FINNTROLL

Trollhammaren

2004 - Spikefarm Records

A CURA DI
ALISSA PRODI
25/01/2018
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione Recensione

Avevamo lasciato i Finntroll ormai pronti a conquistare le grandi scene, dopo un inizio certamente interessante ma forse ancora legato a situazioni poco definite. Era iniziato tutto con "Midnattens Widunder", platter grezzo eppure pregno di particolari materie prime, tutte da sviluppare, raffinare e trattare nel migliore dei modi. Una potente miscela di Black Metal e sonorità tipicamente finniche (i suoni della humppa), un connubio che aveva portato alla luce antichissime storie popolari/folkloristiche riguardanti bizzarre quanto temibili creature: i troll, già tributati dai Nostri nel loro effettivo moniker. Dicevamo, l'incertezza; non era ben chiaro né ai musicisti né al grande pubblico dove questa compagine sarebbe andata a parare, quali fossero i suoi obbiettivi, quali fossero effettivamente gli scopi da perseguire. Un vento chiarificatore soffiò quindi nel 2001, anno in cui i Finntroll rilasciarono il bellissimo "Jaktens Tid", vero e proprio disco della svolta. Ci riallacciamo quindi all'inizio: il 2000 dei troll finlandesi era iniziato davvero col botto, il tutto grazie ad un disco maturo, imponente e diretto. Componente Folk meravigliosamente amalgamata al resto, scoppiettante impasto dal quale saltò fuori il vero animo, il vero spirito del sestetto di Helsinki. Persino l'aspetto grafico del tutto risultava più raffinato e meglio lavorato: il nuovo logo rappresentava in maniera efficacissima il concetto di gruppo legato ad un certo folklore dal gusto fantasy, così come la copertina, ben poco rimandante a quella grezza ed inquietante vista in occasione di "Midnattens...". Insomma, era davvero tutto pronto perché i Finntroll spiccassero il volo, in tutti i sensi. Eppure, come spesso accaduto nella storia del Metal, a raffreddare (e non di poco...) gli entusiasmi intervenne un fato crudele. Un episodio che nessuno avrebbe mai potuto prevedere, che di fatto segnò il buon cammino di questi giovani e li costrinse a rimettere (seppur momentaneamente) in discussione quanto fatto fino a quel momento, con fatica e tanta dedizione. 16/03/2003: Teemu Raimoranta, meglio conosciuto come Somnium, membro fondatore della band, muore in circostanze tragiche. Tutt'oggi non sappiamo di cosa si sia trattato, se di un suicidio o di un incidente fatale quanto assurdo. L'unica certezza fu la notizia, il referto. Somnium cadde da un ponte, morendo a soli venticinque anni causa delle ferite riportate, con l'aggravante d'essere in totale stato d'ebbrezza. Mortale fu dunque la sua idea di aggirarsi sul ponte Kaisaniemi, situato proprio nella città ove i Finntroll nacquero, la già citata capitale finlandese. Un durissimo colpo per una band che si vide privata così malamente ed improvvisamente del suo master-mind, del suo membro più importante. Cosa fare, dunque? Sebbene tutti i suoi colleghi (ma soprattutto amici) fossero in totale stato di shock, decisero comunque di andare avanti. All'uscita definitiva di Somnium seguì quella di Katla (vocalist), con il conseguente arrivo in formazione dei nuovi Routa (chitarra) e Wilska (voce e composizione dei testi), ad affiancare gli storici Trollhorn (tastiere), B. Dominator (batteria), Tundra (basso) e Skrymer (chitarra solista). Il risultato fu il roccioso "Nattfödd", rilasciato nell'Aprile del 2004 sotto l'egida della "Spikefarm Records"; un disco che continuò comunque il sentiero tracciato con "Jaktens...", mostrando l'ottima attitudine dei nuovi arrivati, perfettamente a loro agio sebbene calati in una situazione delicata quanto importante: cercare di non far rimpiangere l'addio di due pilastri come Katla e Somnium. Per il resto, novità a parte, fu un album interamente "realizzato in casa", in quanto la band decise di avvalersi ancora una volta dell'imprescindibile duo Jussila/Valtonen alla consolle, dando una mano nella sala comandi a propria volta. Insomma, un ritorno che presentò diversi punti a favore, i fan non avevano di che preoccuparsi. La componente Folk sempre epica quanto scanzonata, la voce di Wilska cavernosa, ruggente, indiavolata; l'ottimo lavoro di chitarre, ritmica e tastiere... i Finntroll, nonostante tutto, non si erano persi d'animo. C'erano, più forti e determinati che mai. La marcia di Rivfalder continuava inarrestabile, l'esercito di Troll non aveva perso i suoi generali! Il ferro e le lame sferragliavano, nuove armi venivano forgiate nell'officina dei costruttori. Si batteva il ferro, finché esso fosse effettivamente caldo. Fu proprio per questo motivo che i finlandesi decisero di donare alle stampe, contemporaneamente a  "Nattfödd", un piccolo EP di sole cinque tracce. "Trollhammaren", questo il nome del "fratellino", nel cui mondo ci immergiamo nell'attesa di approfondire meglio il discorso circa l'importante album del comeback.

