IMMORTAL

Diabolical Fullmoon Mysticism

1992 - Osmose Productions

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
20/05/2015
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione recensione

Siamo nella fredda Norvegia dei primissimi anni novanta, l'amicizia tra Olve Eikemo (Abbath Doom Occulta) e Harald Nævdal (Demonaz Doom Occulta) porta alla nascita di una nuova realtà che prende il nome di Immortal. Nel primo demo (del 1991) i due, assieme a Jørn Inge Tunsberg e Gerhard Herfindal, hanno uno stile che si ispira molto ai lavori dei Morbid Angel e quindi propone un Death Metal molto grezzo; la storia vuole che poi fu Øystein Aarseth (Euronymous) - che al tempo era già un artista affermato nella scena di riferimento con i Mayhem - a portare Abbath al Black Metal, quest'ultimo, invece, ebbe il merito di portarvi Varg Vikernes che poi si sarebbe unito ai Mayhem fino al momento dell'omicidio che ha sconvolto il Black Metal: com'è noto Varg Vikernes ucciderà Euronymous nel 1993 (sul movente ci sono diverse teorie che non approfondiremo in questa sede). E' un momento piuttosto travagliato per la scena Black Metal norvegese quello in cui, nell'anno 1992 gli Immortal pubblicano "Diabolical Fullmoon Mysticism" in formato CD con la Osmose Productions; un periodo caratterizzato da una scena dedita all'incendio di chiese ed altre azioni violente in cui il Black Metal assume i toni di una militanza di carattere quasi fanatico/religioso. La band vuole fare un Black Metal fortemente influenzato dai Mayhem ma anche da altre realtà quali i Celtic Frost e Bathory, è composta da: Abbath al basso e alla voce; Demonaz alla chitarra e Gerhard Herfindal (Armagedda) alla batteria, per il quale sarà l'unica apparizione negli album degli Immortal ma continuerà ad aiutare i due artisti nei progetti Demonaz e I. La copertina ci mostra i tre membri della band, in posa su uno sfondo che consiste in una struttura di mattoni in rovina, Abbath sputa fuoco; questa arte spettacolare, quanto pericolosa, dello sputa fuoco si ottiene riempiendo un quarto della bocca con liquido infiammabile (derivato dal petrolio e quindi potenzialmente mortale se ingerito) occludendo la faringe con la lingua, poi si sputa soffiando forte in modo da  nebulizzare il più possibile l'emissione, a quel punto la fiamma di una torcia, posizionata a circa 10 cm dalla bocca, innescherà la combustione creando la fiamma spettacolare. La spettacolarità della foto consiste nel fatto che la luce dell'immagine deriva proprio dalla fiamma effetto del gioco - uno dei più rischiosi numeri di giocoleria che comportano la manipolazione delle fiamme - e lo scatto ha saputo cogliere l'istante. Sulla grafica possiamo notare il logo della band, in pieno stile Black Metal old school e molto influenzato dai Mayhem, ed il titolo dell'album in un improbabile arancione spento. Circa il logo Demonaz ha successivamente dichiarato "What is there to say... The logo was made several years ago, when we were much more "satanic" and anti-Christian. And since we are not Christians, we stick with it." (Che dire? Il logo è stato fatto molti anni fa, quando eravamo molto più "satanici" ed anti-Cristiani. E visto che non siamo Cristiani, ce lo teniamo ancora); lo stesso spiega anche che già in occasione del primo album "I didn't want to do religious or political lyrics. I didn't want to write lyrics about Satan. I wanted the lyrics and music to work together to create an atmosphere." (Non volevo fare testi religiosi o politici. Non volevo scrivere testi su Satana. Volevo che testi e musica lavorassero insieme per creare un'atmosfera). Abbath proporrà il numero di sputa fuoco anche ai concerti e questo particolare rappresenta come il suo scopo non fosse la militanza o il fanatismo satanico ma, piuttosto, una sincera esigenza artistica ed una spiccata vocazione all'intrattenimento: ad ulteriore testimonianza di ciò ci sono i testi della band, dei quali abbiamo anticipato qualcosa, scritti interamente da Demonaz, nel primo album ci sono alcuni piccoli riferimenti al satanismo, quasi obbligatori considerando il contesto, eppure l'intento principale non è un attacco alla Chiesa ma piuttosto quello di creare uno scenario in cui ambientare la loro musica.

