MEGADETH

Sweating Bullets

1993 - Capitol Records

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
12/06/2017
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione Recensione

"Countdown To Extincion", quinto full lenght dei Megadeth, è uno dei lavori più supportati a livello promozionale dell'intera discografia del gruppo. Siamo all'inizio degli anni Novanta, più precisamente nel 1992 e, dopo il furore metallico della decade precedente, l'industria musicale ha capito che anche il Metal può essere un prodotto di consumo, in particolar modo per quanto riguarda i nomi più noti del settore; tra questi, è fuori discussione che rientri anche la band di Dave Mustaine, che dopo la pubblicazione di questo capitolo disografico intraprende una massiccia diffusione mediatica della propria musica che si distende anche attraverso una nutrita serie di singoli. Appena l'anno seguente, nel 1993, viene pubblicato infatti il singolo di "Sweating Bullets", prodotto il cui scopo è promuovere non solo la title track ma anche la serie di brani inediti paralleli che vengono inclusi nelle diverse edizioni di questo disco. La Capitol Records punta in maniera particolare sulla band di Megadave, che in quegli anni possiede, fra l'altro, la sua migliore line up di sempre: al fianco del fondatore nonché ex membro dei Metallica infatti troviamo, oltre all'immancabile bassista e braccio destro David Ellefson, anche il virtuosissimo axeman Marty Friedman ed il drummer Nick Menza; è infatti questa la formazione che i fan portano nel cuore ed associano alle migliori produzioni del marchio di Vic Rattlehead. L'innovazione ed il notevole miglioramento tecnico compiuto dai Megdeth alla fine degli anni Ottanta segna infatti quell'evoluzione artistica da sempre cercata dal quartetto americano, che dopo gli esordi votati alla vecchia scuola sviluppa, album dopo album, delle vere e proprie perle ancora ad oggi intoccabili e poste sul loro meritatissimo trono all'interno dell'Olimpo del Thrash Metal. Dopo la consacrazione ottenuta con "Rust In Peace", Megadave e soci proseguirono la loro ascesa verso il successo con l'album del 1992, nella cui tracklist sono contenuti brani che costituiscono dei veri e propri diamanti già di per sé stessi. Pensiamo infatti alla stessa titletrack, a "Symphony Of Destruction" o alla stessa "Sweating Bullets", tutte canzoni che dopo aver fatto scuotere la testa ai fan di tutto il mondo tornano a popolare gli scaffali dei negozi con i loro rispettivi singoli, le cui vendite altissime dimostrano come i seguaci della band avessero ormai trovato in Dave Mustaine e compagni non più "il fanalino di coda" nato dalla scia dei Metallica, ma un gruppo che potesse eguagliare, e forse a tratti superare, l'eccellenza di settore attribuita all'unanimità ai Four Horsemen. Del singolo di "Sweating Bullets" uscirono diverse edizioni: una doppia in formato cd (riservate rispettivamente al mercato europeo e a quello del regno Unito) di cui Rock & Metal In My Blood vi propone l'analisi, una su audiocassetta ed un'altra ancora in vinile da 12'', a testimonianza di quanto la proposta dei quattro statunitensi fosse richiesta all'interno discografico. Quella in formato compact disc si rivela essere la più nutrita, che oltre alla titletrack (sia in versione studio che live) contiene anche il remix "gristle" di "Symphony Of Destruction" (che comparirà anche nel successivo singolo "The Story Of Megadeth") ed una versione dal vivo, con in più anche le esecuzioni live di "Ashes In Your Mouth" e "Countdown To Extincion", tutte registrate durante lo show tenutosi al Cow Palace di San Francisco il 4 dicembre del 1992. La copertina di questo singolo, che si distingue tra le due versioni solo per una differenza di tonalità data dal formato di stampa, risulta particolarmente inquietante: a predominare è infatti una stanza buia, indi per cui il nero appare come il colore di massima; al centro della scena troviamo un tavolo di legno, illuminato dalla luce di una lampada posta al di sopra di esso, sul quale sono posti dei proiettili, come una sorta di presagio di una futura roulette russa che sta per compiersi. Seduti ai due lati troviamo due individui a petto nudo, calvi, magri e con lo sguardo attonito e rassegnato di chi sta per andare incontro al suo tragico destino. Sembrano due persone diverse, ma a guardare bene si scopre che sono la stessa persona, vista dalla doppia prospettiva attraverso un gioco di ribaltamento speculare che metaforicamente porta sulla carta la schizofrenia e la doppia personalità. Da questa immagine traspare dunque un forte senso di silenzio e di abbandono, dato che dalle due figure umane non ci aspettiamo possano giungere delle parole né tantomeno possa essere compiuta una qualche sorta di movimento. Esse sono lì, ferme, aspettando che un arbitro sicario giunga a caricare il revolver con quei proiettili per dare il via al malsano gioco che lascia al caso la decisione di chi resterà in piedi e chi vedrà la propria materia grigia adornare il tavolo.


