FINNTROLL

Blodsvept (EP)

2013 - Devil Inc. Presseverlag

A CURA DI
ALISSA PRODI
06/07/2018
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Introduzione Recensione

Li avevamo lasciati alle prese con un ritorno in pompa magna: dopo l'incerto "Ur Jordens Djup" i Finntroll erano riusciti (di nuovo) ad imboccare la via della certezza, pubblicando nel 2010 lo splendido "Nifelvind". Un disco roccioso, solido, tutto d'un pezzo: un disco che mostrava la compagine di troll finlandesi al meglio della propria forma, in barba a tutto ciò che aveva minato quel cammino, quel percorso che in più di un'occasione fu in procinto di spezzarsi ed interrompersi tutto d'un tratto. Arrivati a questo punto della nostra Storia, è doveroso sottolineare un fatto importante, ai miei occhi lampanti ma non a tutti ben chiaro: i Finntroll non sono certo un gruppo messo su "tanto per ridere", come in troppi si aspetterebbero guardando le loro foto ed ascoltando giusto qualche pezzo sparso qui e là, senza una linea di fondo che sia logica e definita. Al contrario, i Nostri hanno saputo dimostrarci quanto la loro proposta possa essere variegata ed intrigante, quanto l'evoluzione e la crescita siano sempre possibili... almeno, se parliamo di Musica. Almeno in questo campo, ogni essere umano ha la facoltà nonché la voglia (scaturita quasi naturalmente in molti casi) di rimettersi in discussione e provare a dar voce ad un'anima diversa... ma sto divagando. Tornando ai finnici... beh, abbiamo potuto toccare con mano, percepire distintamente il loro cammino. Era iniziato tutto con un disco di seguito divenuto epocale, nei suoi anni invece ancora incerto ed acerbo. Quel "Midnattens Widunder" successivamente bissato dal colossale "Jaktens Tid", il disco che più di tutti simboleggiò l'evoluzione definitiva e creò il marchio di fabbrica, il Finntrollstyle! Una "marca", un sigillo che di seguito fu applicato su tutte le uscite inedite. "Nattfödd" su tutte, il platter che sancì lo stato di grazia di una band che davvero ne stava - contemporaneamente - passando di cotte e di crude. Dalla morte di Somnium alla fuoriuscita dello storico Katla (rimasto comunque come paroliere). Ed ancora la defezione improvvisa di Wilska, apparso come una meteora (di lusso, ma pur sempre una meteora) proprio in "Natt...", per poi lasciar perdere le sue tracce, sradicate dal sentiero Finntroll per divergenze artistiche e personali. Di seguito l'esperimento "ritorno alle origini" già citato in apertura di articolo, il primordiale "Ur...", gioiello per i puristi e bigiotteria per i fan più accaniti, i quali rimasero spiazzati da quell'improvvisa marcia indietro, quel ritorno alle sonorità di "Midnattens..." pur con qualche modifica. La più importante, l'abbandono quasi totale dei temi che avevano reso i Nostri una band riconoscibile: l'abbandono quasi totale della lotta al cristianesimo mediante guerre trollesche. Il gusto di Katla virò più verso storie dal sapore ancestrale, primordiale... miti e saghe squisitamente norreni, per volontà di celebrare a tutto tondo quel che tutt'oggi è uno dei folklori più interessanti e variegati del vecchio continente. Curve improvvise, cambi di prospettiva, capovolgimenti, uscite di scena... tanti, troppi fulmini a ciel sereno per una band che dovrebbe "solamente far ridere", non trovate? Mai giudicare un libro dalla sua copertina, mai come questa volta detto fu più vero che mai. La nostra storia ha conosciuto salite e discese, repentine, ripide, fulminee: ci ha portati sino al 2013, l'anno di pubblicazione di quel che si può considerare (almeno e spero solo per ora) l'ultimo album dei Finntroll, ovvero "Blodsvept"... anticipato però da una parentesi che non molti conosceranno, un EP omonimo composto da sei tracce rilasciato proprio per "incoraggiare" il nuovo arrivato. Presentandoci due brani inediti più tutta una serie di versioni live e demo di brani storici, ed una cover che di sicuro saprà lasciarvi il sorriso sulle labbra... ma ci arriveremo quando sarà il momento! Per ora, posso solo specificare il fatto che questo lavoro (intitolato proprio come l'ultimo lavoro di casa Finntroll) rappresenti forse l'uscita più rara e di nicchia dell'intera discografia. Rilasciato nel 2013 come allegato alla rivista "Legacy" (n.83 per la precisione), l'EP funse da traino del successivo lavoro nonché da anticipazione per i fans tedeschi. La Germania, dopo tutto, è tutt'oggi una delle roccheforti del clan troll scandinavo... facile intuire il perché sia i Nostri che il loro management abbiano voluto diffondere del materiale inedito proprio in quella nazione. Un piccolo antipasto, sei tracce e qualche rarità sparsa un po' dovunque, così come la bellezza di due inediti. Andiamo dunque ad immergerci nell'ennesimo capitolo di questa storia a tratti mitologica a tratti fantasy... ancora una volta, i Finntroll saranno pronti ad accoglierci a braccia aperte!

