METALLICA
Fuel
1998 - Vertigo
MICHELE MET ALLUIGI
23/11/2015
Introduzione recensione
L'intento del singolo di "Fuel" dei Metallica è chiaro fin da subito: spingere sull'acceleratore, in tutti i sensi. Se con il precedente "The Unforgiven II" i Four Horsemen rilanciavano sul mercato la loro immagine di musicisti "dal cuore tenero" la cui musica era pervasa dalla malinconica introspezione dell'animo umano, eccoli ora tornare in pista, sempre per usare la metafora automobilistica, con una traccia decisamente più tirata e trascinante. Per la promozione di "Re-load", uscito l'anno precedente, i Metallica hanno collaudato una nuova strategia commerciale, che vede il singolo di punta, sempre accompagnato in televisione dal relativo videoclip, unito a delle tracce live registrate in occasione di qualche concerto interessante, e come dar torto ai quattro californiani per questa scelta, dato che in un periodo particolarmente controverso della loro carriera come la fine degli anni novanta a mettere d'accordo tutti i fan era la loro eccezionale verve dal vivo. L'artwork di questo singolo, sempre per poter mantenere saldo il concept iconografico delle pubblicazioni legate all'ultimo disco pubblicato, propone nuovamente l'elemento della "foto nella foto", vale a dire una foto più grande utilizzata come sfondo sulla quale si intravede, incorniciata dalle ormai abituali macchie di Rorschach, una foto più piccola posta al centro dell'immagine. Per quanto riguarda la prima le tonalità predominanti sono l'azzurro, il bianco ed il blu; il soggetto principale è eclissato dallo "squarcio" rorschachiano contenente l'immagine protagonista: uno scatto mosso che ritrae questa volta Kirk Hammet con le braccia al cielo, inneggiante ad un maggiore supporto dal pubblico sempre più oceanico ai loro show. Come per i singoli precedenti, il logo compare in alto al centro, seguito dalla ormai nota stella composta dalle punte del vecchio logo, mentre il titolo si colloca, in un molto più sobrio stampatello maiuscolo in basso, sempre in posizione centrale, creando così una simmetria fra le due scritte in contrasto con l'amalgama di colori e di parvenza di immagini delle due foto. Purtroppo la parentesi thrash metal, così come noi ce la ricordavamo, sembra conclusa per i Four Horsemen, definitivamente entrata a far parte del passato, svanita assieme al passaggio cronologico dagli anni ottanta all'ultima decade del Novecento; il genere principale proposto dai 'Tallica è ora un Hard Rock sì deciso e trascinante ma comunque qualcosa di enormemente diverso dai grandi must della loro discografia quali "Kill'Em All", "Ride The Lightning" e "Master Of Puppets". Le distorsioni taglienti, i riff speed metal e i tempi di batteria incalzanti e veloci lasciano ora il post a fraseggi di chitarra più ispirati, alle melodie catchy ed al groove decisamente più ballabile dei pezzi; che piaccia o meno ai loro supporters, i Metallica sembrano aver intrapreso in questi anni un cammino dal quale non si torna indietro, quel metaforico punto di non ritorno che al tempo stesso funziona da collegamento per la loro nuova svolta artistica, tanto spiazzante per i fan di vecchia data quanto sbalorditiva per gli ascoltatori dall'udito più fine, che possono ora avvicinarsi ad una band ritenuta fino a qualche anno prima "troppo pesante" per i loro gusti. I suoni di "Load" e "Re-load" sono infatti decisamente diversi dai grandi dischi degli anni ottanta e primi anni novanta pubblicati dal gruppo di Los Angeles: la batteria di Lars Ulrich è diventata sempre più grossa e potente disco dopo disco, quasi a voler pompare ancora di più un drumming che si è ammorbidito notevolmente rispetto agli esordi, le chitarre poi sono meno taglienti: il suond crudo ed al vetriolo a cui i timpani dei thrasher della vecchia guardia si erano abituate, pur senza mai stancarsene, viene sostituito da un lavoro di equalizzazione