HI GH

Night Dances

2013 - L.A. RIOT Survivor Records

A CURA DI
MARCO PALMACCI
11/06/2014
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Recensione

Quali sono gli ingredienti necessari da mescolare per la buona riuscita di un progetto musicale? Nel caso dei nostri generi preferiti, diversi e tutti indispensabili: una certa dose di abilità tecnica, forza d'animo, coraggio, voglia di dire la propria, originalità. Potremmo buttar giù una lista eufemisticamente kilometrica, non finiremmo certo prima di una settimana. Fra la moltitudine di proposte e di suggerimenti che comunque ognuno di noi avanzerebbe, c'è un elemento troppo spesso trascurato e messo in secondo piano, ed è forse proprio la sua posizione nel basso fondo della lista a rendere eccessivamente scialba, in alcuni casi, la proposta Metal odierna. Abilità tecnica sopraffina, produzione impeccabile, ottimo songwriting. Tutte cose ASSOLUTAMENTE indispensabili, per carità. Se non fosse, però, che in troppi dimenticano di aggiungerci la voglia di DIVERTIRSI. Quella sorta di sciamanica "trance" che pervade ogni musicista sul palcoscenico e lo spinge a fornire al proprio pubblico uno show indimenticabile, proprio perché in quei momenti suonare diviene la cosa più semplice del mondo: siamo sul palco, in casa nostra, assieme ai nostri amici. Ci dimentichiamo dei riflettori, la tensione pre concerto svanisce in un lampo e ci ritroviamo immersi nell'ambiente in cui siamo stati forgiati e che ha avuto la gentilezza di accoglierci sin dal giorno in cui decidemmo di far crescere i nostri capelli. Quell'ambiente che più ti toglie e più ti regala, che non ci ha mai discriminati, che ci ha sempre fornito il tempo ed i luoghi per poter dimostrare a tutti chi siamo in realtà, al di fuori del lavoro o della scuola. Quell'ambiente che ci fa semplicemente essere noi stessi. Ma troppe band, seppur impeccabili da molti punti di vista, danno l'impressione d'essere composte da perfetti estranei troppo impegnati "a far bella figura" piuttosto che a mostrare quanto effettivamente vogliono starci, con quegli strumenti in mano. Ringraziando il cielo, questo NON è il caso di una band romana che da un bel po' di tempo sta conquistando la fiducia ed il supporto dei metalheads italiani (e non solo) di tutte le età, sia giovani sia capitani di lungo corso. Una band che mette nella sua musica l'essenza stessa dei suoi componenti: quattro giovani metalheads che letteralmente se ne infischiano delle regole e dei benpensanti, scapestrati al punto giusto da risultare a tutto campo gli "amici di sempre", quelli con i quali passi delle serate memorabili bevendo birra e dando sfogo a quella "good friendly violent fun" cantata dai celeberrimi Exodus  nel loro famoso anthem "The Toxic Waltz". Gli HI-GH sono esattamente tutto questo! Ragazzi amanti del Metal, della baldoria, dei volumi alti, che non hanno interesse per la fama fugace ed effimera. Ragazzi che sono lì principalmente per divertirsi e dimostrare quanto sia bello e soddisfacente suonare per se stessi e non per un "10" in pagella, ragazzi che non esitano certo a considerarti dei loro, bevendosi una birra assieme a te dopo il concerto, fra i pochissimi giovani ad aver appreso appieno la lezione di zio Lemmy:  semplicemente, il Rock n Roll non può essere trattato alla stessa stregua di un impiego statale. Certamente occorrono serietà e sacrifici, nessuno lo mette in dubbio; ma la passione, l'essere bonariamente dei pazzoidi, l'estro creativo, la cosiddetta sregolatezza che da sempre si accompagna al genio, sono a dir poco essenziali. Tutto questo era ben radicato in loro sin dalle loro prime esperienze in vari gruppi della scena romana: l'alchimia che in seguito esplose prepotente fra le loro personalità finì di scrivere una storia che sin dagli albori sapeva di vittoria, un po' come il napalm del Colonnello Kilgore. Fu così che nel 2012, dall'incontro di Tommaso "Slowly" (Basso, voce principale) ed Ovidio "Smyley" (Batteria, voce), già assieme negli "Hastighed", con Marco "Psyki" (Chitarra/Voce, ex "Hybrid Fear") e Marco "RedEyes" (Chitarra/voce, ex "Reaktor") nacquero gli HI-GH. Un concentrato di esplosivi pronti ad essere detonati, una band giovane e molto affamata, in cerca di posti dove esibirsi e dove poter diffondere il loro "sacro verbo": Metal per passione, non certo per moda! Il complesso non ci mette molto a farsi notare all'interno della scena romana, grazie ad un'irriverente quanto simpatica attitudine spiccatamente fuori dagli schemi e la loro miscela di Punk e Speed Metal (da loro ribattezzata come "spunk", termine nato dalla fusione dei due generi) che certamente affonda le sue radici nella più nobile delle tradizioni, in quelle esperienze delineate da band leggendarie come Motörhead