HIM

Screamworks: Love In Theory And Practice

2010 - Warner

A CURA DI
ANDREA CERASI
28/09/2018
TEMPO DI LETTURA:
6,4

Introduzione Recensione

Le tenebre si diradano e torna la luce, la negatività e la disperazione lasciano spazio agli elementi positivi della vita. È la rinascita. Gli HIM archiviano il loro momento peggiore, la crisi esistenziale, la depressione e la schiavitù dall'alcool che avevano afflitto il vocalist Ville Valo, e nel cuore dei nostri eroi finlandesi torna il sereno. Valo ha un nuovo amore, definito da lui stesso la musa che ha ispirato l'intera creazione del nuovo materiale, e i sentimenti riaccesi si irradiano in tutti i testi. Gli HIM tornano in studio nella primavera del 2009, uniti più che mai, trainati da un cantante dall'animo rigenerato, sobrio per la prima volta dopo tanti anni. A questo punto ai nostri non resta che una scelta: proseguire sulla scia del tenebroso e articolato "Venus Doom" oppure tornare alle sonorità e alla semplicità di un disco come "Dark Light", il loro best seller. La scelta è ardua, da una parte ci sono in ballo il rispetto per i vecchi adepti e lo sfruttamento di tutte le risorse, dall'altra ci sono la conquista di nuovi fans e un giro di soldi consistente. Se i membri della band spingono per restare su territori metallici, magari sperimentando nuove soluzioni, il leader Valo è deciso a fare il botto commerciale, così come era stato per "Dark Light", puntando su testi positivi e su canzoni dirette. Ciò crea una frattura all'interno del gruppo, una crepa che sconquassa la gabbia dorata degli HIM e che è destinata ad allargarsi nel corso degli anni, ma che, tra il 2009 e il 2010, è appena visibile in controluce. L'inversione di marcia sciocca tutti, le sonorità doom vengono accantonate, i testi cinici pure, le chitarre polverose vengono sostituite da altre meno ingombranti e la produzione diventa cristallina e lucente, completamente avvolta da suoni iper-prodotti. L'intento è chiaro: la band punta alle classifiche e alle vendite milionarie. L'anima ambivalente di un gruppo come gli HIM è rappresentata dalla stramba copertina del settimo album, che vede il ritratto di una scultura del diciannovesimo secolo, acquistata dal cantante durante un viaggio in Baviera, e poi modificato al computer sdoppiandone i lineamenti a mò di pop-art. Il tema del doppio è la colonna portante del nuovo disco, considerato come un lavoro sospeso in una "sfumatura più brillante di nero", dove il gothic metal viene contaminato da elementi di luce e di serenità, sacrificando oscurità e disperazione e tendendo alla sopravvivenza, alla speranza. Ispirato al titolo dell'opera di Aleister Corwley, "Magick In Therory And Practice", e al leggendario dipinto di Munch "L'Urlo", "Screamworks: Love In Theory And Practice" è studiato fin nei minimi dettagli per essere commerciale, a cominciare dalla data di pubblicazione, il 14 febbraio 2010, giorno di San Valentino, tanto per sciogliere il cuore delle teenager che sognano un vampiro da amare. La produzione è moderna e limpidissima, le liriche giovanili, la struttura dei singoli pezzi elementare e con spiccate melodie che fanno centro al primo ascolto, inoltre, come se non bastasse, le influenze sonore non si fermano al gothic metal ma anche alla new-wave e all'elettronica contemporanea. Questo particolare connubio fa sì che la parte heavy metal venga sacrificata per fare spazio a nuove soluzioni, più tendenti al pop, che fanno crollare le speranze di tutti coloro che si aspettavano un nuovo "Venus Doom". Persino il batterista Gas, poco dopo l'uscita del lavoro, ammette in un'intervista che la situazione era sfuggita di mano: Valo, per la prima volta sobrio e lucido, ha costretto tutti a provare e a riprovare per mesi le soluzioni migliori, levigando tutta la sezione metal e facendo perdere magia alla tradizionale musica gotica della formazione scandinava. Tale scontento si contrappone alle ottime vendite dell'album, almeno all'inizio, e all'enorme successo negli U.S.A. dei due singoli in rotazione, "Heartkiller" e "Scared To Death", che riportano in auge gli HIM con una serie di apparizioni tv e concerti sold-out in tutto il mondo. L'aria californiana si estende in tutto il lavoro e a risentirne sono le canzoni, maggiormente legate alla musica anni 80 e ad artisti quali Depeche Mode, A-Ha e Billy Idol. Burton gode di maggior spazio a disposizione, le sue tastiere invadono gran parte dei brani, sovrastando chitarre e basso, ponendo in evidenza tale legame con le decadi passate, anche se il piglio modernista fa sì che "Screamworks", nonostante gli evidenti limiti creativi, risulti fresco ancora oggi dopo numerosissimi ascolti.

