KATATONIA
Discouraged Ones
1998 - Avantgarde Music
FRANCESCO PASSANISI
08/06/2011
Recensione
Se mi dovessero chiedere un immagine che mostri idealmente i lati più oscuri dell'anima umana, e soprattutto quel lato malinconico che fa parte integrante di noi, non avrei dubbi sul fatto che mi basterebbe inserire nel mio lettore un cd dei Katatonia per evocare nella mente degli ascoltatori più sensibili bellissime fotografie in bianco e nero delle grigie atmosfere dell'animo umano. Iniziando come band Black/Doom Metal i Katatonia hanno poi rivoluzionato il proprio sound associandosi ad una corrente più vicina al Gothic Rock, ma riuscendo a mantenere quella splendida capacità evocativa che li ha contraddistinti fin dal primo album. Dopo la pubblicazione di "Brave Murder Day", cantato dal loro amico Mikael Akerfeldt vista l'impossibilità di Jonas Renkse di cantare nuovamente in growl ai livelli del primo album, ed un trionfale tour a supporto degli In the Woods... i Katatonia decidono di rivoluzionare il sound abbandonando l'estremismo dei primi album per concentrarsi su uno stile più leggero e vicino a band come Fields of the Nephilim e gli storici Cure.
Ed è proprio "Discouraged Ones" a rappresentare questo repentino cambio di rotta nella discografia dei Katatonia.
L'album inizia con "I Break" che subito ci mostra in pieno il nuovo sound dei Katatonia che si evolverà fino ad essere classificato come Dark Rock. Il cantato è pulito ma ugualmente evocativo e sofferto, le chitarre tessono un tappeto di riff semplici ma assolutamente efficaci nell'imbastire un'atmosfera grigia e sofferente e la solita batteria minimalista incornicia ottimamente questa atmosfera decadente rendendo il brano una freccia che arriva dritto al cuore dell'ascoltatore. "Stalemate" conferma la bellezza di questo nuovo sound e la sua evocatività mostrando un sapiente utilizzo dei cori (gestiti dal chitarrista Anders Nystrom e dal cantante degli Opeth Mikael Akerfeldt) e grande sapienza nell'utilizzo di tastiere e sintetizzatori che imbastiscono un'atmosfera che attanaglia l'animo dell'ascoltatore. Arriviamo a "Deadhouse" e qui dobbiamo toglierci il cappello di fronte ad un pezzo monumentale che alterna ottimamente intermezzi acustici di pregevole fattura ad intermezzi dove le ottime chitarre distorte di Nystrom e Norrman incorniciano una prestazione magistrale del buon Jonas Renkse, cantante dal timbro personalissimo che con la sua voce sofferta arriva dritto all'ascoltatore trascinandolo con se negli abissi della depressione.
Un bel riff di basso interrotto da un altrettanto bel riff di chitarra ci introduce la bella "Relention", che ci permette di notare l'ottima produzione curata dallo storico Tomas Skogsberg (produttore di Entombed, Dismember e altri mostri sacri della scena svedese) e l'attenzione riposta da Renkse ed Akerfeldt nella produzione delle vocals, elementi che donano all'album una profondità ed un sound impareggiabili. Il peso dell'ottima produzione si fa sentire anche in "Cold Ways", brano che si eleva a capolavoro dell'album grazie ad un ottimo songwriting supportato dal sound etereo delle chitarre che regala ancora più pennellate di grigio al fosco quadro che i Katatonia stanno dipingendo attraverso le loro note. Un bell'intro di chitarra ci regala "Gone", uno dei pezzi più lenti e cadenzati dell'album che mostra ancora una volta il lato più intimista della band di Stoccolma, in grado di mantenere un elevatissimo standard qualitativo nonostante un drastico cambio di sound. "Last Resort", l'ottava traccia, è un'altra bellissima serie di oscure pennellate sull'immaginaria tela che questo disco rappresenta, mostrando in pieno l'impareggiabile abilità dei Katatonia nel toccare le più oscure corde dell'animo umano con la loro musica.
Una chitarra elevatamente distorta ci introduce "Nerve", mid-tempo dall'andamento ossessivo, perfetto esempio di come un'attenta produzione aiuti la band a comunicare le proprie sensazioni attraverso i microfoni di uno studio di registrazione. L'undicesima traccia, "Saw you Drown", è un altro grande capolavoro. Le chitarre si intrecciano in un alternarsi di riff distorti ed eterei clean mentre la batteria di Jonas Renkse rifinisce il brano con un 4/4 minimalista ma che assolve la sua funzione con pregevoli risultati.
Un breve intermezzo strumentale, "Instrumental", ci aiuta ad entrare nella giusta atmosfera per ascoltare la bella "Distrust", pezzo finale dell'album che chiude ottimamente un intenso viaggio nelle zone più oscure dell'animo umano che lascerà sicuramente un segno nell'animo degli ascoltatori.
1) I Break
2) Stalemate
3) Deadhouse
4) Relention
5) Cold Ways
6) Gone
7) Last Resort
8) Nerve
9) Saw You Drown
10) Instrumental
11) Distrust