HIM

Deep Shadows And Brilliant Highlights

2001 - BMG

A CURA DI
ANDREA CERASI
10/08/2018
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione Recensione

Ombre oscure e luci accecanti, il bene e il male che si uniscono in un lungo abbraccio immortale e si fondono tra loro dando origine a un corpo unico ma dotato di un animo ambivalente. La ricetta della musica degli HIM è racchiusa nel titolo e nella copertina del terzo lavoro in studio: "Deep Shadows And Brilliant Highlights", inteso dal vocalist Ville Valo come una sorta di Yin e Yang, fusione di luci e ombre, di giorni e di notti, di terra e cielo, di luna e sole, di demoni e divinità, di acqua e fuoco. Per dare maggior concretezza ai nuovi pezzi, la band si ispira ai toni cupi del doom e dello stoner, ma farcendo il tutto con il raggelante folk di Neil Young. Alla fine del 2000 l'album è praticamente completo, e suona potente, cupo e orecchiabile come i due precedenti capitoli, tanto che la band finlandese si dice soddisfatta ed euforica per l'imminente rilascio, già annunciato nelle ultime tappe del Razorblade Tour, ma non tutto è semplice come sembra e questa volta, a metterci lo zampino, è la stessa label BMG, poco entusiasta del risultato e decisa più che altro a bissare il successo di "Razorblade Romance". Lo staff dell'etichetta chiede alla band di rientrare in studio e di modificare quanto fatto col produttore Oksala, rimpiazzandolo con Kevin Shirley, già a lavoro con Aerosmith e Bon Jovi, al fine di trasformare i pezzi, definiti dalla stessa casa discografica dei "semplici demo", grezzi e poco commerciali, in brani maggiormente rifiniti e da classifica. Valo e i compagni protestano, ma alla fine sono costretti ad abbassarsi ai voleri del produttore e della BMG, ri-arrangiando da capo tutto il materiale. Dei toni doom ispirati a Cathedral e Black Sabbath resta ben poco, mentre emerge soprattutto il lato folk assorbito dal continuo ascolto dei dischi di Neil Young e Lou Reed, artisti molto ammirati dai cinque ragazzi finlandesi. Durante l'ultimo concerto, il 31 dicembre 2000, il tastierista Salminen abbandona il gruppo facendosi sostituire da una vecchia conoscenza, Burton Puurtinen, che resterà negli HIM fino alla fine. Con una formazione rinvigorita ma stanca e irrequieta per i litigi con la label, Ville Valo si chiude nei Finnvox Studios di Helsinki ed escogita un modo alternativo per interpretare i pezzi, mentre i restanti membri si dedicano anima e corpo alla musica, cercando di seguire le linee guida imposte dall'alto. Le tensioni sono alle stelle, a questo punto gli HIM sono sul punto di sciogliersi, non concordano affatto con il suono voluto dalla BMG e si scontrano fortemente con le indicazioni del produttore, e intanto la data del rilascio del nuovo album viene rinviata di ben quattro mesi. Il 27 agosto 2001 esce "Deep Shadows And Brilliant Highlights": il suono si alleggerisce, le chitarre metal, spesso e volentieri, vengono sostituite da quelle acustiche e dall'innesto delle tastiere, le melodie vengono poste sempre in primo piano, orecchiabili e perfette per le classifiche, studiate appunto per colpire e memorizzarsi al primo ascolto. L'aura pop aleggia nell'aria ma a restare intatto è lo spirito gotico, oscuro e decadente, impresso nella meravigliosa ugola catacombale di Valo, nei suoi profondi testi, seppur ridondanti ed ermetici, e in una musica che, sebbene abbia una struttura semplice, è comunque capace di delineare immagini potenti e di descrivere ambientazioni spettrali, le stesse appartenenti alla tradizione gothic metal di cui gli HIM, all'inizio del millennio, sono gli alfieri della nuova ondata scandinava, imitati da tanti ma eguagliati da pochi, dal suono unico che li rende subito riconoscibili. L'oscurità di un lavoro del genere viene espressa bene dall'art-work, anch'esso inizialmente rigettato dall'etichetta e infine, dopo molteplici battibecchi, approvato, dove Valo vola a Londra per farsi fotografare dal popolare Rankin Waddell in una posa da duro, con lo sguardo tenebroso e l'immancabile sigaretta stretta tra le dita, e indossando una giacca color porpora intonata alle luci smorte dell'immagine. Tra dense ombre e luminosi bagliori, "Deep Shadows And Brilliant Highlights" ci consegna i soliti, eppure diversi, HIM che tutti noi conosciamo, proiettandoli ai vertici delle classifiche mondiali grazie a un nuovo sound, più ruffiano ma allo stesso tempo permeato da tanta atmosfera sognante e nostalgica, non dimentico del talento e della grande creatività evocati da melodie invincibili. L'innata bravura della band finlandese emerge anche nella terza opera, nonostante l'aria popeggiante e intimista di contorno, per una fusione tra metal, rock acustico e temi gotici davvero eccezionale. Un disco dall'architettura minimale, ed è questo il difetto maggiore, ma che sprigiona classe ed eleganza che solo i grandi possiedono, e che sarebbe stato interessante ascoltare nella sua concezione originaria, sicuramente più doom e graffiante.