In Venere Veritas

La luce appena ritrovata si rispecchia sin dal principio, quando la voce gioiosa di Valo si appoggia su tastiere piuttosto spensierate riprodotte con la tastiera Casio SK-1, fortemente voluta dal vocalist. Attaccano le immancabili chitarre heavy metal, ma la soluzione resta sempre in bilico tra musica dura e orecchiabilità. L'elettronica pervade gran parte del corpo di In Venere Veritas (In Venere La Verità), apripista vincente, che pur non essendo di qualità eccelsa si dimostra tra le tracce migliori dell'album, e questo già la dice lunga sulla resa generale di un disco come "Screamworks". "Cadiamo insieme in pezzi, abbiamo chiuso Cupido in un sacco consumato, vicino al mausoleo in cui è nato. Raccogliendo i pezzi di tutta questa gloria violenta, dalla sera alla mattina, perché Eva possa piangerne". Le citazioni bibliche sono molte, così come quelle mitologiche, Valo recita la sua preghiera su una base elettronica moderna, che contrasta un po' con il suono retrò della tastiera Casio che ogni tanto interferisce tra un passaggio e l'altro, consegnando un istante suggestivo e sognante, di pura serenità. Il refrain è più corposo, con Migé e Linde in prima linea, anche se non spingono con tutta la potenza, restando abbastanza quieti, ma la melodia risulta efficace e crea una buona atmosfera: "Non aver paura, ci sono ferite che non sono destinate a guarire, e cantano la verità di Venere. Vieni dentro e lascia che il fuoco ti bruci viva. Canta, ragazza, canta, si sono solchi che non sono destinati a guarire. Troviamo la verità in Venere". Venere è la dea dell'amore e a lei l'umanità rende omaggio con odi e canti di gloria. Talvolta, la stupidità dell'uomo rischia di infangare l'insegnamento della dea greca, fratturando l'anima con ferite insanabili. "Cadiamo insieme in pezzi. C'è un metodo nella nostra tristezza, mentre trasciniamo la strobo e la catena, di nuovo attraverso il crepuscolo, vestiti di vergogna". L'essenza dell'uomo è ricca di vergogna, sommersa in un mondo di tenebre nel quale dover far luce attraverso l'accecante strobo una da discoteca che emette scie luminose al neon, incatenati come schiavi ma decisi a rimettere insieme e i pezzi. Ville Lancia un urlo lancinante, Linde si scatena in un assolo regale, mettendo in scena il momento più aulico del brano, quando, seguendo una liturgia religiosa, il vocalist recita il bellissimo bridge: "E preghiamo che un riflesso da un cuore aperto ci accechi e ci catturi oltre il limite", dando maggiore serietà al clima, riprendendo poi con il ritornello, chiudendo un buon pezzo.

Scared To Death

Così come il clima di serenità invade il precedente brano, tale situazione si ripropone con Scared To Death (Spaventato A Morte), anch'essa poggiata sulla morbidezza delle tastiere. Definita dallo stesso Valo una canzone d'amore pop ispirata al popolare romanzo di Jane Austen "Ragione E Sentimento", viene scelta come singolo per via del piglio melodico e californiano, il cui messaggio simboleggia un ritorno alla vita dopo i momenti bui e un coro di una speranza appena ritrovata. Le chitarre acustiche corrono all'unisono con quelle elettriche, affiancate dalle immancabili tastiere, sia nell'introduzione che nella strofa: "Nelle ragione e nel sentimento lascia che ti conosca, bacerò quel sorriso sbucato sul tuo viso. Dimmi solo quando". L'arpeggio della chitarra acustica continua a vibrare per originare il melodicissimo e zuccheroso refrain, che arriva immediatamente senza perdere tempo, costruito su un testo abbastanza banale per la penna di Valo: "Non ho paura di dire che ti amo, non più di quanto non fossi abituato, piccola. Sono spaventato a morte, ho paura di innamorarmi". La melodia è comunque gradevole e il tutto è escogitato per essere cantato a squarciagola da centinaia di fans sotto al palco, poi si riprende: "Tutti questi gironi infernali che spezzano il ghiaccio infernale, da un cuore così oscuro e triste, solo per te". La struttura del pezzo è davvero semplice, una semi-ballata che trasmette una forte sensazione di libertà ma che difficilmente incide i cuori degli adepti, soprattutto quelli di una certa età, e non basta il buon assolo di chitarra per dare maggiore consistenza a un pezzo statico. Strofa-ritornello-strofa-assolo, e la costruzione finisce qui, dove la coda finale vede la tradizionale ripetizione del chorus, senza aggiungere nulla. Un brano semplicissimo, che scorre via facilmente in soli tre minuti e mezzo, minutaggio perfetto per le radio e per i passaggi in tv, dove nel videoclip vediamo il cantante, sorridente come non mai, che passeggia per strada sognando l'amata.

