KOZA NOZTRA
Sancta Delicta, Atto I
2015 - Independent
MARCO PALMACCI
17/04/2015
Recensione
Ci era già capitato, su queste pagine, di disquisire circa band che fanno di una pungente ironia il loro marchio di fabbrica. Testi all'apparenza simpatici e ridanciani, ma in fin dei conti terribilmente veri, attuali e soprattutto sinceri. E' il caso degli Wicked Starrr e delle loro prese in giro ai rocker forse troppo montati ("Neighboorhood Rockstar", inno scanzonato ma dissacrante e provocatorio quanto basta, per farci ridere ed anche un po' pensare circa determinati atteggiamenti), o magari dei Sofisticator e delle avventure di Walter nell'universo del trash televisivo italiano. A tutti verrebbe da ridere pensando ad uno spilungone truccato "come una puttana" ma fermamente convinto d'essere il nuovo Nikki Sixx, o ad un qualcuno perso nel mondo dei programmi televisivi di basso profilo, intento a barcamenarsi in chissà che avventure. Eppure, come ben ricorderete, dietro quei testi c'era un mondo che, secondo la teoria dell'Umorismo di forgia Pirandelliana, va trovato e decifrato. Un invito a riflettere ridendo, del resto è questo l'intento della Satira (benché molti ancora non lo abbiano capito) e di chi sa destreggiarsi con abilità nell'arte di quest'ultima. Perché di arte parliamo, poco da fare. Realizzata questa essenziale premessa, oggi ci troviamo a parlare di un gruppo che perfettamente incarna (anche se in maniera un po' più cupa e "dura") quell'Umorismo del quale abbiamo parlato pocanzi, quello del buon Luigi. Facce poco raccomandabili, nomi d'arte che rimandano alla mala politica o alla malavita organizzata, testi al vetriolo che in alcuni casi fanno assai ridere ma si trascinano dietro sempre quell'amaro retrogusto che non può non farti riflettere; già il nome la dice lunga sulla loro fama di "band più censurata d'Italia", loro sono i Koza Noztra e, come direbbe Lemmy, sono qui "per prenderci a calci in culo". Letteralmente! Ma procediamo per gradi: anzitutto, analizzando nel complesso la loro proposta musicale. Ci troviamo dinnanzi ad un Hard 'n' Heavy di stampo classico, nessun virtuosismo eccessivo e nemmeno "eccessi di tecnica", i Nostri riprendono appieno dalla tradizione Hard Rock ed Heavy Metal (con qualche sanissima sfuriata Speed o Thrash) decidendo però di "ritoccarla" per renderla molto più personale. Non sono tanto le note suonate a distinguerli, piuttosto è l'energia e la particolare attitudine con la quale le suonano a far di loro una realtà da tenere sicuramente sott'occhio. Forza ed impeti di virilità musicale che difficilmente si trovano in giro, del resto questo modus suonandi è la diretta conseguenza della voglia di suonare unicamente ciò che piace, infischiandosene di dogmi e tabù. Particolarità che gioca enormemente a loro favore, poi, il cantato in italiano, lingua madre scelta per fare in modo che i messaggi delle loro canzoni arrivassero a tutti noi, senza distinzioni e senza troppi ostacoli. Del resto, loro si definiscono "italiani medi" ed apostrofano il loro genere musicale come "terron metal", proprio per marcare e sottolineare una grezza attitudine che li porta ad essere semplicemente quel che sono. I Koza Noztra, per l'appunto. Come specificato, poi, la loro peculiarità principale va ricercata nei testi: sarcastici, cinici, a tratti crudeli ("Hercules", "L'Inferno Verrà") ed a tratti spassosissimi ("Piovono Bestemmie" e "Minchia Dura"), in queste liriche vengono trattate tematiche atte a delineare, satirescamente, l'Italia nella quale viviamo oggi. Quella dei sorrisi falsi di chi comanda, quella dove "tutto va bene" e dove "la ripresa è vicina", nonostante incrementino notevolmente i suicidi e l'orda di disoccupati ormai privi di lavoro e dignità si faccia sempre più consistente, nelle sue schiere. Testi che per il loro esagerato parossismo possono anche strappare una risata e che rendono i pezzi ottimi per una serata alcolica in compagnia degli amici.. ma diamine, se non possiamo fare a meno di rifletterci su. Del resto, l'intento dei Nostri è sempre stato questo, nascondersi dietro una maschera volutamente trasgressiva ed esagerata per narrare una realtà che è si ingigantita o comunque "troppa", ma comunque mai slegata da quel che effettivamente E'. Sin dagli albori della carriera, con il loro esordio in full length intitolato semplicemente "Koza Noztra" (2008), il gruppo è deciso a proporci un qualcosa di dissacrante e boccaccesco, che insinuasse in noi la volontà di riflettere circa le nostre situazioni personali. Quell'album d'esordio era difatti forse più "intimista" dei suoi futuri successori e per questo più "generale", con tematiche riguardanti gli esaurimenti nervosi "privati", quelli che non hanno bandiere o confini. La formazione dell'epoca era così composta: i due chitarristi provenienti dai Trans Europa Express, ovvero Il Diacono (chitarra ritmica) e Recupero Crediti (chitarra solista), affiancati a loro volta dall'Onorevole (voce), da Ricamino (basso) e da Tritolo (batteria ). Come possiamo notare, ogni membro aveva scelto un nome d'arte che rimandasse a diversi aspetti della malavita (esplosivi, "riscossione" di somme di denaro) o comunque alla politica ("Onorevole" parla da solo, dopo tutto, così come "Ricamino", che allude alla pratica subdola di modificare leggi a proprio piacimento) ed alle alte sfere ecclesiastiche ("il diacono", per l'appunto). Anche l'apparire dei Koza Noztra nelle foto promozionali sembrava ben studiato nei minimi dettagli: occhiali scuri, facce "trucide" stile poliziesco all'italiana, abbigliamento ben scelto e ricco di dettagli che caratterizzassero al meglio il personaggio impersonato. Insomma, non certo degli sprovveduti, in quanto il loro progetto è più che mai sostanzioso: rappresentare in toto l'Italia degli ultimi anni, quella di "Mani Pulite", quella degli attentati mafiosi, quella dei politici ladri e degli assassini. Sprovveduti nemmeno musicalmente, dato che il disco ha dei momenti piuttosto esaltanti e si fregia di un'energia pulsante e ben visibile, quella che da sempre caratterizza chi suona per passione e non per il "cinquantino" che appesantisce la "saccoccia". Si fecero subito notare per la loro totale assenza di fronzoli e peli sulla lingua, "Piovono Bestemmie" (hit del loro esordio) divenne sin da subito il bersaglio del perbenismo italiota e gli venne vietato, in più posti, di proporla live assieme a molte altre loro canzoni. Non essendo inclini al compromesso, i Nostri decisero di continuare la loro avventura chiamandosi fuori dai vari "giri", andando avanti con le proprie gambe per rivendicare fortemente la volontà di cantare - suonare quel che realmente volevano. Giunsero in seguito a pubblicare un EP due anni dopo: "Humanitas" si compose di tre tracce riguardanti la vita di famiglia e sociale, titoli come "Pranzo di Natale" ed "Apertura del Testamento del Nonno" ebbero il compito di sbeffeggiare altamente la "famiglia da pubblicità" italiana. Non pranzi consumati in un tripudio di sorrisi e placide musiche di sottofondo, ma anzi veri e propri incontri di Wrestling in cui cognati, fratelli, zii e nonni non fanno altro che lanciarsi anatemi ed insulti, mandando in malora il perbenismo imperante. Scene sicuramente degne di pellicole quali "Brutti, Sporchi e Cattivi", senza ombra di dubbio! Prosegue la loro storia e giungiamo nella prima decade del 2000, anni che vedono la pubblicazione del loro secondo full-length, "Tragedia Della Follia di un Supermercato dell'Hinterland" (album che segna l'abbandono di Ricamino e contemporaneamente l'esordio al basso di Calibro 9, proveniente dai blackster milanesi Stormcrow). Il disco