FINNTROLL

Natten med de levande Finntroll

2014 - Spinefarm Records

A CURA DI
ALISSA PRODI
12/10/2018
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione Recensione

Non si può certo dire che questo viaggio nella discografia dei Finntroll sia stato noioso o comunque poco stimolante: tutt'altro, di carne al fuoco ne abbiamo arrostita sin troppa! Un banchetto a dir poco luculliano, durante il quale abbiamo potuto constatare quanto il percorso dei Nostri sia stato impervio ed impegnativo, per nulla scontato o banale. Dagli svariati cambi di line-up passando per scelte stilistiche ora sui generis ora maggiormente legate ad una proposta più semplice ed immediata, senza contare le enormi difficoltà umane contro le quali i troll finlandesi hanno dovuto combattere, pena la cancellazione del moniker Finntroll dall'attuale presente del Metal. Una forza della natura, questo combo finnico, sempre sul pezzo ed in grado di intrattenere; perché proprio la parola "intrattenimento", amici lettori, dovrebbe - a parer mio - essere adoperata come parola chiave, qualora decidessimo di parlare di questa band, tirando le somme di tutta la loro carriera. Lo abbiamo detto, una discografia mai fine a se stessa o scioccamente prevedibile; tutt'altro. Eppure, un minimo comun denominatore lo si trova sempre. In questo caso, arrivata sino a questo punto, mi sento di poterlo sostenere senza troppi problemi: la grandezza dei Finntroll risiede nella loro capacità - ai limiti dell'unico! - di divertirci e di divertire. Ascoltare un loro disco non risulterà mai una perdita di tempo, né tanto meno potremmo mai dire: "ah no, questa roba mi annoia". Rimanere impassibili dinnanzi al ritmo trascinante dell'Humppa Metal o dei richiami epico-guerreschi tanto cari ai troll? Impossibile. E qualora ci riusciste... beh, mi dispiacerebbe per voi, in fondo un po' di sano divertimento non ha mai ucciso nessuno; non serve star lì con aria seria ad ogni costo, potreste anche sciogliervi un tantino e concedervi un po' di spasso, una volta tanto. Forse forse, il modo migliore per capire di cosa stiamo parlando, sarebbe assistere ad un loro show dal vivo. Esattamente, osservare i Finntroll nel loro habitat naturale, il palcoscenico! La dimensione ultima di ogni forma d'arte musicale, il contatto diretto con il pubblico, la capacità di intrattenere in maniera definitiva. A tu per tu con il pubblico che, lasciati a casa stereo e CD, brama di ascoltare quegli stessi brani in una veste del tutto nuova, quella live. Il banco di prova definitivo, per ogni gruppo. E lasciatevelo dire, da chi i Nostri ha avuto modo di vederli dal vivo: i Finntroll sono dei veri e propri animali da palcoscenico. Non importa la cornice né la dimensione dello stage... dai a questi folli musicisti un impianto audio-luci, un palco decente ed un po' di pubblico sufficientemente caldo; non avranno bisogno di nient'altro, il resto verrà poi da sé. Headbanging sfrenato e divertimento sfrenato, un concerto dei Finntroll non è solo un concerto, è una splendida occasione per afferrare due-tre casse di birra e gli amici di una vita, dandoci dentro a suon di Humppa e Metal. Insomma, qualora capitassero dalle vostre parti o poco vicino... vi consiglierei vivamente di far loro una visita, sicuro non ve ne pentirete. Anzi! E proprio perché molti di voi potrebbero non averli visti dal vivo, ancora, ecco che decido di chiudere il mio percorso presentandovi il primo e per ora unico live album della carriera dei Nostri, testimonianza di un live tenuto ad Amsterdam nel 2008. "Natten med de levande Finntroll", la notte dei Finntroll viventi, potrà dunque essere un modo per condurvi all'interno di un mondo che sì, per ora potrete solo toccare con un dito... ma che una volta assaporato del tutto, vi lascerà addosso sensazioni e vibrazioni estremamente positive. Quando è stata l'ultima volta in cui avete potuto concedervi a del sano, sanissimo divertimento? Se nemmeno lo ricordate, questa potrebbe essere l'occasione giusta per colmare la vostra lacuna. Diamoci dentro, amici!


Kitteldags

Iniziamo alla grande con il brano di apertura, "Kitteldags"?, tratto dall'eterno "Jaktens Tid", secondo lavoro in studio dei Finntroll e fra i loro album più riusciti di sempre. Il pubblico rumorerggia festoso, quando la band decide momentaneamente di "spezzare" tale gioia presentandoci un sound a tratti ansiogeno. Come fu in origine, anche questa volta ci rendiamo conto di quanto sia risultata sconsiderata nonché letale la nostra voglia di passeggiare nella foresta, o di farci scoprire dai Troll in caccia, non dando ascolto agli ammonimenti di chi ci pregava di rimanere chiusi in casa. Rischiamo di farci catturare, imprigionare... addirittura, si rischia di essere addirittura bolliti. Sì, bolliti! Avete capito bene! Per il semplice fatto che, in questi due minuti abbondanti, i Nostri folkster ci raccontano di un delizioso pranzetto servito e presentato al Re dei Troll: un prete cotto in un calderone! Un paiolo nel quale saremmo potuti finire a Nostra volta, poco ma sicuro! La musica presentata risulta incredibilmente rafforzata, rinvigorita dalla veste live: la resa sonora è a dir poco perfetta e quei piccoli tratti di ruvidezza non fanno altro che rendere più genuina e schietta la nostra esperienza live. Mantenuta in maniera magistrale la componente più "ansiogena" dei Finntroll di questo specifico brano. Ascoltate per bene l'andamento generale, certo veloce e sostenuto ma quasi caratterizzato da cadenze "a singhiozzi". Più la predominante tastiera, la quale sormonta oscuri e pesanti riff donandosi a note frenetiche, quasi avessero "fretta" di farsi udire. Andatura spezzata e frettolosa, quasi da film dell'orrore. Un bel modo per descrivere una scena che, in effetti (nonostante la parentesi "comica"), ha del macabro. Il prete non è l'unico essere finito nel calderone, difatti: egli è l'emblema del cristianesimo, dissacrato da Rivfader e dunque ridotto a cibo, da mangiare e naturalmente da digerire. I Troll banchettano vistosamente ebbri, ubriachi d'acquavite, galvanizzati alla supremazia dimostrata in battaglia. Sono soprattutto i giovani a venir invitati a consumare le carni dei villici, per poter meglio godere d'una prima importante vittoria. Insomma un brano "oscuro" nel suo andamento, meno festoso di quanto ci aspettassimo nonostante la matrice Folk predomini. E' di un macabro pranzo che si parla, dunque è giusto che i Finntroll provino quasi a descrivere le sensazioni provate da uomini e donne innocenti buttati in un calderone d'acqua bollente, in attesa che muoiano ustionati ed affogati. Il tutto presentato sotto una veste magari più "giocosa", senza aggiunte "da studio". Ciò non toglie che la resa live risulti perfetta e che non si sarebbe potuto iniziare in un modo migliore. Signori e Signore, benvenuti allo show!