Heartkiller

Heartkiller (Assassino Di Cuori) è il primo singolo estratto, un mix tra tradizione e novità non pienamente riuscito, non banale come "Scared To Death" ma fin troppo facilotto, pur essendo dotato di una discreta melodia. Le tastiere sprigionano un'atmosfera giocosa, seppur annebbiata dal velo gotico, ma si intuisce la stabilità ritrovata dopo il periodo nero. "Addio mondo senza cuore, ti invierò una cartolina bruciata nelle fiamme che hai tentato a lungo di estingue con la paura di fallire. Scriverò tutto ciò che ho imparato e lo modificherò con una sola parola: Amore. Ti sto aspettando, immaginando". L'amore oltre ogni confine, l'emozione oltre la morte, nonostante un testo amaro, la libertà è la felicità sono intuibili in ogni passaggio, specialmente nel genuino ritornello, che cita sia Lazzaro che Frankenstein, tanto per ricordare che quello narrato nella canzone è un ritorno alla vita. "Le scintille voleranno sotto la luce della luna, tra Lazzaro e Frankenstein. Ragazza, sarò la linea del tuo cuore spezzato. Moriremo poco a poco nella luce fioca, mi sono aperto a te, sarò la linea piatta del tuo cuore spezzato. Un assassino di cuori". Così come il mostro Frankenstein, nel romanzo di Shelley, torna alla vita con l'energia elettrica e a seguito dell'unione di pezzi di cadavere, così Lazaro viene resuscitato da Gesù a qualche giorno dalla sua morte. È la situazione interiore di un Valo ritrovato, risorto dal malessere che ha rischiato di ucciderlo, e in questa nuova vita egli si presenta come uccisore di cuori, colui che strega le amanti per poi divorare i loro sentimenti. "Un saluto al ritorno di quel battito che può sanare le nostre ferite, maledetto per alcuni e benedetto per pochi, non devi cercare un senso, vieni più vicino e ci innamoreremo dell'amore. Non ho quasi più pazienza". Il morto che risorge ha bisogno di nuova linfa vitale, e tale energia è scaturita dal sentimento più nobile al mondo: l'amore, al quale bisogna aprire la porta per concedersi a nuove speranze. "Dipingi le tue malinconie e lascia che io le canti, sono un assassino di cuori, disegna il tuo dolore e ascoltami sussurrando" recita il fugace bridge, dunque Gas e Linde duellano trasportando l'ascoltatore in una dimensione sospesa nel tempo, quasi illusoria, come per indicare la confusione che pervade la mente del ritornante, e Valo sottintende tale momento emettendo gemiti e sospiri. Poi la chitarra elettrica viene sommersa dal basso possente di Migé, facendo riprendere grinta e vitalità all'intero brano.

Dying Song

Il mid-tempo Dying Song (Canto Morente) si distende placidamente su un misterioso giro di chitarra, battezzato dai rintocchi di tastiere che danno il via a una danza oscura di grande fascino. "La vita nel più debole dei cuori e ti ho sentito gridare forte la più dolce delle poesie. Risuonando attraverso l'oceano, mi ricorda perché ancora provo ad aggrapparmi a qualsiasi cosa sia rimasta di te e di me". Anche nelle profondità degli inferi esiste la speranza di trovare una scintilla di paradiso alla quale aggrapparsi per tornare alla vita. La strofa parte lenta per poi velocizzarsi lungo il cammino, seguendo un andamento ben elaborato, infine esplode nel glorioso refrain, dominato dal drumming di Gas e dalle asce di Migé e Linde costantemente affilate e dal suono gelido: "Versando pelle su un canto morente, canticchiamo al sole della sera fino a scomparire. Piccole morti per un canto morente che somiglia molto alla vita". Le mortifere tastiere di Burton tornano a fare da collante con la seconda parte: "Ho visto questi sogni infranti da un solo pensiero, e ho sentito l'invidia e la tristezza divorarmi l'energia. Vivo a stento sotto il ghiaccio, scambiando sospiri con un domani incerto, nella più solitaria delle luci". Il canto di speranza intonato dal frontman funziona meglio in due, poiché l'unione fa la forza, come viene ripetuto nel bridge: "Torna a letto, il domani sta tremando alla vista di noi due. Vita e amore con te", e così come il bel Ville Valo cerca la sua amata, tendendole la mano nel buio, così la band si riunisce per la danza notturna, celebrando la vita attraverso un sofisticato canto di morte. Scritta parzialmente nel lontano 1996, prima ancora che gli HIM esordissero col primo stupendo disco, "Dying Song" viene modernizzata, levigata per bene e rimessa in piedi dopo essere stata accantonata per parecchi anni. La polvere del demo originale viene spazzata via e i suoni lustrati a dovere dal produttore Matt Squire, ma le dinamiche restano quelle lì di un tempo lontano, e non a caso il risultato è ottimo, facendo della canzone una delle migliori tracce dell'album.

