Megadeth

Fatal Illusion

2015 - Tradecraft

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
18/09/2020
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzioni

Anno 2015, tra le onde caotiche delle città ed il frastuono dell'era moderna si ode in sottofondo un fruscio roboante, una massa di vibrazioni che fa tremare il terreno del mondo Heavy Metal, sono i Megadeth, che a due anni dall'uscita del controverso benchè valido "Super Collider" si stanno preparando a tornare nuovamente sulle scene con il singolo "Fatal Illusion". Se l'album appena pubblicato aveva destato un po' di clamore tra i fan della band, che vennero drasticamente divisi fra coloro che lo apprezzarono e coloro che semplicemente lo vollero saltato a piè pari nella discografia della band (sulla scia di quanto accadde all'ancora oggi controbattuto "Risk"), il buon Megadave si accingeva ora a ricaricare le batterie della sua macchina da guerra per prearare un assalto frontale con cui questa volta avrebbe davvero messo a tacere tutti gli haters. Naturalmente non poterono mancare i cambi di formazione in seno alla band, infatti il chitarrista Chris Broderick ed il batterista Shawn Drover (che troviamo pontamente riuniti nel nuovo progetto Act Of Defiance) vennero sostituiti da due personaggi ben noti nel panorama Hard n'Heavy: il guitar hero brasiliano Kiko Loureiro (Angra) e Chris Adler (Lamb Of God), che prese il posto dietro alle pelli del carro armato di Vic Rattlhead. Inutile dire che i due musicisti portarono una vera e propria ventata di aria fresca alla corte dell'ex Metallica, si può quasi affermare che le due nuove reclute siano i classici metalheads che vivono il proprio sogno, ovvero quello di essere notati e chiamati alle armi da uno dei musicisti con la musica del quale si sono esaltati e formati da ragazzini. Un sogno divenuto realtà che a sua volta fa diventare effettiva la nuova ribalta dei Megadeth. Come è facile intuire, i nuovi arrivati hanno portato subito una nuova visione della musica del gruppo mescolando immediatamente i loro stili con quelli dei due veterani presenti con loro in sala prove e fin dalle prime composizioni, sempre e comunque guidate da Dave Mustaine, si avvertiva una nuova modernità impregnare la musica: quei riff fecero immediatamente scalpore proprio perchè si rivelarono la perfetta rielaborazione dei fasti di album eccelsi quali "Rust in Peace", rivisitati e riadattati a quelli che sono i tempi correnti. In pratica, per utilizzare una similitudine un po' grezza ma efficace, è stato come se Loureiro e Adler siano riusciti a creare un loro personalissimo "Rust in Peace", così come fecero all'epoca Marty Friedman e Nick Menza. "Anno nuovo vita nuova" si è soliti dire, anche se nel caso dei Megadeth sarebbe più opportuno dire "anno nuovo formazione nuova". Questa volta per i temi del disco Mustaine optò per una visione più cinica del mondo, rivelando fin da subito che quanto sarebbe uscito di lì a breve avrebbe avuto sicuramente un approccio stilistico ben diverso da "Super Collider": accantonato infatti lo stile "radiofonico", con i due nuovi acquisti Megadave progettò subito di tirar fuori di nuovo gli artigli, creando un disco più immediato, di impatto e graffiante che potesse far gridare all'Osanna i fan più nostalgici e conservatori del gruppo. L'album "Dystopia" uscì ufficialmente nel 2016, ma come singolo apripista fu scelto il brano "Fatal Illusion" reso disponibile per l'ascolto l'anno precedente immediatamente prima di "The Threat Is Real", che invece venne pubblicato in occasione del Black Friday del Record Store Day. L'impatto che il singolo ebbe sulla critica e sui fans fu immediatamente positivo, lasciando la stragrande maggioranza dei seguaci della band di stucco, complice anche la nuova line up che fece dei Megadeth una sorta di all star band in grado di fondere perfettamente "il vecchio e il nuovo" dell'Heavy Metal. A fare da sfondo a questa nuova era della band vi è un sound moderno e super calibrato, un sottofondo sonoro a dir poco chirurgico per una visione tematico lirica post apoclittica, quasi come se il mondo fosse imploso e collassato su se stesso e dalle rovine di questo disastro risorgesse maestosa la nuova musica dei Megadeth. In copertina quindi non troviamo più un'esplosione cromatica come fu per "Super Collider", dalle tonalità calde ora si passa ai toni freddi e spenti, sono l'azzurro e il grigio infatti a predominare, soggetto dell'artwork adesso è il particolare di una costruzione distrutta, una visione dal basso di un ponte sventrato da un'esplosione oltre il quale si vede un cielo nuvoloso a malapena perforato dal sole; un bagliore di speranza in mezzo alle tenebre che però sarà prontamente spento e ricoperto nuovamente dalle tonalità plumbee. I Megadeth sono tornati in città e sono pronti a descrivere un mondo idilliaco e perfetto che presto collasserà su se stesso, preparatevi dunque a vivere una tragica e fatale illusione di perfezione dell'umanità.