Slaget vid blodsälv

Il pubblico entusiasta continua a scalpitare, chiedendo a gran voce che lo spettacolo continui. Lesta, "Slaget vid blodsälv (Un lago di sangue)" si presenta agli astanti, decisamente ben accolta. Sin dalle prime battute, la tastiera si lascia chiaramente udire, risultando predominante. Inutile svelarvi il fatto che il brano pianterà i suoi pilastri reggenti, come fu su disco, proprio nel tappeto creato dai tasti bianconeri, colonne portanti della cadenza di tutta la traccia. Donando, se così vogliamo dire, anche "delicatezza" a tutto il contesto, contemporaneamente ad impeti certo più belligeranti e possenti. Da un lato una linea folkloristica divertente quanto coinvolgente, dall'altra la volontà dei Finntroll di risultare comunque aggressivi, battaglieri. Riuscendovi in maniera magistrale, in quanto la loro "cattiveria", sul palcoscenico, risulta a dir poco amplificata. Tre minuti di durata in cui non incappiamo certo nel trionfo della varietà, risultando "Slaget..." un pezzo abbastanza ripetitivo e monotono nel suo insieme. Tuttavia, le cadenze e la velocità adoperate dai nostri sanno far divertire ed inorgoglire, spingendo il pubblico a pogare contemporaneamente danzando a ritmo dio Humppa. Non ci annoiamo e proseguiamo dritti sulla strada spianata dall'orda di troll guerrieri. I quali marciano imperterriti, senza mai fermarsi: da un lato, ringalluzziti dai ritmi folk, scanzonati e sempre melodiosamente trascinanti. Dall'altro, colmi d'odio, in questo senso soddisfatti dal lato più "estremo" dei Finntroll. Un brano perfetto, come colonna sonora d'un eccidio che di lì a poco si compirà. La decisiva marcia verso la riconquista della propria terra, della propria identità. L'esercito degli adoratori di Jehova verrà presto sbaragliato, annichilito, distrutto sotto ogni aspetto, sia fisico sia morale. I cristiani credono d'essere imbattibili, eppure non si rendono conto della potenza dei loro avversari: un esercito di mostri il cui soldato più scarso risulta forte quanto due umani messi assieme. Nemmeno a dirlo, tutto si traduce in una carneficina senza pari. I soldati di cristo pregano il loro Dio, disperati, chiedendogli di salvarli; tutto quel che ottengono, è di venir distrutti in due rozzi monconi dai micidiali colpi d'ascia vibrati sui loro capi. Sangue a fiumi, cadaveri in ogni dove. I troll marciano fieri, ubriachi di vittorie e sazi di carne cristiana.


Blodnatt

Passo indietro, virata verso il primo e seminale album dei Finntroll. Ad essere chiamato in causa è nientemeno che "Midnattens Widunder", dal quale viene estrapolata la traccia "Blodnatt (Notte di sangue)". Interessante come, in questo preciso momento del live, i Finntroll vogliano spostarsi verso sonorità più cupe e violente, essendo "Midnattens..." un album predominato da maggiori richiami più squisitamente Black Metal. Abbiamo quindi un brano duro e cupo che lascia presagire il terrore, l'ansia, la paura; emozioni e sensazioni che saranno le regine indiscusse di questi cinque minuti. Certo non abbiamo più la voce di Katla, tuttavia Vreth non sfigura, non facendoci rimpiangere l'ex singer. Ci troviamo dinanzi ad un'altra storia/leggenda, la quale narra di una sorta di preparazione che i Troll mettono in atto per organizzare la successiva battaglia che combatteranno quella notte. Una storia importante da narrare, non fu certoi un caso che il pezzo in questione sia stato il brano più lungo di "Midnattens Widunder" ed uno dei più corposi di questo live album; analizziamolo brevemente. È stato detto che la storia incentrata in questa canzone parla di preparazione della battaglia e combattimento della stessa, dunque anche in sede live i Finntroll vogliono mantenere inalterata tale aura, facendoci sentire come dei soldati pronti a far guerra. I primi secondi venivano in origine scanditi da suoni particolari i quali ricordavano scoppiettii di fuoco e lame che venivano affilate per una durata di circa trenta secondi per poi dare il via definitivo alla canzone. Non abbiamo quindi tutto questo indugiare nel "rumore", si dà il via subitamente e senza compromessi ad un sound tipicamente folkloristico il quale viene mantenuto in secondo piano per circa tutta la durata del brano; a questo sound folkloristico viene aggiunto il resto dell'ensemble, sempre capitanato dalla batteria, tastiera e Katla. Abbiamo quindi due linee, una più Folk ed una più Black Metal. Le sonorità folk rimangono in secondo piano, seppur ben udibili, mentre la cattiveria marchiata Black Metal sfocia nella sua brutalità. A metà brano si ha un intermezzo più leggero, rispetto al precedente sound, il quale viene gestito dalla tastiera di Henri "Trollhorn" Sorvali, sempiterno custode della fiamma finnica. "Blodnatt" è un brano particolare, non immediato, per cogliere tutte le sfumature presenti sono necessari più ascolti in modo tale da avere una visione di insieme più chiara e definita.  La tastiera, in questo contesto e non solo, dona ai brani quel tocco di epicità in più tanto cara ai Nostri. Epicità non dispersa di un secondo, anzi favorita da un palco ormai in fiamme.


Nedgang

Coerenti con la loro scelta di presentarci un sound più oscuro e brutale, ecco che i Nostri compiono un decisivo balzo in avanti nel tempo, ripescando dal repertorio di un album del 2007 comunque molto simile - per impostazione ed idee - a "Midnattens..." E' il turno di "Nedgang (Discesa)", tratta dal controverso "Ur Jordens Djup", aperta dai pesantissimi riff di Skrymer e Routa resi abbastanza tronfi e pomposi dall'ottimo lavoro di Trollhorn. Abbondano velleità Symphonic Black, ma ecco che poco dopo si raggiunge uno status di apparente "calma": tutto tace, un sottofondo atmosferico ed assai inquietante, ricco di pathos, rende l'aria sulfurea, oscura. Una voce impostata e potente declama alcuni versi, questo sino alla nuova "esplosione" che di lì a poco decide di deflagrare in tutta la sua magnificenza. Il richiamo ai Dimmu Borgir diviene più palese che mai, tuttavia Vreth decide di non "parodiare" il cantato di Shagrath come fu su disco, risultando decisamente più personale e meno dipendente dal famoso frontman norvegese. Dal canto loro, riffing work e tastiere debbono la totalità della loro esistenza al modus operandi della Fortezza Oscura. Echi di "Death Cult Armageddon" risuonano in maniera imperiale, rimangono fedeli anche le strambe anticipazioni di quel che sarebbe stato "In Sorte Diaboli". Le tastiere semplicemente "esagerano", abbandonando velleità Folk in favore di un qualcosa di più sinfonico, esasperando gli stilemi del periodo post "Midnattens... / Jaktens...". La veste live aiuta a godersi lo show, tuttavia il difetto principale del pezzo viene forse trascinato eccessivamente sul palco. Momento esaltante... ma troppo citazionista, anche dotato di una storia - alla sua base - per nulla originale ed anzi comune a centinaia di band: il sacrificio di Odino. Citando l'Edda Poetica: "Lo so io, fui appeso al tronco sferzato dal vento per nove intere notti, ferito di lancia e consegnato a Odino, io stesso a me stesso, su quell'albero che nessuno sa dove dalle radici s'innalzi"; un sacrificio che il grande padre con un solo occhio decise di compiere per apprendere i segreti delle rune e della divinazione, per giungere mediante ascesi ad una conoscenza totale del mondo e della vita. Il tronco a cui si fa riferimento è ovviamente il frassino sacro, l'Yggdrasill, l'albero del mondo.