Disarm Me (With Your Loneliness)

Risalente al 2003, ai tempi del grande "Love Metal", Disarm Me - With Your Loneliness (Disarmami - Con La Tua Solitudine) è un'altra ballata deliziosa, il brano preferito del vocalist, che lo definisce come un'amara illusione, una speranza di cambiamento e di rinascita che però sfugge via come quando qualcuno sottrae il tappeto sotto i piedi mentre cammini. E allora ti ritrovi nudo e inerme, con le braccia in aria, disarmato e arrendevole. "Una promessa del cielo ci ha spinti di nuovo all'inferno, trasformando i tre sette di nuovo in tre sei. Mi hai riso in faccia quando ti ho detto quanto faceva male e ho detto..", la prima strofa è tutta immersa tra tastiere e chitarra acustica, declamata dalla voce sofferta di un Valo sopraffatto dalla sorpresa, ed è chiaro il riferimento ai numeri sacri della religione cristiana, dove il sette, ripetuto tre volte, dona il valore radioso di Dio, mentre il sei, l'imperfezione, ripetuto tre volte, rimanda a Satana e all'inferno. E così il nostro sofferente protagonista si ritrova inaspettatamente dalle stelle alle stalle, a gambe all'aria. La delusione è forte, e tale amara sensazione è incastonata in un ritornello fantastico, dove le chitarre sgroppano indomite rafforzando il vuoto che avvolge e schiaccia l'uomo: "Disarmami con la tua solitudine, come sempre prima d'ora, trascinami con l'inganno fuori dal mio vuoto dicendo quanto mi ami". L'elettronica fa capolino per un istante, poi il brano torna su binari classici, senza più sorprendere, trascinandosi nella sua, comunque efficace, linearità: "Continui a tentarmi ad andare avanti ad ogni costo per vedere il bocciolo di un fiore inaridirsi fino a diventare polvere. Così infrango tutte le regole di questo gioco infinito una volta chiamato amore. Solo per te". Il sentimento si tramuta in polvere, viene spazzato via dal tempo, eppure il nostro protagonista non demorde e fa di tutto per tenersi aggrappato all'amante, infrangendo tutte le regole che governano i sentimenti umani. Ma è un gioco perfido quello che si è profilato, perché nella maggior parte dei casi destinato a una fine ingiusta, drammatica. La tragedia che colpisce il giovane è inaspettata, e allora il suo corpo cade nel vuoto senza più appigli sicuri, tale momento di incertezza è dato dalla soffice voce di Ville, adagiata nel break sulle note impartite dalle tastiere. Ma la corsa alla vita e alla rinascita continua, e allora ecco che si riprende lo struggente refrain.

Love, The Hardest Way

Una potenza, seppur controllata e costruita oltre che sulle corde di chitarra anche sulle goliardiche note di tastiere, torna a palesarsi in Love, The Hardest Way (Amore, Il Cammino Più Duro), discreta traccia ancorata agli anni 80 e influenzata dal rock energico di un certo Billy Idol. La narrazione è passionale e richiama la poetica maledetta dei poeti francesi dell'800, in quanto cerca di affrontare l'irrazionalità delle relazioni interpersonali. "L'amore è il diavolo che conta le lacrime nella pioggia, al suono di una sinfonia di una lavagna suonata con le unghie. Per quanto possa valere non voglio vederti soffrire più di quanto sia necessario", annuncia il frontman, delineando un amore controverso, fastidioso, sofferto, delirante, schiavo di allucinazioni e di droghe. Il ritornello è fresco, comporta una certa dinamicità, anche se resta un mistero la parola "braille", mai chiarita del tutto, con la quale gli HIM ci battezzano persino il dischetto aggiuntivo all'edizione limitata di "Screamworks", dove rielaborano tutti i pezzi dell'album in versione acustica, che forse rende meglio rispetto ai brani originali, soffocati da una produzione fin troppo levigata. Non a caso ogni singolo brano viene costruito quasi sempre sugli accordi di chitarra acustica, alla quale poi viene aggiunta l'elettrica, e poi sopra lo strato di tastiere e i giri di basso. Una concezione stratificata ideata dai musicisti finnici, il cui intento però viene smorzato dalla produzione cristallina che toglie potenza e genuinità. "Mangiare vetro, vino su sangue, tesoro mio, ama con forza. Baudelaire in braille, ama nel modo più forte. Una volta che avrai perso te stessa nella tomba ti prometto di amarti nel modo più potente". Tuttavia, va sottolineato il mood retrò, che riporta in mente gli HIM del meraviglioso "Razorblade Romance", e tanto basta per apprezzare la canzone, e anche il clima sereno e graffiante ricorda il secondo parto della band, anche se della malinconia del disco del 1999 purtroppo non v'è traccia. "Sei bella come un fiore sulla tomba, baciato dal blu degli ultimi raggi di sole. Tana libera tutti, non nasconderti per piangere", le lacrime sono sottolineate dall'assolo di chitarra e dal basso pulsante di Migé, ma il vero leone è Burton, che contorna il tutto con uno strato di elettronica davvero apprezzabile.

