KREATOR

Terrible Certainty

1987 - Noise Records

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
20/04/2018
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione Recensione

Parlando di Thrash Metal tedesco bisogna immaginare un olimpo della musica estrema, sorretto da quei quattro pilastri che sono i Destruction, i Sodom, i Tankard ed i Kreator, insieme, naturalmente, a tutte quelle altre band "minori" che con le loro carriere hanno contribuito a creare un contraltare europeo alla grande scena thrash americana. Nomi come Exumer, il cui album "Possessed By Fire" rappresenta comunque un caposaldo per tutti i fan, o i Tankard, inventori del Thrash alcolico per eccellenza, fino a capillarizzarci ulteriormente in questo ambito arrivando a band come Violent Force e Assassin, costituiscono comunque il fanalino di coda di un mezzo ben più pesante e devastante, la cui marcia poderosa ha letteralmente abbattuto muri spessi quanto quello che divideva Berlino ancora sul finire degli anni Ottanta. Ma è della band di Mille Petrozza l'album che andremo ad analizzare in questa sede: è il 1987, l'Hard n' Heavy ha visto scrivere molte delle sue migliori pagine grazie ai grandi nomi americani ed inglesi, ma, in parallelo, come accennato, la Germania ha creato da sé una scena tutta sua, originale e devastante allo stesso tempo, di cui Terrible Certainty rappresenta un piccolo fiore all'occhiello. Velocità sfrenate, distorsioni ruggenti ed un songwriting votato all'odio sono i principali ingredienti della miscela esplosiva contenuta in questo lavoro, ma essi non sono che l'archetipo del sound di un futuro nastro nascente di questo calderone metallico. Non è un segreto di stato infatti che i Kreator siano riusciti a distinguersi dal resto dei colleghi proprio grazie ad una serie di peculiarità che ne hanno reso la musica sempre ben riconoscibile e nitida al primo ascolto: mettendo su un loro disco infatti, la prima cosa che viene da pensare, dopo essersi rialzati una vlta catapultati a terra dalla violenta onda d'urto delle loro sonorità è proprio: "Porca vacca, sono i Kreator!!" e ciò ci sarebbe possibile anche se la copertina, o la grafica del disco, ci fossero volontariamente coperti con del nastro nero da elettricista. Il potere di questo quartetto originario di Essen, nella Renania Settentrionale - Vestfalia, risiede tutto nella sua "proletarietà": questa determinata zona della Germania infatti, insieme alla Rhur, è nota per essere uno dei poli industriali più sviluppati del Nord Europa; le storie di vita degli operai delle varie fabbriche, e più in generale, dei proverbiali "working class hero" hanno fatto sì che le liriche del gruppo si evolvessero e crescessero, dando spazio, oltre al classico, e talvolta stereotipato, immaginario di "sangue-fuoco-violenza", anche a tematiche maggiormente impegnate nel sociale. Peraltro, se c'è un musicista che non ha mai celato le proprie idee al riguardo è proprio Mille Petrozza, le cui sfuriate verso il capitalismo e più in generale il divario economico tra le varie classi sociali fa fischiare le orecchie ai vari manager ed imprenditori dell'alta classe attuale. Tornando a "Terrible Certainty" comunque, ci troviamo ancora allo step precedente della svolta "politica" dei Kreator, o meglio, qualche spunto qui e la nelleliriche si può già apprezzare, ma teniamo sempre resente che siamo ancora nel 1987 ed il gruppo tedesco è appena arrivato al proprio terzo capitolo discografico; prendiamo dunque ciò che questo album ha da offrirci analizzandolo con un'ottica "a salire", che dal gradino più basso ci porterà via via verso le vette toccate dai Kreator. L'iconografia dell'artwork, sebbene ancora un po' grezza, non lascia scampo ad equivoci in materia di opinioni di Petrozza e soci: una strada lastricata si prostra dinanzi a noi, decorata con maestose statue in marmo ai lati sul modello di un sempre emozionante ponte sul Tevere a pochi metri da Castel Sant'Angelo, alcune delle statue inoltre indossano dei sontuosi abiti clericali, ma attenzione, non si tratta di sculture dedicate a dei papi ma a degli scheletri, dei veri e propri pontefici già passati a miglior vita, chiaro messaggio che la fede cristiana, e più in generale le religioni, sono e restano un'invenzione umana e come il loro creatore sono destinate a soccombere e diventare cenere presto o tardi. Vi sono poi un soldato ed altri scheletri con abiti comuni, ampliamento del concetto "memento mori" al quale siamo tutti soggetti:che si sia miliardari oppure non si possieda un centesimo, siamo tutti accumunati dal dover morire. In fondo al cammino si para poi Violent Mind, la mascotte dei Kreator, il male,  nonchè metaforica immagine di morte, l'unica cosa certa di questo mondo, che con le braccia conserte ci attende guardandoci con fare di sfida, ammonendoci che il suo supplizio ci funesterà in eterno, ed in fondo è questa l'unica terribile certezza che abbiamo noi umani.

