METALLICA
Hero Of The Day
1996 - Elektra Records
MICHELE MET ALLUIGI
27/10/2015
Introduzione Recensione
Continua il viaggio in quella che a detta di molti fan è considerata "l'era del mercimonio" dei Metallica. Negli anni novanta infatti, i Four Horsemen diedero letteralmente una svolta alla loro carriera, facendo sfumare lentamente con il Black Album i fasti degli anni d'oro che li rese una leggenda del Thrash Metal per indirizzarsi verso sonorità più Hard Rock. Fosse stato solo questo il "problema", di certo le critiche sarebbero certamente state di minore intensità; ciò che infatti destò maggiore scalpore fra gli amanti del gruppo fu senz'altro il loro repentino, ed assai drastico, cambio di immagine totale: dalle grafiche dei dischi al look fino ad arrivare all'atteggiamento stesso, James Hetfield, Kirk Hammet, Lars Ulrich e Jason Newsted divennero in tutti sensi "delle altre persone". Posto sempre che l'abito non fa il monaco, va comunque considerato che i quattro musicisti americani presero forse un po' troppo alla lettera questo detto; nel loro caso i jeans, le t-shirt dei gruppi ed il chiodo non erano solo degli oggetti ma la rappresentazione effettiva di quell'attitudine libera, cruda e primigenia che attraverso i loro dischi precedenti hanno sempre decantato. Fino ad "...And Justice For All", il concetto cardine della loro filosofia era : "siamo i Metallica, viviamo, mangiamo, beviamo e respiriamo la cultura del Metal e non ce ne importa niente se la società ci vorrebbe ben vestiti e pettinati, ce ne freghiamo che continuiamo a spaccare tutto con la nostra musica", ma a partire dal Black Album anche questa virtù guerriera iniziò a piegarsi a quello che fu il richiamo dei soldi, "Pecunia non olet" (trad. "il denaro non ha odore") dicevano i latini, ma quando sei una leggenda della musica che riempie gli stadi devi anche considerare che i fan non solo ti ascoltano ma credono in te in tutto e per tutto; nel caso dei più giovani sei anche il loro idolo e magari hanno sudato sette camicie, attuando chissà quali sotterfugi, per comprare i tuoi dischi, il tuo merchandise e vestire come te, ma una cosa è potersi comprare una giacca di pelle uguale alla tua sulla quale poter mettere la tua toppa, ben altra è comprarsi un Rolex d'oro proprio come quello che stai sfoggiando nelle ultime fotografie promozionali, assieme al sigaro cubano ed agli occhiali da sole all'ultimo grido. Che fine hanno fatto i Four Horsemen? Probabilmente hanno cavalcato verso i campi elisi di un oblio che ormai riecheggia solo nel cuore dei fan. Ora invece sembra ci siano solo i Four Modelmen, che sempre nel 1996, dopo la pubblicazione di "Until It Sleeps" tornano ora a farsi sentire con un nuovo singolo, "Hero Of The Day", pubblicati rispettivamente prima e dopo l'uscita di "Load". I fan sono ufficialmente scissi in due: quelli vecchi, delusi ed amareggiati per un album che, per quanto ricco di spunti interessanti, non è certo all'altezza degli apici gloriosi dei propri predecessori, e quelli nuovi, dalle orecchie più fini e morbide, entusiasmati invece dalle nuove canzoni più hard rock ed orecchiabili, ben lontane dal "frastuono" delle sonorità marcatamente thrash metal. Sul piano prettamente grafico viene mantenuto lo stile già utilizzato nel singolo: il nuovo logo, ormai privato delle classiche punte agli estremi della M iniziale e della A finale, appare ben lampante in alto, mentre sotto di esso un composizione in bianco e nero, il cui soggetto questa volta risulta