che rende le sei corde dei Metallica più morbide dal punto di vista dei gain, puntando dunque tutto sull'impatto delle frequenze medio basse atte a spazzarci via accordo dopo accordo. L'unico strumento ad essere stato sempre caldo, corposo e potente sembra essere rimasto il basso di Newsted; il bassista dei Flotsem & Jetsem si è sempre contraddistinto per essere rimasto un ultimo faro di coerenza all'interno del gruppo, senza mai naturalmente scimmiottare il suo glorioso predecessore Cliff Burton. Per il business delle major, l'immagine del thrasher grezzo e ribelle è ormai passata di moda, a vendere ed ottenere le grandi cifre sono ora le canzoni che entusiasmano e danno energia ma senza accostarsi troppo alle sonorità del metal "satanico" che ormai sembrava essere diventato, sempre stando ai grandi imprenditori del settore, un genere musicale destinato a non evolversi più. Nonostante ciò i 'Tallica vanno volutamente controcorrente, sfornando con "Fuel" una delle migliori composizioni del periodo reloadiano che si rivelò essere il giusto compromesso tra la hit orecchiabile adatta al passaggio in radio ed il pezzaccio da sparare a tutto volume nella faccia dei fan in sede live. Non resta quindi che scaldare i motori e far salire di giri il tachimetro.
Fuel
È proprio la titletrack "Fuel" (trad. "carburante") a porsi in pole position di questa tracklist; uno degli attacchi più decisi e divenuti celebri nel campionario dei Four Horsemen: solo la voce di James Hetfield ad aprire le danze con quel deciso "Gimme fuel, gimme fire, gimme that wich I desire" (trad. "dammi il carburante, dammi il fuoco, dammi quello che desidero") prima che un break di sola chitarra dia il successivo lancio per un tempo in quattro quarti trascinante e coinvolgente. La batteria infatti procede subito dritta come un treno, sostenendo uno dei riff più dinamici che i quattro californiani ci abbiano mai regalato, mettendo subito in chiaro che i Metallica avranno pur cambiato le loro coordinate artistiche ma la potenza non è certo lasciata nel dimenticatoio. A risultare particolarmente efficace di questa composizione abbastanza standard è il ritmo serrato con cui procede la strofa nelle parti strumentali, per poi alternarsi a degli accordi aperti nei punti destinati a contenere la voce; viene così a crearsi un senso di energia che quasi ci fa sentire a bordo di un'auto da corsa guidata da un pazzo e lanciata a folle velocità nel bel mezzo di un percorso urbano. Gli stop and go infatti rendono musicalmente alla perfezione il senso di disorientamento che si può provare a bordo di un veicolo che non segue mai la strada né tanto meno le sue regole, ma svolta ora a destra ed ora a sinistra facendoci sballottare sul sedile mentre preghiamo qualunque sia il nostro dio che il pilota sia in grado di schivare gli ostacoli che via via si presentano sul tragitto. Il motore trascinante del brano sono sicuramente le sei corde: Hetfield ed Hammet ci regalano uno sviluppo che possiede un ottimo tiro dal punto di vista ritmico ed una melodia fresca ed assolutamente avvincente per gli special ed i pre ritornello; una soluzione decisamente originale per il sound dei 'Talllica, che fino alla decade precedente aveva puntato tutto sulle velocità serrate ed i riff al vetriolo. Ora siamo di fronte ad un approccio compositivo magari più riflessivo ma sicuramente d'impatto per la musica di una delle band più note ed amate del panorama metal. Ad avere particolare spicco su questa traccia è senz'altro la batteria di Ulrich: il drummer danese punta tutto sulla linearità del suo drumming usando prevalentemente la cassa, il rullante ed il charleston, per l'occasione pompati a dovere, e lasciando ai restanti fusti il ruolo di protagonisti solo nel pre ritornello, dove vengono usati per eseguire un passaggio semplice ma azzeccato per ottenere quell'effetto di esitazione prima dello stop and