FINNTROLL
Jaktens Tid
2001 - Spinefarm Records

ALISSA PRODI
14/06/2017











Introduzione Recensione
Risale al 1999 l'ufficiale debutto in full-length dei finlandesi Finntroll, e non passa molto tempo prima che i Nostri ci propongano un altro album; giunto esattamente nel 2001 ed intitolato "Jaktens Tid" ("La stagione della caccia"), licenziato dalla "Spinefarm Records" contemporaneamente alla "Spikefarm...", rispettivamente per il mercato europeo e quello esclusivamente finlandese. Balza subito all'occhio, documentandosi circa la formazione qui protagonista, il fatto che nei Finntroll non siano avvenuti cambiamenti di line-up; la quale risulta dunque la medesima del precedente "Midnattens Widunder", ma per questioni di completezza è bene ribadirla: troviamo Teemu "Somnium" Raimoranta (Chitarra Solista), Jan "Katla" Jämsen (Voce), Henri "Trollhorn" Sorvali (Tastiera), Samuli "Skrymer" Ponsimaa (Chitarra Ritmica), Sami "Tundra" Uusitalo (Basso) ed in ultimo Samu "Beast Dominator" Ruotsalainen (Batteria). Non cambia nemmeno il team "dietro le quinte", visto che dietro la consolle troviamo, ancora una volta, il duo Mika Jussila / Tuomo Valtonen; l'uno addetto al mastering ed il secondo curatore delle registrazioni nonché del mixing finale. Addirittura, viene richiamato in causa lo stesso artista già ideatore e creatore della copertina di "Midnattens...", ovvero Skrymer. Eppure, più di qualcosa ci induce a credere che l'album di cui oggi disquisiremo non sia una fotocopia del precedente, per ovvi e numerosi motivi. Prima di addentrarci nel vivo di "Jaktens Tid", quindi, è bene fare qualche puntualizzazione in modo tale da avere una completa e chiara visione d'insieme; occorre, diciamo, necessariamente compiere un confronto tra "Midnattens Widunder" ed il platter in questione. "Midnattens Widunder" può essere considerato come l'archetipo, il modello, oppure come la prima vera e propria forma dell'essenza dei Nostri... mentre "Jaktens Tid" è per forza di cose un suo degno ed altrettanto valido successore, recante con sé non pochi accorgimenti atti a rendere il sound dei Finntroll più maturo, ragionato, imponente se vogliamo. Del resto, nonostante gli addetti ai lavori (dalla line-up alla produzione) siano rimasti esattamente gli stessi, questo secondo capitolo si prefisse di "correggere il tiro" laddove fosse necessario, cercando di spingere i nostri finnici verso lidi ancora superiori a quelli già raggiunti. Vi sono, fra l'altro, differenze notevoli tra i due art work; all'apparenza inezie, eppure simbolo di questa maturità di cui vi parlo. Se in "Midnattens Widunder" trovavamo un'accozzaglia di colori che pareva non avessero né capo né coda, ed anche le scritte sembravano totalmente sconnesse fra di loro, poiché il logo della band (in puro stile Black Metal) risultava totalmente in contrasto con il font scelto per il nome dell'album, in "Jaktens Tid" il miglioramento grafico è impressionante. In questo artwork i due colori principali sono l'arancione ed il nero (più lievi sfumature di marrone), a differenza del primo i quali erano il verde ed il nero. Il disegno risulta più curato anche nei dettagli: le figure dei Troll in questo caso sono più evidenti, più chiare e più definite; lo sono altresì gli alberi che fungono da sfondo. Mi viene da pensare che quest'evoluzione grafica sia la diretta conseguenza anche del concept di "Jaktens Tid". In "Midnattens Widunder" la figura del Troll veniva in un certo qual modo inizialmente celata per poi spiccare in tutta la sua cattiveria nel corso dell'album. In "Jaktens Tid", i Nostri, che hanno già avuto modo di avvicinarsi al pubblico con le loro storie circa la mitologia scandinava, non hanno bisogno di fornire ulteriori spiegazioni o preamboli su quello che accadrà in questo successivo capitolo. Una scena che pare di caccia, le due figure ritratte in atteggiamenti inequivocabilmente bellicosi. In poche righe, credo di avervi fornito non pochi indizi circa il concept generale di "Jaktens...". È già tutto chiaro, delineato e disegnato: avremo a che fare con l'ennesima orda ti troll che cercherà di estirpare la piaga cristiana, stavolta con un piglio di "ricercatezza" in più. Ci resta solo d'ascoltare l'album e scoprire se i Nostri riusciranno, attraverso la loro musica, a ricreare nonostante il sound più curato le stesse emozioni suscitateci due anni prima dal grezzo ma comunque ottimo "Midnattens Widunder". Infine, prima di entrare ufficialmente nell'analisi quasi viscerale di questo lotto di tracks, bisogna fare un piccolo appunto circa la lingua dei Nostri: i testi sono cantanti in svedese sia in "Midnattens Widunder" sia nei successivi lavori, ivi incluso "Jaktens Tid". Quindi non lasciatevi ingannare... se mai vi balenasse nel cervello l'idea di imparare qualche parola in finlandese, non usate i testi dei Finntroll. Mi sono permessa di fare questa battuta, poiché, in qualche tempo remoto, la sottoscritta era fermamente convinta che il cantato fosse in finlandese: non commettete il mio stesso errore! Bando ora ai preamboli: è arrivato il tempo di capire e analizzare quasi minuziosamente "Jaktens Tid", tredici tracce per un totale di circa quarantacinque minuti di musica.

