METALLICA
Nothing Else Matters II
1999 - Vertigo
MICHELE MET ALLUIGI
06/06/2016
Introduzione Recensione
Alla fine è successo. Quella tentazione che precedentemente aveva già colpito diversi altri grandi nomi del rock come come i Deep Purple e sedurrà poi nel 2003 i Kiss, alla fine ha contagiato anche i Metallica. Dopo il grande progetto della super raccolta di cover che ebbe il titolo di "Garage Inc.", i Four Horsemen lasciarono intendere che in pentola, adesso, bolliva qualcosa di ancora più grosso; sarà stata la fama ottenuta in quasi vent'anni di carriera, oppure saranno stati i miliardi incassati con le vendite, fatto sta che nel 1999 anche i thrasher di San Francisco imbastirono un monumentale concerto con orchestra: la sinergia tra gli autori di "Kill'Em All" e la San Francisco Symphony Orchestra, diretta da Michael Kamen, vide la luce in due serate di aprile, il 21 ed il 22 per la precisione, ed il luogo designato per questo faraonico show fu Berkley Community Theater in California. L'accostamento di quella S, disegnata similmente ad una chiave di sol, e la M tipica del logo della band, unite per di più dalla E commerciale, rappresentò l'ennesima pugnalata al cuore ai fan della vecchia guardia ed al tempo stesso elevava una delle band simbolo del panorama metal a vette dell'empireo raggiunte in precedenza solo da pochissimi altri artisti. Indubbiamente, quell'esibizione lasciò un segno indelebile nel cuore e nella memoria dei presenti e chiunque avrebbe intuito che quel concerto si sarebbe dovuto tramandare alla memoria dei posteri, evitando così che restasse un proverbiale lampo improvviso in un cielo offuscato delle tenebre; vedere i Metallica esibirsi con l'orchestra è un'occasione rara quanto il passaggio della cometa di Halley, quale occasione più appetitosa di questa quindi per realizzare un bel doppio cd e supporto video da poter schiaffare sugli scaffali per impennare ulteriormente le vendite? Organizzare un evento simile non fu certo roba da cinque minuti, anche perché i 'Tallica, astutamente, ri-arrangiarono ad hoc i loro classici in modo da poterli far confluire nell'immensa mole di archi e fiati che li avrebbe accompagnati, inoltre, uno spettacolo così deve essere poi curato nel dettaglio anche dal punto di vista scenico; la sfida si presentava dunque una vetta altissima da scalare, ma per una band come quella di James Hetfield, abituata ormai da anni a compiere grandi imprese dal punto di vista concertistico, l'obiettivo sarebbe stato comunque raggiungibile con una sana dose di olio di gomito. L'idea quindi di farne un prodotto commerciale venne già inserita nel piano operativo del gruppo, ma se mixare un live non è un'impresa semplice, immaginiamo cosa dovesse essere lavorare sulle registrazioni di uno show in cui, oltre agli strumenti rock (chitarre, basso, batteria e voci), erano prese anche le tracce di un'orchestra. Dall'aprile del '99, occorsero ben sette mesi prima di vedere il prodotto finito: "S&M" (che sta appunto per "Symphony and Metallica"), venne pubblicato il 23 novembre del 1999, ma evidentemente l'attesa dei fan era troppo grande, specialmente per chi a quel concerto ebbe la fortuna di presenziare; a tamponare l'appetito dei fan, conformemente al modus operandi commerciale dei Metallica, venne quindi rilasciato un primo singolo promozionale, un piccolo assaggio di ciò che sarebbe arrivato successivamente sotto forma completa. Due giorni prima del live album, giusto per non creare troppo divario tra i due prodotti, venne pubblicato il singolo di "Nothing Else Matters", omonimo di quello dato alle stampe nel '92 in supporto al Black Album, ma diversissimo da quest'ultimo in quanto contenente tre canzoni estrapolate dal concerto orchestrale. Solo due giorni di distacco dall'album vero e proprio sembrerebbero insignificanti, ma nel caso di un evento di tale portata, ogni minima indiscrezione circa l'uscita di un disco tanto atteso proprio perché innovativo (in quanto i Metallica furono la prima band più "pesante" del Metal a collaborare con un'orchestra) rese quelle 48 ore di precedenza un divario enorme per chi aspettava trepidante "S&M". Questo singolo dunque, attraverso una accurata scelta delle canzoni da anticipare, volle essere un biglietto da visita del dopo, un estratto istantaneo, quasi una fotografia, di uno dei momenti più significativi della sinergia e della sperimentazione musicale in toto. Quel fotogramma del concerto utilizzato come copertina, preso attraverso il grandangolo quasi a ricreare il dinamismo di uno scatto preso nel pieno dell'azione nel suo svolgersi, rappresentò una sbirciata dell'evento effettivo, quasi come un osservatore intrufolatosi di straforo fosse riuscito a scattare quella foto poco prima di essere beccato dalle maschere del teatro. Chiaramente, e non è una novità per la carriera dei Metallica, una pubblicazione simile apparse subito come la classica dicotomia tra i fan del gruppo: chi odiò questa collaborazione con l'orchestra etichettandola come ulteriore prova delle megalomania kitsch dei Four Horsemen, ormai dediti al mercimonio più sfrenato, e chi invece apprezzò la classe e l'apertura mentale dei californiani, che vollero varcare l'invalicabile muro degli stereotipi legati alla figura del metallaro duro e puro senza compromessi.
