METALLICA

Live Earth

2007 - Universa Music Group

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
18/08/2016
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione Recensione

A seguito del reclutamento del nuovo bassista Robert Trujillo, assoldato in formazione dopo l'abbandono di Jason Newsted, i Metallica dovettero lavorare particolarmente sodo per rialzarsi in piedi dopo la pubblicazione del controverso "St. Anger" del 2004, disco nato, come sappiamo, non sotto una buona stella in quanto prodotto da un gruppo quasi prossimo allo scioglimento e che lasciò non poco amaro in bocca ai fan che speravano in un ritorno in grande stile dei californiani. Tuttavia vi era ancora il fronte dei live per testare su strada la nuova line up e dare al tempo stesso prova ai propri adepti che non tutto era perduto; conclusa la campagna promozionale del full lenght e dei relativi singoli, i 'Tallica cercarono di suonare il più possibile dal vivo, volendo toccare ogni parte del globo per portare in ogni dove la loro potenza on stage non solamente durante i loro show ma prendendo parte anche agli eventi mainstream rivolti al grande pubblico; fra questi risulta anche il Live Earth, una maratona di musica rock e pop della durata di ventiquattr'ore consecutive organizzata dalla associazione SOS Save Our Selves e svoltasi il 7 luglio del 2007. Il nome del concerto, che per esteso risulta essere "Live Earth - The concert for a climate crisis", è traducibile come "La Terra in diretta - concerto per un clima in crisi" e si tratta di una mega serie di show organizzati per sensibilizzare l'opinione pubblica verso la delicata questione del surriscaldamento globale, che a lungo andare finirà inevitabilmente con il minare la salute dell'intero pianeta che ci ospita. L'esperimento ebbe una forte risonanza anche con il precedente Live Aid, il cui argomento era la lotta e la prevenzione della diffusione del virus dell'hiv; i 'Tallica presero parte a questo mega concerto a tema ambientalista insieme a diversi altri grandi nomi della musica quali MadonnaLinkin ParkPolice e Bon Jovi, ma a fungere da grande catalizzatore per migliaia di persone in tutto il mondo fu senz'altro l'opera di pubblicità della maratona svolta dalle personalità di spicco dei vari ambiti. Per questa grande kermesse musicale non vi fu un solo palco, ma ben undici location diverse cosparse su tutto il pianeta, che nel rispetto dei rispettivi fusi orari programmò i vari concerti facendoli inoltre trasmettere dalle varie emittenti radiofoniche e televisive: nel continente africano, si suonò al Coca Cola Dome Randburg, in Sudafrica, in Antartide alla Rothera Research Station, in Asia al Makuhari Messe di Chiba e al To-ji di Kyoto in Giappone e all'Oriental Pearl Tower di Shangai in China, in Australia al Aussie Stadium di Sidney, in Nord America al Giant Stadium in New Jersey e al National Mall di Washington D.C, in Sud America alla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro in Brasile per poi giungere alle due sedi europee: la AOL Arena di Amburgo in Germania ed il leggendario stadio di Wembley a Londra, dove i Metallica si esibirono nell'esibizione da cui è tratto il singolo "Live Earth". Trattandosi di un evento di simile portata, non si poteva richiedere che la band si cimentasse in uno dei suoi celebri concerti di ampia durata andando ben oltre i sessanta minuti di esibizione, la risposta favorevole alla partecipazione a questo colossale "flash mob" musicale fu talmente ricca che ad ogni artista venne concesso poco meno di mezz'ora per portare sul palco una selezionatissima scelta di brani. I Four Horsemen scelsero una set list breve, ma particolarmente esclusiva, andando ad estrapolare tre canzoni tutte dallo stesso disco, il Black Album del 1991, dal quale hanno eseguito "Sab But True", "Nothing Else Matters" ed "Enter Sandman". Si potrebbe quasi essere insoddisfatti di questi diciotto minuti di concerto, ma viste le buoni intenzione dell'iniziativa non c'è assolutamente spazio per i desideri da superstar, si suona per una buona causa e strimpellando le proprie composizioni con il cuore risultano più eloquenti in tal senso "poche ma buone canzoni" piuttosto di una lunga e quasi "esibizionista" nutrita set list. Analizzando questo prodotto dal punto di vista grafico, anche nella copertina si nota la semplicità eloquente scelta dal gruppo americano: su fondo nero emerge chiaramente il logo dei Metallica, raffigurato con l'allora recente font con le punte della M iniziale e della A finale ritorte verso l'interno, di colore azzurro tendente al bianco ed attorniato da una tenue texture fiammeggiante in color senape; al centro, compare unicamente l'icona simboleggiante il formato cd con sotto il nome del concerto, vale a dire "Live Earth - The concert for a climate crisis". Siamo quindi ben lontani dalle grafiche maggiormente elaborate consuete negli artwork dei quattro, ma come abbiamo detto il concerto in questione era un evento mediatico a sfondo sociale, e non un live esclusivo dei Four Horsemen. I 'Tallica tuttavia accettarono con entusiasmo la partecipazione, dato che i proventi ricavati dalla vendita dei biglietti furono donati al WWF (acronimo di World Wildfire Fund, l'organizzazione internazionale non governativa di protezione dell'ambiente con sede in Svizzera), il Sierra Club ( la più grande ed antica organizzazione ambientale degli Stati Uniti), Apollo Alliance, la coalizione tra partiti conservatori "blu" ed i partiti ambientalisti "verdi" di diversi paesi, e la coalizione Rainforest, l'organizzazione internazionale di tutela ambientale operante nei paesi tropicali. Mettendo sul mercato questo singolo live i Metallica sembrano quindi dirci "il pianeta su cui stiamo sta soffrendo, supportatene la tutela comprando questo nostro prodotto".

