HELLOWEEN
Pink Bubbles Go Ape
1991 - EMI
DONATELLO ALFANO
13/05/2012
Recensione
La storia insegna che nel metal e nel rock gli esempi di gruppi costretti in un determinato periodo a ricominciare tutto lasciandosi il passato alle spalle potrebbero occupare centinaia di pagine in un'ipotetica enciclopedia musicale, a questa regola non sono sfuggiti neanche i mitici Helloween, i pionieri assoluti del power tedesco tra la fine degli anni ottanta ed i primi dei novanta dopo una serie di trionfi indimenticabili si trovarono a fronteggiare la fase più difficile e traumatica della loro carriera: quella dello split con il fondatore Kai Hansen! Sembrava una favola: un successo raggiunto passo dopo passo, inaugurato prima con l'ep omonimo e successivamente con il full-length Walls Of Jericho (entrambi pubblicati nel 1985) fino ad arrivare al salto definitivo compiuto nel biennio '87/'88 grazie al rilascio delle due parti di Keeper Of The Seven Keys, lavori in cui esordì un diciottenne e sbalorditivo cantante di nome Michael Kiske e che in tempi rapidissimi diventarono le pietre miliari del genere, una favola terminata nella maniera peggiore con la separazione tra Kai ed il resto della band durante il tour di supporto al secondo Keeper, ancora oggi moltissimi fans si chiedono quali furono i reali motivi che portarono il chitarrista ad abbandonare la sua creatura dopo anni di sacrifici e totale dedizione alla causa, la pura verità non la conosceremo mai. Insieme a Kiske i tre membri storici (Michael Weikath, Markus Grosskopf e l'indimenticato Ingo Schwichtenberg) non si arresero e mostrarono una fermezza con pochi eguali reclutando in tempi rapidi l'ex Rampage Roland Grapow, nessuno si è azzardato a mettere in discussione il valore di quest'ultimo ma nei tredici anni trascorsi tra le fila delle zucche di Amburgo l'ombra del suo predecessore è stata un peso da cui non è mai riuscito a liberarsi definitivamente. La volontà ferrea degli Helloween di andare avanti nonostante il terremoto avvenuto all'interno della line-up venne rinforzata da un nuovissimo contratto firmato con la EMI, dopo i successi degli album precedenti e seguendo le antipatiche logiche di mercato, la major era convinta di poter incrementare ulteriormente le vendite del combo, la cosa non andò giù alla vecchia label (la storica Noise) che per far valere i suoi diritti decise di passare alle vie legali, un aspetto spiacevole ma piuttosto frequente nel music business... Il primo frutto della collaborazione tra i tedeschi e la nuova etichetta arrivò nella primavera del 1991 col quarto album in studio intitolato Pink Bubbles Go Ape, probabilmente dopo il Keeper II questo è stato il disco più atteso da critica e pubblico nella lunga storia della band, la curiosità di scoprire cosa erano in grado di realizzare senza il musicista che per anni era stato il loro leader era enorme, c'erano delle grandissime aspettative ma purtroppo bisogna ammettere che queste in parte non vennero ripagate. Il platter si divide tra idee geniali e qualche momento meno ispirato, considerata la situazione in quel periodo era comprensibile ma la sensazione di amaro in bocca comunque restava, gli anni ottanta avevano già assunto la forma di un ricordo lontanissimo. Leggendo tra i credits del disco si nota immediatamente che il ruolo di compositori principali è ricoperto innanzitutto da Kiske e poi dall'ultimo arrivato, la firma di Weikath la troviamo soltanto in due episodi, cominciavano già ad emergere i primi segnali di stanchezza nel chitarrista... L'apertura affidata alla title track è spiazzante, dimenticate la maestosità delle intro precedenti Initiation e Invitation, questa volta gli Helloween danno il via alle danze con un simpatico motivetto acustico di tentasette secondi incluso con l'unico scopo di anticipare la vera opener e anche primo singolo estratto: Kids Of The Century, i teutonici si riconoscono fin dalle prime note in questo trascinante up tempo colmo di quelle accattivanti melodie (magistrale lavoro da parte del singer, come sempre d'altronde) che hanno contribuito a far crescere la nostra adorazione nei loro confronti e con un fantastico refrain degno di essere affiancato a quelli dei classici degli eighties, l'unico rammarico è costituito da una produzione (opera di Chris Tsangarides, un big della consolle) più morbida rispetto al passato, il sospetto è che ci sia