METALLICA
Nothing Else Matters
1992 - Vertigo
FABRIZIO IORIO
18/10/2015
Introduzione Recensione
Il "Black Album", o più correttamente "Metallica", ha segnato in modo indelebile l'immagine di quella band che fino a quel momento era tra le più potenti e rivoluzionarie in ambito Thrash. Questo modo in cui ha segnato la band di San Francisco, però, può essere visto in due modi distinti: il primo è che, complice un ammorbidimento del sound a favore di soluzioni più heavy in termini di produzione a discapito di vere e proprie canzoni dirette, il disco puotrebbe essere percepito come un drastico cambio di rotta, cosa che iniziò ai tempi a preoccupare seriamente gli estimatori dei Four Horsemen; una sorta di tradimento verso un genere genuino e suonato con il cuore, per abbracciare il lato più commerciale della musica svendendosi così al music business. D'altro canto, però, dopo aver composto ben tre capolavori quali Kill' Em All, Ride The Lightning e Master of Puppets, i quali hanno dato uno scossone devastante ad un intero genere insieme a band come Exodus e Slayer, i nostri hanno dovuto fronteggiare la gravissima perdita del loro membro forse più creativo Cliff Burton, ovvero quel maestro delle quattro corde che con le sue intuizioni e la sua voglia di fare e di scrivere musica ha saputo dare quella marcia in più che sarebbe servita per proiettare i Metallica verso l'olimpo delle leggende. La mancanza di una pedina così fondamentale non ha scoraggiato il gruppo, e dopo numerose audizioni si sono assicurati tra le proprie fila un certo Jason Newsted proveniente dai Flotsam and Jetsam di cui ne era il membro fondatore. Così arriviamo alla pubblicazione di ...And Justice For All, disco molto bello ma penalizzato proprio dal suono del basso praticamente inesistente, come a voler mettere un po' in disparte il nuovo arrivato. Il disco in sé risulta molto bello con delle song vincenti e molto interessanti, ma piuttosto lungo e forse troppo articolato e penalizzato da una produzione non troppo all'altezza. Quindi dicevamo, il rovescio della medaglia è che molti vedono questo Black Album come un nuovo inizio, meno impegnativo di "..And Justice.." e più diretto, assimilabile, commerciale senza rinnegare totalmente quello che è stato l'origine della band stessa. In questo preciso caso, arriviamo a parlare di uno dei cinque singoli estratti, a testimonianza del fatto che la distribuzione e la commercializzazione di questo nuovo lavoro sembrava proprio non volersi fermare. Precisamente un anno dopo la sua pubblicazione, nell'aprile del 1992 viene presentato in formato vinile da sette pollici il singolo "Nothing Else Matters" contenente due brani: ovvero la title track contenuta nel primo lato e la versione live di Enter Sandman registrata per l'occasione nel settembre del 1991 a Mosca, contenuta nella seconda facciata. Un "Monsters of Rock", quello al quale i nostri presenziarono, entrato negli annali certo per l'ottimo bill (oltre ai 'Tallica gli immensi AC/DC come headliner, autori di un concerto memorabile, affiancati da Pantera, Queensryche e Black Crowes) ma anche e soprattutto per la vasità della location e per il calore del pubblico, letteralmente in delirio per i propri beniamini e tenuto a stento a freno dai militari presenti come security. Da segnalare la cover per questo singolo, che ricalca come nelle sue altre controparti, la copertina originale ma presa in punti praticamente distinti. Qui ci troviamo a leggere la prima parte della scritta Metallica (ovvero "Metal") e non sappiamo se è un caso o se è stata una scelta quasi provocatoria dato il contenuto per molti controverso del disco. Il serpente a sonagli è sempre ben presente e gode di un lavoro di zoom che lo rende ancora più minaccioso. Il singolo, nemmeno a dirlo, riscuote un grandissimo successo raggiungendo l'undicesimo posto in classifica nella Billboard Mainstream Rock Track Chart ed addirittura in italia arriva a vincere il disco d'oro.
