KATATONIA
Dead End Kings
2012 - Peaceville Records
FRANCESCO PASSANISI
19/08/2012
Recensione
Ci sono band che sento essere parte della mia vita come se fossero amici o conoscenze che abitano lontano e vedi poco, ascoltare un loro album vecchio è come ricordare i bei momenti passati assieme a questo amico, una chiaccherata particolare o un viaggio divertente. Il rito di andare a comprare il nuovo album in un negozio è un po' come andare a prendere questo amico all'aeroporto. Quali nuove storie avrà da raccontare? Quanti nuovi aneddoti? Sarà cambiato qualcosa o sarà rimasto la stessa persona di prima? I cambiamenti nei camaleontici Katatonia di certo non sono mai mancati. Dagli esordi Black/Doom di "Dance of December Souls" al Death/Doom più puro di "Brave Murder Day" fino al grandissimo cambiamento avvenuto con "Discouraged Ones", che spostò i binari dei Katatonia verso un Dark Rock atmosferico molto lontano dagli estremismi degli esordi, che gli permise un ulteriore vena di sperimentazione lungo tutti gli album di questa seconda fase della storia della band svedese, tranne forse per "Night is the New Day", album bellissimo ma molto simile al precedente e meraviglioso "The Great Cold Distance". Con queste premesse, la curiosità di sentire quali novità si nascondessero in "Dead End Kings", il loro nono studio-album, si fondeva alla paura di una delusione, di trovare il nostro amico troppo cambiato o troppo poco a ben 3 anni di distanza dall'ultima volta che lo abbiamo sentito.
Con questo umore al limite della bipolarità inserisco il cd nel lettore e aspetto quei pochi secondi che permettono alla testina di allinearsi al punto giusto per iniziare a riprodurre la magia inscritta in questo supporto. Bastano gli stessi pochi secondi per permettere alle orchestrazioni (novità già integrata, un pò macchinosamente, in "Night is the new Day") e alla suadente voce di Jonas Renkse che costituiscono l'intro dell'opener "The Parting" di rapirmi completamente, mentre il resto della band ci saluta brevemente con una sfuriata di chitarre, basso e batteria per poi tornare dietro alle quinte per un intermezzo che vede protagonista un Renkse da oscar accompagnato dall'ottima batteria e da una massiccia dose di pianoforte ed orchestrazioni che risultano il perfetto contorno per il sound dei Katatonia prima di ripartire con la stessa sfuriata precedentemente ascoltata. Prima che la struttura Verse-Chorus-Verse-Chorus cominci a diventare noiosa, ci pensa il geniale Anders Nystrom ad inserirsi nel sound con un arpeggio melodico che si incastra perfettamente nell'intermezzo introducendo nuovamente il chorus rendendo il pezzo dinamico e geniale. Le prime battute di "The One You Are Looking for is Not Here" ci introducono la seconda novità del disco, ovvero la bella voce di Silje Wergeland (Nuova cantante dei The Gathering) che duetta con Renkse mostrandoci la ritrovata voglia di sperimentare che sembrava essere venuta meno dopo il successo di "The Great Cold Distance", album nel quale il quintetto svedese sembrava aver trovato la formula perfetta. A supportare il duetto armonizzato di queste due voci così diverse eppure complementari l'una all'altra ci pensa la coppia di asce formata da Per "Sodomizer" Eriksson e Anders "Blakkheim" Nystrom con una lenta ed ipnotica ritmica in palm muting quasi continua e degli arpeggi che si intrecciano attorno alla traccia guadagnando e perdendo importanza nel sound mentre Daniel Liljekvist e Niklas Sandin ci regalano un accompagnamento perfetto, tecnico e dinamico ma senza diventare noioso snaturando il pezzo o perdendone il mood malinconico che permea ogni pezzo dei Katatonia. Come nel naturale fluire di un fiume, "The One You Are Looking for is Not Here" si collega direttamente alla terza traccia "Hypnone" dove ritroviamo nuovamente il pianoforte e le tastiere di Frank Default, geniale musicista svedese che inizia ad assumere sempre più importanza nel sound della band fungendo da perfetta cornice per le chitarre il cui suono si attesta su frequenze medio/alte avvicinandosi un pò al Post-Rock ma senza perdere incisività ed importanza nel sound complessivo