essere la classica "stella" che divenne il simbolo della band negli anni novanta. Il messaggio è chiaro: i Metallica sono cambiati e dei loro ricordi restano solo le suddette punte, utilizzate ora come elemento costituente del nuovo simbolo, dallo stile decisamente più commerciale. Nella tracklist compaiono nuovamente due tracce, la prima, "Hero Of The Day", brano di cui i nostri hanno anche realizzato un videoclip promozionale e che rappresenta ciò che sono i Metallica del 1996, la seconda è il celebre medley "Kill/Ride": un composto di brani leggendari che comprende "Ride The Lightning", "No Remorse", "Hit The Lights", "The Four Horsemen", "Seek And Destroy" e "Fight Fire With Fire", tutti evergreen estratti dal primo album "Kill 'Em All" e dal seguente "Ride The Lightning", fusi tra loro in una marcia epica nel loro passato eseguita durante un concerto in Texas. Ancora una volta in sole due canzoni i Metallica offrono ciò che sono e ciò che erano; mentre nel singolo precedente era presente ad eterno memento la cover di "Overkill" dei Motorhead ora troviamo un medley dove i Metallica rendono omaggio ai Metallica suonandosi al meglio della loro forma e memoria storica, una vera e propria chicca che i presenti a quell'esibizione non potranno mai dimenticare e che i posteri consumatori di questo singolo potranno ascoltare ripensando a proverbiali bei tempi andati. Che gli stessi 'Tallica si siano resi conto che, per quanto ora siano rockstar, non possono fare a meno di ricordare che sono arrivati dove sono ora proprio grazie a quei brani?
Hero Of The Day
Le danze si aprono "Hero Of The Day", che fin dalle prime note appare subito come la classica ballad a metà fra una canzone introspettiva in pieno stile grunge alla Alice In Chains ed un pezzo più morbido dal tocco southern alla Lynyrd Skynyrd. Ad introdurre il pezzo è un fraseggio in pulito dal retrogusto tipicamente blues; ancora una volta i Four Horsemen avviano il gioco in maniera più soft di come eravamo abituati a ricordare. L'atmosfera si fa subito molto yankee, le note infatti si tingono infatti dell'odore di asfalto della Route 66, regalandoci subito un alone di malinconia che solo chi è stato travolto dal tir della sua stessa esistenza può provare. L'ingresso della batteria di Ulrich non è più deciso e di impatto come all'epoca di "Ride The Lightning" ma più delicato, dal tenere il tempo sulla campana del ride infatti, il batterista di origini danesi entra in un tempo lineare e leggero, conforme alla melodia che va lentamente creandosi insieme alla voce calda e profonda di Hetfield, il quale, da subito veste i panni del narratore bluesman piuttosto che quelli, ormai apparentemente messi nell'armadio, della bestia thrash che fu negli anni ottanta. A dare colore a questo inizio un po' privo di mordente sono i ricami ritmici del basso di Newsted, che segue le chitarre attraverso una serie di fraseggi variegati che "esulano" un po' dal contesto. Ad appena 36 secondi dall'inizio della canzone inizia subito il crescendo, una soluzione già sperimenta dai Four Horsemen in passato ma con ben altri risultati, che accompagna a mano a mano il crescere delle tensione interiore fino ad arrivare ad un esplosione che, ahimè non arriva; sembrerebbe una "falsa partenza", ma trattandosi dei Metallica, tale espediente è voluto per accrescere maggiormente l'attesa, mentre la grinta arriva ormai dopo i due minuti di durata. Le chitarre finalmente aumentano il tiro e la batteria passa al tappeto di