MEGADETH

Live Trax

1997 - Capitol Records

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
06/03/2018
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione

Con la pubblicazione di "Cryptic Writings" i Megadeth assunsero un unico imperativo: sperimentare. Indubbiamente la band di Dave Mustaine intraprese un percorso artistico che non tutti i fan riuscirono a metabolizzare; dal capolavoro "Rust In peace", con il quale la band fece il suo esplosivo ingresso negli anni Novanta, si arrivò ai successivi "Countdown To Extinction" e "Youthanasia", lavori sempre validissimi ma che si discostavano enormemente dalla matrice old school con la quale Megadave e soci si erano presentati sulla scena. L'album del 1997 infatti si riallaccia a questa linea di sperimentazione sonora, che dal Thrash Metal duro e puro come piace agli oltranzisti virò gradualmente verso un sound più Hard Rock, potente e deciso sì ma comunque meno aggressivo rispetto ai riff tagliagole presenti invece sul debut "Killing Is My Business..." o su "Peace Sells". A dar comunque una forte rassicurazione ai follower della vecchia guardia vi erano determinati prodotti del catalogo dei Megadeth, tra i quali spicca il singolo "Live Trax", un lavoro composto unicamente da 6 tracce dal vivo (di cui quattro registrate durante lo show del 13 luglio del 1997 al Mesa Amphitheatre in Arizona e due riprese all'Olympic Auditorium di Los Angeles il 25 febbraio del 1995) che però venne riservato solo al mercato giapponese. È proprio grazie al versante live che la band americana potè continuare ad avere un esercito di appassionati di entrambi gli schieramenti, dai thrasher più incalliti ai rocker più morbidi, perchè si può dire ciò che si vuole ma quando i Megadeth arrivano sul palco non ce n'è più per nessuno, specie se nell'arrivare on stage Dave Mustaine è affiancato dai musicisti che ad oggi risultano la migliore line up di sempre: Marty Friedman alla chitarra, David Ellefson al basso ed il compianto Nick Menza alla batteria. È risaputo che al fianco del rosso thrasher si siano avvicendati diversi musicisti, ma i sopracitati riuscirono a creare una magia che difficilemente si potè nuovamente apprezzare una volta cambiato anche un solo singolo ingranaggio del macchinario Megadeth; quella degli anni Novanta è e resterà la formazione che i fan porteranno sempre nel cuore e se un domani, grazie anche ad una seduta spiritica con cui poter riportare in vita Menza, potesse ritornare in pista farebbe nuovamente il tutto esaurito, oggi come allora, accompagnata dalla fanfara in grande stile delle urla degli appassionati più incalliti. Con "Cryptic Writings" non cambiò solo il modo si suonare dei quattro americani, ma a variare innanzitutto fu l'approccio lirico con cui Mustaine si mise a scrivere i suoi testi: mai come in quel momento la storia, e con storia intendo la sua, fu magistra vitae: il suo passato fatto di abuso di alcool e droga, di un'adolescenza difficile e di una serie di traumi emotivi non da poco (ricordiamoci sempre che egli fu letteralmente esiliato dai Metallica) furono infatti la musa che ispirò alcune delle liriche più introspettive ed oscure, e non a caso inserite in "Cryptic Writings", mai uscite dalla penna di Mustaine. Cito come di consueto per questa mia tesi la celebre "Use The Man", un brano che non parla di tossicodipendenza come mera esaltazione dello sballo autodistruttivo bensì come un calvario, o se vogliamo un vero e proprio supplizio, a cui il frontman è stato, o meglio, si è sottoposto per anni e dal quale è miracolosamente uscito; l'eroina divenne la carceriera che lo imprigionò nei meandri più profondi della sua anima e solo dopo un dolorosissimo percorso Mustaine riuscì nuovamente a vedere la luce e ad uscire dal tunnel. Si potrebbe dire che Megadave in questa esperienza è letteralmente sopravvissuto a se stesso e torna ora dinnanzi a noi come un homo novus, un saggio che ha empiricamente dimostrato e provato sulla sua stessa pelle che cosa significhi essere tossicodipendenti e racconta in prima persona quel periodo, anche ai suoi figli, perchè pretende che sia lui il diretto interessato autorizzato a parlare piuttosto che i pettegolezzi da gossip delle riviste. "Use The man" compare proprio in questo singolo nella sua esecuzione dal vivo, dandoci dunque una prova lampante di come quelle canzoni, per quanto diverse rispetto al solito, fossero comunque efficaci una volta sparate a tutto volume dalla band che si esibisce sul palco e l'affiancarle insieme a grandi classici come "Tornado Of Souls" ci cosente inoltre di vedere come questi accostamenti di vecchio e nuovo (per l'epoca si intende) suonassero alle orecchie sì inusuali ma non certo indigesti o noiosi. Il singolo, come accennato, fu risrvato al mercato nipponico, tuttavia l'artwork mantenne fortemente un legame "iconografico" con l'album al quale è legato: lo sfondo è tinto di un color tortora sul quale compare il veve della cultura vodoo utilizzato anche sull'album ed in primo piano troviamo una statua, una misteriosa figura della cultura tribale con il corpo compeltamente immerso negli spilli ed il braccio destro alzato. Le interpretazioni di questo simbolo potrebbero essere innumerevoli, ma come vuole la filosofia dell'intero concept di "Cryptic Writings", le scritture dello sciamano Mustaine non devono essere di facile interpretazione, ma possono essere comprese solo dopo un lungo lavoro su se stessi. Ma lasciamo che la cerimonia live della band entri nel vivo.