Nothing Else Matters (live)
In apertura troviamo la titletrack del singolo, "Nothing Else Matters (live)" (trad. "Nient'Altro Importa"), brano che nel live album integrale compare in prima posizione del secondo cd. Come ogni registrazione dal vivo, è sempre il pubblico ad avere la prima parola, ma trovandoci nel teatro di Berkley, gli astanti sono decisamente più composti rispetto alla calca che si crea negli stadi e nelle arene dei concerti usuali; appena si vedono i quattro prepararsi ad iniziare infatti cala il silenzio, come si fa quando un attore entra in scena durante uno spettacolo. Quei pochi secondi di silenzio sembrano infiniti, ma ecco che all'iniziare dell'arpeggio in apertura, quel classico "pima" (in quanto eseguito pizzicando le corde con il pollice, l'indice, il medio e l'anulare) l'atmosfera è subito creata; a condurre il tutto sono la sei corde in pulito, effettata attraverso un riverbero ed un leggero delay per renderne le note ancora più calde, e la voce di Hetfield, il quale, si dimostra un perfetto frontman anche in questi nuovi panni teatrali. L'ingresso degli archi rende questa canzone, una delle più toccanti della band, ancora più epica e tragica allo stesso tempo; l'ensemble orchestrale infatti accompagna il biondo vocalist in solitaria rendendo questa composizione una vera e propria prova eterea di sentimento. La differenza di arrangiamento si coglie nel ritardo dell'ingresso della batteria di Ulrich: l'arrivo del drummer danese, che esegue lo stesso identico tempo della versione in studio, è infatti rimandato direttamente alla strofa successiva per far sì che la prima porzione della traccia venga eseguita dalla sola voce e chitarra insieme all'orchestra. Anche il basso di Newsted attende l'ingresso delle pelli per partire con il suo accompagnamento pesante ed avvolgente, il posticipare la partenza all'unisono degli strumenti rende la loro entrata in scena ancora più incisiva, facendo al tempo stesso scivolare gli archi da ruolo principale recitato nella prima sessione ad elemento di atmosfera in sottofondo nel resto del pezzo. Su "Nothing Else Matters", la San Francisco Symphony Orchestra sembra quindi "piegarsi" alla predominanza dei thrasher (per avere poi una funzione più forte in altri pezzi); gli strumenti orchestrali si rivelano particolarmente potenti negli incisi e nei crescendo che raggiungono il loro culmine alla fine di ogni battuta, creando così quella suspense e quell'effetto di "falsa partenza" che, dopo averci illusi nei primi giri, si rivelerà invece magistrale con il giungere dell'ultimo ritornello, sede anche del celebre assolo di Hammet, le cui note si abbracciano perfettamente con l'armonia creata dagli archi. Delle canzoni dei Metallica, questa è forse una delle migliori per essere eseguita in chiave orchestrale, a differenza di altre dove invece l'ensemble diretto da Michael Kamen sembra quasi un ospite indesiderato; la nuova veste più solenne altro non fa che aumentare esponenzialmente il potenziale espressivo di una composizione già di per sé consacrata al pathos, ed il suo dissolversi in maniera ciclica la rende una perfetta suite teatrale, che potrebbe quasi appartenere ad una tragedia di Sofocle o di Euripide. Il testo di "Nothing Else Matters" è infatti uno dei più soggettivi ed introspettivi mai scritti dai 'Tallica; esso consta infatti di una vera e propria dichiarazione di indipendenza nei confronti di un mondo sempre più ostile e dissonante, dove il protagonista in prima persona, una sorta di eroe romantico, trova in un poetico tu (che può essere una donna amata oppure un amico con il quale il legame è talmente saldo dal rasentare la fratellanza consanguinea) il fedele alleato per affrontare la battaglia che ci si pone d'innanzi ogni giorno. Tale sentimento è una fiamma che arde e scalda il cuore, non importa quale sia la distanza a cui essa brucia, il suo bagliore ci