METALLICA
Frantic
2003 - Vertigo
MICHELE MET ALLUIGI
14/06/2016
Introduzione Recensione
La campagna promozionale che i Metallica attuarono per cercare di promuovere "St.Anger", come si è visto, non iniziò nel migliore dei modi: dopo la tanto attesa uscita del ritorno a ben quattro anni di distanza dall'ultima pubblicazione discografica (e mi riferisco al live album "S&M", poiché il singolo di "I Disappear" fu una singolare eccezione pubblicata ad hoc per il film Mission Impossible 2) ecco comparire sul mercato il nuovo prodotto con il marchio dei Four Horsemen, ma col senno di poi, come purtroppo tutti abbiamo visto, la situazione non diede i risultati sperati. I quattro thrasher californiani ne venivano da un periodo non proprio roseo, ed il full lenght stesso vide la luce attraverso non poche insidie, eppure, forse anche un po' consapevoli del muro contro il quale avrebbero sbattuto, i 'Tallica vollero comunque stringere i denti ed andare avanti, come un pugile che cazzotto dopo cazzotto è consapevole della superiorità tecnica del suo avversario ma per non dargliela vinta tanto facilmente stringe i denti e continua a lottare. I Metallica hanno fatto questo in fondo, avendo infatti visto che tutto sommato le vendite erano buone essi avviarono anche la campagna promozionale dei singoli. Il primo di essi, omonimo all'album e contenente oltre alla titletrack una cover dei Ramones realizzata da musicisti non al top delle proprie possibilità, non fu acclamato dalla critica, ma un segnale di miglioramento si ebbe con il successivo "Frantic", un lavoro meglio strutturato dal punto di vista commerciale il cui materiale poteva per lo meno far tornare la lacrimuccia ai fan più nostalgici della band: oltre alla titletrack, sempre estrapolata dall'album del 2003, i Four Horsemen decisero di puntare questa volta sugli estratti live, mossa che di sicuro faceva venire a tutti i loro follower l'acquolina in bocca, soprattutto in quel particolare momento, dove uno sguardo al passato, magari, si sarebbe potuto rivelare ciò di cui la band aveva bisogno per poter tornare finalmente alla ribalta. Le due canzoni estrapolate on stage vanno a ripescare nel grande passato dei Metallica, in particolare da "...And Justice For All" , di cui troviamo qui "Blackned" ed "Harvester Of Sorrow", due brani che esaltarono il grande pubblico allora e che ancora dopo più di dieci anni di distanza scaldano il cuore a tutti gli amanti della musica hard n'heavy. Tuttavia Hetfield e soci osano ancora di più, inserendo come ulteriore elemento in tracklist il videoclip della traccia di cui questa pubblicazione porta il titolo, compiendo così quella mossa strategica che era stata evitata nel singolo precedente e che chi vi scrive aveva invece proposto come soluzione ad un problema di resa effettivo che non ha mancato di far sentire il proprio peso. Dal punto di vista dell'offerta dunque siamo di fronte ad un qualcosa sicuramente più ricco, variegato e soprattutto completo, ideale per tutti i gusti che i seguaci dei Metallica possano eventualmente avere e possiamo quindi dire, con un margine un po' più ampio di certezza, che "Frantic" può considerarsi il punto di (ri)partenza ufficiale della campagna promozionale di "St.Anger". Dal punto di vista grafico, il soggetto della copertina è nuovamente il demone comparso sul singolo immediatamente precedente, con la differenza che questa volta la prospettiva è focalizzata sul volto del demone intento ad urlare. Anche sul versante cromatico, i colori si scaldano ulteriormente, passando dalle tonalità giallo e verde ad un giallo maggiormente acceso con diverse sfumature arancioni, dando al tutto il proverbiale effetto fuoco; nei pressi della bocca del mostro poi troviamo una gettata di rosso vivo, una sorta di spunto di sangue ideale che sembra uscire dalle fauci della creatura a simboleggiare maggiormente un sentimento di dolore e traviamento sia spirituale che fisico del soggetto. Il nome del gruppo ed il titolo compaiono invece nell'angolo in basso a sinistra, e anche su questa immagine possiamo notare che il logo dei Metallica si è ulteriormente evoluto, virando ora su uno stampatello maiuscolo più spesso, simile a quello del font dell'album ma privo delle famose saette della M e della A. Quello che abbiamo per le mani dunque è un netto passa avanti dal punto squisitamente commerciale; consci magari del non aver esaltato il loro pubblico con il full lenght ed il relativo singolo, i Four Horsemen adesso vanno a pescare dal loro vastissimo archivio due estratti di quello che forse è il loro disco più "progressive", vuoi per la lunghezza dei brani, vuoi per la varietà compositiva che ha costituito quelle canzoni. Il messaggio implicito che i quattro statunitensi sembrano ora lanciarci è "Va bene, ci siamo resi conto del nostro passo falso, ma sono stati anni difficili e ce la stiamo mettendo tutta per riuscire a metterci una pietra sopra, non temete, presto torneremo a scrivere pezzi memorabili, nel frattempo godetevi questi scorci del passato". Il dubbio che colse i fan della band dunque fu semplice ed elementare: ci si poteva ancora fidare di uno dei migliori gruppi della terra? Oppure esso era un messaggio spavaldo che altro non avrebbe fatto se non preannunciare un'altra pubblicazione sottotono? Ai posteri l'ardua sentenza.