Sad But True

In apertura della tracklist troviamo "Sad But True" ("Triste Ma Vero") canzone che in origine occupava la seconda posizione nella lista dei pezzi di "Metallica". L'ingresso in scena dei Four Horsemen è senz'altro meno teatrale del solito (dato che la band è solita farsi precedere dalla colonna sonora del film "La Febbre Dell'Oro" composta dal maestro italiano Ennio Morricone); i quattro si presentano tuttavia sul palco con estrema professionalità, venendo immediatamente acclamati dalla folla, e basta semplicemente il quattro di Ulrich ad avviare l'esecuzione. Gli stacchi iniziali della struttura sono come al solito potenti e precisi, i powerchords tenuti creano subito quel senso di "botta" allo stomaco che ci colpisce tutte le volte che ascoltiamo questa canzone, per poi "infierire" nei successivi accenti ravvicinati. Come avvio della performance si può dire con assoluta certezza che l'entrata in scena e sicuramente di impatto e non appena il drummer danese si accinge alla famosa rullata che avvia la strofa il pubblico si lancia in dei sostenuti cori di incitamento. La struttura del pezzo si muove su un contrasto fra la linearità della parte di batteria contrapposta agli stoppati del riff in palm muting delle chitarre, trattandosi di una riproposizione dal vivo e vista l'ottima risposta del pubblico, i quattro suonano ad una velocità leggermente più sostenuta rispetto alla versione su disco, dando comunque un'ottima resa finale coadiuvata dalla perizia esecutiva di questi veterani del Metal. Hetfield non sembra infatti risentire assolutamente del maggior sforzo richiesto nel cantare il testo con una cadenza più marcata, anzi sfrutta ogni singolo stacco per calcare con ancora più enfasi i vari accenti sillabici delle varie parole. Il main riff dunque suona molto fluido e scorrevole, ed anche il break tra una porzione della prima strofa e l'altra è suonato con una precisione a dir poco chirurgica, dove Ulrich, per restare sicuri, scandisce i quattro quarti di pausa metrica con il charleston prima di ripartire. La velocità resta invariata anche nel ritornello, dove la salita di tonalità delle chitarre viene perfettamente seguita dal biondo vocalist, coinvolgendo così con un forte entusiasmo il pubblico presente anche nella parte intermedia; giunti all'assolo, a "dare lo start" al moro axeman dei Metallica è il boato riempitivo dell'audience che riempie la pausa, Hammet esegue la sua parte rispettando fedelmente il lavoro compiuto in studio senza stravolgerlo particolarmente, fatta eccezione per il finale che risulta leggermente modificato rispetto a quello che tutti conosciamo ma ovviamente sempre in tonalità. La ripresa del ritornello ed il successivo stop riportano sui binari principali il gruppo prima che venga eseguita l'ultima strofa, il vocalist si rivela particolarmente in forma in questo frangente e proprio sul finale Hetfield si lancia in una pronuncia del ritornello molto più alta di tonalità, quasi a ribadire che fosse particolarmente energico sul palco londinese. Nella conclusione i quattro tengono l'ultima nota, puntualmente scandita dai piatti di Ulrich, lasciando che gli strumenti elettrici elevino il proprio fischio facendo aumentare il feedback di frequenze fra i pick up e i vari diffusori sparsi per il palco, creando inoltre questo "casino" voluto scordando le chitarre ed il basso per ottenere una vera e propria cacofonia conclusiva. Il testo della canzone ruota tutto intorno ad uno scambio incalzante di battute tra il protagonista ed un ipotetico tu, il quale, ricopre tra i due il ruolo di interlocutore passivo a cui viene rinfacciata l'importanza del protagonista. A rendere particolarmente dinamico questo dialogo sono i continui "hey" di incitamento con cui il protagonista invita l'altro a mantenere sempre desta l'attenzione mentre gli viene fatto notare come senza di lui sarebbe letteralmente perso; il primo è per il secondo la vita in tutti i sensi ed inoltre è la guida che conduce l'altro all'interno del pericoloso percorso esistenziale, restando sempre l'unico a curarsi di lui, il contrasto si gioca ora tra l'io e gli altri: il protagonista è infatti l'amico leale e fedele, quella persona che non esita a farci la proverbiale lavata di testa usando anche gli insulti e gli schiaffi per rimetterci in riga, mentre gli altri sono gli ipocriti, quelli che ci sfruttano, che ci vessano e che non fanno altro che deriderci non appena scontriamo le corna contro l'ennesimo muro che la vita ci pone davanti. È triste ammetterlo ma è così. Dopo il primo ritornello si invertono i ruoli; ora è la voce narrante a ribadire l'utilità dell'amico all'interno della sua esistenza: egli è per lui una maschera, un riparo in cui rifugiarsi nei momenti di difficoltà, quella persona fidata con cui condividere ogni segreto ed ogni singolo stato d'animo nonostante egli sia sempre incolpato e costretto a pagare ogni colpa. L'amicizia dunque è un qualcosa che si può definire tale solo quando si costruisce un rapporto di rispetto reciproco talmente solido da non esitare anche a tirare fuori i denti in caso di bisogno. In certi frangenti, le frasi di circostanza sono solo aria fritta ed invece di tante parole ci occorre qualcuno che ci scuota fino a farci tornare il sangue al cervello, è triste, ma è vero.

