FINNTROLL
Nattfödd
2004 - Spikefarm Records

ALISSA PRODI
02/03/2018











Introduzione Recensione
Come avevamo già avuto modo di constatare, ascoltando il breve seppur intenso "Trollhammaren", i Finntroll avevano ben risposto a tutta quella serie di avvenimenti i quali avevano minato pesantemente il sentiero da loro battuto. Quella che sembrava essere una strada in discesa si era improvvisamente tramutata in un'angusta strozzatura irta d'ostacoli quando, quasi contemporaneamente, Katla e Somnium dovettero lasciare il gruppo, in maniera drastica. Il primo, a causa di un tumore alle corde vocali, non operabile chirurgicamente; il secondo, a causa di una morte improvvisa, ancor'oggi avvolta nel mistero più totale. Per alcuni suicidio, per altri una bravata spintasi troppo oltre, condita da un irresponsabile abuso d'alcool. Non possiamo sapere con certezza cosa Somnium stesse facendo, quella sera, sul ciglio di quel ponte; quel che sappiamo è che il suo precipitare nel vuoto ha portato via, alla scena finlandese, un musicista talentuoso ed estroverso, il quale ha donato davvero molto alla causa del Metal scandinavo. Problemi a parte, avevamo notato come in "Trollhammaren" i due master-mind fossero stati sostituiti da rimpiazzi più che validi: il primo ad entrare nella compagine troll finlandese fu Wilska, talentuoso e roccioso vocalist, degno erede di Katla, con il quale aveva comunque collaborato quando la band incise l'EP "Visor Om Slutet", esperimento acustico di cui ben ci ricordiamo. Il secondo, Routa, si era parimenti rivelato un ottimo elemento, capace con Skrymer di donar vita a giochi chitarristici davvero degni di nota. Insomma, i Finntroll avevano ritrovato la quadra del cerchio, mantenendo salda la bussola nelle proprie mani, non facendosi sopraffare da quella che avrebbe potuto rivelarsi una tempesta letale. Tutto questo, anche grazie al sapiente lavoro di gestione (musicale e non) di un Trollhorn sempre più protagonista, vero e proprio scheletro, impalcatura di una band che, lo ricordiamo, iniziò ad "adagiarsi" sul suo genio tastieristico, spingendo il Corno del Troll praticamente verso l'Olimpo della band, protagonista e mattatore. Dominator e Tundra, dal canto loro, costituivano le saldissime fondamenta ritmiche sulle quali poggiare la proposta folk del combo, ormai sempre più orientato verso un tipo di Metal abbastanza lontano dal grezzume già udito negli esordi. La cattiveria, la schiettezza ed il gusto per il riffing più tagliente ed oscuro, peculiarità rimaste: solamente, levigate e proposte al pubblico del 2000, il quale poté dunque beneficiare di un platter decisamente sugli scudi, l'album della rinascita. "Nattfödd", che tradotto letteralmente potrebbe voler dire "calano le tenebre", non portò certo una notte oscura in casa Finntroll, tutt'altro. Fu l'inizio di un nuovo percorso, un'alba da ammirare e della quale gioire, poiché questo disco riuscì a mettere d'accordo veramente tutti. Dai fan di vecchia data ai neofiti del genere folk, "Nattfödd" fu sia una conferma che un nuovo, importante punto d'inizio: il disco che sancì la definitiva vittoria dei finlandesi sulle terribili avversità consumatesi in un pugno di mesi, le quali - mi sento di poterlo dire! - avrebbero potuto mettere ko molti altri gruppi, anche dotati di un appeal / importanza maggiori. Un'autentica vittoria, già manifestata da un artwork importante, a dir poco imperiale. A cura quest'ultimo del tuttofare Skrymer, vediamo in copertina ritratto il celeberrimo Rivfader; testa bassa, capo lungocrinuto cinto da una sacra corona, sguardo saggio e sanguinario al contempo. Il Re dei Troll svetta al centro del concept seduto sul suo trono, innalzato da un imponente piedistallo, sottolineando un concetto ormai "vecchio" quanto il gruppo stesso: la vittoria d'ogni tipo di tradizione, pantheon e costume pre-cristiano su ogni situazione e dinamica sia venuta dopo. Sfregio massimo al cattolicesimo usurpatore, visto come minaccia per la vera essenza del popolo nordico, fieramente ancorato ai suoi miti, alle sue credenze, alle sue leggende. Il Re Troll occupa il posto centrale poiché rappresenta in toto la vittoria dei Nostri