KYUSS
Demon Cleaner Part I & II
1994 - Elektra
ANDREA CERASI
12/09/2017
Introduzione Recensione
Settembre 1994, il capolavoro "Welcome To Sky Valley" è stato appena rilasciato. Le vendite sono subito schizzate alle stelle grazie al supporto della Elektra Records che spinge i Kyuss facendo loro molta pubblicità e puntando sulla popolarità acquisita dallo stoner, sottogenere esploso da pochissimi anni proprio grazie al successo della band californiana, seguita a ruota da un'altra manciata di band dedite a dare voce al deserto, alle sue dune sabbiose, ai rettili che popolano quegli ambienti aridi e impervi, ma anche all'universo che ci circonda. Mentre la formazione di Palm Desert parte per il tour mondiale, la casa di produzione rilascia una serie di singoli che hanno lo scopo di rafforzare le vendite dell'album ma che si pongono, al contempo, come trampolino di lancio per il futuro lavoro in studio, grazie all'inserimento di alcuni brani composti tra una pausa e l'altra durante i concerti. Insomma, i Kyuss promuovono il loro terzo album ma già guardano al quarto, tanto che nel singolo "Demon Cleaner", suddiviso in due parti rilasciate insieme nello stesso box set oppure separatamente, possiamo trovare dei brani che saranno inclusi nel loro ultimo capitolo discografico, quello dell'addio: "?And The Circus Leaves Town", pubblicato nell'estate del 1995. I tre singoli dati in pasto al proprio pubblico nel corso dei mesi fanno da promozione a due album, cosa alquanto originale, non c'è che dire, ma l'operazione riesce in pieno, garantendo numerose copie vendute e grossi introiti. Parliamoci chiaramente, nella metà degli anni 90 i Kyuss sono talmente famosi e venerati che possono permettersi di tutto, persino riproporre contemporaneamente lo stesso singolo, "Demon Cleaner", appunto, in due versioni totalmente identiche ma spacciate per differenti, distinguendole con il trafiletto part 1 e part 2. A differenziare le due parti sono gli altri brani presenti: sulla prima parte, infatti, troviamo tre tracce che faranno in seguito parte dell'ultimo studio-album, mentre nella seconda parte troviamo tre tracce estrapolate da "Welcome To Sky Valley" e riproposte dal vivo, durante un concerto tenutosi ad Amburgo, al Marquee Club, il 24 maggio 1994. Più che un singolo un vero e proprio ep, dato il numero di tracce presenti in questo lavoro bipartito, il quale cattura la potenza live davvero incredibile della band californiana e la sua attitudine a raccontare i burrascosi fenomeni climatici che avvengono dalle loro parti, come tempeste di sabbia, uragani che spazzano via tutto, sensazioni intimiste legate alla vastità degli spazi o ancora scenari apocalittici evocati attraverso la musica. Una cosa che contraddistingue lo stile e la filosofia dei Kyuss è il costante rapporto con la natura, sintomo del timore e del rispetto che i ragazzi nutrono nei confronti di questa. I loro brani raccontano la natura, gli eventi che la natura stessa crea e attraverso i quali governa le vite degli uomini; a tal proposito è emblematica la copertina di questo mini, la quale propone la fotografia di una gigantesca pala eolica, la stessa contenuta all'interno del booklet di "Welcome To Sky Valley", a indicare il vento, il cielo, l'aria, ovvero uno dei quattro elementi professati dalla band che con i loro album sembrano evocare prima la terra, poi il fuoco, dunque l'aria e infine l'acqua, omaggiata nell'ultimo imponente album della loro breve carriera prima dello split. Gli inediti, non a caso quelli che saranno inseriti in "?And The Circus Leaves Town", appaiono molto più liquidi e ondulati rispetto agli altri, più rocciosi e secchi, contenuti nei dischi precedenti.
