HAIL OF BULLETS
III: The Rommel Chronicles
2013 - Metal Blade Records
FABIO MALAVOLTI
11/03/2014
Recensione
Dopo aver focalizzato l'attenzione sulle vicende avvenute lungo il fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale con il loro disco di debutto ("...Of Frost And War", 2008) e dopo aver puntato i riflettori sugli avvenimenti cruciali che ebbero luogo nel paese del Sol Levante nel corso della stessa ("On Divine Winds", 2010), gli Hail Of Bullets sono tornati nel 2013 prendendo in esame uno dei personaggi di spicco del conflitto, il generale tedesco Erwin Rommel, protagonista di alcune delle più importanti battaglie e premiato con svariate onoreficenze. Il "Wüstenfuchs" (volpe del deserto) si era già messo in luce nella guerra del 15-18 per l'ingegno e l'autorevolezza dimostrati durante il suo incarico di tenente, ma senza dubbio fu proprio nel conflitto a cui prese parte fra il 1940 ed il 1944 che si concentrarono gli eventi principali della sua carriera militare. Non dilunghiamoci ulteriormente in citazioni storiche e torniamo a concentrarci sull'aspetto musicale e sul terzo parto di questo side-project composto, oltre che da membri degli Asphyx (Martin Van Drunen al microfono e Paul Baayens alla chitarra) anche da Stephan Gebédi (chitarra) e da Theo Van Eekelen (basso) dei Thanatos (anche se quest'ultimo non più nel progetto), oltre che dall'ex Gorefest Ed Warby dietro le pelli. Dan Swanö (naturalmente responsabile di mixaggio e masterizzazione come nei due album precedenti e nei due album post-reunion degli Asphyx) aveva già annunciato diversi mesi fa che questo "III: The Rommel Chronicles" sarebbe stato l'anello di congiunzione fra l'approccio muscolare e granitico di "...Of Frost And War" e quello più atmosferico e melodico di "On Divine Winds". Il risultato? La terza scarica di mitragliate ad opera degli Hail Of Bullets é un lavoro ottimamente bilanciato fra queste due caratteristiche, e come ogni album partorito dalle menti di questi geniali artisti non ha mai un calo durante la sua durata, un continuo passaggio dinanzi ai nostri occhi di incancellabili pagine di storia, panzer inarrestabili e terribili mitragliate che ci rimarranno indelebilmente stampate in testa. L'assalto sonoro si manifesta, come era lecito aspettarsi da una band che non ha mai cercato di sorprendere fan e critica con soluzioni innovative, con un suono di derivazione old school ma per nulla scontato o già sentito, e probabilmente é questa la più grande innovazione dei dutch metallers, quella di continuare a produrre dischi di grande qualità radicati su una vera e propria devozione per gli anni novanta, mescolando sempre le carte in tavola in maniera efficace. Contro le nuove tendenze, contro gli schemi ipertecnici, contro mischioni di differenti stili (limitandosi a sporadiche incursioni nel thrash metal) gli Hail Of Bullets hanno nuovamente fatto centro, dandoci in pasto il loro ennesimo gustoso capitolo discografico, quarantasei minuti avvincenti e in cui non potremo certo tenere ferma la testa dinanzi agli assalti quadrati e mai fuori dagli schemi del reggimento capitanato da Van Drunen.
Se le mie parole non vi hanno convinto del tutto, vi invito ad inserire il cd nel lettore e premere il tasto Play per sorbirvi la prima mazzata delle cronache di Rommel, che corrisponde al nome di "Swoop Of The Falcon". Le peculiarità descritte qui sopra vengono subito confermate da riff di grande impatto, diretti e privi di inutili fronzoli. Come in un blitzkrieg gli Hail Of Bullets ci vogliono subito mettere al tappeto senza darci tregua. Si tratta di uno dei tre brani resi disponibili in anticipo rispetto alla data di pubblicazione dell'album, e non é difficile intuire il perché sia stato scelto: dopo una breve introduzione che ci riporta alla mente scenari tipici della guerra, il main riff ci attacca con le spalle al muro con tutta la sua carica pur senza procedere ad un ritmo particolarmente sostenuto. Ed Warby é bravissimo nel forgiare una trama che fa della precisione e della costanza il punto di forza, senza preoccuparsi di suonare a velocità folli, come sempre, e facendo un grande uso del doppio pedale. Dal punto di vista lirico il brano ci introduce, come ovvio, nel concept dell'album, con Van Drunen che ripercorre a grandi linee le tappe fondamentali dell'Erwin Rommel generale. Il refrain dal respiro epico-marziale é uno dei trademark che da sempre contraddistingue la musica degli Hail Of Bullets, e Swoop Of The Falcon non fa eccezione. Cosiccome il seguente stacco melodico (che dà ancora una volta prova del grande gusto dei due chitarristi, bravissimi come di consueto nell'elaborare assoli intellegibili e sempre freschi). Il finale é contraddistinto dal riff con