Blodsvept

Il nostro viaggio comincia dunque con la titletrack, sia dell'EP sia del successivo album, "Blodsvept". Rumori inquietanti e minacciosi fanno di tutto per non farci sentire a nostro agio. Passi pesantissimi e mugugni sinistri, versi gutturali... poi un ruggito proveniente dal ventre dell'inferno!! La bestia si è svegliata, giusto in tempo per farci correre via a ritmo di humppa. Le venature più folk vengono magistralmente alternate da un comparto sonoro aggressivo e manesco: i Finntroll picchiano in maniera precisa e marziale, non volendo strafare in termini di velocità ma dotando i propri riff di cadenze assassine, facendo in modo che suonino quanto più aggressivi possibile. Solo con il proseguo le tastiere arricchiscono l'humppa a melodie più ariose ed evocative, stando sempre attente a non inficiare troppo quel che deve essere il messaggio di fondo. Aggressività, aggressività ed ancora... aggressività. Possiamo immaginare questa belva intenta a passeggiare nei boschi, questo ferocissimo ed enorme troll farsi largo fra alberi e macigni. Denti aguzzi, grugno crudele, pitture di guerra, pelliccia, armatura ed armi a seguito. Pronto per un bagno di sangue, pronto per dar battaglia ai suoi nemici. Eccolo che ruggendo si scaglia contro l'esercito avversario, facendo valere una sola ed unica regola: quella dell'orgoglio, quella della rivendicazione del proprio territorio. Agitando il suo mazzapicchio il Troll fa piazza pulita di qualsiasi ostacolo, battendosi come un leone. Non è tuttavia una descrizione ai limiti del comedy o comunque del simpatico; tutt'altro, è lo spirito guerriero della creatura ad essere messo in risalto, e di conseguenza esaltato. Egli ricorda il fuoco e la devastazione delle centinaia di battaglie intraprese, ricorda ogni compagno perso, ogni guerra combattuta. Ogni cicatrice è per lui un monito, al contempo rappresentando la volontà di battersi sempre per la propria gente, per i propri dei, per la propria casa. Un testo che sembra essere un "compromesso" fra i vecchi e nuovi Finntroll: da un lato il volto più guerresco e "semplice", dall'altro quello più intimo e profondo. Il brano prosegue dunque sugli stessi stilemi, conoscendo una variazione verso il minuto 2:30. Il clima cambia totalmente, un tappeto di soavi tastiere lascia spazio ad una delicatissima chitarra acustica. Le melodie folk fanno la loro comparsa, rafforzate da cori di gola... il tutto prima che il singer torni carico ed aggressivo assieme alle asce elettriche. Si continua comunque adagiandosi su di un andamento lento, abbiamo un'accelerazione solamente verso la fine, quando il pezzo termina recuperando il riff portante, sormontato dai ruggiti del frontman. Descrizione musicale perfetta di quel che il protagonista pensa ed è: un guerriero "brutto e cattivo" ma al contempo un patriota, una creatura che ha visto e provocato centinaia di morti, dotata di sentimenti e di ragione.