sul dio straniero, falso e bugiardo, come coloro che lo rappresentano. Tutto intorno all'austera figura, un paesaggio notturno: alberi spogli, neri come la pece, immersi in una notte stellata. L'ambientazione più classica ed adatta, raffigurante in pieno i tipici paesaggi natale dei Finntroll. Dei rampicanti posti nel basso cingono la parte inferiore dell'artwork, intrecciandosi e creando nodi e disegni particolarmente eleganti, sinuosamente geometrici. Cornice affidata a motivi di derivazione sicuramente nordica, come se del legno ricoprisse i lati della copertina, legno sul quale un sapiente artigiano abbia inciso i suddetti nodi rendendo il tutto sacro e decisamente artistico. Il trono, dunque, non è stato reso vacante da alcunché. Per onorare la scomparsa di Somnium e l'impegno da sempre tratto distintivo di Katla, i troll finnici decidono di ripartire al massimo, donando alla loro musica una nuova linfa, in grado di immettere ulteriore carburante nel motore. Tutti gli usurpatori, gli avvoltoi, dovranno rinnegare i propri sogni di gloria: qualora il trono di Rivfader sia oggetto di contesa, egli non lo cederà se non dopo la sua sconfitta in una lunghissima, cruenta e sanguinosa battaglia.

Vindfärd / Människopesten
Apertura affidata al combo "Vindfärd / Människopesten" (I viaggi del vento / Il flagello dell'umanità)"; il primo mini-brano risulta una breve introduzione: udiamo rumori temporaleschi ed inquietanti stagliarsi su di un panorama desolato ed oscuro, urla di guerra riecheggiano lungo una vallata. Nude rocce accolgono il fragore delle armi prodotte nelle fucine, i Troll stanno per tornare all'attacco, preparandosi ad una nuova battaglia. Intro a metà fra il fantasy e l'horror: che il tutto possa ricondurci alle armate d'orchetti già viste nelle saghe cinematografiche ispirate al mondo di Tolkien? Non c'è modo di rispondere che subito il secondo brano, il "primo" vero ed effettivo, fa la sua comparsa in maniera violenta e diretta. La voce di Wilska sembra provenire direttamente da Mordor, mentre tutto il resto della band decide di rendere il proprio sound quanto più pesante e tagliente possibile. Si corre e molto, si parte all'attacco subito puntando lame acuminate alla gola dei nemici, recidendola di netto. Per la comparsa delle tastiere di Trollhorn dobbiamo aspettare qualche minuto: lo strumento stempera il clima plumbeo ed ossessivo, arricchendo il brano di motivi "a fanfara", riportando in auge la componente Folk e dotando il tutto di maggior colore, maggiore intensità. Tastiere ora più sornione ora più imponenti, in grado di far vibrare un pezzo decisamente valido e ben riuscito. Soprattutto al minuto 3:45 il Corno si lancia in un piccolo virtuosismo particolarmente epicheggiante, salvo poi cedere il terreno alla furia di Wilska e soci, tornando poco dopo. I synth quasi parodiano strumenti a fiato (sembrerebbe di udire un fagotto), successivamente tornano più limpidi e melodici, riprendendo il virtuosismo ascoltato subito prima. Come se Tuomas Holopainen si fosse dato al Folk, i Finntroll rendono la loro proposta più massicciamente pomposa, mettendo momentaneamente da parte la grezza attitudine passata. Grezzaggine da udirsi comunque "in sottofondo", dato sì che il brano tutto si avvia alla conclusione saccheggiando e distruggendo ciò che può, senza distinzioni. Cosa c'è, dunque, da abbattere e sconfiggere? Naturalmente, quella che i Nostri considerano una vera e propria piaga: il cristianesimo. Credo fallace, portatore di falsità e menzogne, il quale affonda le proprie radici nella volontà di ingannare e sottomettere il prossimo. La nobile stirpe di Troll finlandesi decide quindi di compiere una vera e propria apostasia, rinnegando il "dio di tutti" ed imponendo con fierezza e fermezza i propri usi, i propri costumi, il proprio pantheon. Ci sarà da combattere, si guerreggerà fino all'alba, finché il terreno non sarà tinto completamente di rosso. Rosso come il sangue dei cristiani, sgozzati dalle spade e dalle lance dei mostri finnici, assetati di vittoria, volenterosi di riprendere in mano il proprio destino, di occupare terre a loro usurpate ma di proprietà della loro stirpe da sempre.