in questione estende i significati del primo album, portandoli da individuali a collettivi, mostrandoci una vera e propria genesi della psicosi, che da singola diviene di massa. Se prima lo sfogo si limitava ad una bestemmia urlata al cielo o ad un insulto ad un insopportabile zio, ora si arriva al degenero totale: l'individuo, schiacciato dalla pesantezza di una società dispotica ed atta a comandarlo a tutti i costi, arriva a sfogare le proprie frustrazioni (con violenza) verso il suo prossimo, deragliando sui binari della pazzia. Si arriva agli anni recenti, anni che vedono due album pubblicati in "tronconi", ovvero in EP che poi "sommati" costituiranno il disco intero. Il primo di questi, "Cronaca Nera" (che segna l'esordio de Il Trafficante dietro i tamburi, dopo l'abbandono di Tritolo), è diviso in due capitoli pubblicati uno nel 2013 ("Cronaca Nera Pt.I") ed il secondo nel 2014 ("Cronaca Nera Pt.2"). La scelta del frazionamento è inusuale ma comunque intelligente, a più riprese i Koza Noztra hanno dichiarato di aver voluto procedere in questo modo per garantire continuità al loro lavoro (onde evitare di rinchiudersi in studio "sparendo" per troppo tempo) e donando ai fan dei prodotti di media durata, facilmente assimilabili e non troppo persi in lunghezze esagerate. Le due parti di "Cronaca Nera" riprendono esattamente laddove "Tragedia.." aveva lasciato: in questo caso, la psicosi che porta a delinquere viene inquadrata come la naturale evoluzione dei fatti, in quanto la Società italiana è divenuta talmente ingestibile, nonché terribilmente indifferente alle problematiche di chi non sa più come fare per vivere dignitosamente. Abbandonati a noi stessi, l'unico modo che abbiamo per farci ascoltare è appunto delinquere, imbracciando un fucile e rapinando / ammazzando ("impossibilità del Delitto", come direbbero i Nostri) perché diversamente non possiamo proprio fare, paradossalmente donando lavoro a chi, su certe tragedie, ci campa. Programmi di approfondimento, talk show ecc., la cronaca nera è divenuto l'argomento principe delle televisioni e dei media italiani, chiunque può far soldi ed ascolti parlando di questo o quell'omicidio, di quella faccenda o di quel caso irrisolto, pur non avendo competenze in materia di criminologia o psicologia. Basta parlare, tutti ascolteranno curiosi ed estasiati. Arrivati nel 2015, i Koza Noztra spostano nuovamente la lente di ingrandimento, e questa volta è proprio lo Stato a parlare, rendendosi testimone - giudice - giuria dei suoi, di delitti. Non più poveracci senza lavoro e disperati, questa volta è il "divin Politico" ad esprimersi in prima persona. Il concetto di "ragion" e delitto di Stato comunicato in maniera vera e cupa, lontana dalla goliardia iniziale e più orientata verso una mesta e funerea analisi dei fatti. Tutto questo è l'oggetto della recensione odierna, il primo capitolo del nuovo disco "da completarsi": "Sancta Delicta - Atto I" è sin dal titolo assai eloquente. Dicitura derivata dalla "Santa Muerte" (la cui effige è anche presentata nell'artwork), paradivinità raffigurata come un teschio adornato a mo' di Madonna, adorata da molte persone dell'America Latina (e soprattutto dai narcos), l'aura di Santità che avvolge l'operato dello Stato fa quasi paura. Santa è la morte e la crudeltà che quest'ultimo dispensa, al grido di "comandare è meglio che fottere" i "grandi governanti" sono del tutto resi incapaci di intendere e volere, tanto è il potere nelle proprie mani. Similmente ai quattro protagonisti di "Salò o le 120 Giornate di Sodoma" (personaggi simbolo dei poteri forti, tanto per cambiare), tutti dal primo all'ultimo provano un perverso piacere nel seviziare, distruggere ed umiliare, sfogando la loro crudeltà senza far sconti a nessuno, nemmeno agli anziani o ai bambini. Un viaggio nella perversità dello Stato e dei suoi "mestieranti", senza lenti deformanti o elementi che potrebbero farci vedere il tutto con ottimismo. Solo tanta, terribile verità. Come suonerà, dunque, questo disco? Non ci resta che scoprirlo.. Let's Play!
Cominciamo immediatamente con la prima track, "Annunciazione: Io Credo", la quale ci mostra immediatamente la sezione ritmica in grande spolvero e determinata a scandire un ritmo possente, muscolare ed a dir poco marziale. Calibro 9 ed Il Trafficante riescono ad assurgere ad autentici protagonisti di questa prima parte di canzone, facendo vibrare i loro strumenti con un'intensità avvolgente, mantenendosi saldi su di un tempo incessante e chirurgico, quasi preciso, mentre di lì a poco fa capolino una chitarra dedita a ricamare poche note, di nero tinte ed intrise di una melodia pacata ma assai disturbante. A dare man forte alla sezione strumentale giungono delle voci a mo' di coro, quasi ci trovassimo all'interno di una setta di monaci intenta a declamare inni in onore dell'Onnipotente. Il fare "esoterico" di queste voci, intente per di più a sciorinare versi in latino (giunge alle nostre orecchie la celebre forma di commiato "ite, missa est", pronunciata alla fine di ogni messa sino a qualche decennio fa), ricorda molto da vicino il coro protagonista della celeberrima "Ave Satani", brano di Jerry Goldsmith composto per il film "The Omen - Il Presagio", e dona alla traccia quel clima di dissacrante sacralità che i Koza Noztra avevano evidentemente volontà di creare, dato che di lì a poco, sempre sullo stesso tappeto sonoro (chitarra "timida" ma inquietante, ritmica possente e coro) interverrà con fare ancor più declamatorio L'Onorevole, il quale adotta un timbro solenne e perentorio, parlando più che cantando. Notiamo un certo climax, le asce del Diacono e di Recupero Crediti cominciano finalmente a sferragliare con fare possente e l'atmosfera sale di intensità, con anche L'Onorevole intento ad intensificare il suo parlato. Il Trafficante riesce a far sentire la sua presenza di batterista, i suoi tamburi risuonano con fare tellurico ed udiamo anche dei decisi colpi di piatto, il basso di Calibro 9 sembra quasi pronto ad esplodere tanta è la potenza con il quale il Nostro è intento a suonare il suo strumento, le chitarre riescono a condurci verso il culmine e L'Onorevole abbandona i toni da banditore per assumerne alcuni nettamente più "sarcastici" e concitati verso la fine, quasi il cantante volesse far capire a tutti, una volta e per tutte, quali sono gli intenti di questo "Stato" del quale si parla. Una intro più che un brano, due minuti scarsi in crescendo che mantengono costante l'apparato musicale, basato sulla potente ritmica e che vede il vocalist come protagonista assoluto di questo inizio. Sfumando, il brano si avvia alla conclusione, presentandoci dunque il successivo. Come abbiamo potuto notare sin dal titolo sia dai continui riferimenti al mondo ecclesiastico, il testo di "Annunciazione: Io Credo" si configura sin da subito come una sorta di "parodia" e deformazione del ben più noto Credo cattolico, la celebre preghiera nella quale si giura fedeltà eterna a Dio. In questo caso, però, a parlare non è né un credente né un cittadino: il nostro narratore è lo Stato in persona, rappresentato dai poteri forti, i quali enunciano passo dopo passo quali sono i loro ideali. Ed ecco che la benevolenza e la carità vengono prepotentemente dissolte da un lampo di luce nera. "Lo stato non siamo Noi! Lo stato non siete Voi! IO, sono lo Stato!", una frase a dir poco emblematica, che ci fa comprendere il punto centrale del concept del disco, l'assoluta oligarchia nella quale ci ritroviamo a vivere da un bel po' di anni (più di quanti immaginiamo) a questa parte. Un'oligarchia viscida e malvagia, che condivide "valori" come la falsa