HIM
Greatest Lovesongs Vol. 666
1997 - BMG
ANDREA CERASI
22/07/2018
Introduzione Recensione
Clima gelido, boschi innevati e popolazione taciturna, forse non è un caso se il gothic metal gode di un profondo legame con i paesi scandinavi. Assieme al power metal barocco, che ne rappresenta l'antitesi per suoni e tematiche, nei primi anni 90 questo genere incide profondamente tra i giovani vampiri di queste terre. Proprio in questi anni, ad Helsinki, i quindicenni Ville Valo, Mige Paananen e Linde Lindstrom sperimentano suoni che mischiano la musica dei Black Sabbath con quella dei Type O Negative, senza tralasciare le tinte horror rock di un artista come Roky Erickson o le aperture teatrali dei Blue Oyster Cult, per un'esperienza che unisce potenza e raffinatezza, teatralità gotica e romanticismo vampiresco, il tutto unito sotto il sacro vincolo dell'unione tra amore e morte. Ispirato dalla letteratura horror ottocentesca, dai romanzi d'amore di età vittoriana e dal cinema horror classico, il giovane Ville Valo decide di seguire i suoi istinti e le sue passioni, dedicandosi alla musica dopo le lezioni scolastiche e dopo il lavoro part time nel sexy shop del papà Kari, situato nel centro di Helsinki. Prelevato da una citazione della Bibbia Nera, His Infernal Majesty è il nome scelto per la band, alla quale presto si uniscono il batterista Juhana Rantala e il tastierista Antto Melasniemi, ma per evitare polemiche inerenti al satanismo e alle arti esoteriche, temi che ai ragazzi interessano relativamente poco, si opta per la sigla HIM, più conciso, più semplice da pronunciare e meno scabroso. L'adolescente Valo ha una filosofia tutta particolare ed è deciso a metterla in musica con l'aiuto dei suoi compagni, tutti affascinati dal mondo artistico di derivazione gotica, che è sì crepuscolare e decadente, ma anche sentimentale ed emotivamente profondo. Dopo qualche demo, contenente pezzi originali e cover rielaborate, inviato alle varie etichette discografiche, è con l'ep "666 Ways To Love: Prologue" che la giovanissima band ha l'occasione di farsi valere. Stampato in tiratura limitata di sole mille copie e con l'effige del volto della mamma di Valo in copertina, il mini-album entra ai primi posti delle classifiche finlandesi grazie al singolo "Wicked Game", popolare cover di Chris Isaak che gli HIM ri-arrangiano egregiamente, potenziandola a dismisura e mettendo in evidenza le proprie qualità, a cominciare dalla profondissima e sensuale voce del leader. Nell'arco di un mese le mille copie dell'ep vengono terminate e ai ragazzi viene chiesto di esibirsi, nell'ottobre 1996, al Tavastia Club di Helsinki, luogo sacro per i finlandesi, che nella sua storia ha lanciato numerose band locali e ospitato grandi nomi, tra cui Hanoi Rocks, Dead Kennedys, Nick Cave e John Lee Hooker. L'esordio live è stupefacente, i musicisti creano un'atmosfera magica che coinvolge tutti e c'è sinergia nell'aria, scaturita dalle note agrodolci dei brani proposti, metà brani originali e metà cover, omaggi ai propri mentori. Nasce una nuova stella nel firmamento hard rock scandinavo, una band non solo capace di riprendere la lezione dei maestri del gothic metal e della darkwave, ma di donare al pubblico una nuova chiave di lettura, tra melodie zuccherose, architetture ritmiche semplificate e tematiche seducenti che prendono vita grazie alla penna di Valo, che si rivela un ottimo songwriter, cantore di gioie e dolori. Il 3 novembre 1997 vede la luce l'album di debutto: "Greatest Love Songs Vol. 666", titolo che è l'ennesimo gioco di parole tra amore e inferno, dove il 666 è solo una provocazione che identifica la presenza demoniaca dell'amore, nella quale però Satana non è inteso come divinità religiosa ma come incarnazione di potenza, di sessualità e di attitudine rock 'n' roll. Prodotto dalla label BMG, il lavoro è un successo in tutta la Finlandia, dove entra in classifica con i brani "When Love And Death Embrace", "Your Sweet Six Six Six" e "Wicked Game", ricevendo molti premi, tra cui "Album rock dell'anno" e "Debutto dell'anno". Nel 1998, l'album esce nel resto dell'Europa, ottenendo grandissimi riscontri di critica e di pubblico. Registrato in soli quindici giorni, "Greatest Love Songs Vol. 666" palesa una certa urgenza nel suono, ed è questo il suo pregio più evidente: un suono paludoso, sporco, dove le chitarre grattano eseguendo riff polverosi e la batteria colpisce potente impartendo un ritmo cadaverico, rallentato, che annichilisce, mentre i sintetizzatori emergono durante i cambi di tempo, stendendo un morbido tappeto che suggestiona e fa sognare. E poi la voce profonda, proveniente dagli inferi, di un Ville Valo efebo che accarezza le note, gioca con la seduzione, e scuote gli animi narrando di amori stroncati e di dolori struggenti. La proposta degli HIM è inedita, seppur ancorata alla tradizione gotica, ma in grado di rivelare un aspetto differente e mai preso in considerazione prima, tanto che il genere viene battezzato "love metal" per la sua attitudine estremamente romantica e, se vogliamo, anche commerciale, ma che non rinuncia mai alla qualità e all'ambizione di regalare sublimi perle di oscurità.
