Hell Theater

Reincarnation of Evil

2012 - My Graveyard Productions

A CURA DI
ROBERTA D'ORSI
16/10/2012
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

Sono molte le ragioni che mi portano ad amare il genere horror quasi in maniera viscerale, un forte impatto emozionale dal quale spesso mi sento prigioniera, ma al tempo stesso una dolce ed allettante prigione impregnata di adrenalina, una giostra terrificante densa di scioccanti impulsi che fanno sobbalzare ma che fanno sentire vivi! Come me molte persone sono attratte dall'oscuro, il fascino del male che inevitabilmente punge con veemenza il nostro lato buono stuzzicandone la curiosità; sono inoltre fermamente convinta che l'horror sia spesso una sorta di esorcizzazione del male vero, quello reale che la nostra vista è costretta a sopportate ogni giorno, dietro un film od un racconto del terrore si nascondono una moltitudine di messaggi, toccando temi che vanno dal sociale alla politica, o semplicemente per descrivere l'eterna lotta tra il "bene ed il male". Le atmosfere tinteggiate col nero notturno ed il rosso sanguigno le si possono ritrovare anche in musica, soprattutto nel metal, ma è d'obbligo ricordare il maestro Claudio Simonetti che con le sue fidate tastiere nella rock band dei Goblin, ha sfornato tra le più belle colonne sonore per film horror, prima tra le quali l'immortale ed agghiacciante melodia di "Profondo Rosso" del regista Dario Argento. Ripensando ad un passato in cui horror e musica hanno sancito un patto ricordiamo i più grandi esempi, a partire da Alice Cooper che a sua volta ha influenzato altre band allargando la scia dello shock metal in primis, per passare dai Lizzy Borden ai nostrani Death SS, fino ad arrivare al re King Diamond ed i suoi Mercyful Fate. Molti ragazzi giovani si chiedono cosa differenzi l'horror metal da altri generi, in effetti musicalmente non troviamo dei canoni particolari tanto che si può spaziare dal rock al metal più estremo senza problemi; è nelle tematiche che si annidano il terrore, lo shock, la paura ed il male, liriche che ruotano attorno ad avvenimenti di cronaca nera accaduti realmente (come la storia di Lizzy Borden) a fiabe e racconti neri partoriti di sana pianta o riferimenti a creature demoniache e mostri che popolano la storia della letteratura e del cinema, in questo caso mi viene in mente il bellissimo album degli Iced Earth (i quali possono essere annoverati anche loro nel filone dell' horror metal) "Horror Show" del 2001, le cui canzoni spaziano da Damien all'uomo lupo, da Dracula al Fantasma dell'opera. Nel corso degli anni le ambientazioni dense di malignità hanno stuzzicato parecchie band, in un modo o nell'altro, sia esteticamente che nei testi e non necessariamente in entrambi i casi, ma li dove esiste il connubio secondo me esiste non solo la passione per l'horror, ma una sorta di dimensione musicale alternativa nella quale una band decide di suonare, esibirsi e vivere. Questo è il punto di partenza degli Hell Theater, che hanno strutturato il proprio gruppo su tematiche e look di stampo horrorifico. Il gruppo nasce a Treviso nel 2009 per mano di Victor il frontman e della sua compagna Susy Porcedda, la quale oggi ricopre anche il ruolo di manager degli Hell Theater. Inizialmente la line up si popola con Brian e Ross alle chitarre e Dovy alla batteria, ma i cambi cominciano a palesarsi e quando Diego B. siede alle pelli e Diego A. imbraccia il basso, il gruppo sembra finalmente potersi incamminare per la stesura dei primi brani. Dopo un po' di mesi la band rimane orfana di Ross ma decide ugualmente di portare avanti il progetto Hell Theater, dirigendosi inoltre verso il cammino delle esibizioni live. Nel novembre del 2010 il ruolo al basso di Diego A. viene ceduto ad Alessandro Pereni detto Alex Il Perenz, ed il mese successivo l'ingresso del chitarrista Bob Axx aggiunge corposità all'assetto della formazione. Nel giugno del 2011 un primo singolo ufficiale comincia a circolare nell'etere, le note di "The Shadow of the Devil" raggiungono le mie orecchie, e la prima impressione avuta è stata quella di voler assolutamente approfondire la conoscenza di questi artisti tanto dediti alle meravigliose sonorità ottantiane, pur mantenendo la modernità di suono e tecnica, riuscendo a mescolare sapientemente un heavy metal solido e potente, arricchendolo di mitragliate thrash ed una interpretazione vocale teatrale e decisamente sopra le righe. Lo staff di Rock & Metal in My Blood ha avuto l'occasione, nei mesi successivi all'uscita del singolo,  di intervistare il vocalist Victor ed il Bassista Perenz, quest'ultimo però nel gennaio del 2012 decide di abbandonare gli Hell Theater, il posto lasciato vacante viene riempito due mesi dopo da Alessandro Young; da allora la line up è rimasta inalterata ed il gruppo, che nel frattempo ha cominciato ad apparire su riviste e webzine accogliendo positivamente il consenso di pubblico e critica, si mette all'opera per ultimare il debut album uscito il 22 settembre (2012) per la MyGraveyard Productions dal titolo "Reincarnation of Evil". Ricapitolando la formazione degli Hell Theater ad oggi è così composta: Victor "Death" Solinas alla voce, Brian "Slaughter" Steele e Bob "Raven" Axx entrambi alla chitarra ritmica e solista, Diego "Evil" Blackarrow alla batteria ed Alessandro "Dark Soul" Young al basso; ognuno di loro ha le proprie influenze musicali ed ispirazioni, che spaziano dal metal classico fin ad arrivare al punk. La moltitudine di generi racchiusa nei gusti degli Hell ha di certo contribuito a generare un sound colmo di sfaccettature, ed entrando nel concept album è facile rendersene conto già dalle primissime note.  "Reincarnation of Evil" contiene 12 tracce per la durata di circa un'ora; le tematiche a sfondo horror hanno dato vita ad una vera e propria storia, che inizia, si sviluppa e finisce attraverso le note di tutte e quante le dodici canzoni; il cd è contenuto in una confezione digipack ed al suo interno il libretto oltre ai testi include la descrizione della storia per ogni singolo brano, sia in lingua inglese che in italiano. Mi ha colpita molto questa realizzazione, l'idea è accattivante e molto professionale, la Mygraveyard ha fatto un ottimo lavoro di produzione e lo si evince non solo dalla cura per la confezione del cd fisico, ma anche dal suono pulito e ben bilanciato delle tracks. Bella anche la grafica con la sua colorazione funerea sui toni del viola e nero e piccoli sprazzi di bianco e rosso; l'artwork che capeggia in copertina rappresenta una porta semi aperta che rivela un bagliore rossastro provenire dall'interno, sui muri laterali all'esterno della porta si possono scorgere dei volti che sembrano scolpiti sulla pietra intenti a fuoriuscire, guardando con più attenzione mi rendo conto essere le facce dei componenti degli Hell Theater. L'immagine di copertina è un chiaro riferimento alla stanza delle ombre, punto d'origine della storia e titolo del primo brano; i volti stagliati sul muro e quel colore rosso che spicca dietro la porta, mi fanno venire in mente il passaggio delle anime dannate che attendono l'ingresso nel regno infuocato del demonio. Ed ora tasto play e via fin dentro le radici del male, cominciando il cammino all'interno del concept album.



