IN MALICE'S WAKE

Light upon the Wicked

2015 - Punishment 18 Records

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
08/01/2016
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione recensione

La fine del 2015 vede la pubblicazione di "Light upon the Wicked" (Punishment 18 Records), che racchiude i nuovi pezzi degli In Malice's Wake, gruppo già entrato nelle nostre pagine. Il gruppo, australiano, è portato avanti principalmente da Shaun e Mark Farrugia, rispettivamente cantante/chitarrista e batterista; ad essi per questo album si aggiungono nuovi membri (non presenti nel precedente album recensito nel nostro sito, "The Thrashening" del 2011), si tratta di Karl Watterson al basso e Leigh Bartley alla chitarra solista. Abbiamo già potuto notare che lo stile del gruppo riprende molto gruppi quali Testament e Sodom, quello che si può anticipare immediatamente è che l'album che stiamo per ascoltare (così pure come il suo predecessore) ha uno stile molto simile a "The Formation of Damnation" (2008) dei Testament, così simile che sembra fatto apposta! Va detto che, passati 3 anni dal precedente album, ci si sarebbe aspettati un cambio di sound, mentre probabilmente l'attesa è stata causata dal cambio di formazione e dall'attività live, molto cara al gruppo; sta di fatto che il precedente album (autoprodotto) ha fatto conoscere il gruppo ben oltre i confini australiani, facendolo arrivare anche all'italiana Punishment 18 Records che ha deciso di puntare su di loro e su questo album di cui stiamo parlando. Il pacchetto grafico riprende l'immaginario evocato nell'album precedente: c'è un cambiamento di logo che rimane invariato nella struttura principale ma ne esce semplificato e con tratti più squadrati e geometrici, anche con un accenno di effetto tridimensionale (personalmente preferisco il precedente, ma si tratta di gusti!) e più cura per la simmetria, resta invariata anche l'idea dell'ombra che si intravede nella zona centrale del logo. La copertina ci mostra quello che potrebbe essere un inferno dantesco: si vedono delle schiere di dannati in un paesaggio sotterraneo, desolato, fatto di nuda roccia e nodosi alberi dai rami secchi e spogli, in alto a destra proviene una luce, da fessure che riprendono l'immagine di un teschio, fatta di spiriti con delle forme scheletriche, che sembrano scagliarsi come dei fulmini sulle figure umane, terrorizzate, che si trovano nude e flagellate in basso. L'artwork di Nick Keller vuole effettivamente rappresentare l'oscurità infernale da un punto di vista biblico, in questo inferno la luce, lo vediamo, porta ulteriore strazio ai dannati. L'intero album sembra incentrato su tematiche che ruotano attorno alla religione, presa come spunto per concentrarsi sulla condizione umana, che forniranno degli spunti per qualche approfondimento interessante.

Onward Human Suffering

Passiamo subito all'ascolto di "Onward Human Suffering" (Oltre la sofferenza umana), un'introduzione fatta di vibrazioni gravi, sulle quali presto si inseriscono inquietanti rumori che stanno a metà tra dei violini striduli e dei suoni da horror paranormale. Con questa introduzione il gruppo fa entrare lentamente l'ascoltatore nel mondo dell'oltretomba, i suoni spettrali che escono fuori lo fanno con una forte dinamica - avvicinandosi ed allontanandosi velocemente - in un contesto caotico. Dopo una scarica elettrica si impone la chitarra, tagliente, acuta, melodica; una lentezza da Doom che fa pensare ad una marcia epica. La chitarra viene sovra incisa in una tonalità decisamente più bassa, è un'intro imponente alla quale si aggiunge un lento stacco di batteria che presto si lascia andare ad una furiosa scarica di tom e cassa; questo spinge la chitarra a trovare un ritmo più veloce e quindi si stabilisce in un riffing da Thrash massiccio, non senza qualche influenza Death, mentre la batteria potrebbe stare tranquillamente in un pezzo Black visto il blast di cassa che non accenna a fermarsi. Suoni acuti, glaciali, produzione pulita, poi è la volta di una serie di plettrate serrate, c'è molto ritmo e la batteria riesce a seguirlo pur mantenendo il blast di cassa che tempesta di colpi al rullante in un assolo continuo. Variazioni alla chitarra ed il pezzo si va incisivo per poi lasciare spazio a qualche melodia finale, con uno stacco che spalanca le porte al successivo brano che ne è una continuazione.