Intro

Siamo dunque pronti ad iniziare l'ascolto con "Intro" che mette subito le cose in chiaro: possiamo sentire un rumore ambientale del vento gelido, dei rantoli in distanza, poi un inaspettato arpeggio di chitarra classica (ecco che si fa vedere l'influenza Bathory), sul quale poi si avvicendano dei sussurri rochi dal tono mistico ed adorante, l'atmosfera è intrisa di cattiveria e di Male, sembra di trovarsi nel bel mezzo di un rituale oscuro. E' piacevole apprezzare la qualità dell'arpeggio di chitarra, sia per la melodia proposta, che cambia spesso accordo e si evolve, sia per il fatto che è registrata abbastanza bene nonostante la proposta generale sia piuttosto raw. Il brano è strumentale e le voci emettono suoni inarticolati e senza significato, è un'introduzione che prospetta qualcosa di molto malvagio e ci cala nell'atmosfera che caratterizzerà l'intero album presentando anche, col vento gelido, l'ambientazione della Norvegia più incontaminata e pagana.

The Call of the Wintermoon

"The Call of the Wintermoon" (Il richiamo della Luna-invernale) chiarisce immediatamente che si tratta di un album Black Metal aggressivo, dal suono grezzo e dall'impatto assicurato: la batteria è un continuo martellare sul rullante mentre la chitarra, molto distorta, si muove velocemente, il basso gonfia il sound ma si stacca poco dalla chitarra e piuttosto ne forma un tutt'uno. Le chitarre sono due e dialogano ad altezze diverse, il riff cambia e diventa una cavalcata cadenzata mentre la batteria sta dietro a tutto questo concedendosi numerosi stacchi. La voce è un acuto in scream, straziante e malevolo, lo stile vocale è pressoché identico a quello di Varg Vikernes che, col suo progetto Burzum, nello stesso anno pubblica l'omonimo album d'esordio (un anno di esordi celebri per il Black Metal). Il riff cambia, la chitarra ha uno stile notevole, la voce è una nuova esplosione di rabbia e sofferente malvagità; una parte in cui la chitarra viene lasciata da sola, poi uno stacco di batteria e riprende la cavalcata riproposta con una variazione. Lo stile chitarristico non propone la classica plettrata alternata che caratterizza il Black Metal, ma è una serie di accordi veloci e furiosi. Inizia la parte cantata ed il riff rimane stabile, la voce è un'aggressione acuta e cattiva, una demoniaca aggressione con degli acuti dal riverbero vincente; il riff cambia, diventa cadenzato e si fanno sentire delle influenze alla Celtic Frost che, con qualcosa di Death Metal che rimane nelle mani di Demonaz, fa nascere un riff stoppato e cadenzato: con sonorità Black Metal ma con un andamento inaudito nel genere, sempre fatto di accordi veloci, cadenzati, stoppati. La voce segue la struttura osservando delle dinamiche che accentuano le parti per mezzo di pause sapienti. Le pause, ad effetto, sono protagoniste. Poi un assolo da Thrash Black primordiale, acuto e stridulo, sullo stesso assolo si inserisce la voce che continua ad aggredire, il risultato è un misto tra Thrash e Black primordiale, successivamente il pezzo rallenta, poi la batteria indugia sul rullante creando una sorta di marcia militare. Si tratta di una malvagità epica e bellicosa, un altro scream presenta una successiva sfuriata, il rullante è protagonista della batteria; nel finale c'è spazio anche per tempi più lenti, quasi atmosferici, che poi prendono corpo e ritmo quando la voce incita all'odio. Il finale è uno scream solitario. Il testo tratta di una creatura demoniaca che si descrive in prima persona, raccontando di come fosse sepolta nelle nevi, per anni di truce dolore ed oscurità, ali di neve e sepolto per notti eterne in una fredda cripta di neve. Ad un certo punto, però, la luna ha reclamato il suo ritorno, attraverso una tempesta nera e dunque un'oscurità nordica marcia per le gelide lande invernali. Questa creatura quindi emerge e rimane estasiata dal sapore dei venti tanto che espone la lingua per poterlo cogliere meglio, finalmente i suoi occhi riescono a bagnarsi della grazia del ghiaccio, questo è il richiamo della luna invernale. Queste nere nuvole possono percorrere liberamente le terre creando un orizzonte di morte. Il testo in definitiva si rifà ad un immaginario satanico-pagano senza però concretizzarsi in un assalto propagandistico contro il cristianesimo; mira piuttosto ad evocare scenari di malvagità che si possano adattare alla proposta musicale.