Una vita si spezza in una vasca colma di acqua, il liquido da trasparente si colora di rosso, così come scarlatta è la pozza fluida riversata in terra vicino ad una bottiglia, la vasca accoglie al suo interno un corpo con il terrore sul volto ed una lama, arnese che sancisce la sua entrata nel mondo dei morti, in piedi dinanzi a questo spettacolo due occhi di fanciullo guardano con assenza di emozione la persona che lo ha cresciuto. Non ci sono ne tristezza per questa perdita, ne astio nei confronti di una madre dedita alle cinghiate nei confronti del figlio, le sue labbra segnate da un profondo taglio procuratogli dalla madre dopo avergli scagliato contro un bicchiere rotto, ad un certo punto si piegano in un ghigno soddisfatto, come quando dalla rottura del suo labbro assaporò il suo stesso sangue colatogli giù per la gola. Il braccio penzolante dalla vasca indica la stanza delle ombre che apre la sua nera porta insinuando quel sorriso compiaciuto sulla piccola bocca deforme. Il cigolio di una vecchia porta che si apre ed il rumore di gocce che cadono sono il preludio della prima traccia "The Dark Shadows Room" seguite da un riff senza effetti, le note acustiche rivelano subito dopo la voce di Victor in un falsetto stridulo e grottesco, la base melodica segue un corso abbastanza lineare dove la voce di Solinas comincia la parata delle innumerevoli interpretazioni vocali, degne del miglior attore di teatro. Suggestivi i chorus che accompagnano la track. Il piccolo dall'anima nera viene rinchiuso in un orfanotrofio, gli viene affibbiato il nomignolo di Moron, termine usato per indicare i deboli di mente, i così detti malati mentali. L'anziana infermiera Lucy chiama Moron e gli ricorda dell'abituale seduta con il dottor Geremia, il quale ha preso a cuore il piccolo dalla bocca deforme, cerca di aiutarlo in tutti i modi perché sente che in quell'anima apatica si nasconde un segreto, ma nulla sfugge da quella creatura enigmatica, nessuna parola o espressione, solo silenzio. Il dottor Geremia ignora che durante la notte Moron è la preda preferita dall'infermiera Lucy, una perfida donna che gode nel sottomettere i piccoli ospiti dell'orfanotrofio, incutendo loro paura ed abusando nel peggiore dei modi, tanto da procurarne la morte, vite spezzate sempre più in crescendo nell'orfanotrofio del terrore. Moron è il passatempo preferito di Lucy la quale è soprannominata la signora delle candele, poiché nel profondo delle cripte si sposta tra una stanza delle torture all'altra con in mano un candelabro a tre braccia, con le due candele laterali sempre accese e la mezzana spenta, in modo da sottolineare il suo sorriso malefico. "Lady of the Candles" parte prepotente all'assalto, la parte ritmica mi riporta immediatamente nei lontani anni '80 a quel metal tanto potente quanto melodico, la parte del refrain ha ridondanti echi epici che vanno a sfumare all'interno di sferragliate infuocate eseguite da due chitarristi eccellenti! Il songwriting è denso di cambi ed articolate partizioni, non c'è spazio per la banalità, e non c'è rischio di annoiarsi nell'ascoltare; le cavalcate alle corde spaziano da ritmi armonici ad altri più taglienti, la batteria ricopre il fondamentale ruolo di legante, una sorta di molla elastica che si adatta perfettamente all'imminente contesto nel quale si cimenta, da martellanti colpi ad altri più cadenzati, l'esecuzione di Diego Blackarrow è il collante perfetto per una resa eccellente dell'intero muro sonoro. L'attacco di batteria da origine a "The Room of a Million Voices" la parte ritmica accoglie le innumerevoli interpretazioni vocali di Victor, vera e propria punta di diamante di questo brano, la melodia scorre piuttosto lineare con lievi alternanze di tempo dal quarto minuto circa in poi, una prolungata distorsione genera l'immancabile assolo alla chitarra eseguito da Steele che duetta subito dopo con le poderose percosse di Diego alle pelli, chiudendo in bellezza la song. La sirena della polizia accorsa sulla scena degli innumerevoli delitti perpetrati dal male è l'intro di "Smell of Blood", concentrato di energia i cui picchi sonori si palesano nella scoppiettante batteria e negli assoli alle corde, da sottolineare in questo caso la seconda esecuzione ad opera di Axx, la canzone termina con grida agonizzanti e disperate. "Escape from the Bloody House on the Hill" rivela