Nar Jattar Marschera

Proseguiamo con il secondo ed ultimo inedito del lotto, quella che sarà la traccia numero tre di "Blodsvept", "Nar Jattar Marschera" (Quando marciano i giganti). E' un inizio di chiara forgia Black Metal a darci il benvenuto, di seguito intervallato ad una cadenza molto più marziale e precisa; i Finntroll vogliono mimare la marcia di un gigante, di una creatura mostruosa intenta a sormontare la terra e le montagne con la sua colossale stazza, rendendo il brano giostrato magistralmente su di un battere letale, a mo' di marcia. Le tastiere riescono a smorzare leggermente un'atmosfera pesantissima, donando al tutto melodie orecchiabili e coinvolgenti, non disperdendo comunque l'aura di oppressione che percepiamo distintamente. Enormi passi, enormi zampe devastano il territorio, distruggendo foreste e cambiando il corso di fiumi e ruscelli. I Giganti sono tornati, giunti su questo mondo per prendersi ciò che gli spetta, in tutta libertà e senza troppi indugi, non guardando in faccia nessuno. Uomini, donne, bambini... non fa differenza. Quel che è certo è che la loro marcia significherà la fine della nostra era, più il conseguente inizio di una successiva... ove chissà se qualcuno di noi potrà effettivamente vivere. Il battere ritmico e chirurgico della sezione ritmica ci fa effettivamente vedere questa scena, rombando e pestando duro, inducendoci a scappare, a metterci al riparo da quelle enormi leve giunte a livellare definitivamente il nostro pianeta. Verso la metà il brano conosce un momento di sosta: i tamburi di B. Dominator assumono un sapore quasi tribale, mentre il canto di Vreth assume una metrica particolarmente serrata, sciorinando i versi della canzone in un perfetto incastro/susseguirsi di rime. Tocca poi alla coppia Virta/Trollhorn far valere la propria presenza: prima a suon di melodie evocative, di seguito inducendo nell'Humppa più smaccata e danzereccia, almeno fin quando non si confluisce nell'ultimo refrain, che di fatto chiude il brano. I giganti stanno ormai portando a termine il loro compito, niente e nessuno li fermerà. Colossali creature giunte dall'alba dei tempi, più vecchie del tempo stesso. E' il loro momento... non ci resta che accettare serenamente la fine e sperare in un aldilà clemente.

Nattfödd

Arriviamo dunque alla mini sezione live dell'EP, aperta da una bella versione dal vivo del classicone "Nattfödd" (Nato nella notte), eseguita nella splendida cornice di uno dei festival Metal più importanti di sempre: il Wacken Open Air, edizione 2006. Il pubblico rumoreggia festoso, Vreth annuncia il calare delle tenebre ormai prossimo. "L'oscurità calerà su di voi...", tuona minaccioso, salvo urlare subito dopo il titolo del brano, accolto da un'ovazione. La magia ed il piglio sciamanico presenti nelle note su disco vengono amplificati, rendendo il tutto ancora più magico ed imponente, con la solita tastiera sospesa a metà fra il fiabesco e la guerra più incombente. Il lato meno arrembante dei Finntroll, qui differenti dall'allora "solita" aura maligna e ringhiante. Un incedere sicuramente più mistico ed interessante, che si svela e non si svela, immergendo tutto nel mistero. Come se ci trovassimo a tu per tu con la nascita di un qualcosa di grandioso, alla celebrazione di un eroe senza tempo, forgiato negli eoni, venuto al mondo in un modo decisamente non mortale. Esattamente come accadeva nella sua versione "fisica", il brano mantiene connotati comunque più intensi sino alla prima metà; subito dopo abbiamo un rilassamento generale, dominato da un delicatissimo andamento acustico perfettamente riprodotto. Fisarmonica e chitarra ben si amalgamano con il quasi "parlato" di Vreth, assai differente dai ringhi rabbiosi di Wilska. Il tutto viene amplificato man mano che la parentesi prosegue, donando al tutto maggiore intensità, pur non disperdendo l'andatura tranquilla e quasi "mite" del pezzo in questione. La batteria di Dominator sopraggiunge qualche istante più tardi, scandendo il ritmo preciso e quadrato del quale abbiamo goduto per quasi tutta la durata del pezzo: le fisarmoniche tornano a dominare verso la conclusione, l'aura epica si mescola alla magia per la creazione di un qualcosa di mai udito prima: un connubio che ha del sacro, destinato purtroppo a finire troppo presto. Avremmo potuto continuare ad ascoltare cotanta magnificenza per ore! Grandiosità che ribolle nel sangue del protagonista, intenzionato a dare una sincera svolta alla sua vita nonché a quella della sua intera stirpe. Per troppo tempo i Troll hanno sofferto, costretti a vivere nell'ombra: proprio ora che le tenebre stanno calando, proprio in questo momento decidono di rinascere sotto una nuova luce. La luna brilla piena ed illumina vagamente i loro volti rabbiosi e contorti in smorfie di eccitazione e vendetta. Si riprenderanno ciò che è loro, ciò che è stato sempre loro! L'oscura magia, gli antichi rituali sciamanici della sua gente... questo sembra inculcare sempre più forza ad un guerriero autoproclamatosi l'oscuratore del mondo. Egli è portatore di morte e buio, è l'alluvione in grado di uccidere chiunque... egli, l'annichilimento della stirpe umana incarnato in Troll. Eroe del suo popolo, che ha dovuto attendere fin troppo prima di procacciarsi il suo posto sotto la luce del sole. Adesso il momento è finalmente giunto, i tempi sono maturi. Guerra sarà ed egli annienterà ogni essere umano con la sua spada.