Unholy Forces of Evil

Il terzo brano è "Unholy Forces of Evil" (Empie forze del male), che inizia con uno scream cattivissimo e degli accordi veloci e cadenzati, poi una parte di chitarra da sola ed un botta e risposta con la batteria, lo scream in questo caso è più basso, molto grattato, tipicamente norvegese ed anche la musica è concepita in uno stile tipico; dopo 40 secondi però succede qualcosa di molti interessante: il riff si trasforma in una parte cadenzata (anche qua si può sentire l'influenza dei Celtic Frost) in cui le chitarre sembrano voler fare una specie di litania ripetitiva ed assillante, una melodia di unica malvagità che deve qualcosa anche al Death Metal primordiale. La voce, in questo contesto, si comporta alla grande perché riesce a creare un ritmo che, diverso dalla base, si incastra con gli altri strumenti e rende la parte più elaborata ma, allo stesso tempo, più trascinante ancora. Ad un terzo il pezzo cambia ancora, una parte ripetitiva, lenta e carica di odio, la voce è il valore aggiunto; a metà la chitarra si prende uno spazio per sé e la voce continua ad inveire, poi uno stacco furioso di batteria apre le porte ad un nuovo riff di rinnovata cattiveria in cui la batteria si esprime meglio in un'incessante profusione di battiti, specie sui piatti, poi un altro assolo in stile Thrash Black primordiale, viene riproposto il riff cadenzato in una variante più veloce e con una dinamica meno accentuata, poi una serie di voci sovrapposte mettono insieme un coro di scream, ad altissimo volume ed improvviso, che crea un secondo da jumpscare. La componente Thrash emerge anche nella fase finale, nel riff più lento riesce a sentirsi bene il lavoro del basso che pulsa malevolo e la batteria che gioca su tom e piatti creando atmosfere glaciali ed incalzanti, uno scream finale ed il pezzo si conclude. In questo caso troviamo un testo più tipicamente Black Metal, com'è facile intuire dal titolo, ambientato in un luogo in cui scorrono fiumi rossi, dove c'è un'oscurità sconosciuta e le ombre dei morti si nascondono; questo luogo è il centro dell'oscurità dove i demoni si manifestano nelle fiamme e dove si siglano patti con le anime nere. In tale luogo vengono compiuti sacrifici vecchi quanto il mondo, tagliando la carne vivente, nei cerchi del più profondo trono oscuro; là risiedono le empie forze del male, una leggenda, spietati carnefici. Un silenzio che presagisce una devastazione violenta aleggia nell'aria mentre i protagonisti aspettano i loro segni di morte mentre si raccolgono in cerchio per prendere parte al rituale oscuro, infusi di poteri cerimoniali, un caprone battezzato nel fuoco. A tal proposito è necessaria una breve digressione sul significato di battesimo di fuoco: il termine ha origine biblica, nel terzo capitolo della seconda lettera di Pietro (di chiara origine ellenistica) troviamo "mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi." insomma il fuoco viene invocato come strumento del giudizio divino (che invece nell'antico testamento veniva effettuato tramite l'ordalia delle acque amare che consisteva nel far bere alla donna accusata di adultero acqua mista a polvere della sinagoga e la reazione avrebbe dimostrato la colpevolezza o l'innocenza), questa affermazione concorda con quanto dichiarato da Ezechiele (anch'esso collega il fuoco al giudizio divino) e diventerà nel medioevo un'ordalia per poter sottoporre al giudizio divino, con l'ordalia del fuoco si testava il giuramento tramite prove quali camminare sulle bravi ardenti o impugnare una barra di ferro rovente, per poi esaminare l'entità e lo stato delle lesioni. In questo testo però, il battesimo di fuoco si riferisce al fatto che il caprone in questione si identifica con Baphomet (il quale molto probabilmente è nato in tempo medievale durante l'inquisizione contro i templari da una commistione tra l'antico culto del caprone di Mendes, descritto da Erodoto, il quale a suo volta deriva dal culto ellenico di Pan e quello romano di Priapo; per quanto riguarda il nome pare che nasca da una francesizzazione di Muhammad o della dicitura araba per indicare la divinità ??? ????, "il Padre della comprensione") il quale, nel diciannovesimo secolo, venne riproposto in chiave mistica da Eliphas Lévi nel suo libro Dogme et Rituel de la Haute Magie (Dogma e rito dell'Alta Magia) e rappresenta il Baphomet occultistico così come lo conosciamo: nella versione androgina, con le gambe incrociate e, per l'appunto, con una torcia accesa in capo che rappresenta "la fiamma dell'intelligenza che è la luce magica dell'equilibrio universale". Questa interpretazione occultista, è corroborata dal riferimento a cerchi e rituali magici. Il testo continua con riferimenti mistici, pentagrammi in fiamme (probabilmente è un errore e volevano far riferimento ai pentacoli), le candele del diavolo ed oscurità dove la stella del Nord attende. Un testo che cavalca, anche un po' maldestramente, l'onda del misticismo satanico del Black Metal norvegese.