doppia cassa in sedicesimi che finalmente spinge un po' di più quello che altrimenti sarebbe stato difficile credere un pezzo dei Metallica. La traccia è ricca di pathos, è molto orecchiabile e indubbiamente scorre via molto bene, ma emerge lampante quanto "Hero Of The Day" sia il classico pezzo da passaggio in radio: ben scritto, ben strutturato e ricco di groove indubbiamente, ma nel caso dei quattro musicisti californiani sembra di sentire ruggire un leone ormai addomesticato dal proprio addestratore ed ai fan della vecchia guardia questa ballata avrà sicuramente scendere una lacrimuccia nostalgica, ma non per la nostalgia malinconica del testo. Le liriche sono pregne della classica rassegnazione dei testi blues: una rabbia che ci divampa nel cuore ma che comunque ci vede impotenti di fronte alle rassegnazioni della vita; nelle situazioni più buie, come un bambino, ci rivolgiamo alla nostra mamma chiedendole aiuto verso i "bulli" della vita di tutti i giorni che ci picchiano ripetutamente, solo che essi non sono i compagni di scuola delle elementari, ma sono i nostri capi a lavoro, i professori al college, il governo e tutte quelle entità che giorno dopo giorno ci opprimono con il loro solo esistere senza lasciarci via di scampo. Nelle favole abbiamo sempre sentito parlare di tanti eroi che sconfiggono i cattivi e tutti noi andiamo quindi alla ricerca del nostro eroe del giorno, ma siamo davvero sicuri di trovarlo? Che cosa succederà se dovessimo venire fuorviati dalle "false indicazioni" di idoli ipocriti che eroi lo sono solo in apparenza; tutti coloro che ci ammaliano immediatamente con le loro azioni per poi rivelarsi solo una bieca delusione che ci ha solo fatto illudere e perdere tempo, quelli non sono eroi, ma sono solo disgrazie che danno un ulteriore giro di chiave ai lucchetti delle catene che ci imprigionano nel disagio esistenziale. Restiamo chiusi nella nostra stanza, immobili e debilitati da un malessere che solo chi è stato incantato ed illuso come noi può capire, abbiamo solo la forza di guardare fuori dalla finestra con un bagliore di speranza negli occhi ma vediamo solo le luci in lontananza mentre il tempo scorre lento e la lancetta dell'orologio scandisce ogni secondo quasi fosse una pugnalata dritta al nostro ventre. La metafora viene resa molto bene attraverso il videoclip del pezzo, il quale racconta di un ragazzo disoccupato che trascorre tutte le sue giornate fra uno zapping senza scopo alla televisione, una golata di vodka e una sveltina occasionale con quella che magari una volta era la sua migliore amica, ormai ridotta ad unico sfogo sessuale del nostro Leopardi moderno. A differenza del video di "Until It Sleeps", i Metallica qui non sono nemmeno più dei musicisti ma sono degli attori a tutti gli effetti ed interpretano inoltre dei ruoli "secondari"; essi non sono infatti i protagonisti, come verrebbe spontaneo pensare, ma rivestono nell'ordine i ruoli di cowboy di un vecchio film western, di concorrenti di un quiz, di pugili durante un incontro su un canale sportivo e di testimonial negli spot di vari prodotti; simboli quanto mai efficaci per rappresentare gli "eroi" che tutti i giorni guardiamo ipnotizzati di fronte al nostro tubo catodico mentre il resto del mondo scorre senza di noi. Un video sicuramente di impatto, che vede Hetfield e soci ormai abituati ad essere delle star a tutti gli effetti che forse hanno un po' lasciato in secondo piano ciò che di loro davvero ci ha entusiasmati in passato: la musica.
