HAMMERFALL/I/BELPHEGOR

Sampler

2006 - Nuclear Blast

A CURA DI
DAVIDE PAPPALARDO
06/05/2017
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Oggi il nostro viaggio nella discografia degli austriaci Belphegor prende una via traversa, e ci porta verso uno split in collaborazione con gli svedesi Hammerfall ed il progetto parallelo degli Immortal chiamato I, uscito nel 2006 per la loro nuova casa, ovvero l'etichetta Nuclear Blast, alla quale sono approdati dopo il divorzio con la Napalm Records. Chiamato molto laconicamente "Sampler", il lavoro non è altro che una sorta di vetrina usata dall'etichetta tedesca per sponsorizzare gli album delle band coinvolte, usciti proprio in quell'anno: parliamo di "Pestapokalypse VI" dei Belphegor, "Between Two Worlds" degli I, e "Threshold" degli Hammerfall, tre dischi dagli stili diversi (black/death per i primi, un heavy dalle venature black per i secondi, ed il power metal per i terzi), qui rappresentati da due anteprime a testa. Insomma, essenzialmente un disco per gli ambienti promozionali e per i collezionisti più esigenti, legato al suo contesto ed alla sua funzione pratica, il quale lega tre gruppi molto diversi tra loro, i quali si trovano in diversi punti e situazioni della loro esistenza: gli Hammerfall hanno raggiunto quasi dieci anni di carriera, con all'attivo cinque album ("Glory To The Brave", "Legacy Of Kings", "Renegade", "Crimson Thunder", "Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken") all'insegna di un power metal moderno apprezzato da alcuni, osteggiato da altri, a causa della sua natura ritenuta da alcuni formulare e ripetitiva; gli I saranno una meteora che dopo il disco qui citato finirà di esistere, una sorta di diversione per Demonaz, Abbath, Armagedda (ovvero due membri principali degli Immortal ed un ex componente della band), qui accompagnati da TC King degli Ov Hell e da Ice Dale degli Enslaved, in un heavy metal freddo e dai tratti black'n'roll, il quale riesce ad avere una propria identità pur non alienando gli ascoltatori della band principale dei tre, ed infine i Belphegor sono ormai un nome ben conosciuto dagli amanti della fusione tra black e death metal, una band che ha raggiunto il successo tramite dischi caratterizzati da un immaginario perverso e blasfemo, ai limiti (spesso oltrepassati) del buon gusto e della parodia, ma anche da un songwriting competente ed accattivante, il quale usa senza problemi assoli, tastiere, elementi thrash, doom ed heavy, conservando un certo groove ed amore per le melodie trascinanti, ed allo stesso tempo per la ferocia e per i loop segaossa di chitarra. A dire il vero, forse il periodo migliore dei Nostri è appena stato lasciato alle spalle, caratterizzato da dischi come "Blutsabbath" e "Lucifer Incestus", dove progressivamente la loro formula veniva migliorata pur senza grossi cambiamenti o cambi di rotta; la qualità ora non raggiunge certo livelli abissali, ma è innegabile ascoltando le due anteprime a loro nome ("Belphegor - Hell's Ambassador" e "Bluhtsturm Erotika"), il fatto che il songwriting ora si sia fatto più prevedibile e legato ad un modus operandi che è ormai mestiere, tendenza questa già mostrata in" Goatreich-Fleshcult", ultimo disco per la loro precedente etichetta. Per quanto riguarda gli svedesi, il discorso rimane quello fatto prima: per i loro fan i brani qui proposti, ed in futuro il disco, continueranno a rappresentare una garanzia, mentre i detrattori continueranno a considerare il tutto fin troppo sicuro e legato ad una riproposizione certosina dei dettami del genere in chiave ammiccante; in ogni caso l'album raggiungerà il primo posto in classifica nella loro patria, e si tratterà dell'ultimo lavoro con il chitarrista Stefan Elmgren ed il bassista Magnus Rosén, i quali lasceranno poi il gruppo, dove troviamo anche il cantante Joacim Cans, il chitarrista Oscar Dronjak ed il batterista Anders Johansson. Gli I invece avranno tutto sommato un buon responso, grazie alla loro fusione di vocals aspre e strutture black con un'energia molto classica ed accattivante, derivata da connotati metal legati alla tradizione del genere; un peccato il fatto che poi il progetto non avrà un seguito, anche se la recente band omonima di Abbath ripresenterà alcune delle loro caratteristiche.