Eliytres
Proseguiamo con "Eliytres", aperta da una simpatica melodia folkloristica ricamata dal genio Trollhorn, la quale lascerebbe presagire una sorta di calma apparente. Solamente una sensazione fugace, in quanto i Finntroll partono subito in quinta lanciandosi con la loro consueta foga: la coppia d'asce ricama riff veloci e rugginosi, mentre la tastiera spicca arricchendo il guitar work, rendendo il tutto meno sulfureo e più ricercato, in diversi punti. Soprattutto prima del minuto 1:30 assistiamo ad un lavoro di synth eccezionale, epico come non mai; preludio alla furia della band, la quale accelera ancor più che in precedenza, sfociando quasi in territori Black. Il blast beat incessante di Dominator è ben amalgamato alla violenza canora di Wilska, in un pezzo che sembra volersi porre in perfetto equilibrio fra l'epico-leggendario ed il furioso senza limiti. "Eliytres" è infatti questo, possiamo notarlo perfettamente lungo il suo proseguo: motivi ora folkeggianti ora pomposi e battaglieri, violenza, rabbia, ricercatezza: un perfetto bilico fra le due anime dei nuovi Finntroll, quelli più battaglieri e quelli saldamente legati ai loro maneschi inizi. Un gran bel brano, compatto e veloce, esaltante e mai banale. Una lauda, un canto di guerra da rivolgere direttamente ad Eliytres... il quale, possiamo scoprirlo leggendo il testo, non è altri che lo "storico" Rivfader. Che sia un suo secondo nominativo o solamente un appellativo atto a descriverlo, poco importa. Il glorioso Re viene citato più volte nel refrain, quasi i Finntroll lo stessero chiamando, in maniera insistente, sperando in una sua nuova comparsa. Si ricordano i tempi bui della stirpe troll, i giorni tristi, quelli della sottomissione e delle catene. Ecco dunque dal caos, dall'oscurità, giungere un valoroso guerriero, un grande condottiero, il salvatore della sua razza. Rivfader è tornato, è qui per porre fine al regno di terrore instaurato dai crudeli umani. Il Re reclama il suo trono e le sue terre: al suo cospetto, gli antichi guerrieri riscoprono il loro spirito ruggente, mai domato e mai sopito. Si liberano delle catene e tornano ad imbracciare lance, spade e scudi. Tutti vogliono combattere al suo fianco, tutti vogliono condividere vittorie e successi con il proprio, grandissimo generale. Naturalmente, il Re guerriero non vieterà a nessun Troll di unirsi alla sua nutrita compagine.

