IMMORTAL

Immortal

1991 - Listenable Records

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
07/09/2015
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Introduzione recensione

Con questa recensione trattiamo il primissimo esordio nel mercato degli Immortal con l'omonimo EP pubblicato dalla Listenable Records nel 1991 (a volte ci si riferisce a questo lavoro chiamandolo "Unholy Forces of Evil", ma il nome ufficiale è "Immortal"). Ancora erano lontani di qualche anno gli avvenimenti che sconvolsero la scena Black Metal norvegese dell'inner circle, molti dei quali si compiranno in concomitanza con l'uscita del primo album (e per questo motivo vi rimando a quella recensione per un approfondimento in merito). In questo esordio possiamo vedere un gruppo, decisamente derivativo, che viveva sotto l'ala protettrice dei Mayhem, persino il logo ritratto in copertina è eloquente in tal senso, visto che riprende lo stile: possiamo vedere un semplicissimo sfondo tutto nero col logo che occupa tutta la copertina rappresentando i classici stereotipi del periodo. La storia vuole, infatti, che sia stato proprio Euronymous dei Mayhem a far entrare Abbath nel circolo del Black Metal, Abbath a sua volta (per un destino beffardo) farà entrare nello stesso circolo Varg che poi ucciderà Euronymous; ma ancora questi fatti non erano avvenuti, la scena Black Metal prosperava senza scandali eclatanti e si assisteva alla nascita di molti gruppi. Pur essendo legati alla scena dell'inner circle, c'è da dire che gli Immortal non furono coinvolti nei reati che riguardavano, ad esempio, l'incendio delle chiese: ereditarono dalla scena lo stile musicale e le tematiche (solo per un brevissimo arco di tempo) ma non presero parte agli episodi delittuosi ed estremi.  Il logo è tutta un'accozzaglia di simboli: croce inversa, pentacolo, filo spinato, artigli del demonio e chi più ne ha più ne metta! Rappresenta al meglio l'irruenza e l'entusiasmo giovanile del gruppo, ma anche il carattere di "militanza" associato allo stesso far parte di quella cerchia che suona Black Metal. La formazione è la stessa che realizzerà l'album d'esordio ed è composta da Abbath al basso e alla voce; Demonaz alla chitarra e Gerhard Herfindal (Armagedda) alla batteria. I pezzi che compongono questo EP sono poi confluiti nell'album d'esordio, mentre il brano di introduzione ne è diventato il titolo. Questo lavoro di fatto è un biglietto da visita per il gruppo, che successivamente otterrà un contratto dalla Osmose Productions per la realizzazione dell'album, l'anno successivo nel quale, come anticipato, confluiranno tutti questi pezzi riregistrati ed eseguiti con più attenzione, contestualizzati in una tracklist che darà i primi segnali di una voglia di distinguersi dalla massa.

Diabolical Fullmoon Mysticism

L'EP comincia con "Diabolical Fullmoon Mysticism" (Misticismo diabolico della luna piena), una introduzione in stile dungeon ambient, colpi di timpano, una nota bassa che crea atmosfera, colpi di bacchette, poi una tastiera sinistra ed uno scream malevolo. Questa parte diventerà l'introduzione del primo pezzo dell'album. Si tratta di quaranta secondi, la produzione segue la linea scarna dettata dalla tradizione del genere in cui risalta molto l'eco della voce, mentre le note della tastiera sono monotone e scarne, l'intento non è melodico ma piuttosto disturbante.

