HIM

Tears On Tape

2013 - Universal / Razor&Tie / DoubleCross

A CURA DI
ANDREA CERASI
05/10/2018
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Il momento più critico di tutta la carriera è in forma embrionale, c'è ed è appena percettibile, ma ancora è difficile decodificarlo. La "gabbia dorata" degli HIM, come spesso viene definita da Ville Valo, comincia a fratturarsi in più punti durante le sessioni di "Screamworks: Love And Theory And Practice", album che avrebbe dovuto ridare luce alla band finlandese e che invece apre a un futuro fatto d'incertezze e di crisi esistenziali, non solo per le magre vendite ma anche e soprattutto per i divari interpersonali che si acutizzano tra il 2010 e il 2011. Ai musicisti nordici non resta che unire le forze e dare il massimo per recuperare stabilità e serenità, cercando di arginare un mare in tempesta che prende via via sempre più vigore. L'ottavo album in carriera viene visto da tutti come il lavoro decisivo, l'opera della riconciliazione, del superamento delle difficoltà e il ritorno alla forma idilliaca che i nostri ricercano da anni. Nonostante i buoni propositi però, i sogni e le speranze di riuscita si infrangono mettendo a nudo la fragilità di una band confusa e forse stanca, e il declino emotivo è dietro l'angolo: una crudele maledizione sembra accanirsi sugli HIM, flagellando i poveri ragazzi con una serie di problematiche concentrate in un periodo piuttosto ristretto. Nel 2011, al batterista Gas viene diagnosticata un grave infiammazione al nervo della mano, e per guarire completamente ci vogliono mesi di riposo totale. Il triste referto blocca i lavori per il nuovo album e fa sprofondare la band in un atroce dubbio: proseguire senza il proprio compagno di squadra oppure aspettare la lunga guarigione. Gli HIM sono una famiglia affiatata e scelgono di mettersi in pausa, magari approfittandone per buttare giù idee sul nuovo materiale, avvantaggiandosi sulla tabella di marcia. Durante la pausa che affligge i musicisti, e che dura quasi un anno intero, l'etichetta Sire Records taglia il contratto a seguito della fase di stallo e delle basse vendite di "Screamworks", e così Valo e i suoi compagni si ritrovano senza una casa discografica. Tale situazione implica una grossa libertà d'azione e di tempistica sulle prove ma, essendo scoperti, a pagare l'affitto dello studio, gli strumenti e gli operatori di sala, sono gli stessi musicisti. Le sessioni per il nuovo album sono lunghe, costose e comportano una certa pressione psicologica, ma gli HIM non demordono, aspettano pazientemente il rientro di Gas e nel frattempo, tramite Sony, pubblicano il secondo Greatest Hits in carriera, intitolato "XX - Two Decades Of Love Metal", lanciando il singolo "Strange World", cover del cantante . La canzone scala le classifiche mondiali e la raccolta vende bene, sintomo che in giro c'è ancora fame di HIM e che i fans sono in attesa spasmodica per il nuovo disco. Quando Gas torna in formazione il materiale è già pronto, a questo punto al gruppo non resta che trovare un'etichetta. Presto, gli HIM, avendo pieno controllo sui propri diritti di distribuzione, firmano con tre etichette diverse, ognuna con una distribuzione sul territorio di competenza: Universal per Europa e Asia, la DoubleCross per Irlanda e Regno Unito, la Razor & Tie per gli U.S.A.. Nel 2013 esce "Tears On Tape" e si presenta come un insperato ritorno alla forma: atmosfere funebri, brani goth, base heavy metal e liriche ciniche incentrate sul martirio e disposte in un clima piovoso e melanconico, il tutto allineato su strutture piuttosto semplici e di breve durata. Se da una parte c'è il ritorno al tradizionale gothic metal, al clima severo di "Love Metal" o "Venus Doom", dall'altra parte resta la linearità di dischi quali "Dark Light" e "Deep Shadows And Brilliant Highlights", e questo delude molto le aspettative dei fans, che comunque ricevono positivamente l'ottavo sigillo della band scandinava. "Tears On Tape" è un lavoro estremamente simbolico, a partire da una copertina seducente che attrae sin da subito l'occhio: l'art-work creato da Daniel Carter è complesso e consiste in un serpente che si avvolge su stesso come una spirale, indicando l'infinito, sul cui dorso sono incise delle lettere che riprendono l'antichissimo alfabeto enochiano, detto anche "lingua degli angeli", trasmettendo un senso di ricerca biblica che va ad unirsi a quella alchemica indicata invece dalla stella a sette punte. La stella rappresenta la "Donna Scarlatta" Babalon, detta anche "Grande Madre", dea inventata da Aleister Crowley e inserita nel suo "Libro della Legge". Questo mistico personaggio rappresenta l'impulso sessuale femminile, la libertà femminea, la seduzione e, infine, la Madre Terra. Nel mezzo di questa elaborata illustrazione, vi è incastonato l'Heartagram, a ricordate a tutti gli adepti che gli HIM, nonostante i tanti problemi affrontati, sono ancora tra noi.