Krig (Intro)
Come fu per "Midnattens Widunder", anche in "Jaktens Tid" la prima traccia risulta essere una breve intro totalmente strumentale. Vedremo nel corso della recensione come i richiami al precedente full - length risultino molteplici, nonostante la voglia di migliorarsi, pur non dimenticando quel che effettivamente era stato fatto nell'ottimo precedente platter. Rullo di tamburi, gong, fiati che segnano l'inizio di questa nuova saga: avventura, anch'essa, che ha come protagonisti i Troll. Due minuti puramente strumentali che mantengono per quasi tutta la durata del brano la stessa andatura, la quale assume un carattere più incisivo e dinamico man mano che ci si avvicina alla conclusione. "Krig", questo il titolo del brano. Il significato del termine "Krig" è guerra, ed in questi pochi minuti la musica assume una valenza non poco belligerante. Tutto un mix di emozioni e sensazioni suscitateci dall'insieme strumentale, un insieme volto a prepararci ad una battaglia che di lì a poco si consumerà in maniera crudele e selvaggia. Battono le percussioni, i fiati spiegano le loro squillanti note al cielo, il nostro esercito marcia compatto alla volta della conquista e dell'annientamento del nemico. Un brano di brevissima durata, un pezzo che ci catapulta dunque all'interno di uno scenario pugnaceo. Le spade sono sguainate, gli archi tesi, la marcia non conosce fine. Eppure, qualcosa deve ancora accadere. La proverbiale quiete prima della tempesta.

Födosagan
La calma è terminata, la battaglia è iniziata. Il secondo brano riprende la chiusura di "Krig" e comincia già dalle prime battute a riproporci il puro stile Finntroll, ormai interiorizzato e perfettamente distinguibile. In "Födosagan (Storia d'una nascita)" sono pressoché evidenti e dominanti quelle chiarissime e celeberrime linee di matrice folk, ben gestite dai Nostri: prestando attenzione alla tastiera sarà più facile identificarle, e dunque lasciarsi coinvolgere da questa scanzonata e bellicosa baldoria musicale. Durante l'esecuzione del pezzo, infatti, lo strumento sopracitato (totale appannaggio di Trollhorn) fungerà da colonna portante nella dinamica musicale più tipicamente folkloristica, atta a richiamare le antiche tradizioni finlandesi. L'ideale, rifarsi alle origini, ai tempi che furono, per raccontare il percorso intrapreso da Rivfader per divenire il Re dei Troll. Il dominatore, il generale, l'annientatore della piaga cristiana. Facendo un passo indietro, "Rivfader" è sia la terza traccia presente in "Midnattens Widunder", sia il nome del primo demo dei Finntroll: questo Re Leggendario è quindi una delle figure pilastro dei nostri folkster, i quali ci raccontano ancora una volta di lui, della sua incoronazione. Colonna sonora di tutto ciò, i classicismi folkloristici musicali tanto cari ai Finntroll; circa cinque minuti durante i quali verranno riproposti anche alcuni passaggi dediti al Black Metal più scandinavo, elemento quest'ultimo presente nel sound dei nostri, la loro controparte più estrema. Non dobbiamo scordarci, in fondo, del fatto che il compianto Teemu "Somnium" Raimoranta ha suonato (nello stesso anno di "Jaktens Tid") anche in "Absence of War Does Not Mean Peace" dei colleghi Impaled Nazarene. L'influenza Black Metal presente nei brani dei Nostri sono probabilmente il frutto di questi scambi e collaborazioni. Continuando col brano in questione e rimarcando l'importanza della tastiera, a partire dal secondo minuto si può udire chiaramente come Trollhorn si prodighi in folkloristici virtuosismi per circa un minuto scarso, coinvolgenti e divertenti. Siamo giunti così a metà canzone, la quale si fa più rilassata rispetto ai precedenti tre minuti: una melodia pressoché invariata, della durata di un minuto, funge da collante con l'ultimo rush finale. Si termina dunque pronunciando due versi chiave, per la comprensione del brano. "Rivfaders strävan må vara tung", nel quale viene menzionato per la prima volta il nome del Re, parole seguite dal secondo verso, "Kung över folken av troll". All'incirca, potremmo tradurre il tutto nel modo seguente: "gli obiettivi di Rivfader sono chiari... Re delle tribù dei Troll!". Abbiamo avuto modo di delineare la figura di tale creatura mitologica nella precedente recensione, ma è bene fare un piccolo ripasso. Riprendendo quanto scritto nella in "Midnattens Widunder", il Troll viene spesso raffigurato come un abominio, un mostro, una bestia di enormi dimensioni che saccheggia, distrugge, uccide. I Finntroll ribaltano la questione, rendendo in questo caso la creatura fortemente positiva, un patriota. Rivfader non è solo un semplice Re delle tribù dei Troll, ma è anche colui che estirperà (lo ricordiamo) la piaga cristiana. E' chiaro come i Nostri non amino particolarmente i devoti di Cristo. Posso pensare che quest'odio nei confronti dei seguaci del re dei giudei sia dovuto a fatti storici conclamati; facendo un brevissimo e quasi insignificante (in termine di lunghezza) excursus, le terre scandinave vennero "cristianizzate" circa nell'800 d.C, durante alcune campagne di Carlo Magno volte fra le tante cose a convertire i pagani al credo cristiano. I Nostri, per forza di cose, si rifanno dunque alle antiche tradizioni folkloristico-finniche volendo omaggiare i loro avi, facendoli rivivere in battaglie leggendarie tra Troll e Cristiani.