stata una forte pressione della EMI su questa decisione. Si continua su ritmi sostenuti con Back on The Streets, song dai toni allegri e spensierati dove a farla da padrone è il guitar work di Michael e Roland, le scorribande sulle loro corde sono un autentico sinonimo di perfezione e incisività, Kiske poco prima della fine si lancia in un acuto spaccatimpami da lasciare estasiato qualsiasi ascoltatore. E' il turno di Number One (rilasciata come secondo singolo) cominciano ad affiorare marcate tendenze commerciali in questo brano cadenzato in cui la presenza delle tastiere è predominante, purtroppo il ritornello (ripetuto un'infinità di volte) per quanto sia diretto ed orecchiabile non convince più di tanto pur essendo caratterizzato da un testo Helloween al 100% (now it's time for happiness, stay hard and trust your fate/don't forget you're something else you'll never be too late) un'occasione sprecata... La successiva Heavy Metal Hamsters rimette parzialmente le cose a posto; la velocità torna a farsi largo ed il frontman con la sua meravigliosa voce ci accompagna nell'universo ''helloweeniano'' toccando l'apice nell'anthemico refrain, l'unica nota dolente ancora una volta è da attribuire alla (leggerina) produzione. Goin' Home prosegue sugli stessi sentieri ma con un pizzico di energia in più, Kiske sfodera la sua consueta grinta e la sezione ritmica dopo i fasti della mitica Eagle Fly Free riesce finalmente a ritagliarsi il suo meritatissimo spazio: il basso di Markus e la batteria di Ingo (R.I.P.) erigono un gigantesco muro dove potenza e tecnica convivono in maniera strabiliante. Per ritrovare lo speed metal dinamico ed iper melodico che abbiamo sempre associato al monicker dei tedeschi bisogna obbligatoriamente passare per la meravigliosa Someone's Crying, l'act dimostra di essere ancora il numero uno quando si tratta di premere a fondo l'accelleratore senza trascurare l'armonia, sublime il break strumentale con un'incredibile sequenza di armonizzazioni e solos ricchi di tecnica ed originalità, senza ombra di dubbio uno dei migliori episodi di tutto il platter! Il dinamismo sonoro regna negli oltre sei minuti di Mankind, brano dal ritmo sostenuto contraddistinto da un affascinante accompagnamento tastieristico e da una performance stellare del singer, le sue corde vocali continuano ad essere uno dei punti di forza nel sound degli Helloween come dimostra anche la seguente I'm Doin' Fine, Crazy Man, divertente track dalla spiccata attitudine rock n'roll, da evidenziare in particolar modo il suo prodigarsi in una vasta gamma di tonalità, in fondo non c'è da stupirsi, stiamo sempre parlando di uno dei più grandi singer sulla faccia della terra! Tutto il talento di Grapow come autore viene fuori nell'ottima The Chance, song veloce, immediata e fortemente influenzata dagli Iron Maiden post Powerslave, le eccellenti trame chitarristiche riportano alla mente quelle dell'eroica coppia Murray/Smith ma il vero cuore pulsante del brano è Grosskopf, il suo basso è una macchina inarrestabile di precisione e perizia stilistica. Your Turn scrive i titoli di coda, i tedeschi concludono il disco con una tenue ballad in cui un posto d'onore è riservato alle chitarre acustiche, più che per le melodie (buone ma non ai livelli degli standard della band) la traccia si pone in risalto per un'intensa performance da parte di Kiske, tutte le sue emozioni vengono riversate in un'interpretazione idilliaca. Pink Bubbles Go Ape rispecchia fedelmente la situazione che le zucche stavano attraversando all'epoca, un disco non privo di qualche incertezza (da imputare soprattutto al fatto di essersi ritrovati per la prima volta senza l'elemento che per tanto tempo era stato la loro guida) ma che aveva anche confermato una fortissima determinazione nel voler continuare e superare qualsiasi ostacolo, purtroppo in seguito le cose andranno in maniera differente infatti la band invece di seguire la via tracciata dagli episodi migliori contenuti in quest'album col successivo Chameleon si avvicinerà ancora di più verso sentieri semplici e commerciali. Tutto questo però rappresenta un altro capitolo della grande avventura chiamata Helloween..
1) Pink Bubbles Go Ape
2) Kids Of The Century
3) Back On The Streets
4) Number One
5) Heavy Metal Hamsters
6) Goin' Home
7) Someone's Crying
8) Mankind
9) I'm Doin' Fine, Crazy Man
10) The Chance
11) Your Turn