Katherine Wheel

Ispirato alla vicenda della Santa Caterina d'Egitto, martire del quarto secolo, Katherine Wheel (La Ruota Di Caterina) cita appunto la donna cristiana massacrata ad Alessandria, sotto il governo di Roma, la quale fu condannata a morte nel 305 tramite la dolorosa pratica della ruota dentata, che le avrebbe squarciato il corpo. Ma la donna, in preda a una visione mistica, riuscì a resistere alla tortura, e allora al boia non rimase che decapitarla con la lama, e dal collo, secondo la leggenda, sgorgò latte al posto di sangue. La band attacca subito col ritornello, un refrain molto melodico e che cattura l'attenzione sin dal primo ascolto: "Voltati, bambina, queste sono le cose che mi farai fare, sto bruciando per te Katherine, dopodiché i toni si stemperano e restano la batteria di Gas e le tastiere liquide di Burton, accoppiata vincente. Valo si fa cupo nel ricordare la tortura, dove invoca dolore e immagini forti: "Vieni e spezzami un braccio alla volta, avvolgimi forte nei tuoi raggi, poiché non c'è alcuna via d'uscita. Fammi girare per sfumare la linea tra me e te, cosa stai aspettando? Ti prego non smettere finché il cuore non urlerà più". L'artista si immedesima nel martirio della bellissima donna egiziana, che rifiutò di convertirsi ai riti pagani, ma non solo, perché evitò persino di sottomettersi al governatore romano stanziato in Egitto, che la voleva in sposa. Dal rifiuto è scaturita la vicenda che l'ha resa poi Santa agli occhi della Chiesa Cattolica. Il ritmo frizzante induce a ballare, nonostante la cupezza delle parole cantate, e ascoltare questo brano provoca una strana sensazione di vertigini, come se ci trovassimo tutti su una ruota panoramica, scendendo per poi risalire alti in cielo, e ciò è dato dagli stop and go delle chitarre, utilizzati in modo continuativo per tutta la durata. "Tenersi per mano non sarà abbastanza in un mondo che si sta suicidando, l'amore in teoria e in pratica, primo capitolo. Mi contorco e rotolo nel vortice delle tue braccia, più sono stordito e più vedo chiaramente. Con te sono in pace anche se intorno a noi c'è la guerra". Interessante notare che proprio in quest'ultima frase viene citato il sottotitolo dell'album: "Love In Theory And Practice, Chapter One". Non a caso il martirio è il più grande atto d'amore e di fede che possa esserci, e tutto ha origine da lì.

In The Arms Of Rain

In The Arms Of Rain (Tra Le Braccia Della Pioggia) è un bel pezzo ricco di nostalgia, nel quale Ville Valo ricorda istanti della sua vita, di quando era bambino e correva assieme al fratello sotto la pioggia. Si divertivano così e quelle belle e lontane immagini riemergono prepotentemente dalla sua memoria per essere evocate nelle liriche. Un intro particolarissimo alle tastiere, che sembrano riprodurre i suoni dei vecchi videogiochi anni 80, dunque le chitarre si impuntano per poi riavvolgersi come nastro in un delicato arpeggio: "Ancora una volta ci ritroviamo ad essere persi, tenendoci per mano mentre ci allontaniamo dal sentiero in un'oscura foresta. Non sei felice di vedermi strisciare come un serpente verso il sole, solo per te?". Valo e suo fratello, mano nella mano per i boschi finlandesi, non lontani da casa ad Helsinki, sorpresi da un acquazzone improvviso. I due bambini cercano riparo, corrono verso casa col sorriso stampato in volto. In questo momento torna il rintocco da videogioco retrò e attacca il lungo e ben calibrato ritornello, a modo suo felice, ma che conserva un ingovernabile spirito malinconico: "Solleva il coperchio dello scrigno del tuo cuore, tra le braccia della pioggia. Andremo alla deriva in questo fiume di tristezza finché non sentiremo più dolore. Questo è un inno religioso per i segreti che mi hai tenuto nascosti, Ave Maria per il sogno di domani, tra le braccia della pioggia siamo liberi". La parola che emerge con più semplicità è una parola sacra: libertà. Sotto la pioggia i ragazzini si sentono liberi, contenti e spensierati, la pioggia libera dai problemi, rinfresca, ricarica, e l'acqua si palesa come un canto religioso, un inno cattolico che benedice i fanciulli scandinavi. "Ancora una volta ho lottato contro me stesso e ho perso, vieni, mordi la mela e mi avvicinerò al tuo cuore. Sono felice di vederti piangere tra queste braccia a cui appartieni". Il break è molto interessante, Valo recita la sua liturgia, invocando l'Ave Maria, sovrastando le tastiere, in questo tempo sospeso nel quale le chitarre e la batteria si nascondono, per poi tornare a mostrarsi dopo qualche secondo. La coda finale è spensierata e deliziosa, denota una certa malinconia e una morbidezza che affondano nel cuore di un bimbo ormai cresciuto.