Reckoning Day/Peace Sells

Ad avviare la tracklist è "Reckoning Day/Peace Sells" ("Giorno Della Resa Dei Conti/ La Pace Si Vende"): le due canzoni infatti sono eseguite l'una di seguito all'altra, articolate in un avvincente medley che collega il finale della prima al celebre inizio della seconda, il cui protagonista come sappiamo è il basso di Ellefson. La traccia si apre con Mustaine intento a presentare il brano che andranno a suonare semplicemente come contenuto su un album recentemente uscito. Sulla sua voce è applicato un delay, che crea un ecco leggermente fastidioso nei punti in cui il vocalist parla con il pubblico, ma che conferisce una maggiore profondità alla voce sulle canzoni. Chi conosce "Reckoning Day" resterà piacevolmente sorpreso nel notare che i quattro fin dallo start la eseguono ad una veocità notevolmente maggiore, regalandoci così un tiro ben più elevato del previsto, e nonostante ciò la precisione e la perizia esecutiva sono impeccabili. Menza si rivela un vero e proprio metronomo umano sia nella fase iniziale del pezzo, dove tiene il tempo unicamente con la cassa ed il charleston, che nelle parti successive, in cui il mid tempo la fa da padrone e dove il drumemmer di origine tedesca si concede anche qualche piccola chicca ritmica esecutiva ispirata dall'enfasi del momento. Mustaine e Friedman sfoderano il main riff del pezzo con una grinta impressionante, aiutati anche dall'eccellente calibratura dei suoni che lascia trasparire le sei corde aggressive e graffianti ma altresì limpide e nitide, prive di eventuali problematiche tecniche. Dall'esitation con cui si apre la canzone, un momento in cui Megadave si para di fronte a noi come un guerriero pronto a darci battaglia, si passa ad un avvio più sostenuto, in cui l'intervallo irregolare di tonalità tra gli accordi ci trasmette un senso di caduta libera, come se stessimo sprofondando nell'abisso della vendetta. Proprio la resa dei conti è infatti l'argomento principale della lirica: il rosso thrasher racconta, ovviamente in prima persona, di questa succulenta occasione che ha di rivalersi su chi gli ha fatto un torto, incalzandolo continuamente mentre si prepara a riempirlo di botte. Come in un thriller, egli infatti si gusta fino in fondo questo momento, assaporando come la vittima venga colta dal panico che scaturisce dalla consapevolezza di essere inerme, legata ad una sedia ed impossibilitata a muoversi. Con il procedere della traccia si crea così un crescendo, ogni frase di Mustaine si apre con un apprezzamento sadico e perverso: "Mi piace il modo in cui ti faccio prudere, e tutti i motivi per cui ti do della cagna, come ti faccio urlare di dolore, e senti che la tua vita è solo una partita persa, Mi piace il modo in cui mi fai entrare, il modo in cui guardi quando le pareti crollano, mi piace il modo in cui il tuo stomaco si annoda e come piangi implorando perché tutto si fermi". Sadismo e null'altro, la vena filosofica di Mustaine lascia ora lo spazio all'odio puro e primigenio che solo chi è stato tradito da una puttana può provare. L'incedere marziale dell'intera struttura, nella quale si susseguono anche degli avvincenti arpeggi in pulito sul pre ritornello, fanno trasparire pienamente l'intera atmosfera di preparazione per l'imminente massacro: il malvagio Megadave infatti si sta preparando con perizia a fare a pezzi quella stronza, come un assassino che lucida i propri strumenti chirurgici prima di fare a tocchi il pezzo di carne che più comunemente chiamiamo persona. L'aver strutturato il riff principale di chitarra attraverso le terzine, fedelmente seguite dai fusti della batteria, fanno di ogni secondo di "Reckoning Day" una raffica continua di mitragliate che ci macerano e ci lasciano a terra, non vi è infatti alcun attimo di respiro fino all'accordo conclusivo, volutamente tenuto, sulle cui code si sente la cassa di Menza scandire il tempo, con l'immancabile battimani del pubblico, sui quali inizierà l'arcinoto riff di basso di "Peace Sells". Naturalmente Ellefson si fa un po' attendere nell'entrare in scena, ma appena il suo quattro corde inizia a cantare ecco crearsi una nuova attesa per l'imminente mazzata. L'ingresso delle chitarre è infatti poderoso e la band ora è molto più fedele al disco in materia di velocità esecutiva. La voce di Mustaine, sempre effettata, si staglia nell'aria stridula e nasale come necessita essere quella di uno psicopatico ed il brano è talmente atteso che il pre ritornello viene interamente cantato dal pubblico. L'eccellente lavoro di bilanciamento di volumi ed equalizzazione degli strumenti ci regala una resa pulita e travolgente ed anche quando sul finale del pezzo i nostri si lanciano nella cavalcata finale e riusciamo ad apprezzare in maniera netta i vari fraseggi e tecnicismi inseriti da ogni singolo musicista. Il testo di "Peace Sells" è una delle più feroci critiche di Mustaine alla mentalità bigotta e al sistema retrogrado degli Stati Uniti; l'intera lirica è strutturata come se il rosso thrasher si stesse difendendo da una serie di accuse: cosa intendiamo quando lo accusiamo di non credere in Dio, se lui stesso gli parla ogni giorno, e che cosa vuol dire che non sostiene il sistema, quando va in tribunale ogni volta che vi è convocato? Come lo si può rimproverare di arrivare tardi al lavoro se tanto non ha di meglio da fare?. Inoltre è facile accusare di morosità una persona che è sempre al verde e con l'arrivo del ritornello ecco la rottura dello schema: se c'è un modo per cambiare le cose Mustaine è il primo che si sbatterà per farlo, ma bisogna però che questo metodo miracoloso che gli si impone funzioni. Ecco la pronta risposta ai ben pensanti: "Io mi farò in quattro per fare come dite voi, ma se ciò che mi ordinate di fare lascerà la situazione inalterata allora ne pagherete le conseguenze" questo è il messaggio di fondo, ma il cardine dell'intero pezzo è un altro: in un mondo regolato solo dal potere d'acquisto dei ricchi, la pace viene presentata come un prodotto che renderà il mondo un posto migliore, le guerre dunque non sono che un male necessario per raggiungere un fine superiore, ma se i politici "vendono" la pace c'è poi qualcuno che la compra? Con la seconda strofa Mustaine riprende a mettere alla gogna il bigotto di turno, egli lo accusa di ferire i suoi sentimenti ma il thrasher si stupisce del fatto che queste persone false e sterili possano provare qualche minima emozione, Megadave si sente dire addirittura che potrebbe essere il prossimo presidente degli Stati Uniti, ma vediamo un po' se questi millantatori si ricordano il primo verso della costituzione americana. La satira è dunque feroce e non risparmia niente a nessuno, il tutto sospinto da un'evergreen dei Megadeth che una volta giunto al capolinea ci lascia con il fade out del pubblico in delirio.