Unleash The Red - All Lips Go Blue

Torniamo indietro nel tempo, inseriamo la cassetta nel mangianastri e prepariamoci a versare lacrime. Non appena la musicassetta comincia a girare ecco un suono in loop di un minuto che crea un'attesa spasmodica per il nuovo lavoro della band. Unleash The Red (Scatena Il Rosso) è un loop elettronico che introduce l'album, dall'atmosfera fredda e ipnotica, ma anche nostalgica per un'era, quella dei mangianastri e dell'analogico, che non c'è più. I toni si rafforzano negli ultimi secondi, con l'ascesa di alcuni drum-bit elettronici che si infrangono contro il muro della prima vera canzone del disco. Le chitarre elettriche si gonfiano come un mare in tempesta e attaccano con un riff potentissimo dai connotati doom. Il fraseggio è velenoso e nefasto, e ricorda a tutti quanti che gli HIM sono tornati alla loro veste più consona, quella gotica, quella stessa veste che in un album come "Screamworks" era andata perduta. All Lips Go Blue (Tutte Le Labbra Diventano Blu) incalza con basso terremotante e riffing fragoroso, come se la tempesta si stesse abbattendo sugli altoparlanti, ma il clima è ancora quieto, gestito dalla calda voce di Valo: "Ascolta il silenzio sospirare la sua canzone, un momento di pace prima della tempesta. Il mio cuore batte violentemente a tempo, portandomi a voler porre fine a tutto quanto". Irrompe in scena il batterista Gas, dando una smossa a tutta la sezione ritmica, Migé e Linde scalciano ed ecco il buon refrain: "Piango per quel sogno in una tomba, quello che ha reso tutte le labbra blu, blu, blu", dove il blu ovviamente indica lo stato cadaverico dell'amore, sentimento che ha ucciso ogni suo corteggiatore. La seconda strofa è brevissima: "Leggo le parole sui muri abbattuti, che mi rammentano quanto ti amo", e allora riparte il ritornello, tanto per non perdere tempo, carico di rimpianti e di ricordi struggenti che lacerano il cuore del protagonista, in lacrime sulla tomba dell'amata. Si fa spazio Linde e incomincia a intavolare un suadente riff doom, dall'animo crepuscolare che rallenta improvvisamente la base ritmica, dopodiché parte il furioso assolo, Valo torna al microfono e delicatamente intona la prima parte del refrain, per poi invigorire il tutto: "Lascio sanguinare ancora un altro giorno, quello che reso le tue labbra blu. È tutto per te". La band è in forma ed è affiatata, gli strumenti corrodono l'anima e sono pressanti, finalmente il ritorno al metal dopo la deludente parentesi solare del disco precedente dà i suoi frutti. A questo punto le tastiere di Burton fanno capolino proprio all'ultimo, quando il frontman sospira le ultime parole: "E il silenzio sospira la sua canzone".