Demon Cleaner
Demon Cleaner (Il Demone Pulitore) possiede un testo polivalente, dai molteplici risvolti. I fraseggi fuzz, zanzarosi, si accavallano l'uno sopra l'altro e Garcia è ipnotico e sofisticato, dalla voce pulitissima. È proprio di pulizia che si sta parlando, ed è divertente scoprire che Homme scrisse questa traccia in seguito a diversi incubi che lo scuotevano da ragazzino, quando doveva recarsi dal dentista. Il demone schiaritore è, infatti, il dentista, il quale si avvicina al ragazzo con sguardo sorridente e siringa in mano, pronto ad operare e fare una bella pulizia. Il ritmo non eccede mai in velocità, nonostante la profondità e la foga ossessiva del testo, il ritmo rimane sempre piuttosto calmo, scandito dal docile riff di chitarra e dalla carica della batteria, mai pronta però per scalciare definitivamente, rimanendo impaziente fino alla fine. La melodia non apre spiragli dolci anzi, il sentore amaro ci accompagna per tutto il minutaggio, salvo poi convergere nella lunga e brillante coda finale, la quale si carica di nuovi messaggi biblici, perché ci avverte che gli impostori sono tra noi, cercano di prendere il nostro posto, di plagiarci, di attirare l'attenzione. Non bisogna ascoltarli, non bisogna dare adito alle voci interiori dei demoni, quelle che ci dominano, ma dobbiamo svuotare la mente, il vuoto come pulizia dai dolori e atarrassia, in attesa che il salvatore che finisca l'operazione e ci ridoni il sorriso smagliante di un tempo, di quando eravamo giovani, puliti e innocenti. La pulizia dei denti è anche metafora di pulizia interiore, fuga dai propri demoni, eliminazione dei peccati. È interessante notare come la band sia abile a dare un senso profondo e intimista persino a una semplice paura adolescenziale, arricchendo la narrazione con messaggi profondi e polivalenti. In questo caso, la paura del medico si trasforma in una storia religiosa, carica di spiritualità, laddove il corpo deve essere liberato dal peccato mortale, dai demoni che lo possiedono, come fosse un esorcismo, e il dentista, il pulitore, viene identificato nel prete che scaccia via il male che affligge la vittima. Il prete, o forse Cristo, è il salvatore, il liberatore, colui al quale il poveraccio si aggrappa con tutte le sue forze.
Day One
Day One (Giorno Uno) è una traccia ricca di significato, perché è dedicata alla memoria di Kurt Cobain, morto suicida pochi giorni prima. Brevissima, poco più di un minuto, ma molto intensa e dall'animo che strizza l'occhio al sound dei Nirvana. Avvolta da un manto di malinconia, rappresentato dalla chitarra acustica e dal basso suonati con delicatezza, quasi ad avvolgere l'ascoltatore, si denota anche per la voce modificata e liquida di John Garcia che recita un testo piuttosto particolare, lontano dai canoni dei Kyuss, ma molto intimista e cupo, nel quale si cerca di confortare tutti gli amici e i parenti di Cobain, dicendo loro di guardare avanti, di non essere tristi per il vuoto che ci sarà nei loro cuori, ma felici di aver vissuto importanti momenti accanto al musicista dal viso d'angelo. Adesso, lo spirito di Kurt fa parte di noi tutti, e bisogna omaggiarlo con i ricordi più dolci, e sorridere ancora, poiché il sole sorgerà di nuovo, spazzando via la notte e la disperazione. Restano solo i racconti, le memorie, portate lontani dal vento e diffusi ai più. Un minuto e mezzo di autentica poesia, una poetica straziante e una base strumentale molto inquietante, disperata e plumbea che aleggia nell'aria e si insinua dolcemente nei padiglioni auricolari. Un brano molto sentito, la morte di Kurt Cobain ha sconvolto tutto il sistema musicale dell'epoca, andando a toccare vari ambienti, ma non solo, perché i Nirvana erano molto amici dei Kyuss, a tal punto che i tre di Seattle, stravedendo per la musica desertica dei californiani, fecero loro una pubblicità incredibile a inizio carriera, contribuendo in minima parte al successo di Homme e compagni. "Day One" è un canto sentito, proveniente dal cuore, dedicato soprattutto ai compagni di avventura di Kurt, Dave Grohl e Krist Novoselic e che ritroveremo come traccia nascosta in "?And Circus Leaves Town" quasi a chiudere un cerchio, un'epoca che ha visto grandi trasformazioni.