darà sempre la forza di credere in noi stessi e questa è la certezza che anima il soggetto narrante, di tutto il resto non importa altro. Hetfield stesso dichiara di non essersi mai aperto così tanto prima, segno che il suo interlocutore è una persona talmente fidata a cui si può raccontare qualunque cosa con la sicurezza che ogni segreto resti per sempre tale, custodito sottochiave nella memoria di chi è talmente leale nei nostri confronti da tirare fuori quelle informazioni solo ed unicamente nel caso del bisogno. Poter contare su una persona così, che sia pure l'unica, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno; una lealtà tale vale quanto mille amicizie superficiali ed ipocrite, solo su quella persona faremo affidamento nei momenti di reale bisogno, tutte le frasi di circostanza dette da un qualcuno che per noi è solo una conoscenza non servono a niente, a noi basta unicamente il nostro faro di speranza per i momenti più bui e non importa nient'altro. Ogni giorno è infatti una sfida per noi, continuamente vessati da chi ci giudica, ma di loro non ce ne frega niente, abbiamo il nostro baluardo fedele, del resto chissenefrega.
For Whom The Bell Tolls (live)
Con la traccia seguente aumentiamo decisamente il tono epico, passando a "For Whom The Bell Tolls (live)" (trad. "Per Chi Suona La Campana"), ispirato all'omonimo romanzo di Ernest Hemingway), uno dei brani più imponenti mai composti dai quattro californiani ed originariamente contenuto in "Ride The Lightning". Nuovamente siamo introdotti nell'atmosfera dell'esibizione da un pubblico sempre più eccitato, anche questa traccia, come la precedente, è contenuta nel secondo disco di "S&M"; ci troviamo quindi ad un punto ormai inoltrato della setlist, ed i presenti hanno capito che da qui in avanti saranno solo grandi pezzi. Il quattro di Ulrich arriva a spezzare l'attesa e gli arcinoti stacchi accentati posti ad incipit della canzone fanno letteralmente esplodere il tripudio. Ad arricchire un'adrenalina già alta in circolo sono poi gli archi, che con la loro esecuzione, come sul brano precedente, elevano ad ennesima potenza l'energia che esso scatena. Le note tenute dell'orchestra ricreano infatti il perfetto apparato atmosferico per il famoso fraseggio di basso eseguito da Newsted, a cui si aggiungono poi gli stoppati delle chitarre. Con il cambio successivo però, quando le chitarre iniziano a pestare prima che inizi il fraseggio solista di Hammet, gli archi si lanciano in una serie di incisi che forse cozzano un po' con l'incedere disteso degli strumenti rock, tuttavia l'ensemble diretto da Kamen recupera successivamente, riassumendo il ruolo di sottofondo per la strofa: in questa sede infatti gli inserti classici si propongono senza troppa enfasi, lasciando che la traccia martelli come ha sempre fatto senza interferenza. La scelta di seguire le note eseguite dalle chitarre attraverso i powerchords infatti rende l'orchestra un surplus decisamente suggestivo, mentre diverse scelte che lasciano agli archi un ruolo solista, alle volte, si rivelano controproducenti, volendo inserire degli apparati melodici troppo importanti in sezioni troppo ristrette. Non bisogna dimenticare che, per quanto siano stati adattati, stiamo comunque parlando di brani dei Metallica, che l'orchestra deve seguire sempre aggiungendo la propria imponenza, non viceversa; ben diverso sarebbe stato infatti se i quattro californiani si sarebbero dovuti unire alla San Francisco Symphony Orchestra nell'eseguire Beethoven o Mozart; la collaborazione dunque risulta unidirezionale, ma fortunatamente, salvo l'imprecisione nell'introduzione del pezzo, il resto della canzone esce ben amalgamato. Il tempo lineare che caratterizza tutto lo sviluppo del pezzo, scandito unicamente dagli stacchi stoppati, offre all'orchestra una buona base per distendervi i propri passaggi, senza far perdere in potenza le