Ode To Solitude

Tra le tracce migliori dell'opera figura Ode To Solitude (Ode Alla Solitudine), dotata di una partenza heavy metal strepitosa, potentissima, ma la sezione ritmica interrompe la sua corsa non appena giunge la prima strofa, decisamente più aggraziata. Alternando potenza e morbidezza, tenendo la narrazione sospesa tra momenti di pericolo e momenti intimi, si celebrano gli aspetti più dolorosi di una relazione. "Piacevole agli occhi, spiacevole al cuore. Cuci i miei polsi con la speranza, camminando verso la luce che splende luminosa. Ti sfido a sognarlo e ti sfido a sognare di perderlo. Quello che voglio sapere è quale dei due ti fa sorridere meno". Così come la musica riflette su due ambientazioni, l'una grave e l'altra luminosa, così il testo riesce a carpire l'ambivalenza delle sensazioni amorose, delineando due forme. Se i versi sono freddi e velenosi, il chorus invece è caldo e celestiale, dotato di una melodia vellutata: "Benvenuto dolore, la luce di un treno in arrivo, andiamo, ode alla solitudine in catene". La solitudine che porta sempre consiglio, la solitudine che conforta il cuore malato e lo spirito spezzato. "Disegna le cicatrici del cuore, livide e lacere, allenta il cappio. Quello che voglio sapere è perché continui a tenermi sospeso", l'uomo è sospeso con una corda attaccata al collo, non sa ancora se dovrà morire o se gli sarà risparmiata la vita, tutto è nelle mani dell'amata, che deve decidere cosa fare con questa turbolenta relazione, se andare avanti o se troncare. I toni si incupiscono non appena entrano in scena le chitarre acustiche, il bridge è possente e macabro, e finalmente possiamo assaporare un passaggio tipicamente gotico, dove Valo urla di dolore: "Se non dovessi riuscire a restare, ricordati di non dimenticare questa sensazione che hai. Hai ancora paura ed io ho fallito, ti prego fa finta che non sia successo nulla. Ora sto sanguinando, questa è un'ode alla solitudine in catene", ma poi la base torna luminosa e veloce, trasmettendo comunque una flebile sensazione di speranza.

Shatter Me With Hope

Gli HIM si cibano delle narrazioni mitologiche, e a questo punto vengono chiamati in causa Damocle e Cassandra. Entrambi i personaggi sono associati al destino nefasto, a una sorta di maledizione: Damocle era un nobile di Siracusa che per una sola sera sperimenta le gioie e i problemi di essere un tiranno, poiché da importanti compiti derivano importanti responsabilità, ed è famosa la spada che pende sulla sua testa durante il banchetto notturno e che gli ricorda la delicatezza della sua posizione privilegiata. Cassandra invece era una sacerdotessa di Apollo, condannata dallo stesso dio ad essere inascoltata nonostante le profezie che annunciava raccontassero la verità. Shatter Me With Hope (Avvolgimi Nella Speranza) ha una narrazione precisa, contenente messaggi nascosti, ed è indirizzata alla nuova musa di Valo. "La ragazza che pianse amore. Vuoi venire a giocare con me? Puoi essere Cassandra sotto la spada di Damocle. Faremo a pezzi questo bambino, saggi come Salomone". Nei versi emerge il gustoso basso di Migé, mentre Linde si crogiola in una serie di fraseggi ipnotici che in un certo modo danno la sensazione di un pericolo imminente. È tutto un danzare sul filo del rasoio, e il ritornello è emblematico: "Corri, vieni a distruggermi ora, distruggimi con la speranza e striscia, respira, fai sanguinare tutto il tuo dolore. Urlami contro il tuo sogno, lasciato intatto dalle ombre della speranza". Il vocalist invoca l'annientamento da parte della ragazza che ama, perché l'amore è sofferenza, è turbolenza, è una terra oscura e dannata. "Sarà testimone del riposo di Evelyn, spingi l'ago nei cantici dell'estasi. Vai a pagina 43 e saprai come mi sento. Corri vieni a distruggermi ora", la citazione biblica è direttamente prelevata dalla bibbia ebraica di Salomone, e il "gira a pagina 43" è il messaggio in codice alla sua nuova fidanzata. Le grida che decorano i ritornelli e l'assolo funesto di Linde Lindstrom contrastano con la celestialità del bridge, toccante e profondo: "Giura sulla tomba del tuo cuore che sto sbagliando, e ama come se la tua vita dipendesse da questo, perché è così", ma è solo un momento, perché si continua con passo pesante e andamento veloce, guidati dal basso e dalle chitarre, per uno dei pezzi più robusti del disco.

Acoustic Funeral (For Love In Limbo)

La beatitudine interiore giunge con l'oscura e romantica Acoustic Funeral - For Love In Limbo (Funerale Acustico - Per L'Amore Nel Limbo), che rappresenta una ninna nanna infernale e che ricorda a tutti che la vita è breve e la morte attende sempre dietro l'angolo, per questo bisogna godere di ogni attimo a disposizione. Valo fa suo il motto latino "momento mori" e lo rielabora in questa strepitosa ballata, uno dei pochi grandi momenti dell'album. "Ti mancava l'inverno e ti ha seguita fino a casa, dove il sole bacia le orme cremisi nella neve che si scioglie. Stiamo facendo del nostro meglio per rinnegare la perfezione, con questi atti di crudeltà in nome della bellezza per essere liberi". L'ambientazione invernale si sposa bene con la pallida sezione ritmica, che se da un lato richiama le tinte calorose della California e dell'estate, dall'altra si mostra gelida nei sui cambi di tempo e nelle sue dolci melodie. "Il funerale acustico per un amore nel limbo, stiamo ballando con le etichette attaccate ai piedi. Conservo il mio ultimo respiro per la tua finestra, per scriverti questa canzone per un funerale acustico". Ci muoviamo come cadaveri in un limbo oscuro, e non sappiamo che fare, siamo in confusione, illusi che tutto andrà bene. Tratteniamo un ultimo respiro, che poi è il soffio di vita, per goderci ogni minimo istante. La speranza c'è sempre, anche se flebile, ma viviamo un incubo difficile da superare. L'asprezza delle liriche si evidenzia nella seconda strofa, decisamente negativa: "Alle soglie di un voto abbiamo ucciso la ragione chiudendo la porta, per un incubo dentro a un incubo, che siamo destinati ad adorare. Lasciamo che la tavoletta a forma di cuore scivoli verso un sì e alla fine confermi che tutte le paure sono così reali nell'irrealtà". Giochiamo tutti al gioco della vita, come fosse una tavoletta Ouija, assorbendo energie negative ma talvolta anche positive. Questo è il nostro canto funebre, un canto funereo acustico, che omaggia tutte le anime che si muovono nel purgatorio, in attesa della condanna o della salvezza. "Sotto il ghiaccio così sottile sto diventando blu, l'ultima cosa che so essere vera è la tua ombra che uccide l'amore con un bacio". Le tastiere creano un tappeto celestiale che ricorda il vuoto del limbo, e in questo vuoto si lancia la chitarra di Linde per un ultimo solo pungente.