go su cui Hetfield reciterà la frase dell'apertura della canzone. Non vi sono dunque particolari cambi di tempo o strutture prog su "Fuel", ma forse è meglio così. I Metallica hanno infatti colpito nel segno compiendo quello che potrebbe definirsi un paradosso compositivo: dopo delle grandi suite ampie e variegate come i brani di "...And Justice For All" andare ulteriormente avanti in quel senso si sarebbe rivelato rischioso, un vero e proprio salto nel buio dove le probabilità di cadere in strutture lunghe ma senza né capo né coda sarebbero decisamente state maggiori di quelle di successo, ma i Four Horsemen compiono questa "rivoluzione copernicana" tornando alla ribalta con un brano tecnicamente semplice e standard, che a conti fatti si rivela essere una delle migliori canzoni di "Re-load". Il testo di questa canzone racconta di come un passeggero a bordo di un'auto a folle velocità passi dalla paura di un sempre più prossimo schianto ad una trasformazione simbiontica che lo rende un tutt'uno col mezzo, grazie anche alle scariche di adrenalina che solo un ostacolo che ci passa a pochi centimetri dalla testa può scatenare in noi. Il veicolo è ormai lanciato su un percorso urbano, sulla sua traiettoria si possono trovare indistintamente pedoni, altre macchine, cartelli stradali e, più in generale, qualunque cosa possa trovarsi sull'asfalto, ma la sete di emozione e di pericolo è talmente forte durante una gara clandestina che alla velocità frenetica con cui gli oggetti schizzano in aria fa da contraltare la lentezza con cui l'adrenalina ci fa vedere la realtà scorrere a fianco a noi: i pochi istanti in cui un rottame ci transita a pochi centimetri dalla faccia vengono analizzati dal nostro cervello con un'estensione temporale molto più lunga, dove la stessa rifrazione del frastuono circostante giunge alle nostre orecchie solo un amalgama di frequenze cacofoniche e basse. Dal panico iniziale siamo ormai passati ad uno stato di euforia che sincronizza il battito del nostro cuore con quello dei pistoni del motore, a seguito di un urto il nostro viso si è letteralmente sfregiato sulla vernice della carrozzeria ma non sentiamo alcun dolore, solo una sete insaziabile che si può saziare solo con lo stesso gasolio che alimenta la nostra vettura. La nostra corsa continua imperterrita, nelle nostre narici vi è solo l'odore dell'asfalto e delle gomme ormai consumate dal burn out delle brusche frenate ed il nostro corpo ormai brucia idrocarburi espulsi dallo scarico, non siamo più umani, siamo delle macchine da corsa che vagano impazzite per le strade californiane, le nostre manovre sono un perfetto mix di pericolo e spettacolarità che sicuramente hanno attirato su di noi l'attenzione delle forze dell'ordine, ma non ci curiamo delle sirene e continuiamo a correre fino all'ultimo definitivo schianto.
Sad but True (live)
Successivamente troviamo una versione live di "Sad But True" (trad. "Triste ma vero"), seconda traccia del Black Album registrata in occasione del concerto tenuto dai Metallica il 20 aprile del 1998 presso l'Entertainment Centre di Brisbane, in Australia. Ad aprire il pezzo troviamo, come di consueto, un pubblico letteralmente in visibilio che scatena una vera e propria bolgia ad ogni parola proferita da Hetfield; il biondo frontman mette subito in chiaro le cose, ribadendo che i Metallica sono venuti fino in Australia per un'unica ragione: prendere a calci i loro fondoschiena con la loro musica imponente ("Metallica has come here for one reason and you know what it is... to kick your fucking asses babe"), scusandosi poi, ironicamente si intende, per il suo linguaggio scurrile. Siamo di fronte non a quattro musicisti ma a quattro leggende viventi dell'Heavy Metal, chissenefrega di come parlano, basta che ci sparino a tutto volume la loro inebriantissima musica. Senza troppi indugi la richiesta viene accontenta, ed ecco che dopo