MEGADETH

A Tout Le Monde

1995 - Capitol Records

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
31/10/2018
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione

Andando avanti sulla scia delle pubblicazioni promozionali di "Youthanasia", i Megadeth diedero alle stampe il singolo "A Tout Le Monde", che giunse sul mercato appena tre mesi dopo il predecessore "Train Of Consequences". Pur consapevoli di aver già fatto questa considerazione, occorre analizzare questa particolare fase artistica della band di Dave Mustaine tenendo ben presente un aspetto fondamentale: la quanto mai onnipresente introspezione lirico musicale che caratterizza la produzione del gruppo a metà anni Novanta. Messo da parte l'astio furioso rivolto verso tutto il mondo, non senza escludere gli ex compagni di band Hetfield e Ulrich, il rosso thrasher decise di chiudere i ponti con il passato, almeno quello più recente, per imbracciare le armi ed affrontare i suoi demoni. Alcool e droghe non mancarono certamente nell'organismo del musicista originario di La Mesa ma pur essendo esse assai dannose per la salute esse gli furono utili per sprigionare tutto il suo potenziale artistico (del resto è uno stereotipo assai comune quello dell'artista anti salute ed al tempo stesso geniale). Introspezione dunque è la parola chiave: guardarsi dentro, spostanndo anche il velo di tenebra più oscura, fino ad arrivare alla luce, all'essenza di ciò che si è e di ciò che si fa. Questo è ciò che fece Megadave, non senza difficoltà, ma dopo un lungo percorso egli arriverà a comporre alcuni dei dischi più personali che si possano mai associare ai Megadeth; forse non stiamo parlando degli album più "potenti" del gruppo, specie agli occhi dei thrasher più dogmatici e conservatori, ma stiamo parlando senza ombra di dubbio dei lavori più sinceri del quartetto, che pur mettendo provvisoriamente da parte le corse funamboliche al fulmicotone (sempre presenti ovviamente negli show dal vivo) ci ripropongono una musica onesta, ponderata e in qualche modo "adulta". "Youthanasia" si contraddistingue per una visione particolarmente cinica del mondo, dallo stesso titolo infatti (una crasi che fonde la parola "youth", "gioventù", con "eutanasia") si evince come per Megadave il futuro dell'umanità sia segnato ancora prima di iniziare: la donna anziana intenta a stendere dei neonati presente sulla copertina rende perfettamente l'idea di come gli esseri umani siano già "merce" di consumo appena venuti al mondo; come dei panni essi vengono utilizzati più e più volte, lavati e rapidamente stesi fino al loro logoramento per poi essere gettati nell'immondizia appena fatto il loro tempo. Noi esseri