Love Without Tears

Echi celestiali delle prime composizioni, come "Heartless" o "Resurrection", emergono nella bellissima Love Without Tears (Amore Senza Lacrime), pezzaccio gothic metal contornato da cori angelici e nubi nere che creano un contrasto coraggioso e ben congegnato. Gas picchia duro dietro le pelli, il solito Linde esegue un sanguinoso riffing, per poi smorzare la sua corsa non appena Valo si pone al microfono, declamando sull'arpeggio di una mistica chitarra acustica: "Mentre la luce trema io attraverso la stanza, la sua canzone morente, aspettando un motivo per andare avanti. Il vino più dolce è diventato amaro, con questi pensieri, quindi vago nell'oscurità da solo". Tra i giri di un basso pompato e un connubio tra luci ed ombre, come da tradizione HIM, un uomo cammina in camera, immerso in mille oscuri pensieri, degustando un vino ormai diventato acido. Il suo cuore è spezzato dalla fine dell'amore, ed ora egli si crogiola nella sua amara solitudine, cantando di un sentimento che non provoca più lacrime, perché oramai privato di ogni istinto, accettato e smorto. "Avrei dovuto sapere da sempre che l'amore senza lacrime è solo una favola raccontata per tenerci in sospeso. Al freddo, da solo, immerso nella paura, canto di un amore senza lacrime". Il clima è drammatico, il ritornello possiede una melodia magnetica, davvero elegante, che mostra una band dalla classe incredibile capace di elaborare melodie che toccano l'anima e che sono avvolgenti come un abito di velluto. Burton si vede poco ma c'è, le sue tastiere tintinnano al buio, nel retroscena, ma decorano marcatamente la seconda parte del ritornello. "Il fantasma che risiede qui, un ragazzo che non sa lasciar andare non accetterà un no come risposta, mentre piange la sua canzone". Il rimpianto divora l'ego del ragazzo, di colui che non ha saputo rifiutare la lontananza dall'amata, ma che ora l'ha persa per sempre. Il ritmo si infrange nel break, dove Ville torna alla vocalità grave che lo ha sempre contraddistinto: "Va avanti e dimostrami che sbaglio. Amore senza lacrime, per favore, fa che mi sbagli". Ma il morbido intermezzo viene spezzato dalla chitarra di Linde che, accompagnata dalla batteria e dalle tastiere, costruisce un grandissimo momento strumentale.

I Will Be The End Of You

Uno dei momenti più alti e potenti dell'album arriva con l'apocalittica I Will Be The End Of You (Sarò La Tua Fine), dai suoni distorti e dall'incedere funesto che non rallenta mai, né si prende pause per respirare, costituito da un andamento fatto da ripetuti colpi d'ascia, sanguinosi giri di basso e drumming funesto. "Al freddo sotto il cielo stellato inspiriamo tutto fuorché aria. Guardo morire la luce ardente nei tuoi occhi. Te ne stai andando". Il mondo è invaso da polveri cancerogene, l'aria è irrespirabile. Lì fuori c'è la morte, la speranza di sopravvivenza è ormai ridotta a un lumicino. L'uomo vede la fine scolpita negli occhi dell'amante. Il chorus giunge di soppiatto, si evolve lentamente, la sezione ritmica invece macina che è una bellezza senza cambiare tempo, flagellando l'aria con continui riff distorti e tonanti colpi alle pelli. "L'amore grida -sarò la tua fine-. Va avanti e fammi a pezzi, mostrami tutto ciò che hai e sarò libero da tutto quello che è stato". L'apocalisse è originata dall'amore, è un'apocalisse interiore, quella che sente il ragazzo, l'innamorato, devastato da un sentimento così profondo che lo ha sbattuto a terra e che gli ha schiacciato ogni organo interno. "Ascolta il pianto del cielo in tempesta che lascia andare tutte le lacrime trattenute, aspettando che l'ombra sorrida per realizzare che non sei accanto a me". La sezione ritmica non prende mai respiro e la cosa originale di questo pezzo è la costruzione di un ritornello che si maschera con le strofe e che non spunta in maniera eclatante. Nonostante la potenza di fondo, la melodia è centrale, ed è una melodia romantica, leggiadra, che non ha bisogno di essere gridata per essere messa in evidenza. Il break centrale è da brividi, l'unico momento di delicatezza, anche se dura pochi secondi, dominato da oscuri cori demoniaci che emergono come brusii, mentre le chitarre creano una voragine sonora, piena di polvere, fino a quando non arriva ancora una volta il ritornello: "L'amore grida -sarò la tua fine- e allora io prego affinché non si fermi proprio ora. Va avanti e fammi a pezzi, mostrami tutto ciò che hai. E saremo liberi da tutto ciò che è stato e da tutto ciò che abbiamo visto". L'amore è artefice della distruzione emotiva, ma comporta un sapore dolciastro che inebria e rende assuefatti come droga, è una giostra che gira senza fermarsi mai, liberando l'uomo dalla schiavitù della quotidianità.

