KINETIK

Critical Fallout

2017 - Punishment 18 Records

A CURA DI
DAVIDE CILLO
10/06/2018
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione recensione

Il Thrash Metal è uno dei grandi generi che resiste dagli anni '80, che nonostante la crisi incontrata nei '90 può essere definito una delle fondamenta assolute dell'universo metallaro. Tralasciando i grandi "Big Four", che ognuno conoscerà, tantissime sono le grandi band anche all'interno dell'underground, della cosiddetta scena di nicchia. Una scena che, ovviamente, ha raggiunto anche la nostra bella Italia. Magari con qualche anno di ritardo, questo sì, perché tutto nacque e si diffuse dalla California, terra che, e questa non è una coincidenza, vide una scena Punk fra le più dirette e piacevolmente essenziali. Nel nostro paese, ad occuparsi con attenzione, passione e abnegazione del nostro Thrash, forse più di chiunque altro, è Corrado Breno, proprietario della Punishment 18 Records, etichetta discografica Thrash Metal per eccellenza del nostro paese. Tantissimi gli album sostenuti, tantissime le pubblicazioni della label di Biella, oramai un punto di riferimento assoluto all'interno del settore, sì per il nostro paese, ma non solo. Presentiamo oggi dunque una delle ultime release dell'etichetta di Corrado, una giovane band proveniente da Firenze. Stiamo parlando dei Kinetik, quintetto proveniente appunto dal capoluogo della Toscana, che propone, come avrete già intuito, un Thrash Metal classico e ottantiano al 100%. Nato a fine 2011, questo gruppo vede sin dal momento della sua formazione componenti davvero appassionati del genere, e con già esperienze alle spalle maturate nell'underground toscano. Per quanto riguarda la prima line-up della band, il batterista Niccolò Stumpo proviene ad esempio dai Machinator, il cantante Roberto Grillo suonava la chitarra nei Diabolical Bog. I due chitarristi sono invece Massimo Falciani e Fabio Docci, ex Punition Babek. Al basso, infine, abbiamo la presenza di Niccolò Parenti, già comparso in passato nell'underground toscano nel ruolo di chitarrista. Fra le principali influenze della band due maestri del Thrash teutonico come Kreator e Destruction, mostri sacri di quello statunitense come Megadeth, Testament e Overkill. La prima comparsa in studio dei Kinetik avviene nel 2013, con il rilascio di una demo intitolata "Greed", lavoro di cinque tracce per 17 minuti. Non mancano, come spesso avviene, dei cambi di formazione. A febbraio 2014 infatti il bassista Niccolò Parenti sceglie di lasciare la band, venendo sostituito a maggio dello stesso anno da Luca Oliviero, destinato a sua volta a lasciare presto il gruppo. All'uscita dell'album di debutto del 2017, il protagonista vero della recensione odierna, la band è dunque così composta: Roberto Grillo alla voce, Alessio Corsi e Massimo Falciani alle due chitarre, Giacomo Pierotti al basso, Niccolò Stumpo alla batteria. Trovo interessante la presenza di influenze sia statunitensi che teutoniche citata dalla stessa pagina facebook della band, laddove spesso i gruppi del genere tendono a rivedersi in uno solo di questi filoni del genere. "Critical Fallout" è il nome dell'album di debutto, di cui come detto oggi ci occuperemo: le tracce sono ben 11, per un totale di 45 minuti di ascolto. Un full-length a tutti gli effetti dunque, che ci farà assaporare a pieno le caratteristiche e le qualità del complesso fiorentino. Batteria e voce sono state registrate allo studio "Predatori di Atlantide", chitarre e basso sono state affidate allo stesso chitarrista della band Massimo Falciani. Il mixaggio è ad opera dell'"Hammered Studios" di Lorenzo Bellia, mentre il mastering è stato realizzato dal "Tower Studio" da Brett Caldas-Lima. Anche la composizione di quasi tutti i brani è opera di Massimo Falciani, che dunque riveste un ruolo di primissimo rilievo per quanto riguarda la paternità di questo lavoro. Considerato dunque lo spessore di questo album dal punto di vista dell'applicazione e degli sforzi nel rilasciarlo, e considerata anche la firma targata Punishment 18 Records, è lecito ritenere "Critical Fallout" uno dei più importanti album quest'anno per quanto riguarda il nostro Thrash italiano. A questo punto, credo sia legittimata la grande curiosità attorno a questo lavoro, che ci apprestiamo ad ascoltare e ad approfondire nel corso della nostra consueta analisi track by track, passo dopo passo. Io spero che vi piaccia e spero che mi piaccia, tireremo su con calma un bilancio al termine della recensione. Buon ascolto a tutti!