Fiskarens Fiende
Giunge il momento di "Fiskarens Fiende" ("Il nemico dei pescatori"), aperta dai soliti, splendidi giochi tastieristici di un Trollhorn qui molto più guascone che epico / imperiale. In un modo assai baldanzoso, quasi ludico, il polistrumentista finlandese tesse motivi folkloristici ad un primo momento simpatici e leggeri; eppure, dietro queste cadenze solo in un primo momento accattivanti e "orecchiabili", si cela un ritmo assai accattivante e roccioso, un groove pazzesco ben instaurato dal resto della band, la quale rinuncia questa volta alla violenza della velocità per donarci un brano più cadenzato, per sommi capi differente da quanto abbiamo udito fino ad ora. Un bel connubio di pesantezza ed oscuro giocare, che ci fa venir voglia di brindare in compagnia dei Troll, di ballare la Humppa in loro compagnia, in un perpetuo festeggiare e gozzovigliare. Arriviamo verso gli ultimi minuti del pezzo: un break ci fa udire cori guerreschi ed un vociare "da banchetto", il tutto accompagnato dal battere preciso e marziale di grancassa. Si riprende dopo poco con le cadenze già udite, Trollhorn costituisce lo scheletro, l'impalcatura del brano, mentre il resto della band gonfia il pezzo e si dona a slanci d'eroico fervore, tornando su territori epici eppure ebbri d'alcool: sembra di vedere un gruppo di soldati nel loro accampamento, bivaccando e festeggiando. Fragore d'onde e scrosciare d'acque chiudono dunque uno dei brani più smaccatamente folkloristici del lotto, presentandoci il sottofondo perfetto per la storia narrata. Non ci è dato sapere se quest'ultima sia una leggenda realmente tramandata, fatto sta che il protagonista del racconto è un serpente marino, flagello dei pescatori. Inizialmente, la figura sembra solamente inquietante e nulla più: una donna d'aspetto pallido e sperduto, recante sulla schiena un bambino morto. Un'immagine certo raccapricciante, che fa tuttavia venir più voglia d'aiutare la donna, piuttosto che di correr via da lei. E' proprio quando l'incauto pescatore si avvicina per guardare meglio, che il mostro rivela la sua vera essenza, trascinandolo negli abissi e divorandolo. E' in quel momento che l'acqua si tinge di rosso sangue, divenendo torbida e minacciosa. Intere famiglie di pescatori sono cadute vittima del tranello nel corso degli anni, tanti umani sono stati divorati in maniera fulminea, scomparsi senza lasciare alcuna traccia. Una volta negli abissi in compagnia del mostro, nessun Dio potrà salvarci: fronteggiamo il nostro destino!

Trollhammaren
Arriva così il turno di "Trollhammaren" ("Il martello del Troll"), brano già incontrato nell'EP apripista di questo lavoro. Ad aprire le danze, le tastiere di Trollhorn, scanzonate e goliardiche, rimandanti il sound di una fisarmonica quasi "piratesca" nel suo incedere. Una introduzione che potrebbe farci pensare ad un qualcosa di leggero, invece ben amalgamata ad un contesto epico ed estremo, incalzante anche se divertente. La voce di Wilska ben riproduce i ruggiti violenti e cavernosi dei troll di montagna, i quali possono scatenarsi in maniera indiavolata nel ritornello, vero e proprio momento di pura estasi guerresca. Degna di nota la parentesi strumentale instauratasi verso il minuto 2:00 (poco prima), in cui autentiche mitragliate di batteria fungono da tappeto per un uso delle tastiere quasi alla Tuomas Holopainen, prima che il tutto si rilassi (si fa per dire...) virando verso tempi più cadenzati. Udiamo la chitarra solista emergere dal coro, finché le tastiere non tornano protagoniste. Wilska emette un ruggito, poco dopo i Finntroll tornano a lottare con tutte le loro forze, facendo breccia in un villaggio vicino e distruggendo tutto ciò che trovano. Ultimi ritornelli, ultime razzie! Proprio perché di violenza "trollica" parliamo, in questo testo. Il primissimo firmato da Wilska in persona, un testo che non si distacca certo dagli standard ai quali siamo abituati. Abbiamo dunque l'ennesima lode ad una creatura mostruosa, enorme, abitante del bosco. Egli, esso, è un mostro senza cuore né pietà: d'aspetto gigantesco e minaccioso, ama correre a perdifiato a bordo della sua biga trainata da montoni, sfrecciando fra gli alberi, brandendo il suo martellone da guerra. Un vero e proprio flagello, una vera e propria apocalisse su gambe e ruote! Il conquistatore della razza Troll, il campione della sua stirpe, un mostro inarrestabile pronto a depredare l'ennesimo villaggio umano, distruggendo tutto ciò che trovi sul suo cammino, uccidendo chiunque gli si opponga (o meno, non fa differenza). I Finntroll vogliono dunque scrivere l'ennesimo capitolo di una storia senza fine: l'ennesima lotta fra Troll ed umani, con i primi scatenati ed invincibili, ed i secondi timorati di dio ed impietriti dinnanzi a tanta ferocia.