Sweating Bullets

Partiamo dunque con "Sweating Bullets" ("Sudando Proiettili"), che nella tracklist del full lenght occupa la quinta posizione. Ad avviare l'esecuzione è il drummer Nick Menza, il quale, dopo aver dato due colpi decisi sul rullante e sul primo tom, esegue un rapido giro sui fusti che avvierà l'introduzione delle chitarre; le sei corde, entrando imponenti fin da subito, eseguono degli accordi pieni e corposi e mentre la chitarra ritmica si muove pesante sui powerchord, la melodia del riff viene eseguita dalla solista, regalandoci un fraseggio dalle tonalità discendenti che rende immediatamente oscura ed inquietante l'atmosfera. Dopo questo imponente incipit, improvvisamente il tempo si spezza, dando inizio ad una serie di stop and go che costituiranno il tempo base della strofa, momento in cui un Megadave completamente pazzo darà voce a tutta la sua insanità. A parlare infatti sembra essere non la prima ma la seconda personalità di Mustaine, che dal profondo del subconscio emerge a torturare il malcapitato protagonista con un nuovo assillo alla caratterialità prncipale: "Ciao me, vieni a conoscere il mio vero io ed il suo modo di vivere da disadattato,il cui possedimento di maggior valore è un passato oscuro ed ignoto, vuoi raccontare di una storia di distruzione? Allora coraggio, non deludere i nostri lettori!". Con questa incalzante serie di frasi, costruita su una serie di stacchi netti e precisi, un alter ego di Mustaine ci mette di fronte alla realtà dei fatti, Megadave è un debole che si è fatto sopraffare dai meandri più oscuri della sua anima e conseguentemente anche la sua psiche ha sviluppato delle personalità diverse con le quali realizzare tutti quei progetti per cui l'io principale non ha abbastanza spina dorsale. Dopo questo inizio "zoppicante" il pre ritornello parte con un tempo sostenuto e coinvolgente, atto sostenere un main riff di chitarra la cui intensità nel palm muting continua a colpirci, mentre la voce maligna del pazzo thrasher ci tartassa con la cantilena che sfocia nell'esitation del ritornello. Tutto questo vortice di identità parallele compresse all'interno di un unico corpo trova assai ristretto quell'unico involucro di carne e fanno a spallate tra loro per poter emergere l'une sulle altre e conquistare il ruolo dominante, tutto a scapito di Dave che vede nel proiettile piantato nel proprio cranio l'unica via di uscita da questo manicomio recondito. Ogni giorno di vita infatti è trascorso in un continuo alternarsi di paranoie e stati d'ansia, effetto collaterale del conflitto che tutti gli altri Dave combattono tra loro: il respiro è sempre più affannoso e l'aria è ormai rara per riempire i polmoni, il panico lo spinge a mordersi i palmi fino a cadere a terra, inzuppato dal sudore di proiettili che gli sforacchiano la psiche. Dopo questa prima porzione di traccia, le personalità tornano a farsi sentire, ripresentandosi puntualmente nella testa del rosso thrasher per attanagliarlo nuovamente: "Ciao me stesso, sono di nuovo io, puoi escludermi provvisoriamente ma non rimproverarmi, perchè ciò mi dà un fortissimo malditesta. Continui a pensare che la colpa sia mia, ma tu, come tutto il genere umano, devi conoscere i tuoi limiti". I continui stop and go musicali rendono ancora più ossessivo e soffocante il botta e riposta che tutte queste identità compiono tra loro: ogni colpo di batteria dato da Menza sembra infatti scandire i singoli interventi di un dibattito a cui partecipano diversi io uno differente dall'altro, con ognuno i suoi obiettivi e la sua follia. Conclusa questa strofa ecco ripartire il pre ritornello, il tempo ancora una volta diventa lineare e la chitarra solista sfodera nuovamente delle incisive e quasi stridenti note discendenti che sembrano metaforicamente rappresentare i gradini che conducono al livello più basso della razionalità umana. Giungiamo così all'assolo di Megadave, la batteria accompagna l'avvio con una rullata, alla quale fa seguito la mitragliante colata di scale cromatiche che fa di questa suite un'accademica perla di velocità esecutiva, che al suo apice lascia lo spazio per un nuovo sviluppo maggiormente ricco di groove. Adesso i quattro strumentisti viaggiano senza dire una parola, sul main riff cadenzato a parlare sono solo delle voci campionate confuse e dinamiche che, grazie ad un gioco dell'immagine stereo, rimbalzano da un lato all altro del nostro ascolto, poi la nota viene lasciata andare e la voce di Dave, alterata dal flager e dal modulatore di tonalità, diventa sempre più alta fino a trasformarsi in un robot. Finalmente, l'io principale riconosce la propria follia, trovando interessante e gradevole poter parlare con se stesso prima di sprofondare definitivamente nella demenza, anche noi un giorno potremo provare sulla pelle questa sensazione ma Megadave sarà già morto da un pezzo, eppure, al momento opportuno, sentiremo un dito freddo toccarci la spalla, ci volteremo e troveremo ancora un altro Dave, ancora imballato in un involucro ormai defunto.  