Salt In Our Wounds

Il sipario color porpora si scosta e sul palco inizia lo spettacolo. Salt In Our Wounds (Il Sale Nelle Nostre Piaghe) si palesa in tutta la sua sensualità, sorretta da un gustoso e cupo riff di chitarra, ma è il tappeto tastieristico impartito da Burton a evidenziare l'atmosfera gotica. L'arpeggio, morbido ma anche tetro, ci accompagna alla prima strofa, delicata e innocente, nella quale Valo sospira le sue pene d'amor perduto: "Siamo qui, nel vortice dell'amore, aspettando la quiete che plachi i nostri cuori. Siamo qui e non sappiamo come fermarci, aspettando la guerra che metta fine a tutto". La voce rimane bassa, sofferente e piena di tensione, nel declamare al mondo il dolore causato dall'amore, un amore vorticoso, che spazza via qualunque cosa si palesi sulla sua strada, sballottando di qua e di là la coppia di amanti, in piena tempesta emotiva. Ma la coppia aspetta di fermarsi, aspetta la morte, per gustarsi un amore eterno in pace e nel silenzio dopo i tumulti della vita. Non si respira, e allora ecco che il grondante basso di Migé e la chitarra di Linde si impennano all'unisono, entrambi sostenuti dal possente drumming di Gas, originando il glorioso e fiero refrain, dalla melodia irresistibile, gridato al vento: "L'amore è folle e lo siamo anche noi, è la piccola tomba dei nostri cuori e il sale nelle nostre piaghe". L'amore è sofferenza, catacomba di emozioni infinite, ma allo stesso tempo è medicina per disinfettare le ferite inferte dalla vita, il sale da spargere tra le piaghe della carne. I tempi si smorzano improvvisamente, i toni pacati tornano a farsi avanti, decelerando il ritmo e introducendo la seconda strofa, più ricca nel suono e con qualche punta elettronica aleggiante in sottofondo: "Siamo qui, esattamente dove abbiamo iniziato, aspettando il dolce amore a braccia aperte. Siamo qui proprio come prima, aspettando il calore di questa tenera tempesta". La tempesta è metafora di vortice di sentimenti che travolge il mondo dei due amanti e, così come la guerra, simboleggia la fine di tutto, la fine del dolore, la fine dell'attesa, per concedersi a un'immortalità desiderata con tutto il cuore. Linde si prende il suo spazio e, lanciato da una serie di colpi inferti alla batteria, si inerpica in un assolo davvero efficace, per poi essere ripreso dal giro di basso del compagno, accompagnandoci alla fase finale, dominata da un ritornello ripetuto più volte e che cresce di intensità, stagliandosi nella mente grazie all'eccezionale linea melodica.

