DEFTONES
Mein (featuring Serj Tankian)
2007 - Maverick

GIANCARLO PACELLI
08/11/2018











Introduzione Recensione
"Hole In The Earth" si è impastata nelle nostre orecchie magistralmente e ha fatto vedere e toccare con mano il talento irrefrenabile dei Deftones nel creare succulente atmosfere, mai banali ma sempre rigonfie di unicità. Ammaestrare differenti sound era un processo unicamente indirizzato dal fatto che oramai la band era sempre investita da un'aria innovativa di sperimentazione nonostante alcune lacune interne, ma al contempo si sentono alcuni problemi di sound dovuti ai troppi tentennamenti in studio, misti ad una produzione non proprio all'altezza che approcciava al materiale dei Deftones per la prima volta. "Mein" succede a "Hole In The Earth" per quando riguarda i singoli di lancio della band. Come ospite della traccia c'è un musicista e compositore, che al pari di Chino Moreno, aveva sempre profuso linee musicali differenti approcciando alla materia musicale sempre con innovazione e voglia di sperimentare, Serj Tankian (voce e fondatore dei System Of A Down). Un' ospitata del genere, oltre a dare un apporto vocale di sicuro interesse dimostrava anche che il metal alternativo non era affatto morto, anzi: questa unione di forze (dettata anche dall'amicizia dei due singer) può essere vista come una strategia al fine di riaccendere l'interesse di una branchia della musica pesante che bel bene e nel male aveva dato una ventata di novità a ridosso dello scoccare del nuovo secolo. Ma le difficoltà non si potevano non notare, erano molto evidenti semplicemente dal già preso in esame punto di vista della produzione: non abbiamo più quella limpidezza e fluidità che Date aveva forgiato nel suo decennio (o giu di li) affianco alla band e questo è un dato assai rilevante. Se poi aggiungiamo che per dare una risposta al metal bisognava dare il meglio del meglio, percepiamo che alcune cose sono andate non proprio bene, tanto che questo disco ha diviso l'intera fan base della band: chi lo considerava un naturale passo falso, debito comunque ad una "perdita" di interesse generale che intaccava copiosamente anche i musicisti stessi, mentre c'era chi vedeva questo "Saturday Night Wrist" come un capolavoro mancato (per alcuni dettagli riguardanti l'assetto produttivo). Difatti la seconda ipotesi non ci pare cosi azzardata se andiamo a scrutare soprattutto l'asse lirico che a discapito di quello musicale, aveva innalzato l'asticella di qualità raccogliendo l'aspetto esperienziale che dopo più di dieci anni di carriera alle spalle si era decisamente potenziato. Temi sempre profondi nascosti da quell'alone di leggerezza che solo i grandi songwriters erano in grado di proporre. Parlavamo della prima "Hole In The Earth" che bene o male aveva convinto grazie alle sue decise atmosfere, invece questa "Mein" risulterà ancora più decisivo per incanalare questo benedetto platter, che nel 2006, vedeva i nostri Deftones quasi gli ultimi difensori rimasti nel mondo del mainstream nel dare una speranza al futuro di un intero sottogenere musicale. Ci riusciranno? Dopo l'ascolto di "Saturday Night Wrist" ognuno trarrà una sua conclusione, per ora ci occupiamo del secondo singolo, "Mein", con ospite il vocalist armeno-americano Serj Tankian e l'inedita "Cherry Waves", in versione acustica. Buona lettura!

Mein
"Mein" (Mio), nonostante tutto parte col botto, come un treno grazie alla batteria di Cunnigham capace di creare armonia nonostante tempi ritmati e squadrati lungo l'asse delle prime battute della traccia; e proprio in questo frangente il nostro Chino Moreno si aggancia magistralmente e lottando con un impianto produttivo non proprio all'altezza, diventa il "Cicerone" del del sound "heavy" appena creatosi, scandendo come frecce note come sempre eloquenti e sublimi. Le corde di Stephen Carpenter, nonostante la copertura provocata dalla voce chiaroscurale di Chino, riescono comunque ad essere incisive nella loro quadratura sempre ottimale, ma fino ad un certo punto quanto le frequenze bisticciano con l'aura non perfetta. La traccia rasenta una leggera monotonia nei suoni, le armonie vocali del nostro sono abbastanza piatte aggravate dal fatto che sono presenti pochi cambi di ritmo e di tempo, tenendo sempre presente che le registrazioni delle parti vocali hanno avuto una gestazione differente rispetto agli altri elementi. Ma quando meno ce lo aspettiamo, ecco fuoriuscire il coniglio dal cilindro dei Deftones: Serj Tankian interviene spudoratamente dando una nuova linfa al pezzo, un nuovo schema ritmico reso tale primariamente grazie al suo cantato tipico basso a tratti quasi baritonale, che lo ha reso uno dei migliori frontman ad inizio degli anni 2000. Dopo questo intervento di Serj Tankian, Chino riprende il timone vocale chiudendo questa traccia dopo alcune note potenti, finali di Serj che sicuramente alzano il livello conclusivo. "Mein" rimane una traccia molto orecchiabile e facilmente digeribile, costruita su canoni semplici ma efficaci, dove sicuramente non notiamo venature ritmiche di colossale imponenza. Anche se, nella sua semplicità, risulta per noi ascoltatori una track ben riuscita ma quasi non capace di reggere il confronto con il primo singolo del lavoro.