Frantic
Ad aprire le danze troviamo proprio "Frantic" (trad. "Frenetico"), un brano il cui titolo già preannuncia il desiderio da parte dei 'Tallica di tornare a cavalcare alle velocità alcaline delle grandi sfuriate thrash e di lasciarsi alle spalle le rallentate da loro compiute per uniformarsi agli stilemi dell'Hard Rock. Il tutto parte con una rullata secca di Ulrich, il cui rullante aperto, come su tutto il disco del resto, emerge nuovamente a coprire il riff di chitarra; le sei corde infatti eseguono un riff tritato ed aggressivo, ma il loro basso volume accostato a quello troppo alto dell'elemento del set del drummer danese ci impedisce di percepire chiaramente l'idea fondante della melodia. Lo sviluppo iniziale tuttavia è deciso ed energico, ma lo squilibrio di volumi che abbiamo già avuto modo di evidenziare purtroppo mina notevolmente questo lancio che a livello compositivo, molto più che "St. Anger", si rivela decisamente più graffiante. I Metallica vogliono conferire dinamismo all'intera struttura alternando degli stop and go netti e serrati con delle parti più distese e lineari: il tempo della strofa è infatti in controtempo, e vede le chitarre marciare serrate sul palm muting, mentre per quanto riguarda il bridge invece le asce passano in pulito, lasciando che la batteria ed il basso creino una base ricca di groove attraverso un mid tempo. A convincere poco, ed è un peccato dato che ci troviamo di fronte alla canzone dell'album che forse più di tutte risulta meglio assemblata, è la caratura dei suoni: gli strumenti di Hetfield ed Hammet sono troppo confusionari a livello di equalizzazione e le singole pennate dei due chitarristi vengono così ad impastarsi in un'unica amalgama di cui è difficile captare ogni singolo passaggio e, al contrario, lascia scaturire un'impressione di imprecisione esecutiva difficilmente attribuibile ai due musicisti; ben diverso è la lavorazione fatta sul passaggio in clean, dove l'arpeggio, sebbene sempre eclissato dalla batteria, suona comunque limpido e nitido pur essendo basso di volume. L'unico strumento che sembra non essere stato minato in post produzione è il basso, che in studio venne suonato da Bob Rock prima che i Metallica scegliessero Robert Trujillo come sostituto ufficiale di Jason Newsted. Le note del quattro corde sono calde ed avvolgenti e consentono alla parte semplice ma tuttavia efficace dello strumento di spiccate bello compatto sia nelle parti scorrevoli sia negli incisi in cui vi è la vera e propria zappata in coordinato con gli accenti di batteria. Su "Frantic" inoltre troviamo forse una delle prove più elaborate di Ulrich dietro alle pelli: il musicista di origine danese infatti mescola ai classici quattro quarti lineari anche dei mid tempo farciti con delle rullate nette ed incisive, peccato che le regolazioni eccessive del suo set rendano troppo squillanti anche i piatti, che su questo brano sono utilizzati copiosamente dal motore ritmico del gruppo. Ultima, ma non certo meno importante, è la performance vocale di Hetfield, che ci regala un vocalist che oltre ad essere in piena forma a livello propriamente tecnico, vede la voce dei Four Horsemen essere anche particolarmente teatrale e suggestiva dal punto di vista interpretativo: la frenesia e, se vogliamo, la schizofrenia che costituiscono