KERNEL GENERATION
Human Awakening
2014 - Unsigned/Indipendent
NIMA TAYEBIAN
23/06/2014
Recensione
NOUMENO:"Nella filosofia di Platone, il noumeno (dal greco "nooumenon", noúmenon, participio presente medio-passivo di "noeo", "io penso, pondero, considero"; plurale: "nooumena", noumena) rappresenta una specie intelligibile o idea e indica tutto ciò che non può essere percepito nel mondo tangibile, ma a cui si può arrivare solo tramite il ragionamento. Il noumeno, come concetto, fonda l'idea di metafisica in Platone." e ancora,"Il noumeno compare anche nella filosofia di Immanuel Kant (dove è anche chiamato cosa in sé, in tedesco Ding an sich). In Kant il noumeno è un concetto dai caratteri problematici che si riferisce ad una realtà inconoscibile ed indescrivibile che, in qualche modo, si trova "al fondo" dei fenomeni che osserviamo, sullo sfondo, al di là dell’apparenza (di come cioè le cose ci appaiono). I termini 'noumeno' e 'cosa in sé' non sono in Kant perfettamente sovrapponibili: il noumeno è comunque una rappresentazione o idea della ragione, e come tale risiede nella mente umana; è il modo in cui il pensiero cerca di rappresentarsi ciò che va oltre la sua capacità di conoscere. La cosa in sé invece è ciò a cui il noumeno si riferisce: è la 'realtà' in quanto esterna alla mente del soggetto, ciò con cui per definizione non si può entrare in alcun rapporto se non tramite il pensiero poiché questo si pone al di là di ogni esperienza possibile." (da Wikipedia, l'Enciclopedia Libera). Perchè questa lunga, strana citazione che pesca a piene mani nell'ambito della filosofia? Domanda lecita. Il mio primo approccio con i cuneesi Kernel Generation, e in particolar modo con il loro Ep "Human Awakening", mi porta, spulciando tra le lyrics, ad imbattermi su tematiche ben precise, che in almeno un paio di occasioni (si veda in particolar modo la quarta track "Harbringer Of Doom") trattano dell' "attraversamento" tramite logica di realtà precostituite e preconfezionate. Si sa, la logica che risiede dietro il concetto di Noumeno porta ad indagare su cosa sia la realtà oltre la realtà, e, parlando in termini Kantiani, il noumeno sarebbe pertanto "matematizzazione" cerebrale al fine di strutturare il concetto di "cosa in se", che comunque risulta, essendo realtà aldifuori della ragione, assolutamente intellegibile. Più ottimisti sono i Kernel Generation, che lasciano intendere che tramite la forza della ragione è possibile arrivare ad una verità sostanziale e non rappresentativa, magari con esiti (come si evince dall'ultima traccia omonima) decisamente positivi. Ma forse, prima di andare oltre e perdermi in infinite digressioni sull'argomento, è meglio dare un breve saggio biografico sulla band in questione. Il progetto parte grazie agli sforzi dei cuneesi Paolo Luciano (chitarra/basso/ synth e programmazioni) e Mario Sanna (batteria), che dopo aver collaborato per anni in band metal locali decidono di mettere in piedi nel settembre 2013 un loro personalissimo progetto, i Kernel Generation per l'appunto. Il duo diviene un terzetto dall'aprile 2014, quando entra nell'enseble Matteo Verri (basso). Alimentati da un infinito amore per la musica e ispirati dai grandi maestri del genere thrash/death, in particolar modo quelli della scena old school (Megadeth/ Metallica/ Slayer/ Testament/ Overkill/ Death) e da altrettanti maestri della scena industrial/prog (Dream Theater / OSI / Porcupine Tree / Mastodon / Korn / Rammstein / Deftones) i "KERNEL GENERATION traducono in musica le sensazioni, le paure, i sogni, le disuguaglianze sociali, la violenza…ma anche l’umanità che caratterizza l’epoca “post-moderna” in cui stiamo vivendo, alternando sonorità molto aggressive ed avvolgenti derivanti dall’uso prevalente di chitarre a 7/8 corde ad altre più cupe, malinconiche e ipnotiche ottenute tramite l’utilizzo di strumenti elettronici che rivestono un ruolo fondamentale nella definizione del sound globale della band." (come suggeriscono gli stessi membri della band). I nostri arrivano a pubblicare il loro primo Ep, "Human Awakening" (oggetto di questa recensione) il maggio del 2014, florilegio di cinque brani di cui ben tre strumentali. L'Ep in questione rappresenta una sorta di anteprima del disco ufficiale, in uscita nel Marzo del 2015, che, a detta dei vari membri della band dovrebbe essere strutturato come un concept composto di dieci pezzi legati da un comune filo conduttore, ossia la profezia dei Maya del 2012, "un viaggio che attraversa l’esoterico, la cosmologia, tematiche ambientali e sociali…dall’apocalisse…alla rinascita della coscienza umana..". Detto ciò direi che è ora di immergerci nelle trame immaginifiche del qui presente extended play, tentando di sondarne gli anfratti più reconditi.