Cherry Waves
Il singolo "Mein", come abbiamo detto nella introduzione, è adornata di un rifacimento in acustico di una traccia che andrà a far parte della serie di brani di "Saturday Night Wrist" "Cherry Waves" (Onde di ciliege). Come c'era da aspettarselo, i nostri sono ampiamente esperti nel mostrarsi con peculiarità differenti, quindi una versione acustica di un pezzo prepotentemente "Heavy" non poneva in difficoltà il nostro quartetto. Un'introduzione, anzi una distorsione fulminante prende il pieno della forma in una veste quasi spaziale, dispersa con accenni di elementi come alcune "risate di bambini" che simboleggiano l'arazzo concettuale del brano, il quale è inquadrato su temi di sfondo amoroso. E poi Chino, cosi come nella versione canonica in studio, pone una grinta diversa alla traccia macchiandola di una fragranza che aumenta di fragore grazie alla timida presenza acustica in cui la voce del musicista americano è libera di viaggiare secondo le sue estensioni più idonee. La chitarra acustica di Stephen Carptenter fa il suo degno lavoro di pianificare la mappatura del sound, in un clima tendente al folk ma che tende sempre a miscelarsi in uno spazio che sa di alternativo. La capacità da questo punto di vista è di enorme rilevanza, ossia proporre una versione nuova di un brano ma è come se tu ascoltatore lo percepissi nella sua quadratura originale, in cui le forti dissonanze dettano i tempi di costruzione. Un blocco emotivo che prende forma, cresce e esplode in ogni frammento vocale di Moreno che a volte si lascia andare in deboli scream, equilibrati nel non sfigurare troppo l'ammaliante atmosfera di questa "Cherry Waves", assolutamente attraente. L'ascia a corde di Stephen è dotata di una carica emozionale senza precedenti e rende l'approccio acustico ancora più intrigante. La voce di Moreno sembra sfumare, in un universo fatto di emozioni ormai perse e per questo uniche.

Conclusioni
Questo singolo, "Mein", oltre a rappresentare il secondo tassello anticipatore del quinto disco in studio dei Deftones, ci ha regalato una traccia assai particolare come "Cherry Waves"(che farà anche parte del lotto di brani del platter) in una versione però acustica, mossa da un edificio melodico fresco e pungente, ricamata con giuste intuizioni grazie al clima dolcemente ritmato da chitarre leggere e appunto acustiche, atmosfera che certamente impatta con l'aura pesante in cui i nostri erano inciampati. "Mein", nonostante sia ottima per quanto riguarda la scelta commerciale nell'eleggerla come singolo, non convince appieno: soprattutto se la paragoniamo con il singolo precedente, notiamo un attaccamento diverso, ogni strumento fatica e nonostante la presenza vocale di Serj Tankian (il quale non compare nel video ufficiale del combo) non provoca quel quid in più a livello emozionale. Un clima stantio che si stava riversando anche nella secca impostazione dei brani? è solo un piccolo allarme dato che il livello di questo enigmatico "Saturday Night Wrist" è piuttosto buono, nonostante la band toccasse lidi sonori decisamente non come in "White Pony" o in Deftones. Proprio la non sempre correlazione qualitativa dei brani provocherà la sentenza nel giudicare "Saturday Night Wrist" un disco da dimenticare. Le difficoltà c'erano, e questo è un aspetto innegabile prendendo in considerazione soltanto la canonica azione dell'ascolto. Non è innegabile invece la grinta che la band comunque immetteva nel suo lavoro nonostante i parecchi problemi: in primis per l'impianto chitarristico non perfettamente amalgamato con l'assetto vocale, e questo rispetto a "Hole In The Earth" salta subito all'orecchio e contrasta con invece l'ottimo battito che la batteria di Cunnigham propone, quest'ultima risulta infatti ben innestata all'interno del circuito musicale, che la traccia propina in ogni suo secondo. Chiariamo le idee, "Mein" è una traccia in fine buona, ma non è quella che ti aspetteresti da una band importante come i Deftones che ci ha abituato a singoli ricchi di emotività e passione. Moreno e company riversavano in un momento non facile, in problematiche interne quasi irrisolvibili, ma ci si aspettava un secondo singolo dello stesso livello del primo. "Saturday Night Wrist" continua a creare un alone di non accordanza tra gli stessi fans, ma ripetendo il classico concetto possiamo dire: solo un ascolto completo darà una sua conclusione netta. Per ora ci limitiamo a dire che "Mein" non è assolutamente una traccia indimenticabile, e risulta quasi "fuori posto" rispetto al chiarore qualitativo a cui la band ci ha abituati nei suoi anni di carriera.

2) Cherry Waves