Your Sweet Six Six Six
Una nube nera e minacciosa si abbatte sugli altoparlanti scandendo riff grassi e distorti che travolgono l'ascoltatore. Entriamo in una dimensione oscura dove a significare è il piacere della carne, la sessualità, la passione ancestrale. Le nubi tossiche color rosso fuoco della copertina si estendono con Your Sweet Six Six Six (Il Tuo Dolce Sei Sei Sei), per poi avvolgere tutto l'ambiente. Le esoteriche tastiere fanno la loro comparsa sacrificandosi sull'altare degli Dei della notte, scandendo al chiarore di luna la loro preghiera. "Ci sono cose che dovresti sapere, la distanza tra noi sembra crescere, ma tu tieni duro. Quanto è difficile lasciarsi andare" canta un Valo ispirato e sofferente, diretto alla sua amata, quando l'oblio li sta per travolgere. I toni si ammorbidiscono nel ritornello, sostenuti dall'incanto delle tastiere e da un glorioso giro di basso, ma è la voce del cantante a intensificarsi e a gridare il suo innato desiderio di ricevere amore carnale: "Sto aspettando che mi chiami, sono pronto a ricevere il tuo sei sei sei nel mio cuore. Sto aspettando il tuo tocco per accogliere il tuo dolce sei sei sei nel mio cuore". Come già anticipato, il numero della bestia, ovvero il 666, è inteso dalla band come incarnazione di un Satana non divinità religiosa ma icona di sesso, erotismo, mistero, distruzione e struggimento sentimentale. Ciò non solo rende la musica degli HIM misterica e legata al culto della magia nera, ma anche e soprattutto ricca di una carica sessuale indomabile, la stessa palesata dalla voce baritonale di Ville Valo, costantemente contornata da effetti strumentali sulfurei costruiti dalle asce pesantemente distorte di Lindstrom e dal basso abrasivo di Migé e dai colpi annichilenti impartiti dalla batteria di Patka Rantala. Ma il segreto dell'efficacia della musica proviene soprattutto dalle tastiere liquide di Melasniemi, che ci accompagnano in questo incubo d'amore. Già da questa prima traccia gli HIM impongono il loro stile musicale, il loro modo di costruire i pezzi, laddove la base heavy metal, robusta e diretta, si scontra con versi e ritornelli più morbidi e sentimentali, ai quali lasciano spazio per parentesi acustiche o tastieristiche. Potenza e raffinatezza sempre legate tra loro. La seconda metà della canzone riparte dai toni soffici della strofa, dove le tastiere assumono tonalità ancora più morbose: "Sto perdendo la fede in te, tu non vuoi che tutto ciò sia reale, ma non c'è niente che tu possa fare. Ho perso la fede in te". Sogno o realtà, illusioni e incubi notturni che tormentano l'anima dannata del nostro protagonista, che non riesce ad avvicinarsi alla sua amata per via di questa sovrapposizione dimensionale che rende la lontananza troppo estesa. La distanza tra la coppia cresce a dismisura e non ci sarà modo alcuno di evitare la catastrofe. Quando le somme sembrano essere tirate, ecco che la band sorprende con un improvviso cambio di tempo che smorza i toni metal; il buio si palesa, restano i rintocchi dei piatti, i cui colpi sono lenti e letali, mentre il vocalist sospira alla notte della sua perdita: "Abbiamo atteso a lungo un amore che sta svenendo lentamente. So che ormai è tardi e tu sei così sola". Il break è immaginifico, sospeso nel tempo, ma si dirada quando riesplode il tragico e meraviglioso ritornello, un'ultima volta ancora, per scandire il dolore per la fine di un rapporto.