Bear the Cross

"Bear the Cross" (Portiamo la croce) infatti esplode già nel meglio, con un riff ritmato accompagnato da piatti frenetici ed inframezzato di esplosioni sonore; stacco e quindi parte un blast di cassa con un rullante che pesta fisso. Le chitarre ci vanno pesante con plettrate alternate taglienti, la parte poi si doppia e diventa più acuta creando intrecci di melodie, questa parte è al limite del Black Metal, considerando anche il blast di cassa. C'è ritmo ed aggressività quando interviene la voce, una voce sporca che segue uno stile Thrashcore, con qualche sfumatura Death, e si avvicina molto allo stile dei Testament più duri (così come tutto l'album del resto), anche nelle metriche. Continue scariche di batteria, poi salta fuori una parta che è un susseguirsi di cori incisivi e stoppati, si riprende con un accenno di assolo che resta semplicemente una tagliente chitarra solitaria che aumenta la violenza prima di passare ad un ritornello che è un botta e risposta tra una voce bassa (quasi growl) ed una più simile a quella iniziale; in questo pezzo la musica si distende e rallenta. Altra scarica furiosa, si riesce a trovare spazio per il basso che è sempre presente ma mai molto distinto, si limita ad ingrossare il suono, ecco che riprende la strofa con cassa e basso che creano un muro sonoro sul quale si abbattono due chitarre affilate ed acute, veloci nella plettrata, gli strumenti vanno all'unisono nel ritmo creando stoppate improvvise che alzano l'attenzione. Poi il sound cala e lascia più spazio alla chitarra ritmica, che si evolve in un fischio e poi lascia spazio al ritornello accompagnato da un tribale di batteria fatto di pelli basse; il finale si prolunga e lascia spazio ad una marcia al rullante, scariche di colpi e poi una parte più complessa di chitarra che sfocia in un assolo da Progressive Death/Thrash, che continua a lungo in modo da rendere chiare le capacità tecniche di Bartley, la parte che segue è ancora più aggressiva ed è fatta di cori violenti ed insistenti cui seguono delle parti chitarristiche da Black Metal, con plettrate alternate veloci e distorte, seppur melodiche, che rappresentano i momenti più originali del gruppo. Il testo non poteva parlare d'altro che della Passione, si parla di una violenza continua in cui le differenze alimentano l'odio e si uccide in nome della guerra; sono come i chiodi conficcati nelle mani di un disgraziato. Si tramandano da vecchio a giovane le lezioni di questo mondo amaro, scritte nel libro del sangue, sotto la croce c'è la figura di un uomo, un chiodo per mano e spine sulla fronte, c'è collera, una lancia nel fianco e viene crocifisso. Prosegue nel ritornello dicendo che noi che portiamo la croce in un cammino nero, senza pietà nella vita, abbiamo il sangue nelle nostre mani, sangue di innocenti in una spirale di barbarie come un serpente che si morde la coda. E' un circolo inarrestabile in cui i deboli vengono schiacciati sotto i piedi dei forti, nel nome della guerra, mentre lacrime scorrono dagli occhi dell'uomo. Non se ne parla proprio di porgere l'altra guancia, è un insegnamento per deboli, la violenza va inflitta e non solo subita a questo mondo, perché è così che vanno le cose. Dopo tre giorni l'uomo viene calato dalla croce, distrutto dall'odio, dalla morte, dalla sofferenza; non c'è nessun miracolo, solo un'illusione alimentata da false speranze. In questo testo si descrive l'orrore della guerra con tutte le sue contraddizioni, eppure si descrive come un dato di fatto incontrovertibile, la croce è quindi un fardello che tutti quanti ci troviamo sulle spalle, ma è un qualcosa che dobbiamo scrollarci di dosso combattendo e non la dobbiamo affatto accettare. Questo perché in un siffatto mondo non c'è spazio per i deboli, che vengono travolti e calpestati, ed ogni pia illusione di una ricompensa per le sofferenze patite è soltanto una vana speranza dei deboli. Un testo che ci proietta in un mondo fatto di sofferenze e violenza.