El Rodeo
El Rodeo (Il Rodeo) procede su un riff glaciale di Josh Homme, quasi una cantilena, e poi prosegue col supporto del basso di Reeder e della batteria di Bjork costruendo un ritmo funky che dondola l'ascoltatore e lo costringe e danzare come fosse in stato di catalessi. Trascorre quasi metà pezzo, poi ecco un cambio di tempo improvviso, fulmineo, guidato dalla batteria angosciante di Brant Bjork che trasforma la base ritmica in una cavalcata doom, con tanto di nuvolone nero e minaccioso che incombe sulle nostre teste e dai lampi scagliati sulla terra dai velenosi riff di chitarra e di basso che si amalgamano e creano il panico. Timidamente, Garcia interviene a narrare quello che, apparentemente, sembra un elogio alle droghe; il rodeo, ossia l'atto di cavalcare un toro o un cavallo scalciante, rappresenterebbe lo stordimento a seguito dell'assunzione di droghe. Il cervello sbriciolato, confusione totale, la giostra è divertente, incarnata proprio dallo stupefacente che interroga la sua preda, John Garcia stesso, essendo l'autore del testo, e lo costringe a inginocchiarsi e a godersi gli effetti dello stordimento. Il divertimento è gratuito, ma dopo, svanito l'effetto, Johnny sarà lo stesso di prima? Probabilmente cadrà di nuovo nella depressione, si sentirà solo e triste. L'andamento si protrae a lungo, trasformandosi in una lunghissima coda finale, dominata da un Garcia che sembra implorare il suo padrone, la droga, di non abbandonarlo e di continuare a cullarlo tra le sue braccia astratte, facendolo cavalcare questo toro invisibile ma molto divertente. La doppia ritmica del brano è fantastica, per metà quieta e danzereccia, come se si stessero aspettando che le droghe facciano effetto sulla mente dell'uomo, mentre la seconda parte, invece, accelera forzatamente per proiettarci nell'incubo, nel vortice di suoni e di voci che popolano la mente del protagonista. Garcia, da questo periodo in poi, avrà maggiore spazio come compositore e songwriter, complice anche l'abbandono del batterista Brant Bjork, maggiore autore, assieme a Homme, dei pezzi formati Kyuss. Qui Bjork ancora è in formazione, ma già si intuisce che qualcosa gli frulla in testa e ormai non partecipa più molto alla stesura dei nuovi brani, sintomo che i tour, gli impegni, i litigi con i compagni, lo stanno allontanando dal gruppo.