testimonianza, la truffa, l'inganno, la violenza e non ultimo il disfacimento totale del concetto di collettività. L'uso / abuso del pronome "Io" in questo caso è illuminante, "io" predispone già un prendere le distanze dal "noi" e dal "voi". Nessuno è lo Stato, a parte chi ha il potere. Chi ha il potere scrive la Storia, chi ha il potere decide cosa è bene e cosa è male, chi ha il potere governa, e prova un'ebbrezza unica al mondo, uno sconvolgimento dei sensi che nemmeno l'ars amatoria riuscirebbe a procurare. "Comandare è meglio che fottere", un'espressione dura e cruda, che nasconde in se il desiderio recondito di ogni "italiano medio": forse quel che rimane delle nostre coscienze potrebbe anche spingerci ad apprezzare ancora i "bei valori di una volta", ma guardiamo in viso la realtà senza nasconderci; anche solo un briciolo di potere ci tramuta in delle belve assetate di sangue, pronte a distruggere la vita del prossimo. Lo stesso senso di onnipotenza che ci pervade quando osserviamo delle formiche in strada, ed una forza inspiegabile ci spinge a calpestarle per far valere la nostra "superiorità". Questo è il concetto di Stato, noi siamo le formiche. Perché veniamo calpestati da questa macchina divora mondo? Neanche chi calpesta lo sa, il potere può questo ed altro, e a noi non resta che soccombere sotto quelle arroganti suole. "Io credo nei cazzi miei, io posso - io credo nell'assassinio, nel tradimento, nel furto. Io credo nella falsa testimonianza, nella menzogna, nell'ipocrisia", una parata di "ideali" che ben si addice alla classe dirigente odierna, che vuole ancora farci credere nell'esistenza di una maggioranza e di un'opposizione.. quando, invece, è l'Io che comanda, è un gruppo di singoli individui che non fanno altro che spartirsi denaro e giocare con le nostre vite, tirando la corda fino a spezzarla, per poi riannodarla per il solo gusto di spezzarla di nuovo. Questo è il nostro mondo, questa è la nostra patria. Ahi serva Italia, di dolore ostello.. Un inizio ben più determinato sancisce l'arrivo della seconda track, "Belfagor (Santo Subito)", un possente pezzo costruito sugli stilemi tipici dell'Heavy Speed metal di forgia squisitamente ottantiana. Un brano suonato con forza e tenacia, nel quale le chitarre di Recupero Crediti e del Diacono possono finalmente far valere la loro presenza: entrambe ricamano i riff di un pezzo veloce e tirato, dei riff che avvicendandosi vanno a costruire un brano che ricorda molto da vicino gli esordi dei Running Wild, quelli di "Gates to Purgatory" e "Branded and Exiled", per intenderci. Una vera e propria bastonata in pieno volto che mostra dunque l'anima Heavy del gruppo, e permette al contempo alla sezione ritmica di svolgere un ulteriore grande lavoro a supporto dei sì forsennati chitarristi, i quali non mollano il tempo nemmeno per un secondo, incedendo al fulmicotone, volenterosi di volerci lasciare tutti indietro, ad inseguirli col fiatone. I tamburi del Trafficante sono i grandissimi protagonisti di stacchi a dir poco memorabili, mentre il basso di Calibro 9 cesella alla grandissima un brano che giova della grande corposità che queste quattro corde riescono a fornire a tutto il contesto. Di certo, soffermandoci solo sulla musica, ci saremmo potuti aspettare un timbro vocale o comunque un modo di cantare per certi aspetti diverso da quello che L'Onorevole decide di adottare; un pezzo, come già detto, che trasuda puro speed metal e si traduce come un esplosione avvenuta in poco più di due minuti.. l'aggressività di vocalist come Cronos o il Rolf Kasparek degli inizi forse sarebbe stata più adatta. FORSE, anzi.. proprio no. La presenza vocale dell'Onorevole è forse uno dei tratti maggiormente distintivi della proposta musicale dei Koza Noztra, e sebbene si rinunci ad un tono di voce ruvido e "sporco", il brano funziona alla grandissima proprio perché il Nostro non rinuncia a porsi come un oscuro e malvagio banditore, instancabile declamatore di strofe al vetriolo e condite di espressioni forti, le quali possono be uscire rafforzate grazie all'istrionismo ed al particolare modo di cantare del nostro bravo vocalist. Una voce "à la Lemmy" non avrebbe reso il pezzo così particolare, dunque inchino e tanto di cappello all'Onorevole (apprezzatissimo, fra parentesi, l'urlo finale che conclude il pezzo), punta di diamante di una squadra che comunque corre, crea gioco e propone, non sta certo ferma aspettando il contropiede! C'è spazio anche per dei brevi momenti solisti, che mostrano ancora una volta la forza di Recupero Crediti e lo fanno assurgere ad axeman di tutto rispetto, ben sorretto dal compagno di sezione Diacono che riesce ad arricchire il lavoro del compagno non abbandonando mai il riff portante. Il ritornello, poi, è un qualche cosa di eccezionale, trascinante come pochi e subito memorizzabile, ancora una volta rafforzato dalla presenza dei cori. Un vero e proprio anthem dell'antieroe, in quanto effettivamente il pezzo ci esalta e capiterà sicuramente di poterci ritrovare ad un concerto dei Koza gridando "Belfagor!!" all'unisono.. essendo ben consapevoli, però, di che figura stiamo parlando, e di chi effettivamente sia questo famoso personaggio. Le lyrics di "Belfagor (Santo Subito)" sono perfettamente chiare nel loro svolgersi, l'unico dubbio che può effettivamente sorgerci è circa il nome di questa entità "patrona" che lo Stato invoca per proteggere i propri loschi affari e far si che la cassa (contenitore del danaro) e le casse (..quelle di mogano, per noi) siano sempre piene. Da un lato si potrebbe leggere la scelta di questo nome come un voler sottolineare la somma ipocrisia della classe dirigente Italiana, la quale si professa rispettosa e servile nei riguardi del Clero e del Vaticano, decidendo di porgere ogni volta ossequi ed omaggi ai porporati.. quando, in realtà, il Dio del politicante medio non appare nella luce e non ha l'aureola. Tutt'altro, la vita dello Stato e dei suoi mestieranti è votata al male più totale, come abbiamo potuto vedere già in "Annunciazione.."; ecco dunque che lo Stato getta la sua maschera e, appena uscito dalla messa domenicale, corre nei suoi sfarzosi palazzi ad immolare vite innocenti al demone Belfagor, uno dei sette principi dell'inferno, specializzato nell'inganno e nelle bugie. Egli, secondo il folklore medievale, era specializzato nel circuire le anime degli uomini con false promesse di ricchezza e felicità, salvo poi rubarne le anime per gettarle in pasto alle profondità infernali. Un po' come il nostro Stato, appunto, che con sorrisi smaglianti e promesse vuol farci credere che la crisi sia soltanto un ricordo e che l'economia sia in ripresa, che presto riusciremo ad uscire da questa fossa. Certo, ci stiamo credendo realmente tutti. Ad ogni modo, lo Stato invoca, come detto, il demone Belfagor affinché quest'ultimo protegga (come specificato ad inizio descrizione testuale) ogni sorta di attività malvagia intrapresa dai mestieranti politici. Belfagor è il protettore degli assassini, non opera distinzioni: siano donne, vecchi o bambini a morire, per lui non v'è differenza alcuna, l'uccisione è indiscriminata e non conosce pietà. Con il suo vegliare, lo Stato potrà continuare ad intraprendere attentati terroristici (riferimento alle celebri "autobombe"), ad eliminare fisicamente gli oppositori di questo regime nascosto, e soprattutto i politicanti potranno continuare a compiere ruberie speculando sulla cosa "pubblica", ovvero la Sanità e l'Istruzione (bombardamento "metaforico" su ospedali e scuole, proprio per dire quanto questi due enti siano costantemente depredati e ridotti miserabilmente all'osso per dirottare i fondi