Kill/Ride Medley
Veniamo ora alla vera e propria chicca del singolo, quella che magari ha fatto sì che i seguaci oltranzisti dei 'Tallica non abbiano usato questo disco come sotto bicchiere per le loro birre alla salute di Cliff Burton: stiamo parlando del famoso "Kill/Ride Medley", il quale, è da intendersi per esteso come "Kill 'Em All/Ride The Lightning Medley", eseguito dalla band durante il monumentale live in Texas successivamente pubblicato con il titolo di "Cunning Stunts" nel 1998. Come è intuibile, la traccia si apre con il pubblico in visibilio durante un momento di pausa nella tracklist del live; Hetfield si dimostra subito un vero animale da palco ormai esperto nell'intrattenere i presenti mentre i suoi soci si godono il loro meritato attimo di respiro prima della trance finale. Il biondo frontman mette subito in chiaro le cose con una frase da burbero/idolo del Metal: "I saw you all men, you're all fuckin' crazy and you like the old shit" (trad. "Vi vedo tutti belli fuori di testa e vi piace la vecchia merda", riferito ironicamente ai primi lavori del gruppo, dischi che se ce ne fossero di più di quel calibro il metal sarebbe in assoluto il genere supremo). Dopo la classica verifica del livello di energia dell'audience attraverso la richiesta di frasi urlate a squarciagola ecco che si sente parlare di "Kill 'Em All" e "Ride The Lightning" ed il nostro cuore non può fare altro che infiammarsi di passione; tra una schitarrata qua e là e le urla del pubblico sempre più crescenti ecco partire l'intro della titletrack del secondo disco dei 'Tallica. La pelle d'oca non può che alzarsi rigida come le rocce dolomitiche, dato che possiamo consolarci che fortunatamente i quattro americani quei pezzacci li sanno ancora suonare, sono giusto i primi due minuti del pezzo, ma l'intro con le chitarre armonizzate e la sontuosa marcia fino al ritornello ci possono bastare per farci sentire la scarica elettrica della morte impossessarsi di noi. Facciamo giusto in tempo a vedere il bagliore del lampo di fronte ai nostri occhi ed ecco partire subito di netto "No Remorse": l'attacco fra le due canzoni estrapolate da due dischi diversi é serrato ma efficace, segno che i Metallica hanno provato non poco questo medley per farlo riuscire perfetto sotto tutti i punti di vista durante l'esecuzione on stage. L'ottava canzone di "Kill 'Em All" viene fugacemente annunciata da Hetfield prima che i nostri inizino a suonarla direttamente dall'assolo di Hammet per poi riallacciarsi allo sviluppo successivo. Manco a farlo apposta, la porzione di testo cantata è proprio quella dove si inneggia alla coerenza, si vive la propria vita e si combatte la propria guerra senza esclusione di colpi e soprattutto senza rimorsi, anche se i Metallica di quel periodo sembrano aver perso di vista l'obiettivo in tal senso. Arriva un nuovo cambio, questa volta la band si ferma momentaneamente, sembra sia finito tutto, ma il pubblico ne vuole ancora, ed in men che non si dica parte il taglientissimo riff di "Hit The Lights", un vero e proprio assalto all'arma bianca di fronte al quale si può solo essere tetraplegici per non lanciarsi all'headbanging sfrenato ed al pogo selvaggio. Anche per questo must sono pochi i minuti di durata, giusto il tempo di ordinare ai presenti di sfasciare tutte le luci presenti e creare le tenebre affinché si possa diffondere la follia del Metal in ogni dove. Si passa ora a "The Four Horsemen", un'auto celebrazione dei propri fasti che non poteva svilupparsi se non come l'epica cavalcata in terzinato di chi il Thrash Metal lo ha creato e vissuto sulla propria pelle nel meglio degli anni ottanta. Si può giusto sentire il fragore dei destrieri arrivare vicino a noi perché non passa nemmeno un minuto che parte il celebre riff di "Seek And Destroy", quella serie di quattro note ripetute in tonalità discendenti che ormai persino i sassi potrebbero riconoscere; mai un riff si dimostrò più imponente nel presentare una canzone leggendaria come come la penultima della tracklist dell'album d'esordio dei Metallica. La batteria di Ulrich entra puntuale come la morte e subito ecco svilupparsi l'incedere granitico e possente della prima strofa. A questo brano bisogna decisamente lasciare più spazio, data la sua immensa portata; Hetfield è qui accompagnato dai cori schizofrenici di Newsted, che ormai quei pezzi li sente suoi ed in una frazione di secondo si giunge subito al ritornello capolavoro, "Searching, Seek & Destroy" (trad. "ricercare, scovare e distruggere", usato dai Marines come motto direttivo per le azioni d'assalto in Vietnam) che il pubblico non esita a cantare buttando anche quel poco di corde vocali rimaste fra l'olezzo di sudore e gli aloni di birra calda addosso. Lo special viene volutamente allungato per dar modo a James Hetfield di coinvolgere i presenti nel ripetere il coro, prima che si passi all'esecuzione del finale