METALLICA / BLACK SABBATH

Frantic/Paranoid

2010 - Vertigo

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
19/09/2016
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione Recensione

Dopo lo scivolone pazzesco avvenuto nel 2003 con la pubblicazione del disco più discusso partorito dai Metallica, ovvero quel St. Anger che per volontà della band avrebbe dovuto rappresentare una sorta di riapprodo verso un sound più crudo e thrash, e che invece si rivelò il colpo di grazia stilistico dopo i controversi "Load" e "Reload", nel 2008 assistemmo al "ritorno" vero e proprio (anche se parziale, ma comunque piuttosto riuscito) con la pubblicazione di "Death Magnetic". Chiaramente questo album riporta i Nostri in una dimensione decisamente più consona rispetto agli anni bui del passato, e dopo aver pubblicato i singoli relativi a questo disco, un box set che funge da best of (ma non troppo per la verità) ed un paio di live cd, i Four Horsemen diedero alle stampe, nel 2010, il primo ed unico split cd della loro carriera: dal semplice titolo "Frantic / Paranoid", rilasciato in occasione del "Record Store Day" dello stesso anno, come esclusiva assoluta per il mercato Britannico. Questo tipo di operazione, si sa, è piuttosto comune tra le band, ed esistono collaborazioni di vario tipo: ci sono quelle che sono atte a far conoscere magari una band semisconosciuta venendo appunto accostata ad un nome altisonante per poter avere una maggiore visibilità, e ci sono quelle che, solo a leggere il nome sulla copertina, fanno venire i brividi, facendosi conoscere anche al primo e solo "colpo d'occhio". Il caso preso in nostra considerazione appartiene proprio a questa seconda categoria. Uno split che unisce di fatto due nomi a dir poco fondamentali, della storia del nostro genere preferito. Da una parte abbiamo appunto i Metallica, che hanno dalla loro un'importanza storica di prim'ordine, avendo forgiato un genere che ancora oggi deve molto al loro celeberrimo operato; dall'altra, i Black Sabbath, in quanto ad importanza storica sono probabilmente il non plus ultra di un intero movimento. Questo vinile in versione 12'', distribuito dalla "Vertigo", è dunque una perla per collezionisti, anche e soprattutto per via del suo carattere assolutamente esclusivo, proprio della limited edition: la sua tiratura fu infatti limitata a mille copie disponibili, rendendolo quindi ancor più raro. Importante, nemmeno a dirlo, anche per il contenuto; un "singolo" dove possiamo trovare i brani "Frantic" (tratto da "St.Anger") e "Paranoid" (dall'omonimo album), tuttavia non presentatici nelle loro cosiddette versioni "canoniche". Partiamo con il brano dei Metallica, quel "Frantic" che risulta essere uno dei pochi brani "passabili" di quel maledetto album, che qui troviamo in una versione remixata da parte di un gruppo musicale inglese, gli Unkle, dediti ad una musica elettronica piuttosto particolare ed articolata. Parliamo di un complesso dall'attività assai prolifica, che gli ha recato una certa e meritata fama, in virtù dei tanti lavori rilasciati, in ogni tipologia e salsa. Oltre ad aver pubblicato cinque album tra il 1998 ed il 2010, gli Unkle hanno spesso dato il loro contributo per la realizzazione di soundtrack per videogames e serie tv. Tra i maggiori successi in questo ambito è bene ricordare alcuni accompagnamenti pensati appositamente per il giochi multipiattaforma Assassin Creed, o per videogames automobilistici come Need for Speed: ProstreetColin McRae: Dirt 2, Gta IV, o ancora brani realizzati per ambientazioni stile Alone in the Dark: Inferno. Per quanto riguarda programmi, film e serie tv, è giusto citare i loro lavori adoperati per svariati momenti di Top Gear, CSI, Twilight: Eclipse, Trance e The Raven; giusto per citarne alcuni. Per quanto riguarda invece il brano "Paranoid", come tutti saprete esso è uno dei più grandi cavalli di battaglia del gruppo di Birmingham, contenuto nell'omonimo album del 1970. Un disco che ha segnato un'epoca, contribuendo alla nascita di quel sound oggi chiamato Heavy Metal. Tuttavia, all'interno di questo split non troviamo la stessa versione contenuta nel disco originale: o meglio, è si la stessa song ma con liriche completamente diverse. Parlare di questo brano è come parlare di un qualcosa di sacro, un qualcosa che è destinato a rimanere impresso nel tempo in maniera indelebile. Se calcoliamo poi, che tutto l'album è stato registrato in meno di una settimana da Ozzy e soci, possiamo capire tranquillamente che i Sabbath avevano le idee ben chiare su come il disco avesse dovuto suonare. L'unica incertezza consistette nella scelta del titolo del full-length, il quale inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi "War Pigs", come uno degli altri grandi classici della band; song che tra le altre cose invece avrebbe dovuto avere il titolo di "Walpurgis". Avere dunque tra le mani un vinile anche se solamente di due brani, provenienti però da due mostri sacri della musica metal, che in egual modo hanno gettato delle basi incredibilmente solide per la nascita e l'evoluzione di un genere, può solamente essere un motivo di vanto per chi lo possiede; se in più ci aggiungiamo appunto che le copie sono a tiratura limitatissima, il quadro è pressoché completo. Ora, va bene la rarità dell'oggetto, vanno benissimo i nomi impressi sopra, ma la qualità sarà all'altezza delle aspettative? Non vi resta che seguire come sempre la nostra analisi per scoprirne ogni sfaccettatura..