o Charged G.B.H, ma al contempo risulta un prodotto unico ed originale, profondamente venato di personalità, intriso di gusti propri e non certo classificabile come una mera operazione di plagio atta a "rivangare" chissà cosa. Attributi e Velocità, è questo che contraddistingue il sound dei nostri e li rende una realtà da tenere attentamente sotto controllo. Non passa molto tempo dalla loro formazione che subito gli HI-GH presentano al loro pubblico un esordio al fulmicotone, l'ottimo EP "Loud Frequences on Planet Jupiter", composto da quattro tracce originali più un tributo ai maestri Rolling Stones (una cover di "Jumping Jack Flash"). Un lavoro più che valido, possente e caustico come pochi, che spiana la strada al debutto in full length vero e proprio, datato 2013. Proprio un anno fa vide la luce il massiccio "Night Dances", targato "L.A. RIOT Survivor Records" e disco che amplia il discorso affrontato dal suo predecessore e ci mostra il gruppo al 100%, in tutta la sua potenza distruttiva. Un Tornado F5 che aspetta solamente di abbattersi sulle nostre case, spazzando via la seriosità e l'austerità per catapultarci dritti dritti in una festa scatenata dove sono i decibel selvaggi, a farla da padrone! Dimentichiamo i virtuosismi freddi ed inutili o i tecnicismi fini a loro stessi, con "Night Dances" possiamo unicamente divertirci e lasciare che le nostre teste si diano ad un headbanging più che sfrenato, da interrompere unicamente per tracannare un sorso di whiskey "ricarica pile" e ritornare nel moshpit ancora più scalpitanti. D'altro canto, lo si è detto ed è bene ripeterlo: l'energia e la passione sono due elementi imprescindibili, se si vuol suonare Metal di qualsiasi tipo. E di entrambe, questi ragazzi ne hanno da vendere, poco ma sicuro! Proseguendo dritti con la forza di una locomotiva, i nostri sono già al lavoro sul loro nuovo disco, nonostante il membro fondatore Smyley sia stato costretto ad abbandonare il gruppo per motivi personali (pur rimanendo un membro a dir poco emerito del complesso). Dietro le pelli è così giunto il nuovo batterista Tito Maffeo, validissimo drummer dall'esperienza più che navigata (basti pensare alla sua collaborazione con nomi del calibro di Maurizio "Angus" Bidoli e Marco "Bomber" Santoni, assieme nei Fingernails prima e negli "Angus & Bomber's Hurricane" poi, band della quale Tito è tutt'ora il batterista). In attesa del loro nuovo lavoro, addentriamoci nei meandri di "Night Dances" e scopriamo quanto hanno da dirci e trasmetterci, questi giovani ed indomabili speed metallers! Ad accoglierci, uno Zombie in motocicletta di nome Johnny, fermo nel mezzo della celeberrima "Route 66" frastagliata da crepe e spaccature dalla quale fuoriescono creature non meglio specificate, sicuramente non morti. Le premesse sono incoraggianti, lo stereo ruggisce, il momento del fatidico Play è finalmente giunto!

Ad accoglierci, uno scenario musicale incredibilmente cadenzato ed atmosferico, a metà fra un Doom leggermente meno cupo del solito ed una intro di Priestiana memoria ("The Hellion", per fare un esempio), accompagnato da un tetro sibilo proveniente dalle più oscure profondità oceaniche. Il tutto si protrae per due minuti abbondanti, per poi lasciare spazio ad una velocità ed un sound che sicuramente faranno felici molti amanti degli 80s: "Das Boot" si presenta come una traccia a dir poco camaleontica, che racchiude perfettamente in sé tutte le esperienze e le suggestioni che rendono gli HI-GH una band particolare ed interessante. Un sound che oscilla fra la N.W.O.B.H.M più di culto (Tank e Warfare su tutti) ed i colossi dell'Inghilterra d'Acciaio (Judas Priest, la cui lezione viene ripresa soprattutto facendo riferimento al lato più "epico" delle loro esecuzioni, ed i sempiterni Iron Maiden), tutto sapientemente mescolato a dovere. La voce di Slowly è un richiamo più che mai esplicito alla fiera stirpe di "voci maligne" incarnata da personaggi del calibro di Cronos ed AC Wild, i dialoghi delle asce di RedEyes e Psyki sono il frutto di una notevole conoscenza dello strumento e di una grande affinità. Nessuno dei due chitarristi vuole prevalere o sacrificare il compagno, tutt'altro: entrambi riescono ad esprimersi ed al contempo a supportarsi a vicenda, rendendo il loro suono corposo e deciso, mai piatto o banale. E la ritmica, d'altro canto, merita una menzione d'onore. Smyley è un batterista in grado di tenere perfettamente alto il livello della band, risultando un degno compagno per i membri del gruppo grazie al suo tocco, deciso ma non troppo invadente o distruttivo. Un drumming compatto e personale, che non fa della violenza gratuita la sua bandiera, tutt'altro. Il basso di Slowly, poi, è una sicurezza per tutti: è certamente difficile sostenere