il cardine concettuale di questa canzone vengono infatti rese attraverso un tono vocale claustrofobico ed ossessivo, alternato a sua volta ad uno più energico e a quello melodico, regalandoci così un cantato assolutamente poliedrico del musicista originario di Downey. Lo stesso non si può dire dei cori di Hammet sull'ultimo bridge, che oltre ad essere spenti dal punto di vista esecutivo, dato che il moro axemen non è mai stato un corista negli anni passati, sono anche bassi di volume e fanno delle sue aggiunte canore una sorta di rumore di fondo prima della sfuriata finale del pezzo. Di per sé dunque l'idea di "Frantic" a livello artistico compositivo non sarebbe del tutto da bocciare, ma ahimè la resa effettiva del pezzo è minato da alcuni problemi di post produzione che pongono la batteria a di sopra di tutto; con un mixaggio più bilanciato sicuramente questo pezzo avrebbe potuto risultare migliore di quanto effettivamente non sia. Chissà che in futuro la band non decida di rimettere le mani sul materiale di "St.Anger" per dargli una veste migliore e che non si scoprano delle vere e proprie perle, che attualmente restano celate sotto il rullante ed i piatti. Il testo della canzone costituisce il rimpianto di un individuo che perde la vita in un tragico incidente d'auto. Egli ha letteralmente sprecando la propria esistenza dedicandosi ai vizi più disparati, l'alcool, il fumo ed il sesso, e mentre le sue giornate trascorrono tra le mattine passate sul divano a trangugiare pizza e fumare sigarette e le sere a girare tutti i locali notturni rimorchiando tra un drink e l'altro, sarà proprio la rapidità del disastro automobilistico a fargli capire che la vita è qualcosa di fragile ed istantaneo che può dissolversi in un lampo. Ecco dunque l'importanza di quel carpe diem oraziano che ci invita a cogliere ogni singolo istante per viverlo al massimo senza sprecare nemmeno un secondo del tempo che ci è concesso sulla terra, poiché non appena scoccherà la nostra ora, se la nostra vita sarà stata sprecata, non potremmo fare altro che piangerci addosso rammaricandoci per non aver fatto fruttare ognuno di quei minuti che abbiamo gettato al vento in futili occupazioni. L'interrogativo iniziale è quanto mai eloquente in tal senso: se avessimo modo di riavere indietro il nostro tempo passato, vorremmo rivederlo come se fosse un film? E soprattutto saremmo soddisfatti da ciò che vedremmo? Il tema sembra essere trito a livello filosofico, eppure, paradossalmente, se avessimo modo di sapere come e quando passeremo a miglior vita, magari ci convinceremo a non sprecare il dono che ci è stato dato. Sembrerà strano, ma questa sinistra profezia, tuttavia, risulta essere una vera e propria fortuna, una possibilità che ci potrebbe salvare e rendere degli esseri migliori, ma i danni del vizio sono riassunti nella emblematica frase "my lifestyle determinies my death style", ovvero "il mio stile di vita determina il modo in cui morirò", ipso facto il protagonista della canzone infatti vive una vita spericolata e frenetica, che non si cura del ticchettio del tempo che scandisce l'approssimarsi della fine, ed altrettanto rapida sarà anche la sua morte: egli andrà a scontrarsi con un camper che farà capottare la sua auto, la quale sarà ulteriormente colpita da un altro veicolo.