Blind Faith

Il sipario si apre con "Blind Faith" ("Fede Cieca"), i Kreator non vogliono stupire con una qualche introduzione elaborata ma vogliono andare dritti al dunque: un passaggio di batteria e poi la furia. Le chitarre infatti iniziano a sfoderare un main riff veloce e tagliente, sotto il quale le pelli si lanciano in tempo in quattro quarti mitragliante ed inarrestabile, solo nei break del ritornello viene provvisoriamente abbandonato il rullante in favore dei tom, in modo da scandire meglio le parole di un Mille Petrozza ancora giovane, ed "inesperto" se vogliamo, ma già indemoniato dalla rabbia per cui noi oggi lo stimiamo e seguiamo la sua creatura; la voce è roca, secca e non sempre intonata, un anatema per i manuali di tecnica canora ma l'ideale per il thrash metal di fine anni ottanta, che suona comunque ideale per un vero e proprio sfogo di odio senza fren per tutto ciò che è fede nella religione e bigottismo. Tutta la struttura del brano verte sulla velocità alcalina ed i suoni al vetriolo, le strofe sono cantante freneticamente, quasi senza respiro, ma l'odio che il gruppo prova verso il fanatismo religioso risulta comunque ben chiaro e marcato ("Pray to God to send you a miracle, believe the visions of your brain, as we start sadistic games, you are lost without your miracle, blind faith!" trad. "Prega Dio che ti mandi un miracolo, credi alle visioni del tuo cervello, appena iniziamo i nostri giochi sadici, tu sei perso senza il tuo miracolo, fede cieca!"); l'intera questione infatti è ambientata all'epoca dell'Impero Romano, quando forti erano le persecuzioni verso i cristiani e la loro fede monoteista veniva violentemente osteggiata dai latini; la persecuzione ai danni dei cristiani è iniziata ed è forte da parte dei dominatori il desiderio di eradcare immediatamente questo nuovo male che sta minando la salute della divina urbs. La caccia di tutti coloro che predicano e diffondono la paralo del nuovo messiah è aperta ed il nascondersi nelle anguste catacombe non li salverà dalla furia dei legionari, che li cercano con i gladi sguainati. Con l'arrivo del pre ritornello, Petrozza lancia subito una sciabolata di acido cinismo: l'arena è pronta per accogliere i Cristiani e farli sbranare dalle fiere, chiunque al loro posto sarebbe in preda al panico al pensiero di diventare il pasto di leoni e tigri fra le più feroci esistenti, ma loro dovrebbero essere sereni, non sono da soli, perchè il loro dio è con loro. La fede in loro è forte, ma altrettanto forti sono gli artigli e le fauci delle belve, quindi chi avrà la meglio? A conti fatti, viste le frattaglie e la macchia di sangue sulla sabbia che una volta erano una persona questo nuovo dio non sembra migliore di quelli classici. La carne dei cristiani sazierà indiscriminatamente i leoni, si tratti di uomini o donne, di vecchi o di bambini, l'ordine dell'imperatore è giunto e a questi neofiti no resta che congiungere le mani e pregare il loro dio perchè gli conceda la grazia e la misericordia per i loro peccati, ma nel mentre anche gli stessi Kreator, schierati dalla parte della Roma pagana, sguainano le spade per sterminare i nemici della gloria dell'impero.

Storming With Menace

Con "Storming With Menace" ("Assaltando Con Le Minacce") il gruppo propone un songwriting più preciso e meno furioso, ma non per questo privo di mordente: la struttura è decisamente più lineare, il che consente di seguire meglio lo sviluppo ritmico che, pur nella sua costanza, non manca di coinvolgere ed istigare all'headbanging. Sembra una traccia puramente riempitiva, realizzata in un momento di calo compositivo, ma a 2:08 arriva la smentita: il brano infatti si arresta e riparte con un fraseggio melodico, eseguito dalle chitarre armonizzate, elemento questo che contraddistinguerà i futuri lavori dei Kreator, valorizzandone la crescita tecnica; la melodia è affascinante e l'esecuzione è impeccabile, ma stiamo parlando di una delle band più cattive del panorama tedesco, quindi aspettarsi un finale al napalm è il minimo; la nostra suspence viene pienamente soddisfatta: un giro sui tom e successivamente, a 2:47, viene sguinzagliata tutta la furia che il gruppo covava dall'inizio del pezzo, una vera e propria esplosione una volta passata la proverbiale quiete prima della tempesta. La velocità è a dir poco schizofrenica, Mille Petrozza non osa proferire parola e lascia che sia la sua musica a trafiggerci ed inchiodarci al muro, lasciando che le mitragliate di cassa e lo shredding delle chitarre ci dilanino le viscere a forza di thrash; solo sul finale infatti verrà ripreso ancora una volta il ritornello prima di arrivare alla conclusione definitiva del brano. Il tema verte sul pessimismo, rappresentato metaforicamente come una nube che pian piano si riempie di negatività fino a diventare una tempesta che travolge tutti gli eventi della nostra esistenza, purtroppo non siamo di fronte ad un tetrafarmaco epicureo che ci liberi dal timore delle avversità, anzi, Mille Petrozza ribadisce l'ineluttabilità della sorte e di come noi esseri umani restiamo impotenti di fronte ad essa ("A black cloud hangs over your existence, all of your thoughts dismal and gray, the end of compassion lies in the distance, your future only falseness and dismay" trad. "Una nube sovrasta la tua esistenza, tutti i tuoi pensieri sono grigi e tristi, la fine della compassione giace di lì a poco, il tuo futuro è solo falsità e sgomento"). Le frasi sono letteralmente digrignate tra i denti, ed mmediatamente l'essere umano ci appare come una banderuola in balia del vento. Come nella più pura concezione leopardiana infatti, l'essere umano non è padrone del proprio destino ma succube di esso: il naturale corso degli eventi sferza continuamente gli uomini fino a farne delle marionette ed anche tutte le belle parole riguardanti l'amore, la compassione e la fratellanza altro non sono che menzogne, e le numerose guerre della storia ne sono un esempio lampante. La mente umana viene dunque trascinata in un vortice fatto di odio, minacce, menzogne ed egoismo che pongono gli uomini l'uno contro l'altro, continuamente costretti a combattere fra di loo per la supremazia ed il compimento degli interessi solo del singolo. Tutto ciò genera quindi una fiumana di astio e violenza che sfocerà nella guerra tra poveri, in un tutti contro tutti il cui unico dictat è abbattere le barricate delle fazioni opposte e seminare fra loro il panico, dando loro come unica certezza quella che non arriveranno al domani, perchè la nostra mazza spappolerà i loro crani sull'asfalto in nome di un ideale di cui non conosciamo nemmeno bene l'essenza. La ripresa del ritornello, sempre travolgente ed incalzante, ripete ossessivamente che la mente umana è schiava delle più sanguinarie emozioni, un ciclo continuo di odio verso gli altri destinato a non saziarsi mai, solo il disprezzo infetterà il nostro cervello fino a prenderne il pieno possesso, lasciando ogni empatia lontana da noi, esattamente come i cadaveri di chi ci ha ostacolati, che marciscono sull'asfalto, e che per un attimo osserviamo soddisfatti prima di riprendere la nostra avanzata. Sembra non esservi rimedio quindi, salvo lo sfogo della furia attraverso il thrash metal. 