un contesto così impegnativo (lo Speed Metal E' un genere impegnativo, nonostante quello che molti critici della domenica pensino) ed il Nostro ci riesce benissimo, non risultando mai invadente ma anzi perfettamente inserito nel contesto. Un'esecuzione lineare e precisa, priva di sbavature o "momenti no". Interessante la tematica trattata in questa traccia, che richiama il secondo conflitto mondiale ed in particolare il celebre film dal titolo omonimo (noto in Italia come "U-Boot 96"). "Das Boot" è difatti il racconto messo in musica delle disavventure dei marinai imbarcati su di un sommergibile (l'U-Boot 96, appunto), i quali si ritrovano immersi più che in acqua nell'orrore della guerra, un orrore composto da più fattori: ansia, angoscia, paura, follia diffidenza; e Morte, la grande consolatrice che trascina il sommergibile provato dai bombardamenti nemici giù nelle profondità abissali, seppellendo i malcapitati in una tomba d'acqua salata. Il testo fa riferimento proprio al momento della distruzione del mezzo, dipingendo un contesto claustrofobico ed inquietante. I soldati corrono dovunque cercando di sfuggire alla Mietitrice, ma è troppo tardi. Le falle si allargano, l'acqua sgorga imperterrita. E' lì che troveranno la morte e niente e nessuno potrà salvarli. Un testo denso di storia, sia cinematografica che in senso lato, sicuramente un gran lavoro degno di nota! Ulteriore riprova di quanto il songwriting degli HI-GH attinga a piene mani dai loro interessi e/o gusti personali. Si scrive di quel che si vuole, non ci sono cliché o obblighi, per questi ragazzi! Si continua nel migliore dei modi giungendo alla seconda traccia, la tellurica "Faster! Faster! Faster!", che si avvale della collaborazione di uno dei Capitani di Lungo Corso della scena Metal italiana, la bandiera Maurizio "Angus" Bidoli, storico chitarrista e membro fondatore dei romani "Fingernails", artista poliedrico, puro, sincero, che mai e poi mai ha voltato le spalle alla causa rinnegando o ritrattando. Lui è uno dei pochi che può effettivamente dire di suonare Metal, in Italia, ed il fatto che una personalità del suo calibro abbia scelto di fornire la sua esperienza e collaborazione agli HI-GH sicuramente significa più di qualcosa, poco ma sicuro! I suoi assoli impreziosiscono un brano veloce e diretto, dalla durata di due minuti e mezzo, centocinquanta secondi che comunque nessuno scorderà troppo facilmente. La velocità la fa da padrona, tutti i chitarristi (come sempre non scavalcandosi ma collaborando splendidamente) fondono le loro abilità per regalarci dei riff "pure old school" che ci riportano indietro, ai tempi in cui Lemmy e co. mettevano a ferro e fuoco i locali di tutto il mondo. La sezione ritmica è ancora una volta decisa e compatta, ben più presente di quanto effettivamente non lo sia in altri dischi dello stesso genere (in special modo stranieri). Il sound di Slowly e Smyley non è né sommesso né timido, i loro strumenti hanno una personalità ben definita, fornita dai musicisti che li suonano e dal contesto generale. Negli HI-GH non c'è infatti spazio per le gare di virtuosismi o per le "primedonne", sono una band compatta quanto un pugno pronto da sferrare, che vuole semplicemente far vedere a tutti quanto sia dannatamente bello essere un metalhead. Del resto, il brano parla proprio di questo: della vita di un Metallaro in quanto Metallaro, non semplice "amante del Metal". Tutti possono amare, il problema è che troppo spesso questo amore rimane "platonico", ed ecco che frasi odiose come "ma si, tutti hanno una fase metal, poi passa. Anche io avevo i capelli lunghi e le magliette" fanno capolino dalla bocca di qualche simpaticone borioso. Gli HI-GH non sono né saranno mai di questo partito, tanto è chiaro e limpido il loro stile di vita privo di pretese o di obblighi nei confronti di un modo di pensare arcaico e superficiale. Sono ragazzi che hanno voglia di divertirsi, dovrebbero forse essere processati per questo? Assolutamente no. In un mondo in cui tutti cercano di assecondare il prossimo, ben vengano proclami come "I want to be like Lemmy, always on the road! I want to hear the noise louder every night. I want to be a demon tearing all apart, my life is heavy metal, this is my winning time! / "Voglio essere come Lemmy, sempre per strada! Voglio sentire il ruomore sempre più forte, ogni notte. Voglio essere un demonio che distrugge tutto, la mia vita è l'Heavy Metal, è tempo per me di vincere!". Tetri rumori e una sinistra atmosfera ci accolgono presentando il brano numero tre del lotto, la title track "Night Dances". Ansimare perpetuo, voci cavernose e mostruose, rumori udibili nelle peggiori notti di nuvole e lampi. Il riff d'apertura sembra quasi conformarsi a questo spirito, venandosi "di horror" e risultando più oscuro e meno festoso o comunque infuriato dei precedenti. Il sound tutto mantiene la sua velocità che diviene comunque più minacciosa che incalzante, come il cantato, che certamente risulta sempre legato a degli standard "Venomiani" ma che in questo caso opta più per una sfumatura "alla Alice Cooper". Non sarebbe azzardato definire questa track quasi un "esperimento" dalle tinte Horror Metal, un po' per tutto questo clima di "buio" che aleggia sugli strumenti dei nostri, un po' per le lyrics che in effetti richiamano chiaramente scenari dipinti in precedenza da maestri come George A. Romero o Tiziano Sclavi. L'ululato di un lupo, creature dell'oltretomba che risorgono per radunarsi assieme in una oscura foresta attorno ad un misterioso tempio, il protagonista che non è spaventato dal ritrovarsi circondato da certe aberranti presenze, forse perché lui stesso è parte del tutto ("Am I dead yet, is this the other side? Darkness around me with zombies and wolves, come to the night dance my friends!" / "Sono morto anche io? E' questo l'altro Lato? Oscurità attorno a me, Zombie e Lupi, benvenuti alla Danza della Notte, amici miei!"). Un protagonista per certi versi enigmatico, un po' Francesco Dellamorte un po' Dylan Dog, perfettamente a suo agio nel contesto di terrore della Danza Notturna che invece spaventerebbe a morte un qualsiasi essere umano. Echi di Heavy prettamente teutonico (o comunque europeo) sono riscontrabili nel quarto brano, "Zig Zag Shaped", che punta su un impatto decisamente diverso dalla track precedente. Un clima maggiormente evocativo ed "epico", costruito attorno alle esperienze di axemen come Kai Hansen (Helloween, Unisonic) e Wolf Hoffman (storico chitarrista degli Accept). I due esempi non sono certo scelti a caso, tant'è vero che il pezzo è perfettamente bilanciato fra questi due tipi di sound appena descritti: gli Helloween incarnano la parte più melodica dell'Heavy Europeo come gli Accept quella più piacevolmente grezza, e gli HI-GH cercano di proporci in questo caso un ibrido, che sia in alcuni punti melodico e che sia decisamente più ruvido in altri. Una prova sicuramente superata, visto e considerato quanto sia difficile far convivere in armonia più anime molto spesso differenti fra loro. C'è spazio anche per un heavy-punk di dichiarato gusto Maideniano (Paul Di'Anno era) in cui Slowly ed il suo basso sembrano rifarsi a Steve Harris ed all'intro di "Wrathchild" (anthem del celebre album "Killers"). Poco da dire, "Zig Zag Shaped" è un brano che funziona, il suo ritornello quanto meno ipnotico e facilmente memorizzabile lo rende a tutto campo un inno da cantare a squarciagola, sul quale farsi una bella pogata dandosi all'headbanging più sfrenato possibile. Ed il testo è quanto meno ironico e comunque singolare. Forse per una festa un po' troppo "riuscita", forse per troppi eccessi in una sola notte (fumo ed alcolici in quantità industriale!) il protagonista delle Lyrics si ritrova "a zig zag" per via di una serie di tremolii che ne stanno minando l'equilibrio sia fisico sia mentale. E' steso sul pavimento e cerca di ricordare quanto gli è accaduto, ricorda di aver alzato molto il gomito ma per la "sindrome zig-zag" non può far altro che domandarsi che diavolo gli stia capitando, e a chi appartengono i volti che vede sopra di lui. C'è addirittura spazio per un'esperienza "extra corporea" ("Then I saw myself from above, down to the ground" - "Dopo, dall'alto ho visto me stesso, steso a terra), e nonostante la paura il nostro amico sembra comunque soddisfatto dello "sfascio" totale nel quale è immerso sino al collo ("I was so high I couldn't speak no more. I was happy and high last night, forgot worries, forgot the fright" - "Ero talmente fatto, non potevo parlare. Ero felice e fatto, la scorsa notte. Ho dimenticato le preoccupazioni e la paura"). Proseguendo nel nostro cammino ci imbattiamo a questo punto nella traccia cinque, sicuramente fra le migliori di tutto il disco. Già proposta nell'EP d'esordio "Loud Frequences on Planet Yupiter", "501st Legion" incarna l'anima più specificatamente Sci-Fi degli HI-GH, essendo un brano incentrato sulle vicende della celeberrima saga di film "Star Wars". Con una piccola particolarità: non troveremo certo lodi ai cavalieri Jedi o alla Forza, nel testo di questo brano, proprio no. I nostri decidono di indossare la tuta degli Stormtroopers e di mettere i loro strumenti a disposizione del malvagio Darth Vader, mettendosi al servizio del Lato Oscuro. Placheranno le rivolte della feccia ribelle e la Morte Nera trionferà, incombendo sempre minacciosa sui pianeti di tutta la galassia, dominando il cielo come un'oscura nave pirata con i cannoni sempre carichi! E' un brano esaltante e