Slaget vid blodsälv
Siamo giunti alla terza traccia del lotto, la quale porta il titolo di "Slaget vid blodsälv (Un lago di sangue)". Anche qui, sin dalle prime battute, la tastiera si lascia chiaramente udire, a tratti parodiando vagamente il suono di una fisarmonica. Inutile svelarvi il fatto che il brano pianterà i suoi pilastri reggenti proprio nel tappeto creato dai tasti bianconeri, colonne portanti della cadenza di tutta la traccia. Donando, se così vogliamo dire, anche "delicatezza" a tutto il contesto, contemporaneamente ad impeti certo più belligeranti e possenti. Proprio la tastiera, a tratti, tirerà in ballo anche rimandi a sonorità tanto care ai Moonsorrow (d'altronde Trollhorn è tutt'oggi anche il loro tastierista), soprattutto nella parte centrale del brano, quasi a ribadire l'ambivalenza del sound dei Finntroll. Da un lato una linea folkloristica divertente quanto coinvolgente, dall'altra la volontà di risultare comunque aggressivi, battaglieri. Unico difetto riscontrabile in questo brano, risiede forse nei volumi degli altri strumenti. L'intero ensemble pare infatti venir posto in secondo piano rispetto alle dominanti tastiere, per dare il giusto spazio (forse troppo) ad un Trollhorn comunque ispiratissimo ed in grado di tenere botta. Tre minuti di durata in cui non incappiamo certo nel trionfo della varietà, risultando "Slaget..." un pezzo abbastanza ripetitivo e monotono. Tuttavia, le cadenze e la velocità adoperate dai nostri sanno far divertire ed inorgoglire. Non ci annoiamo e proseguiamo dritti sulla strada spianata dall'orda di troll guerrieri. I quali marciano imperterriti, senza mai fermarsi: da un lato, ringalluzziti dai ritmi folk, scanzonati e sempre melodiosamente trascinanti. Dall'altro, colmi d'odio, in questo senso soddisfatti dal lato più "estremo" dei Finntroll. Un brano perfetto, come colonna sonora d'un eccidio che di lì a poco si compirà. La decisiva marcia verso la riconquista della propria terra, della propria identità. L'esercito degli adoratori di Jehova verrà presto sbaragliato, annichilito, distrutto sotto ogni aspetto, sia fisico sia morale. I cristiani credono d'essere imbattibili, eppure non si rendono conto della potenza dei loro avversari: un esercito di mostri il cui soldato più scarso risulta forte quanto due umani messi assieme. Nemmeno a dirlo, tutto si traduce in una carneficina senza pari. I soldati di cristo pregano il loro Dio, disperati, chiedendogli di salvarli; tutto quel che ottengono, è di venir distrutti in due rozzi monconi dai micidiali colpi d'ascia vibrati sui loro capi. Sangue a fiumi, cadaveri in ogni dove. I troll marciano fieri, ubriachi di vittorie e sazi di carne cristiana.

Skogens Hämnd
Giungiamo dunque alla quarta traccia del lotto, "Skogens Hämnd (La vendetta della foresta)". In questi quattro minuti i nostri raccontano di ciò che accade (appropriandoci momentaneamente di un'espressione di Dante) in una selva oscura. Brevemente: "la foresta non prende prigionieri, uccide madri, figlie e padri? nessuna pietà, per nessuno!!". Verso inquietante, citato nell'incipit, il quale risulta dunque assai esplicativo circa i temi che qui verranno trattati. A differenza della precedente traccia, lo "strumento" che in primis spicca è una sorta di "flauto" creato ad hoc con la tastiera, la quale comunque non si limiterà a questo espediente ma anzi, si esprimerà anche in modi più dinamici. Melodia cantilenante, comunque ben amalgamata ad un riffing work incredibilmente diretto e prepotente, trascinante a dire poco. Fin dai primi secondi la cattiveria nuda e cruda dei Nostri si potrà toccare con mano, meravigliosamente alternata - nel corso del pezzo - a soluzioni senza dubbio più cadenzate e per questo magniloquenti, spiccanti su tutto e tutti. Una forte volontà, da parte dei Fintroll, di mescolare al loro solito Folk / Black anche qualche lieve tocco di Pagan / Viking, atto a rendere la propria narrazione musicale più variegata e non per forza limitata ad un contesto estremo "prevedibile". Tante soluzioni magnificamente unite, al solito ben sostenute dall'ottimo lavoro di Trollhorn alle tastiere, capace di rendere il tutto certo vivace ma anche imperiale, in un certo qual modo. La storia raccontata in questi quattro minuti si amalgama in modo pressoché perfetto con la musica, la quale al solito funge da splendido contorno per una storia "mostruosa". Evidentissime risultano, anche in queste occasioni, le similitudini con i Moonsorrow. Poiché, verso la fine della traccia, la tastiera assume di nuovo la stessa cadenza epica già mostrata nel corso della traccia precedente. L'ultima frase: "Then beckons, the Age of the Hunt" ("Loro chiamano la stagione della caccia") funge da intro alla canzone successiva, la titletrack "Jaktens Tid". Un titolo che non si discosta poi molto da ciò che succede nel corso di questo quarto brano. Come già detto nell'incipit, ci troviamo al cospetto di una foresta, ormai temuta da tutti i suoi abitanti. Una foresta buia, fitta ed oscura; di quelle che normalmente potremmo ammirare, qualora decidessimo di svolgere una ricerca sugli ambienti tipici della penisola scandinava. Le forever darkwoods tanto care a Quorthon, qui viste comunque come entità a loro stanti, divoratrici di uomini. I villaggi che la circondano la temono e la rispettano quasi fosse una dea crudele e vendicativa. Le madri raccomandano ai propri figli di non addentrarsi mai nelle loro profondità. Qualcosa vive in quegli anfratti, qualcosa vi dimora. Qualcosa di terribile, ansioso di azzannare le carni di qualche povero malcapitato. Non lupi, non orsi. Predatori assai più terribili! Si narrano strane storie, attorno al fuoco. Storie di sparizioni misteriose, storie di tremende creature abitanti la foresta. Ormai lo abbiamo capito: i Troll sono usciti dalle loro tane per cacciare. Nessun umano è al sicuro, nessuno riuscirà mai a salvarsi dalla loro brama. Meglio evitare la foresta, meglio evitare di avventurarvisi. Un troll potrebbe tranquillamente saltar fuori, decidendo di uccidere senza ritegno alcuno.