Unholy Forces of Evil

 Dopo questi quaranta secondi si collega immediatamente il pezzo successivo. "Unholy Forces of Evil" (Empie forze del male), è di fatto il primo brano, inizia con caotici riff zanzarosi, alla chitarra acuta si oppone un basso oscuro e non molto distorto (quasi pulito in effetti), la batteria che passa spesso sui timpani e predilige ritmi tribali e battaglieri. La voce abusa del riverbero ed ogni parte viene proposta in un coro in cui c'è un'altra voce più acuta e distante, l'effetto che ne viene fuori è demoniaco e trasmette la malvagità, stessa cosa avviene con la melodia disturbante della strofa in cui c'è un tempo più lento e ritmato, con una litania di tastiere e tutti gli strumenti che vanno all'unisono con gli stessi accenti. Il ritmo è trascinante, c'è sicuramente l'attitudine aggressiva ma ogni parte è un po' troppo impastata. Una variazione in cui la stessa voce demoniaca canta in modo più libero, sempre con la stessa eco acuta, il pezzo procede con lo stesso riff e poi il sound si apre con degli accordi lunghi che poi lasciano spazio alla batteria che accelera e porta ad un riff più rabbioso con interventi vocali precisi. Colpisce la carica trasmessa dalla voce, i colpi di timpano e giochi sui piatti; dopo della metà il pezzo prende di nuovo vita con delle cadenze grintose. Si torna alla strofa cantilenante, nel caos delle chitarre si rintraccia comodamente la melodia dissonante che è anche accentuata dalla dinamica della parte strumentale e della voce. Dopo c'è una variazione che riprende quanto già ascoltato e descritto prima, la batteria accelera nuovamente ed il rullante pesta forte mentre la voce continua a cantare minacciosa, senza preoccuparsi di seguire precisamente il tempo, dei colpi di rullante e piatti mostrano che il segnale andava in picco e quindi il risultato è distorto. Un finale che arriva di colpo ancora nel bel mezzo del caos. Il testo riprende, anch'esso, l'immaginario classico del genere proiettandoci in un mondo di fiamme infernali, fiumi rossi di sangue: il narratore attraversa questo mondo di empia oscurità e caldo infernale, venti solari gli bruciano gli occhi (come siamo lontani dal gelo che diverrà simbolo del gruppo!) per raggiungere il centro della terra dove risiede il male, i demoni e le anime nere. Qui si trovano le empie forze del male, in un luogo in cui si compiono sacrifici vecchi quanto la terra, tagliando la carne ancora viva, poi ci sono dei riferimenti ad un circolo rituale i cui componenti attendono, in un silenzio oscuro, i segni della morte; ricevono i poteri cerimoniali, una capra viene battezzata nel fuoco, gli adepti danzano in cerchio. Ora attendono il segnale dei corni, migliaia di nuvole nere in tempesta, ci sono rituali nordici blasfemi ed il pentagramma brucia, i cultisti della morte si bagnano nel massacro, mentre le candele dei diavoli bruciano, nei cieli oscuri fluttuano i venti delle anime del pentagramma verso le luci della morte in cui attende la stella del nord. Questo testo è tutto una serie di citazioni, anche piuttosto immature, di stereotipi sul satanismo.

The Cold Winds of Funeral Frost

 Il pezzo di chiusura, "The Cold Winds of Funeral Frost" (I freddi venti del gelo funereo), verrà inserito, come il precedente, nell'album. Ha un avvio cadenzato, con ritmo guerresco, la produzione è sporca e mette in risalto caos e violenza della proposta, il basso spicca perché è uno dei pochi elementi puliti. La voce, se vogliamo, è ancora più caotica di quella del pezzo precedente, il coro di riverbero è ancora più accentuato, tutta la registrazione è demoniaca: fatta di urla malvagie. Il pezzo viene scandito dai rintocchi malvagi del basso, la voce sfoggia risate ed urla diaboliche, poi un passaggio strumentale che mette in risalto le doti della chitarra che continua ad essere acuta e molto distorta. Si riprende con la strofa, mentre il ritmo cadenzato resta sempre lo stesso, questa volta la batteria è monotona, fatta eccezione per dei colpi sui timpani che arrivano distorti. La parte vocale si fa confusa e le parole sembrano biascicate, stoppate veloci alla chitarra, altre urla indemoniate ed il pezzo prende velocità col rullante. Poi arriva una parte in cui la chitarra distorta resta sola, inizia poi un blast feroce e la chitarra si dà alla pazza gioia con delle parti veloci ed assassine, tutto sfuma lentamente fino alla conclusione del brano. Il pezzo, suonato così, non è molto premiato dalla produzione e non lascia un'ottima impressione: dà il senso di essere immaturo e comunque mostra un gruppo con una certa grinta ma che ancora non ha trovato la dimensione ideale. Riprende quelli che sono gli schemi del genere e la personalità del gruppo si mostra nel voler fare qualcosa di guerresco con un pizzico (il minimo) di melodia diabolica. L'uso del riverbero è eccessivo e non valorizza quella che è la potenzialità enorme che ha l'espressione dello scream di Abbath. Il testo passa al freddo glaciale (dopo che il precedente aveva ben altre temperature) e ci racconta dell'isola di Thule (isola immaginaria che si potrebbe comunque identificare con l'Islanda) ci sono le desolazioni fredde sulle quali sta una luna rosso sangue, il narratore vi abita nelle montagne della pazzia, un luogo dove le ombre invernali non vengono mai toccate da nessuno. Qui marcia, nella nebbia blu del male, attraverso le oscure vallate del nord ove soffiano solo venti funerei che spazzano nella sussurrante oscurità e gli gelano gli occhi. Riesce a sentire solo questi sette venti che soffiano, passando l'eternità, che aveva cercato, in questo luogo desolato; il suo spirito è per l'oscurità e la sua anima nera è per Satana. Con questo testo inizia a crearsi un'associazione freddo/malvagità che farà la fortuna dei testi degli Immortal.