Heartache Every Moment

Le tastiere, dal sapore amaro e tetro, rimbombano nell'etere, anticipando il singolo Heartache Every Moment (Mal Di Cuore Ogni Momento), tra i pezzi più popolari degli HIM. Presto, è la batteria a dare il via alla marcia funebre, una marcia comunque soffice e dell'andamento medio. La struttura dei pezzi della band finlandese sono prevedibili, tutti molto simili tra loro, e allora già sappiamo cosa succede: l'attacco è delicato, dominato dall'arpeggio di chitarra e dalle solenni tastiere, dunque il basso, come al solito, fa da trampolino di lancio per il ritornello, potenziando la sezione ritmica. "Dall'eccitazione alla cenere e dalla lussuria alla polvere, nel più dolce dei tuoi tormenti sono perduto. Il paradiso non può aiutarci e allora sono pronto a perdere tutto per un bacio così fatale e passionale", recita Ville Valo, diretto alla sua amata, utilizzando sempre la metafora dell'amore unito alla morte: eccitazione e lussuria, che rimandano a istinti carnali e primitivi, semplicemente umani, che però condannano l'uomo al buio della morte, e quindi alla cenere e alla polvere, distruggendo il suo corpo. L'amore è un'arma a doppio taglio, una condanna, una sorta di maledizione, ma anche questo tormento risulta dolce, un dolce mare nel quale abbandonarsi per sempre.  Il ritornello è un coltello affilato, gelidamente melodico, che punta dritto al cuore dell'ascoltatore per trafiggerlo in un sol colpo: "Mal di cuore ogni momento, dall'inizio alla fine, mal di cuore scolo con te, nelle profondità della sofferenza divina, le nostre fragili anime stanno cadendo". Il simbolismo religioso è importante nei testi degli HIM e fa capolino di qua e di là, evocato attraverso l'affilata penna di Valo, che spesso descrive il mondo come una prigione creata da un Dio crudele, una divinità onnipotente che si diverte a torturare gli uomini, utilizzandoli come marionette e gestendo i loro sentimenti. "Ci accorgiamo del pericolo ma non vogliamo arrenderci, non c'è sorriso di un angelo senza l'ira di Dio", ed ecco che la metafora religiosa si completa nella seconda pungente strofa, che antecede l'assolo di Linde, nella quale si ribadisce il concetto di un mondo pericoloso e misterioso, continuamente preso d'assalto dall'ira di un Dio burlone che, se da una parte invia angeli per infondere amore e gioie al genere umano, dall'altra parte è pronto a scagliare la sua ira, in un carattere che è contrastante e ambiguo, incarnazione di bene e male, di luci e di ombre. Le tastiere ci prendono per mano e ci portano alla conclusione, sfumando nel silenzio in grande stile.

Lose You Tonight

L'aspetto elettronico fa il suo ingresso con Lose You Tonight (Perderti Stanotte), dosato comunque con parsimonia, atto ad accompagnare la chitarra e il basso, ma è interessante l'utilizzo che se ne fa tra un paragrafo e l'altro del pezzo. Sul tappeto sonoro creato da Burton si sentono degli strani effetti, che assomigliamo a grida di aquile, che sfrecciano nell'aria contribuendo a creare un clima liberatorio ma anche disperato. Il brano ha un andamento ossessivo, fatto di ritmi che accelerano e rallentano di continuo, sempre ripetendo le stesse parole, che poi sono quelle del ritornello, che incidono sulla mente dell'ascoltatore come bisturi. "Non fuggire via, perché non posso vivere senza di te, per favore resta, e imparerò ad amarti nel modo giusto", supplica un Valo disperato e affranto, quasi in lacrime perché sente che sta per perdere la sua donna. Il giro di chitarra impartito da Linde Lindstrom si gonfia e si fa affilato, e non passa molto prima che giunga l'agognato chorus liberatorio: "Perché aspettavo te, aspettavo te per tutta la vita, e ho pianto per te, sono morto per te per tutto questo tempo, perché aspettavo te per tutta la vita, e non ti perderò stanotte". Parole morbose, ossessive, dirette a un'amata che sembra fredda e cinica, che forse vuole fuggire via, scappare dal dolore per rifugiarsi chissà dove, ma l'uomo la riprende, si inginocchia di fronte a lei e la prega di restare: "Non fuggire via, non ho mai voluto ferirti, per favore rimani, e imparerò a trattarti nel modo giusto". In mezzo a questo mare di ossessione, fatto di frasi ripetute fino alla nausea, dapprima a pieno regime e poi a cappella, con soltanto le tastiere in sottofondo, troviamo un interessantissimo break centrale, che certamente non infonde un po' di luce, ma almeno fa respirare. Burton delinea una scia elettronica tetra che sembra un nuvolone nero e minaccioso che incombe sul mondo, mentre Linde esegue un assolo rallentato, pizzicando morbidamente le corde della sua ascia, come per non destare dal torpore generale. "Lose You Tonight" è certamente una traccia interessante, dalla melodia sofisticata e dal buon utilizzo di certi effetti sonori che modificano strumenti e voce e arricchiscono un suono molto semplice, concepito inizialmente come possente brano doom metal, claustrofobico e nebuloso, e poi totalmente riarrangiato in versione rock-pop per volere della BMG; ecco, magari con qualche cambio di tempo sarebbe potuta essere eccellente, invece si ripete statica non rivelando pienamente il suo potenziale, un potenziale che, invece, nella sua versione originale avrebbe reso molto di più.