Out of the Shelter

L'album si apre con una breve introduzione strumentale intitolata "Out of the Shelter" (Fuori dal Rifugio). Questa intro è atmosferica a tutti gli effetti, in un continuo crescendo che ne vede intensificato l'impatto. Davvero notevolissima l'influenza dei Testament nell'arpeggio di chitarra, che nello stile e nella melodia ci ricordano capolavori come "Trial By Fire". Più che positivo anche l'impatto della batteria, che presto si inserisce coadiuvando l'introduzione atmosferica che battezza il lavoro. Nell'ultima parte di questa intro di chitarra la sei corde si cimenta anche in un apprezzabilissimo assolo di chitarra, e ci stupisce sin dal primo istante la capacità della band di buttarsi in questo lavoro con assoluta personalità: non una delle 10.000 band presenti dentro e fuori il nostro paese, dunque, ma un complesso che intende dare un proprio "marchio", una propria "interpretazione" di Thrash Metal. Ricordo che nella stessa pagina facebook della band i Testament figuravano fra le influenze, e per adesso questo si è sentito. Che dire, ancor più è adesso la nostra curiosità dopo questa primissima traccia, lanciamoci nell'ascolto del secondo brano!

Blood for Money

Il secondo brano, la prima vera traccia se consideriamo che la prima era un'introduzione, si intitola "Blood for Money" (Sangue per Denaro). La traccia è furiosa, il riff è semplice ma è estremamente interessante il ritmo di alternate picking, ovvero di plettrata alternata, che dona un impatto interessantissimo e decisamente vario a questi primi frangenti. Decisamente inaspettato per caratteristiche il comparto vocale, decisamente old school e per certi aspetti influenzati dai Metallica di James Hetfield. Ci risembra di rivivere con questo tipo di voce quei momenti degli anni '70 oltre che '80 in cui la priorità non era urlare, ma cantare prima di tutto. Ottimi i cori vocali, davvero calzanti. Un aspetto che apprezzo tantissimo è la presenza di una vera e propria melodia, di una musicalità, all'interno della traccia, che dunque discosta almeno per il momento i Kinetik dalle tantissime band che propongono riff senza un proprio aspetto musicale all'interno del genere. Un aspetto che apprezzo al contrario un po' meno è come le chitarre non abbiano un "taglio" affilato, una cattiveria pungente tipica del Thrash ottantiano. Per alcuni aspetti le chitarre mi sembrano invece quasi un po' "ovattate", al punto che una traccia così valida si possa ritenere un po' limitata da questo aspetto. Elemento di punta assoluto il chitarrista solista Massimo Falciani, che anche in questo brano ci dona un assolo pieno di gusto e opportunismo. Tornando però appunto alla produzione, trovo invece migliore la presenza della batteria, specie per quanto riguarda il rullante che possiede un impatto positivo. Altro bell'aspetto della produzione è quello relativo al basso, che emerge in tutto e per tutto e questo non può che far bene alla completezza dell'ascolto. Ci riserviamo di approfondire l'aspetto riguardante la produzione nei prossimi brani. Per quanto riguarda le liriche, queste sono a tutti gli effetti di critica sociale, criticando alcuni aspetti del sistema capitalistico nel quale ci ritroviamo. In particolar modo, si parla di come un debito possa vincolare un uomo al punto di inficiare la sua dignità, i suoi diritti umani, e questo ragionamento viene esteso dalla band ad una massa di uomini, ad una critica al sistema, alle banche e forse alla gestione del debito pubblico. Più che sull'aspetto tecnico, ad ogni modo, i nostri Kinetik si soffermano sull'aspetto morale, sulle lacune e sulle incongruenze di una società dove viene sempre più anteposto il denaro al valore della vita umana.