Wicked Game
Un profondo e grasso riff di chitarra si abbatte sulla terra accompagnato dai colpi tonanti dei tamburi, trasformando la dolce nenia firmata da Chris Isaak in un violento pezzo doom, mantenendo carica sessuale e quel pizzico di malinconia che riveste l'originale. Wicked Game (Gioco Malvagio) è un canto magico, ossessivo e fascinoso, nella versione degli HIM acquista più malvagità, una malvagità gotica scandita da un vocalist dalla voce cupa e fatale: "Il mondo era in fiamme e nessuno oltre a te poteva salvarmi. È strano come il desiderio renda folli le persone. Non ho mai sognato di incontrare qualcuno come te, e non ho mai pensato di perdere qualcuno come te", e mentre la strofa è abbastanza veloce, il ritornello è velenoso e profondo, dapprima cantato in falsetto e poi con voce catacombale, nel quale Valo sfoggia la sua versatilità, la sua doppia anima, quella angelica e quella demoniaca, in un timbro che ha pochi eguali al mondo. "Non voglio innamorarmi, questo mondo ci spezzerà il cuore, questo mondo mi spezzerà il cuore solo per te", ripete su un riff di chitarra elettrica incastonato come diamante su una montagna sonora, un monolite che si sbriciola soltanto nella fase finale del chorus, quando Lindstrom si lancia in un solo cupo che stordisce come un pugno in faccia. "Un gioco perverso al quale giocare, ecco come mi sento, la tua colpa è questa, perché è una cosa malvagia farmi sognare di te. Che cosa malvagia farmi parlare solo di te". I toni placidi ed estivi del capolavoro di Isaak si vestono di nuove sfumature, più dinamiche e tetre, dal sapore invernale. La spettrale chitarra dell'originale non viene sostituita in questa cover, semmai metallizzata, screziata dalla distorsione, ma mantenendo colore e ardore, ribadito dallo stesso biondo-crinita chitarrista, che si dilunga in un secondo assolo, per poi spezzare il ritmo con un break arpeggiato e sognante, dove fa capolino l'atmosfera elaborata dall'autore originario. In questa fase viene ripreso il primo verso e ripetuto con toni più calmi ed eterei, le grida e i versetti del vocalist donano sensualità ed eccitazione al brano, rendendolo più enfatico, catturando l'attenzione delle fanciulle. Solitamente le cover, così come i remake cinematografici, rendono molto meno rispetto ai modelli originari, in questo caso però, gli HIM riescono a ripetere egregiamente la magia della leggendaria canzone di Isaak, composta solo pochi anni prima, nel 1989, rilanciandola come hit mondiale, impossessandosi perfettamente della sua anima e delle sue atmosfere, come se fosse stata partorita da loro stessi. La sentenza finale è una soltanto, scandita da Valo nel suo tradizionale femmineo gorgheggio: "Non c'è nessuno che non ami qualcuno".
The heartless
Atmosfere sognanti e raffinate ci sommergono i timpani come balsamo, The Heartless (Il Senzacuore) è un'autocritica ispirata a fatti reali, quando il giovane Ville fece soffrire una sua fidanzata. Un cuore solitario e cinico che si rispecchia nelle suadenti liriche scandite dagli arpeggi della chitarra acustica e dal tappeto sonoro impartito dalle tastiere che delineano una dolce e oscura nenia rivolta alla donna rifiutata. Valo sembra scusarsi per essere stato così gelido e per aver distrutto un idillio amoroso che sembrava perfetto: "Non riesci a vedere che è senza cuore? Il tuo dolore non è amore, lui ti sta portando troppo oltre, non sai che è sbagliato? Sei l'unica donna per me, sì sei l'unica, se soltanto vedessi nel mio cuore sapresti che non tutto è perduto", il vocalist si rivolge alla sua fiamma, la interroga, la sprona a riflettere. Tutto è perduto, nonostante un amore ancora acceso ma che è molto vicino al dolore, dalle forme astratte, nebulose, come i suoni sui quali viene costruita l'intera canzone. I coretti sul fondo sono atti di disperazione, grida soffocate per il dolore recato alla donna: "Il tuo tempo scorre via e tu non hai ancora chiarito bene nella tua mente, non riesci a vedere che è senza cuore? Che sei una delle tante". Il consiglio è uno soltanto: lasciar perdere quel ragazzo dal bel volto, ma che nasconde un'anima crudele, e lasciarsi tutto alle spalle, prima che sia troppo tardi. I sentimenti investono la ragazza, la vittima di questo crudele gioco. Valo alza il tiro e, quasi tra le lacrime, modulando la sua affascinante voce, canta di sé nel paradisiaco refrain: "Lui è il senza cuore e il tuo dolore non sarà mai amore. Non importa quanto provi, per te tutto è perduto". Cambio di tempo, sospiri in sottofondo, tastiere in primo piano che creano un vortice di confusione e di astrattezza, poi ecco che sbucano dal nulla le pesanti chitarre distorte, ma è solo un momento, poiché riecco l'arpeggio sognante e la voce angelica di Valo che ripete di quanto sia tutto perduto.