chitarre di Hetfield e di Hammet. La voce del biondo vocalist, sostenuta dagli archi, acquista un ulteriore valore e grazie all'aggiunta dell'effetto eco nei punti finali di ogni frase in corrispondenza degli stop rende la sua performance ancora più imponente e suggestiva. Nonostante "For Whom The Bell Tolls" sia uno dei pezzi più semplici, a livello strutturale, composti dai Four Horsemen, proprio la sua impalcatura assolutamente standard lo rende comunque orchestrabile con una relativa facilità; il lavoro di composizione infatti sarà stato più immediato su questo brano rispetto ad altri, eppure, la resa è assolutamente d'effetto. In parallelo con il romanzo di Hemingway, il testo della canzone si presenta come una riflessione sulla condizione esistenziale di chi si trova catapultato a combattere una guerra di cui in fondo nemmeno conosce gli ideali. Lo scrittore americano partecipò infatti al primo conflitto mondiale come volontario e già da questa prima esperienza vide gli ardori del proprio interventismo patriottico spegnersi una volta scontratosi con la cruda e degradante realtà della guerra di trincea. Il tema narrato va però oltre, collegandosi all'esperienza della guerra civile spagnola a cui l'autore partecipò come corrispondente. Il protagonista del romanzo, Robert Jordan (alter ego di Hemingway stesso), viene ora traslato nuovamente nelle parole di Hetfield, che si fa portavoce della riflessione sullo stato di fragilità in cui vivono i combattenti durante un conflitto, perennemente sospesi sul flebile asse tra la vita e la morte ed impotenti di fronte all'ineluttabilità del destino. Una collina diventa un campo di battaglia in cui un soldato combatte ogni giorno la sua battaglia, che oltre a quella ideologica si rivela una sfida alla sua stessa incolumità, perennemente avvolto dal gelo di chi ormai è abituato a veder morire a fianco a sé un altro essere umano. Essi sono infatti perenne bersaglio del fuoco nemico e l'aria stessa che respirano si impregna di piombo tanto sono serrate le mitragliate nemiche. Il caos e la confusione sono tali che non è nemmeno possibile razionalizzare la via migliore per arrivare a sconfiggere il nemico: il frastuono delle pallottole, lo scoppio delle granate e le urla rendono tutto una questione di fortuna giocata in pochi secondi, o si riesce o si perisce, e nel pieno della battaglia si ha giusto il tempo di ammirare il cielo un ultima volta prima di essere colpiti e morire.
Human (live)
Giungiamo ora ad una delle novità vere e proprie di "S&M": "- Human (live)" (trad. "Meno Umano"), uno dei due brani inediti composti dai 'Tallica appositamente per questo concerto (l'altro invece è "No Leaf Clover", pubblicato come singolo a sé stante nel 2000), il quale va così ad inserirsi come chicca nel farcito gruppo di classici ri-arrangiati per l'esecuzione orchestrale. Già dalle prime note comunque si sente che questa canzone è stata assemblata ad hoc per l'occasione, l'introduzione è infatti lasciata ad un intermezzo accentato eseguito unicamente dagli archi, una serie di note incisive e graffianti che creano la giusta atmosfera ansiogena per il successivo ingresso delle chitarre, della batteria e del basso. Con l'arrivo dei Four Horsemen la traccia si tinge subito di un alone doom dalle tinte prettamente sabbathiane, caratteristica questa che consente una coesione più armonica con l'ensemble di Michael Kamen; la struttura è basata sulla successione di note lunghe e tenute, con diversi passaggi sulle tonalità bemolli (ecco da cosa si sente l'influsso del gruppo di Tony Iommy), ed è proprio questa la chiave vincente: una maggiore distensione delle varie sessioni dell'impalcatura della composizione, spezzata giusto da pochi stop and go, offre all'orchestra una maggiore apertura per distendervi sopra le armonie sinfoniche degli archi, creando così una maggiore imponenza d'insieme. Il contrasto che