Det Iskalla Trollblodet

Proseguiamo il "concerto" incappando in un'altra esibizione. Stessa cornice, stesso anno: questa volta è il turno di "Det Iskalla Trollblodet" (Il freddo sangue della stirpe Troll), aperto dal basso di Tundra e dalla voce di Vreth, intento a parlare al pubblico, incalzandolo per l'ultima volta. "Questa è la nostra ultima canzone, per stanotte... per cui, dateci dentro!! Fatevi sentire!". Andando a tempo con basso e batteria, il pubblico fa sentire le proprie voci, fino a quando il pezzo comincia nel vero senso del termine. Si dona dunque la vita ad un brano incredibilmente carico di ritmo, un groove eccezionale in grado di rendersi oscuro passo dopo passo, pesante come un macigno eppure così accattivante e trascinante, esattamente come accadeva su disco. Se vogliamo, l'aura live rende il tutto ancor più malvagio. La prima frazione è dominata per intero dal combo Dominator / Tundra, Trollhorn decide di rimanere momentaneamente ai box, mettendoci relativamente poco ad entrare in scena, ricamando melodie in tinta con l'atmosfera fino ad ora instauratasi. Nulla di troppo invasivo, giusto un buon esercizio di ricamo ed arricchimento. Un brano che gioca tutto il suo essere su di un ritmo semplice ma comunque degno di nota, in grado di farci muovere la testa a tempo. Superata l'abbondante metà del pezzo  torna presente l'apparato tastieristico. Molto interessante questo inserto folkloristico così smaccatamente tessuto e proposto, una sorta di convivenza fra melodie tipiche dell'Humppa e di un tappeto capace di rendere il brano assai eroico, dando modo ai soldati di avere un brano da cantare in coro, gioiosi e battaglieri. "Grazie a tutti!! Urlate, ora... urlate per noi!!", questa la conclusione, questa la fine del concerto. "Grazie... grazie e buonanotte!". Ed un tripudio di cori da stadio si alza in onore dei nostri Finntroll! Impossibile che accadesse il contrario, il punto cardine della trama lirica si focalizza sul festeggiamento post battaglia: siamo dinnanzi ad una grande celebrazione, un banchetto sontuoso ed a dir poco luculliano. Tavole imbandite ricolme d'ogni delizia ed alcool a fiumi, i soldati Troll stanno celebrando l'ennesima vittoria ai danni degli umani. La dannata stirpe timorosa di Dio sta dunque per essere finalmente estirpata come si farebbe con un'erbaccia, evitando ch'essa contamini tutto il terreno. Nessun uomo è in grado di fronteggiare un soldato Troll, il quale è a dir poco superiore rispetto alla sua controparte umana, sia fisicamente che in termini guerreschi. Si brinda e ci si diverte, pensando all'aldilà. Molti periranno durante queste guerre, ma esiste un aldilà che accoglierà i valorosi guerrieri caduti in battaglia. Solo i coraggiosi potranno accedervi, i coraggiosi come Rivfader, ancora una volta nominato ed innalzato a capo supremo della sua stirpe. Un concetto, quello di altrove per i soldati defunti, molto simile a quello della Valhalla di tradizione vichinga. Storie fra di loro simili per ceppo ed origini, dunque, si intrecciano dando vita ad ibridi particolarmente affascinanti.