quattro colpi di cassa parte una delle tracce più marziali e pesanti dei 'Tallica; se la versione in studio poteva considerarsi una vera e propria marcia dei metallari, la versione live vede ora l'esercito schierarsi sul campo di battaglia prima dell'ordine di attacco. Russel Crowe ne "Il Gladiatore" diceva "Al mio segnale scatenate l'Inferno", ma al chitarrista e cantante americano basta semplicemente uno dei suoi classici "Hey" perché i suoi guerrieri si lancino nell'head banging sfrenato scandendo ogni colpo di rullane con un boato che farà tremare la Terra intera. La batteria di Ulrich si trasforma qui in un metronomo atto a scandire la lenta ed inesorabile fine del genere umano, mentre le chitarre bombardano i fan con la pesantezza dei loro power chords ed il basso di Newsted scuote loro le viscere con la profondità delle proprie pennate. Il gruppo suona coeso e granitico, dimostrando ancora una volta quale sia la caratteristica che ha fatto dei Metallica una delle band metal più amate della scena mondiale; la loro resa dal vivo si è sempre posta come compenso di una carriera artistica che ha dai fasti gloriosi degli anni ottanta è passata per i successivi novanta e duemila sempre alternando passi falsi e prove di rilievo, alle critiche inerenti ai dischi si è sempre accostata l'unanime devozione per una band che su un palco regala al proprio pubblico solo grandi emozioni, ed in un periodo dove "Load" e "Re-load" non avevano certo entusiasmato i propri fan, l'idea di proporre degli estratti live all'interno dei singoli resta la proverbiale ancora di salvezza per mettere d'accordo tutti. Dal punto di vista lirico troviamo un interessante dialogo tra una prima ed una seconda persona singolare, tutto incentrato sulla reciproca fiducia e sull'importanza della vera amicizia paragonata alle conoscenze superficiali. James Hetfield riveste prima il ruolo di io narrante, il quale, si pone subito come punto di riferimento per l'altro attraverso uno scambio di battute incisive ed incalzanti. Per noi lui è la nostra vita, colui che come un Virgilio ci guida in essa ed il solo ed unico che se ne prende cura; a metà strofa il punto focale si sposta verso "gli altri": i falsi, gli ipocriti, quei Giuda che incontriamo perennemente sul nostro cammino che non esiteranno a tradirci dopo averci intortato con tante belle moine e fittizie promesse di eterna lealtà. Per quanto sia difficile da accettare, il tradimento non tarderà ad arrivare ed ecco che quell'amico che ci aveva avvertito e che noi non abbiamo creduto ora resta il solo nostro unico riferimento a cui chiedere aiuto. Poter contare su un'amicizia sincera nei momenti difficili è un vero e proprio sogno, il nostro faro di guida ed i nostri occhi quando non possiamo vedere ed il dolore, inteso come emozione più forte, quando siamo colti in stato catatonico, è una realtà triste ma vera. Nella seconda parte del testo, la prospettiva viene ribaltata: ora è il tu ad essere al centro dell'attenzione al posto dell'io; il patto di fedeltà ruota attorno ad un asse di reciprocità dove è ora l'amico a vedere in noi il suo riparo per le situazioni di sconforto e quel fedele alleato che si prenderà la colpa delle azioni più riprovevoli pur di aiutarlo, svolgendo quello che proverbialmente si dice "il lavoro sporco". Solo la vera amicizia ci consente di rivolgerci con cieca fiducia a poche persone fidate, che ci raccoglieranno anche dove gli altri ci lasceranno cadere, sono quelle amicizie che poggiano su anni di durata e di fidata onestà reciproca e che si instaurano solo con chi si è certi di poter avere anche le più violente discussioni pur di chiarire ogni dubbio. Mentre i falsi ci abbandoneranno alla prima difficoltà, i veri amici ci resteranno accanto, condividendo con noi le gioie più intense ed i dolori più acuti, le vittorie più dolci e le sconfitte più amare, questa è la triste ma vera realtà.