dinamico, splendidamente racchiuso in due minuti di velocità ed esplosioni sonore da mozzare il fiato, senza troppi fronzoli o accorgimenti. Una sfuriata speed in piena regola, che riprende lo stilema già proposto in "Faster! Faster! Faster!" e concentra le sue energie in un lasso di tempo relativamente breve, ma in grado di farci letteralmente abbandonare qualsiasi tipo di freno inibitore. Alla fine di un brano del genere a chiunque verrà voglia di guardarsi "Guerre Stellari", poco ma sicuro, ma sotto un'altra prospettiva. Quella fornitaci dai nostri amici HI-GH, che hanno interiorizzato a loro modo e maniera un film che grazie a questo processo è divenuto parte integrante della loro musica. L'abilità di un musicista sta anche e soprattutto in questo: trarre ispirazione da tutto ciò che vede e che lo appassiona, senza scartare mai nulla nel nome dello "sconveniente". Libri, fumetti, pellicole, tutto può darci il via per cominciare a scrivere. E' bene non dimenticare mai che un prodotto artistico è come un figlio; non possiamo modellarlo a seconda dei gusti altrui, sarebbe a dir poco malsano e irrispettoso, non trovate? Una lunga ed atmosferica intro ci accompagna di prepotenza ai cancelli del sesto brano di questo disco, "Hydra", preceduto come già successo in "Das Boots" da un preambolo sonoro degno di nota e di grande qualità. Dalla durata abbondante e sorretto da un riff principale ipnotico e roccioso, una chitarra esprime una sorta di quiete prima di una tempesta che di lì a poco si scatenerà, lasciando incredulo chi sta ora osservando lo svilupparsi degli eventi. Anche basso e batteria, dal canto loro, ricamano delle fondamenta precise e molto forti, dalle quali poi si passerà all'esplosione vera e propria: il basso di Slowly funge da catalizzatore, le chitarre di Psyki e RedEyes si lasciano andare ad una velocità supersonica ed anche Smyley si libera delle "catene", trascinando i suoi compagni come una locomotiva. E' forse il pezzo che più di tutti trasuda "vecchia scuola" da ogni sua singola nota, non concedendo spazio ad alcunché se non ad una carica thrash invidiabile, che in molti (osannati) gruppi stranieri non hanno. Quei gruppi brasiliani o tedeschi che salgono sul palcoscenico, svolgono il compitino, prendono l'applauso e salutano, per intenderci. Ringraziando il cielo, gruppi come gli HI-GH ci dimostrano di come la passione sia più forte dei "revival": perché se "Hydra" è certamente un pezzo legatissimo a determinati stilemi, è altresì vero che non si configura come una "copia" creata ad hoc per compiacere qualche vecchio nostalgico. L'energia dei riff, il tiro degli assoli, l'uso ragionato e personale della ritmica; sono tutti elementi che giocano a favore di un gruppo che compone la propria musica per divertirsi e far divertire, non per fornire "contentini" come fossero depliant promozionali. Il brano è poi dotato di un testo splendidamente calzante alla sua aggressività e ai toni "profetici" della sua intro. E' difatti una canzone incentrata sule vicende di un mostro mitologico, il leggendario Idra della tradizione greco/classica, creatura dalla forma di un serpente marino dotato di ben nove teste. Per gli antichi cripto zoologi era uno dei peggiori flagelli mai esistiti, dotato di una forza incredibile e di un veleno letale, che emetteva non solo tramite morsi ma anche semplicemente respirando. Dotandolo di vesti leggermente più "apocalittiche", gli HI-GH lo immaginano come una sorta di punizione per l'umanità ipocrita e menzognera, la quale paga lo scotto della sua malvagità fronteggiando chi è infinitamente più crudele di essa. Il mostro è inoltre aiutato nel suo intento da schiere di demoni e di morti, resuscitati appositamente per servirlo ("From every grave the dead return to torment and to eternally burn the lies and hypocrisy of mankind" - "Da ogni tomba i morti resuscitano per tormentarvi, e per bruciare sino all'eternità le bugie e l'ipocrisia della razza umana"). Il tutto potrebbe ricondurci alla mitologica belva descritta da San Giovanni nella sua Apocalisse, un'immensa belva con le caratteristiche di un Idra, appunto, avente per compito quello di flagellare e tormentare il mondo e l'umanità, proprio come la creatura qui descritta dai nostri ("From the flames the beast rises again. Death, hatred and eternal pain. Demons spawn from her devastating passage carrying the unholy satan's message" - "La Bestia sorge ancora dale fiamme. Morte, Odio ed eterno Dolore. I demoni partoriti dal suo devastante passaggio portano il maledetto messaggio di Satana). Dai mostri mitologico/biblici con annessa velocità devastante passiamo poi ad un festoso Hard Rock venato di Blues che ci lascia decisamente stupefatti ed increduli, ma non per questo insoddisfatti: "Let Me Know" è