Dystopia

Avanziamo alla terza traccia di questo album di debutto della band, intitolata "Dystopia" (Distopia). Il brano si avvia in maniera completamente opposta rispetto al precedente: niente introduzioni brusche e riff serrati infatti, abbiamo invece una serie di ben scanditi power chord che battezzano un riff irregolare e di influenza Progressive. Questo solo per quanto riguarda i primi secondi, la traccia infatti ben presto si "normalizza" avviando un più classico riff per la strofa, che nelle sue radici Thrash comunque conserva la melodia dei primi momenti di traccia. Elementi Progressive apprezzabilissimi e godibilissimi, che quasi ci ricordano i Forbbiden in alcuni momenti del loro album straordinario lavoro di debutto "Forbidden Evil", li ritroviamo nel post-ritornello e in alcuni bridge che collegano le varie parti del brano. La canzone è davvero interessante e per certi versi originale, anche lo stile vocale in certi momenti si fa stavolta più urlato e "sparato", se potete concedermi questo termine inusuale. Le grandi proprietà tecniche del chitarrista solista Falciani le ritroviamo ancora una volta al momento del breve assolo di chitarra, pulito ed impegnativo dal punto di vista esecutivo, ma cosa più importante godibile ed adatto alla parte. Un brano questo, più che quadrato, interessante per le sue variazioni e i suoi continui dinamismi. La band ancora una volta si cimenta in tematiche di critica sociale, cosa che assolutamente apprezzo, in questo caso ci si sofferma sulla guerra per l'acqua e su come questa venga spesso sottratta ai più poveri. Le liriche poi prendono una piega piuttosto originale, narrandoci di come il protagonista del brano in una sorta di "missione segreta" sottragga l'impero dell'acqua ad un grande capitalista, divenendo a sua volta il padrone del più indispensabile e prezioso fra i liquidi e, in quanto ad umanità, non migliore probabilmente del suo predecessore. Fra le varie punizioni, e fra gli elementi certamente più "particolari", "strani" e "interessanti" di queste lyrics, il nuovo padrone dell'acqua amerà le 5 bellissime figlie dell'ormai ex imperatore, spodestato delle sue proprietà.

Greed

Ed eccoci ragazzi a "Greed" (Avidità), il quarto brano di questo lavoro. La traccia è abbastanza breve, specie per il genere, avendo una durata esatta di tre minuti di ascolto. A differenza del precedente capitolo, più "studiato" e "colto" dal punto di vista compositivo, "Greed" tira fuori l'anima più furiosa e ruggente della band, con un riff estremamente classico e affilato. Tuttavia non mancano elementi interessanti, come il grande e apprezzabilissimo protagonismo del basso, che in certi frangenti addirittura sovrasta nel mixaggio la chitarra. Se il riff alla radice di questa traccia, basato su scariche di alternate picking e qualche power chord a scandire, è come dicevo estremamente classico, anche dal punto di vista chitarristico vi sono elementi di interesse, come brevi assoli che collegano vari segmenti della traccia, o l'assolo principale ancora una volta tecnico e ben eseguito. Marginali ma presenti invece i cori vocali, non particolarmente importanti considerate le caratteristiche della canzone, che sempre dal punto di vista della voce vede il cantante raggiungere picchi di vocalità considerevolmente acuta. Dunque, per fare un bilancio, direi che sebbene questa traccia sia poco varia nelle sue basi, è resa in maniera interessante dalla band, che tramite numerose variazioni e tramite l'inserimento di originali dettagli, rende dinamico e movimentato l'ascolto, portando dunque l'ascoltatore a non annoiarsi durante questi tre minuti. Il brano qui ci parla di Las Vegas, definita la città del peccato e della lussuria, ricca di gioco d'azzardo e belle ragazze pronte a soddisfare i più facoltosi. Il protagonista del brano è dunque in linea con il più classico dei frequentati dei Casinò, e si cimenta nei mille divertimenti che la città ha da offrire. Venendo però all'avidità che intitola appunto la traccia, l'uomo di cui si narra non intende lasciare Las Vegas fino a quando non avrà guadagnato una fortuna e riempito i suoi conti correnti bancari. Nella parte conclusiva, dopo aver ricavato bilioni e bilioni di dollari dalle sue vincite, a sorpresa l'uomo sostiene di aver dato fuoco ai suoi denari in modo da provocare un qualche collasso nell'economia.