Tears On Tape

Come un nastro riavvolto sul quale sono impresse memorie lontane, ricordi sbiaditi che provocano lacrime, Tears On Tape (Lacrime Sul Nastro) è simbolo stesso del disco, una ballata strappa-cuori che punta dritta ai nervi degli ascoltatori, pizzicandoli come corde di chitarra, allietandoli attraverso una melodia praticamente perfetta, romantica e allo stesso tempo decadente. Le tastiere rintoccano placidamente conducendoci in una dimensione malinconica e triste, che procura i brividi per l'intensità creata, Valo indossa la chitarra acustica e, assieme ai compagni, elabora questa amara cantilena: "Le campane della chiesa suonano e il tuono ruggisce attorno a me. Sono stato avvisato di prepararmi per la caduta, sono armato fino ai denti con il tenero dolore di tutti i giorni passati". Come in quasi ogni brano del disco, la pioggia cattura i nostri pensieri, le gocce di pioggia pervadono ogni singolo momento, accompagnando con la loro danza il nostro dolore. Il ritornello è una gemma incastonata nel cuore: "Lacrime sul nastro seguirò nel tuo cuore, disegnando la pioggia da lontano. Lacrime sul nastro lei si arrende, un ago nel braccio mentre balliamo nella tempesta". E la morte arriva dolce attraverso un ago ficcato nel braccio, e l'uomo guarda morire la sua amata, stroncata dalla pozione letale. L'aspetto "tossico" descritto nelle liriche, lo si riscontra in un videoclip girato a Roma, nel quale il vocalist, dall'aspetto emaciato, fortemente dimagrito e dal volto scavato, suona la chitarra, contornato dalla sua band, mentre alle loro spalle sono proiettate le immagini della città eterna. Sui muri di Roma fanno comparsa le iniziali della canzone, ma nell'alfabeto angelico, quindi attraverso tre strani simboli. Il basso rimbomba e la chitarra elettrica si rafforza nella seconda parte: "Calano le tenebre vendicandosi dell'amore, una volta per tutte, bagnato di sangue piango i miei addii alla pioggia d'estate, solo e spaventato". Burton torna a guidare la band, le sue tastiere cullano in questo mondo disfatto, e il suono emesso dallo strumento è struggente, lacerante, mentre la voce del leader assume un particolare colore, più cupo e dolorante, per trasmettere al pubblico il suo atroce dilemma: morire o continuare a sopravvivere. La speranza ha la meglio e viene indicata nell'ultima fase, nella quale l'amore è sinonimo di vita, di respiro, di lotta: "Per un istante non c'è dolore, per un istante non c'è dolore nei tuoi occhi, ma forse abbastanza amore per convincerci a continuare a respirare". Continuiamo a respirare per vivere, nonostante i momenti bui, nonostante i ricordi drammatici, nonostante i dolori più intimi. Le lacrime sono come pioggia estiva.