Nothing Else Matters
Come giusto che sia, "Nothing Else Matters" è la prima traccia che andiamo ad analizzare. L'apertura del brano, con il suo arpeggio delicato, è qualcosa di riconoscibile ed indistinguibile dopo appena qualche nota. La voce di Hetfield appare subito delicata e piacevolmente espressiva, mentre Ulrich si limita ad accompagnare il tutto con una pacatezza ed una leggerezza quasi infinita. La sensazione di solitudine impressa in queste prime battute è destinata ad accentuarsi con il proseguire dell'ascolto complice una voce che cattura in quanto ad emotività. Il ritornello è accompagnato da un arrangiamento orchestrale da parte del compositore statunitense Michael Kamen che per l'occasione si è prestato a dare un tocco epico ad una canzone che già di per se riesce a trasmettere sensazioni particolari. Si prosegue con un arpeggio continuo che accompagna magistralmente la voce di James per poi ascoltare una splendida parte strumentale in cui Lars non picchia sul rullante ma si limita ad accarezzarne il bordo, mentre la chitarra svolge un lavoro a dir poco spettacolare e che viene accarezzata dalle dita del singer in maniera intima e personale. Riprendiamo con un'altra strofa molto toccante, e nonostante si cerchi di darle un po' più di grinta soprattutto nel cantato, rimane sempre quella delicatezza che sembra non voler mai andarsene, smorzata un po' da un assolo molto bello e pulito che prepara il sopraggiungere di un'altra breve strofa che sfocia in un fragoroso chorus, il quale va a preparare un'ulteriore solo chitarristico di grande effetto e che si conclude sfumando e con quegli arpeggi che sono un marchio indiscusso di questa ballad; un'ultima prova da parte di Hetfield che quasi sottovoce ne sancisce il termine. Una ballad quindi, splendido esempio di maturità artistica che parla d'amore e che non vede la partecipazione del chitarrista Kirk Hammet come solista, ruolo lasciato al frontman James Hetfield. Oggetto di numerosissime cover da parte di svariate band metal e non (citiamo la cover decisamente poco ispirata del nostro Marco Masini intitolata "E Chi Se Ne Frega") parla dell'amore verso la propria compagna che diventa un punto di riferimento della nostra vita, un amore senza il quale ci sentiremmo persi. "Così vicini, non importa quanto lontani", "La fiducia che cerco la trovo in te, ogni giorno per noi è qualcosa di nuovo": non importa la distanza che separa due persone innamorate perché è con il cuore che si sta vicini. I sentimenti verso una persona speciale non potranno mai affievolirsi davanti alle difficoltà o alla semplice distanza perché se si è destinati a condividere ogni momento, bello o brutto che sia, niente potrà separarci. Un completamento umano e sentimentale che andiamo cercando continuamente fino a trovare la nostra anima gemella, ed una volta trovata sta a noi non farsela scappare. Il brano pare che sia molto personale e che Hetfield lo scrisse pensando alla sua compagna per poi decidere di non volerlo inserire una volta terminato l'album. Per fortuna ci pensò l'amico Ulrich a fargli cambiare idea, diventando così di fatto probabilmente la ballad per eccellenza del nostro gruppo.
Enter Sandman
"Enter Sandman" è la traccia di apertura del Black Album e qui viene proposta in versione live. Registrata nel Settembre del 1991 nell'aeroporto di Thoshino a Mosca (in occasione del "Monsters of Rock") i nostri si vedono esibire davanti a qualcosa come 500 mila persone, ma da fonti non ufficiali, probabilmente il numero di persone rasentava il milione. Arriva il turno dei nostri Quattro Cavalieri e, come di consueto, la loro esibizione è aperta da un epico brano di di Ennio Morricone, "L'Estasi dell'Oro", tratto dalla soundtrack del film western "Il Buono, Il Brutto & Il Cattivo" del 1966 diretto da Sergio Leone. Si ode la folla in visibilio e dopo il primo arpeggio che dà inizio alla song, ecco che Lars inizia a picchiare sui tom con un'energia incredibile mentre il pubblico di Mosca, dopo una prima esplosione data da un effetto speciale di scena, perde letteralmente la testa. Hetfield attacca con una prima strofa che riassesta il tempo su coordinate più consone, dato che inizialmente si era partiti con una velocità forse troppo sostenuta. Il pre-chorus è cantato con l'ausilio di Newsted che lascia libero spazio al singer per concludere questa prima parte. Seconda strofa con qualche inserimento da parte di Jason e si riparte con il ritornello che manda letteralmente al tappeto il pubblico. Arriva il momento dell'assolo