umani del resto non siamo molto diversi da degli stracci, tant'è vero che spesso veniamo metaforicamente utilizzati per pulire il pavimento, se non il sedere, di qualcuno per poi essere gettati via dopo l'utilizzo; all'alba della nuova era Mustaine è così che vedeva il mondo, una mega macchina che produce, utlizza e riduce a rifiuti gli esseri umani. Dopo l'avvincente immagine concettuale di "Train Of Consequences", che vede l'essere umano salire sul treno del suo stesso destino per poi morire nel deragliamento causato dalle conseguene delle sue azioni, giunge ora il momento di "A Tout Le Monde", un singolo che già dal titolo sa di amara trenodia cantata da un bardo ormai prossimo a farla finita, senza contare che il titolo in lingua francese vi aggiunge un chè di letterario, a metà tra il simbolismo baudelairiano ed il decadentismo di Rimbaud o Mallarmè, tanto da farne bannare il videoclip da MTV perchè accusato di indurre al suicidio (per non parlare della copertina che ritrae un uomo volare giù da un palazzo, immagine che per quanto velata a livello cromatico non lascia adito a dubbi). Ma al di là dei soliti clichè legati alla musica Metal, in questa pubblicazione c'è molto di più, quattro canzoni il cui fine non è solo quello di promuovere l'immagine del prodotto appena uscito ma anche quello di regalare ai fan una piacevole e succosa istantanea di diversi aspetti della band: in primis il brano in studio, che offre ciò che il gruppo raggiunge dopo ore ed ore di lavoro passate in sala prove e in sala di incisione, tra discussioni sull'arrangiamento, tentativi di allaccio tra riff di chitarra e linee ritmiche, con in più le prove di linee vocali e tre versioni demo di altrettanti pezzi, che con un fantastico exploit, nonché un'azzeccatissima scelta commerciale, ci conducono in sala prove, quasi come se Mustaine e soci ci sottoponessero la demo tape di queste canzoni dicendoci "ecco, questa è solo una bozza per avere l'idea del pezzo, che ne pensi? Ci stiamo ancora lavorando ma mi sembra buona". Una scelta valorosa e non da tutti, ma per un gruppo come i Megadeth si tratta di un lusso pienamente concesso, dato che una loro demo, a livello artistico, si rivela molto più coinvolgente di tanti album fatti e finiti millantati a destra e a manca ma che però, a conti fatti, non sanno di niente. Grazie a questo singolo i Megadeth non si presentano al pubblico a lavoro compiuto, ma giungono a noi con un qualcosa di ancora "work in progress", da finire, ma che intanto mette sul piatto una idea ben precisa di dove l'ex Metalica e i suoi fidi scudieri (David Ellefson, Marty Friedman e Nick Menza) volevano andare a parare a metà degli anni Novanta.