Cryptic Winterstorms

Si prosegue con "Cryptic Winterstorms" (Tempeste di vento misteriose), l'inizio è un arpeggio pulito molto riverberato che si trasforma presto in un riff di chitarra elettrica ben distorta, questo Black Metal è più atmosferico e meno battagliero, ha un tono epico, altra breve parte in clean, poi riprende il riff distorto. Successivamente le parte si fondono e ci si aggiunge anche uno scream, il risultato è un Black Metal a vocazione melodica eseguito con fantasia ed approccio Progressive; il pezzo prende poi una piega più tipicamente Black e torna ad avere lo stile cadenzato che ha caratterizzato i precedenti brani. Nella fase centrale si alternano parti più lente e parti più veloci, il basso e la chitarra dimostrano tecnica mentre la batteria gioca sui piatti mentre mantiene i tempi forti col rullante; il pezzo si fa più battagliero, esplosioni di tom a tempesta, poi si ritorna al riff iniziale con arpeggio clean e parte atmosferica. Un brano che mostra qualità e versatilità, pur rimanendo raw nello spirito riesce ad inserire coerentemente delle parti clean, l'atmosfera complessiva ha un tocco depressivo ed epico, ambientale nel senso paesaggistico del termine. Si trova lo spazio per un assolo furioso e stridulo in stile Thrash Metal, una cascata di notte che precede un ennesimo scream battagliero. Il pezzo rallenta nuovamente, prende una cadenza lenta e trascinata per arrivare al finale con un arpeggio pulito che si spegne man mano che il pezzo volge al termine. Il testo descrive una scena paesaggistica inquietante: un tramonto nero su un cielo funereo, in basso delle acque ghiacciate fanno da specchio alla foschia, un cielo tonante e la lune piena che sta sorgendo. I capelli del protagonista svolazzano al vento mentre questo si libra in aria nei venti diabolici con le proprie bestiali ali del male, fin sopra le montagne avvolte da misteriose tempeste di vento. Viene descritto un desiderio di inverno nero e glaciale, egli era un prode guerriero un tempo, bagna la sua anima nel fuoco della condanna, cavalca i freddi venti della morte nelle battaglie del Nord. Ecco che si presenta dunque lo spirito più epico nelle liriche degli Immortal: la fantasia di Demonaz gli porterà ad immaginare un regno fantasioso in cui ambientare queste mitiche battaglie (ne parleremo più avanti), per adesso questo testo rappresenta un germe dell'idea, della volontà di trattare argomenti epici discostandosi dalle tematiche tipiche del genere; in questo senso possiamo dire che potrebbero essersi lasciati ispirare dal progetto Bathory e dalla sua voglia di trattare i miti nordici. Il testo continua dipingendo un guerriero norreno, che cavalcava le vallate nere con una spada lunga in pugno, per poi tornare dal proprio padrone appena il cielo inizia a diventare blu scuro nel tramonto. Questa specie di ibrido tra demone e guerriero norreno è il frutto della vivace e malefica fantasia di Demonaz che vuole introdurre dei temi più pagani e slegati dal satanismo al quale ancora non riesce a rinunciare completamente.