un bell'andamento speed, la sezione ritmica confeziona un wall of soud granitico e compatto, i riff di chitarra sono il giusto compromesso che smorzano la fitta rete sonora in cui gli Hell dimostrano costantemente di trovarsi a proprio agio. Accattivante quanto ricco di echi ottantiani l'attacco di "The Time Has Come", la melodia teatrale sulla quale Solinas passeggia cede il posto a qualcosa di fenomenale, un duello a suon di corde in cui Steele e Axx combattono all'ultima nota, la mia pelle è scossa da brividi intensi nell'ascoltare; la traccia è sostanzialmente melodica e quella parte centrale eseguita dai due chitarristi scuote con veemenza il songwriting, creando un gioiello dalla pregiata caratura. Attacco cucito da spesse distorsion per "Wallking Through the Flames of Hell" che mescola heavy e thrash alternandoli così velocemente da non capire dove comincia uno stile e finisce un altro, l'ottimo bilanciamento dei volumi permette la distinzione di ogni singolo elemento, ed anche durante l'esecuzione di gruppo tutti gli strumenti godono di protagonismo, al minuto 3:27 dopo l'assolo di chitarra di Axx, una paio di colpi alla batteria introducono il solo di basso e si alternano tra loro in una tetra staffetta sonora. "The Shadow of the Devil" è il singolo col quale ho conosciuto gli Hell ed è sempre un'emozione udire quelle note, la traccia comincia piuttosto in sordina con note pulite ma per pochi istanti, poi si riprende con il percorrere territori rocciosi se pur su note non troppo speed, questo fino al primo assolo sovvertendo la velocità di esecuzione di uno Steele in preda alla foga più animalesca. I tratti sostanziali di questo brano sono la teatralità di Solinas, capace di portare con la sua voce ad immergersi nella storia tanto quanto vedendo un film, ed il combo chitarre e batteria capaci soprattutto durante gli assoli di fondersi in un agglomerato di granitica roccia.Decisamente più aggressiva la seguente track "Slaughter in the House of the Witch", i componenti degli Hell Theater sembra che picchino con rinnovata cattiveria sui loro strumenti, la furia si abbatte inesorabile arrivando al primo assolo di Steele, che tocca quelle note alte tanto pungenti quanto trascinanti. Partenza venata di thrash per poi abbracciare cavalcate dense di epicità in "Under the Sign of the Evil", le mitragliate di chitarra emanano magnetismo da tutte le angolazioni e la voce di Solinas tocca timbriche quasi Dickinsoniane in lievi sprazzi, decisamente azzeccate in questo contesto. I riff creati compongono una trama varia e corposa, nella quale vengono sottolineati i virtuosismi dei due chitarristi, assi di prim'ordine alle corde. La chiusura del brano vede il falsetto del vocalist che si mescola audacemente alle note alte della chitarra. Ci avviciniamo al termine e con la penultima traccia "Red Eyes of the Abyss" gli Hell danno sfoggio della loro bravura, esecuzione come sempre impeccabile; la costruzione della ritmica tocca picchi di eccellenza, in continua evoluzione i musicisti si avvicendano su sentieri densi di creatività, leggere distorsioni di sottofondo introducono un assolo di Axx che da il via a questo brano ricco di sfumature. L'avvicendarsi dei tempi si protrae fino alla fine con il susseguirsi di cambi ritmici, si respira l'agghiacciante terrore nelle parti più lente con il suono del basso che intona note cupe, la danza che eseguono i due chitarristi avvolge chi ascolta nelle fiamme infernali di ardenti ritmiche, nessuna incertezza, nessuna esitazione, gli Hell Theater picchiano sui loro strumenti con la forza di mille uragani, impossibile non lasciarsi trascinare. Suggestivo intro per la traccia finale "The End of the Beast" la cui partenza fa pensare ad una ballad, ma così non è e dopo quasi un minuto la batteria di Blackarrow esplode susseguita dai suoi compagni in un crescendo di feroce vigore; tocchi alle pelli che rasentano il blast beat corrono inarrestabili, così come i primi assoli eseguiti da Steele, le dita che corrono frenetiche ricominciano un duello e le evoluzioni alla chitarra di Steele ed Axx ricominciano un folle girotondo. Solinas dal canto suo non perde un colpo, passando da falsetto a voce cupa a timbrica graffiata, interpretando con euforico e grottesco tormento il male nel suo perpetuo dilagare, un urlo lacerante pone fine al debut album degli Hell Theater.