A Tout Le Monde

Ad aprire la tracklist è appunto "A Tout Le Monde" ("A Tutto Il Mondo"), l'unica traccia "fatta e finita" del singolo, con cui Megadave si congeda una volta per tutte, almeno così sembra. La chitarra si lancia subito in un arpeggio introspettivo e ricco di pathos, di cui emerge immediatamente la profondità delle note unita alla freddezza dello scorrere del plettro sulle corde e dopo pochissimo ecco anche la voce fare il suo ingresso in scena. Come per altri brani dei Megadeth, anche in questa apertura viene da immaginarsi Megadave al centro della scena, che illuminato da un occhio di bue infrange l'ombra ed il silenzio suonando e canando l'inizio di questa splendida ballata. Fin dalle prime parole, il rosso thrasher ci infonde un grande senso di desolazione e spaesamento: egli non ricorda infatti dove si trovasse di preciso quando realizzò, come una rapida ed amara epifania, che la vita, in fondo, non è altro che un gioco. Più si prendono le cose sul serio e più le regole di questa partita diventano dure ed insostenibili, facendoci sospettare che il tutto sia truccato a modino per far vincere il nostro avversario, il destino. Intanto si gioca, e si gioca anche duro, ma chi gareggia contro di noi ha il coltello dalla parte del manico ed il tempo scorre inesorabile, la vita ormai è passata tutta davanti agli occhi del musicista ed immediatamente ha realizzato quanto pochi siano stati i progetti da lui realizzati rispetto a tutti quelli che aveva in lista. Un'introduzione particolarmente amara, che ci getta in faccia la disperazione composta di un uomo che ormai si è reso conto di non avere più speranze e dopo un rapido silenzio riflessivo ecco la decisione finale, perfettamente sincronizzata con l'ingresso della chitarra elettrica, della batteria e del basso. Mustaine ha preso una decisione, quella di farla finita, che però non è dichirata ma cripticamente deducibile dal pre ritornello. La batteria procede intenta in un semplice quattro quarti, affiancato dalle plettrate del basso, mentre le sei corde stendono un tappeto efficacissimo di powerchord. Megadave ora si rivolge direttamente all'ascoltatore: "quando leggerai questo messaggio sappi che il mio corpo sarà già sparito, mi sarebbe piaciuto stare con tutti voi ma è tempo che io vada via, ricordate i momenti felici trascorsi assieme e speriamo che vi scappi un sorriso nel pensare a me". Questo e nulla più, come un biglietto lasciato sul comò, un breve lascito a cui segue il ritornello del pezzo, un momento nel quale le chitarre allargano il loro diaframma per dare alla canzone un maggiore respiro; è qui che Mustaine urla a gran voce la sua dedica a tutti coloro che gli hanno voluto bene: la sei corde riprende ad arpeggiare, seguita dalla compagna che la sorregge con gli accordi tenuti: a tutto il mondo e ai suoi amici Dave Mustaine dichiara il loro affetto ma è giunta l'ora che egli parta, queste sono le sue ultime parole prima che egli possa finalmente rendersi libero. Nella seconda strofa i Megadeth affrontano uno dei temi che meglio si accosta alla tematica dell'a morte, l'amore, naturalmente non corrisposto: l'ex Metallica infatti si rivolge ora alla donna amata da sempre, l'amore di una vita, che però sembra non aver mai contraccambiato questo sentimento; se il cuore del protagonista battesse ancora esso sarebbe ormai in pezzi, dilaniato da tutta l'indifferenza di lei, i suoi ricordi sono al fianco di questa donna che si è accorta della presenza di Dave solo quando ormai è troppo tardi, non c'è più nulla da dire, è successo e se avesse voluto stringere una relazione avrebbe dovuto pensarci prima. Andar avanti è la cosa più difficile da fare, soprattutto per un animo tormentato come quello di Mustaine, mentre il sonno eterno è così dolce da dare un gran senso di quiete e serenità, ormai lui ha raggiunto la sua pace mentre i vivi restano sfregiati dal rimorso di non aver fatto nulla per aiutarlo. Quel che è stato è stato, ormai è tardi, il nostro cantore non proferisce più alcuna parola e a parlare ora è solo la chitarra che con un assolo coinvolgente e sentito, ben lontano dalle colate schizofreniche dei primi lavori, ci accompagna alla conclusione. Gli accordi si fanno più lenti e pesanti, quasi come gli ultimi passi di un suicida che si avvia al proprio patibolo, resta solo un ultimo spiraglio di musica, dopo di che anch'ssa si dissolve, lasciando nell'aria solo la coda dell'arpeggio iniziale, che anch'esso va rallentando fino al silenzio. Immaginate la mano del chitarrista che lentamente si ferma, una scena veamente straziante del musicista che prende una potente dose di sonniferi, imbraccia il proprio strumento e con il volto serio e sereno di chi è consapevole di arrivare al tanto agoniato traguardo suona queste ultime note, come se fossero un ultimo suo regalo a chi davvero gli ha voluto bene.