Nattfödd
Siamo giunti al giro di boa nonché alla titletrack, "Nattfödd" ("Nato nella notte"); un che di sciamanico e ritualistico permea l'aria, le tastiere di Trollhorn sembrano donarsi agli stilemi tipici del folk più magico ed introspettivo, non rinunciando però a velleità smaccatamente battle metal in stile Turisas. E' proprio questo il territorio entro il quale ci muoviamo: un brano non veloce e violento come il precedente, ma anzi dotato di un incedere sicuramente più mistico ed interessante, misterioso oserei dire. Come se ci trovassimo a tu per tu con la nascita di un qualcosa di grandioso, alla celebrazione di un eroe senza tempo, forgiato negli eoni, venuto al mondo in un modo decisamente non mortale. Il brano prosegue battagliero ed incedente sino alla metà; oltre la prima porzione, abbiamo un rilassamento generale, dominato da un delicatissimo andamento acustico. Fisarmonica e chitarra coprono il sinistro vociare di Wilska, mentre uno scacciapensieri decide di far udire la sua presenza, seppur pacatamente. E' subito dopo che questa parentesi acquisice più importanza, dominata dalla comparsa delle tastiere e degli strumenti elettrici, volti a donare al tutto maggiore intensità, pur non disperdendo l'andatura tranquilla e quasi "mite" del tutto. La batteria di Dominator sopraggiunge qualche istante più tardi, scandendo il ritmo preciso e quadrato del quale abbiamo goduto per quasi tutta la durata del pezzo: le fisarmoniche tornano a dominare verso la conclusione, l'aura epica si mescola alla magia per la creazione di un qualcosa di mai udito prima: un connubio che ha del sacro, destinato purtroppo a finire troppo presto. Avremmo potuto continuare ad ascoltare cotanta magnificenza per ore! Grandiosità che ribolle nel sangue del protagonista, intenzionato a dare una sincera svolta alla sua vita nonché a quella della sua intera stirpe. Per troppo tempo i Troll hanno sofferto, costretti a vivere nell'ombra: stanotte si riprenderanno ciò che è loro, ciò che è stato sempre loro! L'oscura magia, gli antichi rituali sciamanici della sua gente... questo sembra inculcare sempre più forza ad un guerriero autoproclamatosi l'oscuratore del mondo. Egli è portatore di morte e buio, è l'alluvione in grado di uccidere chiunque... egli, l'annichilimento della stirpe umana incarnato in Troll. Eroe del suo popolo, che ha dovuto attendere fin troppo prima di procacciarsi il suo posto sotto la luce del sole. Adesso il momento è finalmente giunto, i tempi sono maturi. Guerra sarà ed egli annienterà ogni essere umano con la sua spada.

Ursvamp
Seconda metà del disco aperta di gran carriera da "Ursvamp" ("L'antico fungo"), brano assai breve, della durata di appena due minuti. Un lasso di tempo nel quale i Finntroll decidono di mostrare il loro lato più eroicamente godereccio, lasciando immediatamente che sia la scanzonata componente folk a prevalere, con un Trollhorn ovviamente sugli scudi. L'andatura non è velocissima né violenta, anzi: il tutto si mantiene stabile su ritmi certo concitati, ma mai sfocianti in assalti diretti e letali. E' proprio la fisarmonica "piratesca" a dominare il contesto, con un Wilska talmente "emozionato" da mordere letteralmente ogni parola pronunciata. Una bella bolgia nella quale calarsi, nella quale festeggiare in compagnia dei Troll, nella quale lasciarsi rapire dall'ebbrezza, alzandosi dal proprio posto, abbandonando la tavola e raggiungendo la pista da ballo. Il lato più "Humppa" dei Nostri viene dunque fuori in maniera prepotente, lungo una durata esigua che non lascia spazio se non a questa loro voglia di divertirsi e divertire. Dal canto suo, anche il testo sembrerebbe in qualche modo rimandare ad una sorta di baccanale / festa dionisiaca, nella quale è proprio l'ebbrezza a doverla far da padroni. L'esercito dei Troll, festeggiando e gozzovigliando, pare abbia appunto ingerito un "antico fungo", dai "poteri" simili a quelli del celeberrimo peyote. Visioni ed immagini fra l'onirico ed il fantastico si impossessano del banchetto, a parlare alla legione è proprio Rivfader, il quale sembra dare precise indicazioni alla brigata, spiegandogli dove radunarsi e cosa fare: "...tornate verso le montagne, quando la luna tramonterà voi conoscerete l'antica, l'autentica verità. Andate, e donate morte e paura all'umanità!". Il discorso del Re non fa altro che infiammare i cuori gonfi d'alcool ed allucinogeni dei soldati. Scaldati ed ulteriormente incalzati da quell'esperienza mistica, i Troll urlano al cielo imbracciando le loro armi, giurando guerra alla stirpe umana, preparandosi per dar battaglia a chiunque.