Revenge

Il quinto brano si intitola "Revenge" (Vendetta), e ci riporta a quelle introduzioni musicali e studiate che la band ci ha meravigliosamente regalato in apertura dell'album. Ancora una volta a colorare la macabra melodia musicale è il basso di chitarra, ma tutta questa musicalità in minore e allo stesso tempo valorizzata dal tocco della sei corde. Una grande coordinazione quella fra basso e chitarra dunque, in un momento "funerario" e "macabro" che annuncia l'arrivo di un brano ruggente come meglio non potrebbe. Credo che i momenti come l'introduzione di questo pezzo siano in assoluto i più validi del full-length dal punto di vista sia del valore compositivo, sia dell'apprezzabilità in sé. Il brano poi forse si perde un po', non mantenendo le grandi aspettative annunciate dall'introduzione "da grande band", riuscendo comunque a rimanere positivo e opportuno all'interno del full. Tutt'altra la mia opinione per quanto riguarda la traccia nel suo ultimo minuto, dove ancora una volta i Kinetik rispolverano la loro anima più Progressive, e Massimo Falciani tira fuori tutte le sue proprietà tecniche, frutto della sua grandissima esperienza sullo strumento, ma anche le sue enormi qualità compositive. Un brano che possiamo certamente definire vario, particolare e con diverse "anime" e sfaccettature al suo interno, dall'introduzione macabra e ancora una volta "Testamentiana", alla parte centrale estremamente classica, a quella conclusiva che è Progressive allo stato puro, e che dal punto di vista tecnico non sfigura di fronte a grandi nomi. Ovviamente, la tecnica è inutile se fine a se stessa, ma credetemi non è questo il caso del piacevolissimo finale di questo pezzo. Le lyrics di questo brano mantengono a loro modo le tematiche di critica sociale presenti nei precedenti brani, narrandoci della grande vendetta del protagonista nei confronti di coloro che gli hanno fatto del male. E da qui la band sceglie di ritrattare e ritornare su dei "mantra" dei precedenti brani, come ad esempio la frase "Blood for Money", ma anche su dei veri e propri terroristi e su macchine "da morte" utilizzate per provocare migliaia di omicidi alla volta. A suo modo, l'idea stessa della vendetta affiancata alla giustizia sociale ha un che di filosofico, seppur non troppo innovativo a mia opinione, ma comunque è interessante leggere questo tipo di tematiche nel corso dei brani piuttosto che altre viste e lette milioni di volte. Bene così, devo dirvi che il lavoro mi sta piacendo!

Abyss of Humanity

Siamo arrivati al sesto capitolo di questo album di debutto dei Kinetik, il pezzo si intitola "Abyss of Humanity" (Abisso dell'Umanità). Come in una sorta di continua e piacevole alternanza, la band qui ritorna sin dai primi istanti alle rocciose e potenti ritmiche, in un brano che sin dal primo momento ci sembra differente dai precedenti. Infatti, in questa "Abyss of Humanity", la band sembra tirar fuori la sua anima più quadrata e compatta, più ordinata, ed è ben distinguibile ogni singola fase del brano, sebbene questo sia scorrevole come presentando "un'intera strofa". Delle volte, sulla voce del vocalist, si aggiungono le backing vocals degli altri componenti del gruppo, con un tocco di grande particolarità e apprezzabilità. Dopo due minuti e trenta di ascolto, non troppi , non pochi, ma giusti, abbiamo le prime variazioni del pezzo, con un riff che mantenendo la melodia portante del brano in un progressivo crescendo e salendo di tonalità introduce e poi mantiene l'assolo di chitarra, stavolta più calzante e opportuno che tecnico ed estroso. Anche per questo, appunto, mi piace definire questo sesto pezzo come quello che "fa il punto", "riordina" il lavoro, e probabilmente rappresenterebbe quello che sarebbe l'inizio del Side-B se questo lavoro fosse diviso in due parti come spesso si usava fare. Secca e precisa la conclusione del pezzo, niente dunque fade-out e finali epocali. Il brano ci parla di come sul nostro pianeta vi siano enormi e gigantesche armi nucleari, in grado potenzialmente di far esplodere l'intera Terra, ma certamente anche di rispondere a tono ad ogni nemico devastandone la popolazione. "Noi siamo umani, siamo nati per distruggere, sudici umani con la guerra nelle proprie vene", queste le eloquentissime parole utilizzate dalla band che sono alla base di questo pezzo, e che era impossibile non riportarvi. Nella seconda parte il racconto degenera, termine non utilizzato con connotazione negativa, ma per rendere l'idea di ciò che accade: facciamo infatti saltare in aria il nostro stesso pianeta, gli zombie ci invadono, le radiazioni sono ovunque e adesso quelle sì che sono nelle nostre vene. Infine, nella parte conclusiva, il protagonista diviene un autentico super-mutante, affamato di morte e di vite umane, pronto a cibarsi e superstite di un pianeta che non ha più nulla da offrire, se non un incubo e la morte.