Nattfödd

Nuovo cambio di rotta: arriva l'imperiale "Nattfödd" ("Nato nella notte") a rendere tutto più occulto e misterioso, meno prevedibile o citazionista. Un che di sciamanico e ritualistico permea l'aria, le tastiere di Trollhorn sembrano donarsi agli stilemi tipici del folk più magico ed introspettivo, non rinunciando però a velleità smaccatamente battle metal in stile Turisas. E' proprio questo il territorio entro il quale ci muoviamo: un brano non veloce e violento, ma anzi dotato di un incedere sicuramente più mistico ed interessante, misterioso oserei dire. Come se ci trovassimo a tu per tu con la nascita di un qualcosa di grandioso, alla celebrazione di un eroe senza tempo, forgiato negli eoni, venuto al mondo in un modo decisamente non mortale. Il brano prosegue battagliero ed incedente sino alla metà, per la gioia di un pubblico decisamente partecipe ed in visibilio; oltre la prima porzione, abbiamo un rilassamento generale, dominato da un delicatissimo andamento acustico. Non reso alla perfezione come su disco, ma comunque efficace. E' subito dopo che questa parentesi acquisice più importanza, con l'utilizzo in pompa magna delle tastiere e degli strumenti elettrici, volti a donare al tutto maggiore intensità, pur non disperdendo l'andatura tranquilla e quasi "mite" del tutto. La batteria di Dominator sopraggiunge qualche istante più tardi, scandendo il ritmo preciso e quadrato del quale abbiamo goduto per quasi tutta la durata del pezzo:l'aura epica si mescola alla magia per la creazione di un qualcosa di mai udito prima: un connubio che ha del sacro, destinato purtroppo a finire troppo presto. Avremmo potuto continuare ad ascoltare cotanta magnificenza per ore, così come il pubblico - fortunato! - presente in sala, che scandisce a gran voce il nome dei Nostri, incoraggiandoli a dare ancora di più! Magnificenza e grandciosità! Grandiosità che ribolle nel sangue del protagonista, intenzionato a dare una sincera svolta alla sua vita nonché a quella della sua intera stirpe. Per troppo tempo i Troll hanno sofferto, costretti a vivere nell'ombra: stanotte si riprenderanno ciò che è loro, ciò che è stato sempre loro! L'oscura magia, gli antichi rituali sciamanici della sua gente... questo sembra inculcare sempre più forza ad un guerriero autoproclamatosi l'oscuratore del mondo. Egli è portatore di morte e buio, è l'alluvione in grado di uccidere chiunque... egli, l'annichilimento della stirpe umana incarnato in Troll. Eroe del suo popolo, che ha dovuto attendere fin troppo prima di procacciarsi il suo posto sotto la luce del sole. Adesso il momento è finalmente giunto, i tempi sono maturi. Guerra sarà ed egli annienterà ogni essere umano con la sua spada.


Ursvamp

Ancora scossi dalla botta precedente gli astanti chiedono di più, facendosi sentire in maniera prepotente. I Finntroll, intelligentemente, non spezzano il fluido e continuano ad insistere su "Nattfödd", gettando in pasto ai propri ammiratori la bella Seconda metà del disco aperta di gran carriera da "Ursvamp" ("L'antico fungo"). Un brano assai breve, della durata di appena due minuti. Un lasso di tempo nel quale i Finntroll decidono di mostrare il loro lato più eroicamente godereccio, lasciando immediatamente che sia la scanzonata componente folk a prevalere, con un Trollhorn ovviamente sugli scudi. L'andatura non è velocissima né violenta, anzi: il tutto si mantiene stabile su ritmi certo concitati, ma mai sfocianti in assalti diretti e letali. E' proprio la fisarmonica "piratesca" a dominare il contesto, con un Vreth talmente "emozionato" da mordere letteralmente ogni parola pronunciata. Una bella bolgia nella quale calarsi, nella quale festeggiare in compagnia dei Troll, nella quale lasciarsi rapire dall'ebbrezza, alzandosi dal proprio posto, abbandonando la tavola e raggiungendo la pista da ballo. Il lato più "Humppa" dei Nostri viene dunque fuori in maniera prepotente, lungo una durata esigua che non lascia spazio ad alcunché se non a questa loro voglia di divertirsi e divertire. Dal canto suo, anche il testo sembrerebbe in qualche modo rimandare ad una sorta di baccanale / festa dionisiaca, nella quale è proprio l'ebbrezza a doverla far da padroni. L'esercito dei Troll, festeggiando e gozzovigliando, pare abbia appunto ingerito un "antico fungo", dai "poteri" simili a quelli del celeberrimo peyote. Visioni ed immagini fra l'onirico ed il fantastico si impossessano del banchetto, a parlare alla legione è proprio Rivfader, il quale sembra dare precise indicazioni alla brigata, spiegandogli dove radunarsi e cosa fare: "...tornate verso le montagne, quando la luna tramonterà voi conoscerete l'antica, l'autentica verità. Andate, e donate morte e paura all'umanità!". Il discorso del Re non fa altro che infiammare i cuori gonfi d'alcool ed allucinogeni dei soldati. Scaldati ed ulteriormente incalzati da quell'esperienza mistica, i Troll urlano al cielo imbracciando le loro armi, giurando guerra alla stirpe umana, preparandosi per dar battaglia a chiunque. Dallo "sciamanesimo" allo scanzonato nel giro di due brani. Sicuramente, i Finntroll sanno come farci divertire!