Our Diabolikal Rapture
Riffing sporco, paludoso, dalle note fuzz tipiche dello stoner, tastiere eclettiche e batteria pesantissima, il capolavoro del disco è servito: Our Diabolikal Rapture (Il Nostro Diabolico Rapimento) si snoda come una serpe diabolica alternando momenti di rabbia funesta ad altri più riflessivi. Lo spirito intimista sorge subito dopo un'introduzione muscolosa dal riffing grondante sangue e sudore, attenuandosi sui sospiri del vocalist e sul ritmo rallentato della strofa: "Nella nostra estasi diabolica noi continuiamo a vivere, e la morte continua a bussare alla nostra porta. Allora apriamo e moriamo un poco di più, siamo innamorati della morte e moriamo ancora e ancora". Lindstrom ci mette lo zampino, dapprima con brevi incursioni chitarristiche che sembrano fendenti in pieno volto, poi lanciandosi in un riff truculento che dà vita al ritornello, tripudio di dolore e di oscurità: "Non chiuderai gli occhi, saremo al tuo fianco". Una frase secca, pungente e gelida, come la base ritmica che gli ruota attorno, somigliante a un nuvolone carico di fulmini pronti a scagliarsi sulla terra e a incenerirla. Il rapimento del titolo è quello della morte, l'anziana e fascinosa signora che tutto prende, conducendo all'oblio eterno. Ma la morte non viene temuta dai giovani amanti anzi, viene quasi pregustata, attendendola alla porta per lasciarsi andare per sempre. L'incedere doom prosegue immerso in strani effetti sonori che ci cullano in questo clima apocalittico e diabolico: "Nella nostra estasi celestiale continuiamo a vivere, e tu resti ad aspettare alla nostra porta. Lasciamoci morire un po' di più, perché siamo innamorati di te e moriamo ancora e ancora". Valo elogia la natura infernale dei defunti e non desidera altro che unirsi a loro, alla loro immortalità, insieme alla sua amata. Il break è spaventoso, idilliaco e apparentemente pacifico, la chitarra punzecchia su un riff ipnotico e malinconico, come quello di un nastro usurato, la voce distorta del cantante è il coronamento di un'estasi divina molto vicina: "Il tuo amore è l'unica cosa per la quale vivo in questo mondo. Aspetto il giorno in cui il tuo cuore brucerà in queste fiamme celestiali in cui mi sono già bruciato. Vorrei solo che sapessi che ti aspetterò sempre" grida Ville alla donna, mentre il mondo sta sprofondando in un clima di tenebre dense e di creature infernali. La coda finale è lunga e ben calibrata, e ci accompagna a un epilogo da brividi, lasciandoci col fiato sospeso. Un autentico capolavoro, sperimentale, strambo, affascinante.
