METALLICA
Jump In The Fire
1984 - Music for Nations
MARCO PALMACCI
12/09/2015
Introduzione Recensione
Dopo il successo del singolo "Whiplash", per i Metallica giunge l'ora di compiere un ulteriore passo avanti, un gradino in meno che li separa dalla loro seconda fatica discografica, quel "Ride The Lightning" che li avrebbe definitivamente lanciati nell'Olimpo del Metal, anche più di quanto già fatto da "Kill 'em All", secondo alcuni. Prima ancora di compiere quel passo così importante, però, i nostri decidono bene di farci ri-assaporare tre delle loro ultime fatiche discografiche, presentandocele nuovamente in una bella cornice singola, sapientemente predisposta per assumere come già fatto da "Whiplash" una dimensione propria, indirizzata non solo ai collezionisti ma anche a tutti i tipi di fan, che avrebbero così nuovamente potuto contare su di un singolo eccezionale e coinvolgente. Questa volta, il secondo singolo chiamato in causa è la celeberrima "Jump in the Fire", l'ultima uscita discografica prima di "Ride..". La tracklist di questo secondo singolo, datato 20 Gennaio 1984, è nuovamente composta dall'omonima track più due riproposizioni direttamente ripescate in "Whiplash", ovvero i finti live di "Phantom Lord" e "Seek & Destroy"; il tutto fu stampato sia su vinile (addirittura in versione "picture vinyl", in molti casi, vera rarità per collezionisti) sia su cassetta, in alcuni casi anche in formato "maxi", comprendente il tutto anche toppe ed adesivi della band. Un singolo distribuito anche oltre i confini statunitensi, in particolar modo in Olanda anche grazie all'interessamento della Roadrunner Records. Ad entrare nella storia, oltre che il contenuto musicale, sicuramente anche quello "artistico", dato si che l'artwork di questo lavoro domina prepotentemente ancora oggi l'immaginario di ogni Metallifan che si rispetti. Il famoso demone immerso nelle fiamme, dai tratti quasi "orcheschi", una creatura mostruosa e possente, dal fisico imponente e dal grugno minaccioso, un essere pronto a resuscitare dagli abissi dell'Inferno per conquistare il mondo, proprio nel modo descritto dalla stessa "Jump in the Fire". Un artwork scelto non propriamente a caso, in quanto ancora una volta denso di storia e rimandante ad una precisa tradizione letteraria. Il mostruoso soggetto raffigurato, infatti, è direttamente ripreso da un'illustrazione realizzata dall'artista Les Edwards, divenuto famoso come illustratore legato in particolar modo ad ambientazioni Horror, Fantasy e Sci-Fi (fra le sue tante opere, anche una raffigurazione del ben noto cimmero Conan); un'illustrazione che Les realizzò per far si che divenisse l'immagine-simbolo di un racconto di Graham Mastertons, intitolato "The Devils of D-Day" e datato 1979. Ancora una volta, come nel caso di H.P. Lovecraft citato un anno dopo nel brano "The Call of Ktulu", i Nostri dimostrano di essere una band particolarmente interessata ad inserire nella propria musica tutto ciò che può interessargli, tutto il quotidiano possibile. Un'operazione degna di un gruppo di ragazzi intenzionati proprio a mescolare assieme le loro più grandi passioni, per poter dar vita ad un qualcosa di nuovo e sconvolgente. Idea quanto meno azzeccata, visto che questa volontà di inserire proprio "quel" mostro divenne ben presto madre di un'iconografia che vuole i Metallica rappresentati da quella creatura quasi a mo' di "mascotte", tanto che nel 2009 vennero addirittura realizzate delle "action figure" per commemorare uno dei mostri più famosi del Metal (assieme al maideniano Eddie ed al motorheadiano Snaggletooth, giusto per citarne due), realizzate dalla MediCom Toy Inc. in edizione limitata a mille unità, dal costo originale di cento dollari meno un centesimo (99,99 $) ed altre la bellezza di 34 cm, vendute tramite internet. Dopo questa breve introduzione passiamo, dunque, ad addentrarci in questa nuova avventura targata Metallica.. gli ultimi tre brani prima della consacrazione definitiva. Let's Play!