Eliytres

Battiamo il ferro finché è caldo, non allontaniamoci da quel disco... proseguiamo con "Eliytres", decisivo compromesso fra le due velleità mostrate dai Finntroll nel disco in questione e lungo questo assortimento di tracce proposte live. Una canzone aperta dapprima da una simpatica melodia folkloristica ricamata dal genio Trollhorn, la quale lascerebbe presagire una sorta di calma apparente. Solamente una sensazione fugace, in quanto i Finntroll partono subito in quinta lanciandosi con la loro consueta foga: la coppia d'asce ricama riff veloci e rugginosi, mentre la tastiera spicca arricchendo il guitar work, rendendo il tutto meno sulfureo e più ricercato, in diversi punti. Assistiamo ad un lavoro di synth eccezionale, epico come non mai; preludio alla furia della band, la quale accelera ancor più che in precedenza, sfociando quasi in territori Black. Il blast beat incessante di Dominator è ben amalgamato alla violenza canora di un Vreth cattivo quanto lo fu Wilska, in un pezzo che sembra volersi porre in perfetto equilibrio fra l'epico-leggendario ed il furioso senza limiti. "Eliytres" è infatti questo, possiamo notarlo perfettamente lungo il suo proseguo: motivi ora folkeggianti ora pomposi e battaglieri, violenza, rabbia, ricercatezza: un perfetto bilico fra le due anime dei nuovi Finntroll, quelli più battaglieri e quelli saldamente legati ai loro maneschi inizi. Un gran bel brano, compatto e veloce, esaltante e mai banale. Una lauda, un canto di guerra da rivolgere direttamente ad Eliytres... il quale, possiamo scoprirlo leggendo il testo, non è altri che lo "storico" Rivfader. Che sia un suo secondo nominativo o solamente un appellativo atto a descriverlo, poco importa. Il glorioso Re viene citato più volte nel refrain, quasi i Finntroll lo stessero chiamando, in maniera insistente, sperando in una sua nuova comparsa. Si ricordano i tempi bui della stirpe troll, i giorni tristi, quelli della sottomissione e delle catene. Ecco dunque dal caos, dall'oscurità, giungere un valoroso guerriero, un grande condottiero, il salvatore della sua razza. Rivfader è tornato, è qui per porre fine al regno di terrore instaurato dai crudeli umani. Unendoci in coorte con il pubblico presente, possiamo dunque dirci pronti alla guerra, pronti a combattere!!


Aldhissla

Giunge il momento del capolavoro: torniamo a "Jaktens Tid", richiamando a gran voce il brano simbolo dell'intero platter. Eroicità ed eleganza, dopo un breve preambolo i Nostri sono pronti a presentarci in tutta la sua fierezza un pezzo emblematico per la loro discografia tutta. L'andamento "a passo di danza" viene meravigliosamente mantenuto, anche quando l'ascia ricama un riff massiccio sì ma mai veloce, e la voce sgraziata del singer torna a farsi largo. Un'atmosfera fantasy, degna d'un'antica leggenda. Da questo momento in poi le tastiere si fanno più ariose ed epicheggianti, mentre verso il terzo minuto la batteria accelera leggermente, trascinandosi dietro l'intero ensemble. Si continua a reiterare gli stilemi fino ad ora utilizzati, fino al raggiungimento, nei pressi del quarto minuto, di una parentesi massiccia ed eterea al contempo. Epicità e potenza dettata dalle chitarre, i ritmi si calmano andando a richiamare quelle atmosfere delle quali molti gruppi odierni possono dirsi debitori. Voci in pulito si alzano cristalline, invocando Aldhissla, sino a che espedienti a tratti "neoclassic" si facciano stranamente largo, anche in questa occasione... salvo adattarsi allo stile dei Finntroll, i quali abbandonano le componenti più "scanzonate" e divengono incredibilmente più "seri", infondendo pathos all'interno di questa proposta, rendendo il pezzo drammatico e vibrante, a metà fra il potente e l'epico, il trascendentale. Un brano che riprende il senso atmosferico del lotto estratto da "Nattfodd" e ci mostra il lato più musicalmente impegnato dei Finntroll, i quali dimostrano di poter creare autentici mondi paralleli, riuscendo bene (alla fine!) nell'intento di donare varietà ad una così nutrita raccolta di tracce. Soluzioni uniche, del resto, così doveva essere, visto l'importante protagonista delle liriche. Aldhissla è infatti il nome di un troll a dir poco leggendario,  il quale sembra persino superare Rivfader in quanto ad importanza. Se il Re è infatti il generale vittorioso, il condottiero più onorevole e rispettabile, Aldhissla assume invece i connotati di un vecchio saggio, dalla memoria pluricentenaria, dall'esperienza e conoscenza praticamente sconfinate. Egli siede nel suo antro in cima ad una montagna, fra i ghiacci, vegliando sul suo tesoro. Osserva e contempla la magnificenza della natura sottostante. Vede i boschi e le foreste, sormontate da cieli stellati. I monti dalle cime innevate, gli alberi secolari... tutto tace, placidamente immerso in un delicato sonno ristoratore. Ed è allora che Aldhissla versa una lacrima di commozione, constatando il fatto che la sua terra è finalmente libera dall'invasore cristiano. I servi di Cristo sono finalmente stati annientati, nessuno di loro metterà mai più piede nelle terre sacre dei Troll. La piaga del cristianesimo ha finalmente conosciuto la parola "fine". I troll hanno vinto, portano Rivfader in trionfo. Aldhissla può dunque contemplare la natura sottostante la sua tana, tranquillo anche se comprensibilmente rivolto verso le nuove battaglie che coinvolgeranno i suoi figli. Il male, dopo tutto, non muore mai.


Jaktens Tid

Rimaniamo fissu su "Jaktens Tid" gustandoci dal vivo la sua epica titletrack. Non abbiamo purtroppo (e per ovvi motivi) la presenza di Jonne Järvelä (singer dei Korpiklaani) e della sua splendida narrazione in Joik; questione di lana caprina, in quanto le tastiere eteree e melodiche, non invasive e neanche aggressive, rimangono ben salde sui propri antichi princìpi. Tuttavia, non dobbiamo farci ingannare da questo suono così cristallino: la velocità è ben udibile in sottofondo, ed è difatti un significativo stacco di batteria a dare il via alle ostilità, facendo in modo che i Finntroll partano in quarta, presentandoci un brano frenetico e veloce. La tastiera torna dunque su lidi ben più scanzonati, in linea con il clima di frenesia ormai totalmente instaurato. Siamo d'innanzi ad un'altra, ennesima ottima prova di Folk Black suonato con convinzione e ferocia. Tastiera, batteria a dir poco scalpitante, lo scream di Vreth... le colonne portanti di questa canzone. Così come il tema carissimo dei Troll, nascosti nelle loro tane, nel cuore della natura. Ebbene, la stagione della caccia è finalmente iniziata. Palesandosi definitivamente, i mostri escono allo scoperto e decidono quindi di mostrare il loro aspetto agli umani, ancora ignari di chi (o cosa) causasse tante morti e sparizioni nella foresta. Accompagnate dai loro animali da compagnia (lupi ferocissim), le creature decidono quindi di sguainare spade e coltelli, procacciandosi il cibo che più in assoluto considerano delizioso... la carne umana. Nessun uomo, donna o bambino è al sicuro, i Troll non guardano in faccia a nessuno e si dedicano proprio per questo a razzie totalmente fuori controllo. Uccidono, rubano, saccheggiano, e solo dopo aver soddisfatto ogni loro capriccio ritornano nelle loro tane. Il loro Re osserva compiaciuto lo scempio causato dalle sue truppe, e pregusta il giorno in cui egli e tutti i suoi simili potranno dirsi dominatori totali di tutto l'ambiente circostanze. Una terra in cui abitare, da non condividere con nessun invasore. 