Nothing Else Matters

Il concerto prosegue con "Nothing Else Matters" ("Nient'Altro Importa"),la traccia, che si può considerare la ballad con la b maiuscola dei Metallica, è collocata in ottava posizione nella tracklist del full lenght del 1991. come tutti i grandi classici di un gruppo, esso necessita di un minimo di preludio, un piccolo intermezzo che spiazzi momentaneamente i presenti facendo crescere in loro l'attesa e la suspense per poi far esplodere l'ovazione appena vengono eseguite le prime e famosissime note dell'arpeggio pima (così denominato poiché eseguito con le dita pollice, indice, medio ed anulare da cui prende le iniziali) che tutti i fan della band riconoscono tra mille. Il riccioluto chitarrista esegue infatti un arpeggio molto basilare fatto unicamente di soli powerchord, lasciando che l'effetto di riverbero aggiunto sul suo pulito faccia distendere per tutta lo stadio il suono in maniera molto delicata; questo passaggio dura appena un minuto, poi, dopo una breve pausa, ecco che inizia il su citato arpeggio, che dopo l'apprezzamento iniziale del pubblico lascia i presenti attoniti nel godersi l'ascolto. Per le prime battute Hammet è solo di fronte al mondo ad eseguire l'arpeggio della traccia, ma con il cambio si aggiunge successivamente anche la sei corde di Hetfield per un'esecuzione in sincro tra le più suggestive dei 'Tallica. L'esecuzione viene modificata rispetto alla versione in studio: a questo punto del disco, in corrispondenza dell'ingresso della voce, come sappiamo, entra anche la batteria di Ulrich, ma per questo show i Metallica optano per la variante con la prima strofa unicamente suonata dalle chitarre, sul modello di quella eseguita nel live sinfonico. Fio al primo ritornello quindi troviamo solo Hetfield a cantare il pezzo, la sua parte consiste unicamente negli accordi ritmici con il quale egli esegue l'accompagnamento senza i fraseggi di contorno di Hammet o di Trujillo. Nonostante questa mancanza comunque la traccia si rivela particolarmente suggestiva e coinvolgente, tanto che il primo "and nothing else matters" ("e nient'altro importa") viene cantato a gran voce unicamente dai presenti per poi far sì che il vocalist di Downey riprenda la sua performance. La batteria entrerà insieme agli altri strumenti in corrispondenza della seconda strofa, riportandoci così ai parametri originari del pezzo. Il tempo di batteria è sempre lineare e le chitarre in pulito scorrono leggere mentre la voce si concede qualche piccola chicca stilistica (compiendo anche una piccola stecca poco prima del fraseggio acustico intermedio delle due chitarre, ma si tratta di un dettaglio). L'inciso melodico viene invece eseguito in maniera perfetta e fedelissima all'originale, sempre scandito dalla batteria e dal basso; con la successiva ripresa sentiamo che la tensione sta crescendo: grazie alla voce sempre più graffiante di Hetfield, l'ultimo bridge è infatti cantato a tre voci, poiché nell'ultimo ritornello troviamo anche Hammet e Trujillo in qualità di coristi, e poi eccolo, lo scoppio finale, il momento dell'assolo del chitarrista cantante che come è auspicabile incanta i presenti fino all'ovazione conclusiva. Nella versione dell'album questa sessione solista veniva succeduta dall'arpeggio iniziale, ciclicamente ripreso per il fade out che andava a chiudere la canzone, in questo live invece vengono fatti nuovamente fischiare gli strumenti in attesa della partenza del brano conclusivo dell'esibizione. Come è noto, la lirica rappresenta una delle più introspettive mai scritte dal frontman della band, in cui la voce narrante lancia un vero e proprio urlo di guerra verso l'ipocrisia del mondo. Egli ha trovato nell'interlocutore a cui si rivolgono le parole la persona adatta per riporvi la sua completa fiducia e questa sarà il fedele alleato con il quale combattere le battaglie a cui la vita ci sottopone quotidianamente. I due confideranno per sempre in ciò che sono e non importa nient'altro. Hetfield confessa di non essersi mai aperto così tanto in precedenza, ma la vita è la loro e la vivranno a loro modo non curandosi dei pregiudizi, ciò che conta sono le parole non dette, quanto alle critiche e alle calunnie degli altri non importa niente di tutto ciò. L'io narrante cerca la fiducia e l'ha trovata nel tu a cui si rivolge, ogni giorno per loro, finché saranno uniti, rappresenta un qualcosa di nuovo, una sfida da affrontare scendendo in campo con la fiducia nelle proprie possibilità e non reputandola persa in partenza. Le loro menti sono aperte ad un diverso approccio della vita e delle singole situazioni, non importa nient'altro. Non ci si deve curare di ciò che dicono gli altri, definiti stoicamente "loro" nel testo, come non bisogna preoccuparsi dei loschi giochi a cui giocano, di quello che fanno o di quello che sanno. I due alleati sanno tutto ciò che occorre sapere, il resto non importa.

