HATE
Erebos
2010 - Listenable Records
FABIO MALAVOLTI
14/05/2012
Recensione
In genere quando una band intraprende percorsi stilistici già solcati viene immediatamente etichettata per la sua mancanza di originalità come un gruppo clone, con poca personalità e che si è semplicemente limitata a svolgere il compitino senza aver tentato di inserire all'interno dello stile qualcosa di nuovo che la caratterizzasse per la sua originalità. E fino a qualche anno fa queste considerazioni valevano anche per gli Hate, formazione death metal proveniente dalla Polonia, che tanto per andare sul sicuro ha sempre scelto uno stile musicale (ed anche scenico) molto simile a quello dei connazionali Behemoth, band ormai seminale nell'ambito del metal estremo alla quale veniva associata per una marcata somiglianza. Lavori come "Awakening of the Liar" e "Anaclasis: a Haunting Gospel of Malice & Hatred" sono sempre stati paragonati dalla critica come un ricalco di album come "Thelema.6" o "Demigod", ma questo "Erebos" è, per le considerazioni appena fatte, un crocevia importante per il proseguo di Adam the First Sinner e compagni, dato che finalmente la storia di Hate e Behemoth pare si stia avviando verso un bivio liberatorio. Finalmente siamo dinanzi ad un album con le prime tracce di personalità, nonostante alcuni dettagli ancora da sistemare, seppur lo stile sia inquadrabile come una rocciosa miscela del death e black metal che ha reso noti Nergal e la sua band. Il disco si apre con gli arpeggi vagamente orientaleggianti di "Genesis", intro che ci traghetta verso i meandri più maligni degli abissi infernali permettendoci di percepire il feroce e posseduto mood del disco, che ha subito inizio, dato che di lì a poco il brutale e lunghissimo intro della bellissima "Lux Aeterna" ci coglierà come un fulmine a ciel sereno. Il bellissimo ed ispirato riffaggio al fulmicotone di Destroyer, le ritmiche annichilenti dettate da Hexen dietro le pelli ed il profondo e diabolico growl di Adam mettono subito in chiaro che la band ha davvero imparato a giocare pesante, mischiando un massiccio death metal a sprizzate di puro black metal, in particolar modo nell'evocativo refrain. Sulle stesse identiche coordinate si muove il brano successivo, la titletrack: una lunga introduzione ancora in stile behemothiano, con Hexen in grande spolvero e le chitarre sempre imponenti, veri e propri fucili automatici che concatenano riff brutali e taglienti l'uno dopo l'altro, sino ad un assolo lacerante che fa da ponte con la parte conclusiva, un tripudio di violenza e quella certa atmosfera marziale a cui Nergal e compagni ci hanno abituato. "Quintessence of Higher Suffering" propone invece ritmiche meno brutali ma non per questo meno ispirate o di basso livello, anzi, questo "alleggerimento" del sound dimostra come la band sia in grado di spaziare da un capo all'altro del death metal, da quello brutale che non concede un attimo di respiro sino a quello più lento e dai tratti epici. Nella seconda parte del brano le sonorità si fanno più soffocate e nebbiose, prendendo le sembianze di un black metal dalle marcate tinte death, acquisendo quindi ancora più carica maligna. Un meraviglioso riff apre "Trinity Moons", quella che si può senza timore considerare come la vera chicca del disco. Sei minuti dove la violenza del death metal e l'epicità delle ultime uscite del metal estremo made in Poland si fondono in un contrasto tanto avvincente quanto tremendamente devastante. Proprio qui si fa apprezzare il lavoro della sezione ritmica, per la cronaca completata dal basso di Mortifer, un'autentica macchina schiacciasassi che semina terrore e distruzione. Il finale epico è la ciliegina sulla torta di un brano davvero sensazionale, che viene immediatamente bissato quando parte "Hero Cults". Le ritmiche tornano a farsi tremende ed annichilenti, ma ciò che va messo in rilievo è la scorrevolezza di un muro sonoro così imponente e massiccio. I riff si fanno da acidi ed affilati come rasoi nelle strofe ad epici, quasi "ancestrali" nel ritornello, un perfetto mix di potenza ed evocatività. "Transsubstance" cambia le regole del gioco presentandosi con un riff di batteria seguito subito a ruota dalle (ancora una volta) ispiratissime ascie di Adam e di Destroyer. A discapito del ritmo abbastanza cadenzato il brano è in realtà uno dei più "heavy" di tutti, basti considerare la sua inesorabile carica che non si esaurisce per tutti i quasi cinque minuti di durata. Con "Hexagony" riaffiora purtroppo qualche tratto somatico in comune con i Behemoth di "Evangelion", e sebbene per questo motivo risulti lievemente meno ispirato del solito, si può ritenere complessivamente un buon pezzo, e l'ottima produzione, curata da Adam TFS stesso, in collaborazione con Kris Wawrzak viene posta in rilievo per la sua brillantezza. Il nono brano "Wrists" si apre con dei synth, curati da Lestath, seguiti da un bel riff che dà ufficialmente il via al pezzo. Come nei brani precedenti ma in questo caso in maniera più accentuata, possiamo apprezzare l'ottima registrazione ed il mixaggio avvenuto per mano della Wieslawski Bros (che si era occupata anche di Evangelion dei Behemoth l'anno precedente). Un riff martellante apre l'ultimo brano, la bellissima "Luminous Horizons", che chiude alla grande il disco con le sue ritmiche incessanti nelle quali non viene mai perso di vista l'aspetto epico e marziale che vela questo buonissimo lavoro targato Hate. Proprio in questo ultimo episodio le chitarre raggiungono tonalità evocative mai così elevate fin'ora, basti considerare il bellissimo assolo nella seconda parte. Se fino al periodo immediatamente precedente al rilascio di questo Erebos la band era stata un pò snobbata per la sua mancanza di originalità e di varietà dei brani proposti all'interno dello stesso disco, questo ottimo lavoro dà una bella dose di linfa e di freschezza al primo peccatore ed ai suoi compagni, e ci lascia con buoni auspici sulle uscite future, dove mi auguro che vengano smussati anche gli ultimi piccoli dettagli per poter dire di avere a che fare con una grande band.
1) Genesis
2) Lux Aeterna
3) Erebos
4) Quintessence of Higher Suffering
5) Trinity Moons
6) Hero Cults
7) Transsubstance
8) Hexagony
9) Wrists
10) Luminous Horizons