Rivfader

Passo indietro e ritorno ai gloriosi esordi: è tempo di spararci dritta in viso una delle tracce simbolo del nostro gruppo, forse quella che più li rappresenti in toto, senza omettere nessuna delle sfaccettature facenti parte della loro anima artistica. Parliamo di "Rivfader", storia in musica del leggendario Re Troll il quale farà ritorno con lo scopo di estirpare la piaga cristiana: "May centuries run, may men's lives crumble down. When the white serpent beholds in the Nordic sky, then shall RivFader rise from his long sleep, to strike down the christian plague of the North". In questo senso, i Finntroll (seppur adottando un genere differente dal canonico Death o Black Metal) si dimostrano in un certo senso patriottici ed "identitari" come molti loro connazionali o scandinavi in senso lato. Sentendo fortissimo il legame con le leggende della loro Madrepatria, i folkster finnici decidono quindi di vendicare idealmente i loro avi, evocando una figura mitologica atta in questo senso a sterminare la falsa religione idolatra, ovvero il Cattolicesimo. Nella sua veste più smaccatamente live, il brano presenta un ritmo incalzante scandito fin dalle prime battute da basso e batteria: la componente "danzereccia" prende subito piede, presto brevemente soppiantata da un'estremizzazione totale del suono, poco prima dell'inizio della prima strofa. La quale, nel suo palesarsi, mostra le due anime fondersi magistralmente. I Finntroll corrono premendo discretamente sull'acceleratore, tirando il loro sound ben estremamente, non rinunciando a scream acidi ed a chitarre profondamente distorte. A supporto, le melodie folkloristiche, le quali incitano quasi ad una danza in compagnia, meglio se intervallata da frequenti brindisi. Si corre sino ad arrivare ad una breve sezioni strumentale in cui sono le tastiere a dominare, sezione presto scalzata da una nuova parte cantata, identica per modus operandi alla prima strofa. Per ovvie ragioni, in sede live risulta penalizzato l'intermezzo "epico" e più folkloristico scandito da tamburelli e scaccia pensieri, eppure il tutto non ne risente. Vreth riesce a donare nuova vita ad un brano ancor più possente che in versione disco, non facendoci rimpiangere Katla e trascinandosi dietro l'intera cricca, riuscendo benissimo nel suo ruolo di frontman.


Korpens Saga

Sempre mantenendo intatta la coerenza di fondo, collegando più teste ad un unico corpo quasi questo live fosse un'Idra, i Finntroll continuano a non spezzare troppo il discorso presentandoci nuovamente una track direttamente estrapolata dal "fratello" di "Midnattens...",  "Ur Jordens Djup". Proseguiamo quindi con "Korpens Saga (Il racconto del corvo)", la cui intro viene leggermente modificata perdendo molto del folkloristico che la caratterizzava in studio. Rimane intatta quella melodia di sapore popolare, supportata da cori evocativi e sciamanici. Questo l'incipit, finché il duo chitarristico non giunge a ricamare i "soliti" riff pesanti e spediti, facendo in modo che la componente metallica prenda il sopravvento. Il tutto continua ad essere aggressivo alla maniera di "Midnattens...", risultqando forse lievemente più maturo a livello di suono e composizione. Fra grezzo e ricercato, fra manesco ed eroico, i Finntroll decidono di compendiare in un solo brano tutte le loro anime, dando vita ad un pezzo certo dalla durata non propriamente importante ma comunque decisamente bello da ascoltare, colmo di situazioni interessanti. Il testo poi risulta ben più "profondo" ed articolato di quanto visto in precedenza; un po' alla maniera di Quorthon nel periodo più esplicitamente "viking" del sempiterno progetto Bathory, i troll finnici buttano un occhio sulla sofferenza patita dalle loro antiche genti, quella sofferenza nata e sviluppatasi esattamente quando il cristianesimo stava radicandosi nelle terre del nord, a suon di violenza e soprusi. Parallelismo non certo assurdo, in quanto proprio il titolo del brano non fa altro che rimandare al "narratore" presente sul finale di "One Rode to Asa Bay", il "corvo della saggezza". Anche in    questo caso è un corvo a parlare, animale sacro, simbolo del grande padre Odino. Un racconto colmo di amarezza e tristezza, fatto di morte e distruzione, atti scellerati compiuti nel nome della "runa che nessuno  conosceva", metafora indicante il simbolo della croce. Fratelli giacenti accanto ai corpi senza vita dei loro cari, orfani, gloriosi eroi caduti in battaglia. Una rabbia umida di lacrime e gonfia di rammarico si solleva nel cielo, lasciando che i troll possano sfogarsi liberamente, giurando vendetta per l'orribile sorte piombata sulle loro teste.


Trollhammaren

Arriva il momento della prima hit nel senso stretto del termine, uno dei primi veri successi "da classifica" dei Finntroll. Le grezze atmosfere Black lasciano il posto a melodie più pompose ed eroiche, portate in trionfo da "Trollhammaren (Il martello del Troll)". Ad aprire le danze, le tastiere di Trollhorn, scanzonate e goliardiche, rimandanti il sound di una fisarmonica quasi "piratesca" nel suo incedere. Una introduzione che potrebbe farci pensare ad un qualcosa di leggero, invece ben amalgamata ad un contesto epico ed estremo, incalzante anche se divertente. La voce di Vreth non è crudele come quella di Wilska, eppure riesce comunque a ben riprodurre i ruggiti violenti e cavernosi dei troll di montagna, i quali possono scatenarsi in maniera indiavolata nel ritornello, vero e proprio momento di pura estasi guerresca. Degna di nota la parentesi strumentale instauratasi verso il minuto 2:00 (poco prima), in cui autentiche mitragliate di batteria fungono da tappeto per un uso delle tastiere quasi alla Tuomas Holopainen, prima che il tutto si rilassi (si fa per dire...) virando verso tempi più cadenzati. Udiamo la chitarra solista emergere dal coro, finché le tastiere non tornano protagoniste. Il pubblico incalza, è arrivato il momento per Vreth di lanciare un ruggito... poco dopo i Finntroll tornano a lottare con tutte le loro forze, facendo breccia in un villaggio vicino e distruggendo tutto ciò che trovano. Ultimi ritornelli, ultime razzie! Proprio perché di violenza "trollica" parliamo, in questo testo. Il primissimo firmato da Wilska in persona, un testo che non si distacca certo dagli standard ai quali siamo abituati. Abbiamo dunque l'ennesima lode ad una creatura mostruosa, enorme, abitante del bosco. Egli, esso, è un mostro senza cuore né pietà: d'aspetto gigantesco e minaccioso, ama correre a perdifiato a bordo della sua biga trainata da montoni, sfrecciando fra gli alberi, brandendo il suo martellone da guerra. Un vero e proprio flagello, una vera e propria apocalisse su gambe e ruote! Il conquistatore della razza Troll, il campione della sua stirpe, un mostro inarrestabile pronto a depredare l'ennesimo villaggio umano, distruggendo tutto ciò che trovi sul suo cammino, uccidendo chiunque gli si opponga (o meno, non fa differenza). I Finntroll vogliono dunque scrivere l'ennesimo capitolo di una storia senza fine: l'ennesima lotta fra Troll ed umani, con i primi scatenati ed invincibili, ed i secondi timorati di dio ed impietriti dinnanzi a tanta ferocia. 