Into The Night

Un riff dal sapore retrò e un ritmo rock 'n' roll confondo le idee riguardo alla semi-ballata Into The Night (Nella Notte), canzone che ben presto cambia forma e si trasforma, addolcendosi a dismisura. La ruvida potenza dell'introduzione si scontra con il cambio di tempo che conduce su lidi molto meno pressanti, destinati ad ammorbidirsi ancora di più quando giunge il refrain. "Intrappolato in autunno, sepolto tra le foglie, rimpiangendo dolcemente l'eco dell'estate. Affondando più giù in questo mare sanguinario dipingo il dolore con i pastelli, attraverso i suoi occhi funerei". Valo sfodera il suo timbro catacombale e cattura subito l'attenzione, dipingendo un panorama autunnale, dalle foglie smorte e i colori accesi, sinonimo di morte, rimpiangendo la freschezza e la bontà dell'estate, dove pensieri più sereni dominavano la sua mente. Quei dolci pensieri adesso, con l'autunno, sono stati messi in ombra da una fitta coltre velenosa, ma nonostante le arcigne parole che riconducono a uno stato di depressione, di ferite aperte e sanguinanti, il ritornello possiede una melodia aggraziata, morbidissima, cantata quasi in falsetto: "Nella notte viaggiamo, le ferite aperte, nella notte io e te strappati e spezzati sanguiniamo nella notte". La notte è il lato oscuro della vita, dove i sentimenti più profondi trovano respiro, ed è qui che il dolore emerge con forza. Nel silenzio e al buio i pensieri cupi trovano maggiore forma. "Accecato dai raggi più brillanti del sole, irradiati da un rasoio affilato, fianco a fianco buio e luce, fanno il loro gioco senza paura, il battito dei loro cuori sincronizzato. Siamo inghiottiti dal fuoco". Nel buio della notte però, il nostro ragazzo trova la luce dell'amore, e allora egli si mette comodo, aspettando l'arrivo della sua amata. L'attesa viene evidenziata ancora nel proseguo del secondo ritornello: "Ti rincontrerò lì, aspettando che il mondo finisca. Lascia che finisca di nuovo". Nel buio la coppia si rincontrerà, riaccendendo la fiamma della redenzione, subito dopo la fine di un mondo in macerie.

Hearts At War

Hearts At War (Cuori In Guerra) parte in quarta, distribuendo il suo gelido corpo su un riffing assassino, cadavere alla deriva in un oceano nero come la pece, tempestato da scialuppe da guerra. Se le tastiere di Burton riproducono le onde del mare e danno la sensazione che la nave sulla quale ci troviamo vada alla deriva, allontanandosi sempre più dalla terraferma, la voce di Valo racconta di un clima invernale, freddo e candido, ma spaventoso per via dell'umore di una coppia giunta al capolinea: "Così, dopo tutto ciò che abbiamo fatto, ti senti fredda come il sole in inverno. Hai pensato a tutte le parole che abbiamo lasciato non detto. Non essere spaventata, non devi esserlo". Migé prende la guida della sezione ritmica e con un vorticoso giro di basso ci trascina in balia di questa amore sofferto, proprio in mezzo alla guerra messa in scena: "Cuori in guerra ubriachi di sogni e di tutto ciò che è stato perduto. Ora lasciali sanguinare. Lasciali. Cuori in guerra per una cosa chiamata amore, non c'è modo di fuggire a quello che abbiamo portato su di noi". Le linee melodiche funzionano sempre, gli HIM trovano ottimamente la chiave giusta per colpire al cuore e alla mente, risultando tanto potenti quanto romantici, contrapposizione di luci e ombre tanto care ai loro adepti. "Corri via più lontano possibile e nasconditi dietro le tue belle promesse, ma io ti troverò perché tu sei fuoco ed io pioggia", il contrasto tra i due caratteri in litigio è ben rappresentato dalla metafora del fuoco e della pioggia, dove l'uno annienta l'altro. Dopo il deliro sonoro ecco la pausa nella quale Burton conduce il gioco, ma ben presto viene raggiunto da Linde e dalla sua ascia incandescente che spezza la tregua della coppia e riporta tutti in territori di battaglia. La coda finale è dominata da un andamento potentissimo, dal pungente incedere doom che annichilisce e che purtroppo dura per un breve momento, ma che si insinua forse a commemorare tutte le vittime dell'amore, schiavi di questa guerra eterna che non ha mai termine, intonando una speciale marcia funebre.