Angry Again

Successivamene troviamo "Angry Again" ("Ancora Arrabbiato") brano noto ai più per essere inserito nella colonna sonora del film "Last Action Hero - L'ultimo Grande Eroe" del 1993. Dopo il quattro sul charleston, Menza si lancia in un passaggio netto e preciso sui fusti, che segue fedelmente la scala su cui è strutturato il riff iniziale di chitarra. Anche in questo caso, il gruppo suona in maniera più sostenuta rispetto alla versione in studio, ed il risulato è decisamente più granitico; dal punto di vista compositivo la sequenza di note sfoderata dalla sei corde è particolarmente articolata, un ricamo di maggior pregio tecnico posto invece su una sezione ritmica lineare ed incalzante: la batteria infatti viaggia su un semplice quattro quarti ed il basso si limita a fornire il centro tonale del pezzo senza troppe varianti. La parte vocale è poi recitata da Mustaine con il suo famoso parlato digrignato, quasi come se stesse contenendo l'energia dentro di sè per poi esplodere con tutta la sua furia al momento gusto, nel mentre, Friedman riempie ogni attimo di silenzio con qualche rapido inciso solista per non lasciare troppa "quiete" nell'aria. Del resto, stiamo parlando di un brano che fa da contorno musicale ad un film con Arnold Schwarzenegger, indi per cui una canzone mielosa sarebbe stata decisamente fuori luogo. Tuttavia alla decisione del pezzo fa da contraltare una lirica introspettiva e per certi aspetti romantica; nuovamente è Megadave il cantore protagonista, che indignato constata come egli sia condannato ad essere un outsider rispetto alla società che lo circonda. Osservando gli altri infatti egli vede un riflesso distorto di sé stesso e appena cerca di capire cosa dica la sua amata, provando a leggerle le labbra, nota che il suo viso si crepa come una porcellana; ella indossa infatti una maschera, non è ciò che dice di essere e Megadave si è dunque innamorato di un'illusione. Il tempo di batteria avanza incalzante e subito possiamo vedere il rosso thasher camminare per strada in stop motion, mentre migliaia di indiviui a velocità accelerata gli passano a fianco e lo urtano, espediente metaforico spesso utilizzato per rappresentare il contrasto tra l'individuo e la massa. Nonostante egli provi a sentire una voce amica che lo conforti, il frastuono esterno lo assorda e copre totalmente anche quel minimo sussurro che potrebbe essergli da guida, raccontandogli con tono amico e semplice anche i più grandi misteri della vita. La strofa arriva alla sua conclusione e dopo un rapido giro di fusti si apre il ritornello, strumentalmente più disteso, ma che conserva la sopra citata esplosione di rabbia lirica. Ad un certo punto il protagonista viene colto da un raptus e si autoafferra per la gola, è prossimo all'esaurimento mentale e dentro di lui la rabbia ha raggiunto livelli vertiginosi, quella cara vecchia ira che lo rende di nuovo arrabbiato. Quando la storia sembra finalmente prendere una svolta essa inizia a piegarsi come un contorsionista, vale a dire che appena si verifica un cambiamento in quel mare di monotonia, quest'ultimo si rivela qualcosa di devastante, Mustaine tenta di confortarsi sperando in una variante vera e propria, ma è solo un trucco, tutto tornerà presto come prima. Un nuovo ritornello, una nuova scarica di rabbia; del resto emerge lampante come l'uomo sia completamente succube del destino e benchè faccia di tutto per provare a dominare la sua vita l'essere umano sarà sempre assoggettato da un ordine cosmico superiore. Dopo il secondo ritornello giungiamo però ad uno snodo strutturale, il brano infatti si contrae, lasciando che Menza dia sfoggio di tutta la sua perizia sui fusti del set; Ellefson intanto scandisce gli accenti della batteria con il proprio basso e le chitarre martellano di palm muting pe creare un momento di esitation, ma sappiamo benissimo che presto il pezzo tornerà a spingere. È qui che Mustaine descrive come il suo corpo prenda fuoco a causa dell'ira, i tendini inizano a bruciare, i polmoni si liquefano e la pressione gli stacca la carne dalle ossa. Sul finire del pezzo il vocalist si rassegna definitivamente, è destinato a perdere in un gioco di cui non capisce le regole, tutti lo fissano mentra resta lì, battuto, e dentro di sé sentirà tornare quell'ira che lo renderà furioso ancora una volta.