In Darkness

Così si passa a "In Darkness" (Nell'oscurità), le chitarre sono insieme sin dall'inizio, le dita scorrono sul manico, una serie di stoppate e poi ne esce un riff più tipicamente Thrash, in effetti anche la batteria tiene un rullante veloce e cassa senza sfociare nel blast, gli accenti sulle chitarre all'unisono ricordano ancora una volta i Testament. Il pezzo si arricchisce di melodie e quindi appare una voce che è altrettanto sporca ma abbastanza più acuta rispetto a quella che abbiamo sentito nel brano precedente, lo stile vocale è più grezzo e d'impatto, anche se poi coi cori si torna a quell'influenza Hardcore che veicola anche il Death. Ecco che il pezzo varia e si fa più melodico alle chitarre, la componente bassa del sound, data da basso e cassa, prende spesso il sopravvento e si fa massiccia nei tempi forti, la voce si alleggerisce un po' e questo rende ancor meglio il contrasto coi cori che sono più pesanti e quasi in growl (altro elemento molto simile ai Testament). Le chitarre snocciolano riff dal sapore Thrash, cavalcate furiose, inseguimenti ritmici fatti di scariche di plettrate cui si accompagnano melodie, la voce è un continuo botta e risposta con numerose sovraincisioni di voci più melodiche e più aggressive. Nella fase centrale il pezzo rimane sui tempi medi, continui crescendo di intensità dati da tempi tribali ed accordi lenti, la chitarra viene lasciata solitaria e quindi c'è una potente voce che prolunga tutta la cattiveria e prepara la pista per l'ennesimo assalto sonoro. Segue un ritornello in stile Thrash, veloce e con un retrogusto Megadeth, la seconda fase infatti è strapiena di virtuosismi con un lontano sentore di neoclassico, un'esecuzione pulitissima che ci mostra il lato meno pesante di Bartley, il pezzo allora si fa melodico e le chitarre continuano a dialogare mentre la batteria innesca la devastazione accompagnata da una voce non proprio convincente che cerca di imitare un growl. Il finale sembra quasi Heavy e si conclude in grande stile. Un pezzo che ci mostra il lato più Thrash del gruppo, ma anche più derivativo, l'assolo è uno dei pochi elementi che conferisce al pezzo l'originalità. Il testo torna al periodo prima dell'era dell'oscurità, nasce per uccidere l'immobilità, per uccidere tutti. Si parla della creazione, delle prime impronte sulla sabbia e subito dopo il pensiero e di conseguenza il peccato (originale?) e tutti tremeranno. Quindi il cielo si infuoca della furia divina, scorrono fiumi di sangue, lamento - all'alba dell'odio - ed il paradiso è perduto. Il fuoco infiamma, c'è una pioggia di carne umana, un bianco lampo di annientamento in una violenza senza sosta. Inizia il processo per il quale si danno allo stesso dio migliaia di nomi e si inizia ad uccidersi l'un l'altro per guadagnare il suo favore, così sia! L'alba dell'odio, dalla quale si inizia a seminare terrore nel nome di dio, gli uomini abiteranno per sempre la Terra nell'oscurità e lontani dal paradiso in cui prima dimoravano. Poi una frase che ci ricorda che siamo definiti dalle nostre stesse azioni e che la storia la scrivono le mani insanguinate dei vincitori, che cantano lodi e si gloriano delle proprie virtù senza rendersi conto che queste sono solo vuote menzogne. La terra è sotto il giogo dell'uomo, le nere ali del dio uomo si sono spiegate e sta per iniziare un'era di terrore fatta di massacri, dall'inizio fino alla terribile fine. Un testo molto originale: c'è la creazione, il peccato della conoscenza e quindi la nascita del male che - in questo caso - non è portata dall'orgoglio e dalla malizia di Lucifero ma è l'uomo stesso il Male supremo (un chiaro riferimento nel definirlo dio con le ali nere).

Light upon the Wicked

Il prossimo pezzo è "Light upon the Wicked" (Luce sui cattivi), che è anche il titolo dell'album, il cui testo quindi merita un approfondimento per capirne le intenzioni. Il crepuscolo nelle ere del male, le creazioni dell'oscurità che è la vera natura dell'uomo fatto ad immagine di dio ma dipinto di peccato. Ecco che, ancora una volta, si parla dell'umanità come una divinità a se stante che si contrappone, in modo malvagio, al proprio creatore. C'è un'infinita fame di massacro e versamento di sangue, un'ossessione morbosa per guerra ed omicidio, nel nome di un dio in cui credere o morire. Inginocchiarsi di fronte ad un'effigie, oppressione attraverso la paura, versare il sangue dei miscredenti ed annerire le punte delle lance. Quindi viene diretta una fredda luce sui malvagi, alcuni ne soffriranno altri no, ma tutti verranno annientati da essa; le preghiere sono inutili perché niente è sacro, il vento urla. Questi adoratori strisciano sulle loro pance, si prostrano, pregano in tutte le lingue davanti alla croce per la quale uccidono, sono stati schiavizzate da storie, da prediche di bugie tratte da una realtà dei fatti distorta, una perversione di ciò che è divino, un'inversione demoniaca ed omicida. Ma adesso la luce giunge dal cielo per ripulire la terra dell'infinita ipocrisia, lo stesso narratore è uomo ed ammette di parlare per mezzo di una lingua biforcuta, non ci saranno più urla all'alba. In questo testo si racconta meglio ciò che è rappresentato in copertina: ossia il momento in cui la luce raggiunge l'umanità e purifica il mondo della sua presenza. Nella copertina si tratta di uno spazio cavernoso (che sia un riferimento al noto mito della caverna di Platone? Poco probabile ma pur sempre molto compatibile come immaginario) e si vedono appunto le figure umane prostrate, supplicanti e straziate dal dolore. L'inizio del pezzo si avvale di frequenze basse e pelli che pestano pesante, accordi lenti e cadenzati, poi una chitarra si lancia in taglienti melodie mentre un rullante scandisce una marcia che carica le aspettative; poi si passa al blast e la melodia di chitarra si tinge di Black, altre variazioni e stacchi esplosivi, poi il pezzo assume di nuovo i contorni del Thrash, sporcato di nero, una specie di growl si prolunga e poi si alternano sfuriate black a stacchi Thrash, ecco che si ripresenta la voce in un assalto bestiale che alterna con dei cori, subito dopo un brevissimo assolo tra una strofa e l'altra. Stacchi di rullante e cassa, chitarra in solitaria ed ecco che parte un'altra fase strumentale all'insegna del Thrash d'impatto, le componenti Black sono evidenti nonostante i cori.La commistione tra Thrash e Black riesce molto bene, dà aggressività a tutto, la voce si sporca molto e si avvicina ad uno scream mentre il coro si avvicina al growl, ancora una serie di strofe aggressive. Dopo la fase centrale la struttura del pezzo si ripete, c'è aggressività ed il motivo principale resta in mente, sono molte le digressioni strumentali che mettono in mostra le abilità dei chitarristi ma, in questo pezzo, rischiano di allentare troppo la presa sull'ascoltatore perché si ripetono identiche per troppi riff. Poi parte un assolo melodico molto interessante, che sa di Death melodico, questa volta opera di Farrugia (non particolarmente tecnico ma pur sempre ricorda qualcosa degli Arch Enemy), si riprende con una strofa che viene seguita da una serie di assoli alla batteria. Un pezzo che convince molto, ma a tratti.