Conclusioni

In questo primo EP le potenzialità del gruppo sono appena percettibili, anche perché il trio preferisce seguire quelli che sono gli schemi comuni del genere al periodo, si affida a dei gruppi portanti della scena e segue il loro percorso. Inizia a slacciarsi però allorquando crea delle cantilene melodiche ma anche, lo abbiamo visto, parlando di un male che deriva dal freddo glaciale. I testi di Demonaz, col tempo, diventeranno il marchio del gruppo, così come lo stile musicale che riesce ad associare all'alta velocità una linea melodica ben distinguibile; per adesso nemmeno l'ambientazione è tanto chiara perché in un testo siamo al centro della Terra con un calore infernale mentre nell'altro siamo ricoperti e circondati del gelo che, successivamente, diverrà il tema principale dei testi. Possiamo affermare che il primo testo è decisamente più canonico e derivativo, si ispira agli altri testi del genere e ricalca quelli che sono gli stereotipi; saranno poi le tematiche nordiche di Bathory ed i testi introspettivi di Burzum ad ispirare il salto a qualcosa di diverso. Ancora tutti questi tratti sono vaghi e riusciamo a sentire solamente un gruppo carico di entusiasmo alle prese col primo EP nel quale vuole riversare tutto l'odio e l'aggressività del Black Metal. I problemi di questo EP sono la produzione, poco all'altezza che in alcuni punti va troppo in distorsione, e la voce che è eccessivamente effettata, tanto da sembrare un coro continuo. I punti positivi, ce ne sono diversi, sono rappresentati dalle potenzialità che emergono molto bene nel voler fare un qualcosa che sia malefico e melodico allo stesso tempo (seppure con melodie dissonanti) e sul fatto di cercare di creare parti ad alta velocità senza abusare della plettrata alternata, ma con variazioni che usano tante altre tecniche chitarristiche. Il gruppo vuole presentarsi come un trio guerresco, spesso ci sono tempi di marcia ed il filo spinato nel logo suggerisce che le tematiche guerriere ispirano i musicisti; eppure nella musica si riescono a scorgere dei passaggi che leggermente si distaccano dalla tradizione, pur facendone parte, per come vengono utilizzati nell'economia generale del pezzo. Vedremo che il futuro della band farà invece leva su altre caratteristiche, innovative, che invece danno risalto al lato melodico del Black Metal pur non rinunciando alla sua intrinseca cattiveria. I brani hanno una durata standard e sono composti di riff che si ripetono più volte, siamo ancora lontani dall'originalità con decine di variazioni che caratterizzerà i lavori più avanzati del gruppo. La valutazione, indubbiamente poco generosa, tiene conto di tanti aspetti che includono la qualità della produzione, la mancanza di originalità fatta eccezione per alcune parti e l'esecuzione poco pulita in generale: dall'ascolto si capisce che stiamo avendo a che fare con dei musicisti che, alle prime armi, hanno messo su una band e vogliono fare qualcosa di violento, ci riescono e tirano fuori un lavoro che rispetta i canoni e le aspettative del tempo, ma senza strafare e senza distinguersi. Questo esordio ci fa capire come possa maturare un gruppo che crede e continua a credere in ciò che fa, ma sa anche metterlo in discussione per rinnovarlo di volta in volta, questa maturazione è seguita ad un processo di rottura col passato, molto ambizioso e rischioso, che ha portato nuova linfa vitale al Black Metal del gruppo che in futuro trarrà ispirazioni anche in America.

1) Diabolical Fullmoon Mysticism
2) Unholy Forces of Evil
3) The Cold Winds of Funeral Frost
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