Blackned (live)
Veniamo ora al primo dei due estratti live contenuti nel singolo, "Blackned (live)" (trad. "Oscurato") registrata in occasione del tour che i Metallica intrapresero nel 2003 per promuovere la loro ultima fatica dell'epoca. Immancabilmente, è il pubblico il gran cerimoniere con il ruolo di introdurre la traccia, i presenti allo show avvertivano che presto i Metallica avrebbero suonato qualche chicca dal passato e puntualmente l'attesa non viene delusa. La tensione aumenta sempre di più e non appena si ode la celebre chitarra in solitaria, seguita poi dalla rullata che avvia il pezzo, non può che esplodere il boato. Stiamo parlando della opener di "...And Justice For All", vale a dire di un pezzo assolutamente in your face con cui i Four Horsemen erano soliti colpirci dritti in faccia grazie ad un main riff diretto e sostenuto in puro stile thrash vecchia scuola; con l'avvio della strofa ecco partire infatti quel tupatupa macina ossa che sicuramente avrà scatenato un pogo sfrenato sotto al palco. Poche storie, sono queste le composizioni che i fan vogliono, aspettano e, in un certo senso giustamente, pretendono da un gruppo come i Metallica: concise e di immediato impatto. Chi ebbe la fortuna di assistere ad uno degli show del tour promozionale del full lenght dell'88 ricorderà sicuramente l'energia con cui i quattro mitragliavano questi pezzi e grazie a queste esecuzioni e la conseguente inclusione in questo singolo, anche i fan di leva più recente potranno sia avere una prova di cosa sono i nostri dal vivo e, soprattutto, avere la conferma che almeno sul palco la loro grinta e la loro verve sono sempre le stesse di un tempo, anche se sono trascorsi più di dieci anni. La linearità del main riff è spezzata dagli stacchi di Ulrich sui tom, qui eseguiti con una precisione quasi surreale vista l'elevata velocità a cui si sta viaggiando, ma del resto, quando si è delle leggende di professione è proprio grazie a perizie come queste che lo status resta inalterato. Grazie al bilanciamento dei suoni di questo particolare live, che spingono leggermente di più sui volumi del basso, riusciamo ad apprezzare anche come questo brano viene suonato dal nuovo arrivato Trujillo. Non tutti forse sanno che la versione in studio dell'album la cui copertina è caratterizzata da una statua della dea bendata, è praticamente priva delle tracce di basso di Newsted: a causa dei conflitti interni che vedevano il "new kid" continuamente vessato dai dispotici Hetfield ed Ulrich pare che in fase di mixaggio, ad insaputa del diretto interessato, il drummer danese abbia deciso per ripicca di far abbassare le tracce del quattro corde e che solo recentemente siano usciti in rete i brani con tutti i volumi originali. Il bassista attualmente in forze alla band si caratterizza per uno stile più vicino al funk ed al crossover, il che lo porta a suonare questi pezzi inserendovi continuamente dei rapidissimi fraseggi all'interno della linearità funambolica. La resa effettiva è dunque ben diversa