The Fire Burns Forever

"The Fire Burns Forever - Il Fuoco Brucia In Eterno" si apre con un riffing robusto sostenuto da una batteria dura come un'incudine, in una combinazione dall'atmosfera decisa e perentoria; ecco quindi un coro accattivante, il quale preannuncia l'attacco del cantato di Joacim, che con la sua voce melodica ed epica inizia a narrarci di come non bisogna demordere, accettando la sfida e rialzandosi dopo aver raggiunto il punto più basso. Abbiamo danzato con il diavolo, ed ora la nostra anima è piena di cicatrici e segni, senza dignità ed orgoglio; siamo stati nelle strade più sordide, ed abbiamo vissuto pensando di essere immortali, mentre la morale della nostra storia è che ciò che sale, deve prima o poi scendere. Intanto in sottofondo le chitarre continuano con i loro giri dal sapore classico, mentre il drumming picchia dure e le partiture vocali conoscono andamenti ammalianti che accentuano la narrazione; esplode dunque il ritornello dal coro trascinante, dove la strumentazione esalta l'energia sempre presente ed il cantato principale, ormai lirico nei suoi tratti altisonanti. "A moment of silence. Just before you hit the stage. This is your day of reckoning. To pay back all the dues and turn the page. You hit rock bottom and you stood the count to ten. Came back to harvest glory, now your star will shine forever - Un momento di silenzio. Giusto prima di salire sul palco. E' il tuo giorno della rivalsa. Pagherai tutti i debiti e volterai pagina. Raggiungi l'abisso e fermi il conto arrivato a dieci. Tornato alla gloria ottenuta, la tua stella ora brillerà per sempre." Così prosegue il testo, mentre atmosfere ed elementi legati al metal del passato si prodigano in un loop destinato a collimare ancora una volta nel ritornello esaltante e senza molti fronzoli. Esso viene seguito da una serie di riff rocciosi dalle falcate epiche, sui quali poi torna il farsetto di Joacim: ogni nostro passo viene seguito dalle luci, ed ogni nostro movimento, può essere il nostro ultimo errore. Un assolo squillante dalle scale altisonanti prende ora posto tra i colpi duri della parte ritmica ed i riff aggressivi, mentre raggiungiamo una cesura dalle bordate pulsanti, la quale poi carica la tensione con colpi ripetuti. Inevitabile l'esplosione nell'ormai familiare ritornello, condotto dalle vocals orchestrali e dai ritornelli verso una conclusione sottolineata proprio da un ultimo gioco vocale del cantante, il quale chiude il brano. Un episodio insomma che segue il modus operandi dei Nostri, tra epicità diretta e suoni presi direttamente dagli anni ottanta, in uno stile capace di essere ammaliante, ma allo stesso tempo robusto nelle sue strutture. 