Terrible Certainty

È nuovamente la batteria ad aprire le danze sulla titletrack "Terrible Certainty" ("Certezza Terribile"), un passaggio sui fusti fa da sostegno ad un giro basso pesante e ricco di groove, con una vena quasi funky, viene spontaneo chiedersi se non sia per caso un difetto tecnico del disco tanto rimaniamo sbigottiti, ma non c'è da temere, dopo un crescendo cadenzato e ritmato i Kreator ci confermano di essere realmente loro; a 0:50 ecco arrivare l'incipit degno della band di Essen: la struttura è più old school, ideale per tutti i fan più oltranzisti, la batteria procede lineare e marcata mentre le chitarre ed il basso si lanciano in una ritmica cavalcata e possente grazie allo shredding eseguito con precisione e fluidità. Le tre note toniche discendenti sul riff conferiscono un tocco di inesorabilità alla musica, ideale per il cinismo che nuovamente caratterizza le liriche della canzone: poco da fare, nulla è sicuro nella nostra esistenza, salvo la terribile certezza che, ricchi o poveri che si possa essere, tutti noi siamo destinati a morire; l'opulenza e l'egoismo ci infestano come un virus verso il quale non esiste una cura, se non la preghiera, ma abbiamo visto quanto valga la fede per i Kreator ("Die! Slowly you're dying, from this contagious disease, once you're infected there's no hope of a cure, your passing is a sure thing, your thoughts are empty and hopeless, nothing is left for you now, having to live with this terrible certainty, praying is all you can do" trad. "Muori! Stai morendo lentamente, a causa di questo contagio, ed una volta che ne sei infetto non esiste cura, che morirai è una cosa sicura, i tuoi pensieri sono vuoti e privi di speranza, non resta nulla per te, avendo questa terribile certezza, pregare è tutto ciò che puoi fare"), possiamo dimenarci quanto vogliamo ma alla fine ci incontreremo tutti dall'altra parte e, come puntualizza il frontman italo-tedesco, la bara non ha tasche. Ogni nostro pensieri si dissolverà nel nulla, ogni nostra idea è destinata a diventare cenere esattamente come il nostro corpo una volta che saremo passati a miglior vita e non esiste al mondo miglior livellatore della morte, poiché tccherà sia all'imperatore più potente che al contadino più povero. Dal momento della nostra nascita veniamo imbevuti di belle parole su quanto sia meraviglioso vivere e sfruttare al meglio il dono che ci offre il padre eterno, ma per quanto lucente e sfavillante possa essere questo regalo, esso finirà nel più tragico dei modi, anzi, per quanto lunga potrà essere la nostra esistenza, durante questo cammino dovremmo sopravvivere alla dipartita di tutti quei nostri cari che moriranno prima di noi e qui viene spontaneo inoltre pensare alla celebre frase di Top Dollar nel film "Il Corvo": "L'infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai". Nulla di più vero: la spensieratezza di quando si è bambini, il cui unico pensiero è scegliere con quale giocattolo sollazzarci e di come scoprire i bellissimi regali del mondo vengono spezzati di netto quando scopriamo il terribile epilogo di ogni esistenza. Molte volte questa macabra scoperta viene fatta vivendo in prima persona la dipartita di un parente o del nostro animale domestico, al quale eravamo tanto legati. Ci chiediamo dove sia andato, e prontamente ci viene risposto "in cielo", regalandoci la splendida illusione di un semplice "cambio di residenza", un rimedio dolce quanto il lucreziano miele di cui viene cosparso il cucchiaio per farci ingerire l'amara medicina; basterà infatti andare avanti con l'età che scopriremo che cosa si celi dietro la morte: per alcuni il nulla eterno, per altri una seconda sistenza ultraterrena. Per ora noi che siamo al di qua de confine non possiamo far altro che aspettare.