It's All Tears (Drown In This Love
Chitarra distorta e voce più bassa possibile, It's All Tears - Drown In This Love (È Tutto Lacrime - Affogate In Questo Amore) attacca diretta per narrarci ancora una volta di un amore travolto dall'oscurità. Il ritornello è la prima cosa che sentiamo, ed è un ritornello eccellente, dove Ville alterna voce baritonale, profondissima, ad acuti screziati di polvere. Le linee melodiche colpiscono alla mente, proiettandoci nel mondo degli HIM, popolato da distorsioni continue, grassi giri di basso, batteria possente come non mai e tastiere sempre presenti che donano quel tocco alchemico in più. "Sto aspettando che anneghi nel mio amore, quindi apri le braccia. Sto aspettando che tu apra le braccia e anneghi in questo amore" grida Valo nel disperato chorus, lasciando poi crescere la musica, costruita sulla scia impartita dalla chitarra elettrica, che si divincola in una serie di cupi fraseggi e accelerazioni improvvise che incutono timore. Metallo pesante, dunque, ma che lascia trasparire una vena nostalgica e zuccherosa che va dritta al cuore, schiudendosi in brillanti melodiosi versi di amore e di morte: "Apri le braccia e lascia che ti mostri come può essere l'amore, sono tutte lacrime e così sarà fino alla fine. Vieni più vicina, amore mio, lascerai che ti faccia a pezzi il cuore? Ora tutta la speranza se ne è andata, quindi annega nel nostro amore". L'amore è sempre avvolto da questa patina nera come la pece, la gioia è sempre avvolta dall'ombra del dolore, il sentimento più profondo scaturisce sempre in lacrime. La morte veglia sugli amanti, li benedice con le sue braccia astratte, li stringe a sé, li contempla. Il mondo è pieno di lacrime, lacrime che formano un fiume in piena che tutto travolge, persino l'amore della coppia, affogandolo nella disperazione. Ma la disperazione porta al piacere, è una via che deve essere percorsa, e allora i protagonisti delle liriche non si tirano indietro. "La tua risata si sta trasformando in lacrime, alla fine. Preghi per averne di più nonostante la fine si stia avvicinando. Vieni più vicina, amore mio, ti violerò nel modo più sensuale possibile, fin quando annegherai in questo amore". Irrompe un suono metallico, degli effetti sonori che stordiscono e fanno rabbrividire. Il basso pulsa come un cuore in tumulto, la batteria scalcia intrepida replicando i battiti di un cuore che sta affogando. Valo è minaccioso, la sua voce si fa via via sempre più grave, per poi rialzarsi improvvisamente e dare forma agli ultimi ritornelli, ripetuti instancabilmente, gridando sempre più forte contro un destino nefasto che non sembra dissolversi. Poi, nell'ultimo acuto strozzato, la traccia si interrompe bruscamente, ridestandoci dall'incubo, gettandoci nel dolce torpore invernale.
When Love And Death Embrace
Il torpore invernale si palesa come uno spettro nella cauta e caliginosa When Love And Death Embrace (Quando L'Amore E La Morte Si Abbracciano), seducente ballata doom, simbolo stesso di tutta la filosofia HIM, dove amore e morte sono uniti in un vincolo sacro che affonda le radici nella storia del mondo. Come foschia mattutina, proprio quando l'aurora sta per sorgere, un raggio di luce irrompe timidamente sul pianeta, illuminando il cuore di un uomo innamorato. Mentre la batteria impartisce il ritmo di una marcia funebre, le tastiere aprono un dolce spiraglio melodico, sul quale svetta uno strano eco sonoro. Il clima sognante viene tributato dalla sofisticata voce di Ville Valo, in questo caso angelica che, facendosi largo tra gli strumenti, parla di un'anima sperduta in un mondo d'amore: "Sono innamorato di te e tu stai distruggendo il mio cuore. Tutto ciò che voglio sei tu, che mi prendi tra le tue braccia". La strofa è la stessa che si ripete tre volte lungo il percorso, come a ribadire lo stesso concetto distruttivo dell'amore, un amore sacrificato sull'altare di una divinità femminea crudele che si diverte a giocare con la vita degli uomini. "Quando l'amore e la morte si abbracciano", ripete Valo mille volte nel drammatico e teatrale refrain, immaginifico, annichilente, fosco, ma dalla bellezza che fa rabbrividire. La seconda metà del pezzo è la ripetizione della prima metà, con l'unica eccezione del secondo ritornello, questa volta basato su un riffing più celestiale, che presto si fa sommergere dalle tastiere. Segue una lunghissima coda dove, tra continue distorsioni e tinte smorte prodotte dai giri di basso, si accenna un assolo spettrale che si ingrossa negli ultimi secondi, grondando sangue e dolore, chiudendo una ballata incredibilmente avvolgente, costruita su un testo ermetico e su un chorus che si staglia in mente e non va più via.