Fiskarens Fiende

Coerenza, coerenza, coerenza. Dopo "Troll..." arriva il momento per un nuovo pezzo estrapolato da "Natt...", "Fiskarens Fiende" ("Il nemico dei pescatori"). Aprono gli splendidi giochi tastieristici di un Trollhorn qui molto più guascone che epico / imperiale. Ereditata la sua musica, Virta procede in un modo assai baldanzoso, quasi ludico. Il polistrumentista finlandese tesse motivi folkloristici ad un primo momento simpatici e leggeri; eppure, dietro queste cadenze solo in un primo momento accattivanti e "orecchiabili", si cela un ritmo assai roccioso, un groove pazzesco ben instaurato dal resto della band, la quale rinuncia questa volta alla violenza della velocità per donarci un brano più cadenzato, per sommi capi differente da quanto abbiamo udito fino ad ora. Un bel connubio di pesantezza ed oscuro giocare, che ci fa venir voglia di brindare in compagnia dei Troll, di ballare la Humppa in loro compagnia, in un perpetuo festeggiare e gozzovigliare. Arriviamo verso gli ultimi minuti del pezzo: un break ci fa udire cori guerreschi e festanti intonati da un pubblico in visibilio, il tutto accompagnato dal battere preciso e marziale di grancassa. Si riprende dopo poco con le cadenze già udite, Trollhorn costituisce lo scheletro, l'impalcatura del brano, mentre il resto della band gonfia il pezzo e si dona a slanci d'eroico fervore, tornando su territori epici eppure ebbri d'alcool: sembra di vedere un gruppo di soldati nel loro accampamento, bivaccando e festeggiando... il sottofondo perfetto per la storia narrata. Non ci è dato sapere se quest'ultima sia una leggenda realmente tramandata, fatto sta che il protagonista del racconto è un serpente marino, flagello dei pescatori. Inizialmente, la figura sembra solamente inquietante e nulla più: una donna d'aspetto pallido e sperduto, recante sulla schiena un bambino morto. Un'immagine certo raccapricciante, che fa tuttavia venir più voglia d'aiutare la donna, piuttosto che di correr via da lei. E' proprio quando l'incauto pescatore si avvicina per guardare meglio, che il mostro rivela la sua vera essenza, trascinandolo negli abissi e divorandolo. E' in quel momento che l'acqua si tinge di rosso sangue, divenendo torbida e minacciosa. Intere famiglie di pescatori sono cadute vittima del tranello nel corso degli anni, tanti umani sono stati divorati in maniera fulminea, scomparsi senza lasciare alcuna traccia. Una volta negli abissi in compagnia del mostro, nessun Dio potrà salvarci: fronteggiamo il nostro destino!


Svartberg

Si recupera il primo brano in assoluto mai inciso dai Finntroll su full-length: "Svartberg (Monte Nero)", seccamente aperto da uno stacco di batteria e tastiere inquietanti seppur giocose, dedite alla costruzione di una "fanfara" oscura, quasi buffonesca, eppure terribilmente coinvolgente. La danza ha inizio, l'intro degenera presto in una strofa pesante al punto giusto, scandita da ritmi assai cadenzati. Scream acidi e chitarre distorte e drammatiche, taglienti, aggressive, rese ancor più violente in sede live. Col proseguo, ritorna la tastiera. Quest'ultima mai invasiva ed anzi ben amalgamata al contesto, capace di donare un qualcosa in più, nonostante il tutto sia consacrato alla violenza vera e propria. La doppia cassa esplode e le chitarre si danno ad un riffing generale a dir poco melodeath, con tanto di tastiere dal tono epico in sottofondo. Parentesi destinata a terminare di lì a poco, in quanto il clima viene spezzato da una parentesi strumentale Folk al 100%. Ritmi ballabili, cadenzati, scanditi da battiti di mani e tamburelli. Quasi fossimo immersi in un clima di festa pre-cristiano scandinavo, ci uniamo al coro. Anche quando il contesto viene esasperato dal ritorno degli altri strumenti, i quali inaspriscono il contesto e danno il via ad una nuova sezione cantata. Stessi ritmi cadenzati uditi ad inizio brano, spezzati questa volta non da una corsa furiosa ma anzi da una parentesi musicale a dir poco epicheggiante, nel quale cori e tastiere danno il meglio di loro stessi, evocando magniloquenza e potenza. Qualche parlato (dal vivo reso in maniera molto più accennata) inframezza l'esibizione, e si chiude dunque con la fanfara iniziale, festosa ma anche assai oscura ed aggressiva.


Försvinn du som lyser

Inaspettatamente viene chiamato in causa l'EP "Trollhammaren", grazie al brano "Försvinn du som lyser (Begone, tu che risplendi)", in origine presente in chiave acustica nell'EP "Visor Om Slutet" e qui riproposta in chiave "moderna", cioè re-incisa dalla nuova formazione. Il risultato è totalmente diverso dagli "originali", dando nuovo ed incredibile volto ad un brano nato - in origine - quasi per gioco ed ora divenuto un vero e proprio pretesto per pogare come non mai. Ricordiamo come fu la componente Folk a "vincere" nella versione presente in "Visor...", presentandoci un brano baldanzoso e carico di goliardia. Chitarre leggere, Folk a profusione... insomma, il tutto sembrava costruito per divertirsi e divertire, quasi i Troll durante un banchetto avessero deciso di intonare un loro canto popolare, denso di sciagure e disgrazie incontro alle quali il mondo andrà, un giorno o l'altro. Dimentichiamoci di ciò che abbiamo dunque sentito e prepariamoci a farci investire da un tir in corsa, in quanto la "sorella" indemoniata di "Forsvinn..." corre a velocità raddoppiata! I Finntroll schiacciano infatti sull'acceleratore, non lasciando spazio a suoni acustici o delicati, anzi "metallizzando" in toto l'ambiente, facendo e compiendo sfaceli su sfaceli. L'adrenalina sale e si mantiene a livelli altissimi per tutta l'esigua durata del brano, il quale riesce addirittura a terminare venti secondi prima di quanto accadeva nel primo EP dei finnici. Questo perché il tutto è stato esagerato e portato all'estremo, ponendo nel piatto ben due versioni dello stesso brano. Starà a noi, decidere quale delle tre preferire. Parlavamo pocanzi di festeggiamenti e canzoni drammatiche: proprio così, perché nel pieno della gioia (il precedente banchetto), i troll stanno ora baldanzosamente cantando bizzarri inni, invocando la fine del mondo. Questo, in sostanza, il significato del pezzo che stiamo udendo. Si glorifica il fango che ricoprirà tutto il creato, si incita al terremoto, alla distruzione totale. Un brano decisamente apocalittico eppure ben calato in una dimensione di simpatia e guasconeria, come se i soldati non temessero la morte ma anzi, la invitassero a palesarsi dinnanzi ai loro occhi, per poterla meglio sfidare e rimbrottare. 