del disco ma permettendo a basso e batteria di guadagnare spazio per mostrarci i perfetti arrangiamenti ritmici che lambiscono quasi il Progressive. "The Racing Heart" inizia come una ballad pianoforte, synth e voce prima che le chitarre inizino la loro danza con basso e batteria aggiungendo quella squisita atmosfera di pura malinconia che i Katatonia sono magicamente riusciti a mantenere intatta lungo nove album e che qui si sfoga in un pezzo che si avvicina al meraviglioso sound di una band storica come i Cure. "Buildings" riporta in alto i Bpm con chitarre dal riffaggio che riesce a essere ritmico e melodico allo stesso tempo, come se avessimo un pugile che ci prende a pugni da un lato ma dall'altra fossimo accarezzati dalla dolce mano della nostra donna. L'unione di questi due estremi rende questa quinta traccia una delle migliori del lotto, mostrandoci quanto i Katatonia abbiano lavorato in sede di songwriting ed arrangiamento e mettendo in risalto come questo gruppo riesca a reinventarsi in meglio in ogni album. Un crescendo musicale e di emozioni ci attende in "Leech", traccia dove a reggere i giochi sono le splendide tastiere di Frank Default e l'ottima voce di Jonas Renkse che ci portano ad accumulare una malinconia che trova il suo naturale sfogo nell'intermezzo dove emergono prepotentemente le chitarre distorte che danno sfogo ai pensieri più neri e depressivi. "Dead End Kings" è infatti un grande viaggio in quegli oscuri corridoi della mente che percorriamo quando siamo depressi e dai quali non sembra esserci uscita ma anche una dimostrazione di orgoglio per la capacità di trovare uno sfogo proprio in quella magia sonora chiamata musica. Con "Ambitions" c'è il serissimo rischio che le lacrime inizino a bagnare gli occhi degli ascoltatori più sensibili. Renkse ci strappa il cuore con un testo illuminante sulle ambizioni fallite e i sogni infranti di un giovane uomo ma soprattutto, riesce a strapparci il cuore con la sua particolarissima voce poco tecnica ma in grado di regalarci interpretazioni molto sentite che creano un punto d'incontro con l'ascoltatore. Jonas Renkse non è un semplice cantante, ma un amico molto sensibile ed un pò troppo sfortunato che si sfoga un po' raccontandoci quello che gli succede donando alle sue canzoni un respiro intimista inimitabile, come succede anche in "Undo you", pezzo che crea un'atmosfera intima e tranquilla che mette in mostra la perfetta produzione ad opera della band e dell'ottimo mixaggio di David Castillo, già allievo e collaboratore di Jens Bogren e che adesso si sta facendo un nome con i suoi Ghostward Studios. "Lethean" è forse il vero capolavoro dell'album, l'inimitabile dark metal dei Katatonia qui si esprime al massimo del suo potenziale unendo l'atmosfericità del gothic rock di band come Cure e Fields of Nephilim all'immediatezza e all'energia del Metal aggiungendogli quella punta di progressive (soprattutto nella ritmica della batteria) che rende il sound della band inimitabile e molto personale, con una menzione d'onore per il geniale Anders Nystrom che in questo pezzo ci regala un assolo di bellezza impressionante mostrandosi un chitarrista con la "C" maiuscola. "First Prayer" si mette in evidenza per un meraviglioso ritornello e per il lungo finale atmosferico che non mancherà di tempestarci di brividi lungo la spina dorsale accompagnando l'ipnotica voce di un Renkse che migliora ad ogni album. Il termine di questa lunga chiaccherata viene affidata alla schizofrenica "Dead Letters" che alterna continuamente intermezzi di devastante Metal a sezioni più atmosferiche chiudendo perfettamente un album che celebra alla grande il ritorno dei Katatonia sulle scene.
Mentre le ultime note di "Dead Letters" scivolano via, mi sembra di essere in piedi di fronte all'aeroporto a salutare il volo che porta di nuovo lontano "l'amico Katatonia". Beh, caro amico, sei cresciuto e sei cambiato nuovamente in meglio, non vedo l'ora di rivederti!
1) The Parting
2) The One You Are Looking
for Is Not Here
3) Hypnone
4) The Racing Heart
5) Buildings
6) Leech
7) Ambitions
8) Undo You
9) Lethean
10) First Prayer
11) Dead Letters