Natural High

"Natural High - Altezza Naturale" ci accoglie con un riffing squillante e diretto, sul quale s'innesta la batteria cadenzata, creando una corsa presto interrotta: la cesura dalle bordate di batteria e chitarra da modo al cantante di inserirsi con il suo racconto oscuro e dal romanticismo nero, legato ai vampiri, uno dei temi ricorrenti nell'immaginario fantasy della band. La notte scorsa abbiamo avuto un sogno lucido, dove abbiamo trovato un luogo dove nulla è come sembra, ed ora siamo condannati a camminare sulla terra soli, siamo cacciatori ed eredi del trono. Ora la strumentazione ha preso vigore, portandoci verso loop di chitarra sempre inerente allo stile del power più legato al heavy anni ottanta e vocals altisonanti e dal gusto lirico: la ricerca del sangue e della dolce vendetta continuano a risuonarci in testa, mentre il bisogno di uccidere si rafforza, siamo a sud del paradiso ed a nord dell'inferno, nel luogo dove avremo il riposo finale. I toni si mantengono altamente epici e monumentali, mentre cori eterei e partiture ariose ci conducono verso nuove parti della narrazione: chiediamo di darci l'anima e l'orgoglio, di entrare nei nostri sogni per trovare l'altezza naturale, senza nulla da temere poiché la rinascita è vicina (è facile pensare ad un vampiro che intende trasformare un mortale, con la metodologia classica che tutti consociamo, ovvero bevendo il suo sangue). La musica assume connotati ancora una volta più decisi, ma ecco un assolo che spinge in avanti la composizione, giusto in tempo per il ritorno del cantato, dove ci viene narrato di come la guerra continui dentro di noi, mentre la nostra sposa eterna non ha dove scappare, e quando arriverà la tenebra, noi risorgeremo perché siamo gloriosamente legati al sangue. Proseguono i loop taglienti e le parti con cori che sottolineano il cantato: "I taste your blood so bitter sweet. Come ease my pain get on your knees. You know throughout is meant to be. Forever missed out what it seems. This is your final scream - Assaggio il tuo sangue così dolce ed amaro, Vieni per alleviare il mio dolore, inginocchiati. Tu sai come dovrà essere. Hai sempre non visto quello che sembra. E' il tuo ultimo grido.", narra il testo, mentre di seguito torna il ritornello iniziale, il quale ci tiene inchiodati fino ad una cesura dai tempi medi, caratterizzata da costruzioni di chitarra e drumming pulsante. Ora lei è rinata, in un piano superiore, nel nostro rifugio oscuro diventa parte del gioco, ed eternamente siamo, saremo, liberi; l'atmosfera è carica di grandiosità epica, ed i toni orchestrali toccano l'emotività dell'ascoltatore prima di lanciarsi in assoli squillanti e trotti heavy, regalandoci una coda ammaliante dominata da chitarre sguinzagliate. Riecco per l'ennesima volta il ritornello, il quale ci porta ad un ultimo gioco fatto di riff e bordate sincopate, a chiudere così il pezzo; un'altra prova per i Nostri all'insegna di climi epici ed accattivanti, sparati a tutta energia e velocità usando tutti gli stilemi del power più legati alla NWOBHM ed al heavy classico. 

The Storm I Ride

"The Storm I Ride - La Tempesta Che Cavalco" parte con un riff poderoso e tagliente sormontato da una batteria tempestante, e coadiuvato da piatti decisi; ecco che Abbath interviene con la sua voce che ricorda un Lemmy ancora più maligno, innestandosi tra loop combattivi e freddi a metà strada tra il black norvegese ed il metal dai connotati più punk. Egli ci narra di epiche cavalcate e battaglie in una guerra dove dominano volontà ed odio: cavalchiamo un vento senza ritorno, mentre la nostra anima è fredda e la nostra mente brucia, e cavalchiamo il nostro fato con tutto il nostro odio, nella nostra ricerca e nel nostro stato d'animo. Intanto riecco i giri di chitarra dalla melodia squillante e gelida, la quale presenta parentesi più ariose prima di riprendere con i loop ossessivi e con la ritmica galoppante; cavalchiamo una tempesta che non cesserà, il nostro spirito è oscuro ed è la nostra maledizione, viaggiamo veloci perché il tempo cesserà, il nostro fato è segnato e non c'è rivelazione. Ecco trotti epici sottolineati da chitarre altisonanti e raffiche marziali, in un ritornello grandioso dove cavalchiamo la tempesta all'infinito, con un'anima di ghiaccio, portandoci verso una nuova cesura: essa vede giri di chitarra con effetti da studio, i quali assumono connotati "spaziali" prima di aprirsi ad un trittico trascinante dalla bella melodia e dall'energia esplosiva. Troviamo poi assoli dalle scale altisonanti a chiudere questa sezione, ridandoci l'andamento più dritto e battagliero: "I ride a war that's on my own. My will is strong I bow to none. I am my fate I breathe my hate. Into your soul you're in the cold - Io conduco una guerra che è solo mia. La mia volontà è forte, non si piega a nessuno. Io sono il mio destino, respiro il mio odio. Nella tua anima sei al freddo.", prosegue il testo, mentre ritroviamo poi l'ormai familiare melodia dal ritornello ipnotico, la quale ci conduce verso la conclusione del brano. Uno stile veloce che riprende molto dell'heavy più rozzo e mischiato con il punk, aggiungendovi le inconfondibili vocals rauche del Nostro ed alcuni elementi più decisi ed oscuri.    