Jaktens Tid
Quinta traccia, quinta storia. La quale, nei primi secondi di questa titletrack, viene narrata nientemeno che da Jonne Järvelä (singer dei Korpiklaani) attraverso il suo personalissimo modo di esprimere il Joik, forma di canto popolare finladese. Possiamo dunque udire il Nostro letteralmente giocare con la sua voce, emettendo suoni particolarissimi, improvvisando e risultando al contempo incredibilmente singolare, interessante. Un bell'innesto folkloristico, un excursus dal sapore quasi antropologico, ben stagliato su tastiere eteree e melodiche, non invasive e neanche aggressive. Tuttavia, non dobbiamo farci ingannare da questo suono così cristallino: la velocità è ben udibile in sottofondo, ed è difatti un significativo stacco di batteria a dare il via alle ostilità, facendo in modo che i Finntroll partano in quarta, presentandoci un brano frenetico e veloce. La tastiera torna dunque su lidi ben più scanzonati, in linea con il clima di frenesia ormai totalmente instaurato. Siamo d'innanzi ad un'altra, ennesima ottima prova di Folk Black suonato con convinzione e ferocia. Tastiera, batteria a dir poco scalpitante, il joik di Jonne ripreso a cadenze più o meno regolari, lo scream acido del vocalist originale... le colonne portanti di questa canzone, nonché traccia eponima del secondo album dei Nostri. Arrivati quasi alla metà dell'album, possiamo totalmente renderci conto di quanto la prova offerta in questo secondo platter sia davvero più matura e maggiormente inquadrata, levigata e modellata lungo un sentiero di crescita decisamente intrapreso. Ricollegandoci al tema della foresta precedentemente sviluppato, non sarà difficile in questa occasione capire ove esso finisca di "svilupparsi" e dipanarsi. Parlavamo dei Troll, nascosti nelle loro tane, nel cuore della natura. Ebbene, la stagione della caccia è finalmente iniziata. Palesandosi definitivamente, i mostri escono allo scoperto e decidono quindi di mostrare il loro aspetto agli umani, ancora ignari di chi (o cosa) causasse tante morti e sparizioni nella foresta. Accompagnate dai loro animali da compagnia (lupi ferocissim), le creature decidono quindi di sguainare spade e coltelli, procacciandosi il cibo che più in assoluto considerano delizioso... la carne umana. Nessun uomo, donna o bambino è al sicuro, i Troll non guardano in faccia a nessuno e si dedicano proprio per questo a razzie totalmente fuori controllo. Uccidono, rubano, saccheggiano, e solo dopo aver soddisfatto ogni loro capriccio ritornano nelle loro tane. Il loro Re osserva compiaciuto lo scempio causato dalle sue truppe, e pregusta il giorno in cui egli e tutti i suoi simili potranno dirsi dominatori totali di tutto l'ambiente circostanze. Una terra in cui abitare, da non condividere con nessun invasore.

Bakom varje fura
Un piccolo break in occasione della sesta traccia, la strumentale "Bakom varje fura (Dietro ogni pino)", della durata di due minuti appena. Una traccia che non riuscirei a definire come "a sé stante". Semmai, dato il suo andamento generale, potrei anzi inquadrarla come una intro perfetta per ciò che avverrà (musicalmente e testualmente) in seguito. Un mini-brano non ci offre chissà che immensi spiragli di varietà, e che anzi riprende piuttosto marcatamente le sonorità già precedentemente presentate in altre canzoni strumentali dai nostri. C'è comunque da apprezzare l'ottimo lavoro di Trollhorn, vero e proprio valore aggiunto di questo gruppo. La tastiera, difatti, dirige come un direttore d'orchestra l'andatura cadenzata del brano che proprio adesso ascoltiamo, dettandone tempi e dinamiche in maniera a dir poco impeccabile. Un perpetuo scivolare fra crescendo e dimuninuendo, che man mano crea un climax quasi "cinematografico" di suspance. Cosa ci attenderà dopo? Un brano del genere spezza la tensione e ci instaura non pochi dubbi circa il proseguo della storia. "Dietro ogni pino"... sappiamo bene, cosa si nasconde nella foresta. E cosa sia pronto a ghermirci all'improvviso. Proprio mentre siamo lì, ignari di tutto, proseguendo la nostra passeggiata immersi nella natura, senza neanche una preoccupazione al mondo.