Can You Forgive Her?

Giungiamo al momento cover: band scelta dai Finntroll... i Pet Shop Boys, rendendo mai così forte prima d'ora il legame fra paninari e metallari. "Can You Forgive Her?" (Potrai mai perdonarla?) si addice paradossalmente in maniera perfetta al sound dei Finntroll, a causa del massiccio uso di orchestrazioni campionate e melodie drammatiche, particolarmente sentite ed intense. Tuttavia, i Nostri decidono di rendere il tutto ai limiti della comicità, giostrando i loro suoni su di una sorta di fanfara circense, con tanto di risate in sottofondo a condire l'aura di stramberia venutasi a creare. Come se un circo di folli stesse giungendo in città facendo strambe acrobazie e mostrando maschere / costumi grotteschi, ecco che i folkster finnici dipanano il brano lungo trombe e tromboni di un tronfio ai limiti della commedia dell'arte, addirittura adoperando voci elettroniche e robotiche, messe in contrasto con l'uso massiccio di chitarroni pesanti e rocciosi. Solo poco dopo Vreth ci presenta un cantato estremo, continuando in tal modo per tutta la durata di un pezzo reso estremamente vivace e personale. Di "comico", dopo tutto, il brano originale ha solamente il video, essendo musicalmente molto sentito ed a tratti anche "drammatico": i Pet Shop Boys ed il loro apparire stravagante (coni stradali usati come cappelli, occhiali da sole cubici, tute arancioni da detenuti), intenti ad interagire con strambe uova aliene fosforescenti... e tutta una "squadra" di emù razzolanti. Tutto il contrario per i Finntroll, invece intenti a rinunciare ad un video musicale presentandoci un pezzo pregno di allegria e vivacità. Davvero un'esibizione ben riuscita, una cover originale nella sua stravaganza. Per quanto riguarda il testo, ci troviamo dinnanzi ad una classica storia d'amore finita male: una lei che gioca al cosiddetto "tira e molla" con un lui ormai sull'orlo della follia, disperato e maltrattato. Una donna che si fa beffe di un uomo innamorato, trattandolo come un giocattolo. Oggi amore, domani rottura, dopodomani chissà. Il protagonista, in un dialogo con se stesso, si chiede se valga davvero la pena continuare in questo modo. Se riuscirà mai a perdonarla, se potrà vivere con lei una storia seria. La risposta, purtroppo, è ovviamente negativa.

Rivfader (Demo)

Chiude l'EP una versione primigena di un classico senza tempo: "Rivfader", conosciuta ai tempi di "Midnattens..." ma in origine pubblicata nella prima demo dei Finntroll, omonima all'arcinoto re troll. Per chi si fosse perso qualche passaggio o non ricordasse bene qualche situazione, il ripasso è presto offerto: parliamo, in questo brano, di un leggendario sovrano della stirpe troll, il quale viene invocato a gran voce con lo scopo di estirpare la piaga cristiana dalle terre del nord, orribilmente colonizzate dai seguaci del nazareno: "I secoli scorreranno veloci e la vita umana si spezzerà! Quando il bianco serpente risplenderà nel cielo, allora Rivfader si sveglierà e tornerà per estirpare il cristianesimo dal nostro sacro Nord". Un anticristianesimo crudo e diretto a tratti Black, per un brano che differisce dalla sua prima incarnazione proprio per via di una qualità lo-fi del suono, atta a rendere il tutto appunto più vicino alla scuola Black scandinava della primissima ondata. Più tutta una serie di riferimenti alla terra e alle origini: i folkster finnici decidono di vendicare idealmente i loro avi dalle persecuzioni cristiane, evocando una figura mitologica atta in questo senso a sterminare la falsa religione idolatra, ovvero il Cattolicesimo. Plot centrale dei testi di molti altri gruppi, come dicevamo: dagli Unleashed ai Bathory, passando per gli Impaled Nazarene. Insomma, una brigata di Troll comandata da un Re leggendario, che guiderà il suo esercito contro gli usurpatori nazareni. Una contro-crociata destinata al successo, intrapresa con la voglia di far valere quel ch'era, a discapito di quel che oggi è, forzatamente. Si perde leggermente quella che fu la componente "danzereccia" apparsa in "Midnattens", il tutto a favore di un'estremizzazione totale del suono. Nel suo palesarsi, il brano mostra due anime fondersi magistralmente: dapprima la voglia di picchiare a suon di Metal estremo, in seconda battuta melodie tastieristiche di grande atmosfera, degne dei primissimi Dimmu Borgir. I Finntroll corrono dunque premendo discretamente sull'acceleratore, tirando il loro sound, non rinunciando a scream acidi ed a chitarre profondamente distorte. Si corre all'impazzata sino a "cadere" di quando in quando in ottime sezioni strumentali tastieristiche, salvo poi perdersi in accelerate fulminanti. Questi erano i primi Finntroll, meno attenti alla cura del dettaglio ma sicuramente più cupi e maneschi.