da quella di Newsted, ma tuttavia variegata e dinamica quanto basta per non inficiare assolutamente la riuscita finale della canzone. "Blackned" infatti scorre decisa e potente in questa ripresa live, sostenuta anche dall'incisività dei cori che puntualmente sono anche ricalcati dal pubblico. Nel break posto circa alla metà della traccia, dove vi è il cambio che lancerà successivamente il controcanto vocale, i Four Horsemen indugiano momentaneamente per dar modo ai presenti di scagliare al cielo tutta la loro frenesia ed una volta raggiunto "il punto di cottura" giusto del pubblico, essi finalmente riprendono l'esecuzione venendo doppiati da una sterminata serie di coristi improvvisati. La conclusione è netta e precisa e la successiva ovazione è inevitabile; con questi estratti on stage fortunatamente i Metallica del 2003 compensavano direttamente sul palco una vena creativa non brillantissima in studio, ma i seguaci più esigenti poterono per lo meno consolarsi del fatto che dal vivo, i quattro thrasher sono sempre monumentali. La lirica ha per tema principale la morte, ed in particolare quella del combattente che perde la vita durante un conflitto: oscurato è infatti il suo campo visivo non appena viene colpito, istantaneamente infatti un bruciore simile al fuoco infernale gli corrode le viscere e mentre sente scorrere via ogni sua forza; davanti a lui non vede altro che un muro nero e presto ogni spiraglio di esistenza verrà ad esaurirsi col sopraggiungere del sonno eterno. La guerra diventa poi metafora di un'estinzione su vasta scala non solo dell'uomo ma del mondo intero, la brama di potere dell'essere umano farà sì che il pianeta cada in una specie di inverno perenne nel quale avrà luogo la distruzione finale. Sarà proprio questa gelida stagione a congelare in un solo attimo tutto ciò che ci circonda, relegando la realtà ad una grande ed impenetrabile colata di tenebra; il fuoco sarà unicamente quello dello scoppio dei colpi di cannoni, che diventeranno gli starter per far sì che i soldati inizino la loro danza dei morti ed oscurati saranno anche tutti i colori che riusciranno a percepire i nostri occhi appannati. Quello della guerra non è dunque solo uno stato bellico, ma il definitivo spiraglio di un declino che deflagrazione dopo deflagrazione farà in modo che il mondo stesso venga oscurato in una coltre di polvere e zolfo. Gli stessi rapporti tra uomini saranno basati su concetti chiave come "opposizione", "contraddizione", "accettazione" del proprio stato impotente e "compromesso", il quale si dimostrerà definitivamente inutile; la razza umana verrà poi relegata a parole aventi come unico campo semantico quello della morte: "terminazione", "espirazione" e "cancellazione", non siamo più dunque gli esseri più intelligenti ma i più stolti, che dopo la suprema battaglia tra noi scaturita da una brama di potere sempre più insaziabile faranno in modo di auto annientarsi in qualità di catastrofe da sempre temuta ed erroneamente sempre attribuita ad altri fattori.