Trollhammaren

Traccia apripista del lavoro nonché fiore all'occhiello di "Nattfödd" è proprio la titletrack, "Trollhammaren (Il martello del Troll)". Ad aprire le danze, le tastiere di Trollhorn, scanzonate e goliardiche, rimandanti il sound di una fisarmonica quasi "piratesca" nel suo incedere. Una introduzione che potrebbe farci pensare ad un qualcosa di leggero, invece ben amalgamata ad un contesto epico ed estremo, incalzante anche se divertente. La voce del nuovo arrivato Wilska ben riproduce i ruggiti violenti e cavernosi dei troll di montagna, i quali possono scatenarsi in maniera indiavolata nel ritornello, vero e proprio momento di pura estasi guerresca. Degna di nota la parentesi strumentale instauratasi verso il minuto 2:00 (poco prima), in cui autentiche mitragliate di batteria fungono da tappeto per un uso delle tastiere quasi alla Tuomas Holopainen, prima che il tutto si rilassi (si fa per dire...) virando verso tempi più cadenzati. Udiamo la chitarra solista emergere dal coro, finché le tastiere non tornano protagoniste. Wilska emette un ruggito, poco dopo i Finntroll tornano a lottare con tutte le loro forze, facendo breccia in un villaggio vicino e distruggendo tutto ciò che trovano. Ultimi ritornelli, ultime razzie! Proprio perché di violenza "trollica" parliamo, in questo testo. Il primissimo firmato da Wilska in persona, un testo che non si distacca certo dagli standard ai quali siamo abituati. Abbiamo dunque l'ennesima lode ad una creatura mostruosa, enorme, abitante del bosco. Egli, esso, è un mostro senza cuore né pietà: d'aspetto gigantesco e minaccioso, ama correre a perdifiato a bordo della sua biga trainata da montoni, sfrecciando fra gli alberi, brandendo il suo martellone da guerra. Un vero e proprio flagello, una vera e propria apocalisse su gambe e ruote! Il conquistatore della razza Troll, il campione della sua stirpe, un mostro inarrestabile pronto a depredare l'ennesimo villaggio umano, distruggendo tutto ciò che trovi sul suo cammino, uccidendo chiunque gli si opponga (o meno, non fa differenza). I Finntroll vogliono dunque scrivere l'ennesimo capitolo di una storia senza fine: l'ennesima lotta fra Troll ed umani, con i primi scatenati ed invincibili, ed i secondi timorati di dio ed impietriti dinnanzi a tanta ferocia. 