Sweating Bullets (live)

Dopo essercela gustata nella sua versione in studio, ora possiamo gettarci nella mischia dello show che i Megadeth tennero al Cow Palace di San Francisco il 4 dicembre del 1992 (concerto dal quale sono estrapolati tutti gli estratti live contenuti nelle due versioni del singolo) con "Sweating Bullets (live)" ("Sudando proiettili (live)"). Come è intuibile, il pubblico manifesta subito tutta la sua energia, l'ovazione che i presenti fecero per acclamare i quattro thrasher è qualcosa che pur uscendo dalle casse del nostro lettore a venticinque anni di distanza rende perfettamente l'energia dell'osanna originale. Senza nemmeno un accenno di presentazione ecco partire il passaggio introduttivo di Menza, il quale, si attiene pedissequamente all'esecuzione che ha registrato sul disco; siamo durante il tour promozionale del lavoro all'epoca appena uscito, ergo, i Megadeth vogliono essere fedeli in tutto e per tutto alle esecuzioni originali, il tutto potrebbe apparire "freddo", ma non bisogna dimenticare che al livello a cui la band era arrivata all'inizio degli anni Novanta, apportare una variazione sul tema significava non rispettare un vincolo contrattuale dell'esibizione, sarà solo in anni successivi, quando quelle composizioni saranno state ben metabolizzate dai fan e saranno diventate ormai dei classici della band di Vic Rattlhead, che Mustaine e soci potranno concedersi qualche variante alle loro creazioni, ma per il momento si rispettano gli spartiti senza sgarri. L'impatto delle chitarre è subito travolgente, le sei corde di Mustaine e Friedman ci colpiscono a muso duro accompagnate dal muro sonoro creato dal basso di Ellefson, che ad ogni pennata scatena una vibrazione che ci scuote i visceri fino all'inverosimile. Negli stop and go della strofa, il drummer di origine tedesca sfodera tutta la sua potenza, dando delle vere e proprie mine sul pedale e sul rullante del suo set e facendo così sembrare la sua batteria una bocca sputafuoco. La voce di Mustaine in questo frangente è meno stridula rispetto al cantato del disco, l'ex Metallica infatti si mantiene su un registro basso e quasi parlato al fine di non sforzare troppo le sue corde vocali, ma ciò nonostante la resa è comunque impeccabile: il rosso thrasher infatti trasmette tutta la follia necessaria per la riuscita del pezzo, digrignado i denti e trasmettendoci così la sofferenza di un individuo in balia delle sue multiple personalità. Essendo strutturata su un'alternanza di stacchi e pause, la strofa viene accompagnata costantemente dal pubblico presente, che continua a manifestare il proprio entusiasmo anche durante gli interventi vocali di Mustaine. Con il passagio che ci conduce al ritornello, i Megadeth danno nuovamente prova di tutta la precisione: lo stacco infatti viene eseguito con precisione assoluta e la cesura di Menza avvia così il successivo cambio di tempo. La chitarra ritmica ed il basso eseguono il riff stoppato, mentre la solista ci attanaglia l'addome e i timpani con delle incisive e graffianti note alte che si allineano con la tonalità dei vari cambi. Il cantato viene inoltre accompagnato dai cori di Ellefson, che tenta di armonizzare la voce principale non riuscendoci sempre in maniera eccelsa, data anche la variante apportata da Megadave alla linea vocale in alcuni punti, ma il risultato finale è comunque accettabile. Anche se l'ambito canoro appare l'unico "punto debole" dell'esecuzione, la resa finale è comunque eccellente, anche perchè non stiamo parlando di stonature, quanto un ribassamento voluto a fini funzionali, dato che così il rosso frontman ha modo di spingere sul ritornello effettivo ottenendo la sua arcinota nasalità. Il pezzo scorre lineare e preciso anche nell'intermezzo immediatamente precedente all'assolo, del quale vengono risuonati anche perfettamente i dirt picking delle corde, dopodichè, viene lasciato spazio all'assolo, anch'esso eseguito in maniera identica a quello del disco, per poi cambiare nuovamente ed intraprendere così il mid tempo. Su questa sezione strumentale, dove i quattro suonano in maniera a dir poco chirurgica, si sentono i campionamenti delle voci registrate sul disco e mentre Menza si cimenta nel rilancio del brano aumenta anche la tensione del pubblico. L'ultima strofa rappresenta così il gran finale del pezzo, il tiro resta altissimo e sull'ultimo ritornello Megadave aumenta gradualmente la spinta vocale sulla ripresa sostenuta dalla doppia cassa, in modo da raggiungere l'apice sull'ultimo "sweating bullets", sigillato dalla sutura ritmica di Menza che lascia così spazio all'ovazione conclusiva.  