Hurricane
Hurricane (Uragano) sarà la futura opening track dell'album "?And The Circus Leaves Town", bravissima ma trascinante, composta da un testo concentrato in un unico blocco, un monolite pesante e quadrato che rispecchia la struttura del brano. Non c'è attimo di pausa, il ritmo è serrato, incentrato sul dialogo tra chitarra e batteria, non ci sono assoli, nemmeno cambi di tempo, il tutto procede dritto come un treno, sparato a mille. Garcia recita la litania senza prendere fiato, la sua voce è meno imperiosa del solito e appare più astratta, tanto che molti criticheranno questo suo nuovo modo di cantare apparentemente svogliato, ma forse studiato per dare ai pezzi dell'ultimo album maggiore astrattezza e liquidità, perdendo forse in potenza ma aumentando la sensazione di sbrodolamento mentale, di ipnotismo, come se la canzone, da roccia, si stesse trasformando in acqua. Non a caso il testo ci dice che l'uomo ormai non sente niente, non vuole provare niente, perché la vita fa male, è uno stato di disperazione costante, e allora meglio l'atarassia, l'assenza dei sentimenti, il vuoto dell'anima, per non provare dolore. La vita è un soffio di vento e lui non riesce a respirare, forse non vuole farlo, e si abbandona al nulla, facendosi trascinare dalle note musicali in una sorta di limbo, in questo uragano di sensazioni che lo trastullano, lo scuotono, lo scaraventano in aria, spazzato via come un insetto. L'uragano è la sua mente, ma l'uragano è anche fuori, e sta martoriando il suo corpo inerme, investendolo e conducendolo alla morte. Probabilmente è ciò che l'uomo cerca, dato che la vita ormai non ha più senso alcuno. Insomma, nichilismo assoluto, nella tradizione Kyuss, ma non solo, perché con il maggior impegno in fase di songwriting da parte del vocalist, i testi della band si faranno ancora più plumbei e amari. Freddi, proprio come la cover del quarto disco.
Gardenia - Live
Gardenia - Live (Gardenia - Versione Live) è entrata come singolo nelle classifiche di tutto il mondo, portando al successo commerciale "Welcome To Sky Valley". L'andamento heavy è portentoso, poggiato su un basso che sembra un carrarmato, mentre la chitarra di Josh Homme svetta su tutto, una nube di polvere che si alza dal terreno e galleggia nell'aria. Il pubblico sembra esaltato e accompagna con cori e urla. Un'auto da corsa sfreccia nel deserto, metafora di allucinazioni perverse, carnali, ma anche di droghe che liquefano la mente. La carrozzeria cromata del muso dell'auto brilla sotto i raggi del sole, mettendo in mostra le modifiche al telaio e sfoggiandole davanti ai passanti. Il contagiri è al massimo, Bjork replica con repentine rullate dietro le pelli, veloci e possenti come il motore del veicolo, intanto Garcia ci infetta con la sua voce demoniaca, sepolta sotto quintali di terra che la rendono sporca e velenosa. Il pilota è sotto stupefacenti, guida come un forsennato, spinge sull'acceleratore; uomo e macchina ora sono la stessa cosa, vanno di pari passo, la mente è il motore, le gambe i pedali, le braccia il volante. La vettura-femmina è vogliosa di sesso, perde benzina da tutti i pori, come sudore sotto il sole cocente, dunque l'atto carnale avviene repentino. La morbosità nei confronti delle macchine, sinonimi di donne, di prostitute, è una costante delle liriche dei Kyuss. È malattia, è perversione che trova sfogo nelle liriche dei nostri. Il ritmo accelera e rallenta costantemente, si improvvisa una jam tra i musicisti, il basso si confonde con la chitarra, poi lascia il posto alla batteria, mentre Homme ci delizia con una serie di riff sfuggenti dal retrogusto funky. Reeder è imperioso, si crogiola con la sua ascia, gonfiando il suono e devastando l'ascoltatore, investendolo con una serie di soli. In tutto ciò John Garcia si fa da parte, lasciando spazio alla musica, per poi tornare grintoso come prima, quasi balbettando per trasmettere confusione e stordimento.