Harvester Of Sorrow (live)
A seguire troviamo "Harvester Of Sorrow (live)" (trad. "Mietitore Di Dolore"), sesta canzone della tracklist di "...And Justice For All" se avete il formato cd oppure seconda canzone del lato A del secondo disco se lo avete in vinile. Sull'onda del pubblico sempre infuocato ora troviamo un James Hetfield intento ad intrattenere i presenti poco prima di iniziare, giusto quell'indugio provvisorio che oltre a mantenere viva la sintonia tra pubblico e band consente a quest'ultima di respirare un attimo. A giudicare dalle parole del biondo thrasher ora siamo in Spagna, più precisamente a Barcellona; il musicista di Downey infatti saluta e ringrazia in spagnolo gli astanti per poi aggiungere che la città catalana ha sempre avuto un posto speciale nel cuore dei Metallica e per loro è sempre un piacere trascorrere di momenti così gradevoli in compagnia dei fan spagnoli. Potrà sembrare la classica "frase di circostanza", eppure, per chi a quello show era presente, si trattò comunque di un bel gesto da parte dei musicisti. La traccia ha ufficialmente inizio senza nemmeno essere annunciata completamente (Hetfield infatti pronuncia solo la parola "harvester"), dopo la serie di stacchi che costituiscono l'introduzione della composizione, non appena si elevano al cielo le note dell'arpeggio, il pubblico si infiamma ulteriormente ed al partire del tempo della strofa non possono mancare i classici "hey" del pubblico, incitato da un Hetfield quasi indemoniato che inserisce anche qualche piccolo urlo in growl all'interno della sua performance. I Four Horsemen creano sapientemente il giusto crescendo nel passare da un passaggio all'altro del pezzo, facendo quasi avere la sensazione che presto il cupo mietitore si getterà sulla folla per falciare la sua razione di anime; sappiamo bene che il pregio dei brani dell'album dell'88 era proprio quello di possedere pezzi le cui suite strumentali, seppur parecchio lunghe per gli standard della band, scorrevano comunque via epiche ed imponenti senza assolutamente essere noiose. Le chitarre alternano gli stacchi in palm muting al noto fraseggio sinistro in maniera fluida e precisa, affermazione quasi scontata dato che stiamo parlando di una band dalla fama planetaria, eppure sono proprio questi aspetti che rendono memorabili i loro concerti: la disinvoltura con cui questi musicisti eseguono anche le loro canzoni più articolate fa sì che queste suonino con la limpidezza con cui escono dal lettore, a cui però si aggiunge tutta la potenza dei mega impianti live dei 'Tallica. Giunti in prossimità dell'ultima sfuriata conclusiva, i quattro attuano un break netto, una pausa imprevista che spiazza i presenti stessi facendo calare per un attimo il silenzio; si tratta di un espediente di scena con cui Hetfield vuole che i fan si facciano sentire ed appena si alza l'ovazione il gruppo riparte con una rullata esattamente da dove si era fermato. Questo intermezzo, seppur imprevisto, non stona assolutamente con la struttura originale della canzone, in quanto "Harvester Of Sorrow" possiede un'impalcatura ricchissima di pause e contrattempi che la rende ideale per questo tipo di trovate sceniche. Una volta ripresa l'esecuzione siamo ormai in prossimità della conclusione, il ritornello viene ripetuto in maniera ossessiva da Hetfield e lentamente sopraggiunge in fade in l'arpeggio in pulito di Hammet, lo stesso che si può ascoltare in apertura, che con la sua struttura ciclica ed il suo ripetersi su un passaggio più esteso in lunghezza ci ricorda l'inesorabilità del tempo e la prossimità della morte. Il pubblico non può fare altro che apprezzare, ed anche con questa esecuzione live i Metallica si riconfermano quelle macchine da guerra che dl vivo non deludono le aspettative più esigenti. L'ottica di narrazione del testo è sempre la prima persona, scelta che contraddistingue la maggior parte dei testi della band di San Francisco; il personaggio interpretato dal biondo musicista ora sembra essere il cupo mietitore stesso, che infrangendo l'immagine stereotipata della morte come un muto scheletro con la falce adesso ci illustra quella che è la sua funzione di regolatrice degli equilibri impenetrabili all'intelletto umano. Anch'egli una volta era un essere vivente la cui vita è stata soffocata, in lui sono germogliati i semi dell'odio e come punizione per questo peccato è stato dannato a farsi servo dell'Inferno trascorrendo l'eternità a riempirne i gironi. Tutto l'amore che era in lui si è trasformato in odio e non vi è più nel suo spirito alcuna traccia di benevolenza, ormai egli è completamente piegato al volere del male e per quanto le anime si strazino tentando di chiedere pietà il suo fendente non sarà mai disturbato da un qualche segno di compassione. L'intera genesi della figura viene così a ruotare su un eterno gioco di transizione, tra vita e morte, tra luce e tenebra, tra bene e male, tra verità e menzogna, per la figura del mietitore quindi non vi sono certezze se non unicamente quella della sua funzione, per il resto ogni cosa ruota sul dinamismo, lo stesso con cui egli solca i mari dell'eternità toccando ogni angolo del pianeta alla ricerca dei morituri da condurre nell'Oltretomba. Rabbia e miseria sono tutto ciò che anima le sue ossa, tutto presto si oscurerà ed il suo lavoro sarà compiuto; il malcapitato lo guarderà dal basso verso l'alto spaventato dalla sua imponenza, lo supplicherà ancora ed ancora di concedergli modo di redimersi e di lasciarlo in vita, ma il nome del poveraccio è ormai indelebilmente scritto sulla pergamena del tempo inesorabile e quell'anima deve essere mietuta. Un solo rapido fendente, un battito di palpebre e dopo di che l'Inferno avrà un nuovo disperato inquilino. Questo è ciò che deve fare il mietitore di dolore, falciare uno spirito dopo l'altro, sempre così, per tutta l'eternità.