Ashes In Your Mouth (live)

Da quello stesso show troviamo anche "Ashes In Your Mouth (live)" ("Cenere Nella Tua Bocca (live)"), brano conclusivo della tracklist di "Countdown To Extinction" ed anche l'unica registrazione del concerto nella quale Mustaine introduce al pubblico il brano che andrà ad eseguire, succeduto, ovviamente dall'immancabile osanna. Già al momento della pubblicazione, questa traccia si era contraddistinta per essere particolarmenye "prog", poiché strutturata su un tempo irregolare caratterizzato da diverse sincopi. Nonostante questo maggior impegno richiesto a Nick Menza, la band si trova comunque a proprio agio: le chitarre ed il basso marciano imponenti sui vari "tranelli" ritmici tesi dal batterista e nonostante questa composizione decisamente più complicata i quattro non mancano di spingere sull'acceleratore, specialmente quando si arriva al ritornello, momento nel quale la batteria si lancia in un quattro quarti dove le chitarre hanno modo di sfoderare tutta la loro maestria. Con questa canzone, il rosso thrasher lancia una stoccata diretta ancora una volta al genere umano tout curt, in particolar modo alla brama di ricchezza e alla sete di violenza che spinge i vari governi ed etnie ad itraprendere nuove guerre ogni giorno senza preoccuparsi delel conseguenze e dell'elevato numero di vittime. Secondo Megadave infatti, gli esseri umani, ormai abituati a patire le sofferenze autoinflitte, hanno le spalle abbastanza larghe per sopportare l'ennesima ondata di atrocità e morti senza senso, ed una volta che si diventa soldati, anche il dolore e le sofferenze patite vengono grossolanamente gettate in quell'immenso calderone che costituisce l'onore dei combattenti: non importa che cosa abbiano visto i suoi occhi, che cosa le sue ossa e la sua pelle abbiano dovuto subire a livello di contusioni e lacerazioni o quanta fame e quanti stenti abbia sopportato, se un soldato ha combattuto è valoroso e questo e quanto, quanti nomi siano incisi sulle lapide alla memoria dei caduti è irrilevante. Le parole della Bibbia sono ormai prive di significato, all'esercito occorrono armi, non bei precetti, ecco quindi che tutto ciò che è fatto di metallo viene fuso per poter fornire alle acciaierie la materia prima con cui fabbricare le dotazioni per gli eserciti, gli arti rotti o mutilati e le scie di sangue lasciati sul campo di battaglia sono solo un dettaglio, solo il destino, con il suo imprevedibile uncino, tornerà probabilmente un giorno ad inciderci il cervello e a far sgorgare dalla nostra memoria il ricordo di coloro che hanno combattuto per una causa ormai archiviata. Proprio il ritornello si rivela, con un tono abbastanza cinico, essere la prova lampante di come ormai agli uomini non importi più nulla di niente e di come essi siano ormai avezzi a sopportare il loro infausto destino: "Dove andremo a finire? - si chiede Mustaine - e cosa dovrebbe fregarcene? Aggiunge subito dopo - la fine ormai è arrivata e Dio avrà (forse) pietà di noi. Con le nostre guerre sanguinarie noi umani abbiamo riscritto la storia ed ogni azione, anche la più macabra, si è resa un mezzo necessario per giustificare il fine, ma questa spiegazione è talmente amara che si trasforma in cenere nella nostra bocca". Aparte nel ritornello, tutto il resto del brano si presenta alle nostre orecchie come un grande gioco ritmico manovrato da Menza, che ad un ascolto superficiale potrebbe sembrare casuale, ma in realtà le pause ed i cotrattempi si susseguono in tra loro in maniera ciclica secondo uno schema ben preciso, consentendo al basso di Ellefson di porre gli accenti in corrispondenza delle cesure della batteria e alla chitarre di colloccare i vari fraseggi in spazi chirurgicamente misurati. Altro punto in cui i quattro aumentano vertiginosamente la velocità, per poi contrarsi nuovamente, è la parte riservata all'assolo: la batteria infatti aumenta improvvisamente i bpm, lanciando così prima un rapido intermezzo del quattro corde per poi far entrare in scena i due axemen, i quali, prima si alternano in un incisivo botta e risposta per poi allacciarsi in una suite eseguita in sincronia; una vera e propria chicca che farebbe invidia alle strutture complicate di nomi come Yes o Genesis, ma che a conti fatti dimostra l'immenso estro creativo di quella che è la formazione dei Megadeth per eccellenza. Il pubblico è entusiasticamente esausto dello sforzo compiuto per seguire questa machiavellica composizione, ma c'è ancora spazio per un ultimo ritornello ed un assolo finale di Menza, che mitraglia letteralmente i fusti ed il rullante del set prima di accompagnarci al finale del brano, che si dissolve in fade out sull'eco del boato di tutti i presenti al Cow Palace.  

Countdown To Extinction (live)