Symphony Of Destruction (demo version)

La prima demo version che ascoltiamo è quella di "Symphony Of Destruction" ("La Sinfonia Distruzione"), un capolavoro estrapolato da "Countdown To Extinction" di cui i Megadeth hanno rispescato il primordiale provino. Già dai primi istanti di ascolto si percepisce come questo pezzo sia nato diverso rispetto alla versione contenuta nel full lenght: l'introduzione stessa del brano, benchè esso sia aperto dal medesimo riff, viene scandita in modo differente da Menza, il quale, con il suo set segue fedelmente le pennate di chitarra senza discostarsi troppo dal tema, inoltre, la sequenza di note iniziale viene ripetuta solo due volte per poi essere preceduta da un rapido passaggio di pre ritornello prima che venga avviata la strofa. Già da questo incipit possiamo intuire come l'idea iniziale sia apparsa troppo articolata ai Megadeth e di come sia stato conseguentemente deciso di snellire il tutto. Anche il cantato entra dopo rispetto alla versione canonica, lasciando quindi un maggiore spazio all'incedere strumentale, ma anche in questo caso i quattro musicisti devono aver optato per un approccio più diretto e di impatto. La parte vocale della prima strofa resta invariata, fatta eccezione per qualche piccola variante stilistica vocale di Mustaine, ed anche l'aggancio con il pre ritornello è rimasto invariato, segno che questa particolare idea fosse stata votata fin dall'inizio come la più adatta alle esigenze della composizione. Anche il ritornello si presenta uguale al definitivo, fatta eccezione per un piccolo ricamo di basso eseguito da Ellefson, poi eliminato; in generale il biondo bassista su questa demo si concedeva molte più acrobazie con lo strumento, ma evidentemente esse a contifatti si sono rivelate superflue per la versione in studio, mentre sono sempre efficacissime dal vivo. Nel complesso, l'intera versione demo possiede un ben più nutrito numero di apporti strumentali, che restringono quindi lo spazio alla voce ma che anche all'ascolto esterno si presentano abbastanza superflui, vista la basilare efficacia del main riff e della struttura della canzone. Ciò che ha sempre colpito di "Symphony Of Destruction" infatti è la sua semplice ma efficace composizione strutturale: un po' come per il riff di "Smoke On The Water" dei Deep Purple, tutto prende fora da una semplicissima sequenza di note intorno alla quale i nostri costruiscono un dinamico crescendo modellando come creta le note in scala con quelle principali. Particolarmente interessante infine si rivela l'assolo, nel quale, oltre al già famoso sviluppo di Friedman, compare anche un passaggio sincronizzato dei due axemen che più volte è stato recuperato in fase live. Detto questo, benchè si tratti di una demo di qualità non troppo grezza rispetto al prodotto finito (probabilmente è stata ripresa in studio durante una delle sessioni compositive per l'album, giusto per averne un canovaccio) siamo davanti ad una canzone che farebbe leccare le dita a molti, un ascolto godibilissimo benchè scartato che offre un quadro perfettamente eloquente del talento di questi quattro thrasher. Stiamo parlando di una demo, è vero, ma Mustaine e soci avevano comunque le idee chiare su ciò che sarebbe dovuto essere il risultato conclusivo e possiamo quindi avanzare due ipotesi: o che questa demo rappresenti una delle ultime take prima della definitiva oppure che si tratti di una ripresa in fase di creazione già avanzata e che questo ascolto sia frutto di una registrazione "buona alla prima" per così dire, giusto il tempo di provarla e poi si schiacci pure il tasto rec della consolle. Dal punto di vista lirico infine, Megadave non ha apportato particolari varianti se non nella distribuzione delle parole sulla musica, centro tematico di questo testo è infatti la perfetta ricetta per la distruzione della razza umana: prendete un mortale, un essere umano qualunque, e mettetelo al comando della massa, guardatelo diventare lentamente un dio, acclamato col clamore della folla ed osservate come le persone, inebetite dalle sue parole eseguano i suoi ordini senza fiatare. Per usare una metafora folkloristica, questo nuovo leader va di strada in strada e di nazione in nazione suonando il flauto delle menzogne politiche e dietro di lui migliaia di uomini, come topi ipnotizzati, lo inseguono fino al fondo del baratro. In questo oceano di soggezzione però vi è sempre qualche coraggioso che si erge imperioso dalla massa e sfida il potere a viso aperto, spesso sono i più giovani ed acculturati che danno il via alla battaglia. Le polveri si incendiano ed ecco che con la propaganda sovversiva il cervello dell'elettore medio viene, si spera, formattato e rimesso a nuovo. Come il processore di un robot o esso si adegua a questa sorta di aggiornamento oppure esso crasha fino a colidere su se stesso facendo esplodere la testa del più inebetito degli umani. Ecco come, al suono degli ingranaggi che si inceppano si diffonde nell'aria la sinfonia della distruzione.