Trapped In Autumn - No Love

Torna in auge l'elettronica, tra sospiri e rumori di vario tipo, allineandosi in un loop avvolgente e industriale che ci prende per mano conducendo dritti al cuore dell'autunno. Trapped In Autumn (Intrappolato In Autunno) è la seconda strumentale dell'album, intro scheletrica e minimale dai suoni sinistri che anticipano la perla intitolata No Love (Nessun Amore), trascinante canzone che rimanda ai vecchi e intrepidi HIM che tutti noi conosciamo. Valo sospira trasmettendo foga e gelo, poi grida, dando inizio a una danza ancestrale vigorosa e selvaggia. "Sempre e per sempre. Le ombre si allungano e curo le mie ferite dormendo. Solo, abbraccio lei e desidero il tuo calore. Fa tanto male", se il primo verso è abbastanza cauto, il ritornello è foga pura, con le chitarre impennate e un drumming schiacciante: "Nessun amore, nessun amore sarà mai abbastanza per quello che provo. Nessun amore sarà la fine di questo sogno che ho di te". La melodia è trascinante, il basso di Migé adrenalinico e rifinisce il tutto, trasponendo in musica questo cataclisma interiore che divora ogni singola molecola dell'umanità, gettando il mondo in un contesto deprimente, autunnale, tempestato dal vento e dal freddo pungente. Il dilemma interiore di un cuore spezzato raggiunge l'apogeo nel secondo verso, sintesi della tragedia, della perdita dell'amore: "L'inferno sta congelando e la luce è da tempo spenta, e mi chiedo dove tu sia". Dall'autunno siamo passati all'inverno, gli HIM giocano spesso con le stagioni per indicare le dimensioni più intime dell'uomo, e gli elementi naturali sono sempre costanti per simboleggiare l'essenza degli esseri viventi, come suggerito nell'ultima frase pronunciata dal vocalist, durante l'etereo bridge sostenuto dalle tastiere: "Siamo le stelle nel dramma della fiamma che fa l'amore sotto la pioggia". "No Love" ci riconsegna gli HIM di "Razorblade Romance", potenti ma anche estremamente mistici, capaci di flirtare con l'elettronica per comporre seducenti aperture melodiche che contrastano con l'oscurità dell'heavy metal prodotto.

Drawn & Quartered

Gli HIM più recenti, quelli di "Screamworks" si rispecchiano nella morbida Drawn & Quartered (Trascinato E Smembrato), ballata a tratti sconclusionata che, se da una parte si delinea su buone strofe, perde tutto il suo appeal nello zuccheroso e debole ritornello, tra l'altro lunghissimo. "Potremmo essere come tutti gli altri senza alcun posto dove andare. Dipingerci in un angolo con la speranza. Potrebbe essere la fine di tutto quello che ci spaventa o il sogno di qualcuno", rivela un Ville Valo delicato che declama col cuore in mano. L'uomo sogna di un mondo sereno, forse non esistente, fatto soltanto di lui e la sua amata, uniti come nessuno nell'affrontare le insidie della vita. La speranza è ancora viva, ma la realizzazione di tale intento è difficoltosa. "Sostenerci l'un l'altro con questi cuori, vale per tutte le ferite e deve essere così. Se sono trascinato e smembrato è solo per te. Possiamo tener saldo questo pensiero, ora e per sempre in tutte le sfumature del blu. Quindi perché non provarci? Ti stanno aspettando, perché non vai e corri via?". Il ritornello, come accennato, è lunghissimo e piuttosto debole, e mette in mostra un uomo dilaniato dall'amore, fatto a pezzi, massacrato, come in un'antica pratica medievale. Il pensiero che cerca di tenere saldo è contornato da sfumature blu, il blu è il colore della paura, almeno secondo la tradizione anglosassone, perciò il protagonista della narrazione cerca di sfidare la paura. "Ogni parte di me vuole credere che esista un'oscurità che dobbiamo sentire, perché la luce più brillante sia vista e sentita dentro solo a causa tua". La vicinanza o il raggiungimento dell'amore è come fiaccola, luce brillante nelle tenebre. Se il buio è casa, dimora di ogni essere umano, il sentimento più bello è luce che riscalda, è fuoco da tenere attizzato ogni momento. Il testo termina a metà pezzo, tutta la seconda parte è dominata dai lamenti del vocalist e da cori e contro-cori, inoltre le tastiere intervengo a più riprese con suoni particolari che cercando di creare interferenze, come a indicare i dolori di questo corpo lacerato.

Lucifer's Chorale - W.L.S.T.D.