Spire ipnotiche serpeggiano dinnanzi a noi, un flusso avvolgente di suoni eterei, lattiginosi, torazinici, una danza di note che scivola e si fa strada in una fittizia stratosfera mentale volteggiando in un vortice narcotico. Siamo all'inizio del viaggio. La strada da percorrere viene illuminata dall'iniziale "Cosmogenesis" (Cosmogenesi), che dal titolo eloquente lascia trasparire "in fieri" una creazione, uno sbocciare di forme, uno smottamento e rimodellamento di oscillazioni mnemoniche dalle indubbie capacità psicotrope: musica per viaggiare, per ripercorrere a ritroso con la mente zone archetipe fatte di luci e ombre, oltre che colori impossibili da definire. Suoni distanti, spacey, ci danno il benvenuto nei primissimi secondi, ritagliati su evocativi effetti feedback. Una chitarra mesta inizia ad inanellare poche note sopra un immaginifico tappeto di synth. A un minuto e mezzo siamo trascinati nel bel mezzo di trame narcotizzanti impostate su un motivo ripetuto a loop, screziato da rasoiate elettroniche che appaiono e scompaiono come raggi gamma. Si genera un effetto maestoso: sembra, scortati dal titolo, di ritrovarsi nei primi momenti della creazione del cosmo, subito dopo l'esplosione dell'uovo primoridale, oltre il "tempo di Planck", e quindi successivamente all'inflazione cosmica, quando quark e gluoni iniziano a combinarsi in protoni e neutroni, quando i neutrini e i protoni iniziano ad aggregarsi tra loro nel processo di nucleosintesi per dare origine ai primi nuclei di deuterio ed elio. La cosmogenesi prende i connotati di un avvincente flusso sonoro, che attraverso un ipotetico viaggio ci incanala nel secondo brano del lotto, "Age Of Aquarius". Il titolo si riferisce all'era dell'Aquario, o Età dell'Aquario, uno dei dodici periodi (o eoni) sui quali alcune credenze di stampo esoterico si basano per dividere la storia del genere umano. Tra i teorici più celebri a cui dobbiamo la definizione delle caratteristiche principali troviamo Rudolf Steiner, padre dell'antroposofia. Ognuno di questi cosiddetti eoni ha una durata pressappoco di 2160 anni, mentre l'insieme delle ere (dodici nel complessivo) sfiora i 25920 anni. Tali ere sono calcolate in maniera esattamente contraria rispetto all'astrologia tradizionale: dunque, se normalmente troviamo l'Ariete come primo segno, seguito dal Toro etc, qui vediamo come pur partendo dall'Ariete, si continui con i Pesci, l'Aquario etc. Ogni era riflette le caratteristiche insite nella costellazione di cui fa parte, manifestandole a livello sociale, culturale, economico, etc. e considerando la lunghezza spropositata delle varie ere, gli effetti avrebbero luogo circa settant'anni dopo l'inizio di ogni specifica era. I calcoli ci dicono che dovremmo entrare nell'era dell' Aquario nel 2600, mentre pareri contrastanti sono ravvisabili da diversi teorici (in un libro intitolato "The Book of World Horoscopes", un certo Nicholas Campion ci delizia mettendo in campo fonti che spaziano dal 1447 (Terry MacKinnell) al 3621 (John Addey). Basilari, nella cosiddetta Era Dell'Acquario, sono la fratellanza, la solidarietà, la maggiore apertura mentale. Dunque un era di positivismo in tutto e per tutto. A.O.A si concretizza in uno strumentale pregno di potenza, maestoso e dotato di un non comune senso di evocatività. Un inizio indicativo illustra a grandi linee la possenza capace di animare il suddetto brano, con un rifferama compatto e roboante capace di viaggiare come un metallico apparecchio oltre i confini della cronosfera, tra le trame ipnotiche e sintetizzate del fondo. Si definisce un sound che potrebbe appartenere ad un parente prossimo di Vangelis, di cui conserva l'evocatività ma con un surplus di cromo che non guasta mai. Prima del minuto si stempera la carica roboante a favore di soluzioni più "lisergiche" , grazie a flussi sonori che iniziano a serpeggiare liberi nello spazio come astruse forme aliene vermiformi. Quasi al minuto e venti si reinserisce la chitarra, con un riff ancora più quadrato di quello introduttivo, granitico e dall'incedere imperioso, che