Midnattens Widunder

Abbiamo di nuovo un ritorno a "Midnattens...", con la fu titletrack a prendere possesso delle scene. Il "Mostro di mezzanotte" che si ricollega, probabilmente, all'artwork degli esordi; ed anche in questo contesto viene raccontata la vicenda di alcuni troll che vogliono, ancora una volta, annientare la disgrazia cristiana che sta devastando l'armonia creatasi in queste lande scandinave le quali sono governate  e sorrette da altre credenze e culti religiosi anteposti al cristianesimo. In  "Midnattens Widunder" le vittime sacrificali sono quindi i figli di Eva e di conseguenza la loro stirpe : "Fire and blood for my folk/My sword shall thirst for blood/Blood of Eve's weak children/Blood of the christian tribe". Brano anch'esso racchiudente l'essenza dei Finntroll, che potrebbe essere descritta con alcuni dei seguenti aggettivi: cruda, acida, viscerale, macabra. La violenza con la quale i troll cercano di annichilire i religiosi è tangibile ed essa viene accentuata dal ritmo martellante e talvolta disturbante presentatoci lungo tutta la durata del pezzo. Un brano si apre con un blast beat velocissimo e breve al quale si aggiunge, come sempre, la tastiera di Sorvali. Anche qui si sentono due linee distinte, una più folkloristica tanto cara ai Nostri la quale ricorda la humppa ed un'altra più marcia vicina al Black. Sorvali ci delizia, se così si può dire, con passaggi molto interessanti e talvolta quasi raffinati che donano quella tipica cadenza folk, udibile in un breve intermezzo circa al terzo minuto. Con le urla strazianti di Vreth e la batteria di Ruotsalainen Midnattens Widunder è presto descritta: brano che rappresenta in toto la sonorità dei Finntroll, un'essenzaFinntroll qui maestralmente descritta e raccontata. 


En Mäktig Här

Di nuovo "Ur...": "En Mäktig Här (Un'orda possente)" ci presenta immediatamente il folklore nel suo stato più puro ed incontaminato: a ritmo di humppa  e strumenti tipici veniamo infatti introdotti all'interno della traccia, la quale si presenta almeno in questo inizio come una parentesi fra le più acustiche dell'intera setlist, per quanto gli strumenti tipici non possano essere riprodotti fedelmente. Anche con l'innesto degli strumenti elettrici, il tutto non cambia; l'humppa continua a dominare, facendo in modo che gli strumenti seguano i suoi dettami e non viceversa. Si giunge, verso la metà del brano, ad una parentesi quasi "medievaleggiante", presto soppiantata da un ritorno alla pesantezza elettrica, la quale domina per buona parte di questa porzione di brano, salvo lasciare poi il posto alla componente folk, la quale impone di nuovo tempi, leggi e velocità da seguire. Il tutto è assai sostenuto pur  non sfociando mai in nessuna corsa sfrenata, di quando in quando Trollhorn sembra donarsi a melodie vagamente "western" nel loro palesarsi, il tutto a servizio di un brano molto bello e coinvolgente, forse il più "popolare" presente in questo disco. Si parla di un'orda di guerrieri, di una forte compagine di cavalieri pronti a dar guerra al proprio nemico: scudi pesanti e lame affilate, il sangue scorre nelle vene di questi bellicosi troll, prontissimi a confrontarsi con qualsiasi tipo di rivale od avversario. Non avranno pietà, la loro forza è direttamente infusa loro dagli antichi Dei, dalla loro terra. Combatteranno per il loro retaggio, difenderanno la loro storia da chiunque volesse cancellarla o modificarla per proprio tornaconto. La forza dell'orda non conosce eguali: l'esercito più forte mai creato nella storia.


Det Iskalla Trollblodet

In un'altalena perpetua ritorna come protagonista "Natt...". Udiamo quindi "Det Iskalla Trollblodet" ("Il freddo sangue della stirpe Troll"), brano aperto anche questa volta dal basso di Tundra, qui posto in una posizione assai privilegiata e di spicco. Si dona dunque la vita ad un brano incredibilmente carico di ritmo, un groove eccezionale in grado di rendersi oscuro passo dopo passo, pesante come un macigno eppure così accattivante e trascinante. Se la primissima frazione è dominata per intero dal combo Dominator / Tundra, il buon Trollhorn ci mette relativamente poco ad entrare in scena, ricamando melodie in tinta con l'atmosfera fino ad ora instauratasi. Nulla di troppo invasivo, giusto un buon esercizio di ricamo ed arricchimento: il brano è il più ritmicamente interessante della setlist, un breve lasso di tempo in cui ritmi oscuri ed al contempo orecchiabili si amalgamano alla perfezione. Superata l'abbondante metà, il Corno torna presente, accentuando la sua presenza, seguito nelle melodie dai cori dell'intera band. Molto interessante questo inserto folkloristico così smaccatamente tessuto e proposto, capace di rendere il brano assai eroico, dando modo ai soldati di avere un brano da cantare in coro, gioiosi e battaglieri. Ci avviamo dunque alla conclusione del pezzo, consci di aver udito un qualcosa di incalzante e decisamente sugli scudi. Tanto per cambiare, il punto cardine della trama lirica si focalizza sul festeggiamento post battaglia: siamo dinnanzi ad una grande celebrazione, un banchetto sontuoso ed a dir poco luculliano: tavole imbandite ricolme d'ogni delizia ed alcool a fiumi, i soldati Troll stanno celebrando l'ennesima vittoria ai danni degli umani. La dannata stirpe timorosa di Dio sta dunque per essere finalmente estirpata come si farebbe con un'erbaccia, evitando ch'essa contamini tutto il terreno. Nessun uomo è in grado di fronteggiare un soldato Troll, il quale è a dir poco superiore rispetto alla sua controparte umana, sia fisicamente che in termini guerreschi. Si brinda e ci si diverte, pensando all'aldilà. Molti periranno durante queste guerre, ma esiste un aldilà che accoglierà i valorosi guerrieri caduti in battaglia. Solo i coraggiosi potranno accedervi, i coraggiosi come Rivfader, ancora una volta nominato ed innalzato a capo supremo della sua stirpe. Un concetto, quello di altrove per i soldati defunti, molto simile a quello della Valhalla di tradizione vichinga. 