Enter Sandman

Lo show al Live Earth si conclude con "Enter Sandman" ("Entra Omino Dei Sogni"), la opener del succitato Black Album. Quell'arpeggio introduttivo di sette note di cui la quinta è sincopata, in quattro quarti è anch'esso uno dei riff più celebri del panorama Heavy Metal; l'effetto pulito con cui viene eseguito ci getta letteralmente in una dimensione onirica, dove i colpi sul charleston scandiscono metaforicamente il ticchettio di un orologio intento a contare i secondi del nostro sonno. È proprio la batteria a dare il via al crescendo iniziando una serie di stacchi sui fusti del set, ma sarà con l'ingresso delle chitarre distorte che il motore dei Four Horsemen inizierà a salire vertiginosamente di giri. Come ci si può immaginare, gli accenti in distorto lanciano il pubblico in una serie di cori di incitamento decisi e serrati, la tensione aumenta e a preannunciare la partenza al vetriolo è nuovamente il rullante di Ulrich. La strofa si basa su un tempo lineare, mentre le sei corde mantengono il main riff dell'introduzione eseguendolo però in maniera leggermente modificata. Il brano scorre, il gruppo è compatto e dinamico e con l'ingresso della voce la sessione si modula su una serie di pennate in palm muting scandite da un accordo stoppato in corrispondenza della fine di ogni frase; ogni capoverso è inoltre chiuso dalla parte finale del main riff, creando cosi un groove abbastanza lineare ma tuttavia coinvolgente. All'urlo di guerra di Hetfield,che esclama "are you out there?" ("ci siete là fuori?"), il pubblico risponde con la propria ovazione e con il sopraggiungere del pre ritornello, i presenti non si possono far altro che preparare a seguire il biondo frontman nella parte successiva; il ritornello della traccia infatti è strutturalmente semplicissimo ma tuttavia ideale per imprimersi immediatamente nelle nostre teste, poche frasi semplici che viene quasi automatico cantare, e non vi è da stupirsi se questo brano sia uno dei più attesi delle set list dei californiani. A lanciare la seconda strofa troviamo un break, dove le tre note di chiusura del main riff sono eseguite in solitaria dalle sei corde per poi ripartire con il tempo di batteria, il primo giro viene suonato senza il cantato per lasciare spazio al fraseggio solista in wah wah di Hammet, passato il quale questa seconda parte si svolge identica alla prima, dove possiamo apprezzare i quattro suonare con lo stesso tiro che da sempre li contraddistingue. Dopo il secondo ritornello vi è l'assolo, anche questa parte in solitaria viene eseguita dal moro axeman seguendo fedelmente la sua incisione del 1991, andando a chiudersi in maniera chirurgica insieme ai colleghi prima dell'intermezzo; i Metallica però hanno suonato leggermente più veloci del previsto e con l'arrivo della sequenza registrata con le voci del bambino e di Hetfield intenti a recitare la preghiera prima del sonno si sente