Hemkomst

Si prosegue con "Hemkomst (Ritorno a casa)", quest'ultima presente solo nell'EP quest'oggi disquisito. Rapidissime rullate di B. Dominator aprono ad ottimi scenari tastieristici ben ricamati da un Trollhorn in grande forma, melodico sempre alla maniera di Holopainen ma meravigliosamente calato in un contesto estremo e scalcinato. I suoni emessi, ora più melodici in senso lato ora più fedeli alla componente folkloristica dei Finntroll, risultano ora più che mai la principale componente distintiva del gruppo. Un lavoro importante ed intelligente, musicalmente ineccepibile, completamente immerso in un vortice di velocità e riff granitici, veloci, dispensati a mo' di spari sferraglianti. Verso la metà del brano intercorriamo in tutta una serie di stacchi, di gusto Hard n'Heavy: tastiere e chitarre giocano fra di loro, chiamandosi in causa a gran voce, finché i tempi divengono meno serrati e più cadenzati, se vogliamo epico-evocativi. Wilska recita la parte del leone ma è sempre il corno del troll a farla da padroni, sfoderando tutte le sue incredibili abilità. Melodie che riescono a trasportarci all'interno di queste montagne cave, facendoci respirare l'aria del Nord... ed al contempo, l'inquietitudine che un qualsiasi umano potrebbe trovare, sperduto in un accampamento di troll in assetto di guerra. Il brano scorre dunque via in maniera lineare, facendoci ora venir voglia di ballare, ora di far guerra. Un pezzo decisamente ben riuscito, ancora una volta i Nostri riescono a collegare molto bene fra di loro due componenti a volta antitetiche: virtuosismo (tastiere) ed essenzialità, schiettezza. Ben fatto, davvero. Il testo posto alla base di questo brano risulta invece di difficilissima comprensione, avendo i Finntroll voluto decisamente "esagerare" nell'uso dello svedese antico. Stando ad alcune traduzioni in inglese più o meno giudicate come "esatte" (sempre ad opera dei fan più accaniti, approvate dai loro compari "nordici"), si dovrebbe appunto parlare di un ritorno alle origini; ovvero, i Troll che - dopo un lungo esilio - tornano a riprendere possesso delle terre strappategli secoli e secoli prima. I cristiani (sempre loro, l'oggetto dell'invettiva finnica) hanno abitato per troppo in terre che non gli appartengono, è giunto il momento che Rivfalder e i suoi giungano a far valere la propria presenza, a suon di clave e martelli. La presenza dei troll è motivo di forte paura per gli uomini, i quali - a differenza dei loro avi - non riescono a reagire dinnanzi a cotanta mostruosità. I loro cuori tremano riempiendosi di terrore, non possono far altro che subire il massacro ed abbandonare montagne e pianure un tempo usurpate. I loro legittimi proprietari, in una notte nera come la pece, sono tornati a rivendicare i loro diritti. Ripresi a suon di sangue versato e spade brandite!

Skog

Giro di boa raggiunto con la terza "Skog (Foresta)". Un brano che si apre in maniera "misteriosa", quasi "notturna", apparendo dalla foschia, dalla nebbia, dalla coltre. Abbiamo di tutta risposta un proseguo molto particolare, affidato alle pompose quanto tronfie tastiere di Trollhorn: quasi i Finntroll vogliano darsi un tono, un contegno, il tutto inizia a farsi meno "epico" e più orientato verso gli stilemi di una marcetta scanzonata. Le due componente cercano quindi di fondersi, andando a creare un tutt'uno di grande effetto. Il genio del Corno risiede proprio in questa sua grande capacità di fondere fra di loro mondi inconciliabili, un vero e proprio fabbro della musica. Captiamo eroismo nelle sue melodie, eppure anche voglia di risultare marzialmente "goffo", cartoonesco a tratti. Un po' come il Troll, d'aspetto per molti "simpatico"... eppure, stiamo parlando di una creatura assetata di sangue, capace di uccidere con una sola bastonata. A dominare sembra dunque lo strumento dai tasti bianconeri: un susseguirsi di note particolarissime, supportate degnamente da un degnissimo sottofondo di riff potenti ed abrasivi, uniti alla voce cavernosa di un Wilska in grado di non far rimpiangere Katla, neanche per un secondo. Un brano fra i più particolari di questo breve lotto, meno immediato e più complesso, decisamente da ascoltare e riascoltare. Anche questa volta, comprendere il testo si è rivelata un'impresa. Di per certo, sappiamo che il termine skog si può rendere in italiano con il nostro "foresta". La foresta, infatti, è il luogo ideale per le gozzoviglie dei guerrieri troll. I quali, lo ricordiamo, prediligono la montagna come habitat naturale. Scendere dunque a valle, perdendosi fra gli alberi e la lussureggiante vegetazione, è sempre motivo di gran festa. Persi nella radura, i mostri organizzano un banchetto luculliano, prendendo possesso di ciò che considerano loro. La foresta è loro, così come la montagna. Nessun umano, benché servito come portata principale, è invitato. Nessun uomo può neanche aggirarsi nei dintorni, pena il venir cucinato a puntino. Ecco quindi che i Nostri soldati, stanchi dopo l'ennesima battaglia, si lasciano andare a bagordi d'ogni tipo: cibo a volontà, vino a fiumi... hanno tutti bisogno di far festa come si deve! Il fuoco scoppietta sotto i pentoloni e gli spiedi, la loro foresta è la loro casa... e vi resteranno finché vorranno.