Come avrete notato ho raccontato la storia di Moron solo fino alla seconda canzone poi ho deciso di fermarmi; rispetto ad altri concept di cui ne ho descritto l'intero svolgimento, con "Reincarnation of Evil" ho deciso di evitare, per dare modo a chi deciderà di acquistare l'album, di essere direttamente protagonista nell'apprendimento di questa storia che ruota attorno a morti efferate, torture ed anime dannate. Già da questo si evince quanto il mio consiglio di impossessarsi del primo lavoro degli Hell Theater sia caldamente raccomandato, ebbene si questi cinque signori dal volto pitturato mi hanno stregata, hanno decisamente fatto centro costruendo uno stabile pilastro attorno al quale ogni più piccolo orpello è una piccola opera d'arte; dodici canzoni in cui perdersi è tanto facile quanto amarli al primo ascolto. Se come me siete legati alle belle sonorità dell'old metal school ed in più apprezzate il mondo ambiguo ed adrenalitico dell'horror, "Reincarnation of Evil" è l'album che fa per voi; siamo ad ottobre 2012 ed alla chiusura di esso manca poco, ad oggi mi sento di dire che gli Hell Theater ed il loro debut album, sono la sorpresa dell'anno con il miglior lavoro nel panorama underground italiano. Il talento e la creatività devono essere premiati, in loro ci sono entrambe le prerogative che spero vivamente ed auguro loro, possa portarli oltre i confini dello stivale, dove si sa il metal fatto bene viene premiato come merita, e loro lo meritano in pieno.


1) The Dark Shadows Room
2) Lady of the Candles
3) The Room of a Million Voice 
4) Smell of Blood 
5) Escape from the Bloody House on the Hill
6) The Time Has Come
7) Walking Through the Flames of Hell 
8) The Shadow of the Devil
9) Slaughter in the House of the Witch 
10) Under the Sign of the Evil 
11) Red Eyes of the Abyss 
12) The End of the Beast