Thumb - Live
Thumb - Live (Pollice) trasuda calore da tutti i pori, riportandoci all'epoca di "Blues For The Sun", dove l'arpeggio iniziale è ricco di polvere e nelle vicinanze si sente il sibilo di un serpente a sonagli, poi lo scatto degli strumenti e parte una danza cadenzata dall'animo doom, cosparso di catrame e di fango. Il suono del deserto, il suono di quelle regioni calde e pericolose, dove il sole è appena sorto, rosso fuoco, a incendiare la terra. Homme produce un riff che annichilisce, allucinato e maligno, mentre Scott Reeder seppellisce tutti con la sua ascia a quattro-corde dal suono monolitico e penetrante. La cassa toracica vibra al passaggio della macchina da guerra messa in piedi dai Kyuss, un caterpillar che schiaccia tutto il pubblico accalcato sotto al palco. La minaccia prende forma nel momento in cui Garcia si mette dietro al microfono, intonando una cantilena di morte, di amara vendetta. Un uomo è finito giù in un fosso, il cadavere è stato dato alle fiamme, bruciato con un po' di benzina con l'accendino del killer. Lui è come il sole, divinità incendiaria e vendicativa, che non può passare sopra al torto subito, e allora si vendica uccidendo. Ma il tutto è una stramba metafora per indicare un risveglio da un lungo sonno, forse lo stordimento dovuto a una vita dedita alle droghe, dove l'uomo sfida se stesso. L'anima si rigenera continuamente e si cade di nuovo nella tentazione, le droghe rendono schivi. Il nemico è più vicino di quanto sembri, perché è dentro di noi. Il brano ha una struttura quadrata, scarna, spogliata di tutte le rifiniture dell'hard rock, il refrain si memorizza all'istante, d'impatto, solido, nel quale Garcia urla al rivale "che stai pensando, brutto bastardo?" mentre questi è in preda alle fiamme e si dimena al suolo. Il deserto è covo di segreti, sotto le sue sabbie vengono sotterrati misteri e ricordi, perché questa è la legge del più forte, la legge della California più desertica e imprevedibile. La band macina che è una bellezza, Brant Bjork è inquieto e lancia robusti fendenti alle pelli, tanto che i suoi colpi rintoccano nell'aria. I toni si intensificano nella rudimentale fase strumentale, dove Josh Homme tenta un solo abrasivo, cocente e alienante, intanto l'uomo muore tra atroci sofferenze.
Conan Troutman - Live
Conan Troutman - Live (Conan Troutman - Versione Live) è guerra e potenza allo stato puro: due minuti condensati in una voragine magmatica espressa dal suono desertico e massiccio della band, qui in fase decisamente heavy. Trattasi di una vera e propria mina pronta ad esplodere in migliaia di scintille condensate in un paio di minuti soltanto. L'amore è confusione, un misto di sentimenti astratti che forgiano l'animo, e allora Garcia vomita parole nichiliste che non vogliono dire nulla: la libertà di respirare a pieni polmoni, il seme dell'amore piantato negli organi e visto come gabbia, schiavitù emotiva scomparsa con la dipartita della partner. Il cervello è in preda alle droghe, fritto per il caldo e per il colpo ricevuto, restano solo il silenzio e la solitudine. Ci sono due brevi blocchi, due rocce che svettano nella sabbia del deserto, lunghi un minuto ciascuno, che non sono altro che una dedica d'amore verso qualcuno di importante. L'amore è il sentimento della libertà, quello più vicino al significato di droga, che fa sentire liberi, leggeri, spensierati e senza controllo. L'esplosione delle emozioni è sottolineata da una sezione ritmica che non cede il passo, non si ferma mai a elucubrazioni mentali passive, ma i pensieri si accavallano l'uno sull'altro in un magma confuso come le liriche criptiche che sono un vero enigma senza senso. La donna, ormai lontana, si è ripresa la sua vita mentre l'uomo, che probabilmente si chiama Conan Troutman, resta a contemplare l'infinito, scaturito dal breve e pungente assolo di Homme che lo ridesta dal torpore nel quale è stato scaraventato. Bjork picchia duro sulle pelli, alterando questa condizione confusionaria, facendo tremare le casse dello stereo, mentre il basso di Scott Reeder aumenta di intensità, accelerando i suoi battiti fino ad esplodere.