Use The Man

"Use The Man" ("Usa L'uomo") è, come abbiamo accennato, la traccia che meglio rappresenta la svolta musicale intrapresa dai Megadeth alla fine degli anni Novanta. Mustaine, nell'introdurla al pubblico, invita i presenti a tenere bene a mente il titolo di quel brano, segno che quello che andranno ad ascoltare è qualcosa di nuovo, completamente diverso dal solito, ma che di sicuro farà breccia nel cuore dei fan. Un rapido controllo al volume dello strumento ed ecco che Megadave si accinge ad iniziare il famoso incipit, dove a scaldare l'atmosfera è solo l'ex Metallica con la sua ascia. Le luci sono soffuse e l'occhio di bue illumina solo lui, che come un cantastorie si accinge a raccontarci la sua discesa negli inferi. Subito il vocalist utilizza l'espediente dell'aver sentito questo racconto da una voce esterna, ma in raltà, tra le righe di questa lirica non vi è nulla di più autobiofrafico: Mustaine infatti si descrive come un uomo la cui volonà di vivere è sparita e guardando le vecchie fotografie della sua vita, dove non vede altro che ricordi felici ma completamente sbiaditi dal tempo e dall'autocommiserazione; l'essere caduto nella spirale della droga ha infatti disintegrato ciò che un tempo lo rendeva felice e ormai non resta più alcuna canzone da cantare se non la trendodia per il Dave che fu. Con l'arrivo del primo ritornello entrano in scena anche gli altri strumenti: il tempo di batteria tenuto da Menza è lineare e marziale, perfetto per scandire i passi pesanti di chi cammina verso l'abisso con il capo chino senza nemmeno vedere più la luce del sole per l'ultima volta, gli accordi delle chitarre e la linea di basso sono possenti e decisi, pochi accordi ma suonati con la pesantezza del polso che rende ancora maggiormente il senso di marcia funerea generale; Megadave ha visto l'uomo usare l'ago, e successivamente, col passare del tempo, ha visto l'ago usare l'uomo, un efficace metafora per descrivere come, partendo dalla convinzione di essere in grado di smettere quando si vuole, in realtà, dalla droga non vi sia via d'uscita e diventare schiavi di quella siringa è davvero molto facile. Contro la tossicodipendenza infatti si combatte una vera e propria guerra, che però risulta sempre fatale per chi scende sul campo di battaglia; è difficile da capire, ma saranno sempre gli stupefacenti ad avere il coltello dalla parte del manico, si può essere decisi quanto si vuole, e magari si riesce anche a smettere di farsi per un breve periodo, ma la tentazione di riprendere ad iniettarsi quel veleno nelle vene è sempre lì presente, come un'ombra pronta ad eclissare la luce che da poco si è riusciti a ritrovare. Dopo questa prima raffica di energia tutto ritorna alla quiete, in primo piano troviamo nuovamente la chitarra ritmica ed il frontman cantastorie intento a proseguire nel suo racconto: riuscire a liberarsi da quell'oppressione in fondo sarebbe semplice, un solo colpo e si dice arrivederci a tutti, ovviamente il colpo in questione è quello di un'arma da fuoco autoputata alla testa, un ultimo assaggio di quello che è la propria vita in cerca di un'emozione ma nulla, solo le lacrime sgorgano dagli occhi, quindi perchè non farsi forza con un bicchierino e premere quel maledetto grilletto? Il malessere di Mustaine emerge in maniera talmente lampante che il suicidio sembra essere apparso come l'unica vera via di fuga dalla prigione dell'eroina e nell'ultima strofa addirittura compare un efficacissimo gioco di parole: mentre il disperato si dimena con la testa fra le mani la scimmia, che può benissimo intendersi come la dipendenza in senso allegorico, lo irride e alla fine è deciso, il povero malcapitato agiterà la sua testa dentro una fune, scegliendo l'impiccagione, ma ecco che riprendono a spingere gli strumenti, l'uomo ha usato l'ago ma alla fine è sempre l'ago che usa l'uomo. Dopo una spettacolare esitation, perfettamente eseguita in questo live, ecco i Megadeth lanciarsi nell'ultimo assalto: il tempo di batteria ora è più sostenuto e le frasi del ritornello sono cantate con maggiore enfasi; stiamo precipitando a velocità supersonica nel baratro più buio che esista, mentre davanti ai nostri occhi scorrono in maniera confusa delle immagini: un uomo che usa l'ago, un ago che usa l'uomo, sempre così, una dietro l'altra. Il cantato di Mustaine è sempre più ossessivo, stiamo per arrivare all'apice ma ecco che il pezzo si conclude, con un'ovazione che i quattro americani si sono meritati dal primo all'ultimo applauso.