a questi ultimi destinati verso le spese folli della classe dirigente). A quanto sembra, il testo vuole delinearsi come più generale e meno "tricolore". Verso la conclusione, infatti, si afferma che l'obbiettivo finale sia una vera e propria Terza Guerra Mondiale (il tutto sempre con il patrocinio di Belfagor), forse perché alla fin fine tutti i politici sono uguali. Italiani, Statunitensi, Tedeschi.. non fa differenza, l'importante è la salvaguardia dell'Io, dell'individualismo e dell'aristocrazia / oligarchia. Per il resto, possiamo tranquillamente dormire sonni agitati, che Belfagor è giunto per tempestare le nostre notti di incubi e preoccupazioni. Arriviamo così alla terza track, "Mammut", che abbandona l'andamento heavy speed del precedente brano per proporci un qualcosa di molto più Hard n' Heavy, venato di forti elementi Rock n' Roll, quasi il clima fosse divenuto improvvisamente più vicino al coinvolgente modus suonandi dei Motley Crue che alla tellurica velocità dei Running Wild. In effetti, la coppia d'asce riesce ad instaurare un groove coinvolgente e "rockeggiante", adottando dei suoni quasi irriverenti, simili a quelli scaturiti dalla sei corde di Mick Mars in diversi punti. Il cambio di clima comunque non sconvolge il Trafficante, che anzi ben si adatta a questo nuovo contesto e scandisce un ritmo che va ad esaltare il lavoro svolto in maniera impeccabile sia da Recupero Crediti sia dal Diacono, intenti a farci divertire ed esaltare, non perdendo il mordace ma comunque sacrificando la velocità in nome della volontà di "rockeggiare" un po' di più. Anzi, le chitarre sembrano addirittura divenire più "festose" con il progressivo avvicendarsi del ritornello, momento nel quale entrambe le sei corde esplodono "gioiose", quasi fossimo realmente presenti ad un Rock n' Roll Party più che in un pezzo di "Sancta Delicta". Il clima instaurato con le prime due track era in effetti molto cupo e soffocante, questo improvviso "break" se non altro serve ancor di più ai Nostri per aumentare l'elemento varietà di questo EP che sino ad ora non sta per niente deludendo, anzi. Un espediente in puro stile Koza Noztra, dato che chi conosce bene il gruppo in questione sa quanto gli interessi musicali di ogni singolo membro non si siano mai fossilizzati su un'unica soluzione, totalitaria e totalizzante. Il loro stile è vario, e ce lo dimostrano creando una track che vince e convince, che ancora una volta si lascia cantare e che sa far gruppo, poco ma sicuro. La voce dell'Onorevole è in questo caso meno "inusuale" come nella prima traccia e decisamente molto più a suo agio, anzi il Nostro sembra quasi meno "oscuro" e più divertito, cantando a mo' di giullare "dark" e non abbandonando comunque il tono tipico di chi sta proclamando in una piazza (si chiama "l'Onorevole" non a caso!). Un brano che funziona, che lascia il segno e che soprattutto riesce ad essere a suo modo aggressivo e graffiante, nonostante la sua sostanziale andatura "sorniona" che non mina comunque lo status di "terribili predicatori" dei nostri Koza Noztra. Menzione d'onore per Recupero Crediti, che ci dona anche dei momenti solisti che sicuramente si lasciano ricordare. Il testo di "Mammut" riprende le argomentazioni del brano precedente, questa volta focalizzandosi sul rapporto fra Stato e Lavoratori, soprattutto parlando in termini più che mai attuali. Come ben sappiamo, i nostri cari politici sembrano essere più interessati alla rassicurazione dei mercati e a curare i vari interessi di un'Europa intenta a fagocitare fra le proprie spire gli stati come l'Italia, fatta letteralmente a pezzi dalla crisi e messa in ginocchio dallo strapotere di una politica di "austerity" imposta dalla solita oligarchia. Il lavoro è un'utopia, operai ed impiegati a stento riescono ad arrivare alla fine del mese (o vengono direttamente licenziati per via dei "ritocchi" al personale), piccoli imprenditori che vedono le aziende di famiglia chiudere a causa dei debiti.. e poi suicidi, pianti disperati di chi chiede unicamente un po' di dignità. Tutto questo non sembra passare dinnanzi agli schermi dei nostri pc o dei nostri smartphone, in quanto la televisione, opportunamente pilotata dallo Stato, preferisce informarci sull'andamento del solito reality show o farci vivere il sogno dei lustrini e dei tappeti rossi, convincendoci che tutti possiamo diventare delle celebrità. Il bombardamento di cronaca rosa e nera continua a manipolare i nostri cervelli, i giornali sono del resto pagati per mentire anch'essi e neanche sulla carta riusciamo a trovare un briciolo di verità circa il reale andamento di questo paese. Ci dicono di stringere i denti, piangendo lacrime di coccodrillo ci dicono che dovremo attraversare periodi bui (NOI chiaramente, non certo "l'io"), che se però obbediremo a testa bassa rinunciando e soffrendo, un giorno verremo ricompensati e la crisi come per incanto finirà. Fortunatamente, c'è chi non crede a queste panzane.. ma lo Stato ha pensato anche al modo di schiacciare questa "resistenza": con le sue ottocento tonnellate di piombo ed acciaio ed il suo arsenale composto di lanciafiamme ed armi di distruzione di massa, ecco a voi il Mammut, la macchina stronca rivolte, un Juggernaut impazzito, cingolato ed atto a disintegrare tutto quel che gli si parrà davanti. La situazione DEVE continuare ad essere quella che è, dato che sui "prestiti" e sull'usura si basa lo strapotere economico di questa nazione.. ci penserà il Mammut a schiacciare chiunque si opporrà all'ipse dixit, riducendo il tutto ad un deserto sabbioso macchiato di sangue. Il finale del testo è quanto meno singolare; lo Stato sembra temere la sua stessa creatura, in quanto la brama di distruzione del Mammut è talmente aumentata da averlo portato a compiere gesti sconsiderati, come per l'appunto gettarsi contro i suoi stessi alleati. Ecco dunque che lo Stato diviene doppiamente furbo, prendendo la palla al balzo. Egli si dichiara "vittima" quanto tutti ed invita i cittadini ad affidarsi a lui, per poterli proteggere dalla furia del Mammut. "Maledetto Mammut!", si dice in conclusione, lasciando trapelare comunque in minimo di titubanza da parte dello stato. Giungiamo di gran carriera alla quarta track del lotto, "Polifemo I - La Chiamata", la quale decide di avvalersi questa volta di ritmiche decisamente più serrate delle precedenti, partendo decisa come un carro armato grazie al grande lavoro al basso ed alla batteria di Calibro 9 e Il Trafficante, entrambi ottimi esecutori e bravi a re-instaurare, per alcuni versi, il clima "marziale" udito nella primissima traccia di questo EP. Il loro incedere è roccioso e convincente, riesce a fendere le nostre orecchie in maniera perentoria e ci fa venir voglia di tenere il tempo, il tutto è sorretto dall'altrettanto ottima prova di Diacono e Recupero Crediti, intenti entrambi a bissare la dirompenza della sezione ritmica ed a ricamare riff altrettanto aggressivi, soprattutto Recupero riesce a non rinunciare comunque ad un certo gusto per la melodia, riuscendo nelle battute iniziali a ricamare un sound di forgia "orientaleggiante", assai particolare, una tetra nenia che ben si amalgama col contesto tutto. Il grande lavoro chitarristico continua, il ritmo è ormai consolidato e in questo clima di marcia imperiale il nostro Onorevole può iniziare il suo discorso, dapprima cantando ed in seguito optando nuovamente per un parlato deciso e degno del migliore e del più convincente degli oratori. E' in questo momento che la musica cambia, rendendo il pezzo decisamente più claustrofobico ed inquietante, maggiormente più concitato. Il clima si fa letteralmente distruttivo, la