Conclusioni
Il Box "Demon Cleaner" è interessante non solo per via degli inediti che, in seguito, faranno parte dell'ultimo studio-album dei Kyuss, dando quindi al pubblico un piccolo assaggio di quello che sarà il bellissimo "?And The Circus Leaves Town", rilasciato nell'estate del 1995, ma questo doppio singolo cattura anche una parte di concerto tenuta dalla band californiana, la sera del 24 maggio 1994, al popolare Marquee Club di Amburgo, riportando soltanto tre pezzi. Quattro canzoni, quelle che abbiamo appena esaminato più il brano "Freedom Run", sono contenute persino in un bootleg, stampato in vinile color oro (o sabbia) e in edizione limitata, dove nel lato A troviamo, appunto, le quattro tracce live, mentre nel lato B ci sono quattro pezzi degli Slo Burn, altra stoner band di Palm Desert e con lo stesso John Garcia dietro al microfono, autori purtroppo di un solo ep, "Amusing The Amazing" (1997), sempre prodotto da Chriss Goss, ormai fedele collaboratore dei Kyuss e delle varie incarnazioni dei singoli musicisti. "Demon Cleaner", il brano, rappresenta perfettamente quello che sono i quattro ragazzi californiani, la loro natura traspare attraverso i suoni di questo pezzo, dai contorni ipnotici e quasi soporiferi, preda di droghe che comportano narcolessia e stordimento, ma che sa destreggiarsi bene accelerando il ritmo e facendo prendere vita a tutti gli incubi di un adolescente che, trovandosi davanti al suo dentista, spaventato e sudato, non riesce a far altro che tremare di spavento per prepararsi all'operazione. Come già accennato nell'analisi della traccia stessa, il tema trattato da Josh Homme è quello di un sogno ricorrente che faceva quando era ragazzo, ossessionato dai suoi denti e impaurito dal suo dentista. D'altronde, lo stoner originario (prima delle derive spaziali e sci-fi) ha il compito, un po' come il grunge, di rievocare paure ancestrali, intime, che affondano le radici nel passato, e dunque le rispolvera, andando a recuperarle sotto strati di sabbia, e le riconsegna a noi ancora intatte sotto un'intelligente veste biblica. La favoletta del dentista viene trasmessa con un grande escamotage, ovvero attraverso una narrazione poetica, sotto forma di resoconto religioso, utilizzando una similitudine grandiosa: quella del medico che guarisce i denti e toglie la sporcizia così come un prete purifica l'animo del credente, esorcizzando le sue paure e ripulendolo dai peccati che lo affliggono. La penna affilata di Homme, ma anche quella di Bjork, i due compositori principali della band, è sempre velenosa e creatrice di grandi concetti allegorici e carichi di significato, molto più profondi di quanto possano sembrare a una prima occhiata. Certo, con i Kyuss bisogna sempre interpretare, poiché la loro poetica non è mai semplice, restando costantemente criptica ed enigmatica, proprio come un cervello impasticcato e spappolato dalle droghe e dall'alcool. In questo succulento ep però, possiamo anche trovare un piccolo assaggio del contributo in fase di songwriting da parte di Garcia, uno dallo stile molto più asciutto e sintetico rispetto agli altri, capace di sfornare testi tanto brevi quanto nichilisti e sofferti, che andrà a sostituire Bjork quando questi lascia definitivamente la formazione alla fine del 1994, stanco dei troppi impegni in giro per il mondo e soprattutto non più in linea con i suoi compagni di avventura, specialmente con John Garcia. Qualche tempo dopo la rottura col gruppo, Brant Bjork si unisce ai Fu Manchu, altra importante stoner band degli anni 90, dapprima come loro produttore, infine entrando a tutti gli effetti come membro ufficiale; nello stesso periodo, inoltre, fonda una sua etichetta discografica, la Duna Records, sostituita nel 2007 dalla Low Desert Punk, sempre con il batterista a capo di tutto. Dunque, "Demon Cleaner" e il seguente singolo "Gardenia" testimoniano gli ultimi lavori del batterista all'interno dei Kyuss, il suo contributo nel songwriting e la sua classe dietro le pelli.
2) Day One
3) El Rodeo
4) Hurricane
5) Gardenia - Live
6) Thumb - Live
7) Conan Troutman - Live