From Beyond

Si passa a "From Beyond" (Dall'al di là), l'inizio è una stoppata con una chitarra che si scatena immediatamente, serie di stoppate con rullante e quindi il sound è pervaso da una chitarra che fischia e si lancia subito in un solo dal virtuosismo Heavy Metal, quindi impazza subito il coro ed il pezzo è più tipicamente Thrash. Le tempistiche sono da Thrash/Death e qui si avvertono ancor meglio le influenze Hardcore, quindi oltre ai Testament viene da pensare ai Darkane, anche perché le scelte corali non giocano solo sul ritmo, ma spesso anche sulla melodia. Lo stile è più scanzonato, c'è un tupa tupa continuo alla batteria, vari stop'n'go e poi metriche tipiche del Thrash dei Testament infarcite di una voce che non convince completamente, anche per via delle molte sovraincisioni che la impastano troppo. Il pezzo in questione è molto meno convincente rispetto agli altri, meno fresco, manca totalmente delle influenze Black che davano quel tocco di originalità ai precedenti: in questo caso infatti la batteria non è esplosiva e le chitarre possono esprimersi in modo limitato, ricorrendo spesso ad accordi lenti o, al massimo, a ripartenze veloci. La voce, invece, occupa maggior parte del pezzo con la propria presenza: è una lunga serie di botta e risposta tra voce solista, su tonalità medie, e coro spesso più grave e composto da almeno tre voci. Un lavoro che cerca di "acchiappare" ma non ce la fa, perché il Thrash acchiappone alla Pantera sembra essere molto lontano dalle corde dei nostri che sanno essere più fantasiosi in ambiti più melodici con influenze Black. Queste influenze riemergono nel secondo assolo del pezzo, a plettrate veloci e melodiche, molto disteso e largo nell'esecuzione, mentre la batteria pesta senza sosta, poi l'assolo si trasforma in un tecnicismo da Heavy Metal e la voce diventa un coro che inneggia possente, il finale convince di più perché le chitarre impazziscono mentre la batteria si dà da fare con velocità. Poche idee realizzate bene insomma: si capisce che stiamo ascoltando musicisti di mestiere, che comunque consegnano un pezzo ben confezionato ma meno convincente rispetto agli altri. Gli assoli di Bartley sono gli elementi che salvano il pezzo ed offrono ottimi spunti. Il testo tratta di una presenza che si cela nel silenzio della notte, si siede lontano dalla luce ed aspetta nell'ombra. E' un terrore silenzioso che chiama il suo nome nell'oscurità, quindi gli si gela il cuore dalla paura, trema, ora l'essere emerge con grande velocità e quindi arriva gridando. Poi il testo ci dice di non piangere per i ciechi, perché sono benedetti per il fatto che non hanno dovuto assistere a ciò cui ha assistito lui; stessa cosa dicasi per coloro che sono dipartiti, perché non sentiranno la terribile voce che sta ascoltando lui, che lo tormenta sempre. Sente il proprio essere svanire, lotta con le unghie pur di mantenere un minimo di controllo, cercano di cancellare tutto ciò che è ma lui si sforza di non ascoltare quelle voci. Infine questi esseri malevoli ottengono ciò che vogliono e riescono a trascinarlo nel nero, ossessionandolo con l'omicidio e la morte. Questi demoni, che abbiamo visto essere gli uomini stessi, riescono a trascinare anche il protagonista nella loro ossessione per la guerra e la violenza, riescono a privarlo della sua personalità e renderlo parte della loro follia.