si crea tra l'incipit eseguito dalla San Francisco Symphony Orchestra ed il successivo ingresso in scena dei Metallica ci da quel piacevole spiazzamento che ci riporta successivamente sui binari grazie ad un riallaccio seguente particolarmente suggestivo. Siamo a ridosso degli anni di "Load" e "ReLoad", ed è un fatto immediato quindi riconoscere subito il tiro più hard rock che caratterizza le composizioni dei 'Tallica di questo periodo: alle sferzate thrash in vecchio stile si sostituiscono ora riff più lenti e mirati alla ricerca del groove, non più quindi delle mitragliate in shredding come potevamo apprezzare, ad esempio, su "Master Of Puppets", bensì delle sequenze di note molto più morbide ed appetibili anche per i palati più fini. Il drumming di Ulrich abbandona il tanto amato tupa tupa per cimentarsi invece su dei quattro quarti più lenti e cadenzati, scanditi sporadicamente da passaggi precisi ma sempre abbastanza basilari. In altre parole, sembra che i californiani si siano piegati ad essere un riflesso di sé stessi, ormai definitivamente inglobati dall'immagine che loro stessi hanno creato e che si è pragmaticamente imposta sul mercato con una forza tale che ormai anche gli stessi musicisti non possono infrangerne i dictat; la voce stessa di Hetfield, pur restando energica e di notevole impatto, si muove ora con un fare decisamente da "piacione" ben vestito e con la brillantina sui capelli, diametralmente opposta quindi a quella del thrasher dei primi anni Ottanta che scagliava la sua furia contro il mondo. I Metallica sono quindi "cresciuti", anagraficamente di sicuro, ma stilisticamente forse sono diventati letteralmente delle altre persone. A conti fatti ci troviamo di fronte ad una traccia scorrevole ed orecchiabile, ma se questa creatività orchestrale l'avessero avuta i Metallica di dieci anni prima, chissà quale pezzo straordinario sarebbe potuto uscire. A livello lirico si nota tuttavia una maggiore maturità tematica, non che gli autori di "Kill'Em All" siano mai stati noti per le loro liriche "frivole", anzi, si sono sempre distinti dal solito cliché del "sesso, birra ed Heavy Metal" da questo punto di vista; sta di fatto che a partire dagli album più recenti le tematiche si sono fatte ancora più introspettive. Tema principale di "- Human" è la condizione di spaesamento ed esclusione dell'essere umano verso la realtà che lo circonda. L'uomo si pone quindi come entità completamente avulsa ed esclusa dal suo stesso contesto, perennemente a disagio e fuori luogo in quel lunghissimo ed inesorabile scorrere del tempo che implacabile compie il suo corso. La voce narrante, rigorosamente in prima persona, chiede appunto al padre tempo se lo abbia lasciato indietro, abbandonandolo come un reietto, con la successiva ed immediata supplica di portarlo con sé, integrandolo così in quel cosmo superiore da cui è sempre stato tagliato fuori. Nella concezione dell'essere umano infatti sembra quasi che il sole abbia perso la sua lucentezza tanto è forte il senso di straniamento, ma a differenza della polemica ruggente di Leopardi, che nel "Dialogo della Natura e di un islandese" inveiva contro la natura giudicandola una matrigna insensibile al dolore umano, Hetfield rappresenta qui la vittima impotente e piegata in ginocchio a chiedere clemenza. L'unica purificazione però sembra essere la soluzione più tragica, ovvero che il tempo stesso, con la sua imperturbabilità schiacci l'umanità come degli insetti, che la prenda per la gola con la sua morsa d'acciaio e che la soffochi in una agonizzante perdita della vita che se ne va sussulto dopo sussulto; paradossalmente dunque, gli inutili tentativi di ritrovare l'aria per riuscire a respirare, un gesto patetico quindi, si rivelano antiteticamente l'ultimo grande gesto eroico dell'uomo, che pur consapevole della sua prossima sconfitta tenta tuttavia una minima e flebile resistenza.