ci porta all'acme del brano, imperniato su un evocativo solo guitar (dal minuto e cinquanta) che sembra ad un certo punto collidere come un asteroide nella nebulosa tracciata dallo sfondo intersecandosi ad essa. Sostanzialmente un autentico trip capace di catapultarci oltre i confini dello spazio mentale. Atterriamo così con la nostra immaginaria astronave nel tessuto cangiante della successiva "Welcome To Decadence" (Benvenuti nella Decadenza). A fare da contraltare ad uno sfondo livido ed indefinito una voce filtrata, robotica, deumanizzata, che ci trasporta gradualmente verso un estatico solo guitar. Oltrepassata la soglia del minuto l'assolo si scontra con un riff grasso e possente, a cui si addizionano suoni sintetizzati e alieni sullo sfondo. Presto tali sonorità iniziano ad avere una componente preponderante nella tessitura del brano donandole afflati postumani. Superata la soglia del quarto minuto le mantriche sonorità sintetiche sentite sino ad ora si incasellano in una componente più elettrica gestita attraverso un rifferama ruvido che sembra echeggiarne la struttura. La nenia ipnotica solleticata da tali note continua imperterrita sino alla fine del brano, nuova meta raggiunta in questo allucinato viaggio mentale. Il brano in questione è un "quasi strumentale" dato che come accennato nella parte iniziale è possibile cogliere una voce modificata e ultraumana. Una voce che abbozza poche parole di protesta contro la presuntissima “Luce” che i poteri forti cercano in tutti i modi di farci vedere come tale. E’ in realtà unicamente un riflesso, uno specchietto per le allodole con il quale i potenti cercano di coprire le loro nefandezze. Tanto è vero che si fa riferimento al “Nuovo Ordine Mondiale”, il “New Order”, dai complottisti considerato un gruppo di pochissimi “eletti”, per lo più pezzi grossi dell’alta finanza e della politica, che praticamente decidono sulle sorti dell’umanità. Da sempre. ("Quando quel che chiamiamo “Luce” alla fine controllerà il nostro pianeta, vi sarà solamente Oscurità./ L’ipocrisia è la regola: ignoranza, violenza, povertà, queste sono le conseguenze…/ Benvenuti nel Nuovo Ordine… benvenuti nella Decadenza… "). Note eteree si disperdono nell'aria, vagano libere attraversando senza difficoltà ogni cosa come sciami di neutrini. Siamo ai primi secondi della successiva "Harbingers Of Doom" (Presagi di Sventura). Presto poche voci filtrate si insinuano nella texture, prima che il brano si assesti su una mantrica litania. A un minuto e trenta un magma ribollente di suoni liquidi ci porta ad una strabordante tessitura chitarristica che presto confluisce in un riff grasso, pachidermico ripetuto per diverse volte. Verso i due minuti e quaranta subentra la voce, misteriosa e fredda che inizia a declamare liriche fatte di pessimismo e rassegnazione. Verso i quattro minuti e mezza un solo di gran pregio, prima del reinserimento delle vocals di Luciano. Finale affidato a intelaiature evocative di synth e chitarra, delicate e pregne di inenarrabile mestizia. Il testo del brano risulta abbastanza ambiguo : il protagonista sembra aver conosciuto un lato della vita che la maggior parte dei suoi contemporanei ignora, ovvero la Realtà dei fatti, una visione pessimistica dell’universo degna di Schopenhauer e filosofi simili. Tutti vivono cullati dal velo di Maya, credendo che le conquiste dell’umanità, la tecnologia ecc. siano in qualche modo delle salvezze, per tutti noi. Ma a conti fatti, siamo pupazzi in balia del destino, il male è sempre in agguato e pronto a bruciare le nostre ossa e ridurci in cenere, senza che ci sia nemmeno il bisogno del fatto che ne siamo consapevoli o meno. Quindi, il benessere è solo apparente. In realtà le nostre forze sono nulle, se paragonate a quelle di un concetto di “Male” molto particolare. I segni della decadenza accennata nel brano precedente ci sono tutti, ma nessuno li vede. Solo il protagonista lo fa, e per questo si considera certamente impaurito, ma anche motivato a combattere ("Tradito dal tempo, credo solo in me stesso./ Torno indietro e vedo impronte nella cenere./ Ossa bruciate, il Male ha ampliato il suo vantaggio./ Non mi sono mai sentito così, mai./ Non mi sono mai sentito così perso, mai prima d’ora./ Mai così incoraggiato, mai./ L’aria è tossica, è la vendetta di questo pianeta./ Io, un cavaliere errante, è quel che sono./ L’occhio di fuoco mi cerca, per quanto tempo ancora riuscirò ad essere libero?