Hear the Howls

Segue "Hear the Howls" (Senti le urla), con un inizio dalle influenze Death, un martellante tribale di cassa, variazioni Thrash/Death alle chitarre, che ripetono una melodia orecchiabile per poi diventare plettrate serrate incalzate dal ritmo sempre più veloce della batteria che si trasforma in un blast, poi si arresta e lascia sola la chitarra. Riprende il pezzo a ritmo pieno con la chitarra a piena velocità ed un rullante che pesta tosto, ancora una volta il pezzo inizia con un growl prolungato che dà la carica, ancora una volta influenze alla Testament sulla metrica ed anche sul timbro vocale, segue una parte di coro che rinforza il finale della strofa. Il sound è pesante, il gruppo carico, ancora una volta la batteria è spesso al centro dell'attenzione con blast che passano da cassa a rullante, la voce si esprime spesso in un coro violento e quindi arriva il momento di un solo di chitarra in stile Thrash, che viene presto doppiato per aggiungere altre veloci melodie acute, senza aspettare un secondo riprende la strofa che continua a pestare con violenza. L'assalto si protrae, c'è violenza in abbondanza e le chitarre sono molto accattivanti nelle melodie acute, i cori sono forse troppo pieni di voci. Ecco che arriva una variazione melodica che rallenta e distende il sound, lo stile ha influenze Black che poi prendono un pulsante ritmo Death, un bel momento cui segue una bella scarica di Blast sulla quale pesta un rullante impietoso. Poi un assolo di chitarra riprende il tema principale del pezzo per poi svilupparlo con delle plettrate veloci e melodiche, ci sono fischi e bending vari, il finale è un crescendo acuto, graffiato e con molta personalità, l'assolo va avanti mentre il volume scende ed il pezzo si conclude in modo molto bello. Un brano un po' povero di idee, a momenti alterni: le fasi strumentali sono eccelse, i cori abbastanza noiosi e statici. Il testo prosegue il racconto dei luoghi della dannazione, parla di un percorso impregnato del sangue dei bambini - gli innocenti che pagano spesso il prezzo più alto nelle guerre - e durante questo percorso coloro che erano già morti fissano i nuovi arrivati, con volti glaciali, e li giudicano. Le mani degli uomini che arrivano a questo mondo sono coperte della morte altrui, causata per odio e voglia di sangue, si lavano nel sangue dei caduti e godono della morte altrui. Si incolpano l'un l'altro, puntano il dito, cercano di giustificare l'omicidio; ma i morti si trovano ad affrontare delle voci che li tormentano, la mente si distrugge in mezzo a tutte quelle bugie. Adesso coloro che sono morti ingiustamente pretendono vendetta, le anime dei caduti si accaniscono contro i loro carnefici e riprendono ciò che è stato ingiustamente tolto loro; quindi i morti urlano feroci (nella copertina in effetti vediamo delle forme spettrali che si gettano contro i nuovi arrivati che conservano ancora la sofferente forma umana). In questo testo gli umani, da morti ingiustamente, acquisiscono una consapevolezza che li rende capaci di giudicare meglio il significato dell'esistenza e quindi riconoscere la menzogna nella società che alimenta la guerra scaricando ad altri la colpa.

Annihilation Frost

"Annihilation Frost" (Il gelo dell'annientamento) ha un testo che prende ispirazione da un sermone, contenuto nelle lettere ai romani, nel quale si chiede di credere in Dio con tutte le forze, di non fare affidamento alla propria razionalità ma di seguire il cuore ed avere fede e dunque viaggiare, per le nazioni, a fare proseliti, battezzando i nuovi discepoli nel nome dello Spirito Santo. Essendo testimoni della pietà divina si offra a lui il proprio stesso corpo in sacrificio, è questo l'atto spirituale del culto e va fatto in nome di Dio. Insomma con questo sermone si esorta a fare discepoli e si chiede ad essi di votarsi anima e corpo a questa fede, che affrontare con razionalità non poterebbe ad alcun risultato ma va vissuta solamente seguendo il proprio cuore e testimoniando la bontà divina alla quale possiamo ricambiare offrendo il nostro stesso corpo in sacrificio, come il suo Figlio ha fatto per noi. Nel testo però c'è una lettura meno gioiosa, si parla di fedeli che pregano all'altare della violenza sul quale scorre sempre sangue di innocenti, le offerte votive sono coloro che sono stati massacrati in ragione di questa violenza frutto di menti devastate dalle bugie. Le bandiere di pace prendono fuoco, ci sono occhi spenti che riflettono la luce, occhi di uomini morti a terra. Il messaggio della guerra è recitato nel cuore, nulla è sacro ed ogni vita si può prendere; insomma in questo testo si offre una lettura cruenta del sermone, ed in effetti - a pensarci bene - in nome della stessa evangelizzazione dei popoli sono stati compiuti massacri immensi. Si uccidono i fratelli con qualsiasi scusa, sanguinano a terra, si spezzano e muoiono nella chiesa della violenza. Si parla dell'immobilità glaciale, nella quale si sentono sussurri come di un'eco della morte, come spiriti, presto anche questi sussurri svaniranno e rimarrà solamente il nulla, il gelo dell'annientamento. Siamo solamente gli schiavi dell'odio, conclude il testo, gli strumenti della guerra, cerchiamo la salvezza ma afferriamo solo la morte; la vita umana viene privata di ogni valore, ci si deve solo inginocchiare e pregare alla chiesa della violenza. Anche in questo pezzo c'è uno stacco iniziale, con raffiche di colpi alle pelli, seguito da un riff dalla plettrata veloce e molto ritmata. Il rullante la fa da padrone, con uno sfondo di cassa feroce, le chitarre dialogano e poi si scatena la voce che lavora meglio in queste tonalità medie, risponde un coro da Death Metal, poi ancora la voce solista che scandisce una nuova strofa e quindi un coro quasi da stadio, in stile Hardcore tradizionale, il ritornello menziona il titolo del pezzo ed è secco e diretto. Altra sfuriata Thrash accompagnata da un blast di cassa fisso che poi si trasforma in brevi raffiche mirate sulla ripetizione della strofa, un pezzo feroce e diretto, funziona e coinvolge molto, si stacca dallo stile prevalentemente melodico ed offre un'ottima variante agli ascolti già effettuati. Nella fase centrale lo stile è dannatamente Thrash e ci sono dei dialoghi tra le chitarre, si riprende con la strofa, il tempo è medio, poi uno stacco e parte una lunga sfilza di assoli: inizia Bartley e risponde Farrugia e viceversa, il primo solo è melodico ed introduttivo, poi ce n'è un altro più veloce e tecnico, la risposta regge il confronto e rincara la dose. Un'epica sfida di solo che farà gasare tutti i thrashers più esigenti, si risolve in un pareggio, si riprende con una strofa che non lascia scampo, poi dei passaggi strumentali e secchi colpi di timpano, infine una litania recita il sermone, nemmeno un attimo di tregua ed il pezzo finisce con la stessa brutalità con la quale è cominciato. Decisamente uno dei migliori pezzi dell'album, ricorda anche qualcosa dei Megadeth più incazzosi.