Nothing Else Matters
A Chiudere il singolo troviamo una novità rispetto ai precedenti, forse il fattore di interesse maggiore per chi stava aspettando trepidante di poter vedere in versione integrale il live dei Metallica con l'orchestra (o di rivivere quell'esperienza se vi avesse presenziato), il video dell'esecuzione di "Nothing Else Matters" (trad. "Nient'Altro Importa") estrapolato direttamente dal concerto dell'aprile del 1999 con la San Francisco Symphony Orchestra. La scena si apre con Kirk Hammet affianco al direttore Michael Kamen, una metaforica sinergia di Heavy Metal e musica classica resa attraverso la vicinanza di due persone. Mentre il moro axeman si prepara a partire con il celeberrimo arpeggio, la bacchetta di Kamen inizia a dare il tempo con il sinuoso movimento del solfeggio ed a metà della battuta, la sei corde viene così raggiunta dagli archi. Le diverse inquadrature panoramiche, oltre ad una percezione di quanto pubblico fosse presente all'esibizione, ci offrono anche una calibrata percezione dell'imponenza che la band ha raggiunto unita all'ensemble orchestrale: i Four Horsemen sono disposti in posizione geometrica, con la batteria in posizione avanzata, Hammet e Newsted ai lati del semicerchio composto dall'orchestra ed Hetfield immediatamente dietro, che siede ora su uno sgabello con la chitarra acustica sulle gambe, al centro dei violinisti, ulteriormente a ribadire quindi questo sodalizio musicale che con una disposizione separata delle due parti non avrebbe dato la stessa resa a livello emotivo. Le luci si fanno soffuse, l'atmosfera così ricreata si tinge di un qualcosa di magico, ed un faro ad occhio di bue prontamente illumina prontamente il biondo vocalist, dato che il protagonista dell'esecuzione ora è lui. Grazie ai giusti cambi di inquadratura abbiamo inoltre modo di percepire quei piccoli particolari che senza il supporto video non saremmo in grado di cogliere: un conto è infatti ascoltare l'ingresso degli archi, ben altra cosa è il poterlo fare potendo vedere anche l'immagine degli archetti scorrere sulle viole e sui violini, amplificando così l'emozione del momento. Particolarmente suggestiva, seppure si tratti di una minuzia, è l'inquadratura delle mani dell'arpista intento ad eseguire il pizzicato sul proprio strumento immediatamente prima che Hetfield inizi a cantare, grazie a questo piccolo scorcio visivo, quelle note sembrano ora emergere maggiormente nell'audio del pezzo e sono proprio dettagli come questo che rendono la ripresa video del brano particolarmente intrigante per i fan dei Four Horsemen. Altro dettaglio interessante è la momentanea ripresa dei fan tra il pubblico intenti a cantare sulle parole della canzone estratta dal Black Album, non persone vestite eleganti ma dei metalhead lungicriniti e tatuati; un'immagine quanto mai simbolica che ribadisce che di fronte alla potenza unificatrice della musica l'abito non fa il monaco: è vero, siamo in un teatro, ma non vi è alcuna legge scritta che imponga di entrarci indossando un abito di gala. Gli stessi Metallica, pur essendo vestiti con abiti ben lontani da quelli a cui eravamo soliti ricordarli, si esibiscono con abiti sì eleganti, ma tutto sommato abbastanza casual: una camicia (un maglioncino nel caso di Ulrich), un jeans ed un paio di scarpe, lo smoking è appeso nel guardaroba, perché la cosa che conta è la musica non il look di chi la suona. Altra chicca di regia è l'accostamento simbolico del drummer danese mentre si inserisce nella canzone, con il suo famoso set Tama con tanto di doppia cassa, ed il successivo particolare dello spartito orchestrale di "Nothing Else Matters", un altro connubio di "diavolo ed acqua santa" che rendono queste immagini ancora più forti; la maggiore intensità di orchestra e band all'unisono è raggiunta nel fraseggio centrale della traccia, dove sia le chitarre che gli archi si lanciano sulle tonalità alte sostenute invece dai fiati, dalla batteria e dal basso intenti a creare la base ritmica, siamo di fronte ad uno dei momenti che, come accennato sopra, elevano ad ennesima potenza il pathos di questo pezzo dei Metallica, l'atmosfera è infatti morbida e delicata, una magia dinamica e fluida prima dell'inizio della seconda strofa. Il tutto procede quindi molto organico e lineare, ma al tempo stesso si sta lentamente creando il crescendo che esploderà nell'assolo finale, quel tuono improvviso che lancia una scarica elettrica istantanea per poi riportare il tutto alla quiete ed al fade out conclusivo, dove il fuoco dell'obiettivo torna sulla chitarra di Hammet, la quale, ci condurrà in solitaria alla fine della canzone sempre sostenuta dagli archi, così come il tutto ebbe inizio. L'ovazione del pubblico è dunque inevitabile.