Architecture Of Aggression (demo version)

Proseguiamo con un'altra demo version di un brano estrapolato da "Countdown To Extinction", "Architecture Of Aggression" ("Architettura Di Un'Aggressione"). La differenza che ci colpisce maggiormente rispetto alla versione originale è la mancanza dell'introduzione: se sul full lenght del 1992 infatti questa canzone era introdotta da una rapida sequenza di colpi di mitragliatrice sostenuti da un accordo di tastiere, in questo demo i Megadeth partono subito dritti senza troppi fronzoli, d'altra parte si tratta di una registrazione di prova quindi perchè indugiare su un dettaglio come l'Intro? Vi è poi un'altra sostanziale differenza tra le due canzoni omonime, la differenza di velocità esecutiva, dettaglio questo invece non da trascurare se siete abituati ad ascoltare la versione effettivamente pubblicata. In questo singolo il pezzo viene suonato decisamente più veloce, probabilmente quindi l'idea iniziale prevedeva che i nostri viaggiassero con i bpm maggiormente sostenuti, ma in un una fase di ascolto successiva Dave Mustaine e soci devono essersi accorti che un incedere più moderato valorizzasse meglio l'essenza del main riff di chitarra, una sequenza di note particolarmente dinamica che trae maggiori benefici da un'esecuzione più lenta, scendono quindi i giri del motore sul tachimetro ma a guadagnarne è senz'altro la resa complessiva. Inutile dire che la qualità audio della traccia qui contenuta si presenta decisamente più secca e scarna, ma trattandosi di una demo, il suo unico scopo era quello di fornire ai musicisti un canovaccio su cui apportare le dovute rifiniture, ecco perchè in questa sede sono totalmente assenti anche gli intermezzi parlati montati successivamente sul disco insieme all'effetto audio dell'elicottero che passa, questa è una registrazione ad esclusivo uso e consumo dei Megadeth (almeno prima della pubblicazione) essa quindi deve contenere unicamente lo scheletro del brano per poterlo archiviare e continuare a comporre nuova musica. Va tuttavia sottolineato come i quattro nel 1992 avessero raggiunto una particolare notorietà che consentisse loro di lavorare in un vero e proprio studio di registrazione anche per registrare dei singoli demo (in veste dei registratori portatili ben più diffusi tra le band underground), ma il poter sentire i brani di "Countdown To Extinction" nelle loro versioni demo "a posteriori"(dato che questo singolo è del 1995) ci offre una diversa prospettiva del lavoro generale. Abbiamo ascoltato e metabolizzato il disco, ora non ci resta che scavare ulteriormente nella nuda pietra per andare alle origini di alcune di quele canzoni che hanno fatto scalpore nella discografia dei Megadeth e sempre per offrire una succosa occasione ai fan, Mustaine e soci, da buoni imprenditori, hanno optato per la pubblicazione dei loro demo di archivio, un modo intelligente e sincero per mettersi a nudo agli occhi dei propri sotenitori che non può far altro che guadagnarsi il nostro plauso. Dal punto di vista lirico, Megadave ci offre una sua personalissima visione di ciò che è la guerra, solo che la sua narrazione in prima persona questa volta viene traslata negli occhi di un mercenario che con una serie di operazioni segrete scoprirà solo a posteriori qual'è il vero fine degli incarichi da lui portati a termine. Quando si è dei soldati al soldo del miglior offerente non c'è troppo tempo per porsi delle domande, bisogna rispondere unicamente "sissignore" ed imbracciare le armi. Immaginiamo dunque questo incursore che si paracaduta di notte dietro le linne nemiche, una sorta di Rambo che al posto di quello di Sylvester Stallone ha il volto di migliaia di militari che di mestiere uccidono e compiono missioni affidategli da committenti che nemmeno conoscono. Avvolti dal mantello delle tenebre questi mercenari strisciano tra la vegetazione dell'Amazzonia, o tra i conteiner di magazzini e depositi di armamenti dispersi in chissà quale landa desolata del globo ed eliminano un nemico dopo l'altro cogliendolo alla sporovvista, alle spalle o nel momentaneo sonno di un apparentemente monotono turno di guardia. L'incarico viene portato a termine a rischio della propria vita, ma la dinamica è sempre la stessa: in caso di cattura od uccisione, il governo di appartenenza del mercenario negherà di essere stato al corrente della sua esistenza e dell'operazione in cui era impegnato. Un essere umano si riduce a questo, un nessuno ucciso durante un niente. Se la missione invece è compiuta si ottiene un ricco bottino, un gruzzolo ammucchiato da nazioni che sono nate sulle ossa dei loro morti, di coloro che hanno sacrificato la proprie vite in guerre che nessuno voleva combattere, se non i vertici del potere, perciò caro mercenario inserisci il caricatore e loda l'architettura della tua aggressione, quel perfetto bagaglio di esperienza ed insegnamenti militari che se messi in pratica nel modo giusto ti consentiranno di portare a casa la pelle ancora una volta.

New World Order (demo version)