Marknadsvisan
Altro brano dalla durata stringatissima, "Marknadsvisan" ("La storiella del mercato") viene aperto dal cinguettio allegro di uccellini... seguito da canti tipicamente liturgici. Frati e preti cantano all'unisono le loro lodi al signore, almeno finché sbraitii e rantoli incomprensibili fanno la loro comparsa. Ruggiti e parole cariche di saliva, i Troll hanno forse udito i pii uomini di chiesa. Zoccoli e carri compiono un rumore atroce, ecco dunque che il ruggito finale spiana la strada ad un tamburo prorompente. I Finntroll si lanciano dunque in un assalto di chiara forgia Black Metal, irrompendo sulla scena con tutta la cattiveria della quale dispongono. Riffing work freddo e crudele, Trollhorn messo leggermente in secondo piano, Wilska sguaiato ed infuriato come non mai: tutto suona meravigliosamente estremo anche se per una manciata di secondi, dato sì che il pezzo si conclude poco dopo, lasciando spazio al cinguettio udito in apertura. Quel che è effettivamente accaduto risulta dunque facile da intuire: in una bella mattina d'estate un gruppo di frati, incautamente, attraversa l'antica foresta per recarsi al mercato del villaggio poco vicino. Caso (e che caso!) vuole che due Troll lì presenti odano i loro passi e canti, decidendo dunque di assalirli. Indovinate un po' chi siano i due protagonisti delle liriche? Ovviamente, i nostri beneamati Aamund e Kettil! Ancora una volta, caduti vittima di una terribile imboscata, picchiati e derubati, come sin dai tempi di "Midnattens..." accade. Un piacevole intermezzo in grado di spezzare i ritmi assai possenti fino ad ora uditi, in grado di strapparci più di una risata.

Det Iskalla Trollblodet
Si ritorna a fare sul serio con "Det Iskalla Trollblodet" ("Il freddo sangue della stirpe Troll"), aperto dal basso di Tundra, qui posto in una posizione assai privilegiata e di spicco. Si dona dunque la vita ad un brano incredibilmente carico di ritmo, un groove eccezionale in grado di rendersi oscuro passo dopo passo, pesante come un macigno eppure così accattivante e trascinante. Se la primissima frazione è dominata per intero dal combo Dominator / Tundra, il buon Trollhorn ci mette relativamente poco ad entrare in scena, ricamando melodie in tinta con l'atmosfera fino ad ora instauratasi. Nulla di troppo invasivo, giusto un buon esercizio di ricamo ed arricchimento: il brano è il più ritmicamente interessante del lotto, un breve lasso di tempo in cui ritmi oscuri ed al contempo orecchiabili si amalgamano alla perfezione. Superata l'abbondante metà, il Corno torna presente, accentuando la sua presenza, seguito nelle melodie dai cori dell'intera band. Molto interessante questo inserto folkloristico così smaccatamente tessuto e proposto, capace di rendere il brano assai eroico, dando modo ai soldati di avere un brano da cantare in coro, gioiosi e battaglieri. Ci avviamo dunque alla conclusione del pezzo, consci di aver udito un qualcosa di incalzante e decisamente sugli scudi. Tanto per cambiare, il punto cardine della trama lirica si focalizza sul festeggiamento post battaglia: siamo dinnanzi ad una grande celebrazione, un banchetto sontuoso ed a dir poco luculliano: tavole imbandite ricolme d'ogni delizia ed alcool a fiumi, i soldati Troll stanno celebrando l'ennesima vittoria ai danni degli umani. La dannata stirpe timorosa di Dio sta dunque per essere finalmente estirpata come si farebbe con un'erbaccia, evitando ch'essa contamini tutto il terreno. Nessun uomo è in grado di fronteggiare un soldato Troll, il quale è a dir poco superiore rispetto alla sua controparte umana, sia fisicamente che in termini guerreschi. Si brinda e ci si diverte, pensando all'aldilà. Molti periranno durante queste guerre, ma esiste un aldilà che accoglierà i valorosi guerrieri caduti in battaglia. Solo i coraggiosi potranno accedervi, i coraggiosi come Rivfader, ancora una volta nominato ed innalzato a capo supremo della sua stirpe. Un concetto, quello di altrove per i soldati defunti, molto simile a quello della Valhalla di tradizione vichinga. Storie fra di loro simili per ceppo ed origini, dunque, si intrecciano dando vita ad ibridi particolarmente affascinanti.