Conclusioni
Con il singolo di "Nothing Else Matters" del 1999 viene così introdotta la monumentalità, o la pacchianeria, a seconda dei punti di vista, di quel concerto che costituirà poi il contenuto di "S&M". I Metallica sembrano essere nel pieno della loro forma dal punto di vista artistico, anche se creativamente, come abbiamo più volte sottolineato, il loro apice si colloca negli anni addietro. Tuttavia, dopo aver realizzato un malloppo di ben ventisette cover riviste, ora ci troviamo di fronte a tre canzoni (che nel live album ammonteranno poi ad un totale di ventuno) completamente ri - arrangiate per l'esecuzione con l'orchestra, sembra quindi che i Four Horsemen, più che per comporre nuovo materiale, siano nello stato d'animo ideale per rivedere sotto una nuova prospettiva quello vecchio. Desiderio di portare avanti una crescita artistica che tocchi diversi ambiti oltre a quello espressamente compositivo, oppure un goffo tentativo di celare una mancanza di creatività che si fa sentire da ben due album? Ognuno tragga le proprie conclusioni. Quello che si vuole sottolineare in questa sede è che le quattro canzoni inserite in questo singolo, tre audio ed una video, rappresentano comunque una buona presentazione per ciò che sarebbe venuto pochi giorni dopo, anzi, per chi ritiene che "S&M" una pacchiana ostentazione di sé stessi forse questo singolo si presenta come un prodotto decisamente più appetibile del disco intero, una piccola parentesi da conservare nella propria collezione come piccola testimonianza di tre pezzi che i Metallica hanno suonato con l'orchestra, e più precisamente un loro grande classico estrapolato da "Ride The Lightning" ("For Whom The Bell Tolls"), forse l'unico del secondo album della band a dimostrarsi valido per questo connubio, un brano "recente", ovvero la titletrack, anch'essa avente una struttura ad hoc per essere unita ad un ensemble orchestrale ed una canzone composta per l'occasione, quindi un pezzo che, almeno sulla carta, non può dimostrarsi non adatto al contesto. Prese così in piccola dose dunque le rivisitazioni classiche dei 'Tallica appaiono ben più digeribili agli scettici, che non un macro live album su due dischi, nei quali al contrario il fan oltranzista vede dei capolavori inviolabili del thrash "sporcati" dal connubio con la San Francisco Symphony Orchestra. Con questa tracklist ridotta invece, queste nuove versioni si presentano decisamente più apprezzabili in quanto estemporanea testimonianza di un qualcosa di diverso fatto dalla band americana, anche se va comunque riconosciuto a James Hetfield e soci di aver dato prova, con questa esibizione, di possedere una grande maturità musicale ed una enorme apertura mentale, che il risultato poi sia gradito o meno alle orecchie dei fan è una soggettività che arriva a posteriori. Personalmente reputo che tra "Garage Inc." ed "S&M", sia quest'ultimo ad avere un maggior valore a livello artistico per il gruppo di San Francisco; è vero che le cover realizzate dai Metallica siano una prova quanto mai singolare di personalità ed estro esecutivo, ma per un gruppo che ha raggiunto l'empireo con capolavori come i dischi da "Kill'Em All" a "Metallica", vi era davvero il bisogno, al di là del tributare le band di cui si suono risuonati i pezzi, di un album di cover strutturato e venduto alla stessa maniera di un album di inediti all'interno della propria discografia? Poche altre band hanno sperimentato il connubio con l'orchestra nel corso della storia del Metal (Deep Purple, Kiss, Yes) ed anche i Four Horsemen hanno voluto, giustamente, vista la loro carriera, tentare questa via; questo singolo dunque anticipa un lavoro che, a parere di chi scrive, celebra al meglio una nuova impresa compiuta da una delle band thrash metal più amate di sempre.
2) For Whom The Bell Tolls (live)
3) Human (live)
4) Nothing Else Matters