Cold Winds of Funeral Dust

Proseguiamo con "Cold Winds of Funeral Dust" (Venti freddi di polvere funerea) che sin dall'inizio si presenta in una veste battagliera: riff con accordi veloci, batteria martellante e percussioni potenti, la voce interviene quasi subito. Il pezzo pesta, è diretto e malefico, si mantiene bello spinto e cadenzato, la voce è feroce; in alcune pause ci sono dei passaggi virtuosi di chitarra o stacchi di batteria. I tipici sfoghi vocali, con degli scream senza parole, caratterizzano gli Immortal già dal primo album, quando avvengono nelle parti in cui le percussioni sono più violente (un timpano oppure una grancassa) si ottiene un certo effetto. Il pezzo verso il finale si fa feroce con un blast sul rullante ed effetti alla chitarra distorta per poi sfumare. La durata è breve e per la verità ci sono poche variazioni all'interno del pezzo che, ciononostante, è positivo proprio per questa sua veste diretta; specie per il fatto che è stato posizionato appena dopo un pezzo che, al contrario, era più ambientale e ragionato se vogliamo. Questo brano è suonato con attitudine quasi live, è molto sanguigno e questo va sicuramente apprezzato. Il testo ci immerge immediatamente nello scenario delle vaste lande desolate di Thule sotto una luna rosso sangue, Thule è un'isola misteriosa (che compare per la prima volta in Virgilio che parlò di Ultima Thule per indicare una destinazione lontanissima ed irraggiungibile per eccellenza) con la quale si sono confrontati numerosi geografi nella storia, ognuno che cercava di stabilire dove potesse essere questa isola misteriosa ai confini del mondo conosciuto: Tolemeo tracciò una mappa che sembra corrispondere all'odierna isola di Smøla nell'arcipelago norvegese, Pitea di Massalia ne parla per primo descrivendo un'isola glaciale molto a nord dell'isola britannica, questa e molte altre testimonianze ci portano a pensare che si riferissero con buona probabilità all'Islanda ed alla Groenlandia (ricordiamo che quelle terre erano già state scoperte ed abitate dai vichinghi (nonostante l'assenza di foreste) che vivevano di caccia ed allevamento e, col commercio delle pelli e dell'ambra, finirono per generare un passaparola che portò ai popoli mediterranei voci sull'esistenza di queste terre che poi diventarono oggetto di mito, un po' come l'India magica del Salgari che ebbe lo stesso effetto di affascinare raccontando di terre lontane, concedendosi un po' di fantasia. Il personaggio del testo vive in questa Thule, un paesaggio di ghiaccio sterminato, ed egli stesso ha il ghiaccio agli occhi sferzati da venti funerei che si abbattono sulle oscure vallate nordiche (nel mito Thule è un'isola nella quale è sempre buio ed il sole non sorge mai, questo avvalora la tesi dell'Islanda o meglio ancora della Groenlandia per via del fenomeno della Notte Polare), l'oscurità è anche nello spirito (del resto è noto come la notte polare abbia degli effetti depressivi sull'uomo), un'anima nera per Satana. Dall'immaginario dell'isola di Thule trae ispirazione la Thule-Gesellschaft, utopica organizzazione anti-semita sostenuta dalla monarchia tedesca caduta nei primi anni del 1900, trae origina dal lavoro di Felix Niedner che tradusse l'Edda, il motto di questa organizzazione era "Gedenke, dass Du ein Deutscher bist. Halte dein Blut rein!" (Ricorda, che sei un Tedesco. Mantieni pulito il tuo sangue!), nata come una forza controrivoluzionaria fu poi schiacciato dal governo, eppure non troppo tardi le teorie razziali ed antisemite tornarono - com'è noto - tristemente alla ribalta. Il riferimento si offre a titolo digressivo, e per completezza, ma si dubita che Demonaz volesse fare un riferimento proprio a questa organizzazione.