Frantic

Partiamo dal brano dei Metallica, ovvero quel "Frantic (Frenetico) (UNKLE Remix)", il quale si apre con la voce messa in loop di Hetfield che continua a ripetere moltissime volte proprio il titolo della song, il tutto con un sottofondo cupo dato da un suono continuo, molto basso, che molto lentamente aumenta di volume. Un suono martellante di basso inizia ad essere insistente ed a pungere, ed al "Go" dello stesso singer sentiamo delle percussioni digitali piuttosto particolari, arricchite da un'eco continua, vocale. Espedienti che fanno partire di fatto la song. Ad un certo punto viene proposto il pre chorus del pezzo, con solamente quel basso ad accompagnarne la voce, e man mano che le vocals aumentano di intensità, affiorano nuovamente suoni sintetizzati che per la verità non stonano affatto con la composizione del brano. Il suono risulta essere delicato ma anche persistenze ed a tratti martellante quando serve, ma non è mai fastidioso o troppo prolisso. Il sound si fa più corposo con la continua ripetizione di alcune frasi tratte appunto dal brano, e l'accompagnamento è piuttosto ben fatto, amalgamandosi comunque discretamente con la voce dello stesso Hetfiled. I suoni digitali vengono valorizzati da percussioni artificiali, ed una strana melodia pare cambiare letteralmente volto al pezzo originale. Arriva un momento in cui sembra regnare un po' il caos, con troppa carne sul fuoco data dal fatto che troppi elementi vengono inseriti per riempire il suono, ma fortunatamente arriva anche il momento in cui il tutto sembra fermarsi solo per un istante con un rumore a frequenze molto basse, che persiste nel suo proporsi disturbante, e che viene raggiunto da un rumore ovviamente sempre sintetizzato, il quale fa proprio da controparte a quello proposto in questo preciso istante. La performance di James vien ancora una volta filtrata in maniera a tratti interessante, rendendo l'operato generale mai forzato. Ancora un "Go" questa volta ripetuto varie volte, con un sound che, anche qui, cresce man mano. Si prosegue con l'ascolto, in concomitanza al pronunciare del chorus i suoni diventano ancora un pochino caotici, ma del resto sono anche ben studiati per dare appunto quella sensazione di "caos" che il brano stesso vuole trasmettere, appunto nel suo essere "frenetico". Il tutto si conclude con un frangente sonoro molto delicato, dal sapore decisamente "spaziale", che via via va a sfumare fino a non farci sentire più alcun sussulto. In definitiva, diciamo chiaramente che non è mai facile avvicinarsi ad un brano remixato, soprattutto se si tratta di un brano metal. C'è da dire però, che oltre alla ripetitività generale del pezzo, qualche idea buona la si può anche intravedere. Che gli Unkle siano attivi sin dal 1994 ci fa intendere che comunque sappiano il fatto loro, e sarebbe probabilmente sbagliato tagliare le gambe ad un brano solamente perché è stato ritoccato (anche pesantemente) da un gruppo che si cimenta totalmente nella musica elettronica. La versione originale presente in "St. Anger", a dirla tutta, è tra le poche, anzi pochissime tracce che si potevano effettivamente salvare, quindi fare peggio era pressoché impossibile. Diciamo che il risultato non è male, ma i puristi storceranno sicuramente il naso (a ragione, sia chiaro). Detto ciò, ad essere obbiettivi possiamo dire che siamo di fronte ad una variante abbastanza piacevole che non aggiunge e non toglie nulla (a parte gran parte del testo), a quanto fatto nel full length. Il testo parla comunque parla di questo individuo rimorso dal rimpianto per la perdita della propria vita a causa di un incidente d'auto. Nel momento esatto in cui capisce che la propria esistenza sta andando letteralmente in frantumi, si accorge di aver passato la sua intera vita in preda alle dipendenze da alcool e dalle droghe più disparate; il tutto arricchito da giornate buttate via, sul divano ad ingozzarsi. La vita gli passa davanti in una frazione di secondo, ed ormai si rende conto troppo tardi di aver buttato alle ortiche quel dono così prezioso che con tanta fatica gli è stato donato. La vita ci insegna a cogliere continuamente l'attimo, a prendere al volo ogni occasione che ci si para davanti, e se per un motivo o per l'altro ci facciamo sfuggire queste occasioni, il rimpianto poi sarà talmente grande da poterne soffrire per l'eternità. Quando ci accorgeremo degli errori commessi, sarà tremendamente troppo tardi. Il vizio è stato il compagno del protagonista, lo ha portato a braccetto facendogli credere di essere il suo migliore amico; in realtà lo stava solamente accompagnando in fondo al baratro, lentamente ed inesorabilmente; ed una volta condotto, lo abbandona e torna a scegliersi un nuovo migliore amico da trascinare con lui. In questa versione, molti dei versi sono stati tagliati, dando risalto soprattutto a frasi del tipo "Se potessi riavere indietro i miei giorni sprecati" oppure "La affronti o lasci perdere": sono tutte frasi chiave che racchiudono proprio l'essenza della vita sprecata e di quella voglia di tornare immediatamente indietro, per poter rimettere in qualche modo a posto le cose. Tuttavia, il discorso fondamentale non cambia. E' il modo di affrontare le cose ad essere determinante: c'è chi prende di petto le situazioni e con determinazione fa volgere il tutto in maniera da poterne trarre un vantaggio, e c'è chi le affronta tutto insabbiando i problemi con le droghe e con l'alcool, cercando quella via facile per poter sfuggire anche solo per un istante ai dispiaceri della vita. Nel primo caso avremmo sempre un riscontro, positivo o meno, ma sapremmo comunque di averci provato con tutte le nostre forze; nel secondo, invece, troveremo sempre delle difficoltà, le quali crescendo porteranno solamente alla perdita di autostima ed alla distruzione di noi stessi.