Kitteldags
Ben rilassati, ma colmi d'uno strano senso d'ansia. Da ora in poi, possiamo scordarci d'ogni cosa o sentimento recante in sé anche solo una parvenza di tranquillità. Riceveremo un'amara sorpresa, fra pochissimo, rendendoci conto di quanto sia risultata sconsiderata nonché letale la nostra voglia di passeggiare nella foresta, o di farci scoprire dai Troll in caccia, non dando ascolto agli ammonimenti di chi ci pregava di rimanere chiusi in casa. Rischiamo di farci catturare, imprigionare... addirittura, si rischia di essere addirittura bolliti. Sì, bolliti! Avete capito bene! Per il semplice fatto che, in questi due minuti, i Nostri folkster ci raccontano di un delizioso pranzetto servito e presentato al Re dei Troll: un prete cotto in un calderone (il rumore della zuppa che bolle è udibile verso la fine del pezzo, sormontato dalla sorniona tastiera di Trollhammer. Un momento quasi da cartone animato). La musica presentata mantiene i canoni delle canzoni precedenti, e quindi nulla di nuovo (oltre al prete) bolle in pentola. Se proprio volessi essere pignola, cercando a tutti i costi un elemento di differenziazione, potrei mettere in risalto quella che è la componente più "ansiogena" dei Finntroll di questo specifico brano. Ascoltate per bene l'andamento generale, certo veloce e sostenuto ma quasi caratterizzato da cadenze "a singhiozzi". Più la predominante tastiera, la quale sormonta oscuri e pesanti riff donandosi a note frenetiche, quasi avessero "fretta" di farsi udire. Andatura spezzata e frettolosa, quasi da film dell'orrore. Un bel modo per descrivere una scena che, in effetti (nonostante la parentesi "comica" sul finale), ha del macabro. Il prete non è l'unico essere finito nel calderone, difatti: egli è l'emblema del cristianesimo, dissacrato da Rivfader e dunque ridotto a cibo, da mangiare e poi digerire. Tutti gli abitanti del villaggio razziati nel quinto brano vengono infatti uccisi e cucinati, serviti al popolo della foresta. I Troll banchettano vistosamente ebbri, ubriachi d'acquavite, galvanizzati alla supremazia dimostrata in battaglia. Sono soprattutto i giovani a venir invitati a consumare le carni dei villici, per poter meglio godere d'una prima importante vittoria. Insomma, un brano che ben si amalgama al resto del lotto ma comunque risulta più "oscuro" nel suo andamento, meno festoso nonostante la matrice Folk predomini. E' di un macabro pranzo che si parla, dunque è giusto che i Finntroll provino quasi a descrivere le sensazioni provate da uomini e donne innocenti buttati in un calderone d'acqua bollente, in attesa che muoiano ustionati ed affogati. Curioso notare come il titolo del brano, "Kitteldags", sia traducibile letteralmente come "L'ora del bollitore". Facendo naturalmente riferimento ai calderoni "da strega" e non agli odierni recipienti dei quali ci serviamo per scaldare dell'acqua poi da usarsi per tisane dissetanti. I Troll non vogliono certo bere del the... l'acqua bollirà, senza dubbio. Ma con noi dentro, senza bustine colme d'erbe aromatiche.

Krigsmjöd
E la tastiera, dov'è? Arriva, arriva... ma prima, godiamoci un granitico riff di chitarra. Cadenzato e di gusto quasi thrash se vogliamo, presto impreziosito dallo strumenti a tasti prontissimo a palesarsi, lasciando comunque spazio - durante i primi secondi - ad una sei corde piuttosto piacevole. "Krigsmjöd (Guerra nella prateria)" altro non è che il racconto di un'ennesima battaglia, la quale viene resa maggiormente intensa da un particolare effetto sonoro, il quale ricorda molto da vicino il suono di un classico corno. La formula dei Finntroll, quella alla quale i Nostri ci hanno ormai abituato, non cambia: tuttavia, proprio com'è stato per il brano precedente, sono le atmosfere a differenziare il brano da altri del lotto. Notiamo infatti come questo suoni sicuramente meno scanzonato del solito. Non fraintendete, la componente "danzereccia" rimane abbastanza vivida... eppure c'è qualcosa, in queste tastiere ed in questo sound, di abbastanza differente da un tipo di Folk "semplicemente" Folk. Questo brano si staglia infatti su altri lidi, ha una cadenza meno tendente al Black con rimandi molto più epici rispetto agli altri brani. Epici, avete letto bene: proprio perché i nostri troll finnici giocano a delineare quelle che potrebbero essere i canoni estetici di un "Battle Metal" (Turisas docet) in cui la componente Folk domina... eppure, la vena Pagan / Epic si fa sentire assurgendo a caratteristica fondamentale, non venendo più considerata solo una leggera "presenza" aleggiante nell'aria. Dicevamo di una battaglia, il tema portante di questo brano. Anche il testo, per forza di cose, risente di questo potente clima epico, mostrandoci un particolare lato dei Troll; sempre più patriottici ed attaccati alle loro tradizioni, qui impegnati a far valere dapprima il loro valore di guerrieri, che la loro mostruosa condizione di esseri sovrannaturali, mastini sanguinari. L'esercito di creature della foresta si stringe in coorte, combatte per una causa che non è solo quella del saccheggio e della guerra fine a sé stessa. Rivfader ed il suo esercito hanno una missione, quella di estirpare il cattolicesimo dalla loro terra, renderla libera da una tradizione imposta, che mai ha avuto nulla a che fare con le genti del Nord. Combattono per la propria gente, per la propria cultura. Un lato in questo testo marcatissimo, il quale non si traduce in un anticristianesimo / satanismo abbastanza crasso o comunque "sfascione". Tutto il contrario, la causa "satanica" non viene per nulla sfruttata, mai. I Troll lodano gli antichi Dei e le loro antiche tradizioni, in nome di esse scendono in campo. E non si fermeranno, finché anche l'ultimo cristiano non sarà ucciso. La guerra è cominciata. Siamo anche qui alle prese con Jarvela ed il suo Joik, nei primi secondi di una traccia la quale ricorda molto da vicino alla proposta degli Shaman. Facendo una piccola digressione la line up non sono vantava della presenza di Jarvela, ma anche di Sorvali alle tastiere, si potrebbe dire che i Nostri sono una famiglia allargata: dai Moonsorrow fondati dai cugini Sorvali, agli Shaman (ora Korpiklaani) ai Finntroll, il trittico si potrebbe dire chiuso.