Lucifer's Chorale (Il Corale Di Lucifero) è la strumentale elettronica che ci sprofonda negli inferi, questa volta pero, oltre al suono in loop, interviene la chitarra con sibili acuti e rintocchi zanzarosi che danno la sensazione di fiamme che ardono divorando anime perdute in quei territori. Potrebbero essere le fiamme dell'inferno che divampano, mentre polvere tossica, fuoco, pioggia acida e ogni pericoloso elemento si accalcano in questa dimensione misteriosa. Il tutto è gestito dalle tastiere di Burton, che lentamente si distendono su un tappeto di limpidezza e linearità. È qui che W.L.S.T.D. (Quando L'amore Inizia A Morire) prende forma, allungandosi su fattezze doom che incutono timore e che rivelano l'estro degli HIM. Questa è la veste che più si addice ai nostri, il riffing letale e velenoso di tradizione Black Sabbath rintocca nell'etere, generando un clima mefistofelico nel quale Valo si fa più tenebroso possibile, abbassando il tono della sua voce, raggiungendo le pieghe più remote della Terra: "Bacio il vuoto e striscio dritto verso il suo cuore, ripudiando tutto ciò che adoro. Prego di sentire ancora il canto del serpente, sperando che sia tutto finito". L'amore è subdolo, travestito dal serpente biblico, sinonimo di peccato, ed è un vuoto che si estende sempre più e stritola il "posseduto", l'innamorato. Ma quando il vuoto è talmente ampio l'amore incomincia a scricchiolare, tale delicato momento viene sottolineato dalle possenti e cupe chitarre che creano una voragine senza fondo, senza interrompere mai la loro cavalcata infernale. "Quando l'amore inizia a morire comincia con un bacio, violentemente appagante e caldo. Quando l'amore inizia a morire muoio anche io", recita Valo sulla costante base doom, che infligge colpi sempre più duri, ma che apre uno spiraglio melodico grazie all'innesto delle tastiere. "I miei piedi sono fermi sulla porta del dolore, puntati sul cuore, e sto aspettando ancora la tua chiamata", i ritmi si distendono leggermente, sprigionando odori e sapori agrodolci, ma è solo un'illusione perché la corazza più cupa e misteriosa torna ad avvolgere la musica col suo manto nero. Non c'è speranza alcuna, l'amore è morto e il mondo è sprofondato in un misero incubo notturno. "Le tue parole solleticano come ali di angelo appena tagliate", la caduta è repentina, come un angelo dalle ali spezzate caduto dal cielo.

Kiss The Void

Kiss The Void (Bacia Il Vuoto) è l'outro malinconica, la drammatica uscita di scena, chiusura di un disco che ha esaminato in profondità l'animo umano, in ogni sua singola piaga, anche quella più remota, e che ha trattato di amore sofferto, di illusioni e di morte. Questa volta la strumentale è più lunga del solito, pur restando estremamente semplice, di natura minimale, dove le tastiere ossessive sono accompagnate dai drum-bit e dai lamenti in sottofondo del vocalist. Inoltre troviamo delle voci filtrate, delle piccole interferenze che ci accompagnano all'epilogo di questa opera. Un lavoro cupo e abbastanza frammentato proprio a causa di questi intermezzi in loop, che se da una parte denotano un'interessante voglia di sperimentazione, dall'altra spezzano il ritmo a più riprese, non amalgamandosi bene col resto delle tracce. Come in principio, il nastro termina la sua corsa e la cassetta viene stratta dal lettore.