As The World Burns

Un riff ancora più potente apre la successiva "As The World Burns" ("Appena Il Mondo Brucia"), il tempo scende nuovamente di velocità per lasciare spazio ad un procedere dimezzato e maggiormente programmato, tipico del Thrash Metal più festaiolo di gruppi come D.R.I, Anthrax e Sacred Reich, quel che è sicuro è che già nel 1987 i Kreator puntano ad essere una macchina da guerra e su questo disco ne danno la prova: anche negli sviluppi più "tranquilli" il sound resta compatto e travolgente e le strutture a compartimenti stagni fanno sì che la sessione ritmica sia sempre precisa e presente su ogni parentesi solista. Alla fine degli anni Ottanta non c'erano ancora tutte le possibilità digitali di oggi per la post produzione di un disco, quello che sentiamo quindi è il tocco genuino e proveniente dal cuore dei thrasher tedeschi, la cui furia molte volte supera in estro ed efficacia quella dei colleghi americani. Non aspettatevi dunque delle equalizzazioni particolarmente complesse o "grosse" o altre perle di post produzioni oggi usuali; ciò che sentite su questo album sono quattro thrasher tedeschi che sfogano la loro rabbia ed il loro astio per il mondo lasciando che venga impresso su nastro ciò che esce, nulla di più, ma è così che deve essere in fondo. Su questa traccia, ben lontana dai canoni dello Speed Metal, viene raccontato come gli uomini condurranno il mondo alla fine, in un grande rogo causato dalle guerre e dal dilagare della violenza immotivata e primordiale; la società del XX secolo ha vissuto ben due guerre mondiali, eppure sembra che la lezione non sia bastata, visto l'alto numero di conflitti che perdurano ancora oggi, gli uomini sono animali dominati dal desiderio di prevalere sugli altri e sarà proprio questo atteggiamento ad annientarci ("The war is here, the future stops, existence ends, Apocalypse will take our lives, one by one, as cities fall, as cultures die, as hope for survival, turns into nothingness for us" trad. "La guerra è qui, il futuro si arresta, l'esistenza finisce, l'Apocalisse si prenderà le nostre vite, una ad una, le città cadono, le culture muoiono. La speranza di sopravvivenza per noi svanisce nel nulla") ed è così che il mondo brucia. Mille Petrozza sfoga tutto il suo odio attraverso una serie di frasi nette e concise: la guerra è qui, il futuro si arresta e l'esistenza giunge così al suo termine. Un'Apocalisse si abbatterà su di noi, schiacciandoci uno ad unoin un mare di sangue fuoriuscito dalle nostre stesse budella, le città crollano e conseguentemente ogni cultura diffusa tra gli esseri umani sparisce dalla faccia della terra, lasciando che l'unica nostra prospettiva per il divenire sia unicamente il nulla più assoluto. Con lo scorrere delle frasi durante le strofe, il cinismo ed il nichilismo pervadono l'aria: Mille Petrozza ora parla direttamente all'ascoltatore, invitandolo a sedersi ed atendere il proprio destino nell'attesa che l'autodistruzione umana si compia; l'umanità infatti non impara mai le lezioni che la storia insegna, le guerre sanguinose si susseguono e dopo ogni conflitto appena concluso gli ideali di pace e fratellanza sono unicamente una facciata di vetro, un attimo di respiro prima che si torni nuovamente a far cantare le armi, ma del resto siamo la concretizzazione della teoria maltusiana: guerre e carestie sono parte di un ciclo inevitabile che scremi la popolazione umana, al fine di evitare il sovrappopolamento della Terra.