Chiudiamo la versione europea del singolo con l'esecuzione di "Countdown To Extinction (live)" ("Conto Alla Rovescia Verso L'Estinzione (live)"), il calore del pubblico è sempre altissimo, i presenti sprigionano infatti un'energia sempre rovente anche se la ascoltiamo "da lontano" non solo geograficamente ma anche cronologicamente, ed ancora una volta i quattro non dicono una parola ma lasciano che sia l'incipit della titletrack del loro quinto album a parlare; il disco è uscito da poco, ma i fan conoscono già la melodia a memoria e la cantano a squarciagola seguendo le note del giro di basso di Ellefson. Strumentalmente parlando, il gruppo è ancora una volta ineccepibile e la strofa procede precisa e limpida con la stessa fluidità della registrazione su disco, Mustaine vocalmente non è in formissima ma ciò lo si può attribuire al fatto che magari il brano è stato eseguito verso la fine della set list e la stanchezza si può essere fatta sentire. Il tema resta l'estinzione dell'essere umano, che questa volta non si autodistrugge per via diretta ma crea lentamente i presupposti per rimanere vittima della sua stessa evoluzione: nel corso dei secoli, l'industrializzazione ed il progresso hanno causato un sempre maggiore inquinamento del pianeta che li ospita, l'aria è sempre più irrespirabile, inquinata dai fumi delle fabbriche, le foreste vengono private degli alberi, abbattuti per la produzione di beni di consumo, c'è sempre meno bestiame con cui procurarsi il nutrimento ed il contemporaneo progresso della tecnologia fa si che l'essere umano, oltre a svanire fisicamente, diventi inutile a livello intellettuale, obsoleto, superfluo, superato ormai dalle intelligenze artificiali da lui stesso create. Siamo di fronte al perfetto scenario che prepara la fine dell'umanità, è solo questione di minuti, ed impotenti non possiamo far altro che attendere che il conto alla rovescia raggiunga lo zero. L'unica soluzione per accelerare i tempi e puntarsi una pistaola alla tempia e farla finita, si tira indietro il cane della pistola e si preme il grilletto per essere fialmente liberi, rendendoci le prede di una caccia a noi stessi. Ormai tutto è perduto, tutti gli uomini sono morti tranne uno, il pusillanime che non ha avuto il coraggio di sparare, ma a lui, che esce dal suo angusto cantuccio non rimane che un mondo deserto, senza possibilità di combattere né posto dove nascondere prima che il pianeta scompaia del tutto e nell'aria si ode solo il tichettio che batte il conto alla rovescia verso l'estinzione. Dopo un breve passaggio strumentale, il brano riparte con una nuova strofa, la cui struttura è musicalmente identica alla precedente, i quattro si riallacciano perfettamente tra loro ed inizia così un nuovo capitolo di questo cinico ed inquietante testo. L'invettiva di Mustaine adesso si rivolge ora con fare accusatorio a quell'unico sopravvissuto: "Dì la verità, non hai il coraggio di osare e di ucciderti, la pelle è un trofeo troppo raro per essere perso, la desolazione intorno a te parla più forte di qualsiasi parola tu possa dire e non puoi far altro che ignorare il tuo senso di colpa se vuoi vivere sereno questi tuoi ultimi istanti. Ricorda, l'anagramma della parola "bugiardi" è "recinto" (nella lingua inglese) e quando c'era da combattere tu non c'eri. Hai ucciso solo sparando vicino alle gabbie, a bruciapelo, bella prova di coraggio...". L'essere umano non è altro che un pauroso ed insignificante animale che da carnefice è ora diventato vittima della sua stessa bramosia, il tutto resta avvolto nel silenzio e mentre la strofa giunge alla fine ecco apparire la voce femminile campionata che compare anche sul disco, che con tono sterile e freddo, come se fosse un annuncio proveniente dall'altoparlante di un edificio prossimo al crollo, ci ricorda che tra un'ora a partire dall'inizio dell'annuncio, un'altra forma di vita, l'uomo, scomparirà dalla faccia del pianeta per sempre, ed il ritmo di questo conto alla rovescia sta aumentando. La base è accompagnata dall'esitation strumentale dei quattro: Menza esegue una rullata marziale dal tocco leggero e le chitarre ci regalano, sostenute dal basso, un arpeggio limpido e cristallino, il tutto però non deve coprire la voce della donna, la quale, va a sfumare in delay prima dell'ultima ripresa, dove i Megadeth ci regalano l'ultimo ritornello del pezzo prima di arrivare al meritato applauso, ricordandoci che il tempo a nostra disposizione sta scadendo. 

Sweating Bullets (Anxiety Edit)

Passiamo ora alla seconda versione edita di questo singolo, destinata al mercato del il Regno Unito, che contiene una tracklist differente da quella della principale, eccezion fatta per la versione live di "Countdown To Exctincion" registrata durante lo show al Cow Palace di San Francisco di cui abbiamo appena parlato, e dalla quale si distingue inoltre per la copertina attorniata da una cornice bianca a conferire una maggiore esclusività al prodotto. In prima posizione troviamo "Sweating Bullets (Anxiety Edit)" ("Sudando Proiettili (Versione Ansia)"), che a differenza dell'originale versione del brano risulta di durata più breve rispetto a come siamo abituati a sentirla di solito ed è inoltre quella del quale è stato realizzato un videoclip promozionale; non è infatti presente la succitata introduzione strumentale anticipata dal rapidissimo passaggio di batteria di Nick Menza, ma al contrario la traccia parte immediatamente con gli stop and go che avviano la prima strofa. Come si evince dal titolo, se già il tema della lirica verte sulla schizofrenia e sull'ossessione di una mente psicolabile, la partenza immediata e diretta rende ancora più soffocante il nostro ascolto, dato che veniamo gettati senza alcun preludio in quel baratro di follia che è la psiche del frontman del gruppo e la scenografia del video, che ritrae Megadave chiuso in cella a fare i conti con tutte le sue personalità dissociate, gettano la proverbiale benzina sul fuoco in tal senso. Per il resto del brano, questa traccia resta uguale alla versione originale; non vi sono quindi modifiche strutturali apportate dai musicisti in fase di esecuzione o registrazione né sono stati mixati i suoni in maniera differente, effettuandone quindi un remix. A livello pratico, la post produzione è consistita unicamente nel rimuovere l'introduzione strumentale originariamente presente, riducendo quindi il minutaggio complessivo da cinque minuti e quattro secondi a quattro minuti e sette secondi; probabilmente tale operazione è servita per realizzare una versione che si potesse utilizzare per i passaggi radio, i quali, richiedono una durata ridotta per una maggiore comodità di ascolto, piuttosto che una versione alternativa in tutto e per tutto. La canzone tutto sommato resta fruibile e piacevole anche in questa veste, ma siamo ben lontani dal prodotto differente da ricercare a tutti costi, si tratta, piuttosto, di una pura e semplice chicca da collezionismo per fan accanitissimi ed irriducibili.