VargTimmen
"VargTimmen (L'ora del Lupo)", brano non originale dei Finntroll in quanto loro personalissima cover del famoso brano degli Hedningarna. Prima di proseguire nell'analisi musicale del pezzo, un cenno circa questo gruppo: più che necessario, visto che risulta ai più sconosciuto, ed il suo nome potrà dire qualcosa solo ai più fervidi appassionati di Folk. Si tratta di un complesso finnico-svedese attivo dal 1989, caratterizzato da una proposta a metà fra le tradizioni musicali scandinave più pure ed elementi rimandanti alla musica Rock, senza disprezzare innesti elettronici. La versione originale di "VargTimmen" (tratta dall'album "Trä" del 1994) è cadenzata e coinvolgente, giocata su di un bello ed evocativo impasto di voci femminili e maschili, cori epici e strumenti tipici, con sparute dosi di "elettrica" seminate sapientemente lungo il selciato. Tutt'altro discorso per quel che riguarda la versione dei Nostri, i quali ci propongono solamente un inizio fedele all'originale, per poi scivolare lungo un'esecuzione invece 100% Finntroll. Se vogliamo, il brano perde la sua carica evocativa risultando decisamente più diretto e rozzo, veloce e dominato dalle chitarre elettriche / le voci sgraziate. Rimangono intermezzi nei quali il Joik domina e riporta in auge gli stilemi cari agli Hedingarna... ma per forza di cose è la componente Metal a farla da padroni. Un brano corto ma rapido, potente, in alcuni casi addirittura venato di Power. Una cover adattata a stilemi ben precisi e dunque non una mera riproposizione, un bell'omaggio tributato ad un gruppo sicuramente importante per la formazione di tante band Folk Metal. Come da tradizione popolare, il brano sembra narrare (in maniera, in vero, piuttosto criptica) una storia d'amore purtroppo risoltasi in tragedia. I protagonisti sembrerebbero essere due donne ed un uomo. Il quale, nemmeno a dirlo, risulta innamorato di entrambe. La moglie, tuttavia, non deve sapere della sua relazione clandestina... anche se, e lui ne è consapevole, prima o poi la verità verrà a galla. I sensi di colpa lo rodono dall'interno, sino a portarlo alla pazzia. Ed è proprio arrivando ad un punto di non ritorno, che il protagonista - consumato dalla paranoia - impazzisce totalmente, uccidendo una delle due compagne (presumibilmente la moglie). Egli compie i tipici discorsi di un folle, dicendo di non essere cattivo e di star facendo tutto questo perché impossibilitato a fermarsi. E' l'ora del Lupo, un titolo che metaforicamente rimanda alla follia. Quando infatti un licantropo diviene bestia, non riesce più a controllarsi, risultando capace di uccidere chiunque.

Kyrkovisan
Eccoci dunque giunti a "Kyrkovisan (Racconto di chiesa)", la traccia in assoluto più corta del lotto (appena un minuto e venti). Vi ricordate del brano "Bastuvisan", presente nel precedente platter? Quello in cui l'orco entrava in una sauna ed uccideva i due protagonisti Aamund e Kettil? Bene... anche in questa occasione l'orco risulta prodigo d'affetto da dispensare ai due, cambiando solamente la location: non più una sauna, bensì una chiesa. La "casa di Dio", nella quale un sacerdote (sorretto da un organo)è intento dall'alto di un pulpito a pronunciare una dura invettiva contro i Troll. Rigorosamente in latino, le parole del prete non lasciano scampo ai legittimi abitanti di quelle terre. Vengono definiti delle bestie da uccidere, da gettare in un lago di fuoco, per compiere così il volere di purificazione voluto da Dio. Bisogna quindi combattere i Troll, gli orchi, ogni tipo di creatura che non si confaccia all'imposta morale cristiana. Ecco dunque, durante il segno della croce, che un urlo squarcia il clima di tensione spirituale venutosi a creare. Aamund e Kettil, impegnati a lodare il Signore, rimangono impietriti davanti alla furia cieca del loro aguzzino.. e si preparano dunque a soccombere per la seconda volta, assieme al prete ed a tutti gli occupanti della chiesa. In questa traccia vi sono più rimandi ad un Black Metal estremamente canonico, fatto dunque di riff a motosega rugginosi e pesanti, uniti a blast beat praticamente incessanti. La componente Folk è ridotta al minimo, dato che le tastiere preferiscono sfoggiare velleità decisamente più Symphonic che altro. Un brano, "Kyrkovisan" brevissimo ma in grado di farci passare (nel giro di pochi secondi) dal "comico" (la intro) alla cattiveria più manifesta e fracassona (il brano vero e proprio). Poco da dire, se non che i Finntroll riescono decisamente a farci toccare con mano la cattiveria perpetrata da queste affascinanti creature del loro folklore.

Den hornkrönte konungen (Rivfaders Tron)
"Den hornkrönte konungen (Rivfaders Tron) - Il re dalla corona cornuta (il trono di Rivfader)" torna sui binari originali dell'album, riportando in auge lo stilema più tipico e caratterizzante dei Nostri, qui alle prese con un brano molto più Finntroll oriented del precedente. Come già detto e ridetto, Rivfader è il Re dei Troll, protagonista principale di moltissime canzoni dei Nostri. In questo contesto torniamo leggermente indietro, ripercorrendo le fasi della sua vita, sino al giorno della sua definitiva incoronazione. Il Re viene dunque presentato come una sorta di guerriero leggendario, un regnante per natura e non "per meriti" precisi. Egli è nato per governare, è l'ombra minacciosa e maestosa che corre veloce nella foresta, obbligando chiunque ad inchinarsi. La sua presenza è percepibile anche tenendo gli occhi chiusi, talmente tanta è l'energia che sprigiona. Rivfader, il Re, colui che siede sul trono e domina il mondo "nascosto". Che celato rimarrà ancora per poco, in quanto sarà lui ad indire la "contro-crociata" che porterà il "popolo di Jeovah" a soccombere, una volta per tutte. Ogni creatura della foresta gli tributa il giusto rispetto, il giusto onore: lupi, orchi, troll, elfi oscuri. Nessuno si sottrae alla cerimonia di incoronazione, la quale vede Rivfader indossare un inquietante elmo cornuto, stando seduto sul suo trono. Egli, la guida di tutti ed il punto di riferimento di ogni guerriero. Musicalmente non dobbiamo segnalare chissà quale novità: giunti quasi alla fine del platter, trovandoci dinnanzi un brano del genere, potremmo forse rinfacciare ai Finntroll di aver "esagerato" con le dimensioni della tracklist, se alla fine alcuni brani tendono purtroppo a somigliarsi fra di loro. Un pezzo certo aggressivo, potente come tanti altri già sentiti, dotato di tastiere certo sul pezzo... ma leggermente perso in un mare di soluzioni già ampiamente sperimentate. Non fraintendete: non dico certo che le esasperazioni Black miste al Folk ed agli sprazzi di Pagan Epic risultino fastidiosi, a sentirsi, proprio no. Tuttavia, troviamo ancora una volta una summa di elementi già ampiamente discussi, che forse riducono il brano in questione ad un filler. Divertente e ben suonato, certo, ma pur sempre un filler.