Warriors

"Warriors - Guerrieri" viene introdotta da una chitarra abrasiva e squillante, la quale taglia l'etere con il suo fraseggio presto raggiunto da un trotto magniloquente ed imperante; esso si ferma con una cesura cadenzata, dai piatti ripetuti e dai giri ariosi, lasciando poi nuovamente posto al galoppo marziale sul quale troviamo dei versi di Abbath. Ora l'andamento si fa ancora più pulsante, con movimenti ritmati sui quali si staglia la lezione del Nostro, sempre legata ad un immaginario tra l'epico e l'oscuro, evocando guerre e orde feroci che combattono tra le sabbie: è un grande giorno per il fuoco, e anche per la furia, ed è il desiderio del guerriero quello di cavalcare verso il basso sul versante della montagna. In tutto questo, il songwriting si mantiene sincopato, sottolineato da alcuni riff circolari di raccoglimento: abbiamo giorni abbacinanti nel deserto, con un Sole accecante nei nostri occhi, mentre città potenti sono davanti a noi, e cavalchiamo tenendo su la testa. I toni si fanno ora più maestosi ed ariosi, evocando un immaginario bellico epico: "Hungry hordes rode the sands. Into the open fire. I ride through savage lands. For victory and desire - Orde affamate cavalcano sulle sabbie. A fuoco aperto. Io cavalco tra terre selvagge. Per la vittoria ed il desiderio.", ci narra il testo, mentre poi la musica si fa progressivamente sempre più veloce e sostenuta, pur rimanendo su tempi medi. L'acciaio brilla mentre le lance vengono ruotate, e la fame è costante, passando in un mondo senza fine dove grandi guerrieri riposano; ora la musica ha raggiunto grandi vette emotive, con chitarre ariose ed un drumming ad incudine, ma ecco un assolo melodico che ripropone i suoni portanti del brano, scontrandosi poi con nuove bordate ritmate e decise. Ecco che piano piano ritorniamo quindi al movimento iniziale, nel quale s'incastrano abilmente arpeggi squillanti; dalle regioni montuose vediamo il giorno risvegliarsi, con armature scintillanti e cavalli, diretti verso il campo di battaglia in un grande giorno per il fuoco e per la furia, dove il fato di un uomo è solo suo, mentre il mondo finisce. In tutto questo il loop ormai ben familiare prosegue, collimando poi con dei rullanti di batteria, seguiti da fraseggi squillanti che fanno da ponte verso un ultimo trotto epico sormontato da chitarre ipnotiche; lo spirito dei Motorhead non è molto lontano, ma qui vengono anche aggiunti assoli più strutturati, in un suono ibrido ben orchestrato, il quale ci abbandona con una dissolvenza, cavalcando verso l'oblio. 