Symphony Of Destruction (live)

Si passa poi a "Symphony Of Destruction (live)" ("La Sinfonia Della Distruzione (live)"), anch'essa estrapolata dall'esibizione di San Francisco. L'audio si apre nuovamente sul boato del pubblico trepidante, che invoca una nuova sferzata sparatagli in bocca direttamente dagli autori di "Countdown To Extincion"; l'attesa viene soddisfatta con la partenza della base orchestrale che nel disco precede la canzone, la suspence si fa sempre più frenetica e senza tanti indugi ecco Nick Menza dare il quattro per poi partire con uno dei riff più semplici ma al tempo stesso martellanti di tutto il Thrash Metal. Si tratta di solo tre note, eppure i fan della band scatenano una vera e propria bolgia anche solo a sentirle accennate, la batteria ci incalza immediatamente con il suo quattro quarti lineare ed il basso di Ellefson accompagna il tutto con il suo tappetone di note calde ed avvolgenti, mentre le sei corde, invece, alternano il main riff tra una pausa e l'altra. Fin dai primi secondi, la band suona compatta e granitica, offrendoci un muro di suono impenetrabile che sempliemente ci travolge ad ogni pennata; la voce di Mustaine appare meno nasale rispetto all versione in studio, ma l'ex Metallica scegli volutamente questo stile per rendere ancora più solenne questa operistica messa in scena del disastro umano, "Prendete un uomo qualunque - ci comanda Megadave - e ponetelo in una posizione di controllo sugli altri, guardatelo diventare a poco a poco un dio ed osservate come, in men che non si dica, la gente gli obbedirà incondizionatamente". Quasi come se fosse una specie di ricetta culinaria, il rosso thrasher ci fornisce gli ingredienti con i quali preparare l'annientamento perfetto dell'umanità, la quale, inebetita dalle parole del primo ciarlatano che si farà eleggere a sovrano, si lascrà manipolare come i burattini di un teatro. In questo senso, la linearità della strofa ha proprio il compito di creare quell'accompagnamento inquietante che si ripete sempre uguale e cadenzato, allo stesso modo dei passi di un'orda di zombie privi di cervello che avanzano imperterriti verso l'abisso nel quale cadranno inevitabilmente. Lo stacco del primo ritornello fa svoltare improvvisamente la struttura: un rapido passaggio di Menza fa sì che le chitarre passino dalla contrattura del palm muting alla distensione degli accordi, sui quali Mustaine, attraverso l'immagine del pifferaio magico tipica del patrimonio folkloristico, descrive come questo sovrano, ipnotizzando con le sue menzogne tutti i sui elettori, li faccia ballare come su una sorta di musica mentre li conduce all'autodistruzione. La strofa riprende secondo la struttura iniziale e i quattro hanno compiuto questo cambio con una precisione a dir poco chirurgica. Le chitarre continuano a martellare supportate anche da una distorsione particolarmente acida del loro settaggio, tutto ritorna alla calma e gli esseri umani sono ormai dei robot il cui cervello è corroso dalla ruggine, ribellarsi per loro a questo punto è impossibile ed ogni tentativo di andare contro il dictat del padrone farebbe eslodere il loro cranio; un'altra fase della catastrofe si compie e si passa così ad un nuovo ritornello, il quale precede altresì un magistrale assolo di Friedman: il riccioluto axeman è preciso, fluido e veloce ed esegue la sua partitura senza discostarsi minimamente da quanto registrato sul disco, dando esempio di come i Megadeth sappiano essere schematici ed assolutamente fedeli a quello che registrano anche quando si tratta di riporporre quel materiale sul palco. Ormai è scoppiato il caos, il declino dellìumanità ormai si è compiuto e le grandi potenze crollano una ad una, collassate a causa dell'annientamento intellettuale delle rispettive popolazioni, un coraggioso si è distinto dalla massa e non si è fatto ingannare, egli è pacifico, ma con la forza del suo intelletto ha dato il via ad una silente ribellione, il tutto mentre il pifferaio magico continua a suonare, facendoci ballare sulla sinfonia della distruzione. Il pezzo si chiude di netto allo stesso modo della versione in studio, le chitarre si smorzano improvvisamente ed una volta concluso il riff non può che sopraggiungere l'approvazione di un pubblico entusiasta per un'altra grande prova di abilità dei Megadeth. 