Toxic Trace

Di matrice più slayeriana è la seguente "Toxic Trace" ("Traccia Tossica"), che ci getta nella mischia della furia Thrash anni Ottanta più pura e genuina. Il brano si apre con un tempo ostinato sul ride, espediente su cui il buon Dave Lombardo potrebbe tenere dei corsi a livello universitario: questa soluzione ritmica mantiene il tempo deciso ed incalzante e consente alle chitarre di entrare in scena con accordi aperti ed incisivi, che chiariscono subito che lo sviluppo successivo sarà letteralmente esplosivo, e così è, dato che puntuale ad appena un minuto di canzone il treno impazzito dei Kreator si lancia sui binari dell'Inferno: un "tupatupa" inarrestabile fa salire il tachimetro oltre il numero di giri consentito, le sei corde serratissime e sulfuree diffondono nell'aria una vera e propria nube tossica, una nebbia irrespirabile che ci infesta i polmoni corrodendoli dall'interno, come una nube di yprite che uccise migliaia di soldati sui fronti nord occidentali durante la Prima Guerra Mondiale. A 2:40 si ripresenta il medley ispirato a Kerry King e soci, dopo il quale si colloca un'esitazione ricreata con i power chords aperti e la cassa a tenere il tempo, la furia della band americana viene quindi "presa in prestito" affinchè questa traccia ci massacri durante l'ascolto secondo dopo secondo, tenendoci sempre per la collottola mentre facciamo uno sfrenato headbanging. Il ritmo sul charleston cresce così come l'attesa per la mazzata finale, una vera e propria apocalisse sonora con un assolo che spara scale cromatiche a profusione e violenta letteralmente il ponte mobile della chitarra, ed è proprio qui che il barbuto chitarrista degli Slayer si materializza davanti a noi con la sua flying v tanto la sua influenza è marcata. Con questa canzone ritorniamo agli albori del Thrash Metal, di cui i Kreator ancora oggi sono fieri portabandiera. Il brano questa volta si lancia sulla questione ambientale, il progresso e l'industrializzazione sfrontata di ogni area verde non fanno altro che diffondere nell'aria inquinamento e devastazione, che a lungo andare, secondo i Kreator, creeranno un ambiente talmente malsano da modificare la struttura genetica delle persone, dando vita ad una nuova razza tossica ("Pesticide in torrents, how fast it flows, total pollution, the earth can't stand much longer, chemical industry brings new diseases, the fear of self-destruction is growing stronger, nuclear waste in an uncontrolled deluge, reduces the earth to an airless planet, reformation lies far away, now is your only chance to save it" trad. "Pesticidi nei fiumi, come scorrono veloci, inquinamento totale, la Terra non resisterà a lungo, l'industria chimica porta nuovi malanni, la paura per l'autodistruzione cresce sempre più forte, scorie nucleari in un incontrollabile diluvio, che riduce la terra in un pianeta senza aria, la rinascita è ben lontana ed è l'unica chance per salvarci"). I pesticidi scorrono a fiumi nel terreno, inquinando le coltivaioni della frutta e della verdura che consumiamo ogni giorno; ormai non c'è più alimento che si possa consumare senza che esso sia in qualche modo stato trattato con qualche agente chimico. Grazie alla scienza si possono avere verdura e frutti tutto l'anno, in grandi quantità, ma a che costo? La nostra stessa salute. Il pianeta su cui viviamo sopporta e sopporta, ma presto si stancherà di noi e ci spazzerà via con la sua autodistruzione, non dimentichiamo che noi uomini siamo ospiti del pianeta su cui poggiamo i piedi e la natura può, in qualunque momento, decidere di averne abbastanza di noi e di disfarsi di questi fastidiosi parassiti che comunemente chiamiamo genere umano. Ci riteniamo superiori, i più intelligenti, dato che fin dalla prima Rivoluzione Industriale abbiamo sempre trovato nuovi modi per creare energia per alimentare il nostro consumismo; dal carbone siamo arrivati fino all'energia nucleare, un qualcosa di potentissimo sia dal punto di vista energetio che da quello distruttivo, dato che un qualsiasi incidente in una centrale può causare milioni di vittime (come dimenticare il disastro di Chernobyl?) eppure continuiamo imperterriti su questa strada perchè troppo grossi sono gli interessi che vi sono dietro. Lacontaminazione continua, le malattie silenti si diffondono, ma gli uomini preferiscono voltarsi dall'altra parte er guardare invece ai grandi risultati economici ottenuti dalla produzione e dalla vendita dei prodotti chimici che silenziosamente ci distruggeranno. Siamo talmete assuefatti che presto anche noi stesso diventeremo tossici per noi stessi, dando vita alla razza tossica e continuando a dar ascolto solo al rumore delle fabbriche l'urlo di dolore del pianeta che ci ospita resta silente. 