Tornado Of Souls

Con "Tornado Of Souls" ("Il Tornado Delle Anime") i Megadeth tornano indietro nel tempo andando a ripescare dalla tracklist di uno dei loro album supremi, "Rust In peace" , ed i fan della vecchia guardia, così come i presenti allo show di Los Angeles, non possono che esaltarsi. Giusto per incitare ulteriormente gli astanti, Mustaine dice che è arrivato il momento di suonare accordati un po' più bassi di tonalità e manco il tempo per la folla di reagire, che immediatamente arriva l'incipit del pezzo dritto come un pugno in faccia. Passato il primo stacco, mentre la chitarra esegue il riff, la tensione aumenta ed appena viene lanciata la strofa la mischia sotto il palco è d'obbligo. Siamo di fronte ad uno di quei pezzi dei Megadeth che non stanca mai, più lo ascoltiamo e più lo riascolteremmo e non è un caso se gli estratti dal disco del 1990 sono sempre tra i più apprezzati nelle set list del gruppo. Il brano scorre sostenuto con un costrutto ritmico da vecchia scuola, non disdegnando però un livello tecnico che non ha certo bisogno di presentazioni, in quanto tutti e qattro i musicisti suonano decisi e compati ma con al tempo stesso una naturalezza che fa sembrare questa concatenazione di riff e cambi ritmici assolutamente naturale. Il testo ci regala un'altra bella dose di nichilismo mustainiano: la scena si apre infatti con Megadave intento a fare "la telefonata decisiva" ovvero quella alla creatura che potrebbe mettere fine al mondo intero, del resto, se l'umanità ha raggiunto il suo massimo degrado non ha nemmeno senso andar avanti, ma anche l'Apocalisse stessa ha riagganciato per lo sdegno, persino l'annientamento supremo è disgustato dall'umanità e siamo dunque condannati a restare qui a grattarci gli zebedei per l'eternità. Tutto è andato a farsi benedire, non per i soldi e nemmeno per la fama, ma per la semplice autodistruzione insita nell'uomo e non ci resta dunque che sperare in un tornado che passi e spazzi via tutto senza pietà. Ma finchè siamo nell'occhio del ciclone siamo al sicuro e possiamo pensare a tutte le menzogne che abbiamo raccontato e proprio su questo passaggio il tempo si dimezza, dando vita al mid tempo che tutti conosciamo ed apprezzaimo proprio per la sua dose di groove. Giusto pochi giri però, perchè i Megadeth devono ripartire in quarta ed ecco infatti i quattro riallacciarsi alla strofa con una precisione a dir poco chirurgica; la batteria torna sul quattro quarti, le chitarre riprendono il riff in palm muting della strofa precedente ed Ellefson torna a sostenere il tutto con una linea dinamica ed incalzante. Ora l'ex Metallica si rivolge direttamente a noi ascoltatori, immaginando di avere davanti dei nuovi nati ai quali mozzare subito ogni speranza nel futuro: man mano che cresceremo capiremo che degli altri esseri umani dovremmo solo detestare il nome, dato che ci condannano a vivere in un mondo fatto solo di odio e menefreghismo, e odieremo comunque le generazioni che ci lasciano in eredità un mondo talmente malato da destinarci alla rovina. Non potremmo nemmeno pensare di essere quelli che cambieranno le cose, perchè siamo umani ed anche noi saremmo divorati dal nostro stesso egoismo come i nostri predecessori. Chi può dirci cosa fare? Nessuno, perchè non si potrà fare nulla, nella terra delle opportunità (e qui come non trovare un'altra frecciata verso gli States?) abbiamo l'illusione di avere l'occasione d'oro ed un futuro radioso davanti a noi, ma il tutto è destinato a polverizzarsi davanti ai nostri occhi. I pezzi di "Rust In Peace" sono famosi per essere delle vere e proprie piece di Thrash Metal progressivo, ricchi di cambi di tempo e tonalità, e la tenzone tra i due axemen in questo brano è forse tra le più riuscite di tutto il genere. Nella parentesi riservata all'assolo infatti mentre Friedman si lancia in una colata alcalina di note e scale, eseguite con la proverbiale perizia che fa del riccioluto axemen un vero e proprio virtuoso dello strumento, Mustaine, insieme ad Ellefson e Menza, gli costruisce sotto una perfetta impalcatura ritmica diretta e veloce pur essendo articolata nel suo sviluppo. L'intera canzone infatti si presenta alle nostre orecchie come un continuo divenire di idee e soluzioni compositive diverse ed una volta concluso l'assolo ecco il quartetto riprendere ad inveire contro il mondo intenti a suonare una parte ancora diversa. Siamo sul finale della traccia, la tonalità si alza di mezzo tono per rendere il tutto più schizofrenico ed ossessivo, Mustaine non può dirci cosa prova dentro di sé, può solo ammonirci che ci aspetta un futuro nero ed incerto, l'ipocrisia si insinua in noi come un veleno letale, siamo condannati a morire e Megadave non può fare alto che adagiarci sul letto e lasciarci lì a morire vegliando su di noi, nell'attesa che passi un tornado e si porti via le ultime anime rimaste limpide sulla terra.

