KYUSS
Gardenia
1995 - Elektra
ANDREA CERASI
13/09/2017
Introduzione Recensione
A differenza di "Blues For The Red Sun", disco simbolo dello stoner, che aveva ricevuto un'accoglienza un po' tiepida, salvo poi crescere nei mesi successi grazie alle esibizioni live dei Kyuss e grazie alla stampa che parla della band californiana come i nuovi miti del rock, capaci di inventare nuove coordinate stilistiche rinnovando un intero movimento, "Welcome To Sky Valley", terzo sigillo in carriera, fa il botto sin dalla sua uscita nei negozi. L'etichetta Elektra Records, ossia una delle industrie più importanti della musica, garantisce tanta pubblicità e quindi grosse opportunità di successo, opportunità che i Kyuss non si lasciano sfuggire, pianificando un lunghissimo tour mondiale, questa volta da headliner, per promuovere un disco che mette a dura prova i nervi dei quattro ragazzi americani e che gli costa quasi un anno di lavoro in studio di registrazione, il tutto per dare alla luce un'opera studiata fin nei minimi dettagli, matura e complessa, capace di dare un vero scossone al mondo musicale dell'hard rock. Tuttavia, questo lungo periodo di frustrazione, di stress fisico ed emotivo, ma anche di successo improvviso, confluisce in una crisi tra i vari membri. Numerosi litigi si protraggono nel tempo, sia durante la lavorazione dell'album e sia durante il relativo tour, per poi raggiungere il culmine a cavallo tra il 1994 e il 1995 con l'uscita dalla formazione dello storico batterista Brant Bjork, cosa che si rivela un colpo davvero pesante per il proseguo di carriera di Homme e compagni. E così, quando il singolo "Gardenia" viene rilasciato, nel febbraio '95, Bjork ha già abbandonato la nave ed è stato sostituito da Alfredo Hernandez, che negli anni '80 suonava negli Across The River col bassista Scott Reeder. Il nuovo innesto si inserisce bene nella dimensione Kyuss, trovando una buona complicità non solo col suo ex compagno ma anche col chitarrista leader Josh Homme, col quale si mette subito a lavoro e butta giù qualche pezzo, come l'inedito "Un Sandpiper", una canzone di ben otto minuti contenuta proprio in questo singolo. Ovviamente, la parte del leone la fa la strepitosa title-track, considerata all'unanimità come una delle migliori perle mai sfornate dalla band e non solo, perché è considerata uno dei gioielli più preziosi di tutto lo stoner metal, con le sue ritmiche vorticose che ricreano un'onda d'urto senza precedenti, le chitarre impennate in andamenti doom che trasportano tonnellate di sabbia, le subdole melodie invocate dal guru John Garcia, sciamano onnisciente di questo deserto musicale, e le raffiche ipnotiche del dimissionario Bjork che donano potenza e dinamica a un pezzo a dir poco stratosferico e adagiato su un testo allegorico e inquadrato nella più classica tradizione Kyuss, a metà strada tra morbosità sessuale e fomento alcoolico. In chiusura troviamo l'ipnotica e decisa "Conan Troutman", che col suono ritmo serrato e catastrofico ci riporta indietro nel tempo, ai tempi del sabbioso esordio con "Wrench", un concentrato di foga e di ira funesta dettato dalla voglia di questi musicisti, maggiorenni appena, di sfondare e di diventare professionisti del settore. Insomma, questo singolo prevede tre brani potenti, simbolici, liricamente importanti, che possono essere intesi come tre allucinazioni perverse e criptiche elaborate dalla mente di questi ragazzacci provenienti dal deserto, qui immortalati all'apice del loro successo, ormai proiettati tra i giganti dell'heavy metal.
Gardenia
In Gardenia (Gardenia) si rappresenta una morbosità nei confronti delle macchine, sinonimi di donne, di prostitute, tematica costante delle liriche dei Kyuss. Si mette in luce la malattia, la perversione come inevitabile effetto delle droghe. A questo punto si può anche supporre che Gardenia sia il nome dato all'auto. La fase strumentale è fenomenale, il ritmo accelera e rallenta costantemente, si improvvisa una jam tra i musicisti, il basso si confonde con la chitarra, poi lascia il posto alla batteria, mentre Homme ci delizia con una serie di riff sfuggenti dal retrogusto funky. L'andamento heavy prende il sopravvento sin dall'inizio, Reeder si destreggia subito al basso, non facendo rimpiangere il grande Oliveri, e la sua tecnica è (ovviamente) corposa e spassionata. La chitarra di Josh Homme svetta su tutto, un terremoto che presto ci travolge, una nube di polvere che si alza dal terreno e galleggia nell'aria. Un'auto da corsa sfreccia nel deserto, ancora una volta abbiamo un elogio alla velocità e alla sensualità dei motori, metafora di allucinazioni perverse, carnali, ma anche di droghe che liquefano la mente. La carrozzeria cromata del muso dell'auto brilla sotto i raggi del sole, acceca i passanti, sfila per farsi ammirare, mettendo in mostra le modifiche al telaio, come fosse un transessuale orgoglioso della sua trasformazione. Il contagiri è al massimo, Bjork replica con repentine rullate dietro le pelli, veloci e possenti come il motore del veicolo, intanto Garcia ci infetta con la sua voce demoniaca, sepolta sotto quintali di terra che la rendono sporca e velenosa. Reeder è imperioso, si crogiola con la sua ascia, gonfiando il suono e devastando l'ascoltatore, investendolo con una serie di soli. Dunque John Garcia si fa da parte, lasciando spazio alla musica, per poi tornare grintoso come prima, quasi balbettando per trasmettere confusione e stordimento. Il pilota è sotto stupefacenti, guida come un forsennato, spinge sull'acceleratore; uomo e macchina ora sono la stessa cosa, vanno di pari passo, la mente è il motore, le gambe i pedali, le braccia il volante. Le droghe che friggono il cervello bruciano benzina, assomigliando tanto a petrolio che fuoriesce dalle marmitte. La bambina, ossia la vettura, è vogliosa di sesso, perde benzina da tutti i pori, come sudore sotto il sole cocente, dunque l'atto carnale avviene repentino.