declamazione dell'onorevole viene rafforzata dal ritmo spacca sassi e dalle chitarre frastornanti ed ipnotiche, in più in sottofondo possiamo udire indistintamente il coro delle Vestali che in questo caso sembrano addirittura "confondersi" con il sound di una lunga nota emessa con una tastiera effettata. Il ritorno al cantato coincide con l'avvicendarsi del ritornello, ben annunciato dal battere del Trafficante, fra i mattatori di questo brano. Parte un mini assolo di Recupero Crediti e l'Onorevole riprende a cantare parlando, stavolta in maniera molto più agitata, alzando il tono della voce, sfoggiando comunque un'ottima padronanza della sua ugola ed ancora una volta uno stile di canto poliedrico e coinvolgente. Il Nostro vocalist ritorna a parlare, sempre coadiuvato dal coro delle Vestali, in un tripudio di oscuro coinvolgimento. Il clima festoso ed ironico di "Mammut" sembra ormai totalmente dissolto nel nulla, si ritorna all'ambientazione tetra di "Annunciazione.." e sopraggiunge nuovamente il ritornello, momento nel quale la band riesce ad esprimere ancor di più il suo potenziale, suonando in maniera "sabbatica" e facendo in modo che ancora una volta sia il vocalist sorretto dal coro a spiccare come grande e degno protagonista di un brano fra i più memorabili del disco. Sebbene anche "Annunciazione.." fosse costruito più o meno sullo stesso espediente sonoro e "narrativo", la maggiore musicalità di "Polifemo.." si fa senza dubbio notare ed ascoltare, costituendo senza ombra di dubbio un pezzo che, seppur breve, ci lascia col fiato sospeso ed arriva a dipingere dinnanzi ai nostri occhi lo scenario che i nostri decidono di costruire mediante il testo. Ancora una volta, il protagonista delle lyrics è riconducibile ad un personaggio mitologico scelto come "protagonista", metaforicamente parlando. Le lyrics di "Polifemo I - La Chiamata" ruota attorno ad una profonda invettiva contro le forze dell'ordine, invettiva archilochea mascherata da panegirico, nel quale si osanna per l'appunto la figura del capo della Polizia, il cosiddetto dottor Polifemo. Il perché si sia ripiegato sul ciclope dell'Odissea non è forse ben chiaro, tuttavia possiamo avanzare varie congetture in merito. In greco, ad esempio, il nome "Polifemo" può essere tradotto in "chiacchierone, colui che parla molto", e forse questo potrebbe trovarsi alla base (come accaduto per gli attributi di Belfagor) della scelta del nome. Tutti sappiamo come le alte cariche dello Stato (politici e forze dell'ordine indistintamente) mirino a confondere i comuni cittadini, infarcendo i loro discorsi di parole incomprensibili atte a sviare dal vero nocciolo di una qualsivoglia questione. Riflettendo invece sulla storia del Ciclope, il discorso non cambia poi di molto. Egli era un gigante, e non appena si accorse della presenza di estranei nella sua grotta (Ulisse ed il suo equipaggio) non esitò a farli prigionieri, mangiandoli uno dopo l'altro. Le sue titaniche dimensioni naturalmente lo rendevano impossibile da contrastare, un po' come per noi comuni mortali è molto spesso impossibile avere la meglio contro un distintivo scintillante. In senso ancor più metaforico, dato il suo essere un ciclope (in seguito persino accecato da Ulisse!) possiamo pensare che il nome di Polifemo sia stato affibbiato alla figura protagonista delle lyrics proprio perché molto spesso il compito dei poliziotti è quello di "non vedere" o comunque far finta di non vedere "tutto", come se questi avessero un solo occhio o fossero addirittura ciechi. Perché è di questo che parliamo, della sostanziale ipocrisia che, secondo i Nostri, aleggia all'interno dell'ambiente della Polizia, dell'Esercito e dei Carabinieri. Le forze dell'ordine vengono viste unicamente come branchi di servitori impiegati per stroncare rivolte o manifestazioni, con i metodi più grezzi ed ortodossi possibili: manganellate, proiettili di gomma (si fa riferimento ai fucili speciali usati durante le rivolte, i quali sparano appunto munizioni in gomma atte a disperdere, a far male ma non ad uccidere), gas lacrimogeni.. insomma, nessuna pietà contro chi decide di rivoltarsi al sistema. Tutti i manifestanti vengono indicati come "stronzi sovversivi", e mentre lo Stato invoca il Padre Nostro chiedendo più armi, soldi e droga (restando impunito), noi poveri innocenti veniamo brutalizzati da agenti "obbligati all'azione". Il comandante supremo è appunto Polifemo, a più riprese invocato come il salvatore della patria, il flagello degli "stronzi sovversivi". Altra parodia "ecclesiastica" e viene letta la "prima lettera del Dottor Polifemo ai Questori" (una sorta di irradiazione deformante che riconduce alle celebri "Prime Lettere" di San Paolo Apostolo). In questa lettera viene spiegato come trattare i prigionieri: dal picchiarli senza lasciare lividi, cosicché i giornalisti "non possano romperci i coglioni", al brutalizzare pesantemente i sospettati privi di famiglie o avvocati. In questo caso si passa direttamente allo stupro con il manganello e alle scosse elettriche, in un clima da Vietnam di difficile assimilazione per i deboli di cuore. Chissà che il nome del capo della Polizia non celi un lieto fine, in quanto tutti noi sappiamo come sia finita in seguito la vita di Polifemo, rimasto cieco grazie all'astuzia di Ulisse.. chi vivrà, vedrà. Per il momento, cerchiamo di scappare dalla sua furia. Ampiamente recuperate, con l'arrivo di "Ruggine", l'aggressività e velocità già udite in "Belfagor..": questa volta, però, le veleità Heavy Speed vengono volutamente esagerate, ed ecco che ci troviamo dinnanzi ad un (seppur breve) vero e proprio assalto in puro stile thrash metal, vagamente ricordante la vecchia scuola teutonica (Destruction in primis). E' un pezzo di per se molto tirato ed indirizzato a far male, a colpire, a manifestare nella sua brevità tutta la rabbia che i Koza Noztra riescono ad esprimere. Un pezzo "da pogo" che di certo in sede live donerà ai Nostri ed a noi non poche soddisfazioni. Si comincia con le chitarre di Recupero Crediti e del Diacono, le quali sono intente a ruggire furiosamente, a sparare sequenze di note quasi fossero due mitragliatrici piuttosto che due strumenti musicali. Il riff principale è come già detto derivato dalla vecchia guardia tedesca del thrash, e la ritmica tiene banco senza perdere un colpo. In determinati casi, la presenza di un membro più avvezzo al metal estremo (Calibro 9) può far la differenza, come riusciamo ad udire in molti passaggi sconfinanti nella cattiveria più totale, senza scordarsi del Trafficante, dato che i suoni di batteria si confermano ancora una volta curati benissimo ed il nostro assurge a vero trascinatore della band, in questo contesto di violenza generale. Ancora una volta fa la differenza la voce dell'Onorevole, il quale non ci offrirà di certo una prova vocale à la Angelripper, tutt'altro il vocalist mantiene intatto il suo timbro ed il suo modo di porsi. Altro punto a suo favore, dato che il suo modo di pronunciare e scandire le parole è divenuto ormai, come già detto, un tratto distintivo della band tutta. Verrebbe quasi da pensare, udendo cantare il nostro, che egli sul palco sia effettivamente un'altra persona, differente da quella che in realtà è. Egli è un personaggio che, similmente a Steve Sylvester o Papa Emeritus, è riuscito a crearsi una vera e propria gimmick donando vita propria all'entità che qui udiamo cantare e narrare. Lui, come tutti gli altri. Ed è questo che rende determinati brani, fieramente "tradizionalisti", comunque originali ed accattivanti. Il brano scorre veloce come un treno, sul finale le chitarre possono sfogarsi letteralmente salvo