A Tout Le Monde

Con "A Tout Le Monde" ("A Tutto Il Mondo"), Dave Mustaine ci conduce nuovamente all'interno della sua anima, regalandoci una meravigliosa performance tra le più romantiche del suo repertorio. Il celebre arpeggio viene eseguito in solitaria dall'ex Metallica per diversi giri, lasciando che su tutta l'arena (questo brano, insieme alla precedente "Tornado Of Souls" fu registrato in occasione del concerto tenuto a Los Angeles il 25 febbraio del 1997) si diffonda un'atmosfera magica e surreale; bastano solo sei corde e le dita magiche di un chitarrista spinto dall'ispirazione di chi analizza sé stesso con fare sconfitto per creare il preludio perfetto ad un grande pezzo Metal. Il pubblico infatti si fa sentire per tutta l'esecuzione, e anche mentre il vocalist inizia a cantare gli schiamazzi ed gli urli di approvazione emergono decisi ed esaltati, ma è con lo start del pezzo che veniamo travolti da un muro di suono imponente. La batteria di Nick Menza infatti avanza cadenzata e pesante, impenetrabile mentre sostiene il monolitico basso di Ellefson e le due asce, intente a stendere sugli astanti un'alone di epos da cardiopalma grazie ad una serie di accordi distesi e sentiti. Megadave è sempre il narratore in prima persona di quasi la totalità dei testi della band, ed in questa occasione viene automatico pensarlo seduto per terra in un angolo, spalle al muro, mentre si accorge che tutta la sua intera vita non è stata altro che un gioco e tutto ciò in cui credeva si è rivelato una mera illusione. Nonostante egli abbia comunque provato ad adeguarsi a questo schema, tentando di prendere ogni cosa sul serio, le regole si sono fatte sempre più difficili, lasciandolo nella condizione di eterno sconfitto dal destino, non aveva idea di quanto questo postesse costargli caro, eppure, la sua intera vita gli è passata davanti agli occhi come un fulmine ed ogni suo progetto per il futuro si è dissolto. Che fare dunque? Con l'avvio del pezzo e l'ingresso degli altri strumenti non vi è la rivalsa che ci si potrebbe aspettare, o meglio una scelta decisiva viene compiuta, ma non è quella di gettarsi nella mischia e lottare, per cadere magari da eroe, al contraio, in maniera romantica Mustaine decide di alzarsi in piedi, mettersi al tavolo e scrivere le sue ultime parole, un congedo con il mondo prima di farla finita. La prima strofa infatti è lapidaria come una lettera d'addio: se stiamo leggendo queste righe, sappiamo che "il gesto" è stato compiuto, ma che lui non ha mai smesso di volerci bene, ha assaporato ogni singolo istante con noi, ma il fato ha preso il sopravvento, non gliene si voglia, ma il suo corpo ormai è andato ed è tutto. Arriviamo così al ritornello, dove col fare di un Bruto minore leopardiano, il rosso thrasher lancia il suo ultimo grido disperato sostenuto da un arpeggio limpido ed evocativo: questo messaggio è rivolto non solo ai suoi cari, ma al mondo intero, Dave Mustaine ci ama ma deve partire per sempre (questi due versi del ritornello vengono cantati in francese), queste sono le ultime parole che lui ha detto e sono proprio queste ad averlo liberato per sempre dal suo dolore. La seconda strofa procede invece con un tempo leggermente più sostenuto, perfetto per accompagnare una spiegazione che lo sconfitto Megadave ci regala per motivare il suo gesto: non è colpa di nessuno, semplicemente il gioco della vita è troppo duro per lui e decide di uscire dal campo prima di minare la performace degli altri giocatori; se il suo cuore per qualche motivo dovesse ancora continuare a battere, vi è comunque la certezza che presto verrebbe spezzato dall'infelicità di un amore non corrisposto, quindi perchè indugiare ancora, non resta che prendere un respiro profondo e partire verso lidi migliori e più ospitali. Del resto, andare avanti è una cosa semplice, ciò che è duro è lasciarsi invece tutto alle spalle senza rimorsi. Con fare stoico il rosso thrasher sigla la lirica con una frase che suona come un sinistro epitaffio, i dormienti (ovvero i morti") riposano tranquilli senza provare dolore, mentre coloro che sono svegli (ossia vivi) provano solo paura e tristezza. Un avvincente assolo di Marty Friedman, le cui note mettono provvisoriamente da parte la velocità per farci invece aprezzare tutta la pulizia del suo tocco, e con un ultimo congedo i Megadeth si avviano verso il loro destino, con un ultima stoccata delle due asce che viaggiano ora in sincronia eseguendo un perfetto fraseggio armonizzato. Uno stacco e non resta altro che l'arpeggio iniziale che lentamente sfuma in fade out, chiudendo una performace da dieci e lode.