Aldhissla
Penultima traccia del lotto (più di sei minuti!), "Aldhissla" fa compiere al platter un significativo passo avanti, ponendosi come la canzone più lunga ed articolata dell'intero disco. Ritorna il Joik di Jarvela accompagnato da un bel tappeto di note arpeggiate, emesse da un banjo suonato da Hanky Bannister. Un connubio che, se vogliamo, ci porta a soluzioni molto care ai già citati Hedningarna, in cui il Folk predomina su ogni tipo di altra componente, senza troppe invasioni elettriche / elettroniche. Il cantato di Jarvela, il banjo, le tastiere sì evocative ma composte e dedite al solo compito di creare atmosfera. Un'andatura che caratterizza il primo minuto, cadenzata e composta. Si procede quasi "a passo di danza", anche quando l'ascia ricama un riff massiccio sì ma mai veloce, e la voce sgraziata del singer originale torna a farsi largo. Meraviglioso il joik che giunge a dargli man forte, con anche la comparsa di uno scacciapensieri durante i primi secondi del secondo minuto. Da questo momento in poi le tastiere si fanno più ariose ed epicheggianti, mentre verso il terzo minuto la batteria accelera leggermente, trascinandosi dietro l'intero ensemble. Si continua a reiterare gli stilemi fino ad ora utilizzati, fino al raggiungimento, nei pressi del quarto minuto, di una parentesi massiccia ed eterea al contempo. Epicità e potenza dettata dalle chitarre, i ritmi si calmano andando a richiamare quelle atmosfere che - in seguito - faranno la fortuna di gruppi come Bucovina e simili. Voci in pulito si alzano cristalline, vocalizzi femminili e una voce maschile che invoca Aldhissla, sino a che espedienti a tratti "neoclassic" si fanno stranamente largo... slavo adattarsi allo stile dei Finntroll, i quali abbandonano le componenti più "scanzonate" e divengono incredibilmente più "seri", infondendo pathos all'interno di questa proposta, rendendo il pezzo drammatico e vibrante, a metà fra il potente e l'epico, il trascendentale. Un brano che si differenzia dagli altri e ci mostra il lato più musicalmente impegnato dei Finntroll, i quali dimostrano di poter creare atmosfere, riuscendo bene (alla fine!) nell'intento di donare varietà ad una così nutrita raccolta di tracce. Soluzioni uniche, del resto, così doveva essere, visto l'importante protagonista delle liriche. Aldhissla è infatti il nome di un troll a dir poco leggendario, il quale sembra persino superare Rivfader in quanto ad importanza. Se il Re è infatti il generale vittorioso, il condottiero più onorevole e rispettabile, Aldhissla assume invece i connotati di un vecchio saggio, dalla memoria pluricentenaria, dall'esperienza e conoscenza praticamente sconfinate. Egli siede nel suo antro in cima ad una montagna, fra i ghiacci, vegliando sul suo tesoro. Osserva e contempla la magnificenza della natura sottostante. Vede i boschi e le foreste, sormontate da cieli stellati. I monti dalle cime innevate, gli alberi secolari... tutto tace, placidamente immerso in un delicato sonno ristoratore. Ed è allora che Aldhissla versa una lacrima di commozione, constatando il fatto che la sua terra è finalmente libera dall'invasore cristiano. I servi di Cristo sono finalmente stati annientati, nessuno di loro metterà mai più piede nelle terre sacre dei Troll. La piaga del cristianesimo ha finalmente conosciuto la parola "fine". I troll hanno vinto, portano Rivfader in trionfo. Aldhissla può dunque contemplare la natura sottostante la sua tana, tranquillo anche se comprensibilmente rivolto verso le nuove battaglie che coinvolgeranno i suoi figli. Il male, dopo tutto, non muore mai.

Tomhet och tystnad härska (Outro)
La chiusura definitiva del lotto è data da una traccia totalmente strumentale, l'outro "Tomhet och tystnad härska (Il regno del silenzio e della pace)". Espediente del resto già testato dai Finntroll in occasione dello scorso album. Il brano qui presente si differenzia, però, da "Svampfest". Se quest'ultimo era un brano "happy oriented", "Tomhet och tystnad härska" risulta in più passaggi epica, evocativa e decisamente più "profonda", simbolo di quella maturità compositiva dimostrata lungo tutto il corso del disco. Una traccia divisa in trance: la prima consistente in un dominio totale di suoni cupi, oscuri e pesanti, ansiogeni a tratti, confluenti in delicati suoni di corde. Si continua così per due minuti, salvo poi confluire, dopo un lungo silenzio, in un cambio totale di prospettiva. Si riprendono dunque i climi tanto cari a "Svampfest": Joik e strumenti di vario tipo (tipici e non, fiati, banjo) fanno da contorno a questa chiusura a dir poco magistrale dei Nostri, i quali festeggiano lanciandosi in un'allegra danza dai tratti celebrativi e spensierati. Ritmi quasi "country", per intenderci. Non scordandoci del fatto che la musica oggi "tipica" degli Stati Uniti ha attinto profondamente e marcatamente dalla tradizione musicale nordeuropea. Quel che qui sentiamo è l'archetipo definitivo delle danze nordiche, un balletto irresistibile nel quale ci lanciamo, per concludere degnamente un viaggio alla riscoperta delle antiche tradizioni europee.