No Escape

Già dal titolo "No Escape" ("Nessuna Via Di Fuga") sembra la cinica conclusione di tutti i mali fin qui elencati, non interpretate quindi il ritmo incalzante del brano come un tono festoso, anzi, lasciate che l'angoscia vi assalga immediatamente, perché i Kreator si fanno gli oscuri ambasciatori di un umanità che è destinata a soccombere per il volere di eventi più grandi di lei. Il ritmo del pezzo viene volutamente spezzato con degli stop and go che conferiscono ancora maggior espressività al main riff ed agli sviluppi ritmici della canzone, la cui composizione si fa decisamente più elaborata e variegata delle precedenti; possiamo quindi apprezzare un approccio compositivo più maturo rispetto alle canzoni precedenti, lasciando intendere che i quattro si siano fermato più tempo sulla composizione di questo brano. Lungi da me il ritenere approssimativoquanto ascoltato finora, ma "No Escape" possiede un'elaborazione più meditata, che anticipa in qualche modo quella che si cocretizzerà nella futura crescita artistica dei Kreator. Sono comunque le chitarre ad avere il ruolo principale, quello di mitragliatrici spara riff secchi e violenti che svolgono con uno zelo a dir poco impressionante ed è proprio grazie a chitarristi come Petrozza e Trzebiatowski che il Thrash ha raggiunto quell'apice di perfetto connubio tra velocità e pesantezza che ancora oggi ce lo fa amare. Quel che è certo è che il songwriting dei Kreator è sempre accattivante e coinvolgente non solo su disco ma anche dal vivo; possiamo tranquillamente affermare che brani come "No Escape" in sede live offrano sempre il giusto pretesto per pogare, soprattutto se siete dei thrasher più violenti, oppure, se siete concertisti più mansueti, per godervi la vostra birretta lontani dalla bolgia, ascoltandovi comunque tutta la potenza di una band che ancora oggi devasta letteralmente i palchi su cui si esibisce. L'accusa del testo è rivolta ai tutori che plagiano le menti dei giovani che vengono loro affidati nei riformatori: con il pretesto di farsi un faro di speranza per giovani "cause perse", questi presunti educatori in realtà danno libero svago a tutte le loro più oscure perversioni, talvolta anche fisiche, su quei ragazzi fragili che purtroppo diventano delle vere e proprie marionette; inutile evidenziare il netto richiamo al tema della pedofilia, in particolare in ambiti ben precisi (e da parte di un anticlericale convinto come Mille Petrozza come non immaginare un suo j'accousecontro il clero?). Nelle giovani vittime cresce un odio che altro non fa che fomentare tutta l'aggressività già insita in questi soggetti, come una cura che se presa in dosi eccessive danneggia l'organismo, ma alla fine si arriva a concludere che dalla perversione dell'uomo non c'è via di fuga ("You feel no guilt for what you've done, you never thought it was a crime, following your nature, there was never malice meant that time, can't understand the hate against you, can't they see that you were right? You must obey those powerful feelings, coming from inside" trad. "Non senti colpa per quello che hai fatto, non hai mai pensato che fosse un crimine, seguendo la tua natura, non ci fu mai malizia quella volta, non comprendi l'odio verso di te, non riescono a capire che sei nel giusto? Devi ubbidire a questi potenti sentimenti, che vengono dall'interiorità"). Ci troviamo di frote alla perfetta ricetta per creare degli individui pericolosi: prendete un ragazzo già fragile psicologicamente e caratterialmente, magari che arrivi da una situazione di disagio familiare conclamato, lanciategli una falsa ancora di salvezza alla quale possa illudersi di aggrapparsi per poter tornare ad essere un indiviuo normale. Create un castello di carte di frasi fatte come "io sono con te", "sei una bella persona, gli altri ti accetteranno per quello che sei" e via dicendo e guadagnatevi la sua più totale fiducia. Vi basterà iniziare lentamente ad approfittarvi di lui ed in poco tempo sprigionerete il caos, aprendo il proverbiale di Pandora. Risposte sgarbate e atteggiamnti violenti saranno solo la punta dell'iceberg. L'interrogativo è posto a colui che non prova vergogna in ciò che fa perché per lui è naturale agire così, ma quel che è certo è che ognuno prima o poi paga per le sue colpe, in un modo o nell'altro. 



One Of Us

Con "One Of Us" ("Uno Di Noi") si ritorna nella mischia, regalandoci una spelndida piece di pura violenza old school. Il brano si apre velocissimo e spaccaossa fin da subito (ma stiamo parlando dei Kreator del resto si rimarrebbe delusi del contrario del resto), quindi dimentichiamoci pure ogni eventuale accenno di ballad o melodia smielata; il mondo è un avversario che gioca sleale e per la dolcezza, nella mente di Mille Petrozza, non c'è posto, al contrario bisogna colpire duro quel maledetto giochista prima che sia lui a fare la prima mossa e farci veramente male. La batteria pesta sulle pelli con una furia che nemmeno otto batteristi che suonano insieme potrebbero eguagliare, il quattro quarti è un imperativo imprescindibile se si vuole che qualche testa voli in mezzo al pogo e su questa traccia in particolare il rimando più forte va ai Sepultura di Max Cavalera, che in quello stesso anno sfornavano un altro capolavoro del Thrash quale è Schizophrenia. Velocità e vetriolo, niente di più, ma questo è ciò che cercano i fan della band, delle vere e proprie motoseghe sui timpani che possano sollazzarli a forza di decibel. Non siamo quindi di fronte ad una canzone particolarmente complessa dunque ma i fans del genere vogliono scuotere la testa e "One Of Us" non manca di adempire al proprio dovere. Il testo narra della casualità del fato in uno scontro fra due soldati, nel duello non si sa di preciso chi uscirà vivo e chi tornerà avvolto nel drappo degli onori, ciò che sicuramente si può fare è combattere con tutto l'odio che si ha in corpo; vien da pensare ai guerrieri spartani oppure ai vichinghi, per i quali la guerra era l'unica occupazione degna dei veri uomini e dove il cadere combattendo rappresentava il perfetto apice del proprio scopo; sarà proprio uno dei duellanti  a calcare il campo come vincitore e non come cadavere, un'interessante chiave di lettura per questo testo può essere la lotta che ognuno di noi combatte contro la personificazione di tutto ciò che odiamo, ma da questo duello uscirà solo un vincitore ("Now take ten steps and turn, today there's no return, you've got only one try, today one of us will die, sweat is running down your neck, as you wait for my attack, your final minute draws near, you won't feel pain as you die, hit him right between the eyes, only one of us will leave this place alone, one of us, I'm the one who leaves this place alive" trad. "Ora conta dieci passi e voltati, oggi non c'è ritorno, hai solo un tentativo, oggi uno di noi morirà, il sudore corre lungo il tuo collo, e come aspetti il mio attacco si avvicina il tuo ultimo minuto, non sentirai dolore quando morirai, solo uno di noi lascerà questo posto da solo, uno di noi, io sono colui che lascerà vivo questo posto"). La lirica è tuttavia strutturata come un toccante dialogo fra i due contendenti: il vincitore si accosta al corpo del vinto che, morente, esala gli ultimi respiri prima di chiudere gli occhi per sempre: "guarda il sole un ultima volta... amico" perchè dopo che la furia della guerra e dell'odio si è placata, anche colui che prima ra un nemico mortale, nel suo momento più umile e dilaniante, viene visto per ciò che è: un altro essere umano. Le differenze di credo, di opinione politica o più semplicemete di colore della pelle spingono gli uomini al conflitto fin dall'alba dei tempi, ma alla fine che sia la nostra spada o la sua a dilaniare le carni, avremo sempre davanti a noi un uomo come noi. Anche lui, prima di scendere sul campo ha scelto le armi con cui lanciarsi nella mischia, anche lui avrà pensato ancora una volta alla sua famiglia e ai suoi cari, anche lui è un guerriero, è uno di noi, l'unica differenza è che il suo braccio si muove dalla parte opposta alla nostra. L'empatia però si presenterà solo una volta che noi saremo ancora in piedi e l'altro sarà a terra esanime, prima di tutto deve scorrere l'odio e la sete di violenza. Non resta quindi che caricare le armi ed iniziare a combattere.