Jump in the Fire
Proprio come accadde in "Whiplash", anche questa volta è "Jump in the Fire" ad aprire le danze, questa volta però in veste di titletrack. Uno dei primissimi brani mai concepiti dai Metallica, trova la sua primissima incarnazione grazie alla chitarra di Dave Mustaine, che ne stese una prima versione ai tempi della band Panic, nella quale militava ancora sedicenne. Il resto dei nuovi compagni d'avventura, tuttavia, la trovò troppo grezza, anche e soprattutto a livello lirico (secondo le cronache dell'epoca, il brano era stato volutamente farcito da Dave con riferimenti sessuali piuttosto espliciti). James e Lars dunque, coadiuvati sempre da Mustaine, decisero di rimettere mano alla composizione per renderla più adatta al loro stile, inserendola in seguito come ottava track della loro primissima demo, "No Life 'Til Leather", datata 1982. Stando ad una dichiarazione del batterista Lars Ulrich, una grande fonte di ispirazione per il brano fu l'anthemica "Run To The Hills" degli Iron Maiden, scelta proprio per l'incredibile successo che la Vergine di Ferro stava riscuotendo in quel periodo con il capolavoro "The Number of The Beast". La coppia Hammett-Hetfield dona vita ad un riffing incalzante e dal sapore più prettamente british, figlio di una N.W.O.B.H.M. che tanto ha appassionato i nostri giovanissimi Metallari e molto ha contribuito a spingerli verso il sound che ora stiamo udendo. Qualche spruzzo di Hard Rock (Deep Purple in primis) e questo inizio può dunque dirsi definitivo, facendo partire il brano spedito e donandoci uno dei primissimi saggi di potenza in studio di questo (allora) giovanissimo quartetto. Un sound duro, sferragliante, che sa di Acciaio praticamente in ogni nota proposta, il tutto grazie anche alle grandi capacità di una sezione ritmica praticamente perfetta. Cliff suona con la naturalezza e la scioltezza che lo hanno sempre contraddistinto, quelle tipiche di un ragazzo sinceramente appassionato ed amante della sua musica, cesellando le note di James e Kirk in maniera superba, mentre Lars ci presenta un drumming non troppo elaborato ma funzionale alla causa. Il danese è un batterista perfetto per lo stile dei nostri, capace di garantire un andamento solidissimo e di tenere molto bene il tempo, risultando non propriamente un Dave Lombardo o un Nicko McBrian, ma anzi riprendendo in pieno lo stile di batteristi come Phil Rudd. Granitico e frontman in seconda, in quanto la foga con la quale picchia le sue pelli lo fa assurgere a coprotagonista assoluto della scena, sia in studio che in sede live. La voce di James è anch'essa praticamente perfetta per il genere proposto dai nostri, ed il brano può dunque beneficiare anche dell'ugola del frontman, oltre che di un'andatura Hard 'n' Heavy irresistibilmente estremizzata da questo nuovo che avanza. E' come se la Stars and Stripes si fosse unita alla Union Jack, andando a fondere due tradizioni magnificamente complementari e di pari passo importanti. Udiamo il primo solo di Kirk verso il minuto 2:10, quando il chitarrista comincia dapprima ad emettere una sequenza di note assai rugginose ed in seguito sfocia in una splendida "tosta" melodia che molto deve al maestro Blackmore ed un po' sembra riprendere, in alcuni frangenti, lo stile dell'asso più famoso del Rock, mr. Ace Frehley. Nel tutto, i