HELLVATE

Dehumanized

2013 - Self released/Independent

A CURA DI
FABIO MALAVOLTI
16/04/2014
TEMPO DI LETTURA:
8

Recensione

Una landa devastata, in preda alla più totale desolazione, con incombenti tenebre in procinto di prendere il sopravvento sulla luce soffocandola in una morsa stritolante. Si presenta così l'artwork curato, e devo dire, molto accattivante, realizzato da Diletta della Ereshkigal Black Art (la stessa che ha realizzato intriganti come quelle di "Adorned In Agony" dei Perpetual Degradation od "Ov Tentacles And Spirals" degli Azrath 11) di "Dehumanized", primo extended play dei campani Hellvate. Che la nostra amata penisola sia una vera e propria fucina di band schiacciasassi non é certo una novità: Hour Of Penance, i Fleshgod Apocalypse di "Oracles", Hideous Divinity, Illogicist, e potrei andare avanti per ore... fanno parte di una delle più fiorenti scuole a livello mondiale nell'ambito del metal estremo moderno. La band in questione, aldilà di qualche sottile tratto somatico in comune con le sovracitate band, spicca per una caratterizzazione alquanto personale nonostante le poche tracce lasciate sul proprio cammino sino ad oggi. Difatti la band, attiva dal 2003, rilascia solo nel 2006 una demo omonima costituita di cinque tracce, seguita tre anni dopo da "The Battle Beginning". Queste due demo si caratterizzano di una tremenda miscela di influenze death metal e black metal, cosicché Dehumanized ha rappresentato una vera e propria svolta: in primis nella line up, che ha visto Piersabato Gambino e Davide Pucillo sostituire Giovanni Vergineo e Fulvio Milone rispettivamente nelle vesti di bassista e chitarrista, ma anche nel logo, rielaborato dalla stessa autrice dell'artwork, senza tralasciare il fondamentale aspetto dell'approccio musicale, visto che aldilà di qualche sporadica incursione il black metal é stato seppellito da quintali e quintali di puro death metal. Uno dei punti di forza nella musica degli Hellvate sta nelle linee di chitarra, le quali risultano versatili e dinamiche, nel senso che non fa differenza se c'é bisogno di lanciarsi in trame intricate come grovigli di spine o semplicemente di investire il malcapitato ascoltatore con riff diretti e pesanti come macigni: Davide assolve alla grande entrambi i compiti, passando dall'uno all'altro con grande naturalezza. Molto buono anche l'operato della sezione basso-batteria (il drummer é Diego Ciani), una catena di montaggio di tessuti ritmici possenti e mastodontici davvero annichilenti. A chiudere il cerchio c'é il bel vocione dell'ottimo Tommaso Rossi, cavernoso e gutturale come piace agli amanti del death metal più oltranzista. Ma vediamo ora più da vicino il contenuto dell'ep degli Hellvate, che per dovere di cronaca, vanta un'esibizione live accanto a mostri sacri del metal estremo come Deicide, Vader, Marduk e Decapitated.