Grottans Barn
Ci avviciniamo alla fine del platter con la penultima traccia, "Grottans Barn" ("I bambini della grotta"), aperta dal suono importante di uno scacciapensieri, unito a sua volta ad una delicata melodia tastieristica, assai melodica ed eterea. Tutto questo prima che la coppia d'asce prorompa emettendo un riff tagliente, cadenzato e manesco: l'aria diviene più eroica e manesca, persino Wilska decide di alternare clean ed harsh vocals, ben seguendo il battere preciso e ritualistico di Dominator. Il tutto sembra prendere strane connotazioni ai limiti dell'epic: i ritmi sono scanditi e marziali, quadrati ed al contempo quasi sciamanici, riprendendo in toto le caratteristiche dell'antica musica ritualistica nordica. Solo verso la metà del pezzo possiamo udire una doppia cassa spinta verso livelli comunque non eccessivi; una parentesi, visto che i Finntroll continuano a preferire l'andatura cadenzata, arricchita dal sound sempre imperiale del grande Trollhorn, in questo senso più ispirato che mai, pur rinunciando ai suoi "soliti" virtuosismi, dandosi ad un'essenzialità comunque vincente. Si procede marciando compatti, come se l'esercito dei Troll stesse or ora muovendosi verso il prossimo villaggio da attaccare e depredare. Questa musica riesce letteralmente a far venire la pelle d'oca, scatenando in noi la voglia d'unirsi alla mostruosa compagine. Ci avviamo dunque alla fine del brano, dominata dalle clean vocals, incaricate assieme alla tastiera di chiudere un brano esaltante nella sua linearità. Il testo, breve ma comunque assai intenso, narra - come se ci trovassimo dinnanzi ad un concept dal finale uguale all'inizio - di come la stirpe dei Troll abbia ormai preso coscienza di ciò che essa sia. Segregati nelle grotte, al buio, laddove nemmeno gli uccelli osano posarsi, i "mostri" (così giudicati dagli umani prevaricatori) hanno finalmente capito di meritare di più, di una vita fra le rocce. Eccoli dunque uscire dalle caverne, per riprendersi ciò che gli spetta di diritto: la libertà di occupare terre che prima di allora erano state di loro proprietà, vilmente rubategli, usurpate. Autodefinendosi creature delle grotte, bambini delle cave, i Troll alzano al cielo i loro bastoni e si preparano a dar guerra alla stirpe umana. Nessuno si salverà dalla loro voglia di rivalsa, dalla loro sete di vendetta. Il tutto termina quindi così com'era iniziato: il risveglio dei Troll, la fine dell'umanità.

Rök
Finale dunque affidato alla breve strumentale "Rök", pacifica e melanconica. Immaginiamo di ritrovarci ai piedi di una montagna, seguendo lo scorrere tranquillo di un ruscello. Lo scroscio dell'acqua culla i nostri sensi, mentre un pallido sole ci riscalda a malapena. La fauna tutta intorno, noncurante della sua presenza, va avanti con la sua vita di sempre: uccelli, cani selvatici, lupi, volpi... immersi nella natura, non possiamo far altro che immedesimarci nei pensieri di un guerriero Troll, in quel momento intento a pensare a cosa accadrà domani. Un'altra battaglia incombe, una soave chitarra acustica tesse note magiche e forse un po' malinconiche... finché il forte soffio del vento ed il rombare di un tuono in lontananza spezzano questo idillio bucolico, spingendoci a tornare a casa.