rocciosissimi Hetfield e Burton aiutano l'amico in sede di ritmica, andando a rendere ancora più corposo il suo sound. Cliff è il valore aggiunto, James un grande chitarrista ritmico, e giungiamo dunque al secondo assolo, questa volta ancora più intenso e diretto del primo, verso il minuto 3:46, momento in cui Kirk decide che è giunta finalmente l'ora del definitivo pedal to the Metal, donando vita ad un velocissimo turbinio di note, taglienti come rasoi e magnificamente melodiche e squillanti. Uno stile che, unito a quello dei suoi compagni, va a delineare uno dei brani definitivi dei Metallica. Il ritornello irresistibile (vi sfido a non urlare per giorni, in seguito all'ascolto, "jump in the fire!!" a mo' di emuli di James), il sound metallico e fendente, la batteria incalzante, le chitarre ruvide e potenti, il basso che arricchisce.. tutto è perfetto, nulla è fuori posto, il primo brano si presenta dunque in grande stile, facendoci capire subito perché esso sia stato inserito in questo singolo. Il testo sembra quasi recitato dal diavolo in persona, in quanto è proprio una strana figura abitante di una "casa infuocata", a parlare. Una sinistra campana presto risuona, e capiamo immediatamente come il tentatore per antonomasia sia interessato a farci cedere ad ogni tipo di tentazione, tentando di circuire l'intero pianeta e facendo in modo che tutta l'umanità si tramuti in una bolgia di schiavi al suo servizio. "Induco in tentazione sia te sia tutto il pianeta, vi invito ad abbracciare la mia peccaminosa stirpe", queste le parole del demonio, che ha spalancato una voragine al centro della terra, una voragine bollente i cui soli vapori sono in grado di sciogliere qualsiasi tipo gelo dovuto all'esitazione. Il nostro Arcidemone non teme la nostra titubanza, sa bene che sin dall'alba dei tempi siamo inconsciamente dei suoi servitori e che lui e solo lui sarà il dominatore di questo universo. "Non esiterò, è il momento di compiere il vostro destino.. per cui, SALTATE NEL FUOCO!!", queste le sue infernali parole, questo il suo invito, anzi, il suo ultimatum: dobbiamo compiere quel gesto per assicurarci finalmente la vera libertà, la vera sensazione di potenza.. dobbiamo diventare suoi amici e non essere suoi nemici, a discapito dei racconti paurosi dei nostri genitori o del prete della parrocchia. Il demonio ha comunque un aspetto effettivamente spaventoso: "l'Inferno nei miei occhi, l'odio nelle mie vene", questa la sua descrizione, i suoi seguaci sono giunti sulla terra per procacciarsi anime e per stanare tutti coloro i quali hanno deciso di nascondersi, per evitare di far parte delle schiere dannate. Nessuno potrà sfuggire al volere definitivo, qualora ci ribellassimo verremmo presi con la forza.. e dunque, non ci resta da fare altro, se non saltare nel fuoco. Perché, in fondo, è proprio il diavolo a dirci che egli è un po' in ciascuno di noi, perso in una piccola porzione dei nostri cuori. Non deve far altro che essere liberato, saltando appunto nel cerchio infernale. Un testo che potrebbe anche essere letto in chiave allegorica, nel senso della nascita di un nuovo tipo di sound molto più violento e crudele che mai.. il Thrash Metal, che con le sue perentorie urla ci sta invitando a buttarci nella mischia ed a prendere confidenza con questa nuova creatura nata in casa Metal.