poi diminuire progressivamente la velocità e re-inserendo nel contesto una melodia soffusa, sempre tetra e mesta, atta a creare atmosfera. Un'atmosfera che si dilegua comunque con la fine del brano, lasciandoci letteralmente attoniti ed ancora carichi più che mai. Un brano in cui i Koza Noztra sanno esaltare e coinvolgere, altro momento aggressivo che si frappone perfettamente fra le altre perle sino ad ora udite. Nelle lyrics di "Ruggine" viene ripreso il concetto già avanzato nel testo di "Polifemo..": cos'è dunque questa "ruggine"? Quella dalla quale il capo della Polizia dovrebbe salvarci? I Nostri ce li spiegano in maniera quasi poetica, scrivendo un testo che rassomiglia molto da vicino ad un componimento in versi, con un determinato schema a regolare l'andamento delle rime. Una triste poesia nel senso stretto del termine, in quanto viene in questa circostanza declamata la decadenza di questo luogo infame, di questa società ormai corrotta e destinata alla deriva totale. La "ruggine" è il marcio che avanza e che tutto corrode, lo splendore dell'acciaio è ormai un lontano ricordo e su tutto dominano gli scuri ed i nauseabondi colori della putrefazione. "Ruggine è gente in rovina, che intralcia la strada ogni mattina": un cinismo spietato che ci mostra ancora una volta il punto di vista dei Potenti, i quali vedono la "ruggine" e pensano ad un modo efficace per liberarsene.. ma non per migliorare le cose, assolutamente no. Non la risoluzione di un problema ma l'eliminazione di un ingombro, visto con lo stesso disprezzo con il quale si vedrebbe un cumulo di spazzatura lungo una strada. Noi soffriamo, "arrugginiamo" poco a poco assieme alla nostra Nazione, e tutto sembra realmente destinato ad essere distrutto ed annichilito. Lontani sono i fasti dei giorni di gloria (ammesso che ce ne siano mai stati) ed ora tutto se ne va, degenera fino a polverizzarsi giorno dopo giorno. "Ruggine è gente che sconvolta, rincoglionita ed ormai quasi morta", terribile quanto veritiera descrizione del nostro stato d'animo attuale. Sconvolti per via dei trattamenti subiti dai "piani alti", i quali non ci pensano due volte a schiacciarci indipendentemente dalla nostra posizione sociale.. "rincoglioniti" perché, nel peggiore dei casi, schiavi di un sistema che ci propina distrazioni su distrazioni. Televisione, giornali ecc. sono tutti dediti, come già affermato, a ridurci a degli zombie facilmente programmabili e per nulla avvezzi all'opinione propria ed alla ribellione. Questa dunque è la fine del tutto.. la Ruggine. Chi potrà mai salvarci, da questa? Con metodi alternativi a quelli di Polifemo, si intende. Penultima track del disco, "Polifemo II - Ex Voto" altro non è che un reprise di "Polifemo I - La Chiamata": precisi colpi di charleston e subito dopo il ritornello della "prima" "Polifemo.." viene infatti ripreso in toto, con una batteria essenziale ma granitica, ed il basso nuovamente grande protagonista del contesto. Le chitarre tessono riff malinconici ed a tratti funebri, rendendo l'aria pesantissima e come al solito claustrofobica: abbiamo l'occasione di udire nuovamente lo splendido lavoro corale delle Vestali, atte ad invocare con la loro litania il "sommo Capo", mentre L'Onorevole torna a parlare più che cantare. Il nostro è intento a leggere una seconda "epistola", parlando proprio per bocca del terribile Polifemo. E' singolare il suo tono di voce, che lo avvicina molto al Giovanni Lindo Ferretti dei tempi d'oro, quelli dei CCCP Fedeli Alla Linea. Gli stili dei due frontman in effetti si somigliano non poco, entrambi non sfoggeranno certo l'ugola di Bruce Dickinson, ma compensano ampiamente con la forte carica evocativa ed espressiva del loro saper interpretare i brani. Una dote che in pochi sanno sfruttare, ed il nostro Onorevole riesce a rendere assolutamente credibile il suo personaggio proprio grazie a questa sua caratteristica. Ascoltate attentamente le sue parole, sorrette dal coro delle Vestali e soprattutto dagli strumenti dei suoi compagni, bravissimi a catapultarci quasi in un futuro distopico, a suon di note. Non sembra d'esser con la testa china ed una catena al collo, radunati in una piazza in attesa del rancio, mentre udiamo dagli altoparlanti il discorso del dittatore, il quale siamo obbligati ad ascoltare ogni giorno? Uno scenario fantascientifico, ma è questo quello che i Koza Noztra riescono a costruire con le chitarre ipnotiche di Recupero Crediti e del Diacono, le quali si muovono precisamente secondo i tempi dettati da Calibro 9 ed il Trafficante. La splendida produzione fa si che ogni strumento sia perfettamente udibile e distinguibile, e nell'insieme il risultato è più che ottimo. Musicalmente non ci discostiamo comunque dalla prima versione di "Polifemo.." ed il brano scorre marciando (come un esercito al servizio di un regime totalitario) verso la fine, dove lo attende una conclusione in sfumando. Altro grande momento, da incorniciare e del quale ricordarsi. C'è molto da dire, disquisendo delle lyrics di un brano come "Polifemo II - Ex Voto". Anzitutto, sono gli stessi Koza Noztra a volerci informare del fatto che le parole di questo testo si configurano come una maxi citazione, tratta da una sorta di opera a sua volta da inserire in un contesto molto più grande ed importante. Leggiamo quanto segue, difatti: "tratto dal Rapporto della Montagna di Ferro, Dial Press, 1967". Torniamo dunque indietro nel tempo e cerchiamo di contestualizzare questo scritto così inquietante e disturbante. Tutto ebbe origine nel 1938, anno in cui il celeberrimo Orson Welles fece finta, in una trasmissione radiofonica, di descrivere in diretta uno sbarco alieno nel New Jersey, leggendo in maniera particolarmente espressiva e sentita un passo de "La Guerra dei Mondi", romanzo di H.G. Wells. Quel che cominciò come una burla innocente si tramutò in un micidiale esempio di psicosi collettiva: ingorghi in tutte le città limitrofe ai luoghi dello "sbarco", gente disperata che cercava in tutti i modi di scappare, addirittura un caso di suicidio. Fu lo stesso Orson a calmare le acque, comunicando la verità agli ascoltatori e sottolineando come si trattasse unicamente di una burla. In realtà, secondo alcune teorie, questo "scherzo" non fu poi così innocente; secondo molti, fu un vero e proprio "esperimento sociale", atto a verificare lo stato d'animo della popolazione nei riguardi di una minaccia ignota e comune, gli "Alieni" appunto. Nove anni più tardi, un nuovo caso di "UFOmania" ma fortunatamente privo di risvolti tragici: alludiamo ai fatti di Rosswell ed al presunto ritrovamento di un velivolo e di cinque cadaveri appartenenti presumibilmente a forma di vita aliene, il tutto sigillato e conservato nella celeberrima "Area 51". Giungiamo così a quasi trent'anni dopo, gli anni '60 dell'amministrazione Kennedy, periodo nel quale venne costituito un gruppo di quindici studiosi (ciascuno esperto ed autorevole in varie branche) creato per un determinato motivo, ovvero cercare di trovare un modo per controllare la popolazione e "concentrare" il potere nelle mani di una possente oligarchia, ma senza spargimenti di sangue plateali o guerre. Vennero ideati diversi suggerimenti, ed il punto della questione fu: cercare di creare un nemico comune, che minacciasse il mondo intero e non solo una porzione, e che naturalmente "costringesse" la popolazione mondiale ad affidarsi ad un organo politico e militare che avrebbe agito per conto del Mondo e non per conto di una determinata Nazione. Due furono i suggerimenti circa la catastrofe da "inventare" ad hoc per sconvolgere l'opinione pubblica.. un olocausto ambientale ed un'invasione aliena. Tutti