In Joy And Sorrow

In Joy And Sorrow (Nella Gioia E Nel Dolore) attacca con lo struggente arpeggio di chitarra, dolcissimo e magnetico, dunque Valo si pone dietro al microfono e intona la sua cantilena d'amore e di dolore: "Oh, ragazza, siamo uguali, siamo giovani, sperduti e spaventati. Non c'è cura per il dolore, né riparo dalla pioggia, tutte le nostre preghiere sembrano fallire". Si descrive un mondo oscuro e crudele, affogato nella pioggia battente che ricopre e inghiotte tutto. La coppia di giovani è spaventata, insicura sul futuro, sperduta in un mondo di tenebre, ma insieme sa che potrà, un giorno, raggiungere la pace interiore, l'amore eterno. È in questa perla melodica che emerge il simbolismo della band e la filosofia del cantante, sempre pronto a cantare di gioie e dolori, di vita e di morte. Il ritornello è una vera goduria, uno dei più popolari e amati dai fans degli HIM, costruito su una base tipicamente metal, da power ballad, con basso, rocciosi riff di chitarra e drumming pressante, ma disteso su un tappeto di tastiere sognanti che fanno da sfondo alla cantilena drammatica che Valo sta recitando: "Nella gioia e nel dolore la mia casa è tra le tue braccia, in un mondo così oscuro il mio cuore si sta spezzando" declama un vocalist afflitto dalla solitudine, intento a scrivere una lettera alla sua amata, all'interno di un fatiscente e spoglio edificio, come si evince dal bellissimo e fortunato videoclip, dove prima il cantante e poi tutta la band suonano per una donna, forse lo spettro di una donna defunta, apparsa come per magia dopo aver bruciato la lettera.  "Oh, ragazza, siamo uguali, siamo forti e fortunati e molto coraggiosi. Con anime da salvare e fede riconquistata, tutte le nostre lacrime sono asciugate". Il brano si arricchisce di cori angelici, per dare maggiore enfasi alle parole, mentre le tastiere di Burton riecheggiano in questa nebbia paradisiaca sprigionata dal basso di Migé, il quale svolge un ottimo lavoro di base, dando corposità all'intero brano, e dal violoncello dell'ospite Eino Toppinen, membro fondatore degli Apocalyptica, band finlandese di buon successo. "In Joy And Sorrow" è una vera perla gotica, testimonianza del grande genio creativo di questa band, capace di sfornare una melodia meravigliosa e di adagiarla su parti strumentali semplici ma certamente curate nei minimi dettagli.

Pretending

Il magma sonoro ci porta in direzione del primo singolo estratto dall'album, un brano non molto amato dal cantante ma sicuramente uno dei migliori mai composti in carriera, fortemente voluto dall'etichetta come pezzo di lancio per via del suo piglio fresco e trascinante. Pretending (Fingendo) rivela una natura rilassata e un testo di grande fascino, nonché una struttura circolare con intro ed epilogo identici tra loro. "L'amore è una fiamma che non può essere domata, e sebbene siamo la sua preda volontaria, mia cara, non siamo noi quelli da biasimare" è la prima frase pronunciata dal vocalist, senza l'ausilio degli strumenti se non un evanescente velo di tastiere che via via si fa più intenso per poi lasciare spazio alle chitarre. Il videoclip è molto particolare, perché grazie al dondolio perpetuo della telecamera, lanciata con un gancio dal basso verso l'alto, si riesce a creare un effetto molto affascinante che fa sembrare che tutta la band sia disposta su una pedana scorrevole e che venga sospinta di qua e di là come se si trovasse su di un'altalena. Effetto sicuramente efficace, che dà una sensazione di pace sensoriale, di leggerezza mentale, un ritorno alla fanciullezza e all'innocenza, ma che trasmette anche frenesia e voglia di riscatto amoroso. "La fiducia è una parola che tutti gli amanti conoscono. La gloriosa arte di macchiare le anime, mia cara, non siamo noi quelli da biasimare". L'amore è un sentimento terreno dal quale nessuno può sfuggire, poiché rappresenta l'impronta o il marchio lascivo di un Dio ribelle e calcolatore ai danni delle anime umane. "Più abbiamo e più desideriamo, e più feriamo i nostri cuori e più finisce in lacrime", ci anticipa Valo nel pre-chorus, parlando di uomini avidi di amore e schiavi di emozioni, poi basso e chitarra si impennano, così come lo strambo suono aleatorio di tastiera, quasi un flusso energico che si insinua nella mente dell'ascoltatore, come viene suggerito dal video dove qualcuno massaggia la fronte del vocalist assecondando una specie di rito sciamanico, e ci prepariamo per il fantastico refrain: "Allora continuiamo a fingere, il nostro paradiso vale l'attesa. Continuiamo a fingere, va tutto bene, sarà la fine del nostro desiderio. Continuiamo a fingere che vada tutto bene". Il dramma è tutto racchiuso in queste parole dal sentore sacro: la vita vista come inferno ricco di dolori e sofferenze e un'esistenza ultraterrena beata e gioiosa. "Quando i dubbi emergono, il gioco inizia. Quello che noi non vinceremo mai, mia cara, finisce sempre in lacrime", le lacrime che accompagnano la coppia, nell'attesa di una vita migliore, in altri luoghi e in altri spazi. Così come si era aperto, il brano si chiude con la voce sensuale di Ville Valo che intona la prima strofa.