Conclusioni
Siamo dunque giunti alla fine di quest'avventura. Raduniamo armi e pezzi d'armatura, la guerra è finita, possiamo tornare a casa, ancora una volta soddisfatti per aver onorato lo spirito battagliero del grande Rivfader. Diciamolo chiaramente: arrivati a questo punto, possiamo sentirci tutti un po' Troll! Abbiamo combattuto al loro fianco, esaltandoci con i loro canti di guerra; abbiamo letto ed apprezzato le loro storie, le loro gesta, abbiamo udito i loro schiamazzi attorno al fuoco, abbiamo partecipato ai loro banchetti, bevendo copiosamente, senza disdegnare mai né una coscia di pollo né di capriolo. Insomma, la forte convivialità alla base della musica dei Finntroll è una delle loro qualità migliori, inutile sottolinearlo. Una band solo all'apparenza "leggera", in realtà una compagine in grado di esaltare attraverso tessiture melodiche e sprazzi aggressivi degni di una band comunemente nota come "seria". Che poi le radici dei Nostri affondino sconfinando nel "godereccio" e nel ludico, anche questa è cosa nota: l'importante è non sottovalutare le grandi capacità mostrate da questa formazione lungo tre album a dir poco perfetti. Un discorso iniziato con "Midnattens...", giunto alla sua definitiva coronazione già con "Jaktens...", ed ora rimesso in discussione con questo roccioso "Nattfödd", il disco della rinascita, il secondo atto di uno spettacolo che proprio non vuole fermarsi, desideroso di continuare a stupire. Proprio perché, cari lettori, ci troviamo dinnanzi ad un disco a dir poco sorprendente: come già ho avuto modo di dire in apertura, fin troppe band avrebbero finito con l'abbandonare tutto, dinnanzi alla malattia e morte di due membri storici, due pilastri. Non i Finntroll, che nonostante le tristi dipartire di Katla e Somnium hanno comunque avuto modo di riordinare le idee ed andare avanti, dando la vita ad un platter più che dignitoso: il vero caposaldo della seconda parte della loro bella ed intensa carriera. Poco da dire o da aggiungere, se non il fatto che quel che verrà dopo poggerà i suoi piedi (pardon, le sue zampe!) su quanto fatto lungo questi dieci brani, decisamente particolari e sui generis. Per quanto il gruppo abbia deciso di seguire il sentiero già battuto in occasione del fortunatissimo "Jaktens...", qualcosa sembra cambiare; il lavoro chitarristico, comunque di grande spessore, sembra questa volta leggermente "messo al servizio" di un Trollhorn ormai divenuto autentico master-mind del progetto, capace con la sua tastiera di condurre i suoi amici verso lidi fino ad ora parzialmente inesplorati. Eroismo, imperiosità, musica "battagliera": chiaro come i Finntroll, concedendo maggior spazio al tastierista, siano arrivati a sconfinare in territori maggiormente complessi a livelli d'atmosfera. La quale non è più solo esaltante e trascinante, anzi. Assume infatti, il tutto, un quid d'eroico epico in più, facendo in modo di rendere "Nattfödd" un disco certo derivativo ma comunque particolare per molti versi. Insomma, legato al passato ma non troppo da assurgere al ruolo di "brutta copia" o "copia scialba" di esperienze già subite. Dal canto mio, non posso far altro che consigliarvi questo lavoro, di ascoltarlo rigorosamente dopo aver assaporato i due platter precedenti. Sentirete, percepirete la crescita di questi pazzi musicisti finnici, folli solo in apparenza, in realtà dotati di un orecchio musicale assolutamente da non sottovalutare. Or dunque, uniamoci all'esercito dei Troll e marciamo compatti. Anche noi, come loro, siamo creature della notte, cresciuti nelle caverne. Troll onorari, innalzate le lance al cielo e cantate la lode a Rivfalder... assieme ai Nostri, ci riprenderemo ciò che ci è stato tolto. Combatteremo, razzieremo, deprederemo villaggi e picchieremo frati, prendendo d'assalto mercati e fiere del bestiame. Nessuno potrà mai fermare questa dannata stirpe, ormai fuori dalle grotte, pronta a stabilirsi sotto la luce del sole. Buona guerra e buon appetito... l'antico fungo è qui per saziare la nostra fame!

2) Eliytres
3) Fiskarens Fiende
4) Trollhammaren
5) Nattfödd
6) Ursvamp
7) Marknadsvisan
8) Det Iskalla Trollblodet
9) Grottans Barn
10) Rök