Segersang

Si arriva ai saluti finali con "Segersang (Canto di vittoria)", perfetto brano di commiato e di festeggiamenti post-guerre; finalmente Troll e Goblin posso festeggiare, brindare alla definitiva dipartita dei cristiani. Brano breve, intenso, veloce e martellante nel quale vengono inclusi intermezzi di humppa ed altre sonorità folkloristiche. Il tutto risulta monotono e scadenzato dallo stesso ritmo, un ritmo talvolta spezzato da un cambio nella melodia e nelle tastiere. Verso la fine del brano si odono, finalmente, dei cori dai tratti festosi dei troll e dei  goblin i quali festeggiano la riuscita della loro carneficina... i quali altro non sono che gli astanti in festa, misti alle voci dei Nostri che ringraziano per la splendida serata, per la partecipazione e per il calore dimostrati. E' come se si celebrasse davvero  la vittoria definitiva contro la piaga cristiana, eliminata e finalmente sradicata da quelle terre che mai avrebbero dovuto conoscerla. Un messaggio chiaro, fra il serio ed il faceto: i Finntroll si pongono come orgogliosamente pagani e per questo assai avversi ad un culto da loro percepito come straniero. Certo, per narrarci tali vedute, la band decide di porre tutto sotto una luce fantastica ed a tratti quasi giocosa. Eppure, i messaggi sono chiari. A differenza di band Black Metal ben più dirette, schiette e dedite ad un satanismo / anticristianesimo abbastanza crasso e grottesco, i finlandesi decidono di rendere il tutto più interessante quasi mascherando il contesto da fiaba, da storia. Riuscendoci egregiamente, mostrando ogni loro intenzione. 


Conclusioni

Il concerto è finito; fradici di sudore, senza voce e con le ossa rotte cerchiamo di tornare a casa, dove un caldo letto ci attende... assieme ad un bel sonno ristoratore di almeno dieci-undici ore. Proprio perché un concerto dei Finntroll non può assolutamente equipararsi ad una seduta culturale a suon di arie e sinfonie; nulla contro la musica classica, per carità... ma riuscireste mai ad assistere ad uno show di questi pazzi finlandesi rimanendo calmi e seduti, composti ed educati? Io no di certo. Non ci riuscii quando li vidi live la prima volta, non ci riuscirei nemmeno facendo il bis. Esattamente, un live dei Finntroll è ben più di un semplice "concerto". E' un'occasione per divertirsi e star tutti assieme, lasciandosi dietro i problemi, cantando e ballando come forsennati a suon di Humppa. Quasi un rituale sciamanico, a dir la verità: farsi cattutrare da melodie folkloristiche, dall'intrinseca potenza del Metal, lasciare che i sensi vengano possedute da cotante emozioni. Bordate sensazionali di furore, una specie di baccanale da condire con l'ebbrezza di una bella pinta in compagnia. Naturalmente, non si può rimanere troppo sobri... ma scherzi a parte, presumo che con questo "Natten med de levande Finntroll" il più del lavoro sia stato compiuto. Ovvero, donare uno spaccato realistico e convincente di quanto la band finlandese trovi la sua autentica dimensione sul palcoscenico piuttosto che su disco. Non puoi dire di aver ascoltato i Finntroll se non li hai visti live almeno una volta: massima un po' estrema, potrei però, alla luce delle mie esperienze, pronunciarla senza troppo timore. Stiamo pur sempre parlando di veri e propri animali da festa; musicisti preparati ed inguaribili guasconi, simpaticissimi eppure attenti a presentare sempre delle prestazioni di alto livello. Giocherelloni ma non stupidi, divertenti ma mai sciocchi. Difficile se non difficilissimo cercare un vero e proprio connubio fra due anime così distanti eppure in grado di compensarsi, grazie alla giusta alchimia. La componente più scanzonata e la voglia di esprimere arte ad alti livelli; i Nostri sono riusciti nell'intento, riuscendo tranquillamente a trasmettere ciò che sono e per sempre saranno, senza filtri o censure di alcun tipo. Missione compiuta, per un live forse passato leggermente in sordina e che avrebbe meritato una maggiore attenzione, in quanto a promozione e distribuzione. Si sa di certo quanto abbia spopolato in Finlandia, non certo una novità... tuttavia, anche parlando con fan di vecchia data, ho scoperto con rammarico quanto "Natten..." non fosse poi così noto, in Italia come nel resto d'Europa, Germania esclusa (da sempre terreno fertile per il Folk scandinavo). Non mi è dato sapere come siano andate le vendite in Sud America o negli U.S.A., sta di fatto che una presentazione in pompa magna ed una cura maggiore per il dettaglio avrebbero forse giovato maggiormente. Si poteva dare indubbiamente di più: recuperare una vecchia registrazione durante uno show che di fatto - per motivi temporali - taglia fuori dalla partita inni come "Solsagan"... mi piace pensare ogni tanto a cosa sarebbe potuto succedere, se i Finntroll avessero deciso di prendere più tempo e di realizzare un primo, indimenticabile live album (magari con DVD annesso; chiedo troppo?) capace di coinvolgere tutta la loro carriera. Questo l'unico difetto che mi sento di mettere in mostra, l'unica situazione che a lungo andare fa storcere un po' il naso. Non voglio e non posso, tuttavia, essere troppo severa con i miei amati pazzoidi. Perché "Natten...", lo dico chiaramente, mi ha fatto divertire. Fa sempre piacere udire vecchi brani in una veste nuova, live, ancor più scoppiettanti e dinamitardi che mai. La pirotecnicità di questo live non va messa in discussione; qualora foste in casa, pronti ad ascoltarlo, vi consiglierei di accomopagnarvi con un bel boccale di birra ghiacciata. Qualora aveste la possibilità di vedere i Nostri in occasione di un live... beh, cosa state qui a temporeggiare? Muovetevi! Andate immediatamente!

1) Kitteldags
2) Slaget vid blodsälv
3) Blodnatt
4) Nedgang
5) Nattfödd
6) Ursvamp
7) Eliytres
8) Aldhissla
9) Jaktens Tid
10) Rivfader
11) Korpens Saga
12) Trollhammaren
13) Fiskarens Fiende
14) Svartberg
15) Försvinn du som lyser
16) Midnattens Widunder
17) En Mäktig Här
18) Det Iskalla Trollblodet
19) Segersang
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