questi studi vennero poi "fermati" su carta in quella pubblicazione nota per l'appunto come il "Rapporto della Montagna di Ferro", così chiamato in onore del luogo ove si svolgevano gli studi, un sotterraneo nei pressi di New York. Notiamo subitamente come il tema degli Alieni sia solamente un pretesto per, appunto, arrivare a dominare il mondo soggiogandone completamente la popolazione, ed è proprio questo il tema che i Koza Noztra decidono di riprendere, citandoci un estratto assai eloquente di quel documento. Anzitutto, per governarci meglio è bene infonderci ogni volta paure sempre nuove, che ci spingano a vivere in perenne stato di agitazione ed angoscia: attacchi terroristici, invasioni aliene, disastri ambientali, tutto può far brodo ed essere funzionale al piano studiato da questa élite di potenti senza scrupoli. Altra grande protagonista delle nostre vite deve essere la Guerra. "La guerra è parte integrante dell'economia, quindi è necessario mantenere un costante stato di guerra per avere un'economia forte".. pace non sarà, in quanto quest'ultima vieterebbe a troppe persone "importanti" di poter lucrare ed arricchirsi, si pensi ai vari conflitti avvenuti in medio oriente oppure al famoso conflitto del Vietnam, giusto per citare due casi abbastanza eloquenti, l'uno derivato dai nostri giorni, l'altro da un passato non troppo remoto. Tanti modi per schiavizzarci, per rimetterci ai piedi quelle palle d'acciaio che ormai non hanno più la consistenza di quel materiale.. anzi, pesano molto di più perché non ne captiamo l'effettiva presenza! Siamo schiavi e non lo sappiamo, cosa ci resterebbe mai da fare? Ma ovvio.. "votarci" a quell'oligarchia rappresentata da Polifemo e da chi come lui! "ex voto" è difatti una locuzione latina indicante la volontà di offrire la nostra intera vita ad una divinità in cambio di protezione e benevolenza. Abbiamo già ceduto la nostra libertà.. Polifemo e i suoi sodali ringraziano e sono prontissimi a renderci la vita ancor più impossibile. Giungiamo così alla fine di questo "Sancta Delicta - Atto I" appropinquandoci ad ascoltare l'ultima track di questo bell'EP, nonché la canzone più lunga dell'intero lotto. "Strategia della Tensione" viene aperta dal charleston e dalla grancassa del Trafficante, i quali battono possenti e marziali, presto raggiunti dal basso di Calibro 9, dal sound ancor più presente e potente che mai, ancora più in evidenza che nelle altre tracce. Il basso è intento a scandire un riff ipnotico il quale, unito alla ritmica essenziale ma dura, va a creare il tappeto sonoro sul quale L'Onorevole comincia a declamare i suoi versi, sempre con fare "giullaresco" ed adottando un tono di voce più basso ed impostato, lontano dallo stile più acuto e concitato ascoltato in altri frangenti. Fanno capolino le chitarre, intente (in linea con il contesto) a far sentire una discreta anima blues rock. Il vocalist continua la sua opera di declamazione, momento di pausa in cui udiamo solo il battere del Trafficante e le chitarre giungono a farsi sentire questa volta con più grinta e presenza. Sia Recupero Crediti sia Il Diacono riescono in questo frangente a mostrarci ancora una volta la loro forte poliedricità, mantenendo perfettamente pari sia il loro fare blueseggiante sia la loro anima Rock. Il tutto prosegue, notiamo che L'Onorevole sta crescendo a livello di intensità interpretativa ed il suo fare è adesso più agitato, anche il suo tono di voce cambia.. ed arriviamo dunque all'esplosione definitiva, in cui si ritorna a sfoggiare un'attitudine Hard n' Heavy da manuale: scoppia un riff nuovamente à la Motley Crue ma di sicuro meno scanzonato e ruffiano, anzi, indurito e reso ancor più crudele (e meno festoso) da un lavoro alla sei corde che comunque non dimentica i suoi trascorsi speed e thrash. Difficile catalogare lo stile musicale di questo pezzo, possiamo solo dire che a sua volta ripesca appieno da una certa tradizione ma comunque si fa notare per il particolare contesto nel quale si trova a convivere, come già detto, con altre suggestioni musicali. Anche la batteria del Trafficante si rende più aggressiva e la chitarra di Recupero Crediti si lancia nell'assolo più bello dell'EP. Un vero e proprio tripudio di old school, un'attitudine violenta e stradaiola come non si percepiva da un bel po' di tempo. Una vera e propria mazzata nei denti, che si estingue dopo poco per lasciare spazio all'impalcatura iniziale del brano. Le chitarre si mantengono meno meste e sempre presenti, comunque sono nuovamente la batteria ed il basso a dettar legge. Presto le chitarre si affievoliscono, ricamando una melanconica melodia ed un caos di voci sovrapposte arriva a rubare la scena. Il coro delle Vestali riparte, più in sordina inizialmente ma in seguito cresce, con grande intensità e coinvolgendoci emotivamente. Anche le chitarre tornano pian piano a crescere, in un climax emozionante che vede però uno stop improvviso nel sopraggiungere del ritorno dello stilema iniziale. Il Trafficante e Calibro 9 rimangono nuovamente soli a tenere il tempo, mentre L'Onorevole riassume i toni bassi e cupi di inizio track, declamando gli ultimi versi e concludendo di fatto l'ultima traccia di questo EP. Altro testo complesso e ricco di riferimenti storici, quello di "Strategia della Tensione", che deriva il suo titolo da una dicitura assai nota. L'omonima espressione fu infatti coniata dal giornalista Leslie Finer, il quale, venuto in possesso di alcuni documenti appartenenti in origine all'intelligence inglese, parlò al mondo (mediante un articolo di giornale) di una strategia politico-militare ideata in origine dagli Stati Uniti ed atta a sovvertire il naturale ordine democratico, facendo convergere le varie democrazie verso regimi dittatoriali o militari. Sempre Finer descrive, parlando in special modo della nostra nazione, un complotto di ideali affini a questo piano statunitense, da attuarsi con la complicità delle massime cariche dello Stato, fra cui il Presidente della Repubblica. Come si diceva nelle lyrics precedenti, insinuare nella popolazione la paura e la nevrosi, spingendo tutti a sentirsi in costante pericolo e di conseguenza ad affidare le proprie vite alla "buona politica" che avrebbe salvato le vite degli innocenti cittadini dalle spire del terrorismo e della paura. La "Strategia della Tensione" coincide con quelli che furono i cosiddetti "Anni di Piombo", ovvero anni in cui l'Italia venne messa ripetutamente in ginocchio dalla furia terroristica: torniamo indietro al 12 Dicembre 1969, la cronaca tricolore viene sconvolta da una notizia circa una bomba esplosa nel centro di Milano. Ore 16:37, l'ordigno è deflagrato nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura (situata in Piazza Fontana, da qui il nome del fatto di cronaca) uccidendo ben diciassette persone (quattordici delle quali morte sul colpo) e ferendone altre ottantotto. Un giorno nero, terribile, dato che altri ordigni esplodono quasi contemporaneamente (cinque attentati in poco meno di un'ora) nella Capitale. La prima delle esplosioni "romane" avviene in Via Veneto, la seconda dinnanzi all'Altare della Patria e l'ultima in piazza Venezia, causando altro caos e numerose altre persone coinvolte e ferite. Anni di indagini secondo le quali il tutto sarebbe da ricondurre ad un gruppo di militanti scaturito da una cellula impazzita di "Ordine Nuovo", movimento neofascista. Tuttavia, i personaggi ritenuti responsabili vennero assolti totalmente dalle accuse a loro carico. Piazza Fontana fu solo l'inizio, dato che questo periodo di attentati "strategici" terminò ufficiosamente solo nel 1980, quando il giorno 2 Agosto dello