HELLOWEEN

Keeper Of The Seven Keys part I

1987 - Noise Records

A CURA DI
DONATELLO ALFANO
06/03/2011
TEMPO DI LETTURA:
10

Recensione

Mito assoluto! Ecco la prima cosa che mi viene in mente se parlo di un disco come Keeper Of The Seven Keys part one degli Helloween. Confesso che in casi come questo per il sottoscritto (il power è da sempre il mio genere preferito, anche sotto tortura continuerei ad affermarlo!) l'obiettività diventa un concetto ignoto ma d'altronde c'è da dire che il grande valore di quest'opera è riconosciuto universalmente, quindi tutti gli elogi sono più che meritati!  Ancora oggi mi domando se le zucche di Amburgo nel momento in cui stavano incidendo queste canzoni si rendevano conto di che razza di capolavoro stavano realizzando! Già con l'ep omonimo ed il primo full length Walls Of Jericho (entrambi pubblicati nel 1985, meno raffinati se paragonati a quelli che arriveranno dopo, ma assolutamente coinvolgenti) avevano ampiamente dimostrato a tutti di essere un gruppo di un livello superiore rispetto a tanti altri, con questo disco pubblicato nella primavera del 1987 ci sarà la definitiva consacrazione!!! Gli Helloween da questo momento non potevano più nascondersi perchè a loro un posto d'onore tra i big della musica metal era già stato assegnato di diriitto! Ma quali sono le cose che rendono Keeper così grande? Una domanda dalle molteplici risposte! Cominciamo col dire che alla line-up dei primi lavori che comprendeva il chitarrista (fondatore e fino ad allora anche cantante) Kai Hansen, l'altro guitar player Michael Weikath, il bassista Markus Groosskopf ed il batterista Ingo Schwichtenberg si aggiunse Michael Kiske, un giovanissimo (18 anni!) singer dotato di una voce strepitosa, decisamente fuori dal comune, per tracce di tale caratura era obbligatorio avere dietro al microfono un elemento con le sue qualità e il ragazzo non deluse le aspettative!  L'album composto al novanta per cento da Hansen (la sua ispirazione all'epoca era a livelli stratosferici) ci regala un gruppo determinatissimo che aveva creato un lavoro corale dove ogni componente era riuscito a dare il massimo, fin dall'epicissima intro Invitation (con un meraviglioso tappeto tastieristico) si ha la sensazione di ascoltare un disco che lascerà il segno ma è con I'm Alive che inevitabilmente si salta dalla sedia (forse solo una pietra resterebbe ferma) veloce, melodica, potentissima, con un refrain indimenticabile e la voce di Kiske che appena inizia ad intonare le prime frasi (You, you say, you have lost the way, Got no aim just livin'for today, che spettacolo!) ci fa esclamare: lui è un grandissimo cantante! Con questo pezzo comincia un viaggio fantastico di 37 minuti che non avrà un solo attimo di sosta, lo si capisce anche dalla successiva A Little Time (composta interamente dal nuovo arrivato, ottimo anche come compositore) che con il suo incedere fortemente debitore del più classico heavy metal continua a farci scatenare come dei pazzi! Si torna a velocità sostenute con Twilight Of The Gods, altra poderosa cavalcata dove Hansen e Weikath con quello che tirano fuori dalle loro chitarre porterebbero chiunque davanti ad uno specchio per esibirsi in uno sfrenato air guitar. E così giungiamo al momento strappalacrime con A Tale That Wasn't Right, una ballad da brividi con il cantante che strappa applausi a scena aperta, anche in questo caso gli Helloween si rivelano dei maestri da cui c'è moltissimo da imparare! Segue Future World e qui forse ci vorrebbe una recensione a parte solamente per descrivere quello che in breve tempo è diventato un classico senza tempo. All'apparenza potrebbe sembrare un pezzo semplice ma le zucche sono come re Mida, trasformano in oro tutto quello che toccano, sfido chiunque l'ascolti (anche per la millessima volta) a non cantarlo a squarciagola dall'inizio alla fine! Stiamo per arrivare alla conclusione del disco che prende forma con la lunga Halloween, oltre 13 minuti dove c'è davvero tutta l'anima delle zucche, momenti tiratissimi, altri più cadenzati ed oscuri, parti strumentali che lasciano a bocca aperta per la loro complessità e naturalmente il solito refrain impossibile da dimenticare. Ma io dico si può chiedere altro a questi guerrieri del metal? Assolutamente niente, c'è giusto il tempo di un outro evocativa come Follow The Sign costituita da una chitarra (accompagnata da una voce narrante che ripete poche frasi) intenta ad eseguire delle drammatiche note da scenario post bellico. E così siamo arrivati alla fine di un masterpiece epocale! Non esagero sostenendo che si tratta di un disco che ha fatto la storia, nel 2011 (insieme alla sua seconda parte, ovvio) è sempre considerato come il punto di riferimento numero uno per il power metal, anche i ragazzi alle prime armi desiderosi di avvicinarsi a questo genere sanno benissimo che per comprenderne in pieno lo spirito e la magia sono obbligati ad ascoltarlo. Non nascondo di essere da tantissimi anni un fan degli Helloween ma qui al di là della mia passione per la band c'è un lavoro che ha realmente cambiato un determinato percorso della nostra musica preferita. Potrei anche riparlarne tra vent'anni... il mio giudizio non cambierebbe di una virgola, non mi piace ripetermi ma stavolta devo proprio farlo: mito assoluto!

 1) Initiation 
 2) I'm Alive 
 3) A Little Time  
 4) Twilight of the Gods 
 5) A Tale That Wasn't Right 
 6) Future World 
 7) Helloween 
 8) Follow the Sign

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