Close To The Flame

Intima, sincera e malinconica è la ballata acustica Close To The Flame (Vicino Alla Fiamma), un brano da antologia, che in soli tre minuti riesce a condensare sentimenti infiniti e un amore che travalica ogni confine. Tra tastiere annacquate e riffing nostalgico, Valo declama il suo amore più cupo: "Il bacio più dolce e il tocco così caldo. Il sorriso più gentile, in questo mondo così freddo e crudo". Il mondo è sempre visto come crudele e oscuro, antro di dolori e di insicurezze, ma il calore di una donna è il rimedio a cotanta freddezza e allora il suo tocco, le sue carezze, i suoi sorrisi, allietano non poco la vita su questa terra. "Così vicini alla fiamma che brucia intensamente, non affievolirà lasciandoci soli". Il ritornello è magnifico, di una poesia e di una delicatezza che toccano il cuore, talmente profondo da scaturire lacrime e brividi. La fiamma è il simbolo stesso dell'amore, una fiamma ardente, immortale, che brucia riscaldando il mondo intero e illuminando ogni angolo. Il bagliore luminoso del titolo del disco è espresso chiaramente in queste linee, per un contrasto tra luci e ombre, tra calore e gelo, di sicuro impatto visivo. "Le braccia più sicure e le parole così buone. La fede più profonda, in questo mondo così freddo e crudele" ribadisce Valo mentre Linde si prepara a protrarre la delicata sofferenza con un riff malinconico e quieto, adagiato sulle tastiere di Burton che avvolgono l'ascoltatore come fosse balsamo per i timpani, cullandolo in questa dimensione onirica. Paragonata da molti critici a "Gone With The Sin", perla contenuta nel precedente lavoro, "Close To The Flame" è adagiata su toni pacati e sognanti che trasmettono meglio il simbolismo voluto dalla band, per un'esperienza intima e genuina da brividi sulla pelle. Un vero capolavoro emozionale, dalla melodia ispiratissima e spietata nella sua concretezza.

Please Don't Let It Go

Dapprima concepita in acustico, poi rielaborata sullo stile, almeno a detta del gruppo, della musica degli Stooges di Iggy Pop, alla fine troviamo una Please Don't Let It Go (Per Favore Non Mollare) a metà strada tra i due processi, fusi tra loro per volere del produttore. Da una prima parte, intonata sul giro di chitarra acustica, veniamo sbalzati a su ritmiche garage rock anni 70 ma dalla produzione modernissima. "Ci stiamo allontanando, ma voglio che tu sappia, ovunque sei io ti appartengo. L'amore sta cantando la nostra canzone, ma sbagliamo nel cantarla insieme, ovunque tu vada io ti seguirò" recita la prima strofa, sostenuta da un gustoso drumming di Gas, molto dinamico e dal gusto retrò, accompagnato dal prezioso basso di Migé che "gonfia" le linee melodiche, in questo caso spensierate e leggere rispetto al clima tipico della band finlandese. Il gothic si tinge di garage, acquisisce una certa dinamica, un ritmo sinuoso, per uno stile più orecchiabile e solare che ritroveremo poi nel disco meno dark degli HIM, "Screamworks", probabilmente il loro lavoro meno riuscito. Ma anche in questo caso, l'elevata ispirazione dei finlandesi e la classe immensa che li contraddistingue ci mettono una pezza, rendendo gustosissimo l'intero brano. "Così ti prego non mollare, ti prego di non farlo, e se mollerai io non mollerò" ripete un refrain che si appiccica addosso e non va più via, come un tatuaggio o un graffio indelebile. "Tu provi ad essere forte, ma sei sempre così sola, qualunque cosa io faccia sbaglio. La morte canta la nostra canzone, e impazienti cantiamo insieme, qualunque cosa tu faccia io l'adoro". Il canto d'amore è intonato dalla morte, incarnazione e metafora di benessere, di paradiso, di immortalità, secondo una tradizione letteraria romantico-decadente. Linde si cimenta in un buon assolo, per poi dare spazio al bridge costruito su chitarra acustica, batteria e voce sospirata: "Non mollare la vita, non mollare l'amore, non mollare tutto quello che abbiamo. Non mollare la fiducia, non mollare la lussuria, non mollare tutto ciò che condividiamo". Un brano veloce e diretto, che non lascia il tempo di respirare, gestito da mani sapienti come quelle dei musicisti coinvolti.