Conclusioni
In ultima battuta, anche grazie a quel capolavoro di "Aldhissla", i Finntroll confermano magnificamente quanto avevamo già avuto modo di anticipare in corso di introduzione. Ovvero, il fatto che "Jaktens tid" sia da considerarsi a tutto tondo come un album di "svolta", quello che più li proietterà verso un futuro fatto di successi ed apprezzamenti internazionali. Non che "Midnattens widunder" (e questo ce lo ricordiamo bene) fosse da meno o comunque risulti "trascurabile". Tutt'altro, è uno degli album che maggiormente possiamo definire come archetipico di un certo modo di intendere e di suonare il Metal, unito poi ad un concept originale (quello del Troll) che raramente prima dei Nostri era stato trattato con così tanta cura ed attenzione. Paragonato a "Jaktens...", però, "Midnattens..." non può certo figurare come un album ad esso superiore, tutt'altro. Non sfigurando, al contempo, in quanto la forza di questo secondo platter non fa altro che rendere il primo disco dei Finntroll ancor più legittimo e valido. Proprio perché perfeziona a modo ogni spunto e stilema lì presente, innalzandolo ad un livello superiore. Lo avevamo già intuito dalla grafica delle due copertine, che qualcosa era cambiato: stavolta abbiamo una raffigurazione lineare e meno astratta, un nuovo ed accattivante logo, un cromatismo intelligente ed una cura del dettaglio assai maggiore. Volendo parlare solo ed esclusivamente dei dischi in sé, avendo ascoltato attentamente entrambi i platter, il discorso di amplifica. Se nel primo album i Nostri apparivano forse ancora "indecisi" o comunque in fase di carburazione, in questo successore ogni indugio viene rotto. I Finntroll si divertono e fanno divertire, a suon di Folk e sinceri omaggi alle loro terre natie. Creano e sviluppano ancora di più un concept affascinante, rimarcando l'autenticità delle tradizioni europee contrapponendole ai valori cristiani, invece visti come falsi e bugiardi. Se al tutto si aggiunge un genere musicale che si dimostra in grado di assorbire non poche sensazioni e di inglobarle magnificamente, allora il discorso è completo. I "nuovi" Finntroll sono più sicuri e decidono di osare maggiormente, pur incappando in alcuni piccoli difetti abbastanza evidenti. Uno che vale per tutti, l'esagerata (a parer mio) lunghezza della tracklist. Ben più di una traccia risulta troppo prevedibile ed identica ad altre ben più valide; avrebbe forse giovato, all'economia del disco, un bel taglio ed una maggiore compattezza. La stessa di cui era forte "Midnattens...". Tredici canzoni sono sicuramente troppe, il che lascerebbe quasi pensare ad un peccato di pretenziosità. Fortunatamente, non è così; certo l'attenzione potrebbe "calare" in alcuni punti, ma il modo per divertirsi lo si trova sempre e comunque. Non mancano poi diversi momenti simpatici atti a stemperare la tensione, come "il pranzo con il prete", o l'episodio dell'Orco in chiesa; senza contare il finale dell'ultima traccia, spassoso quanto incalzante. Insomma, "Jaktens tid" è un disco da avere, se ci si professa amanti del Folk Metal. Ed anche se così non fosse, un'ascoltata non guasterebbe di certo. Un album maturo, che innalza i Finntroll verso livelli sicuramente più alti del debut e li catapulta verso il grande pubblico europeo. Da qui, un'escalation continua. Concerti, comparsate in vari festival, tour da headliner... tutti avevano voglia di tastare dal vivo le abilità dei nostri finnici. E loro, nemmeno a dirlo, non si sottrassero certo agli oneri ed agli onori che la fama comportò. In ultima battuta, una considerazione: fate vostro questo prodotto, recuperatelo, ascoltatelo con attenzione. Il Folk non è solo divertimento fine a sé stesso, come in troppi credono. Potrete trovare sinceri apprezzamenti per delle tradizioni oramai perdute dietro i frenetici ritmi della società odierna. Quel gusto d'ancestralità inconfondibile, che mai nessuna macchina riuscirà mai a contrastare. Ulteriore schiaffo morale lanciato contro chi ha sempre considerato questa band come un mero contenitore di "divertimento" fine a se stesso. Non proprio così, ed abbiamo avuto modo di scoprirlo lungo il corso di quest'analisi; di certo i Finntroll vogliono divertire, ma al contempo dimostrano in maniera eccellente quanto sia sbagliato prenderli sotto gamba. Farsi scappare un lavoro del genere dandosi in pasto a sciocchi pregiudizi sarebbe quanto meno un peccato, proprio perché non tutto quel che si crede così fermamente - alle volte - risulta vero. Che di seguito la carriera dei finnici si sia rivelata più "commercial oriented", nessuno lo mette in dubbio. Sta di fatto che, comunque, in questi esordi la voglia di glorificare il proprio retaggio culturale è molta, e proprio per questo la qualità di "Jaktens Tid" va incoraggiata e quanto meno lodata. Nel limite del possibile, tenendo conto dei nostri gusti, ma cercando anche e soprattutto di dare a Cesare (o magari a Rivfalder...) ciò che è suo. E che nessuno può togliergli.

2) Födosagan
3) Slaget vid blodsälv
4) Skogens Hämnd
5) Jaktens Tid
6) Bakom varje fura
7) Kitteldags
8) Krigsmjöd
9) VargTimmen
10) Kyrkovisan
11) Den hornkrönte konungen (Rivfaders Tron)
12) Aldhissla
13) Tomhet och tystnad härska (Outro)