The Beginning Of The End
Se ora ci siamo tutti ridestati dal cullante e rassicurante torpore notturno, ecco che veniamo scagliati nel vortice allucinato di The Beginning Of The End (L'Inizio Della Fine), perla nera raffinatissima che si forgia di un'architettura stratificata grazie all'ottimo utilizzo delle tastiere suonate come rafforzamento delle chitarre. Si attacca con gli strumenti impennati che creano un vortice sonoro che travolge l'ascoltatore, spazzandoli via in questo clima apocalittico. Ma il momento catastrofico dura pochi secondi, poiché viene subito sostituito dal primo cambio di tempo nel quale la possente batteria di Patka, accompagnata da un sibilo elettronico in sottofondo, contorna la voce, quasi a cappella, di un Valo dalla timbrica effettata che cerca di fuoriuscire dalla foschia che lo soffoca. "Il tuo mondo sta giungendo alla fine, ma tu non devi aver paura, io sono qui" sussurra il vocalist per tranquillizzare l'amata di turno, ma ecco che un'esplosione di suoni travolge le casse, le frantuma come un terremoto, squarciandole, e da quella frattura emerge l'incantevole ritornello che è un vero colpo al cuore: "Salva la tua felicità per domani, mentre oggi affoghiamo nelle lacrime. Una goccia del tuo sangue oggi sa di vino". Melodia agrodolce, magnifica e ipnotica come solo gli HIM sanno creare, dunque tornano in primo piano chitarra e basso, cullandoci in un andamento doom dai ritmi velenosi: "Vieni più vicina, mia cara. È solo l'inizio della fine, io sono qui". L'epilogo travolge i timpani, una fine celebrata da mille effetti sonori, come l'elettronica in sottofondo, i colpi muscolosi inferti ai tamburi, il riffing assassino che improvvisa e sperimenta. Una bomba nucleare che si spiana nell'ultimo refrain, quando Valo alza il tono di voce e urla del suo funesto amore: "Perché ti amo, io sono qui per te. Lascia che piova". La stratificazione sonora è una vera meraviglia, gli HIM sperimentano creando un pezzo dal sentore ultraterreno, originando un suono mistico che è soltanto loro, una specie di mix tra gothic metal e soundtrack horror, dai contorni ombrati e intimi che risaltano a lungo anche dopo aver terminato l'ascolto.
Don't Fear The Reaper
Scritta per l'album "Agents Of Fortune", il più pop dei mitici Blue Oyster Cult, Don't Fear The Reaper (Non Temere Il Mietitore) è un classico del rock. Melodia cupa, sfumature esoteriche, liriche gotiche, tutto si presta perfettamente per la messa in scena da parte degli HIM, da sempre legati a questo leggendario pezzo degli anni 70, uno dei più celebrati, uno di quelli più associati a certe tematiche horror, e non è un caso se è il pezzo preferito di sempre di un certo Stephen King. Gli HIM se ne appropriano e lo ri-arrangiano, senza però stravolgerne l'essenza originale anzi, rispettandone schematicamente la costruzione e i suoni, seppur modernizzandoli. Le tastiere di Melsniemi emettono rintocchi scabrosi e il solito drumming di Patka richiama all'attenzione. Valo si palesa al microfono accompagnato dall'ospite Sanna June Hyde, declamando il popolare ritornello, composto da un coro essenziale ma magico. "Il nostro tempo è giunto ma già se ne sono andati via. Le stagioni non temono il mietitore, né il vento, né il sole o la pioggia, e noi possiamo essere come loro" canta il vocalist, parlando degli spiriti dei defunti, immortali e divini. Riecco il ritornello, in duetto, due voci che si amalgamano alla perfezione, evidenziando una doppia natura, i due lati della stessa medaglia, maschile e femminile: "Andiamo, bambina, non aver paura, prendi la mia mano, insieme possiamo volare, non temere il mietitore, ci sono io". L'andamento rallentato e sofferto, ovviamente molto più potente rispetto alla versione originale del 75, si appiccica sulla pelle, donando al tutto un'aurea paradisiaca, nonostante un testo piuttosto oscuro che vede, come al solito, la morte contrapposta alla forza dell'amore. "San Valentino è passato, così come loro. Romeo e Giulietta sono insieme nell'eternità. 40 mila uomini e donne ogni giorno sono come Rome e Giuletta, che ridefiniscono la loro felicità, noi possiamo essere come loro". La citazione alla tragedia delle tragedie non può mancare, e infatti il testo riprende la filosofia shakespeariana della sua più popolare opera, dove l'amore di coppia supera persino l'essenza della morte. Tema molto caro alla cultura gotica e perla sempre amata dai cinque ragazzi finlandesi, che già nei primi anni di attività la coverizzano dandole una nuova veste, sicuramente più moderna. Non più mancare l'intermezzo, dal tempo sospeso, che assomiglia alla colonna sonora di un vecchio film horror, dai suoni che grattano e le tastiere retrò che danno origine alla parte finale. "L'amore di coppia è uno solo, è giunta l'ultima notte di tristezza, era chiaro che non avremmo potuto andare anche noi. La porta era aperta e il vento ha soffiato, le fiamme delle candele si sono spente e le tende hanno svolazzato, poi sono spariti dicendo di non temere". L'incubo, questa situazione surreale, viene vissuta con calma, con una certa pace interiore, e allora quando gli spiriti dei morti fanno irruzione nella casa dei due amanti, questi non si spaventano, osservando la surreale scena notturna, mentre trattengono il respiro e sentono la morte vicina, poi giunge il loro momento, i loro spiriti si librano in volo e raggiungono i demoni. "Ci siamo guardati indietro e abbiamo detto addio. Siamo diventati come loro, li abbiamo presi per mano".