Behind The Mirror

L'edizione originale di Terrible Certainty si conclude con l'ottava traccia "Behind The Mirror" ("Oltre Lo Specchio"), un bellissimo arpeggio introduce questa traccia di chiusura, il cui tocco ricorda molto i Metallica di "Ride The Lightning", con quella "Fade To Black" che ancora oggi ammalia tutti gli appassionati del thrash metal grazie a quell'alone magico e solenne che ci fa alzare le corna al cielo ad ogni sua riproduzione; a differenza dei Four Horsemen però, i Kreator non hanno intenzione di creare una traccia epica e monumentale, ma voglio travolgere tutto con la loro violenza per poi fare ancora marcia indietro e schiacciare ulteriormente ciò che resta delle nostre carcasse; ecco infatti partire l'ultima devastate sfuriata, il gruppo suona sempre più veloce e cattivo, con la voce di Mille resa ancora più rauca ed acida, quasi come se avesse registrato tutte le tracce di voce in una volta sola e fosse arrivato alla fine totalmente afono, ma poco importa, perchè questo è il Thrash, sangue, sudore e urla di astio ed il risultato finale comunque è a dir poco devastante. Le chitarre sono sempre serrate e taglienti e le note vengono sparate come se fossero i proiettili di una gatling che falcia migliaia di nemici, con il cilindro delle canne che continua a girare sparando fuori migliaia di pennate al secondo. Senza dubbio è la traccia più furiosa del disco, serrata, tirata e che in altre parole non concede un attimo di respiro; d'altra parte la canzone ci racconta di un viaggio immaginario nei meandri più oscuri della nostra mente, una versione decisamente più rabbiosa del celebre romanzo di Lewis Caroll "Attraversò Lo Specchio e Quel Che Alice Vi trovò", a sua volta "sequel" di "Alice Nel Paese Delle Meraviglie": dopo essere passati dall'altra parte dello specchio, unico nostro tramite con il mondo reale, ci addentriamo in una realtà sconosciuta dove nessun altro essere umano ha mai messo piede prima, rimanendo come è d'obbligo in balia degli eventi e dei tranelli posti dal nostro subconscio; il mondo nel quale ci troviamo ora però è ben lontano dall'immaginifico descrittto dall'opera letteraria inglese: ora ci troviamo in una dimensione ben più nera e maligna, avvolti da una fitta nebbia impenetrabile che avvolge tra le sue spire tutti i nisteri della nostra psiche. un reame  oscuro ed impenetrabile, eppure è proprio qui che comprenderemo appieno i misteri dell'esistenza ("Entering a part of your mind, where reality is lost and time stands still, dreams and nightmares are one, only hell knows if this is real, no human being has been here before, not a single soul has seen this before, you are entering a new world and you are the first, the mysteries of life becoming clearer, behind the mirror" trad. "Entrando in una parte della tua mente, dove la realtà si perde ed il tempo si ferma, sogni ed incubi sono un tutt'uno, solo l'Inferno sa se questo è reale, nessun essere umano è stato qui prima d'ora, nessuna anima ha mai visto tutto ciò prima di adesso, stai entrando in un mondo nuovo e sei il primo, il mistero della vita diventa più chiaro, oltre lo specchio"), a mano a mano che i nostri piedi poggiano sul fangoso terreno veniamo colti dalla paura per l'ignoto; siamo in quel luogo dove il ostro raziocinio perde la sua forza e possiamo solo affidarci al nostro istinto più primordiale, la paura. Sinisre ombre ci affiancano nella marcia e ad illuminare questo buio imperscrutabile è la nostra componente razioale, che come accennato però viene meno da quest'altra parte dello specchio, come la flebile luce di una candela che andrà presto a spegnersi una volta consumatasi la cera che la sorregge. La lirica si dimostra dunque particolarmente suggestiva, piùimmaginifica rispetto alle precedenti, a metà tra un trattato di Sigmund Freud ed un racconto di Lovecraft, sorretto però da una musica thrash diretta come un pugno in faccia che non ci lascia scampo. L'esito di questa nostra marcia nell'ignoto è un mistero, ma dentro di noi sentiamo che solo andando avanti arriveremo a scoprire il vero punto focale di ciò che siamo. Ne usciremo vivi? Chi può dirlo, l'unica cosa certa è che dobbiamo andare avanti affrontando ogni nostro timore.La verità quindi sta dentro noi stessi, non ci resta che esplorare il nostro lato oscuro.