Frantic (live)
Giungiamo ora all'elemento conclusivo che si riallaccia al materiale più fresco, per l'epoca, pubblicato dal gruppo: il video di "Frantic". Questo cortometraggio si conferma come uno dei più diretti ed immediati mai girati dai quattro: se in passato Hetfield e soci erano soliti raccontarci le loro storie più con immagini che li immortalava direttamente sul palco o con incisi metaforici (vi basti ricordare quello di "One", dove in alternanza ai quattro musicisti intenti a suonare si intervallavano estratti del film "E Johnny Prese Il Fucile", film del 1971 diretto da Dalton Trumbo ed eletto a simbolo stesso di pacifismo ed avversione verso le grandi guerre della storia), con questo videoclip si arriva ad una sinergia dei due aspetti. Esso fu girato nel luglio del 2003 a Montreal, in Canada, sotto la regia di Wayne Isham, regista noto in qualità di autore di realizzazioni di video musicali di altri artisti come Motley Crue, Judas Priest, Bon Jovi, Pantera e Megadeth, con cui i Metallica iniziarono a collaborare nel 1991 per il supporto video di "Enter Sandman". Essendo "frenetico" l'aggettivo con cui si può tradurre il titolo del pezzo, l'ingrediente principale di questo filmato sono le inquadrature mosse, rapide ed alternate tra loro con dei cambi netti e quasi troppo anticipati per quella che la normale percezione dell'occhio umano è abituata a vedere. A scambiarsi tra loro troviamo tre registri di inquadrature: quelle della band mentre suona, i cui membri vantano i vari punti di ripresa ciascuno tra statici e dinamici, il protagonista del video clip, un uomo sui trentacinque anni con i capelli e la barba nera, anch'egli immortalato negli istanti che precedono lo schianto e nei momenti di flashback in cui egli ripensa alla sua vita ed infine quelli dell'incidente stesso, che ci offrono tutti i passaggi dell'impatto ripreso attraverso più inquadrature. Attraverso i margini di ripresa dettagliati, come il gallo di plastica sul tetto della vettura, ed il dettaglio del viso del protagonista, abbiamo una percezione precisa ed immediata della trama di questa sceneggiatura: grazie a questi punti di vista solo apparentemente banali in realtà riusciamo ad entrare nel vivo dell'azione per mezzo del contrasto tra dettaglio fisso e messo a fuoco in primo piano e scorrere dello sfondo in maniera sfocata e rapida, un controcanto tra singolo dettaglio ed insieme che rendono ancora più frenetico il tutto. Ad avviare il tutto è proprio l'incidente automobilistico: in alternanza ai primi piani dei Four Horsemen troviamo lo stesso suv nero nell'istante immediatamente precedente all'impatto: il mezzo corre a tutta velocità per la strada che attraversa un centro abitato e il conducente, perennemente distratto, non fa caso al semaforo di un incrocio che è diventato rosso e l'impatto con un camper intento a transitare in direzione perpendicolare è inevitabile. Mentre il mezzo da vacanza in campeggio viene colpito sul fianco della propria parte retrostante, salvando quindi la cabina di guida, il fuoristrada nero si pianta in essa di muso e l'alta velocità di crociera rende il cappottamento di quest'ultimo inevitabile. È su questa scena di distruzione che troviamo il break di chitarra a creare l'atmosfera che lancerà sia il successivo sviluppo della canzone sia i momenti di flashback dedicati alla memoria del protagonista. Nei brevissimi istanti in cui egli è ferito ed intrappolato nella sua auto poco prima che venga colpita da un altro mezzo, il protagonista vede la propria vita passargli davanti agli occhi. A caratterizzare questo momento di riflessione sono comunque le alternanze serrate di immagine contrapposte a diverse inquadrature di lancette che girano: la sigaretta che brucia rapidamente prima della seguente, i drink che si susseguono uno dopo l'altro durante le sue bevute e le numerose donne che scorrono nell'immagine statica che ritrae il soggetto principale a letto, esausto dopo l'ennesima notte di sesso con una sconosciuta rimorchiata la sera prima. L'antitesi tra scene in cui il protagonista è immerso in una delle tante feste a cui partecipa e quelle in cui è solo creano quel senso di monotonia che iniziano a fargli capire di aver gettato nel cesso la sua esistenza, senza contare che dai sorrisi e l'espressione spavalda iniziale egli assume una faccia sempre più rassegnata allo scorrere del tempo, sintomo che forse, quando ormai è troppo tardi, egli sta iniziando a capire di aver sprecato il tempo trascorso in vita. Altro aspetto interessante riguarda la luce delle riprese: il tempo nuvoloso dell'incidente si affianca ad una luminosità sempre crescente che illumina i membri del gruppo ripresi di fronte al muro di macerie dove suonano; ad essere sempre più chiaro a livello di luce è Hetfield, che ci abbaglia sempre di più rendendosi come una sorta di angelo custode che alla fine di tutto sarà quasi diventato un essere di pura luce; grazie a questo espediente la voce narrante del testo passerà dall'essere una riflessione del protagonista al raffigurare un entità divina che dall'alto della conoscenza celeste aveva cercato di avvertire il malcapitato. Tuttavia ormai è troppo tardi, l'incidente è avvenuto e mentre il conducente del camper, ancora stordito, cerca di chiamare aiuto un secondo mezzo colpirà il fuoristrada rovesciato; abbiamo solo il tempo di un'ultima inquadratura del protagonista a testa in giù ancora legato dalle cinture di sicurezza, prima che la prospettiva venga stravolta da una rotazione improvvisa dandoci la prospettiva sfocata e rapida di chi viene travolto poco prima di morire. La spettacolarità del videoclip di "Frantic" si amalgama benissimo con il tema filosofico del testo, in queste immagini dunque c'è tutto, dall'azione alla riflessione introspettiva ed il messaggio che viene lanciato può così trovare una veste energica e travolgente accompagnato dalla musica dei Metallica.