Paranoid

"Paranoid (Paranoico) (Alternative Lyrics version)" è il secondo ed ultimo brano di questo split, ed andiamo a parlare di uno dei maggiori successi dei Black Sabbath. Il riff iniziale è quello divenuto ormai leggenda, e difatti appena partita la song veniamo avvolti da un particolare piacere, quasi mistico. Ozzy inizia con la sua voce sgraziata a proporci la prima strofa, mentre il resto della band si muove sinuosamente ed incanta per precisione ed estro. Il basso di Geezer Butler, seppur lentamente, martella costantemente la testa dell'ascoltatore, il quale non può fare altro che soccombere nel suo incedere chirurgico e continuo. Seconda strofa, ed il buon Ozzy ci rende partecipe di una prova sempre particolarmente ruvida e "stonata", per poi lasciare spazio ai compagni che non spostano di una virgola l'impianto sonoro, inanellando quel riff maledetto che solamente una mente come quella di Tony Iommi poteva partorire. Il frontman riparte, fino alla conclusione del brano con un ultima strofa, regalandoci così un rinnovato entusiasmo nell'aver potuto riascoltare seppur in una relativa nuova veste, questo piccolo e breve capolavoro. Nuova veste perché ovviamente il brano è stato riproposto con dei suoni più puliti, perdendo sostanzialmente giusto quel poco della versione più "sporca" dell'originale. La novità più importante però, come accennato in fase di introduzione, è la presenza di nuove liriche inserite proprio per l'occasione. Se infatti nella versione uscita nel 1970 si parlava appunto di questa paranoia insita nella nostra mente, per l'incapacità sostanziale di godersi appieno la vita, ed il rifiuto di qualsiasi ricerca di una fonte di felicità, in questo caso andiamo a parlare dell'amore verso una ragazza, che si imprime nella mente del nostro protagonista. Diventa quasi una fissazione e non riesce a togliersela dalla testa. "Perché sei tutto il giorno nella mia mente e non riesco più a pensare", questa figura femminile lo distoglie da qualsiasi altro tipo di pensiero, e non riesce più nemmeno a ragionare sulle cose apparentemente più semplici. "Ti amo ma tu non vuoi conoscermi", sembra essere un rifiuto a corrispondere i sentimenti esposti, ma la perdita d'animo non è contemplata. "Voglio vederti sorridente davanti al mio volto", verso il quale vuole essere appunto quella speranza di trovarsi faccia a faccia con la persona tanto desiderata, per poterla vedere, osservare ed apprezzarne anche solo i lineamenti. Arriva però il momento in cui tutta questa tensione e questo desiderio si trasformano in un qualcosa di pericoloso; "Sto diventando pazzo perché non riesco a vederti", ed è qui che la mente umana inizia a mostrare il fianco, un po' come accade nella sua versione originale. Gli amici capiscono il momento di difficoltà, e consigliano al protagonista di dimenticare questa persona in modo da poter vivere la vita come andrebbe vissuta; quasi come cercare di liberarsi da un enorme peso. Alla fine però, il pensiero continuo vince definitivamente e questo lo si può intendere con l'ultima frase presente in questa Paranoid"Non sai quello che stai facendo alla mia mente, sei dentro". Ormai la donna è entrata a pieno titolo nel cervello del Nostro, si è in qualche modo impossessata della sua testa e della sua anima. Non ci sarà una via di uscita, rimarrà dentro di lui per sempre.