She-Wolf

Il singolo si chiude con un'altra traccia estrapolata da "Cryptic Writings", "She-Wolf" ("La Lupa"), che Mustaine presenta come traccia dedicata alla ex moglie nonché ex amica, possiamo quindi star tranquilli che il thrasher anche questa volta non avrà peli sulla lingua. La chitarra infatti inizia subito a ruggire sotto lo shredding selvaggio di Megadave, che parte subito a cantare con il suo famoso tono digrignato tipico di chi a stento trattiene la collera per non esplodere. Il brano parte deciso e senza troppi fronzoli, avviando subito il tiro che solo i Megadeth riescono a dare, l'unica pecca a livello di suoni è rappresentata dal basso di Ellefson, che su questo brano risulta eccessivamente alto di volume; trattandosi di un bassista dotatissimo possiamo apprezzare meglio tutte le sue rifiniture stilistiche, ma in determinati passaggi esso copre totalmete le chitarre, sopratutto nelle parti ritmiche dove anch'esse sono allineate sulle tonalità basse. La donna protagonista di questa lirica viene paragonata ad una lupa, che oltre ad essere un maestoso animale è anche una femme fatale che seduce ed uccide ogni maschio che le capiti a tiro. Il ritmo del brano infatti è sostenuto ed incalzante, quasi a rievocarci una fuga forsennata in mezzo al bosco mentre tentiamo invano di sfuggire ad un predatore; questo essere è stato partorito direttamente dalla malvagità pura e le sue seducenti labbra sono intrise di veleno, cosicchè ad ogni bacio ella ci infetta con il suo virus incurabile. Essendo dedicata ad una ex moglie, non è difficile pesare che questa metafora esprima le trame di bugie che Megadave ha dovuto sopportare dalla sua compagna, la descrizione della lupa infatti prosegue alimentando l'immagine della diabolica seduttrice, che prima ruggisce, poi ci avvolge ed infine ci costringe a cadere in ginocchio davanti a lei. La strofa prosegue sempre tiratissima, condotta dalle chitarre in terzinato, ora la lupa diviene inoltre una sacerdotessa che ci attrae in un suo esoterico rito, baciando un teschio con il quale farci ululare come suoi schiavi. Con il sopraggiungere del ritornello, il brano si apre ulteriormente, orientandosi ora su una struttura più orecchiabile e di facile presa con cui Megadave ci mette in guardia: basterà infatti guardarla una sola volta negli occhi per restare stregati ed essere colti immmediatamente dal panico. Contro il potere della lupa infatti non c'è via di scampo, a migliaia sono caduti sotto il suo gioco e sono ancora lì, incatenati al suo volere. Ma non finisce qui, una volta colti dal panico resteremo paralizzati, impossibilitati a compiere anche un solo passo, e subito sentiremo le nostre carni dilaniarsi: è il morso della lupa che attraverso le sue fauci si insinua nelle nostre membra impotenti. La strofa riprende, i Megadeth ripartono a vlocità supersonica e adesso siamo completamente schiavi della lupa, dentro di noi sentiamo crescere un appetito insaziabile, una fame primordiale che ci pinge a gettarci nel bosco in cerca di carne con cui sfamarci. La lupa, in qualità di creatura alpha, è il nostro capobranco e nel petto, oltre al nostro cuore, batte in simultanea il suo dentro di noi. Nella nostra avanzata sentiamo però il tintinnio degli artigli sulla pietra, ella è sempre lì che ci osserva, pronta a balzarci alla gola se non obbediamo al suo volere perciò ecco che Megadave ci ammonisce un'ultima volta nel ritornello conclusivo: dobbiamo stare in guardia a ciò che ci insegue nella notte, dobbiamo temere la lupa ed il suo famelico morso, le sue labbra dicono solo menzogne e sotto le sue dolci spoglie si cela solo il desiderio di uccidere. La lupa e la viscida ex moglie si uniscono dunque nell'immagine di una creatura falsa ma al tempo stesso imbattibile,contro la quale non c'è scampo se non la sottomissione. Il brano va a concludersi con un'ultima suite strumentale, nella quale i Megdeth dimostrano ancora tutta la loro immensa creatività; in questa chiusura infatti una ritmica sempre decisa e cavalcante continua a scorrere, sostenendo le chitarre che dopo un avvincente botta e risposta si uniscono nella ripresa di un fraseggio armonizato, al quale Nick Menza pone fine con un rapidissimo passaggio. Il tutto si chiude, lasciando finire la traccia con il boato di approvazione del pubblico.