/ Non mi sono mai sentito così, mai./ Non mi sono mai sentito così perso, mai prima d’ora."). Un suono distorto di campana da il via alla title track, "Human Awakening" (Il Risveglio dell'Umanità), ultimo brano del lotto. Un suono destinato a ripetersi più e più volte, lentamente risucchiato da una spirale sonora a metà strada tra certe soluzioni dei Tangerine Dream e l'intreccio sintetizzato di "On The Run" (pezzo dei Pink Floyd incluso nel capolavoro "Dark Side Of The Moon"). Oltrepassato il minuto lo scenario si tinge di toni apocalittici, alimentato da sonorità possenti e in odore di giudizio finale. L'armageddon sembra essere alle porte, e ci sembra di poter intravedere gli angeli, armati di trombe a decretare la fine del tutto. Il rifferama si fa serrato, arrembante sino a trovare, in prossimità dei due minuti, maggiori spiragli di luce: i toni incalzanti, oltrepassati i due minuti e cinque, sembrano smorzarsi a favore di soluzioni più evocative. Un riff dal forte potere psicotropo, magniloquente quanto triste si ripete più volte sino a confluire per gradi in una struttura liquida e inumana. A questo punto si inserisce il vocalist, con voce dimessa, gemellato da una struttura di fondo basilare e funzionale. Un vigoroso giro di chitarra oltre i tre minuti e cinquanta funge da spartiacque per introdurre la successiva parte più dinamica ed aggressiva, nella quale anche la voce di Luciano sembra caricarsi di dosi aggiunte di vigore. Il brano prosegue sino alla fine in una strutturazione/destrutturazione sonora capace di rendere tali trame cangianti e del tutto esenti dalla trappola mortale della noia. Facile considerare questo brano conclusivo come l'apoteosi espressiva del disco in questione. A livello lirico ci troviamo di fronte ad una visione in chiave estremamente positivistica del futuro dell’umanità. Siamo attualmente persi nell’oscurità dell’ignoranza, ma facendo appello alla nostra forza interiore e alla voglia di cambiare le cose, il futuro potrà essere radioso per tutti noi. Sarà una battaglia durissima, ma l’odio morirà e verrà ridotto, da possente Maestro della razza umana, ad un qualcosa di strisciante e privo di poteri. Il futuro è nostro, abbiamo le chiavi per poterlo rendere migliore ("Nessuno può vivere se nessuno è capace di sognare./ Trasformiamo in passato umano questo sentiero di polvere!/ Aspettiamo il Sole del Domani, io vedrò brillare il Paradiso!/ Credo in una vita priva di tristezza, io vedrò brillare il Paradiso!/ Ma il tempo scivola sempre più veloce, e mi sento tradito, perché respiro sempre la stessa aria, tutti i giorni./ Dentro questa oscurità, scorre la vita, persa quanto non lo è mai stata. Tanti rimpianti nella mia mente,/ forse tutto questo è fuori dal mio controllo./ Il risveglio dell’umanità riflette la Luce eterna...").
Giungiamo così alla fine di questo viaggio. Un viaggio si breve ma dotato di innegabile fascino. L'extended play in questione risulta essere un pregevolissimo assaggio di quel che sarà il primo Lp dei Kernel Generation. Certo è ancora troppo presto per dare un giudizio definitivo, pertanto ci manteniamo con una certa cautela aspettando il 2015 per vedere se effettivamente quanto di buono c'è in questo Ep troverà modo di consolidarsi in un full length ancor più affascinante, se non addirittura esaltante. Le premesse sono senza alcun dubbio ottime, ma aspettiamo comunque curiosi di vedere cosa ci riserverà il futuro, incrociando naturalmente le dita e augurandoci che questo sia un ottimo inizio destinato a confluire in un futuro incredibile e ricco di sorprese. Bravi ragazzi!
1) Cosmogenesis
2) Age Of Aquarius
3) Welcome To Decadence
4) Harbingers Of Doom
5) Human Awakening