Conclusioni

Nel 2013 nessuno, nemmeno la band stessa, avrebbe sospettato che questo fosse l'ultimo album, eppure è così, a rimarcare che anche le storie più belle ed emozionanti prima o poi trovano una fine. Una favola lunga più di venti anni, coronata da un ottavo album dai tratti agrodolci e dalle forme sinuose: tre singoli per tre mercati diversi vengono lanciati in contemporanea, "All Lips Go Blue", "Into The Night" e "Tears On Tape", quest'ultima una grande ballata il cui videoclip, lanciato in tutta Europa, viene girato a Roma. Nonostante i singoli entrino ai primi posti delle classifiche, l'opera fa fatica a fare breccia nel cuore del grande pubblico, complice anche una distribuzione frammentata nei negozi di musica. Il disco della speranza si rivela il disco della fine, non certo per colpa della qualità, comunque buona, ma per un mercato rock sempre più in declino e una strategia poco redditizia. Gli HIM cercano di accontentare tutto il proprio pubblico, vecchi e nuovi fedeli, sfornando un lavoro a metà strada che oggi come oggi appare controproducente. I giovani sono attirati da altri generi, mentre i vecchi fans, quelli cresciuti con loro, esigono musica più articolata, e scegliere di restare semplici, nonostante una classe immensa e pezzi ottimi, non ripaga di certo. Il difetto più grande di "Tears On Tape" è quello di voler essere di facile comprensione, adagiandosi su architetture minimali e fin troppo scarne. Le canzoni sono tutti riuscite, costituite da eccellenti ritornelli, belle liriche, e grandi riff di chitarra, ma il pubblico metal è ormai abituato a ben altro, e non si accontenta facilmente di una struttura basilare. Del resto, il clima apocalittico e funebre è quello che più si addice a una band gothic metal, lontana cioè dalla solarità e dal calore di un disco come "Screamworks: Love In Theory And Practice", e ciò viene messo in evidenza soprattutto nell'ultimo brano, quel gioiello nero a nome "W.L.S.T.D.", che per esteso sta per "When Love Starts To Die", un drammatico brano doom metal che ricorda a tutti del perché gli HIM siano i numeri uno nel proprio settore. Ma basta scorrere la scaletta per renderci conto di un talento fuori dal comune e del perché questa band sia diventata così popolare, a differenza di tante altre che hanno tentato la via del metal romantico fallendo impietosamente su più fronti. Se la title-track "Tears On Tape" è una perla melodica che colpisce al cuore, il suo intimo struggimento si propaga nelle seguenti "Hearts At War" e "No Love", decisamente più violente, mentre la foga apocalittica viene ben espressa da brani quali "I Will Be The End Of You", "Love Without Tears" e il singolo "All Lips Go Blu". Tra i pezzi minori, invece, troviamo le sdolcinate "Into The Night" e "Drawn & Quartered", non brutti ma sicuramente meno intensi rispetto agli altri, specie in fase di refrain. A rifinire un lavoro conciso e dallo scarno minutaggio, si vanno ad aggiungere quattro intermezzi elettronici, a dire la verità anche interessanti, ma che nel contesto sembrano messi lì per annacquare tutto il contenuto, allungando un album già di per sé brevissimo con suoni in loop che spezzano il ritmo. Gli HIM sperimentali di "Greatest Love Songs, Vol 666" sono lontani, quando riuscivano a sorprendere frammentando direttamente le singole canzoni, creando una voragine sonora soprattutto nella parte centrale. Parliamoci chiaramente, gli HIM di "Tears On Tape" sono sempre ispirati, ma decidono di accontentarsi, e nel mercato odierno chi si accontenta è perduto, la band lo capisce quasi subito e poco dopo il termine del Tears On Tape Tour il buio torna a palesarsi. Il primo a lasciare è proprio il batterista Gas, snervato dalle dinamiche interne, facendo presagire la fine imminente di tutto il nucleo, e così, dopo un lungo periodo di inattività e di silenzio, ecco l'annuncio shock del triste scioglimento. Nel 2017 gli HIM intraprendono il tour d'addio, reclutando Kosmo alla batteria, facendo sold-out in tutte le date, tra le lacrime dei presenti. Addio definitivo o pausa di riflessione? Difficile dirlo, ma nelle parole di Valo è concentrata tutta la delusione per la conclusione di una carriera durata venti anni, costituita da numerosi trionfi e di momenti di gloria, ma anche di crisi importanti e di fratture interne, e le sue parole sono l'epitaffio di una delle band più famose delle ultime decadi, spesso sottovalutata, ma decisamente tra le più talentuose. "La fine di un'epoca era nell'aria. Gli HIM stavano protraendo un corso innaturale. Il puzzle è stato risolto e abbiamo girato la chiave. Abbiamo cercato di restare insieme, ma la scintilla non ha ripreso vigore".

1) Unleash The Red - All Lips Go Blue
2) Love Without Tears
3) I Will Be The End Of You
4) Tears On Tape
5) Into The Night
6) Hearts At War
7) Trapped In Autumn - No Love
8) Drawn & Quartered
9) Lucifer's Chorale - W.L.S.T.D.
10) Kiss The Void
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