Conclusioni
Con questo singolo possiamo dire di essere di fronte alla risalita dei Metallica verso la vetta della fama che li ha da sempre accompagnati: se il singolo di "St. Anger" non entusiasmò i loro fan, con questa successiva pubblicazione abbiamo del materiale più convincente sotto tutti i punti di vista. La titletrack infatti, pur restando inclusa in un album che fece parecchio discutere, risulta essere la più grintosa tra quelle proposte dai quattro in quel full length; la sua struttura dinamica e serrata, il suo tiro alcalino ed il suo testo dalla raffinata introspezione tematica lasciano intravedere uno "spiraglio di redenzione" che dopo un periodo tenebroso può e vuole ritornare ai fasti di un tempo. Per quanto riguarda gli estratti live, i 'Tallica decidono poi di giocare in casa volendo vincere facile, ma del resto come li si può biasimare; per quanto critici si voglia essere verso le pubblicazioni dei Metallica nei primi anni Duemila è innegabile che sottoporre al nostro udito delle esecuzioni dal vivo di grandi classici della loro carriera, in questo caso estrapolate tutte e due dallo stesso lavoro, non può far altro che scaldarci il cuore e continuare a farci esaltare come la prima volta che quelle stesse canzoni le abbiamo sentite dall'album appena comprato. Chi vi scrive infatti non era ancora nato all'epoca dell'uscita di "... And Justice For All", ma non vi è alcun timore nel ribadire che ancora giovincello, appena tornato a casa con la copia originale del disco comprata di fresco nel negozio di fiducia, con esse nacque l'amore a prima vista. Il poterle sentire registrate dal vivo, pur essendo un tour recente, regala comunque le stesse emozioni che i quattro californiani regalarono a chi li vide alla fine degli anni Ottanta. Ad una fase artistico creativa sottotono, come abbiamo già sottolineato, fanno da contraltare quindi una grinta ed una combattività che sul palco vede ancora i Metallica combattere con il coltello fra i denti e che rassicura tutti i loro seguaci che "non tutto è perduto", anzi, vi è tutta la voglia di tornare a spaccare teste come un tempo, allontanando definitivamente da sopra di loro ogni oscuro alone del rischio di un eventuale scioglimento. Dulcis in fundo vi è poi il videoclip di "Frantic". L'inserimento di un contenuto multimediale come un filmato è forse quella ciliegina sulla torta che rende il singolo ancora più appetibile oltre al materiale audio; in passato infatti si era soliti acquistare i singoli di un determinato gruppo proprio perché oltre alla canzone vi era qualche altro contenuto esclusivo altrimenti irreperibile da altre parti. Oggi purtroppo, con il dilagare dello streaming e di internet, anche le band hanno dovuto optare per la scelta di caricare notevolmente più video sui loro canali Youtube e profili social vari, i dischi infatti non si comprano più come in passato, e lo stesso formato singolo sta perdendo terreno al confronto con le numerose pubblicazioni digitali disponibili in free download dagli stessi stores ufficiali dei gruppi. La pubblicazione singola nel piccolo formato del cd resta tuttavia una perla di inestimabile bellezza per tutti i veri e grandi appassionati del formato fisico, che non mancano di affollare le varie fiere del disco alla ricerca di rarità come queste, rarità rese tali proprio dalla presenza di contenuti succosi che, come in questo caso, stimolano la curiosità dei fan. Con "Frantic" sia avvia quindi quella sorta di tentativo di fare ammenda da parte dei Metallica e per chi fosse rimasto deluso dal singolo di "St. Anger", questa successiva pubblicazione si presenta come un validissimo modo per "fare pace" con i propri beniamini.
2) Blackned (live)
3) Harvester Of Sorrow (live)
4) Frantic (live)