Blacker Than Darkness

Il sesto brano è "Blacker Than Darkness" (Più nero della tenebra), ha un inizio lento e cadenzato, si sente bene il lavoro del basso, poi il riff prende una tonalità più acuta e si sente la voce urlare ed incitare, il brano continua con uno stacco di batteria e poi la chitarra rimane qualche attimo da sola prima che abbia inizio l'aggressione vocale. Si possono sentire due voci sovrapposte in alcuni momenti, le parti vocali sono veloci, incisive, rabbiose e malevole, l'effetto è assicurato quando delle pause ritmiche sono piazzate a dovere per poter fare una ripartenza con più vigore. La voce è perfettamente a suo agio nelle risate diaboliche in scream che incitano a compiere nefandezze e malvagità, è un inno all'oscurità ed al Male, l'odio che incita la voce è palpabile: così sicura di sé e sprezzante nella sua carica di odio. Il pezzo continua, demoniaco, nella parte centrale una parte strumentale, altro stacco e ripartenza con una variante del riff principale, questa volta viene proposto in una chiave più Thrash metal ancora: una batteria incalzante scandisce tempi veloci mentre la chitarra si lancia in accordi distorti ed un basso segue tutto a ruota. Il pezzo continua diretto ed instancabile, la parte finale è un crescendo di malvagità, con un riff che sembra un accenno di assolo in cui la chitarra fischia. Il testo è ambientato nella notte più nera, sotto la gelida brezza nordica, cieli rossi circondati di venti blasfemi, il cielo diventa sempre più nero con l'arrivo della mezzanotte e la luna piena sale in cielo, il personaggio viene evocato dove i corvi volano in alto verso le lune di Blashyrkh. Già discutendo di "Cryptic Winterstorms" si era anticipato il tema che riguarda questo brano: il fatto che Demonaz abbia concepito, nella propria fantasia, un mondo fantastico nel quale ambientare i propri testi. Questo mondo ha tutte le caratteristiche della predetta Thule: è misterioso, è glaciale, è nordico, è lontano? ma in questo caso si voleva chiarire che si tratta di una dimensione addirittura extraterrestre, in un mondo parallelo, e dunque nel testo si fa riferimento a le lune di Blashyrkh, per mettere in chiaro che si tratta di un pianeta a parte. La morte vola su ali nere (probabilmente di corvo), gli angeli cadono dai cieli, le carrozze dei padroni oscuri arrivano su ali diaboliche e gli angeli del paradiso sono circondati di ghiaccio, costretti nelle nuvole ghiacciate dell'olocausto. Questo è il testo più satanico del gruppo, nonostante sia ambientato nel mondo fantastico di Blashyrkh viene presentato uno scenario di vittoria del Male, una luna-caprone cornuto, una luna di dicembre cornuta; il testo finisce quando il protagonista afferma di cavalcare le ali del Tormento e di essere più nero della tenebra.