For You
L'arpeggio romantico si trasforma in pressione morbosa, la ritmica doom, dai forti tratti oscuri, prende forma nella strepitosa For You (Per Te), gioiello nero dai toni macabri e cantato da un Valo in grande spolvero. "Nella grazia del tuo amore mi sto contorcendo nel dolore, in 666 modi ti amo e spero che tu provi lo stesso. Sono qui per te", declama il cantante facendosi largo tra le chitarre, e l'effetto creato è particolare, perché se la voce è tranquilla e grave, la sezione ritmica è violenta, come il colpo di un martello che frattura crani. "Sto uccidendo me stesso per il tuo amore e ancora tutto è perduto, in 777 modi ti amo finché morte non ci separi. Sono qui per te e sto morendo per il tuo amore, il mio paradiso è dove sei tu". Se il 666, in religione, indica il numero della bestia, di Satana, perché è la ripetizione del 6, numero imperfetto, il 777 è il numero sacro, il numero di Dio, poiché il 7 è associato alla natura divina: sette come i giorni della settimana, sette come i peccati, ecc? che ripetuto tre volte dà la perfezione. L'amore scaturito dalla penna di Ville è sia sacro che profano, divino ma anche macabro, perché comprende i due aspetti tanto cari al gothic metal: l'amore e la morte, il bene e il male, costantemente eternamente uniti tra loro. Il siparietto teatrale torna anche qui, nel break centrale, sommerso da cori femminili e da un arpeggio che richiama fortemente il main riff di "Wicked Game", romantico e sessuale che trasuda un fascino retrò. Valo urla contornato da voci effettate, spezzando questa parentesi placida, rigettando il suo rancore nella potenza della musica, cercando di rassicurare la donna amata. Un anthem doom di grande impatto sonoro, brutale, gotico, lineare, che nella primissima versione dell'album, quella uscita in Finlandia nell'autunno del 1997, figura come traccia introduttiva, poi spostata in chiusura nelle seguenti versioni, preferendogli "Your Sweet Six Six Six" perché più famosa e altrettanto intensa. Terminata questa gemma, il disco avanza nel silenzio per parecchi minuti, facendo scattare una lunghissima serie di tracce vuote, al solo scopo di raggiungere 66 brani e una durata precisa, 66:06 minuti, dove, proprio negli ultimi trenta secondi, troviamo un ghost-track strumentale tastierosa e sentimentale, che sembra la colonna sonora di un vecchio film horror.