della canzone, su cui la batteria accelera e dimezza il tempo. Sembra davvero tutto finito, ma i Four Horsemen hanno ancora un ultima cartuccia da sparare. A precederla è un breve assolo di batteria di Lars Ulrich (che giusto negli anni novanta riusciva ancora a fare), la doppia cassa viaggia serratissima e ci ricorda Dave Lombardo nel famoso passaggio di "Angel Of Death" degli Slayer, ma un concerto dei Metallica non può finire così, con un "semplice" assolo. Quel tempo di batteria infatti improvvisamente diventa famigliare, ecco infatti esplodere (in tutti i sensi visto che si sentono anche gli effetti pirotecnici) l'imponente "Fight Fire With Fire", la celebre opener di "Ride The Lightning". I quattro musicisti sembrano così in qualche modo combattere il fuoco delle controversie e delle critiche ricevute in quegli anni con il fuoco del loro repertorio migliore; è fuori di dubbio infatti che i fan ai concerti attendano con più brama questi brani che non quelli pubblicati di recente con "Load" (uscito appena tre mesi prima di questo singolo) ed è indiscutibile il netto divario fra il materiale più datato e quello più recente. Trattandosi di un medley, in cui sono appunto "incastrati" uno dietro l'altro solo alcuni frangenti dei brani scelti, non ci troviamo di fronte ad un unico testo, bensì a frammenti delle varie liriche scelte ad hoc per conferire alla sessione un maggiore impatto non solo sonoro ma espressivo. Le parti selezionate infatti non sono scelte a casa ma prendono spunto dai punti più significativi: la prima strofa di "Ride The Lightning" è una vera e propria metafora di libertà, dove un condannato alla sedia elettrica improvvisamente viene impossessato dalla morte, le scariche elettriche non lo uccidono ma infiammano letteralmente il suo corpo fin dentro il cervello illuminandogli gli occhi di un bagliore talmente intenso che solo un lampo in un cielo tempestoso potrebbe eguagliare. Molto più cruda e meno elaborata e la parte presa per "No Remorse": Hetfield infatti si lancia sul bridge del testo che è ormai fisso nella testa di tutti noi metal heads, non ci sono rimorsi né ripensamenti, non sappiamo nemmeno verso che cosa precisamente, dato che ogni nostra azione viene vissuta con la sfacciataggine di chi trascorre ogni singolo attimo al massimo della propria ricerca edonistica senza curarsi delle conseguenze: per la società ciò ci rende dei reietti, ma noi combattiamo ogni battaglia senza preoccuparci minimamente di scrupolo alcuno. Per quanto riguarda "Hit The Lights", le parole della prima strofa sono un vero e proprio inno al Metal, non c'è esistenza senza una giacca di pelle e godendo della nostra musica romperemo le chiappe a tutti, perché è solo quando la musica inizia a scorrerci impetuosa nelle vene che ci possiamo sentire bene e solo quando inizierà un concerto potremmo veramente sentirci vivi, una volta iniziato a fare headbanging non smetteremo più fino ala morte. Ma è con il testo di "The Four Horsemen" che si raggiunge l'apice dell'epicità della musica dei Metallica: di questo pezzo vengono solo cantate quattro frasi della seconda metà, ma sono indubbiamente le suggestive, il tempo ormai ha messo la sua taglia su di noi e le sue linee ci scavano il volto, mentre la carestia ci mina nell'organismo rendendoci degli scheletri privi di ogni forza; la pestilenza invece è la nostra retribuzione per far sopportare a noi ciò che abbiamo fatto agli altri ed infine la morte, una liberazione ed al tempo stesso un castigo che ci coglierà tutti inesorabilmente. "Seek & Destroy" invece tesse una metafora fra l'orda di metallari ed una squadra di soldati ormai lanciata nell'adrenalina della battaglia: i cervelli sono ormai infuocati per la sete di uccisioni, l'unico obiettivo è quello di inseguire e catturare il nostro nemico, vietcong o poser che sia, ma la prima regola è che non si fanno prigionieri, ergo ci divertiremo a cercarlo, scovarlo ed ucciderlo. Infine, per "Fight Fire With Fire" è scelta la sezione conclusiva della lirica: l'ultimo assalto di un guerriero che ormai vede spalancarsi d'innanzi a sé i cancelli dell'Ade; il valore ci ha mossi in ogni singola battaglia ma nonostante le nostre forze ormai siano agli sgoccioli il destino ci chiede ancora gli ultimi fendenti per la vittoria e come il nemico ci attacca combatteremo il fuoco con il fuoco. La scelta di inserire questo estratto live sembra quindi un estremo tentativo dei 'Tallica di tenersi stretti quei seguaci che sembrano avergli voltato le spalle, ma allo stesso tempo l'arroganza di chi ormai ha fatto bei soldoni li spinge a continuare il cammino intrapreso verso quello che sarà successivamente "Re-load". Il medley appare quindi come un contentino fine a se stesso, che per quanto esaltante dal primo all'ultimo secondo sembra essere stato inserito più come un pro forma che come reale coscienza del valore dei brani qui mescolati.