Belphegor - Hell's Ambassador

"Belphegor - Hell's Ambassador - Belphegor - Ambasciatore Infernale" parte con un riff lento e roccioso, sul quale s'innestano colpi cadenzati di batteria e punte stridenti, in una marcia asfissiante; essa si espande mentre i rullanti si fanno più ripetitivi, muovendosi poi ad alta velocità con una doppia cassa accompagnata da fredde scariche, alternate con parti più raccolte. Al minuto e sei una costruzione thrash fa da ponte verso l'esplosione del brano, sul quale Helmuth staglia il suo growl maligno raccontandoci di sacrifici umani e rituali sacrileghi: essi portano il potere della scoperta, e dell'invenzione ingegnosa, rievocando riti satanici ai fini di una maggiore conoscenza e ricchezza. Le vocals si sdoppiano con punte in screaming, mentre la musica si fa più intensa e caotica; troviamo però delle sezioni più lente, quasi doom, ricche di anti-melodie stordenti. Evochiamo la divinità decrepita, Belphegor, inviato dall'inferno da Lucifero stesso, un ambasciatore infernale che fa contorcere i preti nelle carni. Cascate di blast e chitarre ruggenti arricchiscono l'atmosfera malvagia, toccando punte di delirio tra black e death, non lontane dalle gelide sfuriate dei Behemoth più tecnici. "Orgies in - in the sign - of the phallus. Seduced us to - evil through - the apportionment of wealth... - Orgie nel - nel segno - del fallo. Ci ha sedotti al - male tramite - la ripartizione delle ricchezze." prosegue il testo, mentre incontriamo di seguito assoli strillanti e panzer dai riff sconvolgenti, il tutto condito da versi inumani, ma anche belle costruzioni dalle scale altisonanti: un fraseggio roboante ferma il tutto, facendoci poi ripartire con la corsa alternata da punteggiature elaborate. Si ripetono i versi già incontrati, mentre rallentiamo ancora con atmosfere pesanti e dilatate, quasi lisergiche, le quali inevitabilmente confluiscono in nuove cavalcate da tregenda senza freni; la sezione finale vede un trotto trascinante, il quale si protrae in un loop roccioso portato avanti fino ad una conclusione legata a tecnicismi squillanti.

Bluhtsturm Erotika

"Bluhtsturm Erotika - Erotismo Della Tempesta Di Sangue" ci accoglie con un fraseggio distorto, sul quale troviamo rullanti ritmici e marce imperanti; ecco che Helmuth interviene con il suo cantato in tedesco creando affreschi infernali, dove in un colpo d'occhio la luna piena dà il benvenuto al demonio, mentre il cielo perde molto sangue e le trombe suonano facendo infuriare l'oscurità. La musica si muove d'accordo, ed ecco quindi movimenti ossessivi, granitici arricchiti da versi malvagi. Non ci sorprende però l'improvvisa esplosione dalle tempeste black, martorianti e severe, fatte di loop di riff gelidi e drumming spacca ossa, lanciati a tutta velocità insieme ai versi del cantante: è l'erotismo della tempesta di sangue, dove il diavolo fa la danza della morte, con dominio, orgoglio e grandezza, mentre il nostro cuore è insaziabile e furioso, e mentre ciò viene declamato i toni si fanno più rallentati ed ariosi, possiamo dire epici, creando poi una sezione che collima in assoli squillanti dalle scale elaborate e dai suoni fumosi. "Ach, wie sehn ich mich nach Dir. Zu Vollmond begrüß ich Dich - Osculum Infame. Mit Flammenschrift ins Herz gemeißelt. Die Umkehrung der Sinne - Triumph und Lust - Oh, per quanto a lungo ti ho atteso. Con la luna piena ti do il benvenuto.Osculum Infame, scolpito con lettere di fuoco nel cuore, L'inversione dei sensi. Trionfo e lussuria.", prosegue il testo, muovendoci sempre tra dissonanze disorientanti, ritmiche serpeggianti e tensione trattenuta, con Helmuth che si prodiga in versi maligni sia in growl, sia in uno screaming gracchiante; si ripropongono di seguito le evoluzioni che abbiamo già incontrato, tra cavalcate spedite ed improvvise e ritornelli malsani, rallentati, e dalla cantilena nera e malvagia. Arriviamo così ad una discesa segnata dai fraseggi ipnotici e dai rullanti di batteria, la quale degenera in bordate thrash sottolineate da riff glaciali, per poi fermarsi all'improvviso lasciandoci con un monito vocale: dove vi è la danza, il diavolo non è molto lontano. Ed è così che si conclude il brano, un esempio molto lampante del suono dei Nostri, qui diviso tra attacchi improvvisi e rallentamenti più atmosferici, mantenendo però una certa tendenza aggressiva. 


