annuncia il brano dicendo che si tratta di un pezzo tratto da "Kill'em All", per poi accennarne il ritornello prima della partenza vera e propria. Rullate secche introducono un massacro di pelli allucinante ed una chitarra che, dopo un breve "one, two, three" inizia a scaldarsi in maniera repentina. La distorsione del basso di Jason è pazzesca, ed il sound in generale è pronto ad intraprendere la sua folle corsa. Corsa che arriva puntualissima con una sezione ritmica devastante ed un cantato aggressivo all'inverosimile. Le risate da parte del singer, introducono a sorpresa una seconda strofa che viene cantata da Jason, il quale non avrà la carica di Hetfield ma coinvolge in maniera incredibile. Il singer lascia ampio spazio al proprio bassista, il quale quando arriva il momento relativamente "più lento" del brano, incita la folla prima di un assalto frontale letale. La batteria si spinge al limite, e l'assolo di Hammet è quanto di più allucinante si possa sentire. La doppia cassa sembra un martello pneumatico, incessante ed infaticabile nel suo incedere impietoso e massacrante. Dopo un ritornello molto aggressivo, rispetto alla versione su disco si arriva all'ultimo momento di song con un rallentamento esagerato che ha lo stesso effetto di una inchiodata improvvisa da parte di autotreno spinto a folle velocità. Nemmeno a dirlo, la folla risulta entusiasta da tale potenza, ed è li per questo: vedere i Metallica nella loro forma più smagliante possibile. Successivamente ai ringraziamenti di rito, un ultimo sussulto della strumentazione pone fine alle ostilità, con tanto di "Good Night" con la consapevolezza di tutti di aver preso parte alla storia, e ad un qualcosa di assolutamente irripetibile. Il testo di questo brano è praticamente un testo autocelebrativo, dove è la proprio la band a parlare e ad esprimersi. Viene raccontata l'adrenalina che scorre ogni volta che i Nostri si preparano a salire sul palco, pronti sempre e comunque a dare il massimo per divertirsi e far divertire la propria gente. E' proprio il contatto band/pubblico che viene esaltato, facendo sembrare le due entità come l'una dipendente dall'altra. Un gruppo che ha capito di essere importante, e poco importa se lo dice apertamente in maniera sfacciata "Non smetteremo mai, perché noi siamo i Metallica". E' proprio questo che rende immortale una band consapevole dei propri mezzi, anche se il tutto è dettato dall'euforia di voler "spaccare qualsiasi cosa". "Lo show è finito, il metal è andato, è ora di rimettersi in viaggio"; l'inizio di un cammino interminabile che poi di fatto porterà il nostro quartetto a mettere a ferro e fuoco ogni angolo del pianeta.
For Whom the Bell Tolls
E' il turno di passare a Seattle con il primo estratto del concerto del 1989, e cioè l'immortale "For Whom the Bell Tolls (Per chi suona la campana)". Colpi di cassa introducono Hetfield intento a presentare di fatto la song. Si parte con il caratteristico basso distortissimo che fu il frutto di un lavoro geniale da parte del compianto Cliff Burton. La batteria si muove su un mid tempo classico, ma sono basso e chitarra a fare la differenza in questa prima parte di brano. Un sound corposo, potente ed ammaliante che introduce un primo solo di chitarra che sembra essere messo in loop, per poi sfociare in un riffing work talmente esaltante da far girare la testa. La voce è incredibile, caratterizzata da una forte personalità e da un grande senso di coinvolgimento. Il ritornello viene inizialmente cantato dallo stesso singer, il quale lascia in seguito la sua ripetizione al pubblico, che non aspetta altro che cantare a squarciagola. Seconda parte, e si denota una caratterizzazione vocale e strumentale ancora più marcata; il tutto infatti viene espresso in maniera tale da rendere questo live uno dei più belli mai visti. La seconda strofa viene improvvisamente stoppata, per poi ripartire improvvisamente fino a finire, con tanto di Ulrich che sale letteralmente in piedi al suo drum set (e questo fatto è reso talmente bene che non serve aver visto il video) ed un assolo di chitarra da parte di Hammet che ha campo libero di esprimersi come più lo aggrada, con tanto di breve sorpresa finale dettata dal fatto che lo stesso chitarrista accenna l'inizio dell'inno nazionale americano. Il testo di questo brano prende letteralmente spunto dall'opera di Hernest Hemingway intitolata proprio "Per chi suona la campana", pubblicata nel 1940 e che racconta i fatti allora contemporanei della guerra civile spagnola. Un brano estremamente semplice ma di una potenza assurda che dal vivo aumenta esponenzialmente con una interpretazione da pelle d'oca. Le liriche sono ispirate appunto ad una determinata porzione di storia, e raccontano di cinque soldati repubblicani che cercano di scappare dalle truppe fasciste a bordo dei loro cavalli, che però vengono inesorabilmente uccisi per mano di un aereo nemico nel mentre sono intenti ad attraversare una collina. Gli attimi appena precedenti alla loro dipartita raccontano i loro stati d'animo e si chiedono il perché gli uomini siano arrivati al punto di uccidersi a vicenda. "Guarda il cielo prima di morire, perché sarà l'ultima volta che lo farai", queste sono le parole di uno dei soldati che capisce ormai che la fine è vicina e che per loro non c'è più via scampo. Arriva il momento dell'impatto, ed uno schianto disumano irrompe squarciando il silenzio. E' tutto finito, tranne quella voglia insana di continuare a vivere; voglia che viene spazzata via dal nemico una volta per tutte.