Beautiful

Se il genio si misura in base al sentimento che un canto suscita e alle emozioni che trasmette, al di là degli aspetti tecnici, che talvolta sono fini a se stessi, allora soltanto i grandi della musica sono in grado di comporre un pezzo come Beautiful (Bella), oscura e sublime ballata acustica, dal testo ermetico ma dalle emozioni infinite declamate da un Ville Valo strepitoso nella sua interpretazione. L'elettronica apre a un mondo tetro, tempestato dalla chitarra acustica che si delinea in un giro morbido e coinvolgente sul quale si staglia il candido timbro di Valo. "Solo uno sguardo nei tuoi occhi, uno sguardo e sto già piangendo, perché sei così bella. Solo un bacio e sono vivo, un bacio e sono pronto a morire, perché sei così bella". La struttura della canzone è particolare, poiché al suo interno non troviamo il classico ritornello; a dire la verità ogni singolo blocco potrebbe essere inteso più come un refrain che come verso e, infatti, ogni paragrafo termina con la parola chiave: "Beautiful", che altro non è che una dedica spensierata e drammatica nei confronti dell'amata. "Solo un tocco e mi infiammo, un tocco e sto già piangendo, perché sei così bella. Solo un sorriso e divento selvaggio, un sorriso e sono pronto a morire, perché sei così bella" e così si esaurisce un testo bello e ristretto, suddiviso in soli due blocchi narrativi, ma la classe della band, complice la grande interpretazione del leader, protrae questo canto disperato alternando gorgheggi sensuali, grida di dolore, inserti elettronici e interessanti giri acustici che creano un'atmosfera magistrale. Con pochi strumenti e con poche parole, gli HIM riescono a creare una vera gemma oscura, un capolavoro intimista che in origine era stato pensato come un mid-tempo solenne e pressante, dalla natura doom, e poi è stato rimaneggiato, sfoltito e denudato, fino a trovare questa soluzione vincente, sicuramente più delicata e poetica.

Don't Close Your Heart

Don't Close Your Heart (Non Chiudere Il Tuo Cuore) è un mix tra Bon Jovi e Jefferson Airplane con un testo che prende in esame gli stessi temi di un brano come "Join Me In Death" ma osservati da un'altra prospettiva. Si tratta, molto probabilmente, del brano meno convincente del lotto, seppur il bel Valo tenta di spiegare l'importanza del testo, secondo cui tratta di una richiesta di aiuto a seguito della forte depressione che lo ha coinvolto durante le sessioni del disco. "So come ci si sente a stare solo, in questo mondo crudele dove i cuori sono destinati a trasformarsi in pietra. Dove tu sei sola e stanca di respirare, tutto sta andando per il verso sbagliato, e non riesci più a sopportare il dolore, sei troppo intorpidita per credere in qualsiasi cosa". L'autore parla di una ragazza annichilita e stanca, stufa di tutto, piena di problemi, sola, ma in realtà è di se stesso che sta parlando, del suo periodo depressivo e della sua solitudine. Egli sta chiedendo aiuto per uscire dal mare di problemi nel quale è affogato e lo fa cantando a cappella, per poi urlarlo nel dolce ritornello: "Piccola, non chiudere il tuo cuore, non chiuderlo, non chiuderlo e non lasciarmi", e intanto la sezione ritmica esplode assecondando le sue parole. L'aspetto sognante è evidenziato dalle tastiere di Burton, mentre i lividi dell'anima, causati dalla malattia, trovano riscontro nell'audace riffing di Linde, che alterna giri acustici ad altri elettrici che vanno via via condensandosi nel break, più possente rispetto agli altri momenti della traccia. "So quanto sia facile lasciarsi andare, arrendersi alla disperazione che si nasconde dietro la tua porta. Perdere la tua anima e tutti i tuoi sentimenti. Tutta la forza è persa, e così tante cose non dette e cose non fatte, hai smesso di preoccuparti perché è tutto inutile", la depressione è una brutta malattia, nichilismo che annienta lentamente, giorno dopo giorno, e fa perdere il contatto con la realtà, lasciandosi scivolare addosso tutto quanto di bello appartenente a questo mondo e alla vita. È una stasi mentale distruttiva, ribadita nel break, dai grondati riff di chitarra e i colpi inferti alla batteria: "Sei così sola, stanca di respirare, tutto sta andando per il verso sbagliato e non riesci più a sopportare il dolore", ma l'oscurità delle liriche contrastano con la spensieratezza della musica, che funge da appiglio, da mano amica per risalire dalla melma nella quale si è affondati.