Conclusioni
Nell'ultimo scorcio di millennio, nella fredda Finlandia l'heavy metal è pronto ad esplodere appropriandosi di generi e attitudini provenienti da altri luoghi per essere rielaborati secondo una filosofia propriamente scandinava. Gli anni 90 significano sperimentazione, mix di idee fresche, evoluzioni sonore; in tutto il mondo imperversa il grunge, il metal alternativo e l'industrial, mentre si fa via via sempre più consistente l'incedere del gothic metal grazie al successo commerciale di Type O Negative, forse i primi in assoluto a capire il potenziale del romanticismo decadente derivante dalla darkwave unito alla potenza oscura del doom radicato nei riff dei Black Sabbath, ma anche grazie alla sacra triade inglese che vede My Dying Bride, Paradise Lost e Anathema in prima linea per spargere semi del male in tutte le terre aride del mondo, al fine di far germogliare rose nere le cui radici affondano in paludi fangose e tetre, dando una nuova concezione di rock duro. Tra le band gotiche di seconda generazione figurano gli HIM, ma questi non sono come gli altri, la loro musica è innovativa, costruita su toni baritonali, andamenti doom, intermezzi sognanti, la cui dannazione è data da un certo erotismo, e testi poetici ma ermetici, per i quali Valo maturerà parecchio negli anni, destrutturando e semplificando lo schema dei Type O Negative per renderlo più orecchiabile, ed è uno stile vincente che ben presto influenza numerose band nord-europee, diffondendosi poi a macchia di leopardo in tutto il mondo. Oltre ai tre splendidi singoli rilasciati nell'arco di sei mesi, la meravigliosa e candida ballad "When Love And Death Embrace", dagli oscuri fraseggi doom, l'aggressiva e carnale "Your Sweet Six Six Six" e cover "Wicked Game", diventata nel tempo quasi più famosa dell'originale, il disco contiene tesori di inestimabile valore quali la tenebrosa e alchemica "Our Diabolikal Rapture", che si snoda come un rettile strisciando tra un riff abrasivo e l'altro, fino a un break centrale paradisiaco che colpisce dritti al cuore, la dirompente "It's All Tears", dove Valo alterna grida sofferte a versi catacombali, l'ipnotica e gelida "The Heartless", dalle linee soffici come nubi che raccontano la freddezza di un cuore solitario, l'apocalittica "The Beginning Of The End", che mostra una band che non ha paura di sperimentare, dalla voce effettata e dalle chitarre nebulose che esplodono in un refrain stratificato irresistibile, e poi la gemma "For You", traccia doom fino al midollo, per terminare con una seconda cover, la brillante "(Don't Fear) The Reaper", leggendaria perla dei Blue Oyster Cult, le cui atmosfere originarie si applicano perfettamente alla natura gotica degli HIM. Nove pezzi che vengono allungati fino a un totale di 66 tracce, di cui 57 vuote, e un minutaggio di 66:06 minuti che si concludono con una hidden-track strumentale di pochi secondi. Niente è lasciato al caso, il simbolismo del 666 è evidente in ogni minimo particolare, a cominciare da un logo, il cosiddetto "Heartagram", disegnato da Valo nel giorno del suo ventesimo compleanno e diventato famosissimo e molto amato dal pubblico, nato dall'unione di un cuore con un pentacolo, a ribadire una filosofia che sovrappone concetti come bene e male o romanticismo e tenebra. Inoltre, abbiamo una copertina dai toni accesi che trasuda erotismo e mistero, nella quale appare lo stesso Ville Valo, dai tratti femminei e denudato come una statua antica, che emerge quasi in forma scheletrica su un'esposizione di tinte smorte. "Greatest Love Songs Vol. 666" è un album eccezionale, raffinatissimo ma allo stesso tempo potente, decisamente il più heavy degli HIM, insieme a "Venus Doom", ed è incredibile pensare che a partorire questa opera siano stati dei ragazzini poco più che adolescenti e che, grazie a intuizioni semplici ma geniali, nella seconda metà degli anni 90 hanno saputo rivoluzionare la scena gothic metal scandinava, tanto da essere copiati da molti altri gruppi negli anni seguenti. La musica contenuta in questo album è una cerimonia liturgica in cui emozioni e istinti vengono sacrificati sull'altare di un Dio oscuro che esige dai propri adepti sangue e sentimenti. Questo album è un simposio contenente poesia ottocentesca, simboli sacri, occultismo, teatralità e romanticismo, un'orgia di passioni ancestrali e selvagge. Osannati da molti, criticati da altri per il successo riscosso dal vocalist tra le ragazze, la cui bellezza androgina rappresenta una grossa fetta dell'immagine della band, con questo debutto gli HIM trovano la formula vincente per erigersi sul mercato, indicando un nuovo cammino artistico, e questo basta per considerarli tra i grandi del panorama musicale rock e metal. "Greatest Love Songs Vol. 666" è un album di culto, un finissimo esempio di cosa voglia significare passione per la musica e per la poesia. I suoni della dannazione, della seduzione e dell'ars amatoria sono racchiusi in questo oscuro gioiellino gotico.
2) Wicked Game
3) The heartless
4) Our Diabolikal Rapture
5) It's All Tears (Drown In This Love
6) When Love And Death Embrace
7) The Beginning Of The End
8) Don't Fear The Reaper
9) For You