Un Sandpiper
Un Sandpiper (Il Beccaccino) è un inedito, scritto e composto da Homme e Hernandez, futuro batterista dei Kyuss, che tra all'inizio del 1995 va a sostituire il dimissionario Brant Bjork, arricchendo il songwriting della band con connotati simbolicamente diversi. "?And The Circus Leaves Town" è un disco con un'attitudine più liquida, dalle tematiche acquatiche, dalla copertina umida e dalla struttura che presenta sonorità meno rocciose, e allora anche questo pezzo ha per titolo un uccello acquatico, il beccaccino, anche se poi i titoli dei Kyuss vanno presi con le pinze, dato che quasi sempre non hanno attinenza col testo. Ma "Sandpiper" significa anche "Pifferaio della sabbia", cosa assai più consona al contento stoner, dove la sabbia è sempre protagonista e tema prediletto di questo genere musicale. Comunque la si metta, il brano è un concentrato di potenza, un'onda d'urto sorretta da colossali giri di basso e scontri con la chitarra elettrica, il tutto disteso per otto minuti tondi tondi, senza cambi di tempo rilevanti e senza spiragli melodici. Si va dritti al punto sin dalle prime note, un doom velocizzato e dal gusto retrò che strizza l'occhio ai Black Sabbath ma anche ai Blue Cheer, dato la cromatura blues che ogni tanto fuoriesce dagli altoparlanti. Qui si corre e non ci si ferma mai per tutta la durata, e alla fine abbiamo una composizione tripartita in grossi blocchi d'acciaio, sulla quale si disperde un testo conciso incentrato sulla morte, vista come principio di una nuova vita ultraterrena e anche come libertà individuale assoluta. Garcia ci prende per mano, con la sua voce sporca e arida, e ci trasporta sospesi sul filo dell'acqua, proprio come fanno i beccaccini per cibarsi di piccoli pesci che nuotano in superficie. Noi fluttuiamo sulla corrente, trasportati dal vento e dalle onde che ogni tanto ci investono; il ritmo fuzz anni 70, componente fondamentale dello stoner perché regala quella sensazione di terriccio e di granelli di sabbia, in questo caso può rappresentare proprio l'ondulazione della superficie liquida. Non bisogna star ad ascoltare le cazzate che la gente ci propina, bisogna fare di testa propria, essere liberi di scegliere come vivere, e di morire come si preferisce. Le leggi morali sono soltanto limiti e costrizioni dell'animo umano, il quale, per potersi liberare dalle catene dell'esistenza, deve recidere il cordone con la realtà, tagliare quel filo immaginario che tiene uniti anima e mondo, al fine di librarsi in cielo e allontanarsi nella vastità dell'oceano come cadavere alla deriva. Il messaggio è abbastanza chiaro, l'amarezza del testo è ciò che emerge tra le righe, ed è ciò che emergerà maggiormente nell'ultimo capitolo discografico firmato dalla band, composto da liriche maggiormente depressive e nichiliste. Insomma, potenza di suono unita a testi più cupi, meno solari come da tradizione stoner metal, e un lungo omaggio all'acqua, elemento che genera vita ma che conduce anche alla morte.