cui si era aperto il brano, che lascia progressivamente spazio ad un'atmosfera desolante, la quale ci conduce nell'intro iraconda "Pour Le Mérite", il cui titolo lascia evincere che si tratta della cosiddetta "Blauer Max", l'onoreficenza militare che Rommel ricevette nel corso della Prima Guerra Mondiale (nel Dicembre del 1917), per gli ingegnosi stratagemmi con i quali il tenente si insediò sul suolo italico e condusse le nostre truppe alla celeberrima disfatta di Caporetto. Musicalmente si snoda in due filoni: il primo, quello accennato in precedenza, é costituito da un rapido susseguirsi di riff al vetriolo inanellati su un tappeto ritmico veloce e mortifero, mentre il secondo, che prende il via poco prima della metà, si caratterizza per una trama più orientata verso il midtempo nel quale la brutalità e la ferocia si fanno da parte per concedere la scena ad un assolo di chitarra di pregevole fattura dalle tonalità melodiche e crude. Per questa band la semplicità dei riff é direttamente proporzionale alla loro incisività, e questo brano ne é un chiaro esempio. Nel finale gli HOB ricominciano a giocare pesante recuperando il main riff di apertura, giusto per ribadire tutta la loro attitudine bellica. La seguente "DG-7" (brano più prolisso dell'album con i suoi oltre sei minuti) si può definire il perfetto crocevia tra due dei più grandi pezzi di ...Of Frost And War, la granitica ed annichilente "General Winter" e la fulmicotonica "Nachthexen". Gli Hail Of Bullets concentrano la loro attenzione sulla guerra lampo che la DG-7 delle truppe teutoniche condusse nel corso della Seconda Guerra Mondiale nel cosiddetto piano "Sichelschnitt". La DG-7 é la settima divisione della Wehrmacht, che venne denominata Gespenster Division, ossìa "divisione fantasma", chiamata così per la fulminea rapidità nello sferrare gli attacchi. Il panzer degli HOB prosegue la sua marcia inarrestabile procedendo inzialmente a rilento sui propri cingoli salvo accelerare e decelerare poderosamente a più riprese, fra l'altro sfumando in due pregevoli assoli, prima l'assalto bellico e fulminante di Gebédi poi quello melodico e disteso di Warby. Sinteticamente un'altra performance impeccabile, strutturata in maniera esemplare ed eseguita magistralmente dall'intero battaglione. Di tutt'altra pasta é la successiva "To The Last Breath Of Man And Beast", nella quale gli Hail Of Bullets scatenano tutta la loro forza dirompente in un assalto frontale senza eguali per dinamicità. Le chitarre assumono un sapore melodico mettendo temporaneamente in secondo piano la loro consueta tonalità drammatica e cupa. L'atmosfera rimane comunque tesa e tutt'altro che amichevole, con le incursioni detonanti della sezione ritmica, che in alcuni frangenti ricorda l'operato di "The Lake Ladoga Massacre". Per quanto riguarda l'aspetto lirico riprende il discorso di DG-7 narrando la parte conclusiva dell'attacco alla Francia: le truppe alleate intervennero spostando il conflitto nella zona meridionale della Normandia (nel piano denominato "Operazione Overlord"), dopo che i Tedeschi avevano costretto l'esercito transalpino a trattare l'armistizio. Vengono analizzate, nello specifico, le differenti tattiche adottate dalle truppe ed esaltata la netta superiorità dell'esercito di Rommel. Questo brano chiude il primo capitolo lirico di The Rommel Chronicles, visto che con la seguente "DAK" Van Drunen e soci inaugurano una serie di brani focalizzati sulla campagna che il generale condusse nella zona settentrionale dell'Africa fra il 1941 ed il 1943. L'acronimo DAK sta per "Deutsches AfrikaKorps" (il cui simbolo figura persino nella parte alta della copertina del disco), ovvero le unità che Hitler inviò in aiuto del Regio Esercito Italiano in Libia (fra cui alcune divisioni corazzate, una divisione della fanteria leggera ed una divisione della Luftwaffe). Il brano é plasmato su un tempo tutt'altro che spinto ma incessante nel suo avanzare, con le chitarre che si ergono imponenti e granitiche nello stampare riff che sembrano provenire dai PaK tedeschi tanta é la loro potenza. Per il resto la solita dose di cattiveria si spalma sullo schizofrenico assolo conclusivo (che come dichiarato espressamente dalla band, si rifà allo stile dei Judas Priest e che nel booklet del cd viene denominato "tremolo abuse"), senza disdegnare qualche fraseggio melodico che disegna virtualmente paesaggi desolati ed annichiliti dal conflitto. "The Desert Fox" prosegue sulle stesse coordinate di DAK pur divagando musicalmente in territori affini al thrash metal, in particolare con un ritmo per larghi tratti riconducibile al mid-tempo, concedendosi qualche tremenda mitragliata nella seconda parte del brano. Una parentesi che incita a scatenarsi