Symphony Of Destruction (Gristle Edit Mix)

In terza posizione ritroviamo nuovamente la versione live di "Cowtdown To Extincion" di cui abbiamo poc'anzi trattato. La versione inglese del singolo si chiude quindi con "Symphony Of Destruction (Gristle Edit Mix)" ("Sinfonia Della Distruzione (Mix Cartilagine)") un istrionico remix della traccia realizzato dal grandissimo Trent Reznor dei Nine Inch Nails, che comparirà anche nella pubblicazione successiva a questo singolo intitolata "The Story Of Megadeth". Fin dall'avvio del brano veniamo letteralmente catapultati dal sound thrash ad un universo puramente industrial, fatto di campionamenti elettronici, distorsioni iper sature e compressioni in sidechain che martellano ancora di più una ritmica già in partenza cadenzata e pesante. Ad attirare subito la nostra attenzione infatti è l'aumento vertiginoso del gain all'interno del mix generale: il main riff appare infatti decisamente più zanzaroso rispetto alla caratura dei suoni originali e la sequenza di note di chitarra viene inoltre lasciata priva di supporto ritmico, dato che la batteria acustica suonata da Menza viene totalmente sostituita dalla drum machine digitale del produttore elettronico americano. Salvo questo macrotaglio, la struttura della canzone viene lasciata inalterata, anche se ovviamente la maggior "digitalizzazione" apportata ai suoni rende anche la resa stessa della lirica molto più "cibernetica". A parlarci ora non è più Mustaine, ma una sua versione cyborg la cui voce viene passata attraverso un potente distorsore; egli ci parla dall'altoparlante che si erge su mondo post apocalittico. Tutto ormai è distrutto, la sinfonia della distruzione ormai si è pressochè compiuta e sulle macerie dell'umanità dominata ormai dalle macchine il megafono continua a ricordare ai pochissimi sopravvissuti come essi stessi si sono autodistrutti. L'altissimo settaggio delle distorsioni crea quell'amalgama di frequenze ideale per disegnarci nella mente l'immagine di una megamacchina che si nutre di esseri umani, la freddezza è l'elemento principale di questa rivisitazione, dato che la base di percussioni è composta da uno sterile metronomo midi durante le strofe per poi lasciare spazio ad una cassa e ad un rullante iper compressi che ci trivellano il cragno ad ogni colpo; essi, come accennato, sono lavorati secondo la tecnica del sidechain, usata soprattutto nell'ambito della musica Techno, dove i singoli colpi vengono compressi oltremodo per poi spegnere improvvisamente l'aumento di compressione, dandoci così la massima potenza sul colpo senza lasciare spazio alle eventuali code che invece si avrebbero con una batteria vera. Sapientemente inoltre, Reznor sceglie le frasi di testo più ciniche ed inesorabili delle strofe per apportare l'aumento dei gain sulla voce, in modo che il "roboDave" si manifesti solo per le frasi più incisive, lasciando invece inalterato il frangente più melodico del ritornello. Giunti all'assolo di Friedman, di questa performance viene tagliato l'inizio con le note tenute, per partire invece direttamente dalla sequenza di scale che il moro axemen esegue sempre con la sua canonica precisione fluidità, la cassa sotto questa sessione di brano è raddoppiata, ottenendo così un maggior senso di mitragliata, per poi avviare la terza ed ultima strofa. A rendere il tutto inquietante, come abbiamo detto è la totale assenzadi batteria a creare un vero e proprio tempo, i colpi digitali sono perfettamente allineati con le pennate di chitarra senza che vi siano ulteriori passaggi nelle pause, il basso di Ellefson è inoltre volutamente abbassato, in modo da toglire completamente il calore dato dalle quattro corde del musicista americano per rendere il tutto freddo come una lastra d'acciaio, accompagnandoci così ad una conclusione che si spegne nel vuoto assoluto senza la benchè minima dissolvenza naturale. Questa rivisitazione di "Symphony Of Destruction" non si può certo dire che possa essere apprezzata dai thrasher più oltranzisti e fedeli alla linea, ma ad un ascolto più ampio, essa rappresenta una notevole prova di creatività del genio musicale di Reznor: egli non ha solo remixato la canzone, ma l'ha ricreata come se l'avesse composta lui per i Nine Inch Nails, che piaccia o meno è un giudizio che va lasciato all'ascoltatore in base al suo gusto e alla sua apertura musicale, ma volente o nolente è fuori questione che abbiamo per le mani una reinterpretazione sincera e personale di un musicista dall'indiscusso valore. Non è per niente facile prendere un lavoro già fatto e rielaborarlo nuovamente secondo il proprio stile, eppure,il frontman dei Nine Inch Nails ci è riuscito, rendendo così un suo personale tributo ad una band monumentale del Thrash Metal e regalandoci un remix migliore di altri esperimenti compiuti sempre sul materiale dei Megadeth. 