Försvinn du som lyser

Ci avviciniamo alla fine con "Försvinn du som lyser (Begone, tu che risplendi)", recuperata dal precedente EP "Visor Om Slutet" e riproposta in chiave "moderna", cioè re-incisa dalla nuova formazione. Il risultato è totalmente diverso dall'originale, dando nuovo ed incredibile volto ad un brano nato - in origine - quasi per gioco ed ora divenuto un vero e proprio pretesto per pogare come non mai. Ricordiamo come fu la componente Folk a "vincere" nella versione presente in "Visor...", presentandoci un brano baldanzoso e carico di goliardia. Chitarre leggere, Folk a profusione... insomma, il tutto sembrava costruito per divertirsi e divertire, quasi i Troll durante un banchetto avessero deciso di intonare un loro canto popolare, denso di sciagure e disgrazie incontro alle quali il mondo andrà, un giorno o l'altro. Dimentichiamoci di ciò che abbiamo dunque sentito e prepariamoci a farci investire da un tir in corsa, in quanto la "sorella" indemoniata di "Forsvinn..." corre a velocità raddoppiata! I Finntroll schiacciano infatti sull'acceleratore, non lasciando spazio a suoni acustici o delicati, anzi "metallizzando" in toto l'ambiente, facendo e compiendo sfaceli su sfaceli. L'adrenalina sale e si mantiene a livelli altissimi per tutta l'esigua durata del brano, il quale riesce addirittura a terminare venti secondi prima di quanto accadeva nel primo EP dei finnici. Questo perché il tutto è stato esagerato e portato all'estremo, ponendo nel piatto ben due versioni dello stesso brano. Starà a noi, decidere quale delle due preferire. Parlavamo pocanzi di festeggiamenti e canzoni drammatiche: proprio così, perché nel pieno della gioia (il precedente banchetto), i troll stanno ora baldanzosamente cantando bizzarri inni, invocando la fine del mondo. Questo, in sostanza, il significato del pezzo che stiamo udendo. Si glorifica il fango che ricoprirà tutto il creato, si incita al terremoto, alla distruzione totale. Un brano decisamente apocalittico eppure ben calato in una dimensione di simpatia e guasconeria, come se i soldati non temessero la morte ma anzi, la invitassero a palesarsi dinnanzi ai loro occhi, per poterla meglio sfidare e rimbrottare. 

Hel Vete

Il finale è quindi affidato ad "Hel Vete (Inferno - tutto il grano)", il pezzo più lungo del lotto (oltre i quattro minuti) nonché il più interessante. Inizialmente, sembra quasi di trovarci al cospetto da melodie tipiche di un cartone animato: Trollhorn fa in modo che il suo strumento sia quanto più particolare ed istrionico possibile, giocando con suoni e note in maniera libera e funambolica, dipingendo atmosfere di vario tipo, senza mai cadere nello scontato o nel banale. Il pantano della noia è ben lungi dall'essere un ostacolo per il musicista, abile com'è a trascinarsi dietro i suoi compagni, i quali lo seguono a mo' di plotone in marcia. Non sarebbe male udire questo sottofondo per un eventuale cortometraggio a tema "danza macabra". Sembra quasi di vedere degli scheletri danzare, un po' come accadeva nei primissimi cortometraggi Disney. Il tutto non è poi posto su ritmi devastanti o comunque velocissimi: le piacevolissime ed accattivanti cadenze dipinte dal duo Tundra / Dominator danno man forte alla compagine, la quale verso il secondo minuto (complice il sempiterno Corno) cambia stile, donandosi ad un battle metal rimandante ai Turisas. Si torna a "giocare" subito dopo, recuperando sul finale qualche nota epica, chiudendo addirittura con un sassofono messo in bella mostra, rendendo il tutto più "swing". Il testo non è pervenuto, non sappiamo quindi di cosa il brano parli, od in che modo descriva l' "inferno"; soprattutto, a quali fini. Soprattutto se pensiamo al fatto che il titolo rechi in sé un gioco di parole. Tanto la parola per intero, "helvete", sta appunto ad indicare l'inferno, tanto divisa in due ("Hel" - "Vete") il grano "per intero", nel senso di "raccolto".