A Sign of the Times

Andiamo avanti con "A Sign of the Times" (Un segno dei tempi), le dita scorrono sul manico della chitarra ed inizia un tempo lento, scandito da cassa e piatti, si prepara un pezzo più calmo ed atmosferico. La batteria si fa sentire di più sulle pelli ed aumenta l'intensità, la scelta del dialogo tra chitarra e basso non è molto fortunata, quasi dissonante, poi parte un bel riff più vivace e comunque non carica troppo il sound, la voce non si fa attendere troppo e mantiene lo stile del precedente brano. Rispondono i fedeli e puntuali cori, ormai prevedibili nel rispondere ad ogni strofa, la parte strumentale è decisamente più interessante, in questo ruolo le influenze Death si fanno sentire nel terzinato (ricordano i migliori Witchery). Il passaggio da pezzo calmo a pezzo tirato convince davvero pochissimo, così come convince poco la parte calma iniziale che sembra messa a forza, il passaggio non è davvero fluido. In ogni caso, giunti alla fase centrale, il pezzo mostra di voler giocare molto su questo secondo riff, che viene variato più volte e prosegue a lungo fino ad arrivare ad un punto in cui una specie di scream si prolunga e lancia una nuova fase strumentale. La batteria così si può esprimere, poi tornano le voci, accordi aperti e quindi altri cori che si alternano alla melodia che poi prende più ritmo e continua imperterrita. Ecco che parte il primo assolo, prima lento e minore, poi in un crescendo, quindi interviene una strofa che offre una variazione Black, ed infatti non manca il coro in scream. Si lancia un nuovo assalto strumentale con stoppata e quindi parte un nuovo assolo, subito in velocità, con aspetti più melodici e vicini al Death più progressivo e virtuoso, il fischio finale è la ciliegina. Si torna al pestaggio strumentale, il basso pulsa frenetico, altra raffica di rullate e quindi stoppata finale. Pezzo con qualche lacuna, gli assoli e la fase strumentale di mezzo salvano un po' la situazione, ma l'impalcatura generale traballa. Il testo mostra la stessa fretta, più breve e con meno riferimenti rispetto agli altri: si parla della sofferenza nel capire ciò che siamo davvero, i creatori dell'immondizia, coloro che rovinano tutto. Le lacrime vanno risparmiate per i soli morti perché questo mondo è sordo al nostro pianto, godiamo delle spoglie del peccato, i miti non erediteranno nulla (riprende il noto sermone secondo cui "the meek shall inherit the earth", ossia i miti erediteranno la terra, inteso quello dei cieli). L'odio è la voce dell'uomo, che urla canti di morte, questo è un segno dei tempi: rovine dai mari fino al cielo, torri di oscurità sparse in lungo ed in largo, si riverisce il modo di vivere del nostro tempo che è vuoto e cieco. L'innocenza è persa (altro punto in comune col mito della Caduta di Lucifero) ed ora l'uomo vive solamente di abitudini e bugie, di un culto cieco e privo di motivo. Poi il pezzo si conclude dicendo che poniamo fiducia nella preghiera, in un dio che dimentica una vita intera di peccati ed assolve in punto di morte, ma nessuna preghiera può cancellare ciò che è stato fatto: nonostante l'assoluzione un assassino rimane tale. Un testo breve ma, va detto, non le manda a dire e raggiunge subito il punto. Questo brano segna un passaggio importante in cui si smette di discutere della faccenda utilizzando la metafora delle sofferenze in un mondo metafisico, ma si arriva subito al dunque e si parla del presente nella chiave più vicina alla nostra immediata realtà.