Conclusioni

Parlando del valore di questa operazione, diciamo subito che essa consiste in un episodio molto particolare e "diverso", per quanto riguarda il sostanziale modus operandi di queste due band. Se è vero che i Metallica non sono nuovi a sperimentazioni di questo genere (prendiamo l'esempio di "Until it Sleeps", remixata da Herman Melville, non ovviamente l'autore di "Moby Dick"), è anche vero che come in altre occasioni hanno scelto di "andare sul sicuro", offrendo in pasto al remix un brano difficilmente sfigurabile. Rovinare un pezzo già di per sé disastrato (anche se i tra più riusciti di "St. Anger") come "Frantic" è praticamente una cosa impossibile, questo spiegherebbe quindi come anche live il pezzo stesso risulti incredibilmente trascinante. Ad essere oggettivi e privi di ogni pregiudizio, ho trovato questo remix comunque abbastanza riuscito. Ci sono momenti in cui è il caos un po' fine a se stesso a regnare, ma ci sono anche dei momenti di relativa semplicità che in sostanza funzionano. Vero che stiamo parlando pur sempre della thrash metal band per antonomasia, ma è anche vero che se liberiamo la mente da qualsiasi tipo di influenza storica, il brano di per sé può anche risultare piacevole. Parlando invece di uno dei brani simbolo dei Black Sabbath, ovvero la menzionata "Paranoid", ci sono un paio di cose da tener bene in considerazione. Innanzitutto il suono; un suono più limpido ma non portato all'eccesso non è sempre sinonimo di qualità, soprattutto se lo andiamo a paragonare alla sua controparte originale. Se da una parte è vero che dal 1970 sono cambiate moltissime cose, soprattutto a livello di tecnologia, è anche vero che proprio quel suo essere un brano grezzo, caratterizzato da un riffing work leggendario e da quella voce così sgraziata, continua a suscitare delle emozioni impareggiabili ed uniche. Diciamo che in questa nuova veste perde un po' di quella storia che ha segnato indelebilmente i tempi. Il testo completamente rivisto è invece una chicca succulenta per gli appassionati e collezionisti, e non facciamo fatica a supporre che si possa trattare di un'esperienza vissuta in prima persona dallo stesso Ozzy Osbourne, considerata la sua natura decisamente "crazy"; e se mettiamo anche il fatto che questo lavoro è distribuito solamente in mille copie, allora il valore dell'intera opera impenna notevolmente. Fare un paragone con il materiale qui presente è quantomeno doveroso, e dobbiamo dire che il brano di Iommi e compagnia vince sostanzialmente su tutti i fronti. "Frantic" è figlia di un album, o meglio, di un periodo molto travagliato e poco favorevole alla band di San Francisco; i problemi di dipendenza dall'alcol di Hetfield, la fuoriuscita del bassista Newsted che ha praticamente lasciato il gruppo a tre membri durante la registrazione del disco, la produzione a dir poco orribile e la scarsa creatività dei restanti membri, ha influito negativamente sul prodotto finale. D'altro canto "Paranoid" arrivava in un momento di crescita ed evoluzione della musica stessa, presentando una band in grande spolvero mediante brani appartenenti al disco che sono diventati leggendari ("Paranoid", "Iron Man""War Pigs", "Planet Caravan", e potremmo tranquillamente citarli tutti). Si tratta tranquillamente di uno dei capolavori indiscussi partoriti dai Black Sabbath e della musica in generale, di qualsiasi genere si tratti. In definitiva, una buona collaborazione che arricchisce la discografia delle due band, ma che nel caso dei cittadini di Birmingham, aggiunge quel qualcosa in più che invoglia la ricerca di questa rarità.

1) Frantic
2) Paranoid
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