Conclusioni

Chiariamo subito un punto fondamentale: cinque tracce sono effettivamente poche per inquadrare appieno un nuovo corso, qualsiasi sia la band coinvolta. Dai gruppi più complessi a quelli più "diretti", re-iniziare dopo due importanti addii (di cui uno tristemente definitivo) risulta sempre difficile. Ci sono dinamiche da comprendere, suoni da reinventare... insomma, bisogna scoprirsi abili a non mollare la presa, rendersi conto di avere ancora qualcosa da dire. In modo diverso da quanto accadeva prima, in modo simile od anche uguale... l'importante è comunque procedere, non arrendersi, non lasciare che il triste fato trionfi. L'inaspettata e triste morte di Somnium fu uno di quei colpi difficili da metabolizzare, anche se ai Finntroll bastò relativamente poco, per rimettersi in carreggiata. Del resto, quel che abbiamo dinnanzi non è nient'altro che l'epilogo di un nuovo epilogo! Ben due inizi, un EP ed un Full-length, rilasciati nonostante le defezioni, con grande coraggio e caparbietà. In virtù di questo, non si può certo non lodare il prodotto in sé, onesto nella sua compattezza e nella sua esiguità. "Trollhammaren" si slega quindi dall'ingrato ruolo di "chicca fine a se stessa", di "portata in eccesso", mostrando indubbie potenzialità, mostrandoci dei Finntroll ormai proiettati verso il futuro, determinati più che mai. Non possiamo certo gridare al miracolo (le tracce presenti sono pur sempre poche), ma nemmeno allo scandalo; tutt'altro, il fatto di inserire outtakes o comunque pezzi inediti, più un rifacimento di un vecchio brano, rende l'EP gradevole da ascoltare e soprattutto da possedere, in quanto determinate gemme sono pur sempre rare da trovare in altri lidi. Ed ascoltare brani così validi e coinvolgenti non stanca mai, qualsiasi sia la circostanza od il mood da aversi. C'è poi il fattore "collezionismo": "Trollhammaren" non dovrebbe mancare assolutamente in nessuna collezione, qualora dei troll finnici si volesse davvero aver tutto, dalla "A" alla "Z". In sostanza, cos'abbiamo appena ascoltato? Il ruggito dei generali troll, ancora assetati di sangue umano e volenterosi di far razzie in ogni villaggio. La band è in forma, nonostante tutto: sa passare da brani più diretti ad altri più articolati, mantenendo costante la voglia di divertirsi e coinvolgere. Una menzione d'onore va per forza di cose al fondamentale Trollhorn, regista instancabile, ricamatore, vero e proprio motore del sound dei Nostri. Non è un caso il fatto che, dopo la scomparsa del master mind Somnium, sia diventato lui il vero trascinatore dei Finntroll. Un musicista preparato ed in grado di poter guidare i suoi compagni, realizzando ogni volta variazioni ed atmosfere sonore mai banali o comunque prevedibili. Forse in virtù del suo "strapotere", gli altri membri vengono un po' messi in secondo piano. L'equilibrio perfetto presente in "Jaktens..." non ha forse del tutto superato la prova del nove, volendo i finlandesi "esagerare" dal punto di vista tastieristico, dando al loro compagno uno spazio leggermente maggiore di quello riservato a tutti gli altri. Forse, il difetto (seppur lieve) di questi nuovi brani è questo, il non mostrare una solidità imbattibile. Solidi, i Finntroll lo sono; forse, non più come una volta. Il punto è questo, anche se - dopo tutto - sembra più un neo incapace di disturbare più di troppo. Per il momento possiamo goderci questi cinque pezzi, in attesa di riabbracciare i nostri nell'ambito principale, quello del full-length.

1) Trollhammaren
2) Hemkomst
3) Skog
4) Försvinn du som lyser
5) Hel Vete
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