Indoctrinator

"Indoctrinator" (Indottrinatore) ha un testo che riprende a parlare della religione, infatti si parla del puzzo della disperazione ed il dolore che riempie l'aria, così attirando dei lupi famelici che non si presenteranno certamente come tali, alcuni offriranno il paradiso, altri carne vergine, altri racconteranno storie sull'inferno: il culto ha molte facce. Il ministero della bugia, l'indottrinatore che vorrebbe che gettassimo via tutte le cose che non portano a Dio vivendo una vita in ginocchio; in tutto questo, nonostante gli uomini sono nati tutti uguali ed hanno lo stesso sangue, questa fede ci impone di credere che alcuni uomini sono santi ed hanno il potere, altri invece sono solamente miseri fedeli che devono piegarsi. Nessuno in realtà nasce peccatore, poi si chiede come mai ai neonati si lavino via i peccati (col battesimo) e si risponde dicendo che vogliono instillare la paura del peccato sin dai primi giorni di vita di una persona. Sono persone che conoscono i nostri segreti più nascosti - forse c'è un riferimento alla confessione - e quando ci si rende conto di quanto influisce sulla nostra vita il loro giudizio è ormai troppo tardi, perché siamo già stati presi al loro amo e non c'è più modo di liberarsi. I falsi sorrisi dei fedeli non giungono mai all'occhio, ed ingannano bene, mentre ripetono i loro dogmi, anche perché le bugie più difficili da digerire sono quelle che diciamo a noi stessi. In questo testo si tratta chiaramente dei sacerdoti ed altri prelati che, a vario titolo, diffondono il credo: secondo questa interpretazione i sacerdoti godono del potere (sia anche morale) che deriva loro dal ruolo svolto e si innalzano rispetto ai semplici fedeli, peccatori, e se ne approfittano per alimentare una religione fondata sul peccato (pensiero anche di Nietzsche del resto), sul senso di colpa. Il pezzo inizia con delle immediate influenze Death che poi lasciano spazio ad un Thrash decisamente ritmato, le chitarre svolgono il lavoro principale con una serie di stoppate ed una metrica che fa pensare ad influenze Hardcore. La voce accompagna la chitarra e risulta più acuta rispetto agli altri pezzi, il ritornello ha qualcosa di Black, fattore accentuato dal blast di cassa e plettrata molto veloce, con una voce che si avvicina di più allo scream per poi passare ad un coro Hardcore per il ritornello. Questo cambiare sempre influenze, anche nello stesso riff, è un dato che aumenta notevolmente la qualità del pezzo, lo rende più complesso, vario e divertente da seguire. Plettrate lente, accordi nei quali ci si prende più tempo prima di lanciare un assolo preceduto da fischio che va avanti tra note acute fischiando e graffiando, poi altri passaggi con tocchi Hardcore che fanno pensare ai Darkane. Altri cori dopo il ritornello e quindi si ripete la strofa più lenta, con una batteria in primo piano che ci va pesante. Si va avanti con diversi scambi strumentali, con chitarre che emergono e poi tornano indietro, altro assolo che si presenta come prevalentemente melodico, lo stile è decisamente Thrash e quando sembra fermarsi ha altre cartucce da sparare e sono note che si susseguono in modo fluido in un virtuosismo che ad un certo punto sa di Rock o Heavy Metal, si cambia tempo e si passa ad un ritmo sincopato, la batteria fa un ottimo lavoro a spostare gli accenti stravolgendo tutto ogni minuto. Si torna alla bestialità con la voce che si alterna a cori violenti, quindi si conclude con un riff massiccio alla chitarra accompagnato da un blast di cassa. In questo pezzo il gruppo mostra il lato più Hardcore.