Like St. Valentine

L'animo punk della band si palesa con Like St. Valentine (Come San Valentino), furiosa traccia a metà strada tra il vecchio e il nuovo, poiché decorata da elementi elettronici, comunque meno invasivi rispetto agli altri brani. La sezione ritmica pesta veloce, ma la melodia non fa breccia, risultando abbastanza banale, specialmente nel brutale ritornello, un po' troppo scialbo e dotato di un testo poco convincente. "In nome dell'amore perduto sono congelato a lei e voglio che tu venga a costruire un ponte intriso di benzina e ci passi sopra la fiaccola accesa", si dispera Valo invocando la morte per amore, e subito dopo attacca col fugace ritornello: "Lascia che io sia il tuo Valentino, manda via il tuo dolore e cerca di mantenere viva la bugia come San Valentino". Il dramma nel dramma, e allora come non citare Pompei e la coppia di fidanzatini ritrovata abbracciata dopo duemila anni: "Come la coppia di Pompei il nostro dramma è messo in mostra insieme a una colomba imbalsamata, in una bara di vetro dedicata all'amore, alla lussuria e allo spirito santo. Quelli erano giorni". Il brano prosegue dritto come una scheggia, senza grosse sorprese e, pur non essendo malvagio, dà la sensazione che qualcosa non torni. Un ritornello poco azzeccato, un titolo banale, una struttura fin troppo canonica. Insomma, poco entusiasmo per una delle canzoni più rock del lotto. "L'amore è l'unica guerra per cui valga la pena morire, sollevami per poi abbattermi, sono tutto to ora", finito il refrain, finalmente Gas si mette in mostra, purtroppo molto sacrificato in questo album, con una bella parentesi strumentale nella quale picchia duro sulle pelli, per poi concedere ancora spazio alla ripetizione del ritornello.

The Foreboding Sense Of Impending Happiness

Finalmente gli HIM tentano la carta della sperimentazione, e dopo una lunga serie di brani brevissimi e lineari, si concedono all'elettronica pura, tornando agli anni 80 e facendosi sedurre dal fascino del rock elettronico dei Depeche Mode o dei Berlin, formazioni da sempre molto amate dai singoli musicisti. The Foreboding Sense Of Impending Happiness (Il Presentimento Di Una Felicità Imminente) è una bella e seducente danza ambient con un Valo in grande spolvero, immenso interprete di queste liriche amorose ricche di energia positiva. "Alle corde del tuo cuore sono sospeso come in un sogno, dondolando dolcemente nella calda brezza autunnale", declama il frontman su un tappeto di tastiere, e la bellezza di queste linee armoniche dimostra che quando la band osa e ha coraggio di creare qualcosa di diverso sa trasmettere magia e brividi. "Vieni a vedere le ferite, soffoca un cuore che si sta aprendo", il chorus è ipnotico nella sua freddezza, avvolge i timpani come fosse balsamo, seduce, stritola cuori, afferra per le braccia e induce a ballare al chiaro di luna. "Camminando in punta di piedi su una ciocca dei tuoi capelli, sospeso tra questi pensieri e le azioni, lontanissimo dalla realtà", l'arpeggio di Linde assomiglia al suono della chitarra di The Edge degli U2, un suono gelido, industriale, poi, tra cupi fraseggi e suoni messi in loop ci avviciniamo alla conclusione di un pezzo semplicissimo e ripetitivo, ma sicuramente vincente, sfumando nella morbidezza atavica dell'elettronica, e con essa alla fine di questo controverso lavoro del 2010. Quando la magia viene scaturita dalla semplicità, senza cercare chissà quali panorami da classifica.