un'esperienza a dir poco trascendentale, un pezzo che esula dalle coordinate sino ad ora proposte per virare su radici ancor più profonde di quelle sino ad ora riscontrate. E' un brano allegro e vivace, degno rappresentante in epoca moderna di quel Rock n Roll che tanto si faceva amare dai nostri padri. Un pezzo che ci ricorda quanto band come Rolling Stones e Beatles o artisti come Jerry Lee Lewis siano ancora in grado, dopo più di 50 anni, di coinvolgere le menti di ragazzi poco più che ventenni, indirizzandoli verso la sacra via della musica più splendidamente pazza mai creata, in barba a tuttologi e critici musicali dell'altro ieri. Da segnalare la presenza di un altro ospite che impreziosisce il brano con un tocco ancor più rock n roll, il chitarrista Fabio Mancinelli, amico dei padri di Slowly e Psyki ed ulteriore "capitano di lungo corso" che decide di dar fiducia ai nostri, legittimando ulteriormente la considerazione della quale gli HI-GH godono presso chi certa musica la ascoltava e suonava ancor prima che il sottoscritto nascesse. Il finale del brano riassume tinte leggermente più metalliche, fondendo quasi un'andatura "alla Stray Cats" con i tipici riff in granito dei Motorhead. Il testo si conforma a quanto descritto sino ad ora, e come la "tradizione rock" vuole, si configura come una sorta di invito, nei riguardi di una ragazza, a folleggiare per tutta la notte senza curarsi di ciò che potrà accadere dopo ("Touch me down slow, just let me know if you want to go or you want to stay some more. Gimme your love and I'll give you mine, dance some more and I'll be so fine. Show me your lips and bring 'em down! Baby, you move just like a rattlesnake" - Toccami in basso, lentamente, fammi capire se vuoi andartene o vuoi restare un altro po'. Dammi il tuo amore, io ti darò il mio, balla ancora un po' e starò così bene. Mostrami le tue labbra, portale lì in basso! Tesoro, ti muovi come un serpente a sonagli!"). Un amore dannato e passionale, come quelli che contraddistinguono le vite di tutti i musicisti. Ma quelli veri, non i "fenomeni" da talent show. Dopo un magnifico excursus come questo, è tempo di ritornare all'aggressività "senza se e senza ma" con la poderosa "Unleash The Beast", altri due minuti di inaudita potenza speed-Priestiana. Le chitarre tornano ad accelerare ricamando riff e costruendo assoli degni della miglior tradizione british, catapultandoci nuovamente nell'occhio del ciclone senza lasciare troppo spazio all'immaginazione, regalandoci l'ennesimo episodio (non ce ne basteranno mai!) sul quale poter sfogare la nostra selvaggia essenza in sede live, all'unisono con questi bravi ragazzi. In questo brano hanno scelto di omaggiare una delle figure più famose del mondo dei comics americani: Wolverine, il mutante con le ossa di adamantio che con i suoi artigli terrorizza chiunque abbia la sciagurata idea di mettersi contro di lui. Un pezzo aggressivo e tenace, che ben si sposa con la tematica che qui viene trattata. D'altro canto, il super eroe in questione aveva bisogno di un inno che potesse esaltare le sue qualità e la sua potenza: direi che lo ha trovato, poco ma sicuro! Le stesse coordinate musicali si mantengono invariate anche nel pezzo successivo, "Freeway Madness", che con "Unleash the Beast" va quasi a comporre un "pezzo unico" però "tagliato" in due atti. Il basso di Slowly ci introduce ad un'altra raffica di vento che come al solito non fa prigionieri, raffica generata dapprima dalla ritmica serrata e precisa di Smyley (il quale si dimostra una vera e propria macchina da guerra, ancora una volta) e subito dopo alimentata dalla coppia d'asce RedEyes/Psyki, che proprio non intende riposare un attimo o concedersi un momento di "ripresa". Proprio no, lo Speed Metal (o meglio lo "Spunk") non ammette flessioni o cali di sorta, bisogna battere il ferro finché è caldo e non lasciare nessuno insoddisfatto! Forse indirettamente, in questo brano è chiamata in causa la figura di un altro eroe dei comics a stelle e strisce, il biker dannato Ghost Rider. Tuttavia è una supposizione, nonostante il protagonista del pezzo sia sicuramente di un motociclista folle che galvanizzato dal potere che la sua motocicletta riesce a conferirgli, giura di provocare (magari ai danni di qualcuno che gli ha fatto del male) quanti più "casini" possibili, senza risparmiare nulla e nessuno ("Iron wheels of burnin' fury riding at the speed of light, like a demon on the road I rise my fist to fight / Bitch! I'm coming for you! Slut! I will destroy you! - "Ruote d'acciaio, di furia bruciante, guido alla velocità della luce, come un demone sulla strada. Alzo il mio pugno per combattere! / Puttana! Sto venendo a prenderti! Zoccola! Ti distruggerò!!"). Trionfale come Raoh a bordo del suo