da parte di Hammet che a parte qualche piccola sbavatura, riesce a reggere in maniera professionale. Colpi di tom e rullante ancora una volta forse troppo veloci, ed andiamo a sentire la parte parlata della canzone, quella preghiera recitata dal cantante e ripetuta dalle registrazioni del bambino del video. Altro chorus molto interessante in quanto a coinvolgimento generale ed assistiamo ad una breve pausa dove James sogghigna al pubblico compiaciuto per poi partire con la parte finale del brano che si conclude con piatti volanti e un assolo altisonante. Una band assolutamente in forma e la testimonianza di aver conquistato il pianeta. Questo è quello che si prova durante l'ascolto, una grandezza in ambito live ed un affiatamento incredibile che risulta quasi irresistibile, decretando di fatto il successo planetario da parte dei Metallica. Inizialmente pensata come theme entry per una superstar del pro-wrestling, Jim "The Sandman" Fullington, "Enter Sandman" è ispirata ad una leggenda popolare del folklore anglo-americano (a sua volta ispiratrice di una collana di fumetti denominata The Sandman). Una leggenda dove si parla di questo uomo dei sogni che ha il compito di addormentare le persone sofferenti di insonnia, nello specifico bambini (il "sandman" veniva usato come uno spauracchio, una sorta di "uomo nero") con la sua sabbia magica. Un malvagio Morfeo desideroso di dare il tormento a chi non fosse andato a dormire entro le ore previste. Le preghiere, quindi, diventano quasi indispensabili per scacciare questo fantomatico uomo nero, pregandolo di non entrare nei nostri sogni e di lasciarci riposare in pace. Se però decide di prendersi cura di noi durante il sonno, ci trasporterà verso territori immaginari che non sono necessariamente posti di pace e di tranquillità. Ecco quindi che il sogno si trasforma in un incubo da cui non si può sfuggire perché il mostro decide di sfruttare subdolamente i nostri pensieri più nascosti e le nostre paure più recondite per poter usare il tutto contro di noi. Un testo molto meno personale rispetto al brano precedente, anzi ci troviamo di fronte a delle liriche sostanzialmente di fantasia che riescono comunque a catturare l'attenzione rendendo partecipe l'ascoltatore in qualcosa che va al di là della nostra immaginazione.
Conclusioni
In definitiva ci troviamo di fronte all'ennesima commercializzazione del disco uscito un anno prima, e che trova collocazione come terzo singolo effettivo sui cinque proposti. Tra le potenziali hit, non poteva certo mancare "Nothing Else Matters" divenuta di fatto una delle canzoni simbolo del gruppo. E' talmente delicata ed affascinante che presa singolarmente si fa ascoltare ancora oggi senza sosta, senza contare che dal vivo non permette l'esclusione di accendini al vento. Un tentativo azzardato se consideriamo i lavori precedenti, ma che riesce ad essere vincente proprio perché risulta essere strettamente personale e soprattutto perché vengono azzeccate tutte le partiture strumentali che si incastrano alla perfezione con la voce intima dello stesso Hetfield. "Enter Sandman", invece, ci propone una band pronta al salito di qualità e pronta soprattutto a mostrarsi al pubblico in tutta la sua potenza. Non è un caso che ovunque vada la band siano in migliaia le persone a sostenerla e che se ne dica del loro cambio di rotta, piuttosto che di scelte chiaramente discutibili, parliamo forse di un cambiamento vincente, dato che i Nostri (dati alla mano) sono diventati la band Metal tra le più famose e seguite del pianeta. Il singolo di per sé non aggiunge molto a quello fatto su disco, ma è una ulteriore prova per sdoganare un intero genere. Avere nella propria collezione questo singolo è motivo di vanto, e arricchisce una discografia mostruosa fatta non tanto dai dischi veri e propri che con il passare del tempo diventeranno merce sempre più rara, ma soprattutto da questi piccoli gioiellini che rendono il puzzle chiamato Metallica mano a mano sempre più completo. Di certo un LP ha la sua consistenza, ma non dobbiamo mai tralasciare il singolo o l'EP, da sempre veicolo di promozione e soprattutto contenitore di perle rare come album esclusi dalla tracklist ufficiale, senza contare (come in questo caso) alcune chicche live da tramandare ai posteri. Un mini-lavoro che sicuramente merita un posto sui vostri scaffali e non farà di certi sfigurare la vostra collezione, anzi. Parliamo pur sempre dei Metallica, volenti o nolenti scrittori di importantissime pagine di storia del Metal.
2) Enter Sandman