Conclusioni

Molto probabilmente l'album più accessibile degli HIM, "Screamworks: Love In Theory And Practice" è il disco che bilancia con maggior attenzione chitarre e tastiere, creando un sound più leggero e spensierato e un'atmosfera unica in carriera, profondamente californiana e calda. L'amore ritrovato con una misconosciuta ragazza irradia il cuore e la mente di Ville Valo, e dall'amore nasce appunto questo lavoro, ricco di speranze e di luce. Ciò si riflette nei testi di "In Venere Veritas", che si avvale di una tastiera Casio retrò fortemente voluta dal vocalist, dove Venere è la dea da seguire perché genera emozioni di benessere, o di "Scared To Death", singolo banalotto, il cui testo è ispirato al romanzo di Jane Austin "Ragione E Sentimento", mentre "Heartkiller" comporta in sé un senso biblico perché menziona la vicenda di Lazaro, ma cita anche "Frankenstein" di Mary Shelley. Dagli archivi della band invece risalgono l'ottima "Dying Song", concepita nel lontano 1996 e mai terminata, e "Disarm Me (With Your Loneliness)", del 2003, che trattano della difficile risalita dall'inferno al paradiso. Un cambiamento in meglio, radioso e propositivo che pervade quasi tutte le liriche dei brani e che ritroviamo anche in pezzi frizzanti quali "Love, The Hardest Way", dal sapore anni 80 e che nel refrain cita il passo di una poesia di Baudelaire, "Katherine Wheel", ispirata alla vicenda di Santa Caterina di Alessandria, torturata dai pagani tramite la pratica della ruota dentata, e "In The Arms Of Rain", che riporta a galla le memorie di un Ville Valo bambino. Gli aspetti più cupi e dolorosi invece sono elencati in "Ode To Solitude", "Shutter Me With Hope", che celebra il mito greco di Damocle e Cassandra, e "Acoustic Funeral", che stravolge il titolo della popolare "Electric Funeral" dei Black Sabbath e che parla della fragilità dell'uomo; poi troviamo "Like St. Valentine", dai connotati punk, fino a giungere alla traccia più sperimentale del lotto, una delle più riuscite, "The Foreboding Sense Of Impending Happiness", dalle linee elettroniche che rimandano a Depeche Mode e Berlin. Tredici tracce dal contenuto uniforme, costruite su una struttura musicale lineare dotata di un minutaggio estremamente contenuto che non supera mai i quattro minuti. "Screamworks" è un disco facilmente assimilabile e che strizza più volte l'occhio alla pop music, pur contenendo le solite chitarre metal tipiche del suono degli HIM, anche se in questo caso quasi totalmente sommerse dai suoni liquidi delle tastiere e dall'elettronica. Un mood modernista che se da una parte svecchia certi cliché, dall'altra fa storcere il naso al pubblico più fedele e adulto. Ovviamente il problema di questo album non è il piglio moderno, anzi, questo risulta cosa gradita, perché pone nuove soluzione al tipico stile della band; il problema che il settimo studio-album degli HIM solleva è di natura prettamente qualitativa: le canzoni sono di discreta fattura, merito della classe enorme dei nostri, che comunque riescono a trovare sempre le melodie giuste e la chiave perfetta per insinuarsi nei cuori dei fans, eppure si ha costantemente la sensazione che la formazione viaggi col freno a mano tirato, facendo il proprio compitino tanto per mettere assieme una collezione di pezzi striminziti e asciutti. Non solo i due singoli rilasciati lasciano l'amaro in bocca per via di una certa banalità di fondo, ma anche le restanti tracce, fatta eccezione di una piccola manciata, non convincono abbastanza. L'ostentata ricerca della melodia sacrifica tutto il resto, e alla fine ci si ritrova ad ascoltare un disco sì piacevole ma un po' claudicante, capace di alternare pochi momenti elevati ad altri scadenti. In più, la penna di Ville Valo questa volta è meno ispirata e i testi troppo zuccherosi rischiano di nauseare il pubblico più maturo, nonostante le colte citazioni letterarie che affiorano di qua e di là. Stranamente, come nel caso di "Dark Light", che però aveva testi migliori, le reazioni della stampa all'uscita di "Screamworks: Love In Theory And Practice" sono positive, c'è addirittura chi ne osanna la vena creativa ritrovata e la voglia di essenzialità modernista dopo il mefistofelico "Venus Doom", che cercava un aggancio con gli anni 90. Contro ogni previsione e nonostante le astute mosse pubblicitarie escogitate, l'album non vende quanto sperato, tanto che gli entusiasmi si placano dopo poche settimane dalla sua pubblicazione. Se in America i singoli restano a lungo in classifica, in Europa finiscono nel dimenticatoio poco dopo, inceppando il meccanismo messo a punto dall'etichetta discografica. La band si pronuncia dopo pochi mesi, considerando "Screamworks" un fallimento commerciale, ed è da questo momento che le crepe all'interno del nucleo si fanno sempre più estese.

1) In Venere Veritas
2) Scared To Death
3) Heartkiller
4) Dying Song
5) Disarm Me (With Your Loneliness)
6) Love, The Hardest Way
7) Katherine Wheel
8) In The Arms Of Rain
9) Ode To Solitude
10) Shatter Me With Hope
11) Acoustic Funeral (For Love In Limbo)
12) Like St. Valentine
13) The Foreboding Sense Of Impending Happiness
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