Conclusioni

"Live Trax" è un prodotto semplice ma al tempo stesso geniale all'interno della discografia dei Megadeth: voi potrete dire "capirai, si tratta di una semplice mini raccolta di brani live", dite niente... è vero si tratta di un singolo con alcune canzoni eseguite dal vivo ma va anche ricordato che alle volte la sempicità paga molto più di molte machiavelliche scelte. Innanzitutto, i Megadeth hanno saputo selezionare un tracklist ad hoc per i fan di ogni loro epoca: quelli più oltranzisti ed eseigenti infatti si sollazzeranno con "Peace Sells", "Tornado Of Souls", non disdegnando nemmeno mazzate più moderne come la opener "Reckoning Day", mentre le orecchie più giovani che si approcciano alla musica del gruppo in qualità di new kid resteranno invece affascinate da brani decisamente più catchy ma non per questo di scarso valore come "Use The Man" o "A Tout Le Monde", includendo infine una "commercialata" con la colonna sonora di "Last Action Hero". Trattandosi di un prodotto promozionale all'alba dell'uscita di "Cryptic Writings", questo singolo raggiunge pienamente gli obiettivi che si era prefissato: pubblicizzare il materiale all'epoca inedito ed al tempo stesso inserirlo e contestualizzarlo in un insieme di canzoni più vasto che comprendesse anche pezzi più datati, valorizzandone infine la resa dal vivo. Le composizioni del 1997, o comunque della nuova era compositiva dei Megadeth, scorrono sinergicamente insieme a grandi capolavori del passato senza stonare o peggio sapere di filler inseriti puramente per occupare dello spazo sul cd e questo ci dimostra una tesi non da poco: è vero che dagli anni Ottanta alla decade successiva i Megadeth abbiano intrapreso una svolta stilistica non indifferente, ma è altrettanto vero che questa svolta era necessaria affinchè la musica di Mustaine e soci potesse rinfrescarsi ed innovarsi per regalarci sempre delle succose novità. I cambi di formazione nel corso del tempo sicuramente hanno influito sul percorso intrapreso dalla band troneggiata dalla mascotte Vic Rattlhead, ma ad avere un peso maggiore è stato senza dubbio il cambiamento emotivo ed artistico vissuto da Mustaine sul finire degli anni Novanta: il passato difficile, la droga e la disintossicazione, sono stati tutti elementi che hanno ispirato il rosso thrasher a compiere la maturazione decisiva, che dall'essere un ragazzino arrabbiato con il mondo che voleva solo sfogare la propria rabbia lo ha portato a diventare il musicista più maturo in grado di padroneggiare altri linguaggi oltre a quello dell'ira, metamorfosi ovviamente compiuta con un grande bagaglio tecnico di fondo. Al fianco di Mustaine ci sono ora tre validissimi musicisti, maturi anch'essi, in grado di rendere al cento per cento sia quando si debba schitarrare a più non posso sulle canzoni dei primi lavori sia capacissimi di regalare musica più raffinata e sentita, ma sempre potentissima a livello di decibel e di emotività, con le composizioni più recenti. I pezzi che compaiono in questo singolo dunque lanciano un messaggio chiaro e deciso ai fan: "siamo nel 1997, questo è ciò che siamo ora, ma non temete, vi rompiamo il culo come nell'85". Se Mustaine avesse assoldato al suo fianco musicisti diversi da David Ellefson, Nick Menza e Marty Friedman probabilmente il sound dei Megadeth avrebbe preso una piega ancora diversa, chi può dirlo? Quel che è certo è che questa evoluzione non è assolutamente un frutto del caso, anzi, i quattro musicisti si sono seduti in torno al tavolo per discutere quale fosse la via da prendere per far crescere i Megadeth, ed una volta trovata si sono chiusi in sala prove per dar vita alle canzoni di cui oggi possiamo godere. Nel 1997 questa svolta avrà sicuramente avuto un impatto più spiazzante per i fan, le cui orecchie fischiavano ancora per l'aggressività di album come "Rust In Peace", ma con il senno di poi possiamo sicuramente vedere questo tassello come singola parte di un mosaico più vasto che ad oggi risplende ancora sotto il nome di Megadeth.

1) Introduzione
2) Reckoning Day/Peace Sells
3) Angry Again
4) Use The Man
5) Tornado Of Souls
6) A Tout Le Monde
7) She-Wolf
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