Last Caress
L'ultimo brano che andiamo ad analizzare è la cover "Last Caress (Ultima Carezza)" dei Punk/Horror rocker Misfits contenuta nell'album Static Age. Dopo l'immancabile annuncio con tanto di simpatico scambio di battute tra Hetfield e Newsted, si parte a raffica con una prima strofa sparata immediatamente sullo stomaco dei presenti. La sezione ritmica è equilibrata e precisa, e qui si capisce che la band si diverte facendo divertire il proprio pubblico. Il tutto viene eseguito in un quattro quarti diretto e senza fronzoli ed una strofa dietro l'altra viene inanellata con precisione chirurgica, e vengono alzati anche i toni vocali per dare quell'enfasi un po' scanzonata che fa tanto da passaggio interlocutorio tra un brano e l'altro. Questo episodio dura solamente un paio di minuti, giusto il tempo per allentare la tensione, e viene seguito a ruota da "Am i Evil? (..sono malvagio?)" dei britannici Diamond Head; ma questa è un' altra storia. Il testo è breve quanto allucinante, dove nelle sue poche e semplici parole delinea il profilo di un maniaco instabile di mente. "Ho Qualcosa da dirti, ho ucciso il tuo bambino oggi e non importa da quanto tempo sia morto", è la confessione di un omicida che con tutta la calma del mondo confessa i suoi crimini. Poi prosegue "Ho violentato tua madre oggi e non importa quanto sia durato". Alla fine dice "Perché la dolce morte vuole l'ultima carezza". Testo folle si, ma ricalca fedelmente l'attitudine di una band che amava trasgredire con le sue tematiche, e che i Metallica re interpretano fedelmente omaggiando un gruppo che tra i più apprezzati dai Nostri.
Conclusioni
In conclusione, possiamo dire che questo singolo è un prodotto destinato sicuramente ai completisti che vogliono assolutamente avere ogni uscita discografica della loro band preferita, ma è anche un prodotto molto valido per numerosi aspetti. In primis "One" è un brano che merita un posto speciale nella discografia della band, e qui viene proposto ovviamente nella sua versione da studio. Molto interessante invece è la versione demo del suddetto brano, dove si può ascoltare una prima versione che è praticamente molto vicina a quello che poi sarà il prodotto finale. La registrazione è piuttosto bassa e molto sporca, alcuni arpeggi sono stati ri-arrangiati e soprattutto arricchiti; anche se di fatto la struttura di base era già molto vicina a quella definitiva. Il live; un brano che dal vivo fa una figura incredibile e rende sicuramente molto bene, anzi, probabilmente rende molto meglio che su disco solamente per via del fatto che si può finalmente apprezzare il lavoro al basso ad opera del nuovo entrato Newsted. Un bassista dalle qualità indiscutibili che non si tira certo indietro nel coinvolgere il pubblico ed a cantare lui stesso alcune parti di strofa. Ad alzare il livello di questo pezzo in veste live è sicuramente il momento storico in cui è stato registrato. Un periodo che, esattamente successivo alla morte di Cliff, trova un gruppo straordinariamente affiatato ed in pieno della forma, sfornando una prestazione da urlo e soprattutto convincente. Non a caso, il "Live Shit: Binge & Purge" è considerato probabilmente come la migliore esibizione live da parte dei Metallica, non solo perché ricopre l'arco dei primi quattro storici album (sicuramente i migliori rispetto alle successive uscite), ma proprio perché viene mostrata un'attitudine dirompente che nessuno potrà mai dimenticare. A dar conferma a questa tesi ci pensa senza ombra di dubbio la versione digipack di questo singolo, dove viene dato risalto ancora di più a questa nostra considerazione, presentandoci oltre a "One", un brano come "Whiplash" e "For Whom the Bell Tolls". La prima è un carro armato che una volta partito non accenna minimamente a fermarsi, e se su "Kill 'em All" era uno dei brani di punta, dal vivo non può far altro che mietere vittime. Per quanto riguarda la seconda song, direi che come scelta risulta più che azzeccata; un episodio molto meno esasperato del precedente, direi l'opposto, che però risplende di tutto il suo fascino facendo cantare a squarciagola ogni singolo presente, e soprattutto, quell'inizio di basso distorto al limite del possibile, sembra rievocare lo spirito geniale di chi lo ha creato, chi purtroppo non è più con noi. La cover dei Misfits è ormai diventato un classico nei loro show, e oltre a smorzare un po' la tensione diventando un diversivo alquanto piacevole, sembra voler essere anche un passatempo per la band stessa. Alla domanda se questa possa essere considerata una operazione puramente commerciale, si potrebbe dire sostanzialmente di sì per un motivo e di no per un altro. Sì perché ovviamente, una volta commercializzato un "Black Album" e vedendo lievitare in modo considerevole le vendite con relativo aumento di fama, i Metallica potrebbero aver pensato di battere il ferro finché era ancora caldo; non solo pubblicando i singoli relativi al disco, ma anche cercando di far avvicinare la gente ai lavori precedenti e soprattutto invogliando ad andare a vedere la band durante le esibizioni dal vivo. Dall'altro lato però, rimane la qualità vera e propria di un prodotto ben confezionato, il quale testimonia alla perfezione uno dei periodi di maggior splendore e maturazione. Quindi non ci resta che godere di questa uscita, assaporandone ogni singolo elemento.
2) One (Demo Version)
3) One (Live Version)
4) Bonus Tracks Digipack Edition: Whiplash
5) For Whom the Bell Tolls
6) Last Caress