Fatal Illusion

Avviamo "Fatal Illusion" con il play del lettore ed ecco arrivare in fade in dei suoni di chitarra distorta a regalarci un gustoso prambolo, i floyd rose delle due asce ondeggiano impetuosi mentre un main riff cadenzato e marziale, ottenuto con delle pennate decise in palm muting alternate a degli accordi aperti e dissonanti, ci prepara subito alla stoccata imminente. A colpirci subito è il drumming di Chris Adler, elaborato e di pregevole fattura che regala al sound dei Megadeth una modernità ed una attualità che al gruppo serviva proprio. Se i suoi predeccessori amavano lanciarsi in partiture contrattempate e stop and go sappiate che il drummer dei Lamb Of God fa di questi elementi il suo pane quotidiano ed è quindi ovvio che nell'apertura della canzone egli sia letteralmente nel suo. Il senso di attesa è opprimente ma appena parte lo start ecco la martellata nei denti che tutti aspettavamo: doppia cassa mitragliante, rullante lineare ed il basso di Ellefson che all'interno della sezione ritmica è un vero e proprio monolite di precisione. Il tutto si ferma per un attimo prima della partenza ed è proprio qui che possiamo apprezzare il biondo braccio destro di Mustaine dare il bianco con un passaggio in tapping sul suo quattro corde. "Ma come?" -penserete - "a nemmeno un minuto di brano iniziano già le parentesi soliste?", non temete, fa tutto parte di un piano ben preciso per avvolgerci nella proverbiale quiete prima della tempesta. Con l'iniziare della strofa ecco infatti un'onda anomala scagliarsi su di noi per prenderci e scuoterci più volte nella sua risacca, per sbatterci poi sulla battigia e ripescarci nuovamente e spezzarci le colonne cervicali a forza di headbanging. Pare superfluo affermare che con l'ingresso dei due nuovi membri Megadave si sia per una volta fatto trascinare dall'entusiasmo dei suoi attuali compagni, è immancabile la vicinanza alle sonorità dei Lamb of God di questo brano, ma è proprio questa rapida associazione che ci rende in grado di apprezzare l'immenso lavoro di aggiornamento che i Megadeth hanno compiuto per poteressere sì al passo coi tempi ma mantenendo comunque la propria identità. Affiancato poi da un chitarrista raffinato come Loureiro, il rosso thrasher di La Mesa ha finalmente modo di utilizzare per le strofe del proprio pezzo un riffing di gusto, dinamico ed eclettico, la cui ricchezza di stile di può notare, ad esempio, nel passaggio dalle tinte quasi funky posto come intermezzo fra una sezione cantata e l'altra della strofa, un piccolo sghiribizzo compositivo prima di tornare nuovamente roteare la testa fino al capogiro. Le differenze con i brani contenuti nel capitolo discografico precedente sono quindi abissali, ma sicuramente i Megadeth non potevano scegliere un apripista migliore per introdurre il disco che sarebbe stato uno dei loro più "violenti" da una decina d'anni almeno a questa parte. Si è detto che a caratterizzare le nuove liriche dell'album è il cinismo e "Fatal Illusion" si rivela lapidaria anche in questo senso: Megadave non ne manda a dire, specialmente su un tema come la pena di morte, sempre attualissimo e particolarmente sentito dalla società statunitense, sia dai pro che dai contro a questa misura legislativa estrema. Megadave non usa mezze misure nell'interpretare il pensiero dell'americano medio: nessuno infatti sentirà la mancana di un individuo che è stato catalogato una minaccia per la società, la sua vita fatta di cattive decisioni e rabbia esplosiva che ha reso il suo grilletto particolarmente facile da premere ne hanno fatto il candidato perfetto per la pena capitale. Il tutto si risolve con la telefonata del governatore e l'esecuzione della sentenza, ma i Megadeth non sarebbero loro se non celassero in queste righe un qualcosa che va ben oltre la proverbiale scoperta dell'acqua calda: non è infatti del detenuto che bisogna avere paura, poiché quest'ultimo viene gustiziato e la minaccia è scongiurata, è verso la corruzione del sistema che bisogna stare in guardia: il giudice, colui che ha emesso la sentenza di morte, può a sua volta essere "impiccato" e scavalcato dagli intrighi e dai classici cavilli, lasciando che una giuria manovrata da dei tiranni invisibili possa mandare alla forca un criminale ma anche un innocente con altrettanta facilità. E se colui che è stato punito con la morte non fosse il mostro che è stato dipinto? Lo si potrà scoprire, ma solamente quando non potremo far altro che fischiettare nei pressi del cimitero dove è sepolto. La costituzione e la legge americana proteggono i cittadini, c'è un criminale, lo catturiamo, lo processiamo e lo giustiziamo, così siete protetti dal male, ma è tutta un'ullusione.