A Perfect Vision of the Rising Northland

 "A Perfect Vision of the Rising Northland" (Una visione perfetta della crescente Terra del Nord) è l'ultimo brano, con un inizio in clean ha parvenze Folk grazie ad un arpeggio atmosferico, ci sono due chitarre che duettano in questo arpeggio, suonando all'unisono note diverse che vanno a comporre l'accordo. Poco dopo ecco che salta fuori un riff a plettrata alternata, solitario e con un basso lentissimo ed una batteria tempestosa, siamo nel Black Metal più blasfemo possibile, dopo il riff di chitarra prende una dimensione più tipicamente da Immortal, una voce pulita bassa e vigorosa scandisce alcune frasi, poi subito lo scream su una base cadenzata ed ipnotica. Dopo la strofa la chitarra prende più libertà e si lascia andare in passaggi più veloci ed articolati, la batteria scandisce il tempo statica e concedendosi stacchi massicci, il sound è glaciale, la voce è un rantolo acuto fatto di sofferenza e di malvagità omicida. L'incedere è una lenta cavalcata, una parte di voce amplificata con effetto coro aumenta la sensazione demoniaca, altre parti a plettrata alternata che hanno l'effetto di annerirci il cuore. Il riff cambia tonalità, diventa depressivo e lento, si riprende e sembra di ascoltare qualcosa che avrebbe fatto Burzum, anche vocalmente. Altre vorticose parti chitarristiche, una scarica di batteria devastante, che si ripete per due volte annichilendo tutto. Una nuova parte con due voci pulite che si intrecciano, poi ancora lo scream che riprende la strofa. Un nuovo arpeggio pulito, davvero veloce ed ispirato, una perla rara e preziosa inserita nel finale di questo pezzo, rallenta progressivamente e poi lascia spazio alla voce per poi passare ad un finale con tastiere che propongono melodie blasfeme prima dell'arrivo di una velocissima chitarra acuta, stridula e malefica che fa un assolo in plettrata alternata furiosa, un'aggressione bestiale che arriva dalle profondità di un inferno gelido. Un altro arpeggio pulito sul finale accompagna il grato ascoltatore alla conclusione dell'album. 

Conclusioni

Un album innovativo, non c'è che dire, mostra ancora alcune insicurezze nel songwriting dovute senz'altro al repentino passaggio da Death Metal a Black Metal, con la conseguenza che possiamo trovare dei pezzi più diretti e senza le caratteristiche storiche che identificano gli Immortal. Un album seminale figlio di un periodo molto prolifico, nel futuro della band potremo vedere come le influenze Thrash che abbiamo apprezzato troveranno una nuova dimensione capace di valorizzare ancora meglio il riffing, questo album e questo gruppo hanno dato una sterzata al Black Metal, specie alla scena norvegese, anche slegandola (seppure parzialmente) dall'obbligo di trattare temi satanici o comunque anti-cristiani che, seppur presenti in questo album, vengono utilizzati più che altro per aiutare a dipingere degli scenari che potessero costruire un immaginario adatto alla proposta musicale: insomma il testo diventa secondario rispetto alla musica (cosa che invece non avviene in altre realtà Black Metal contemporanee a loro) e serve ad evocare uno scenario che la rispecchi e la esalti. L'album appena ascoltato è un lavoro molto importante, nonostante alcune incertezze che sono ovvie data la portata innovativa dell'approccio adottato. In definitiva abbiamo un album che propone un Black Metal figlio dell'ispirazione devastante dei Mayhem ed eseguito da una band con trascorsi Death Metal a la Morbid Angel, sul quale vengono innestate ispirazioni figlie di progetti quali Bathory e Burzum con una spolverata di Thrash/Black primo periodo e Celtic Frost. L'album è immaturo, tante idee e potenzialità che però non vengono sfruttate appieno, eppure è una ventata (gelida) di freschezza notevole, specie se si considera il rigore col quale era vissuto il Black Metal ed i tantissimi paletti imposti alla creatività nel contesto di riferimento. I Nostri, ventenni, hanno saputo creare un album che è una pietra miliare, nonostante le incertezze tecnico-compositive; gli scream di Abbath rimangono memorabili specie nelle parti in cui incita senza dire parole, danno una carica che da sola spazza via dalla mente tutte le possibili valutazioni sulla tecnica. Un bel momento, quello iniziale, di una band determinante per lo sviluppo del Black Metal mondiale. I testi inaugurano un immaginario tipicamente nordico e spesso frutto della fantasia, figlio di un misto di satanismo e folklore norreno che saprà incantare ed influenzare in maniera determinante tutto l'immaginario collegato al Black Metal che, specie grazie a loro, viene percepito come "glaciale" anche ai giorni nostri proprio per merito di questi testi che hanno saputo creare un immaginario, poi diventato collettivo, capace di rappresentare l'essenza del Black Metal. Un album importante, ma non di certo il migliore della band!

1) Intro
2) The Call of the Wintermoon
3) Unholy Forces of Evil
4) Cryptic Winterstorms
5) Cold Winds of Funeral Dust
6) Blacker Than Darkness
7) A Perfect Vision of the Rising Northland
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