Face Your Darkside

Avanziamo spediti verso il settimo pezzo di questo "Critical Fallout", che si intitola "Face your Darkside" (Affronta il tuo Lato Oscuro). Un brano stavolta più breve, in quanto torniamo alla durata di tre minuti circa. Il pezzo è quello "veloce", "spedito", e aggressivo al 100% come ci si potrebbe aspettare da brani mediamente più brevi, e davvero a parte l'introduzione di velocità media e comunque ritmica e potente non prevede flessione alcuna. Il riff portante della strofa è molto semplice in sé, probabilmente dà un po' di già sentito, allora il chitarrista e compositore della band e bravo a creare intermezzi tecnici ad hoc, davvero belli, e che "spezzettano" non solo il riff principale, ma proprio colorano intere parti del brano, che migliora secondo dopo secondo mostrandosi assolutamente piacevole, specie nella sua parte centrale che davvero è ben realizzata. Se per quanto riguarda la parte vocale ancora una volta il cantato è dunque classico e coadiuvato da opportune backing vocals, vari tecnicismi e il doppio-assolo ci ricordano band come gli statunitensi Forbidden, che per certi aspetti non posso che aggiungere alle varie influenze della band. Dopo il secondo tecnico assolo, la band sceglie di chiudere il brano con un riff tagliato e potente su cui il vocalist urla, in maniera progressivamente sempre più acuta ed aggressiva, le parole "Face your Darkside". Dalle tematiche di critica sociale qui si passa a più banali liriche anti-religiose, anti-cristiane nella fattispecie, tant'è che si sostiene che i fedeli della religione cristiana saranno destinati all'inferno, all'eterna sofferenza, alle urla e alla disperazione senza fine. Ad ogni modo, difficile credere che i ragazzi si riconoscano in queste ideologie, il brano è più probabilmente un racconto dagli accenti "apocalittici" come da tipica scuola Thrash Metal. Ad ogni modo, l'intero pezzo per quanto riguarda il suo comparto lirico, rappresenta un invito ai credenti ad abbandonare il loro lato più fedele e religioso, seguendo altri miti e dando una forma differente alle proprie ideologie, in un autentico "faccia a faccia" con il proprio più oscuro lato, un faccia a faccia che probabilmente porterà alla scoperta di una qualche verità, o forse più semplicemente un faccia a faccia basato sui concetti filosofici di "forza" e "autonomia". E' il momento ora di dedicarci all'ottava mattonella di questo lavoro, che come vedremo sarà un brano interamente strumentale.

Conspiracy Theory

Ed eccoci dunque a "Conspiracy Theory" (Teoria della Cospirazione), che come vi avevo anticipato è una più breve traccia strumentale, tre minuti esatti la sua durata. Visti i "precedenti" di quest'album ci si aspetterebbe macabri arpeggi, melodie di "Testamentiana" memoria, evocative atmosfere. Nulla di tutto ciò: dopo pochissimi secondi il brano si mostra per ciò che realmente è, proponendo una strutturata e piacevolmente vorticosa serie di riff di pura matrice Progressive-Thrash, dove ancora una volta a salire in primo piano sono le proprietà tecniche del chitarrista, sia nei frangenti ritmici, che nello squillante assolo chitarristico davvero rende onore all'intero brano. Procedendo secondo dopo secondo nell'ascolto, ci rendiamo pienamente conto di quanto reale sia l'assenza di parti "calme" all'interno della traccia, così come riff di pura e semplice matrice Thrash classica. Si tratta interamente del mantenimento, per tre minuti, di una melodia arrangiata appunto alla Progressive Metal maniera. Una melodia stuzzicante, appetitosa. Alcuni sprazzi dell'assolo, per come sono resi, mi ricordano il grande Joe Satriani, e l'intero capito è scorrevole e opportuno, fungendo da perfetto ponte per l'ultima parte del full-length, dunque per le ultime tre tracce. Bene così!