Seek & Destroy
Il secondo brano è nientemeno che "Seek & Destroy", altro inno di casa Metallica da cantare a dir poco a squarciagola. Siamo nel lato "Live Version", ma come già detto ad inizio articolo, quella che udiamo è una semplice versione studio con l'aggiunta di un coro a simulare l'esecuzione durante un concerto, più qualche piccolo ritocco in sede vocale da parte di James, che simula quasi il trovarsi dinnanzi ad una folla per differire in minima parte dall'esecuzione in studio, anche grazie a qualche effetto eco. Si parte "calmi", le note hanno un che di ossessivo e marziale nel loro incedere ed i Metallica cercano di creare un'atmosfera pesante e claustrofobica, adottando sempre quella cadenza "assassina" che non fa assolutamente rimpiangere la velocità selvaggia e senza quartiere di altri pezzi. Lars e Cliff ci spingono letteralmente a marciare, compatti come tanti soldati, ed anche il cantato di James risulta secco e tagliente, di impatto, non aggressivo in maniera esagerata ma anzi più controllato e dosato. La ritmica riesce ad imporsi magnificamente, e traina Kirk e James lungo tutto il percorso; il duo chitarristico dosa bene le energie, decidendo sempre di rimanere più "ipnotico" che violento, mirabile il modo in cui James scandisce il titolo del brano, quel "searchiiiiiiiiiiiiiiin.." esteso e protratto per qualche secondo ed infine il "seek-and-destroy!" ben scandito grazie anche ai colpi della batteria di Lars, uno dei momenti più famosi dell'intero disco. Proprio Lars, con il suo instancabile drumming, compie uno stacco verso il minuto 3:11, accelerando vistosamente e dettando tempi nuovi, porgendo il fianco ad un aumento sostenuto di velocità (ma non troppo) che prelude la rottura dello schema "riffone ipnotico" e preannuncia un ottimo assolo eseguito da un Kirk più ispirato che mai, il quale fa notare lungo tutte queste note il suo amore per la N.W.O.B.H.M e si fa ancora una volta apprezzare per capacità esecutive. Si ritorna poco dopo al riff iniziale e viene ripresa la struttura portante del pezzo, il quale prosegue esattamente come era iniziato. Continuiamo a marciare imperterriti, compatti, fianco a fianco, senza paura e sprezzanti del pericolo. Un brano che, nonostante non brilli per varietà e conservi praticamente quasi inalterata la sua struttura, dall'inizio alla fine, non riesce proprio ad annoiare ma anzi, coinvolge sempre di più, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto. Un brano da cantare tutti in coro, destinato a fare sfracelli in sede live, come ampiamente dimostrato dai "contatori" citati poco prima. Un brano particolare, magari non sparato ai massimi livelli ma nemmeno da trascurare, ANZI, una piacevolissima (seppur non troppo marcata) variazione sul tema che ci presenta i Metallica in grado di "far del male" anche se non viene tirata in causa la violenza sonora figlia di una velocità senza limiti. Da apprezzare, ammirare e non dimenticare mai. Il testo, poi, è uno dei più "tosti" mai scritti dalla band: si parla infatti di una banda pronta a mettere a ferro e fuoco una città intera si perlustra la metropoli palmo a palmo, i nostri ragazzacci sono in cerca di divertimento e per questo sperano di incrociare in qualche vicolo i loro rivali, per sfoderare i coltelli e battersi fino alla morte, per la supremazia del territorio. Similmente a quanto narrato in un altro brano presente in "Kill 'em All", nella fattispecie "No Remorse", anche in questo caso i Metallica si riuniscono in coorte alla ricerca di una guerra da combattere, anche se il contesto diviene molto più "urbano" e legato al mondo delle gang. I Nostri ragazzi sono mossi da "pensieri malvagi", nulla di nuovo, ci dicono, tutti noi sappiamo che sono degli sbandati e che incrociarli di notte in un qualsivoglia quartiere può voler dire solo una cosa: battersi valorosamente, o essere schiacciati. Un testo che sembra rimandare a molte pellicole e libri trattanti questo argomento, le parole di "Seek & Destroy" sembrano proprio palesare dinnanzi a noi l'irruenza dei Guerrieri del film"The Warriors", o il perfido sadismo dei Drughi del romanzo-film "A Clockwork Orange"; insomma, i ragazzi sono sulla strada, per "cercare" ed, una volta trovato ciò al quale sono interessati, "distruggere" senza alcuna pietà. I nemici non possono scappare, i nostri "drughi guerrieri" sono spinti solamente dalla volontà di uccidere e quest'ultima non se ne andrà finché i loro desideri non saranno soddisfatti. Sfuggirgli è impossibile, nostro malgrado dovremo accettare.. una partitina ai nozh-coltelli. La rabbia urbana esplode, dunque, in tutta la sua violenza e non c'è modo di arginarla, le gang si quieteranno unicamente con il sorgere del sole, quando tutti torneranno nelle loro case a riposarsi, in attesa che l'astro tramonti ancora una volta, per uscire nuovamente a cercare sangue fresco con il quale abbeverarsi. Un'escalation di violenze e di furia, che non troverà mai pace ma anzi, se possibile si inasprirà ancora di più.