Conclusioni

In conclusione, questo è un album di Thrash Metal genuino e sincero, suonato da una band che, seppur ancora primitiva alla fine degli anni Ottanta, aveva all'epoca già molto da dire e da suonare e che con il senno di poi sarebbe riuscita a crearsi un sound unico, riconoscibile al primo ascolto e ad hoc per la rabbia che questi brani vogliono, e devono, sprigionare. La produzione è ancora "alla vecchia maniera": il gruppo infatti è entrato in studio con l'unico obiettivo di imprimere su nastro tutto l'astio che scorresse nelle loro vene, senza preoccuparsi troppo dei dettagli come i parametri di equalizzazione del basso o l'effettistica delle chitarre; l'importante era che quell'album fosse in grado di sprigionare il demonio a mano a mano che scorreva sul gira dischi, e così è, dato che "Terrible Certainty" lo si può definire una certezza sotto tutti i punti di vista. I suoni sono ancora pregni di gain e zanzarosi in alcuni punti, è vero, ma è così che dev'essere quando si parla di Thrash con la t maiuscola, dato che è proprio così che sarebbe dovuto andare alla fine degli Anni Ottanta se avessimo voluto ottenere ciò che è adesso il sound del Creatore. Grazie alla furia di questi quattro giovani thrasher tedeschi, l'ondata di band nord europea ha trovato un faro che ne illuminasse il cammino, una fonte di ispirazione per tutto il Thrash Metal successivo; siamo nella decade gloriosa del genere, tanto è stato scritto a livello di album leggendari e tanto invece è ancora da dire e "Terrible Certainty" si colloca dunque esattamente nel mezzo, già con la predestinazione del divenire un must per tutti gli amanti del genere. A partire dal demo "Rehersal" del 1985, primo vagito di una belva che avrebbe morso più e più volte, viene tracciato sulla nuda pietra il cammino di uno dei nomi destinati a fare la storia della propria epoca e del proprio filone musicale, andandosi inoltre a collocare come tassello angolare di tutto il ramo tedesco. Non è un caso infatti e si afferma, e con ragione, che ai Big Four americani (Metallica, Megadeth, Slayer e Anthrax) fanno da controcanto i colleghi germanici, tanto che si è parlato dei "Teutonic Four", includendo insieme ai Kreator i Destruction, i Sodom e i Tankard. Ciò avviene perchè questi quattro gruppi non hanno solo contribuito ad arricchire ed ampliare una frangia del Metal tra le più solide, ma hanno letteralmente creato qualcosa immediatamente riconoscibile. Il Thrash Metal tedesco infatti si presenta subio ben delineato proprio per le sue caratteristiche intrinseche quali le velocità sfrenate, i suoni ruvidi e graffianti (elementi questi presenti anche nel ramo americano naturalmente) che però vengono rimodellati con un fare "tedesco": lo stesso utilizzo della lingua inglese da parte dei thrasher tedesci, espediente utilizzato unicamente per farsì che i propri testi siano compresi in tutto il mondo, diventa immediatamente riconoscibile proprio per il suo accento marcato. Le consonanti pesantemente accentuato e, più in generale, la cadenza particolarmente evidenziata ci consentono sbito di riconoscere un testo in inglese cantato da Mille Petrozza piuttosto che da un James Hetfield o un Dave Mustaine, il che conferisce ai brani quel certo non so chè di caratteristico. Il Thrash ormai è diventato un qualcosa di "tedesco" tanto quanto la birra, la Kartoffensalad o il Bratwurst, tutto grazie al genuito trademark che i gruppi come i Kreator hanno saputo imprimervi. Nel 2000, in occasione del diciottesimo anno di vita della band, l'album è stato ripubblicato in versione rimastrizzata, arricchito inoltre con l'integrazione delle canzoni che originariamente erano incluse nell'EP "Out Of The Dark... Into The Light" del 1988; un'operazione che va ben oltre la semplice manovra commerciale: per la "maggiore età" del disco, Petrozza e compagni hanno rimesso mano a quei brani, che ancora oggi hanno un valore, affettivo non, considerevole per questi musicisti. In essi infatti si trovano le radici del sound attuale e potervi dare nuova linfa grazie alle moderne tecnologie digitali, con in più qualche bonus dall'ep, è un regalo che i Kreator fanno non solo ai loro fan ma anche a se stessi, rispolverando dall'archivio le loro fatiche di gioventù. Terrible Certainty è quindi la rampa di lancio per Mille Petrozza e soci, il disco che li avrebbe consacrati nell'olimpo dei grandi nomi del thrash metal e li avrebbe fatti scalare la montagna della notorietà facendo guadagnare alla band la fama di cui gode oggi, non siamo di fronte al miglior lavoro del gruppo, ma sicuramente, nel stilare una classifica dei lavori dei Kreator, questo disco lo si puà collocre sicuramente nella top ten.

1) Blind Faith
2) Storming With Menace
3) Terrible Certainty
4) As The World Burns
5) Toxic Trace
6) No Escape
7) One Of Us
8) Behind The Mirror
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