Giungiamo alla fine di questo singolo con una vera e propria chicca, la demo version di "New World Order" ("Nuovo Ordine Del Mondo") che per i neofiti dei Megadeth rappresenterà una vera e propria scoperta: la versione ufficiale della canzone è infatti pubblicata su "Th1rt3en", non a caso il tredicesimo lavoro in studio della band. Per chi appunto ha iniziato ad ascoltare la band di Dave Mustaine in epoca recente, dato che il disco risale al 2011, sarà succulentissimo venire a scoprire che questa traccia ribolliva nel calderone di Megadave e compagni già nella prima metà degli anni Novanta. Pensate quindi a quanto tempo questa demo è rimasta nel cassetto prima di vedere ufficialmente la luce ed incontrare i timpani dei fan nella sua veste definitiva. Le ragioni per cui essa sia stata tenuta come demo version per ben diciassette anni possono essere diversi, motivi di copyright, dato che la formazione del gruppo è cambiata diverse volte, oppure semplice indecisione: possiamo infatti ipotizzare che Dave Mustaine non fosse pienamente convinto di questa traccia e che dopo un labor lime di quasi vent'anni abbia deciso di pubblicarla in veste conclusa solo nel nuovo millennio. Le differenze comunque si sentono eccome, non tanto dal punto di vista strutturale, poichè che il pezzo non ha subito particolari variazioni, quanto invece nella proverbiale "intenzione esecutiva". Per chi segue i Megadeth da anni come il sottoscritto risulterà evidente come la stessa canzone suoni più "anni Novana" nella demo version e molto più "al passo con i tempi" nella versione di "Th1rth3en": la prima infatti possiede gli stessi suoni di lavori come "Countdown To Extincion" e "Youthanasia", ovvero quelle distorisioni grezze, scarne e a tratti un po' zanzarose ma che grazie ad un eccellente lavoro in post produzione sono giunte a creare il sound caratteristico di quella data fase di carriera dei Megadeth. La seconda invece suona decisamente più moderna: come il songwrting della band si è evoluto, di paripasso (se non più velocemente) sono progredite le tecnologie in materia di audiorecording: ecco quindi che "i nuovi Megadeth" hanno preso il posto di quelli vecchi ri registrando questo brano non solo con metà della formazione rinnovata (poiché al fianco di Mustaine ed Ellefson sono entrati il chitarrista Chris Broderick ed il batterista Shawn Drover al posto di Marty Friedman e Nick Menza) le moderne tecnologie digitali sono senz'altro state predominanti nella resa audio della canzone all'alba del 2011. A rendere nuova "New World Order" sono sostanzialmente due fattori dunque: le mani dei musicisti, da un lato Mustaine ed Ellefson con un bagaglio di esperienza maggiore, dall'altro le nuove leve che portano un'ondata di freschezza ad un songwriting nato quasi vent'anni prima, e la strumentazione utilizzata in fase di registrazione. La versione del 2011 infatti suona con un sound decisamente più compatto e grosso, frutto di un maggior lavoro di equalizzazione del basso di Elefson e di una cura decisamente più accurata dei suoni di chitarra, fase nella quale Mustaine ha collaborato con un grosso calibro dello strumento come Broderick. La nuova formazione ha dovuto quindi lavorare su se stessa per poter adattare il contenuto di questa demo all'album pubblicato sette anni fa, ma ciò che possiamo ascoltare su questo singolo è qualcosa di molto più primordiale, lo scheletro del pezzo se vogliamo, un qualcosa nato dalle sessioni in sala rove che Dave Mustaine ha tenuto con i suoi compagni di gruppo dell'epoca. Questo pezzo in particolare quindi si rivela la cartina al tornasole ideale per poter capire come ed in che modo i Megadeth si siano evoluti artisticamente nel corso del tempo. L'unica componente del brano a restare invariata è il testo, elemento di cui probabilmente Megadave era sicuro fin dall'inizio: ancora una volta il rosso thrasher si staglia contro il sistema statunitense e le sue nauseanti perversioni politiche. Gli apostoli e Gesù stesso sono spariti dagli schermi radar, la Bibbia ormai è finita nel dimenticatoio poiché un nuovo libro sacro è stato scritto dall'uomo, un libro le cui pagine sono state dettate agli scriba da un nuovo dio: il denaro. I soldi infatti governano tutto, il nostro stipendio, i nostri consumi, la nostra vita e accredito dopo accredito, spesa dopo spesa ecco che il nuovo capitale economico getta le basi per un nuovo ordine del mondo. Di fronte alla ricchezza non si discute, si è soliti dire che i soldi non comprano a felicità, ma di sicuro sono un validissimo antidepressivo potremmo aggiungere, ecco dunque come tutto quell'insieme di valori genuini come la carità, l'amore e la compassione vengono spazzati via da un'opera libraria le cui pagine escono dritte dritte dalla zecca dello stato e sono tinte di un colore verde acceso. Ormai tutto è stato cancellato ed eliminato per sempre, prostriamoci dunque in concitata ammirazione, perchè il denaro si presenta come la nuova divinità detentrice del nuovo ordine del mondo