Conclusioni

Siamo dunque giunti alla fine di un piccolo viaggio. Un EP dalla durata non importantissima ed anche abbastanza raro nel suo formato "fisico", se non introvabile... di seguito divenuto maggiormente di dominio pubblico grazie ai vari upload in internet, su siti come Youtube e via discorrendo. Di certo, la voglia di accaparrarselo "vivo" non è che riesca a roderci sino al midollo, spingendoci a stalkerizzare ogni singolo venditore di Ebay o Discogs. Al contrario, il suo status di "omaggio di una rivista" rende questo "Blodsvept" esattamente quel che è, senza "se" o "ma": un piacevole passatempo, e nulla più. Fosse stata una pubblicazione ufficiale avremmo avuto fra le mani un qualcosa di molto più simile al caro vecchio "Trollhammaren", giusto per citare un nome altisonante. In quel caso i pezzi erano solo quattro, ma riuscivano comunque a trasmettere qualcosa proprio in virtù di quel che i finnici stavano passando, in quel determinato periodo. La bellezza di quattro pezzi nuovi, una portata sì esigua ma succulenta, in grado di mostrarci un nuovo assetto, dei nuovi equilibri, una proposta nuova e fresca della musica trollesca. Stesso discorso per un altro EP ancor più altisonante, "Visor Om Slutet". Gli esperimenti acustici di quella parentesi fecero sì che il lavoro riuscisse a far parlare di sé, permettendo ai Finntroll di scalare le vette delle classifiche sia finlandesi sia europee; il tutto fu accolto chiaramente come una manna dal cielo, da una band che stava facendo i conti con la tragica scomparsa del suo membro fondatore. Ergo, inserito in questo preciso contesto, "Blodsvept" gioca purtroppo la carta dell'anello debole, dell'EP più "insignificante" del terzetto. Dove "insignificante" non vuol essere un aggettivo distruttivo, ma utilizzato semplicemente nella sua accezione descrittiva. Privo di un significato profondo, carino ma nulla in più di quel che possiamo vedere con i nostri occhi, sentire con le nostre orecchie. Per quanto la cover dei Pet Shop Boys sia decisamente divertente ed i due pezzi all'epoca nuovi convincano... il tutto si perde in questa volontà di assemblare una mini-compilation in fretta e furia, quando magari si sarebbe potuto pensare più in grande, dotando il lavoro di più ampio respiro. Una scelta più articolata dei brani, una sezione live ed una sezione demo... insomma, tanti accorgimenti che avrebbero sicuramente donato ai fan una piccola enciclopedia fondamentale dei Finntroll, ripercorrendo meglio le tappe della loro evoluzione, affiancando i due buoni inediti a tanti altri estratti live e rarità. Quel che ci ritroviamo fra le mani sono invece sei pezzi dominati dalle esigenze di mercato; un vero peccato, si poteva cogliere la palla al balzo e rendere l'insieme per tutti, e non solo appannaggio totale di una rivista tedesca. Prendo comunque il  bello che ho ascoltato, il bello a parer mio oggettivo: la simpatia della cover dei Pet shop Boys, la concretezza dei due brani inediti e l'operazione nostalgia giocata con "Rivfader". Anche gli estratti live, pur non eccezionali, fanno la loro parte. Morale della favola: acquistate questo EP solo se il vostro amore per i Finntroll supera ogni altro sentimento che proviate. In caso contrario, vi basterà fare una breve ricerca su internet per poterne ascoltare il contenuto. 

1) Blodsvept
2) Nar Jattar Marschera
3) Nattfödd
4) Det Iskalla Trollblodet
5) Can You Forgive Her?
6) Rivfader (Demo)
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