Love You Like I Do

Il sipario cala inesorabile in tutta la sua misteriosa beltà gotica nel miglior pezzo dell'album, un capolavoro funebre da incorniciare e che ribadisce a tutti quanto gli HIM siano superiori alla concorrenza. Love You Like I Do (Amarti Come Ti Amo Io) è una lenta e cadaverica nenia funebre scandita dal rumore della pioggia e dai rintocchi di campane da chiesa, adagiati su uno strato di tastiere che incutono timore e su una voce cavernicola che seduce e annichilisce. "Elvis o Jim Morrison, sotto acido, che intonano un inno dei Black Sabbath", così definisce la traccia Ville Valo, e non è poi così distante dalla realtà: qui tornano i toni doom e le gelide atmosfere del gothic metal, filtrati dalla splendida e inimitabile voce spettrale del vocalist, che si contorna di fosche immagini per implorare il suo requiem. "Sul mio cuore porterò la vergogna, nessuna preghiera può affievolire il dolore, nessuno ti amerà come me, nessuno ti amerà come me", dice alla sua cara amata, elogiando il proprio decadente amore mentre questi si infligge dolore, poiché è nel dolore che egli trova il piacere. La melodia è eccezionale, avvolge come balsamo i timpani dell'ascoltatore, trascinandolo con sé in questo mondo gelido e pericoloso, il ritornello è tanto semplice e ripetitivo quanto ipnotico e geniale, impossibile da non amare. Amare alla follia. "E non c'è via d'uscita, solo innumerevoli errori, nessuno ti amerà come me, nessuno. Non sarà mai più lo stesso, osserva la fiducia che svanisce, nessuno ti amerà come me" recita la seconda parte, intensificando il significato di queste immagini, prima di lasciare spazio a una lunga coda sonora popolata da demoni, freddi rintocchi di campane, il rumore della pioggia battente, e una band che concede una base ritmica psichedelica e oscura che non lascia scampo. Il capolavoro è servito, le tende color porpora si chiudono inesorabili su questo teatro intriso di malinconia e fascino, laddove una serie di odi alla dea oscura, incarnati dall'amata di turno, hanno celebrato sacri e ancestrali rituali amorosi.