stesso anno un nuovo ordigno esplose nella stazione di Bologna, causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. Il tutto si consegnò alla Storia con il nome di "Strage di Bologna". Un lungo excursus storiografico per giustificare dunque il significato di questo titolo e di questo brano, brano che si apre proprio citando il dodici dicembre e la strage di Piazza Fontana: "Era un dodici Dicembre, c'era troppa confusione, i nemici dello Stato sono in agitazione.. ci vorrebbe una bomba, quella che fa al caso nostro, farli un po' cagare sotto e ritornare al proprio posto", una citazione che lascia intravedere come l'attentato sia per l'appunto solo in apparenza una tragica fatalità, ma che in realtà simboleggi forse uno dei mezzi più potenti di intimidazione - persuasione dei quali lo Stato dispone. "Nelle piazze, banche, treni oppure dentro le stazioni", verso che funge da "cronistoria" degli Anni di Piombo riesumando l'uno dopo l'altro i vari attentati, e ancora "una strage, un attentato anche solo una minaccia serve ad indirizzare la campagna elettorale", frase che avalla dunque la tesi del complotto e dell'organizzazione a delinquere che si cela dietro ciò che viene descritto come "gesti isolati di un folle". Se qualcuno prova a vederci chiaro, ad indagare per conto suo.. beh, i Koza Noztra ci assicurano che è avanzato abbastanza tritolo per togliere di mezzo anche degli eventuali impiccioni. Altre citazioni nella seconda strofa, in cui si parla di un aereo abbattuto, chiaro riferimento alla "Strage di Ustica", nella quale persero la vita ben 81 persone dopo l'esplosione di un DC-9 partito da Bologna e diretto a Palermo. Le cause dell'esplosione non furono mai rese note: all'epoca si parlò di una bomba, ma si sospettò il fatale errore di un aereo militare francese il quale sparò un missile destinato ad impattare contro un altro aereo, sul quale viaggiava il dittatore libico Gheddafi. Di sicuro ci fu un insabbiamento di prove e tutta una serie di depistaggi che fecero in modo di non risalire mai ad una determinata versione dei fatti. Del resto "il panico è una merce che si vende sempre bene", che lo dicono i Nostri, che chiudono il brano in maniera cinica e sarcastica, con una citazione non letterale ma comunque ampiamente ripresa da una nota frase di Giulio Andreotti: "a pensare sempre male si fa peccato capitale, però spesso si indovina, sembrerà tutto normale". E se qualcuno avesse dei ripensamenti? Se questa strategia comportasse troppi sacrifici a livello emotivo? Semplice.. il confessionale e qualche ecclesiastico corrotto laveranno il peccato di chi è attanagliato dai rimorsi.
Senza nemmeno accorgercene, data l'intensità dei pezzi, ci ritroviamo alla fine di questo EP, prima parte di un album frazionato (come specificato nell'introduzione) in due tronconi. E' difficile giudicare un album in fieri, per diversi motivi: dapprima, la sensazione di non aver ancora in mente un quadro completo della situazione, in quanto abbiamo ben capito quanto la poliedricità sia forte in casa Koza Noztra. Nel successivo "Sancta Delicta", dunque, cosa mai potremo aspettarci? Soluzioni inusuali e vincenti? Qualche nota "stonata"? Espedienti che renderanno la narrazione musicale e testuale più impegnata o magari la appesantiranno? Difficile a dirsi, non potendo sin da subito contare su un prodotto completo e contemporaneamente non trovandoci dinnanzi ad un EP a sé stante, giudicare diviene complesso.. dobbiamo però fare in modo di fornire un giudizio obbiettivo su quanto appena ascoltato, prescindendo (forzatamente, ma d'altro canto non potremmo fare altrimenti) dall'imminente seconda parte e valutando complessivamente le cose, in questo momento, per quelle che sono. Si può affermare senza ombra di dubbio, "Sancta Delicta - Atto I" è un EP che convince. Suonato benissimo, egli permette a tutti i musicisti coinvolti di potersi esprimere al massimo delle loro potenzialità, mostrando i muscoli e presentandoci ora un Hard n' Heavy coinvolgente, ora una devastante attitudine Speed Thrash, senza scordarsi comunque dell'atmosfera che tutti assieme sono capaci di suscitare, fornendo alle loro dirette ed esplicite lyrics un contesto sonoro perfetto nel quale poter brillare di luce oscura, rendendole ancora più terribili. E l'attitudine messianica / predicatrice dell'Onorevole? Grande interpretazione, tanto di cappello anche per le Vestali che con i loro cori sono riuscite a cesellare ancor più finemente questo contesto musicale che gioca a dipingere temi apocalittici e decadenti. Volendo poi parlare dei significati dei testi, allora avremo di che sbizzarrirci. La genialità dei Koza Noztra risiede proprio nella loro abilità nel padroneggiare ciascuno la propria maschera, maschera che li spinge a comporre dei testi velenosi, carichi di cinismo acido e ruvidi quanto un foglio di carta vetrata. Una band che di sicuro fa di un certo tipo di Black Humor la propria forza (e questo è riscontrabile soprattutto andando a scavare nei loro esordi), e che in questo caso volge le proprie tematiche al parossismo più esagerato, per deformare una realtà che, comunque, apparirà spaventosa anche a stereo spento e CD riposto nella custodia. L'andamento canzonatorio di "Mammut" o i modi di fare da novello Ortensio Ortalo dell'Onorevole potranno pure strappare un sorriso, così come l'attitudine malavitosa degli altri componenti (menzione d'onore per Recupero Crediti, veramente il più "tosto" del gruppo!).. ma alla fin fine, quel che i Koza Noztra ci raccontano, è la pura e semplice verità. Spaventosa più di un film dell'Orrore, per di più. Maschere, personaggi, una recita di gimmick che (purtroppo) affonda le sue radici in quella che è la realtà dell'odierna situazione, italiana e non. Personalmente, certi testi mi hanno fornito molti spunti di riflessione, soprattutto mi hanno spinto ad informarmi maggiormente su alcune situazioni circa gli "anni di Piombo" e tutti i vari casi collegati a questo drammatico periodo. Oltre a farci sorridere, i Nostri ci informano e soprattutto parlano di determinate situazioni con un approccio meravigliosamente puro e distante da tutto ciò che in qualche modo potrebbe minare la credibilità del gruppo. Non sono "affiliati" con niente e nessuno, non prendono le parti di nessun Partito politico o tantomeno si ergono a portavoce di questo o quel "club della Briscola". Loro sono i Koza Noztra e dicono / fanno ciò che vogliono. Non è un caso che siano una delle band più censurate d'Italia, lo dimostrano pezzi come i due "Polifemo", densi di parole scomode contro chi ha sempre la capacità di "sviare i sospetti". Diceva Malcolm X: "se non sarete attenti, i Media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse ed amare quelle che opprimono", e questo i Koza Noztra lo hanno ben capito. Leggete i loro testi e, se sarete superficiali, appellateli pure come "complottisti" o "allarmisti".. tanto, a sputar sentenze sono capaci tutti. Ma quando sarete lì, a ridere ed a voltare pagina.. non stupitevi se comunque in voi si insinuerà un certo dubbio, perché magari in vita avete realmente avuto a che fare con il Dottor Polifemo. Non stupitevi se domattina comincerete a correre a perdifiato, sperando di fuggire dal Mammut. Non stupitevi se Domenica sarete inginocchiati al cospetto di Belfagor.. e soprattutto non stupitevi se, alle prossime elezioni, voterete per quelle belle facce sorridenti.. le stesse che vi promettono oro, ma che alla fine vi regaleranno un bel baule di RUGGINE!!!
1) Annunciazione: Io Credo
2) Belfagor (Santo Subito)
3) Mammut
4) Polifemo I - La Chiamata
5) Ruggine
6) Polifemo II - Ex Voto
7) Strategia della Tensione