Nothing Else Matters (live)
In chiusura del singolo troviamo un'altra traccia estratta dal live a Brisbane, la bellissima "Nothing Else Matters" (trad. "Nient'altro importa"), anch'essa contenuta in "Metallica" del 1991. Il momento è solenne, non troviamo più James Hetfield ad intrattenere i presenti ma viene lasciato al pubblico il compito di prepararci all'attesa prima che arrivi il celebre arpeggio pulito. Giusto pochi istanti, ed ecco che quel "pima" (termine con cui si identifica l'arpeggio che si suona utilizzando il pollice, l'indice, il medio e l'anulare della mano destra sulle corde vuote) diffonde subito la magia. Ogni singola nota si impregna del calore di un audience attonita, completamente ipnotizzata dalla melodia intensa e ricca di pathos che caratterizza questa ballad, divenuta una delle più celebri del panorama rock tout court. La voce di Hetfield entra subito calda ed avvolgente, il vocalist non deve fare altro che arrivare ai tre quarti di ogni frase perché queste vengano completate dal pubblico con una precisione a dir poco chirurgica ed un entusiasmo sorprendente. La prima parte del pezzo viene eseguita dalle sole chitarre, sulle cui note delicate ed eteree fa il suo ingresso per la seconda strofa una batteria pesante e cadenzata, che però viene suonata da Ulrich con un tocco decisamente più leggero per non sfasare troppo la dolcezza dello sviluppo. Il tempo è lineare e ricco di groove, le sei corde hanno così modo di esprimere tutta la loro eccellenza acustica seguite fedelmente dal quattro corde di Newsted. L'ingrediente principale di questo brano è senz'altro il crescendo, che dalla calma delle strofe aumenta di energia nel bridge prima di esplodere nel ritornello e nello sviluppo finale prima dell'assolo. La parentesi solista recita qui la parte di attore principale, Kirk Hammet suona la sua chitarra lasciandosi completamente trasportare dal feeling che le sue mani riversano sulle corde, non si tratta di eseguire un assolo veloce o complesso, ma di poche note che costituiscono un costrutto melodico tanto semplice quanto suggestivo che dura poco meno di un minuto. Si giunge all'ultima nota, che viene volutamente tenuta e lasciata sfumare nel silenzio dell'arena, ed ecco che esplode l'ovazione dei fans. La registrazione si conclude qui, non viene eseguito l'ultimo passaggio, presente invece sulla versione in studio, ma la magia ormai si è compiuta ed i Four Horsemen decidono di salutarci con il calore del loro pubblico ancora estasiato per il regalo che gli idoli del Metal hanno appena fatto loro. Pur non trattandosi di un pezzo veloce e serrato, i Metallica hanno così dimostrato che loro sono dei musicisti in grado di lasciare il segno in chi li ascolta anche con le composizioni più melodiche del loro repertorio. Il testo di questa canzone è probabilmente uno dei più suggestivi ed introspettivi che James Hetfield abbia mai scritto: le parole di questa canzone compongono una avvincente riflessione esistenziale riguardante l'essenza stessa della vita e come essa debba essere vissuta. Ad emergere lampante è l'importanza dell'individualità a discapito della massa; l'importante è fidarsi l'uno dell'altro con reciproca lealtà senza curarsi di ciò che gli altri possano dire di noi o fare per contrastare il nostro operato: ognuno di noi è solo contro il mondo ed è supportato dal proprio fedele alleato (il/la proprio/a partner, un amico/a o qualunque altro spunto la nostra interpretazione voglia fornire come chiave di lettura), tutto il resto non conta; è difficile aprirsi così agli altri scandagliando ciò che di più remoto è insito in noi, ma se chi ci vuole bene è davvero una persona fidata non farà alcuna fatica a comprendere il nostro stato d'animo. La cosa più importante è vivere la vita a modo nostro: finché condurremo la nostra esistenza consci di fare ciò che davvero vogliamo, le maldicenze e le ingiurie varie saranno solo un rumore di fondo che accompagnerà marginalmente lo scorrere del nostro tempo. Siamo solo noi è la strada che il destino ci ha messo d'innanzi, anche il più arduo o il più leggendario dei viaggi inizia sempre da un piccolo e timido passo avanti, quindi non ci resta che prendere un attimo di riflessione, fare un bel respiro profondo ed iniziare a camminare senza esitazioni e senza mai voltarsi indietro guardando al passato. Ogni singolo passo va compiuto con la sicurezza di poggiare il proprio peso su delle gambe solide e volte verso il futuro, finché sarà questo il nostro "ritmo di marcia", non avremmo assolutamente nulla da recriminare a noi stessi, se non quell'eventuale tempo che abbiamo trascorso, e sprecato, a dare ai pareri di persone superficiali un peso che evidentemente non meritavano. Ognuno di noi vive la sua vita, seguendo quelli che sono i suoi principi, tutto il resto non importa.