Conclusioni

Quello di " A Tout Le Monde" è un singolo particolarmente interessante all'interno della discografia dei Megadeth: come ho già avuto modo di sottolineare, esso è costituito da due macrosezioni, la prima è quella appositamente dedicata alla promozione della titletrack posta in apertura, i fan potevano quindi gustarsi questo gioiellino compositivo in una veste ad hoc per essere apprezzata in ogni sua aspetto, la seconda è quella che ci porta alla riscoperta delle versioni demo di alcuni brani della band, un viaggio tra gli archivi del gruppo che ci consente ci capire come essi sono nati e che modifiche hanno subito prima di vedere ufficialmente la luce. In questa seconda parte del singolo, costituita da ben tre canzoni, apriamo metaforicamente la porta della sala prove per incontrare Dave Mustaine, Marty Friedman, David Ellefson e Nick Menza durante una delle lunghissime sessioni compositive. D'altra parte, quando sei un musicista professionista, il tuo compito è quello di creare, creare e creare ancora, il tuo ufficio è una sala prove con gli strumenti ed i tuoi colleghi sono coloro i quali ti accompgnano in questa tua avventura, con le relative gioie e dolori. L'immagine usata nell'introduzione del rosso frontman intento a consegnarci una demotape da sentire si rivela nuovamente efficace per avere un'idea dello scopo che vevano queste registrazioni: pensate ai quattro musicisti che ricevono dalla loro etichetta (la Capitol Records) il compito di comporre un nuovo album da far uscire di lì a due anni, ecco dunque che i nostri si riuniscono sottoponendosi l'un l'altro le diverse idee, ed ovviamente la precedenza viene data alle proposte di Megadave, motore e cervello del gruppo da sempre. Vagliato ed approvato lo spunto di partenza, i quattro thrasher si mettono al lavoro, si suona, si strimpella, si sbaglia, si cristona alle volte, ma alla fine ci si esalta e si arriva alla fine del pezzo appena composto con il sorriso sulle labbra. "Come vi sembrava così ragazzi?" - "Davvero buono direi, ma se provassimo ad aggiungere quest'altro riff in chiusura? Giusto da dare un po' più di colore?" - "Mmmm... si può fare dai, proviamolo ancora una volta e vdiamo cosa esce". Suonare è questo. Assemblare disassemblare, modificare, un lavoro continuo di revisione che ci massacra il cervello e le mani fino a quando non si arriva al risultato che ci soddisfa sotto ogni punto di vista. Questa è la normale dinamica che avviene all'interno di tutte le band, ma provate a pensare cosa significa svolgere questa mansione quando si parla di una band del calibro dei Megadeth. Quando ciò che registrerai verrà ascoltato da milioni di persone su tutto il globo e le aspettative su di te sono altissime, non è per niente facile ed ecco perchè alle volte certi pezzi escono meglio di altri, ma quel che è sicuro è che una volta approvata all'unanimità una nuova canzone si convoca in studio il fonico di turno, gli si fa microfonare i vari strumenti e gli si chiede di avviare la registrazione, magari dopo appena il tempo di qualche ultima prova di rifinitura. Il risultato sono delle demo version come queste, che noi ascoltatori ascoltiamo su un piano cronologicamente sfasato, dato che stiamo parlando di materiale edito nel 1995 ma che deve essere stato registra almeno cinque anni prima. Finito di assemblare i nuovi brani li si riascolta più e più volte con carta e penna alla mano, appuntandosi ciò che convince e ciò che è da rivedere ed ecco che si torna nuovamente in sala prove, in un ciclo che sembra infinito fino a quando non si iniziano le registrazioni, solo quanto ci sarà l'ok conclusivo si potrà far uscire il comunicato stampa che i Megadeth entrano in studio per il nuovo album (iniziando così u nuovo durissimo percorso creativo). Grazie al materiale contenuto in questo singolo quindi, noi fan possiamo apprezzare i Megadeth in due vesti, una è quella dei musicisti che ci presentano il lavoro fatto e finito (la titletrack), l'altra quella di una band che è ancora alle prese con il suo nuovo materiale ma giusto perchè siamo, metaforicamente parlando, persone di fiducia, ci sottopone il provino per avere un parere esterno sulla direzione appena presa dalle nuove canzoni. Il singolo di "A Tout Le Monde" quindi possiede una titletrack assemblata in modo e maniera da presentarsi, a conti fatti, non solo come una saggia scelta commerciale, ma anche come una grande prova di sincerità e spontaneità da parte di Dave Mustaine e soci.

1) Introduzione
2) A Tout Le Monde
3) Symphony Of Destruction (demo version)
4) Architecture Of Aggression (demo version)
5) New World Order (demo version)
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