Phantom Lord
Chiude le il lavoro l'ultimo "finto live" di questo singolo, ovvero "Phantom Lord", nel quale si utilizza più o meno lo stesso espediente già udito nel pezzo precedente. Un'intro di chitarra presto ci porge il benvenuto, rendendo l'atmosfera assai inquietante e quasi ossessiva, claustrofobica. Un gran bell'inizio per spianare la strada all'aggressività di James e Kirk, che con le asce non tardano a sfogarsi, scandendo le prime note in maniera netta e precisa, coadiuvate dai tamburi di Lars.. la precisione marziale non è comunque destinata a durare per molto, e subito il nostro speed commando si lancia in un vero e proprio assalto che, da lì a poco, avrebbe ispirato un numero incalcolabile di band. Thrash allo stato puro, che strizza l'occhio ai padri fondatori della N.W.O.B.H.M., andando a ripescare un gusto per la composizione tipicamente Heavy British ma al contempo esagerandolo, velocizzandolo e donandogli un'irruenza tipicamente a stelle e strisce. I nostri giovani guerrieri del metallo pesante voglio dimostrare di esserci, sono affamati ed incazzati, ognuno pretende il massimo dal suo strumento: Ulrich si fregia della tipica veemenza che ha sempre contraddistinto il suo drumming, non eccelso a livello di tecnica ma comunque assai "presente" e trascinante, dal basso di un genio come Cliff non si può veramente pretendere di più, mentre le asce di Kirk e James danno vita ad una prova concreta ed assai convincente, suonando sporche e taglienti quanto basta per metterci di fronte ad un fatto ormai, a questo punto, conclamato. Dinnanzi a certe galoppate non possiamo non assistere, rapiti, ad una delle teorizzazioni / concretizzazioni definitive del Thrash Metal, giunta sin da noi a colpi di Raven e Motorhead, artisti che lungo le note di questa "Phantom Lord" riusciamo a scorgere ben più di una volta. Una tempesta di velocissimi e possenti riffoni, i quali sfoceranno verso il minuto 2:01 in un possente assolo, il quale dispenserà velocissimamente tutta una serie di note taglienti come rasoi. Ottimo gioco di solistico e ritmica, in quanto i nostri due chitarristi riescono a sorreggersi ed aiutarsi l'uno con l'altro, proprio per impreziosire il momento, donando al solo una solida base sulla quale stagliarsi in tutta la sua potenza. Minuto 2:30, dopo tanta violenza il posto dell'assolo viene preso da un melodico arpeggio, assai particolare ed evocativo, che si protrae abbastanza da farsi ammirare ed assaporare. Il tutto non sembra comunque dover durare troppo. Le chitarre tornano a carburare ed il drumming di Lars torna ad essere ossessivo, il basso di Cliff torna a ruggire come un leone mentre le chitarre di Kirk e James tornano a picchiare durissimo. Nuovo assolo e ripresa dei riff portanti delle strofe già udite in precedenza, sentiamo ancora di più l'influenza dei fratelli Gallagher e di un certo tipo di N.W.O.B.H.M. più veloce ed arrabbiata, mentre il pezzo si appresta a terminare con rapidissimi giri di tamburi compiuti da mr. Ulrich e la grattata / rugginosa voce di James che emette il suo ultimo urlo. Riff conclusivo e dunque giungiamo alla definitiva disfatta del genere umano, proprio perché il testo riprende alcune tematiche "sovrannaturali" già scorte in "Jump In The Fire", mescolate a del sano orgoglio "metallaro". Il Re Fantasma, catene e pelle, metallo pesante, un armamentario che effettivamente ci fa pensare ad una sorta di entità giunta sino a noi per convertirci a suon di acciaio musicale: "Quel suono che squarcia le tue orecchie, l'assordante suono del Metallo è qui vicino.. i corpi attendono le sue fruste, il sapore della pelle sulle tue labbra..", questo mitico signore della guerra, in un abbigliamento che sembra ricordare molto da vicino il look "sadomaso" dei Judas Priest (pelle e fruste divennero ben presto una prerogativa di Halford e soci, sin dai