Conclusioni
Con "Fuel", i Metallica regalano ai propri fan un singolo sincero sotto tutti i punti di vista, a cominciare dalla traccia di punta selezionata per promuovere "Re-load"; per quanto l'album del 1997 fosse uno dei lavori più difficili da digerire per i fan di vecchia data, con un pezzo come la canzone d'apertura i Four Horsemen offrono al loro pubblico una traccia che non va tanto per il sottile, dove non si cerca di "sperimentare" o stupire attraverso esperimenti stilistici e voli pindarici che in passato hanno fatto apparire i 'Tallica come qualcosa che non erano. Dando alle stampe invece un brano molto più diretto e di impatto come la titltrack di questo singolo, i californiani tornano con i piedi per terra e vanno dritti al sodo con una composizione il cui compito non è farci spalancare la bocca dallo stupore ma farci scuotere la testa e basta. Per quanto riguarda i due brani dal vivo invece, la band sa di giocare in casa, essendo ben conscia di andare sul sicuro proponendo qualche estrapolazione live: non importa che cosa suonino durante lo show, sul palco i Metallica sono una certezza che non delude mai. Sul piano della postproduzione poi, il gruppo ha ricercato nuovamente la qualità migliore possibile; ormai James Hetfield e soci sono delle star mondiali, indi per cui per loro avere il meglio in circolazione non è assolutamente un problema: su "Fuel" è "la pacca" il nucleo principale per la caratura dei suoni, i pezzi del set di Ulrich suonano corposi e monolitici ad ogni colpo del batterista, rendendo il suo strumento il vero e proprio motore trascinante del brano. A conferire inoltre il giusto calore si colloca il basso di Newsted, che grazie ad un'equalizzazione ampia e dinamica sostiene tutto il pezzo attraverso uno stile ricco di energia e tiro esecutivo; ultime ma non meno importanti sono poi le chitarre, che come accennato sopra si allontanano dalle distorsioni taglienti simil motoseghe dei primi dischi per farsi più grosse e corpose, regalandoci così un muro sonoro solido ed imponente. Anche per quel che concerne i due brani live la loro postproduzione si presenta come il meglio allora disponibile: due canzoni riprese dal vivo con una qualità così impeccabile ci giungono grazie all'ottimo lavoro della troupe prima, che si è occupata di microfonare gli strumenti on stage, e del sound engineer James "Jimbo" Barton dopo, il quale si è occupato di mixare tutto il materiale registrato con una filosofia il cui concetto base è senz'altro quello di conservare la naturalità della band. Dal banco mixer infatti è uscito quello che si può tranquillamente definire il giusto compromesso tra "grezzura" ed autenticità del gruppo live ed ottimo bilanciamento dei suoni eseguito con l'ottica da studio, offrendo così al pubblico un lavoro assolutamente fruibile. La diversità rispetto ai singoli precedenti sta nell'aver scelto per questa tracklist due pezzi dal medesimo album senza fare altri tuffi nel passato, accuratamente selezionati per proporre i due grandi poli del sound dei 'Tallica: la potenza con "Sad But True" e la melodia con "Nothing Else Matters"; ancora una volta dunque il gruppo californiano mette sul piatto sempre il meglio della propria produzione, dimostrandosi sempre preparato su qualunque possa essere la materia con cui li aspettiamo al varco.
2) Sad but True (live)
3) Nothing Else Matters (live)