Warped

Il nono brano di questo full-length di debutto dei Kinetik si intitola "Warped" (Deformato), ed è un violentissimo ritorno al Thrash Metal più classico e puro: il riff d'apertura del brano si basa su una serie di furiosi alternate picking a velocità alternata, mentre è più veloce la ritmica che regge la strofa di canto, intensa dunque nei ritmi e priva di flessione alcuna. La band qui sceglie di tornare più che mai al proprio genere, ma senza trascurare gli aspetti più tecnici e eleganti che la contraddistinguono: dopo un minuto infatti abbiamo già ascoltato un primo assolo, e mentre la voce incalza la batteria scandisce ottimamente tempi e ritmiche del brano. Ancora una volta, abbiamo la conferma che dal punto di vista della produzione le percussioni sono assolutamente ben riuscite. Altra caratteristica fondamentale di questa traccia è la maggiore presenza di un comparto vocale, mentre le precedenti vedevano comunque cospicue sezioni interamente strumentali. Il vocalist qui si cimenta anche in acuti un po' alla "Araya", come quando al terzo minuto il cantante introduce il secondo assolo di chitarra che, intervallato da un riff, introduce poi il terzo, ancora più tecnico e rapido dei precedenti, e nuovamente pulitissimo nell'esecuzione. Possiamo dunque definire questo brano sì Thrash classico, ma anche completo e strutturato. Per alcuni aspetti assistiamo ad un cambiamento rispetto alle altre canzoni del full, ad esempio per quanto riguarda le differenti sfaccettature ricoperte dalla voce. Ad ogni modo, una prova positiva dei ragazzi questa. La canzone ci parla di un protagonista in preda ad una progressiva follia, che chiuso in una gabbia vive giornate che gli paiono sempre più lente e soffocanti. "I'm a Warped Man, Fuckin' Insane, Psychologically and Physically Deformed", cioé "Sono un uomo deforme, fottutamente pazzo, psicologicamente e fisicamente io sono deformato", queste le più importanti parole che ascoltiamo durante il ritornello. La parte conclusiva delle liriche non lascia spazio alcuno ad allegri epiloghi: il protagonista è sempre più vittima di droghe e medicinali, e perde sempre più in fretta il contatto con ciò che una volta era.