Conclusioni

Sicuramente, all'interno di tutto il catalogo di pubblicazioni legate a "Cowntdown To Extinction", il singolo di "Sweating Bullets" si presenta come uno dei meglio assortiti sia a livello di contenuti che di qualità degli stessi: la titletrack rappresenta infatti ancora oggi uno dei must delle esibizioni della band proprio per la sua peculiare novità, anche se, parlando del quinto full lenght dei Megadeth, si può tranquillamente sostenere che ogni traccia contenuta al suo interno sia diventata subito un evergreen. Dal punto di vista della post produzione possiamo apprezzare la ricerca e l'attenzione verso i dettagli operata da Mustaine e soci per far si che il loro nuovo lavoro fosse fin da subito un non plus ultra del genere, i suoni sono infatti curati in ogni loro parte secondo le specifiche esigenze dei singoli musicisti ed il risultato si può apprezzare proprio ascoltando "Sweating Bullets". Partiamo dalla batteria: il sound di Menza durante la sua militanza nei Megadeth è sempre stato riconoscibile per la sua peculiare "secchezza", che rendeva immediatamente associabile a lui ogni colpo; la grancassa infatti è sempre stata settata con la pelle molto tesa, in modo che si sentisse unicamente la punta del battente del pedale senza perdersi troppo nelle varie code, ciò ha fatto sì che tutte le mitragliate di doppiacassa giungessero al nostro orecchio ben nitide e definite, evidenziando così anche la precisione tecnica del batterista. Il rullante è anch'esso settato senza troppe risonaze, in modo che la martellata della bacchetta spicchi proprio per la sua intenstà, mentre per quanto riguarda i fusti invece, essi sono equalizzati in modo da essere belli gonfi e chiusi, al fine di far si che da ogni passaggio del musicista venga sprigionata una vera e propria onda d'urto che contrasti con i piatti, lasciati sempre molto nitidi e leggeri in ogni disco della band. A completare il range delle basse frequenze all'interno dello schema sonoro dei Megadeth è il basso di Ellefson, il quale, passa dalle note più gravi calde ed espanse alle alte più secche e rigide, in modo che ogni suo gioco melodico sulle ottave sia ben riconoscibile nel tutto; arrivando poi alle chitarre, ultime ma non certo mene importanti, esse puntano tutto sulla giusta via di mezzo tra il sound graffiante e l'equalizzazione ben bilanciata: i powerchord di Mustaine e Friedman sono belli pieni ed abbastanza distorti senza però risultare eccessivamente saturi e zanzarosi, ciò aiuta molto invece per le parti melodiche e gli assoli, dove il suono occorre che sia limpido e ben definito per farci apprezzare tutte le doti delle mani dei due chitarristi. Ad essere lavorata in maniera del tutto particolare, almeno in studio, è la voce di Megadave, che su questo particolare brano è volutamente effettata per accentuare maggiormente la sua nasalità e rendere così ancora più "folle" lo stile canoro adottato dall'ex Metallica, che, ricordiamolo, in questa lirica ci sta raccontando il suo essere in balia delle sue varie personalità. Passiamo ora agli estratti live: innanzitutto il prodotto è già buono in partenza, dato che i Megadeth hanno scelto di pubblicare alcuni pezzi di un live in cui la loro performance fu particolarmente eccellsa, ma al di là della riuscita essenzialmente tecnica dei brani, i quattro thrasher hanno scelto anche i brani "giusti" per rendere questo singolo davvero interessante, prima di tutto perchè si tratta di brani che ancora oggi sono nel cuore dei fan, ed in seconda battutta perchè sono quelli che dal vivo, anche nel 2017, hanno l'impatto maggiore qualora vengano riproposti sul palco. Se alla bravura tecnica e alla creatività del gruppo aggiungiamo inoltre l'ottima qualità di ripresa audio, che sicuramente è stata eseguita con un impianto ed una microfonatura di tutto rispetto, si ottiene il contenuto live perfetto per la proposta commerciale. Dulcis in fundo troviamo poi il remix di "Symphony Of Destruction" denominato "Gristle Mix" realizzato, come abbiamo detto, da Trent Reznor dei Nine Inch Nails. Siamo di fronte ad un vero e proprio connubio di sonorità diverse, che come abbiamo sottolineato può risultare o particolarmente interessente oppure scatenare una vera e propria idiosincrasia di ascolto, ai posteri l'ardua sentenza si è soliti dire, ma giudicando la traccia in maniera oggettiva non si può evitare di riconoscere al musicista americano l'enorme merito di aver dato nuova luce ad un classico del Thrash; i puristi storceranno il naso, ma è anche buona norma ricordare che uno dei grandi meriti della musica Metal è quello di essere perfettamente malleabile ed adatta ad essere mescolata con altre sonorità, ed il risultato di questi mix, vale la pena tenerlo a mente, ha dato vita a sottgeneri ancora oggi seguitissimi. Se doveste scegliere un singolo dei Megadeth su tutti con cui iniziare il vostro ascolto della band, "Sweating Bullets" è decisamente un ottimo punto di partenza.


1) Sweating Bullets
2) Sweating Bullets (live)
3) Ashes In Your Mouth (live)
4) Countdown To Extinction (live)
5) Sweating Bullets (Anxiety Edit)
6) Symphony Of Destruction (live)
7) Symphony Of Destruction (Gristle Edit Mix)
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