una leggera sfasatura, fortunatamente il volume della registrazione è notevolmente più basso degli strumenti, quindi il ritardo audio si sente solo leggermente, e la ripartenza finale viene ripresa puntualmente in sincronia dai quattro musicisti. Il successivo rallentamento in cui la parte vocale di Hetfield prosegue coinvolge il pubblico in un battimani ancora più sostenuto, l'arpeggio in pulito iniziale a questo punto serve per creare la suspence prima della ripresa finale, che come è auspicabile i Metallica non mancano di eseguire con un energia davvero alcalina. Il finale viene preceduto da una pausa voluta in cui Hetfield incita ulteriormente per poi giungere così al finale ciclico del pezzo, strutturato sui giri di tom e timpano iniziali che abbiamo già ascoltato nell'apertura della traccia; immancabilmente questa sessione viene allungata per aizzare ancora un po' la folla prima della chiusura definitiva, che ancora una volta i 'Tallica svolgono con il proverbiale svarione fatto di stacchi e fischi degli strumenti. Trattandosi del Live Earth, Hetfield si congeda con una frase a tema, "take care of your selves and what's around you" ("abbiate cura di voi stessi e di ciò che vi sta intorno"); potrà sembrare la classica frase di circostanza, ma un messaggio simile lanciato da un musicista di quel calibro avrà sicuramente lasciato il segno in chiunque fosse presente, adempiendo così allo scopo dell'intera manifestazione. Il tema di questa lirica è uno dei più ancestrali che da sempre affligge l'uomo nella sua più tenera età: la paura del buio. Il protagonista della lirica è l'omino del sonno, la figura folklorica la cui leggenda narra che questo personaggio passi a gettare la polvere del sonno sugli occhi dei bambini per farli dormire, stimolandoli così a rivivere nei sogni le loro paure più recondite. L'intero testo è strutturato come un dialogo tra Hetfield ed un bambino; il frontman dei Metallica riveste metaforicamente il ruolo del padre che esorta il figlio a dire la rituale preghiera prima della nanna senza dimenticare nessuno dei parenti nell'elenco di soggetti per i quali richiedere protezione a Dio. Fatto ciò, giunge il momento di mettersi al caldo sotto le coperte, in attesa che arrivi l'omino a farlo addormentare, ma il buio è qualcosa di spaventoso e lo costringe a dormire con un occhio aperto, sempre vigile per verificare che non sbuchi nulla dall'armadio o da sotto il letto. La luce se ne va e sopraggiunge il buio, il bimbo è inerme in attesa che la sua mano venga presa per condurlo a sognare nell'isola che non c'è, ma qualcosa va storto e la sua mente è invasa dagli incubi. Nella sua mente non c'è la neve, ma ci sono la guerra, i bugiardi ed i draghi pronti a morderlo, il piccolo dunque è impaurito e dovrà per sempre dormire con un occhio aperto, guardando unicamente la luce nel corridoio come unico faro di speranza in quelle tenebre spaventose.