Conclusioni

"Fatal Illusion", come anticipato, non poteva essere più adatta per introdurre ai fan quello che di sicuro è stato un giro di boa epocale per la band di Dave Mustaine. Purtroppo i Megadeth sono sempre stati rallentati dai cambi di line up, molti delle quali dovuti al pessimo carattere del leader, ma è indiscutibile che al fianco dell'ex Metallica si siano avvicendati sempre musicisti di altissimo livello. Ciò che contraddistingue questa nuova fase dalle precedenti però è che i nuovi arrivati provengano a loro volta da altre band di spicco della scena, i più datati Angra e i più moderni Lamb Of God per l'appunto; questo ha fatto si che non solo si alzasse l'asticella della creatività del gruppo ma ha consentito al singolo "Fatal Illusion" prima e al disco che la contiene dopo di ottenere ottimi consensi di pubblico e critica. Solo negli States infatti, l'album ha debuttato al terzo posto della Billboard 200, consentendo ai Megadeth di tornare sul podio dopo diverso tempo, poiché ottennero la medaglia d'argento nella stessa classifica solo nel 1992 con "Countdown To Extinction". Finalmente dunque, dopo essersi ammorbiditi nel disco precedente, i Megadeth hanno mantenuto la loro promessa di un ritorno maggiormente aggressivo, supportato da un lavoro di arrangiamento completamente rinnovato e fresco e da una post produzione che rende giustizia alla pubblicazione, fra l'altro la seconda a marchio Tradecraft, la neonata etichetta fondata dallo stesso Dave Mustaine. Non è un segreto che Megadave sia sempre stato molto attendo alla lavorazione dei suoni della sua creatura in fase di missaggio, ma quanto fatto con le lavorazioni di "Fatal Illusion", in particolare dal tecnico di mixing Josh Wilburn e dal producer Toby Wright che hanno assistito il rosso thrasher nella fase di produzione, fa sì che i Megadeth tengano perfettamente testa a lavori di gruppi più moderni come ad esempio Hatebreed, Killswitch Engade e agli stessi Lamb OF God: la batteria di Adler infatti suona nitida, pulita e cristallina in ogni suo componente del set, dalla cassa, modellata con la massima resa sulla punta al fine di valorizzare ogni colpo delle dinamiche del drummer, al rullante fino allo splash più piccolo all'interno dei piatti, ogni pezzo della batteria è perfettamente calibrato per valorizzare al meglio i costrutti ritmici di Adler. Più standard ma altersì convincente è il basso di Ellefson, caldo ed ampio per incasellare ogni nota come un vero e proprio mattone all'interno del muro sonoro generale, per poi concludere con le chitarre, aggressive ma non troppo graffianti allo scopo di essere fluide e disinvolte negli elaboratissimi riff creati dai due axeman. Ogni musicista quindi ha a disposizione l'avanguardia dell'audio engeneering per il proprio strumento ed il risultato, consentitemi, va ben oltre gli umani confini, senza ovviamente nulla togliere alle produzioni più vintage e grezze del gruppo; ma va anche detto che un disco come "Dystopia" con i suoni di "Killing Is My Business", forse non avrebbe reso la meritata giustizia ad un gruppo che ci aveva promesso un ritorno in grande stile ed è stato di parola.


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