Re Nero, "Night Dances"  prosegue imperterrito e prontissimo a svelare la sua decima traccia, la roboante "You're Going Down (Under The Ground)", che in qualche modo (complice anche una durata maggiore) acuisce ed intensifica le sensazioni che le due precedenti tracks erano state in grado di fornirci. E' forse (assieme ad "Hydra") il brano più "tradizionalista" del lotto ma non per questo è da escludersi o da trattare con superficialità, anzi, è un ulteriore e preziosissima prova di quanto sia importante, per suonare OGGI, conoscere la musica di IERI. Historia Magistra Vitae, come si suol dire, ed i nostri dimostrano di conoscerla molto bene, questa Storia. Attingendo a piene mani ma rivestendola di un proprio sound, i ragazzi ci fanno ascoltare la potenza tipica delle vecchie glorie del metal, dall'Heavy al Thrash più oltranzista. Un po' Megadeth, un po' Overkill, senza scordare Tankard o gruppi maggiormente più recenti ma comunque votati ad uno speed alla maniera dei nostri, come i Gehennah. Le ispirazioni ci sono, tuttavia non ci troviamo dinnanzi ad una copia creata rubando pedissequamente riff o assoli. E' una loro Creatura, dalla prima all'ultima nota, un insieme di rispetto e volontà di attingere sia dalla musica sia dalla voglia di creare e divertirsi tipica degli anni d'oro del nostro genere preferito. Cosa volere di più? Oltre ad un testo d'eccezione, naturalmente, un'invettiva contro i maledettissimi "furbetti del quartierino", tutti quei soggetti meschini, vigliacchi e vanitosi che vorremmo tanto conciare per le feste in più di un'occasione. Grazie agli HI-GH sappiamo cosa gridargli! (You think you are great, a total winner, a great guinness master of all but you are a lie, a real shame, a fucking bastard destined to fall! / Die! Son of a bitch! Die! Cocksucking pig! Die! Infamous bastard! Die! You filthy coward!" - "Pensi di essere un grande, un vincente, il Re del Mondo, ma sei solo una bugia! Una vergogna, un miserabile bastardo destinato a cadere! / Muori, figlio di puttana! Muori, porco succhiaca**i! Muori, infame bastardo! Muori, lurido codardo!"). Torniamo in seguito ad esplorare lidi "insoliti" per una speed metal band con la cadenzata "HI-GH (Can you roll it for me?)" che presenta un inizio sui generis, particolarmente duro ma non eccessivamente veloce. Un riff suonato in maniera quasi ipnotica e marziale che funge da tappeto per un ottimo assolo che di lì a poco ricondurrà tutto su binari tipicamente "estremi", mollando improvvisamente il freno e pigiando con forza sull'acceleratore. Un vero e proprio pedal to the metal che dopo averci fatto muovere la testa "a tempo" ci butta di prepotenza e senza badare a nulla nella mischia, con un unico obiettivo: godere appieno della potenza metallica, lanciarsi sulla folla dal palco, divertirsi nel pit? insomma, comportarsi DA METALLARI, fregandosene delle convenzioni e delle "buone maniere". In questo turbine metallico di riff, assoli e ritmica spacca ossa, i nostri ci parlano inoltre delle gioie che una "pianta magica" può donarci, se ne facciamo uso. Mal di testa ed occhi rossi condizioneranno la giornata seguente al party, ma a detta loro ne vale la pena, più che garantito! (Thanx for all the joints, almighty god of weed! My body's out of control, roll me another one! Smokin' a lot of weed, red eyes like a burnin' flame" - "Grazie per tutti gli spinelli, possente Dio dell'Erba! Il mio corpo è fuori controllo, rollamene un'altra! Fumo un sacco d'erba, occhi rossi come una fiamma bruciante"). Un testo a tratti provocante e di chiara matrice punk, che proprio per questo risulta efficace, diretto e simpaticissimo, alla faccia di tutti i perbenisti,  i moralizzatori e di chi ha fatto dello stesso tema un pretesto per apparire "gangsta" o comunque darsi un contegno. Si chiude in bellezza con un vero e proprio monumento della durata di undici minuti, un brano dalle dimensioni notevoli e dalle sfaccettature differenti (seppur ben amalgamate). "Mind's War and Peace" è una conclusione anomala, un altro episodio nel quale i nostri si discostano dalla tradizione più strettamente speed - punk - thrash per proporci un qualcosa di profondamente innovativo e coraggioso, a tratti sciamanico, a tratti legato ad una psichedelia che ricorda molto da vicino gli Iron Butterfly e l'organo di Ray Manzarek, senza contare le profonde influenze prog. di chiara matrice britannica. Un brano sperimentale, anomalo, che addirittura arriva a sconfinare nell'ambient e nell'avant-garde (impossibile, ascoltando il testo declamato su un sottofondo musicale mediante una voce inquietante e distorta, non pensare a brani dei Celtic Frost come "Mesmerized" o "Tristesse de la Lune") e in una sorta di Doom cupo e ruvido alla Type 0 Negative prima