Conclusioni

Nonostante siano poche le canzoni di questo live dei Metallica, il risultato non può comunque far altro che lasciare soddisfatti tutti i fan della band; ovviamente si sarebbero potuti scegliere diversi altri brani da mettere in set list, magari andando anche a ripescare i classici dei primi album, ma bisogna comunque tenere presente che non stiamo parlando di un concerto dei Four Horsemen in tutto e per tutto ma della loro partecipazione ad un evento più grosso con una moltitudine di altri artisti, che però non andò a costituire il bill di un festival metal ma di una kermesse più ad ampio raggio il cui pubblico era costituito non unicamente da metallari. La scelta di eseguire questi tre brani tratti da uno degli album più commerciali, se non il più commerciale in assoluto a detta di molti, si è rivelato comunque il tocco d'astuzia: canzoni estrapolate dai primi tre album, per quanto anche il sottoscritto avrebbe notevolmente gradito di più, avrebbero tuttavia "costretto" chi non segue abitualmente i Metallica ad assistere ad un concerto non conforme ai propri gusti, allo stesso tempo poi, se avessero suonato pezzi tratti da "Load", "Re-Load" o "St. Anger" i metallari presenti avrebbero senz'altro gridato allo scandalo pretendendo come minimo indietro i soldi del biglietto. Le tre tracce proposte dunque si può dire che accontentassero tutti, thrasher oltranzisti e amanti della musica rock più ad ampio raggio che non si pongono minimamente il problema di cosa sia true e cosa non lo sia, anzi, magari in quell'occasione la loro curiosità verso il gruppo americano è stata ulteriormente stimolata. Lo scopo dell'evento, oltre al sensibilizzare l'opinione pubblica verso il tema del surriscaldamento globale, era quello di vendere più biglietti possibile per donare i proventi alle organizzazioni non governative di tutela dell'ambiente ed optare su una proposta a misura di qualsiasi ascoltatore ha senz'altro favorito una vendita più corposa di ticket di ingresso. Pur non avendo l'esclusiva di protagonisti, i 'Tallica hanno comunque recitato in maniera egregia il loro ruolo, suonando con professionalità e carisma tre dei loro componimenti più celebri; immancabilmente il vero animale da palco dei quattro resta James Hetfield, frontman e showman indiscusso dalle dote assai pregevoli, ma d'altro canto bisogna che ognuno dei quattro faccia la sua parte se si vuole che la macchina dei Metallica lavori a pieno ritmo. Anche il nuovo arrivato Trujillo dimostra di essere all'altezza della situazione; nonostante chi scrive ha sempre sostenuto che a prescindere dall'enorme talento l'ex Suicidal Tendencies non sia proprio nel suo ambiente naturale al cospetto dei Four Horsemen, bisogna comunque ammettere che egli sia un musicista dall'enorme valore tecnico. Per quanto riguarda la post produzione, i suoni sono calibrati molto bene ed i pezzi dei californiani escono limpidi e potenti dal primo all'ultimo; in queste occasioni non è mai facile creare i suoni per tanti artisti fra loro diversissimi ma lo staff del live Earth, in sinergia con la crew dei Metallica, ha fatto sì che la band potesse esibirsi nelle condizioni ottimali che gli spettano. Per certi versi, questo mini show dei Metallica al di fuori del loro contesto, si rivela molto più organico e coinvolgente di molti altri bootleg inseriti come riempitivo nei singoli promozionali veri e propri della band.

1) Sad But True
2) Nothing Else Matters
3) Enter Sandman
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