in un feroce headbanging e dinanzi alla quale risulta complicato rimanere impassibili. La brutalità sfocia poi in un bellissimo intermezzo nel quale la desolazione prende il sopravvento, senza abbassare l'elevato mood intriso di drammaticità tipico della band. Dal punto di vista lirico il brano -che é intitolato con il celebre soprannome che l'abile stratega si guadagnò durante la campagna in Africa- esamina la tattica che impiegò Rommel durante la stessa, e le modalità in cui ottenne quest'importante successo militare. Con il brano successivo Martin Van Drunen narra dell'assedio che gli eserciti italiano e tedesco condussero durante il 1941 nella città della Libia omonima alla canzone "Tobruk", la quale geograficamente costituiva un importante fulcro strategico. La battaglia vide contrapposta all'Asse le forze dell'Alleanza rappresentate dalle truppe dell'Australia e della Gran Bretagna, che l'avevano sottratta "ai nostri" l'anno prima. Dopo l'iniziale fallimento di Benito Mussolini, nemmeno il supporto fornito da Rommel riuscì a spostare gli equilibri del conflitto (furono mosse pesanti accuse al generale tedesco per aver condotto una battaglia poco organizzata). Il racconto é contestualizzato da un bellissimo songwriting che esalta il sound bilanciato delle chitarre, a tratti pesanti e devastanti come panzer, in altri frangenti aspre e relativamente melodiche per far risaltare la desolata cornice battagliera (soprattutto il bel finale che ricorda la opening track). La dinamitarda "Farewell To Africa" non é altro che la conclusione della campagna africana, con Erwin Rommel costretto ad abbandonare l'offensiva per salvare quel poco che restava del suo esercito ed evitare una colossale debacle. Nonostante l'esito del conflitto la Volpe del Deserto uscì a testa alta e con onore per l'aver continuato a combattere sino alla fine, nonostante le quasi nulle speranze di successo. Per quanto concerne l'aspetto compositivo, il brano é un breve (il più corto in assoluto del platter) e spietato assalto sonoro "à la On Divine Winds", che spicca per dinamismo e velocità. Si prosegue con uno dei brani più convincenti delle Cronache di Rommel quella "The Final Front" dove azzeccatissimi riff di chitarra si stagliano su una massiccia trama di basso/batteria, generando un concentrato di potenza quasi senza eguali andando a scorrere la discografia dei Bullets. Le tonalità ruvide ed abrasive esaltano il concetto del testo, un crescendo di tensione che si materializza nell'ultima missione di Rommel, quella di salvare la pelle cercando di arginare la decisiva offensiva dell'Alleanza. Le strategie difensive vengono analizzate minuziosamente, a tal punto da far sembrare incredibilmente vivo lo scenario dipinto nella nostra mente dalle vocals di Van Drunen, come se stessimo calpestando le terre della Francia e ci stessimo preparando a subire il violento attacco dell'avversario. Il tesissimo, drammatico finale (nel quale viene descritto un Rommel praticamente distrutto dala guerra) ci conduce nella track conclusiva "Death Of A Field Marshal" che nel pieno rispetto del trademark della band, chiude il disco divagando nel doom. I ritmi si abbassano, le chitarre si lanciano in una progressione lenta, ma non ammorbante, anzi, mantenendo quella melodia che caratterizzava brani come "Berlin" ("...Of Frost And War") e "To Bear The Unbereable" ("On Divine Winds"), anche se da una prospettiva meno atmosferica. L'esaltazione, non solo come generale, ma anche come uomo, di Erwin Rommel, si conclude con la celebrazione della sua lealtà, del suo onore e della sua dignità. Il suo unico errore fu quello di cercare un colpo di stato abbattendo Hitler (che inoltre fallì) insieme ad altri componenti della Wehrmacht. Anche qui non esistono prove certe che abbia preso parte al complotto, in ogni caso se realmente sostenne Von Stauffenberg (l'ideatore del piano) fu solo per l'amore verso il suo paese. L'ultima parte del testo riporta in lingua tedesca una frase estratta proprio dal diario di Rommel, risalente al 16 Aprile del 1944 (pochi mesi prima della sua morte): "Quale sarà il verdetto della storia su di me? Se avrò successo tutti mi acclameranno ed avrò fama. Ma se fallisco, tutti vorranno la mia testa in eterno".
Senza divagare ulteriormente in questioni storiche e tornando alla nostra musica, "III: The Rommel Chronicles" conferma lo stato di forma della formazione olandese, che pare veramente inossidabile nonostante gli anni passino, e la sua grande attitudine nel seguire i dogmi della vecchia scuola.
1) Swoop Of The Falcon
2) Pour Le Mérite
3) DG-7
4) To The Last Breath Of Man And Beast
5) DAK
6) The Desert Fox
7) Tobruk
8) Farewell To Africa
9) The Final Front
10) Death Of A Field Marshal