Conclusioni

In questo terzo capitolo gli HIM, più che altro sotto la pressione della loro etichetta discografica, decidono di premere sull'acceleratore, partendo dal clamoroso successo del precedente "Razorblade Romance", che li aveva fatti conoscere in tutto il mondo, e attuando la prevedibile evoluzione coomerciale. "Deep Shadows And Brilliant Highlights" si veste di un suono ancora più ruffiano e orecchiabile che, se fatto con criterio, non significa fare la scelta sbagliata, e in questo caso il risultato è comunque superbo, laddove l'elevata qualità media dei pezzi non viene minimamente intaccata dall'ammorbidimento degli strumenti, che anzi hanno modo di mettersi in risalto grazie alla grande ricercatezza in fase di arrangiamento dei cinque musicisti. Il carattere di un lavoro del genere è tutto racchiuso nel titolo, vera e propria filosofia della band finnica, in grado di alternare umori e atmosfere, slanci di gioia ma anche e soprattutto intimi e profondi dolori, il tutto ricamato su una veste color porpora che altro non è che una via di mezzo tra il nero e il grigio, e quindi tra luce e buio. Tale sfumatura è la rappresentazione visiva del periodo depressivo di Ville Valo, stanco delle continue pressioni dell'BMG e dei litigi con i suoi compagni, nervosismi che si protraggono anche dopo l'uscita del disco e che riemergono in un tour sfiancante dove, per i ritardi accumulati dalla produzione, vengono gestite quasi cinquanta date in un tempo ristrettissimo, poco meno di quattro mesi, logorando gli animi e i corpi dei singoli membri. Un sentimento oscuro, misterioso, accompagnato da tanta malinconia, è alla base della proposta musicale, sempre conforme alle regole imposte dal gothic metal, ma qui rielaborato in chiave più intima e denudata, dove il menestrello Ville butta giù riflessioni sulla vita e sulla morte. Impossibile conoscere l'effetto provocato dalle composizioni originali, dal taglio doom e maggiormente oppressivo, cioè quelle precedenti all'intervento dell'etichetta discografica che ha imposto determinati parametri, ma anche in una versione più leggera e scarna i brani riescono a brillare in tutto il loro splendore grazie a un'ispirazione formidabile, anche quelli meno convincenti, come "Don't Close Your Heart" o "Please Don't Let It Go", che sarebbero potuti essere sostituiti dalle bonus della versione limitata, "In Love And Lonely", "Again" o "You Are The One", probabilmente migliori. Quattro singoli estratti e un successo planetario che porta gli HIM a suonare negli U.S.A. per la prima volta, conquistando un mercato sempre più vasto. "Pretending", "In Joy And Sorrow", "Close To The Flame" e "Heartache Every Moment" sono le quattro canzoni scelte per rappresentare l'opera, quattro gemme gotiche dalla melodia eccezionale che si fa largo tra arpeggi sognanti, velenosi riff metal e romantici momenti tastieristici, ma è tutto il disco a poggiarsi su una qualità elevata: dall'attacco con l'incendiaria "Salt In Our Wounds", passando per la poetica e innocente "Lose You Tonight" e per la struggente "Beautiful", ballad acustica meravigliosa, fino alla conclusiva "Love You Like I Do", uno dei migliori gioielli mai scritti dagli HIM, requiem tutto tastiere e campane funebri con un Ville Valo tenebroso che regala una prestazione da brividi. Se le vendite decollano grazie al piglio orecchiabile che fa conquistare alla band nuovi fans in tutto il mondo, le critiche da parte della stampa e dei vecchi seguaci sono molteplici, perché "Deep Shadows And Brilliant Highlighs" non è il seguito né di "Greatest Love Songs Vol. 666" né di "Razorblade Romance", ma un tassello differente all'interno del percorso artistico degli HIM. A tal proposito, la delusione colpisce anche gli stessi autori, già in collera con la BMG per il trattamento riservato, tanto che il vocalist, in un'intervista, si sfoga definendo il disco "abbastanza frammentato e innaturale per colpa delle direttive imposte dalla label che hanno reso i lavori confusi e incoerenti con le idee dei musicisti". La frustrazione è tanta, ricompensata comunque dalle alte vendite e da un successo sempre più vasto, ma che ben presto si fa sentire sul fisico dei finlandesi, costretti, alla fine del relativo tour, a prendersi una lunga pausa per recuperare le forze. La prima vacanza dopo tre anni di lavoro incessante, utile a riposare e a riordinare le idee, nonché a discutere con la casa discografica sulla gestione del lavoro in studio, un dibattito che avrà effetti (positivi) già dal seguente capitolo ma che porterà la band a interrompere il contratto subito dopo l'uscita di "Love Metal", suggellando la prima parte di carriera con la raccolta "And Love Said No", Greatest Hits pubblicato solo per onorare il patto con la BMG. Critiche e delusioni a parte, "Deep Shadows And Brilliant Highlights" resta un gran bel disco, cucito con classe immensa e composto da tracce bellissime, alcune delle quali tra le migliori in assoluto del combo finnico, e che testimoniano come sapersi vendere senza snaturarsi.

1) Salt In Our Wounds
2) Heartache Every Moment
3) Lose You Tonight
4) In Joy And Sorrow
5) Pretending
6) Close To The Flame
7) Please Don't Let It Go
8) Beautiful
9) Don't Close Your Heart
10) Love You Like I Do
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