Conclusioni
Anche per il singolo "Hero Of The Day" quindi la situazione è bipartita: in prima posizione troviamo una canzone buona ma non del tutto convincente, scritta e suonata da mani che più che pensare a portare avanti il loro credo pensano maggiormente agli indici di vendite. Nella titletrack infatti c'è il proverbiale sentimento che la rende comunque una bella canzone, ma tale sentimento sembra essere più un dictat della major per conformarsi al brand malinconico degli anni del Grunge che non un reale stato d'animo esorcizzato attraverso la magia delle sette note. I suoni infatti sono quelli di Load, indi per cui il tiro viene conferito più attraverso una buona equalizzazione hard rock degli strumenti che non del tocco dei musicisti; viene infatti dato maggior risalto alle chitarre leggere e pulite, sintomo che ormai il pubblico, inteso come la stragrande maggioranza degli ascoltatori e consumatori di musica, vuole l'orecchiabilità non le sferzate al vetriolo. I più polemici potranno citare "Nothing Else Matters" come altro esempio di ballad composta da Hetfield e soci ma siamo ben distanti da quelle coordinate; un conto è suonare realmente col cuore, ben altra cosa è farlo buttando però anche un occhio al portafogli. Ho sempre sostenuto che questo periodo "oscuro" dei Metallica possedesse tuttavia qualche brano di impatto ma non stiamo parlando di "Hero Of The Day" (non si trova certamente nella mia playlist della band, per dirla fuori dai denti), poiché con un brano simile il fan medio del Thrash si sarà sicuramente dimostrato riluttante verso l'album che la contiene. In seconda posizione, a risollevare le sorti di questo dittico, troviamo poi il "Kill/Ride Medley", una ripresa live da cardiopalma sotto tutti i punti di vista: ben suonata a livello tecnico e soprattutto ben architettata dal punto di vista "compositivo"; i brani scelti infatti non solo si incastrano bene l'uno con l'altro ma creano una sinusoide di energia ciclica sempre attiva che entusiasma l'ascoltatore dal primo all'ultimo secondo. Ovviamente i mezzi a disposizione delle gradi star che erano ormai divenute i Metallica ci regalano una presa diretta live di qualità sopraffina, frutto del lavoro di un equipe di fonici che ha dato il massimo sia durante la suddetta esibizione sia poi successivamente in fase di post produzione. Ciò che sorge spontaneo chiedersi è il motivo di questi continui accostamenti di vecchio e nuovo dei singoli, per i materiali del primo periodo si va a colpo sicuro, mentre per le tracce di recente fattura è sempre un po' un salto nel buio di cui gli stessi Metallica sono consapevoli. Dietro quel fare spavaldo da vip evidentemente si nasconde quindi un certo timore di un flop, a meno che non venga selezionata qualche perla da collezione, non viene quindi da pensare che i Four Horsemen, all'epoca, fossero comunque coscienti di vivere una fase non propriamente brillante della loro carriera?
2) Kill/Ride Medley