Conclusioni

Tirando le somme, un'opera che è davvero difficile considerare e giudicare sotto i criteri di un album (o di un EP), data la sua natura da compendio, o meglio data la sua funzione di promo commerciale rivolto ai fan di tre diverse band, i quali in alcuni casi potranno apprezzarle tutte, ma di sicuro per molti altri (dati gli stili diversi) la cosa non sarà così scontata. Prese singolarmente, le prove qui proposte hanno diversi livelli qualitativi, anche se possiamo apertamente dire che non c'è nessun capolavoro epocale, ma nemmeno niente che faccia rimpiangere l'ascolto; gli Hammerfall presentano due pezzi che soddisfaranno qualsiasi loro fan, e che non stravolgono certo il loro stile, ben presentando l'essenza del disco di imminente uscita, dominato da pezzi dove vocals liriche e suoni tratti dal metal classico, vicino agli Iron Maiden ed ai Judas Priest, si ripropongono ad oltranza insieme a cori e ritornelli fatti apposta per incalzare l'ascoltatore; gli I offrono un ottimo biglietto da visita, grazie ai due pezzi dove la lezione dei Motorhead viene reinterpretata con un piglio più epico e melodico, innestando su una base heavy alcune melodie più elaborate ed andamenti quasi vicini al black, pur rimanendo sempre in un'ambigua terra di mezzo che evita di riproporre cose che si possono già sentire con gli Immortal. Rimangono i protagonisti della nostra analisi, ovvero i Belphegor, naturalmente i membri più violenti ed oscuri del sampler, i quali presentano due pezzi che introducono i Nostri nel roster della Nuclear Blast, anticipando il disco "Pestapokalypse VI" e riprendendo il discorso lasciato con il precedente "Goatreich - Fleshcult", ovvero indirizzandosi verso una chiara formula che tira le somme del loro suono, portandolo più verso un certo death tecnico (il quale ha molto successo già da tempo) pur non dimenticando i tratti più neri della band; certo è che la freschezza dei primi lavori non è qui presente, e pur mantenendo un'indiscutibile dote tecnica, viene sacrificata parte di quell'inventiva e di quelle melodie che hanno spesso fatto la differenza nel paragone con altre band del genere. La produzione, molto moderna e satura, non fa che accrescere quest'impressione, supportata anche dal maggior uso del growl a discapito dello screaming; insomma, è chiaro come sia in atto un cambiamento votato ad un successo ancora maggiore, risultato che verrà effettivamente raggiunto e mantenuto dalla band, la quale godrà di vendite sempre molto buone, soprattutto considerando il genere a cui i Nostri appartengono. Insomma, i due pezzi qui presenti rappresentano quello che sarà il disco del gruppo, dando idea del suono qui presente: una versione aggiustata e tirata in parte a lucido del suono dei Belphegor, i quali di certo non hanno comunque dimenticato come si suona, mantenendo un'indiscutibile abilità tecnica ed un senso per l'attacco stordente capace di ammaliare gli amanti dei suoni estremi. Non ci rimane quindi che proseguire con l'analisi dell'intero album sopracitato, per molti aspetti l'inizio della "terza era" del gruppo: purtroppo non quella più creativa o dai risultati migliori, ma comunque ancora con qualcosa da dire, anche se con il tempo i suoni si faranno sempre più addomesticati, complice sia una produzione fin troppo pulita, sia un songwriting che gioca sul sicuro.



1) The Fire Burns Forever
2) Natural High
3) The Storm I Ride
4) Warriors
5) Belphegor - Hell's Ambassador
6) Bluhtsturm Erotika
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