Fallout

Siamo giunti alla penultima "Fallout" (Ricaduta radioattiva), brano di ben sei minuti di ascolto, dunque il più lungo all'interno dell'intero full-length. Ad aprire la traccia vi è una voce "narrante" che ci spiega gli effetti negativi delle radiazioni, segue immediatamente un brutale riff di Slayeriana memoria, che cederà dopo pochissimi secondi il passo alla strofa di chitarra. La canzone sin da questi primi istanti si mostra estremamente movimentata e dinamica, la melodia principale possiede diverse sfaccettature e lo stesso cantante si adegua nell'evoluzione delle linee musicali, ora più gravi ora più adeguate. La parte secondo me più bella ed apprezzabile in assoluto è la violentissima melodia che regge il ritornello di voce e, in certi frangenti, la strofa. Rende davvero l'idea di un apocalisse nucleare che si abbatte sul nostro pianeta! A metà traccia, dopo un classico alternarsi strofa-ritornello-strofa-ritornello, la band lancia dei secchi e devastanti power chord, con il basso che colora in primo piano la devastante melodia che regge il pezzo. Vi è poi, per pochi secondi, un'evoluzione vagamente atmosferica, seguita dal velocissimo e sferzante assolo di chitarra. Il repertorio della band per noi: dopo quattro minuti e mezzo d'ascolto la band ci regala un arpeggio di chitarra che rivisita la musicalità della canzone, donandoci ancora una volta dei secondi d'ascolto apprezzabilissimi. Non c'è dubbio, fra le tracce non strumentali è senz'altro questa "Fallout" il piatto forte dell'album. Le strumentali mi sono piaciute tantissimo, quindi con quello non faccio un paragone. Estremamente semplice infine la conclusione di questo pezzo, con la ripetizione di power chord lenti e lasciati "spaziosi" fra loro e un mortuario suono di sottofondo che ci conduce all'epilogo. Nel racconto di questo brano il protagonista è rimasto per secoli rinchiuso in una volta di metallo, che dunque presumibilmente ne conserva l'età biologica, e risvegliatosi si rende conto di non conoscere più nessuno, di sentirsi solo come non mai. E' però sfuggito, tramite questa conservazione, alla gigantesca catastrofe nucleare che si è abbattuta sul nostro pianeta. D'altro canto, tuttavia, oramai v'è ben poco al mondo. Lui stesso si rende conto che la sua unica casa è oramai una Terra distrutta e abbandonata, senza nulla da offrire, e con una devastante guerra in corso. Decide allora di provare a fare qualcosa di utile per l'umanità, cioè portare questo conflitto nucleare alla conclusione, pur consapevole che le possibilità di successo sono tutto fuorché alte. Dopo questa bellissima decima traccia, è tempo di dedicarci all'ultima mattonella di questo godibilissimo full-length dei Kinetik.

Eymerich

L'ultimo pezzo si intitola "Eymerich", e ci narra del Domenicano e Inquisitore Nicolas Eymerich, personaggio del XIV secolo, autore del Directorium Inquisitorum, testo che racchiude storicamente un capitolo importante svolto dall'Inquisizione. Nel brano si racconta in particolar modo della sua spietata opera nel ruolo di Inquisitore Generale, ad esempio arrivò ad accusare di eresia l'intera città di Valencia. "Per fermare l'eresia bisogna mandarla a fuoco, senza eccezione per anziani e ragazzini in lacrime", queste alcune emblematiche parole estrapolate dal testo. Da sottolineare che nella primissima parte delle liriche la nostra band ha utilizzato la lingua spagnola, piuttosto che quella inglese. Nella parte centrale e finale del testo ci si domanda se tutto ciò che si sta commettendo possa effettivamente essere uno sbaglio, se davvero Dio potrebbe mai desiderare questi massacri, e come si faccia a ritenere un piccolo bambino colpevole di qualcosa. Insomma, si mettono giustamente in dubbio le opere compiute dal malvagio inquisitore di Girona, sempre più spietato e sempre più in preda ai suoi deliri. Venendo al brano in sé, questo si apre con un arpeggio melodico e un evocativo assolo di chitarra che ne esalta le caratteristiche. Di primo rilievo in questo caso anche il ruolo del basso, che torna ancora una volta ad essere strumento in primo piano. L'arpeggio qui mi ricorda i canadesi Annihilator, piuttosto che i californiani Testament come nelle precedenti canzoni. Questa parte strumentale è bellissima, di livello compositivo assoluto, da grande band. Ancora una volta ribadisco quanto dicevo: è in questi frangenti che la band tira fuori il meglio delle sue caratteristiche. Dopo un minuto e trenta di ascolto attacca il Thrash Metal con tanto di distorsione, senza mai però impennare più di tanto dal punto di vista della velocità. I ritmi rimangono medi, semplici come base per le liriche, e non vi sono particolari variazioni fino al quarto minuto circa d'ascolto, quando il vocalist lancia un acuto alla Araya in Angel of Death e il brano esplode in scariche di velocità e di alternate picking. Parte vocale a parte, anche dal punto di vista strumentale in questo frangente si avvertono influenze provenienti dai leggendari Slayer. E' su questa esplosione di rapidità e di ritmi che sferza il fulmineo assolo di chitarra, puntuale e godibile, non troppo estroso . Nella parte conclusiva ascoltiamo il ritorno alla strofa.