maniera, creando un mix di suggestioni che impegnano sicuramente l'ascoltatore, trascinandolo in sorta di viaggio in un iperuranio musicale che disintegra letteralmente  le certezze e qualsiasi forma di prevenzione. Ricapitolando, gli HI-GH ci hanno parlato di super eroi, di Guerre Stellari, di Zombie, di Groupies, di Joints. Chi si sarebbe mai aspettato, onestamente, un brano così complesso? Sibillinamente posto in chiusura, fra l'altro, quasi a farci intendere che le cose non sono come sembrano, che tutto può essere ribaltato, che alla fin fine l'estro e la creatività vincono su tutto: sulla monotonia, sulla monotematicità, sulla staticità. Mali estremi della musica, che questo giovane combo capitolino tiene ben lontani dal suo modo di fare. E' un brano impegnativo, forse non verrà gradito da molti puristi del genere (i quali avrebbero sicuramente preferito una nuova "sfuriata") ma sicuramente farà la felicità di molti amanti della sperimentazione e delle sorprese. Il testo, poi, è a dir poco criptico ed allusivo. Tanto potrebbe essere dedicato effettivamente "a se stesso" ed al pezzo medesimo ("Who ever can be this great director of this massive, suffocating band which creates a soft, sweet, tranquil music but painful in its way?" - "Chi potrà mai essere il direttore di questa grande e soffocante band, che crea una musica così docile, calma e tranquilla ma a suo modo piena di dolore?"), tanto può rappresentare una sorta di visione - metafora riguardante il senso della vita tutta, sospesa nel limbo della Pace e della Guerra, per l'appunto, e sull'alternanza di questi due elementi ("I'm sitting over here, on this great carpet of gold. The sky full of magic, shining pearls... the mind is wrapped by peaceful lumps which I cannot explain. The music turned from dark to gentle and blows away the pain" - "Sono seduto qui, su questo grande tappet dorato. Il Cielo è pieno di magia, perle brillanti? la mente è avvolta da pacifici nodi che non riesco a spiegare. La musica passa da oscura a gentile, e spazza via il dolore"). Un congedo con i fiocchi, brano atipico e coraggioso che dimostra quanto gli HI-GH abbiano possibilità pressoché illimitate e non confinate unicamente in un genere musicale soltanto. A malincuore, l'avventura giunge al termine. E' tempo di premere Stop e tirare le somme di questo interessante viaggio.

La musica ha ampiamente parlato, altre parole potrebbero risultare superflue o comunque a tratti lapalissiane. C'e sicuramente da dire che all'orecchio dell'ascoltatore questo "Night Dances" senza dubbio suonerà come una splendida e fresca novità in un panorama, quello thrash, forse eccessivamente monocorde, negli ultimi anni e in special modo in Europa. Ben vengano, quindi, variazioni sul tema intelligenti e che riportano in auge quello che forse è sempre stato il tratto distintivo di questo genere musicale: il coraggio di OSARE, di farsi avanti, di sommare le proprie (e vaste) esperienze musicali per creare un qualcosa che stupisca i fan, gli addetti ai lavori e la critica. Meglio ancora se tutte queste qualità provengono da chi ha effettivamente il cuore e la mente liberi dalla volontà "di far quattrini" o di essere "famosi ad ogni costo". Non vedrete mai gli HI-GH, difatti, "tirarsela" o assumere toni spocchiosi ed altisonanti. Sono ragazzi come noi, metallari come noi, che non esitano ad accoglierti nel loro ambiente come se ti conoscessero da una vita. Perché alla fin fine è proprio questo il segreto per mantenere viva una Scena. Scordarsi delle differenze e considerarsi più una grande famiglia che "un gruppo di personalità distinte", come ora è in voga fare. Gli HI-GH hanno esattamente capito cos'è il Metal, e soprattutto ci dimostrano quanto questo tipo di musica non abbia nulla a che fare con "professoroni" e "primedonne". La chiave per avere successo è semplicemente essere noi stessi, ed attenzione, non parliamo certo di successo inteso come soldi a palate, limousine e ville con piscina. E' un Successo quando scendendo dal palco ti ritrovi un perfetto sconosciuto che dandoti una sonora pacca sulla spalla ti dice quanto gli è piaciuto il tuo show. E questo, specialmente chi è nel giro da anni, lo sa bene. I Nostri lo stanno imparando passo dopo passo, poco ma sicuro! Aspettiamo dunque di vedere come proseguirà la loro storia, se il loro vulcanico estro creativo riuscirà a regalarci altre perle degne di un esordio coi fiocchi. Nel frattempo, possiamo augurargli solamente un grande imbocca al lupo? e? boys, can you roll to us another one?

1) Das Boot
2) Faster! Faster! Faster!
3) Night Dance
4) Zig Zag Shaped
5) 501st Legion
6) Hydra
7) Let Me Know
8) Unleash the Beast
9) Freeway Madness
10) You're Going Down
11) HI-GH (Can You Roll it for Me?)
12) Mind's War and Peace