tardi '70), giunge quindi su questa terra brandendo una spada ed intonando un grido di guerra mai udito prima. Più forte, più intenso, più violento. Sono le urla belluine del Thrash Metal, l'ultimo arrivato in famiglia, che ha intenzione di piombarci addosso con il suo destriero e di sbaragliare le nostre difese con il suo esercito. Non possiamo neanche pensare di respingerlo, la sua avanzata è inarrestabile e ben presto gli schiocchi delle fruste comporranno la sinfonia della nostra disfatta. Una guerra a suon di Metallo, che perderemo soccombendo sotto la spada del signore dei fantasmi. Il signore dei Fantasmi può dunque solo vincere, del resto era scritto, visto che questo terribile generale non aveva mai perso una guerra in vita sua. Macerie e vapore salgono dal suolo, adesso è tempo di dominare la realtà a suon di Metal, sparato rigorosamente a tutto volume, senza stare a preoccuparsi di lamentele o vicini troppo "sensibili". Questa terra è ormai patria dei muri sonori infranti, decibel su decibel che scuotono il terreno e permettono agli eletti di poter sfogare tutta la loro passione per questo genere musicale. I metallari hanno vinto, sul pianeta Terra non ci sarà più spazio per nessuno eccetto che per loro!
Conclusioni
Giunti alla fine di questo ultimo singolo, non possiamo che confermare quanto detto in conclusione nella recensione di "Whiplash": i Metallica dimostrano di non sbagliare un colpo, presentandoci nuovamente un bel mini-assortimento di brani ma questa volta optando per una veste grafica ancor più accattivante e marcata. Se la copertina di "Whiplash" è sicuramente di impatto, quella di "Jump.." riesce ad esserla almeno il triplo, grazie alla scelta di tributare un'artista letterario ed un pittore allo stesso tempo, andando a donare ai fan una raffigurazione capace immediatamente di stagliarsi nella testa e di provocare anche e soprattutto esaltazione. Del resto, il Metallaro è da sempre visto come una sorta di "mostro", di personalità da evitare, da temere. Uno status che non ci abbatte ma anzi ci fa quasi gasare, assurgere a dei "prescelti" in grado di dominare il prossimo con la paura, ruggendo esattamente con la forza di un mostro infuocato, con quella rabbia e quell'energia che le persone "normali", quelle che non rischiano per timore d'essere "riprese", non hanno. Dinnanzi a cotanta potenza sonora, è effettivamente impossibile non compiere quel balzo narrato nella titletrack.. magari il Diavolo non è sempre come lo si dipinge, magari a ruoli inversi siamo noi, i veri buoni, mentre chi si vanta della propria moralità non è nient'altro che un abietto volenteroso di rassicurazioni e giudizi "positivi", proprio perché solo in quel modo riesce a riscattarsi, essendo miserabile nell'anima. Tante possono essere le tesi, una sola la verità: "Jump in the Fire" ferisce e colpisce, e non è un caso che tantissimi non siano stati più gli stessi, dopo aver sentito un brano del genere. Un pezzo capace di disintegrare ogni freno inibitore, capace di trasportarci in un mondo fatto di cicloni di note e muri di decibel, un mondo in cui i capelli possono essere lasciati sciolti e scossi a ritmo di musica potente e dove il calore non manca mai. Niente gelo e niente freddo, all'interno di quel pozzo senza fondo vi è forse la chiave della vera felicità. E noi siamo lì, sull'orlo, scrutando la luce abbacinante e percependo i vapori sulfurei, udendo da lontano quelle taglienti note che, lo scommettiamo, sconvolgeranno la nostra esistenza. Cosa aspettiamo, dunque? Qui si convien lasciar ogni sospetto, ogne viltà convien che qui sia morta.. direbbe Virgilio. Anche se noi, novelli Dante, non siamo affatto pronti a "lasciare speranze", saltando nel fuoco. Casomai, siamo in procinto di vivere una delle esperienze più belle della nostra vita. So.. JUMP!!!!
2) Seek & Destroy
3) Phantom Lord