Conclusioni

Così si conclude il nostro percorso, dopo 11 brani ed un lungo ascolto. E' stato davvero un piacere per quanto mi riguarda, e non solo perché sono un appassionato del genere, anche se certamente aiuta. Trovo che sia davvero bello avere questi album in Italia, questa così rigogliosa scena del Thrash Metal che forse ci rende i più sottovalutati in Europa in questo campo della musica. A questi Kinetik, per quanto mi riguarda, non manca nulla: il lavoro al basso è ottimo, e lo strumento ricopre un ruolo importantissimo, specie rispetto ad altri album del genere. Questo è un elemento di originalità. Il lavoro alle chitarre, specie alla chitarra solista, è davvero notevole, le proprietà tecniche sono davvero degne di chi ha speso tanto tanto tempo dietro lo strumento. Non si parla di virtuosismi fini a se stessi, capiamoci, ma di un'esecuzione opportuna ed estremamente pulita ed elegante, rapida e tecnica quando ci sta. Per quanto riguarda la parte vocale devo dire di non essere molto un fan di questo tipo di voci all'interno del Thrash, ma certo non si può dire che ci sia una qualche mancanza dal punto di vista canoro. Questione di gusti personali, semplicemente. Molto bene anche le percussioni, che a tratti diventano ben più intense e ci fanno apprezzare anche i lati più aggressivi del sound della band. Per quanto riguarda la scaletta mi sembrava opportuna, non mi è parso di ritrovare brani "fuori posto" o di pensare "questo sarebbe stato meglio in questa posizione". Piuttosto, penso che si sarebbero potuti togliere un paio di brani, magari più deboli rispetto agli altri, e rendere questo full più "compatto" e secondo me più valido. Ad esempio pezzi come Fallout o quelli con arpeggi e parti melodiche sono davvero da grande band, mentre in altri si arranca un po'. Un suggerimento che potrei dare alla band, almeno un parere personale, è di rendere i brani con parti melodiche, come ad esempio l'ultima "Eymerich", più musicali anche nelle loro parti più Thrash Metal in senso stretto. Per musicali non si intende più melodiche, più leggere o altre. Il Thrash Metal deve essere brutale! Per musicali intendono piuttosto "dotate di una propria linea melodica", "di una propria anima", come potevano essere tanti brani dei maestri del Thrash Metal ottantiano. E' qualcosa che secondo me gioverebbe non solo ai Kinetik, ma a tantissime band: sembra che terminato l'arpeggio e attaccato il riff brutale ci sia una sorta di sconnessione, mentre unire le parti sotto un'unica linea melodica molto spesso tirerebbe fuori dei capolavori. La band mi ha convinto anche molto dal punto di vista delle liriche, spesso interessanti sia dal punto di vista degli elementi di critica sociale, sia dal punto di vista storico, come abbiamo visto in "Eymerich". Spesso, specie per gruppi che non possiedono l'inglese come lingua madre, si scende nella banalità, mentre stavolta devo piacevolmente dire che non è stato il caso. Per quanto mi riguarda, dunque, felicissimo di aver scoperto questi Kinetik, e ringrazio Corrado e la Punishment per averli portati a noi! Concludo questa recensione parlandovi dell'artwork di questo album disegnato da Cosimo Fabrizzi. Il disegno, su uno sfondo di colore verde, ci mostra il nostro degradante pianeta dopo esplosioni nucleari e disastri ambientali. Di qui appunto il titolo del full, presente in colore giallo nella parte inferiore del disegno, "Critical Fallout". Giallo in quanto si collega al logo della band, per cui storicamente la band ha sempre preferito questo colore. Il disegno ci mostra una strada devastata, con ossa e teschi, e su di essa una bella automobile rossa fine anni '70 distrutta. Distrutta in quanto attaccata da creature mostruose frutto delle contaminazioni, ed è per questo che proprio dietro la vettura si ripara il protagonista del disegno, un soldato (o forse semplicemente un civile) in completo anti-contaminazione, con tanto di maschera antigas, che dal suo gigantesco e futuristico civile spara raggi laser. Davvero degna dei grandi maestri del disegno del genere questa cover! Bravi tutti, spero di ascoltare nuovamente questi Kinetik con un eventuale secondo album. A presto!

1) Out of the Shelter
2) Blood for Money
3) Dystopia
4) Greed
5) Revenge
6) Abyss of Humanity
7) Face Your Darkside
8) Conspiracy Theory
9) Warped
10) Fallout
11) Eymerich