Inserito il cd nel lettore e premuto il tasto play, si viene avvolti dalla desolata atmosfera dell'intro "Beyond The Cataclysm", che ci presenta in modo tesissimo ed angosciante il mood dell'ep, costruito su un breve duetto di archi e tastiere. Il finale culmina in un'apice di tensione che ci spalanca le porte verso la track omonima all'extended play "Dehumanized", la quale mette subito in chiaro il nuovo concetto musicale che gli Hellvate vogliono trasmetterci: il ritmo forsennato ed incessante imbastito da Piersabato e da Diego é un assalto sonoro senza pietà, mentre arzigogolate trame di chitarra su toni alti si susseguono, alternate a momenti in cui prendono il sopravvento tonalità più grigie e soffocanti (verso la metà della traccia) o melodiche (nel bel solo di chitarra). Il tutto fa da contesto ad una lirica in cui Tommaso narra di un vero e proprio massacro del genere umano da parte del pianeta Terra, che riserva all'uomo una terribile vendetta per il suo incontrollato desiderio di potere che lo ha progressivamente portato a devastare il mondo (in fin dei conti una visione in linea con la realtà, solamente più "estremizzata"). Un riff di behemothiana memoria apre "Throne Of Maggots". L'impatto lascia spazio all'atmosfera per i primi secondi, prima dell'ingresso in scena del bellissimo main riff e di una serie di parentesi che ricordano sonorità di mostri sacri del brutal death moderno come Defeated Sanity e Dying Fetus. I continui mutamenti di ritmo ci consegnano comunque una band già capace di distinguersi dalla massa e con una sua personale identità, come già detto. Menzione particolare va fatta per Diego, autore di una performance ottimamente bilanciata fra precisione ed ecletticità, caratteristica peraltro ben evidenziata da una buon lavoro in fase di produzione. Il testo é una prosecuzione del brano precedente, in quanto consiste di una descrizione di come l'uomo abbia modificato il mondo portandolo sull'orlo della distruzione, di come lo abbia reso nient'altro che un ammasso di marciume popolato da un cumulo di parassiti che sta lentamente divorando l'uomo stesso. "Claustrophobic Time Under The Rubbles" é una vera e propria carneficina per le orecchie del malcapitato ascoltatore. Riff al vetriolo e purulente linee di chitarra si intrecciano in un malsano vortice di suoni che seguono comunque un ben preciso filo logico (ottimo lavoro quindi da parte di Davide), dando così vita ad un pezzo poco consono col resto delle tracce, ma che denota una certa elasticità della band in fase di songwriting. I riff claustrofibici e sulfurei sono avvinghiati da una sezione ritmica martellante che ben si adatta al contesto sonoro, mentre per quanto concerne l'aspetto lirico ha inizio ufficialmente la distruzione del pianeta, fra impietosi terremoti, fiumi di sangue e civiltà in prossimità del decadimento. Con "Innocent Martyrium" l'atmosfera si fa ancora più tesa e soffocante: tessuti ritmici marcescenti e repentini cambi di tempo si abbracciano su una particolarissima trama di chitarra che abbina quintali di tritolo a momenti più atmosferici (in particolare un riff in pieno stile Nile). Tommaso vomita le sue strofe inveendo ancora una volta contro il materialismo e l'eccessiva civilizizzazione ad opera dell'uomo, sottolineando il fatto che pensando solo al vile denaro, ad arricchirsi nel presente ha annientato il suo domani, il futuro della sua generazione. Il brano conclusivo é "Alive In The Wood", track estratta dall'omonima demo di debutto del 2006, riproposta in una versione leggermente più breve. Le differenze rispetto alle nuove produzioni sono abbastanza evidenti, ma tutto sommato il brano non stona affatto all'interno del contesto di Dehumanized grazie ad ottimi riff di chitarra ed alla monolitica sezione ritmica, che sfodera gli artigli disseminando feroci blast beat in un songwriting già di per sé sostenuto ed incalzante. Come se non bastasse, le improvvise decelerazioni provocano un'ulteriore scarica di detonazioni degne del più devastante armageddon sonoro.



Siamo così giunti alla conclusione dell'ascolto: stanchi, provati, ma assolutamente soddisfatti da venti minuti di ottimo death metal made in Italy, per merito di musicisti validissimi sì dal punto di vista tecnico ma soprattutto sotto l'aspetto compositivo. L'ennesima conferma, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, che l'underground nostrano va supportato da parte delle masse nonché osservato con un occhio di riguardo da parte delle maggiori etichette. In sintesi, una prova più che convincente da parte di una band di cui l'Italia deve andare molto fiera, in attesa di un'uscita su full lenght che personalmente inizio ad attendere con grande curiosità.


1) Beyond The Cataclysm
2) Dehumanized
3) Throne Of Maggots
4) Claustrophobic Time Under The Rubbles
5) Innocent Martyrium
6) Alive In The Wood
(demo 2006)