HATE TYLER

The Great Architect

2012 - This is core

A CURA DI
ENRICO PULZE
02/04/2013
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

Gli Hate Tyler sono un progetto nuovo della scena italiana e vedono tra le sue fila il chitarrista Marco Pastorino (Secret Sphere, Bejelit, The Ritual), il bassista Luca Negro (The Ritual e da poco neo acquisto dei Bejelit), il chitarrista Fedrico Maracucci e il cantante Davide Grillo. Con questa formazione e con l'ausilio di una drum machine il combo alessandrino ci offre questo The great Architect sotto l'egida della This is core records.  Nati inizialmente come semplice progetto da studio, con l'ingresso in formazione di Eric Bloodaxe alla batteria e di Stefano Oliva in sostituzione di Grillo alla voce il gruppo si è poi evoluto anche in una live band, intraprendendo la scorsa estate un tour nei paesi baltici. Dunque, chiariamo subito che con questo lavoro Pastorino ha dato sfogo al suo lato più aggressivo e modernista, cosa che potrebbe risultare ostica ai fan delle band madri, e che invece ha sorpreso positivamente il sottoscritto. Il che non significa che in questo disco ci troviamo di fronte ad un mero e scontato assalto all'arma bianca, anzi, la melodia (a volte anche ruffiana) è sempre presente in ogni traccia, dispensata in quantità giusta e intelligente, ben coadiuvata dal cantato pulito dello stesso Pastorino. Non voglio parlare di metalcore, perchè il termine in sè non mi piace e perchè a mio avviso Hate Tyler è molto di più: sì, è un disco chiaramente moderno e modernista, ma al suo interno possiamo trovare anche groove, echi di Nevermore, melodia derivativa hard rock e altro ancora, fattore questo che fa sì che il disco non risulti monotono nei suoi 39 minuti, offrendoci diverse atmosfere anche all'interno della stessa song. Disco che si presenta "bene" con questo tizio molto arrabbiato (usiamo un termine gentile...) con sigaretta in bocca su sfondo scuro, quasi da ambientazione metropolitana (nel senso di stile) quasi ad annunciarci con lo sguardo una dichiarazione di intenti bella tosta... e cosi è fin dall'opener Devil Park tra armonie iniziali, voce pulita in avvio con controcoro scream, riffoni ribassati e uno stacco Nevermoriano tutto da headbanging. L'alternanza tra strofa in scream/growl e ritornello pulito ci porta poi ad un pregevole solo prima di evolvere nel finale nuovamente da headbanging. Segue la omonima Hate Tyler, brano più orientato su sonorità Death Thrash, sempre però supportato da melodie chitarristiche, che tessono bene un brano valido e tirato e dal cantato feroce . Da rimarcare anche in questo brano la prestazione degli strumenti a corda che danno un gran tiro ad un brano comunque complesso. Il terzo brano Stop Me si muove su un tempo speed e riffoni di chitarra, intermezzati come sempre da inserti melodici e, con estrema e piacevolissima sorpresa sfocia in un ritornello sì catchy, sì melodico e dannatamente dal sapore Heavy vecchia scuola. Altro brano da pollice alto , mentre con la successiva Need to Hate You i Tyler sfornano l'highlight assoluto del disco a mio avviso, tra chitarre cattivissime, voci cattive (anche il pulito di Pastorino risulta qui più aggressivo) echi di Nevermore e stacco a tre quarti canzone su chitarre aperte da brivido, talmente intenso e cattivo. Meno di 4 minuti per un concentrato di tecnica (la song non è affatto semplice strumentalmente) groove e melodia con un testo abbastanza ironico basato sul rapporto uomo donna. A seguire altro pezzo da 90, a nome di Inferno, brano giocato su un groove di fondo notevole, a cui è impossibile resistere e su cui è impossibile non muovere il capoccione. Una canzone che presenta anche una faccia progressive, specialmente nel solo ad inizio canzone e degli echi di death melodico, risvolti che fino ad ora non erano presenti nell'album e che fanno intuire anche una buona dose di coraggio dei ragazzi alessandrini. Con Anything Else (pezzo che sinceramente non mi aspettavo proprio) purtroppo anche i Tyler mi propongono uno slow / ballad... ma come ci sono le regole fortunatamente esistono anche le eccezioni. Il brano interamente cantato da Pastorino, mostra la parte più melodica del gruppo, se vogliamo quella più simile ai fratelli The Ritual, con un ritornello di facile ascolto (anche un pelo ruffiano oserei dire, ma ci sta ) ma per fortuna non melenso. Anche il ritmo pur essendo slow, non scade nel pop e Marco impreziosisce  il tutto anche con un bel cantato aggressivo nel bridge. Insomma per me che non amo questo tipo di song il fatto che anything else non mi annoi e che risulti ben più che godibile è un complimento deciso. Ci avviciniamo alla fine con Welcome to Tortuga, brano ispirato liricamente ai pirati ( il testo dice proprio JONES sta correndo parlando del suo mezzo cuore - come nel film I pirati dei Caraibi...) e che musicalmente si presenta come un'altra mazzata tra capo e collo, con riffoni veloci, tecnici, cambi di tempo e voci arrabbiate. L'assolo a velocità supersoniche dell'ottimo Maracucci è un pezzo di bravura notevole considerando anche la giovane età e impreziosice un brano già molto valido di suo. E arriviamo all'ultima traccia, la title track The Great Architect , ennesimo brano di alta qualità di questo album che tra voci cattive, melodie sinistre e chitarre non scontate ci porta per l'ennesima volta in un headbanging sfrenato. Brano dalle mille facce aggressivo, ma anche mistico nei cantati puliti, in cui sono gli elementi thrash vecchia scuola a farla da padrone. In definitiva questo album è ben più di una speranza nel panorama underground nostrano: un album che non deve passare inosservato e a cui va data una possibilità doppia, perchè un solo ascolto non basta a metabolizzarlo. Un album coraggioso a suo modo nel voler accostare diverse influenze (e per questo massima stima) e non fate l'errore di vederlo come un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto dopo un ascolto sommario. Questo è un album notevole, nonostante qualche piccola pecca che sono arcisicuro i ragazzi sapranno limare, che mostra doti tecniche, compositive e coraggio. Ecco appunto non confondiamo la voglia di osare con limiti compositivi, questo sarebbe proprio un errore imperdonabile.  Vi invito col cuore a supportare la band acquistando il disco da Amazon o Itunes (purtorppo il formato fisico non c'è...) perchè band così devono essere un orgoglio nostrano. Sapete bene che con i dischi di debutto tendo a stare basso col voto, per una volta invece assegno il voto pieno, per me gran bella realtà.


1) Devil Park
2) Hate Tyler
3) Stop Me
4) The Different
5) Need To Hate You
6) Inferno
7) Anything Else
8) Welcome To Tortuga
9) The Great Architect