FICTIO SOLEMNIS
(A)ster
2022 - UMT

ANDREA EVOLTI
09/12/2022











Recensione EP
Il cuore dell'Italia, l'Umbria, regione affascinante e mistica, sembra poter diventare il fulcro di una nuova scena nazionale per il metal estremo. Sarà la cornice magica e ispiratrice di leggende oscure ed arcane oppure la vicinanza a zona dalla grande tradizione musicale nazionale (Emilia-Romagna per la classica e Toscana per il metal) oppure il fatto che i Fictio Solemnis, la formazione di cui stiamo parlando oggi e del loro debutto, (A)Ster, siano concittadini di quella straordinaria chimera che sono i Fleshgod Apocalypse, ma si sta delineando una nuova fucina di talenti nel cuore del paese. Un debutto, stavamo dicendo, per i FS, che decidono di iniziare sulla corta distanza, forse anche per il fatto che parliamo di una autoproduzione, offrendoci questi 6 brani che compongono l'EP (A)Ster e modo migliore per presentarsi al pubblico non lo potevano trovare. Forti di una capacità tecnica e compositiva di primo livello, il death sinfonico e tecnico dei FS, oltre a mostrare la forte influenza dei vicini di casa Fleshgod Apocalypse, mostra anche influenze più variegate ma sempre ben assimilate e digerite, utili per fare da principi nutritivi per composizioni personali ed intriganti.
Dopo la breve intro strumentale, la band ci assale con 'Ophiucus', una assalto sinfonico e possente che ricorda proprio i Fleshgod Apocalypse di 'Labyrinth' specie nel drumming iniziale, opera del guest Norman Ceriotti, il quale, dopo una sfuriata impressionante, si assesta su un tappeto di batteria leggermente più umano che ben si sposta con la chiarra di Daniele Boccali, molto influenzata dal death dinamico dei Malevolent Creation e degli ultimi Morbid Angel, amalgama che viene cementata da influenze swedish alla Ath The Gates/Cerimonial Oath e dagli assoli di Edoardo Casini che mostrano un flavor melodico molto vicino al power U.S. di Iced Earth ed Eidolon.
La tempesta oscura dell'opener si evolve nel mefitico e solenne mid-tempo iniziale che muta nell'attacco dinamico di 'Ouroboros', dimostrazione che i FS non sono solo degli ottimi allievi: anzi, non sono allievi per niente. Apprendono ed assorbono per modificare a loro piacimento e necessità influenze eterogene che, proprio nel brano in questione, forte anche di una produzione delle chitarre di ottimo livello (e di un sapiente mixaggio), mostra come la lezione a stelle e strisce della virtuosa brutalità di Immolation e Nile abbia ben attecchito nel necromantico ed arcano terreno dell'Umbria. Qui la doppia cassa di Alessandro Cupici (il batterista ufficiale della band) cambia spesso ritmi, passando dal tappeto procelloso alla Dimmu Borgir all'assalto quasi thrash, il tutto sottolineando ad hoc i vari mutamenti di scrittura del brano, sempre attento a donare i giusti accenti con i piatti, per una track che unisce dinamismo ed oscurità teatrale, con la voce di Andrea Bruni, feroce e cavernosa, che non smette mai di assaltare anche nei passaggi sinfonici più accentuati, creando un ottimo contrasto armonico, specie nelle accelerazioni al limite del black.
Più vicini ai lidi di Fleshgod Apocalypse, Dimmu Borgir ed Emperor, la traccia 'The Name of the Light', dove le chitarre alternano il riffing brutal death più tecnico delle strofe alla tormenta di accordi gelidi della band di Ihsahn nei pre-chorus e nella parte centrale, per un affresco degno del battistero di San Giovanni a Firenze. Va precisato che questo essere più canonici a certe influenze non diminuisci la personalità di un brano che stende emotivamente l'ascoltatore, trascinandolo in un uragano di visioni ed emozioni dal fortissimo impatto visionario, proprio in virtù di un feeling tra i musicisti che ne fa una band con un'anima già molto ben definita, viste anche le influenze melodiche ed atmosferiche degne del power U.S. più evoluto ed oscuro, tratto che emerge proprio nel break centrale di 'The Name...', dove i richiami al capolavoro 'Burnt Offerings' degli Iced Earth (assieme agli assoli di Casini) si fanno più palesi e l'uso delle orchestrazioni ricordano, per l'impiego, alcuni degli episodi dei Darkane. Darkane che riemergono proprio nelle dinamche del track di chiusura 'Astera'; dopo un arpeggio iniziale strisciante, la band perugina ci azzanna la gola con la ferocia dei Dimmu Borgir di 'Puritanical...', guidata dalla fluidità chitarristica tipica della band autrice di 'Rusted Angel' e da raggelanti e psicotici rallentamenti (il termine va contestualizzato con la velocità media del lavoro, ovviamente) supportati da un uso dei campionamenti vicino ai Sadist e mid-tempos death spaccaossa tipici dei Kataklysm. La voce di Bruni, ancora una volta, si amalgama alla perfezione nelle trame narrative del brano, variando su timbriche ed interpretazioni sempre vicine al brutal americano, prima che l'ennesimo assolo di Casini, sulla contraerea delle pelli qui suonate da Ceriotti , ci offra quella variazione epica ed oscura del metal classico d'oltreoceano, portandoci alla chiusura di questo lavoro con la traccia outro strumentale supportata da timpani e tamburi da evocazione.
Un bel lavoro, ispirato, sentito e supportato da una scrittura brillante che, pur non nascondendo le influenze ancora evidenti, sa piegare questi capisaldi della grammatica metal alla prorpia capacità creativa e ad una personalità delineata da un feeling tra i membri ed una tecnica, di tutto rispetto.
Molto bene ed avanti così, perchè questi sono i lavori che fanno venir voglia di essere riascoltati più volte, dato che hanno sempre qualcosa da dire.
Tracklist:
1. Intro
2. Ophiucus
3. Ouroboros
4. The Name of Light
5. Astera
6. Outro
Line-up:
Alessandro Travetti - Bass
Alessandro Cupici - Drums (tracks 3, 4)
Daniele Boccali - Guitars (rhythm)
Andrea Bruni - Vocals
Turnisti e guest:
Edoardo Casini - Guitar solos
Norman Ceriotti - Drums (tracks 2, 5)