Conan Troutman
Conan Troutman (Conan Troutman) potenzia il muro di suono elaborato dalla band californiana, tanto che si tratta di una vera e propria mina pronta ad esplodere in migliaia di scintille condensate in un paio di minuti soltanto. Decisamente concisa, dal taglio netto, furiosa nel suo incedere e fiammante nei toni. Insomma, ci sono tutte le carte in regola per conquistare pubblico e critica sin dal primo ascolto. Ci sono due brevi blocchi che vanno a spaccare il corpo del brano, due rocce che svettano nella sabbia del deserto, lunghi un minuto ciascuno, che non sono altro che una dedica d'amore verso qualcuno di importante. L'amore è il sentimento della libertà, quello più vicino al significato di droga, che fa sentire liberi, leggeri, spensierati e senza controllo. L'esplosione delle emozioni è sottolineata da una sezione ritmica che non cede il passo, non si ferma mai a elucubrazioni mentali passive, ma i pensieri si accavallano l'uno sull'altro in un magma confuso come le liriche criptiche che sono un vero enigma senza senso. L'amore è confusione, un misto di sentimenti astratti che forgiano l'animo, e allora Garcia vomita parole nichiliste che non vogliono dire nulla: la libertà di respirare a pieni polmoni, il seme dell'amore piantato negli organi e visto come gabbia, schiavitù emotiva scomparsa con la dipartita della partner. Il cervello è in preda alle droghe, fritto per il caldo e per il colpo ricevuto, restano solo il silenzio e la solitudine. La donna, ormai lontana, si è ripresa la sua vita mentre l'uomo, che probabilmente si chiama Conan Troutman, resta a contemplare l'infinito, scaturito dal breve e pungente assolo di Homme che lo ridesta dal torpore nel quale è stato scaraventato. Bjork picchia duro sulle pelli, alterando questa condizione confusionaria, facendo tremare le casse dello stereo, mentre il basso di Scott Reeder aumenta di intensità, accelerando i suoi battiti fino ad esplodere. Insomma, due minuti condensati in una voragine magmatica espressa dal suono desertico e massiccio della band, qui in fase decisamente heavy, come tutto, o quasi, il disco dal quale è estrapolata questa traccia straordinaria.
Conclusioni
"Gardenia" è il secondo singolo scelto per promuovere "Welcome To Sky Valley", molto simile nello spirito e nelle movenze al singolo di successo "Green Machine", che aveva lanciato "Blues For The Red Sun" nelle classifiche di tutto il mondo, ed è un successo commerciale a tutti gli effetti. Il singolo non solo vende tantissimo ma fa da traino al disco, trascinandolo nei posti più ambiti delle classifiche e facendo impennare le già corpose vendite. La spinta della Elektra, rispetto alla piccola Dali Records, è ovviamente fondamentale, capace di garantire visibilità e grossi introiti, nonché un lungo tour mondiale da headliner che va a coprire moltissimi paesi. I Kyuss dell'epoca sono al massimo dello loro possibilità, sia a livello artistico che di popolarità, diventati una vera e propria istituzione del genere. Purtroppo i giorni di gloria sono destinati a durare poco, tanto che già alla fine dell'anno, ovvero dopo che l'imponente ultimo disco ha visto la luce, parlo di "?And The Circus Leaves Town", il successo dei nostri viene drasticamente ridimensionato, complice il tragico cambiamento generazionale e il relativo disinteresse del pubblico più giovane nei confronti del rock duro, sommerso dai generi leggeri più moderni, come la discomusic, l'elettronica, il trip-hop, l'indie rock e il brit pop, che esplodono definitivamente nella metà degli anni 90. Ma intanto, per tutto il 1994 e il 1995, i Kyuss si godono gli elogi della critica e la venerazione del pubblico, soffrendo comunque questo momento magico che comporta un intenso stress emotivo che mette a dura prova tutti i componenti e che li porta a dividersi e a battibeccare di continuo, per tutto il 1995, arrivando infine allo split definitivo l'anno successivo, lasciando un vuoto, in campo stoner, che non sarà mai più colmato, tanto che i Kyuss sono e restano ancora oggi i Re incontrastati di questo magnifico sottogenere. "Gardenia", tra tutti singoli promossi in poco più di cinque anni di carriera, sicuramente breve ma intensa, è quello che raccoglie più successo di tutti, vendendo un'infinità di copie e trainando l'album "Welcome To Sky Valley" ancora più di quanto non abbia fatto il precedente mini "Demon Cleaner", già di per sé un singolo riuscitissimo ma forse poco rappresentativo per l'opera completa, trovandosi inoltre a metà tra la promozione dell'album del 1994 e quello successivo del 1995, contenendo appunto pezzi che saranno presenti nell'ultimo sigillo della band. La calda e afosa cover, inoltre, vede ancora una volta la foto di una pala eolica, la stessa visibile nel retrocopertina dell'album e nel singolo precedente, suggerendo ancora una volta un legame indissolubile e quasi sacro con l'elemento celeste: l'aria, tematica di fondo del terzo disco e leitmotiv principale tra i vari brani. "Gardenia", proprio come l'omonimo fiore, dai petali profumati bianchi e canditi, che cresce in estate, sotto un sole mite, identifica perfettamente la fragilità femminile raffigurata, sotto forma di metafora, nel testo, paragonando e sovrapponendo l'animo femmineo con la carrozzeria di un'auto da corsa che sfreccia tra le dune sabbiose. Se la fragilità è una caratteristica che va inevitabilmente protetta, la sensualità invece è un dono prezioso che ammalia e fa perdere la testa, grazie a quel profumo inebriante che si espande nell'aria e che conquista l'uomo di turno, sferzando l'aria e risvegliando i sensi e gli istinti più primitivi, proprio come una vettura dalle curve cromate e scintillanti che sfila davanti ai nostri occhi, facendo sfoggio di tutte le qualità che la compongono e scatenando ogni istinto sessuale.
2) Un Sandpiper
3) Conan Troutman