The Halls of the Damned

Arriviamo quindi a "The Halls of the Damned" (Le sale dei dannati), che si presenta con una serie di stoppate che sfocia in una scarica di rullante che prepara l'ingresso di una strofa bella pesante dalle influenze Deathcore. La strofa è accattivante e molto ritmata, si sente anche il lato Testament più duro del gruppo nel bridge, le parti si susseguono velocemente e si arriva ad un punto in cui si rallenta ma si accentua di più il ritmo, con scariche di clast mirate, i cori adesso sono quasi sempre scream in chiave Deathcore. Parte un assolo con uno stile vagamente mediorientale che non fa altro che aumentare la validità di questo album, aggiungendo altri spunti, la strofa riprende tra una tempesta di pelli e chitarre affilate che continuano ad essere taglienti. Ancora la parte che ricorda troppo i Testament, poi tempi pieni di stoppate, voce e coro sono all'unisono per diversi passaggi violenti in cui si eseguono plettrate alternate, si ripete quasi invariata la parte chitarristica mediorientale. La batteria viene lasciata quasi sola a giocare sui piatti, poi si sentono fischi lontani di chitarra, alcune stoppate e poi una chitarra solitaria scandisce un ritmo quasi in sordina, che continua invariato per molti giri mentre il basso riesce ad emergere, poi un'esplosione di sound e quindi si sentono dei rumori spettrali, accompagnati da lenti accordi, si riprende la parte melodica con entrambe le chitarre che intrecciano le loro inquietanti melodie e la batteria che si fa sentire sempre di più fino ad arrivare ad un blast di rullante che continua fino alla fine del pezzo. In questo caso il brano consta di pochi riff, tirati avanti più a lungo del solito, ha un valore più atmosferico visto che le parti che si ripetono più spesso e più a lungo sono proprio quelle strumentali e meno esplosive. Scorre in modo piacevole ma non ci sono punti particolarmente alti, oltre il passaggio mediorientale. Il testo descrive un luogo senza nome, in uno spazio rimosso dal tempo, fatto di angoscia sotto un cielo crudele. Un posto eterno dove i morti vengono a marcire, si tratta dell'inferno fatto di fiamme e tormenti, il posto in cui tutti arriveranno. In questo luogo c'è la sofferenza eterna e le sue mura sono impregnate delle grida di dolore, ogni ora in questo posto sembra essere diecimila anni, dicono che in questo posto entrano i peccatori e gli infedeli, ma ci sono tantissime via per entrarci, tantissime vie per deviare dal cammino della luce e quindi arrivare all'inferno è scontato.

Conclusioni

Si conclude così un bell'album. L'influenza dei Testament è un dato pesante ma, in questo album, è meno accentuata rispetto ai precedenti: sì, ci sono riff e metriche che praticamente gridano Testament, ma tutto sommato c'è anche molto altro con influenze Black ed Hardcore che offre numerosi spunti verso direzioni alternative. La batteria ne esce davvero a testa alta, con una prestazione importante, le chitarre mantengono livelli alti con picchi molto interessanti e virtuosi, specie la battaglia di assoli che farà piacere ai thrashers appassionati di virtuosismi alla chitarra, il basso è messo abbastanza in ombra non solo per questioni di volume ma anche perché sono davvero poche le parti in cui non segue passo passo un altro strumento, e la batteria è onnipresente. La voce ne esce abbastanza male: è sommersa dai cori, fatti da molte voci e spesso diverse anche, ci sono dei punti in cui spicca di più, ma nella quasi totalità esegue delle parti che poi vengono riprese dal coro, oppure direttamente assieme al coro e comunque non mostra molta fantasia nelle metriche. Un ruolo molto importante, nell'economia dell'album, è rivestito dai testi: si tratta di un concept molto pieno di significato. Tutte le tematiche ruotano attorno alla religione, si inizia con un mito della Caduta in cui è l'uomo stesso ad essere Lucifero, poi si procede raccontando di come l'uomo - con questa religione distorta e fatta di bugie - arriva a giustificare la propria sete di sangue e di massacro; col tempo si crea una religione organizzata da una casta sacerdotale avida che continua a tenere piegati i fedeli. In un mondo del genere l'uomo è circondato da bugie travestite da precetti morali, viene ingannato al punto che quando se ne accorge ormai è troppo tardi, è tutto il sistema ad essere corrotto da queste menzogne. In tutti i testi l'al di là è un concetto che torna spesso, è un luogo in cui avviene la punizione ma anche il posto nel quale si regolano tutti gli altri conti: emblematico il passaggio in cui gli spiriti dei massacrati si vendicano dei loro carnefici infliggendo loro supplizi. I testi ci offrono una visione cruda ma matura del fenomeno religioso, non si tratta di gettare fango e ribellarsi, viene offerta un'analisi che - la si condivida o meno - è frutto di riflessioni profonde. Importante anche il passaggio sul peccato, sul battesimo dei neonati che non potrebbero aver commesso dei peccati, oppure anche il passaggio che dice di come il perdono raggiunga anche gli assassini che si pentono in punto di morte, dopo una vita di nefandezze; un perdono che comunque non cancella tutto il male compiuto da queste persone. La copertina rappresenta tutta l'angoscia e la sofferenza che si descrivono nei testi, la presenta in un momento di oscurità della condizione umana in cui la luce, che annienta l'uomo, è l'unico spiraglio di purezza esistente: le creature umane sono degli esseri patetici e vili, dediti al massacro ed alla distruzione del mondo in cui si trovano e quindi l'unica soluzione è distruggerli con una luce purificatrice. Ne esce fuori un album decisamente buono, sul quale di tanto in tanto pesa il fatto di essere troppo derivativi o poco fantasiosi nelle soluzioni adottate. Il terzo album di un gruppo che si mostra in crescita ma che ha tutte le carte in regola per farci sperare in qualcosa di più personale al prossimo lavoro.

1) Onward Human Suffering
2) Bear the Cross
3) In Darkness
4) Light upon the Wicked
5) From Beyond
6) Hear the Howls
7) Annihilation Frost
8) A Sign of the Times
9) Indoctrinator
10) The Halls of the Damned
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