DEFTONES

Hexagram

2003 - Maverick Records

A CURA DI
GIANCARLO PACELLI
02/10/2018
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione recensione

Se "Minerva" fu il primo singolo di lancio, "Hexagram" fu la conferma effettiva che il futuro platter, da ascoltare infinitamente fino in fondo, offriva un marchio di sound inconfondibile e spiccatamente irriproducibile. Incrostato di novità con un occhio attento al passato grazie ad agganci chitarristici e a pure distorsioni delle due asce,  segno che i Deftones non volevano minimamente incendiare il loro trascorso ma solo valorizzare i propri contenuti musicali con nuove idee e un approccio che soprattutto agli inizi, durante la pianificazione dei brani, peccava del cambio di rotta della produzione discografica, e c'è da aggiungere, che questa rottura, ci fu molto prima del rilascio del disco, quando i pezzi (tra cui i due singoli "Minerva" e "Hexagram") erano già pronti. I motivi? L'ex produttore Terry Date, difatti, accusò la band di aver allargato troppo i tempi di stesura e scrittura dell'album, mantenendo i ritmi di composizione assai lenti e decisamente noncuranti degli accordi prestabiliti. Oltre alla lentezza del lavoro in studio, Date sottolineò la troppa fretta con la quale gran parte del materiale musicale venne composto, non avendo il gruppo nulla di veramente "pronto" alla sua entrata in studio. Sebbene dunque il disco in sé possa tranquillamente essere valutato positivamente, dato che mostra in questi due singoli la natura inattaccabile della band di Sacramento, nasconde in esso alcuni piccolissimi difetti, macchie purtroppo indelebili capaci all'epoca di segnarlo indelebilmente. Ma pochi timori perché nel suo ascolto completo la band è talmente trascinante da ogni punto di vista tanto che tutti i difetti predetti e messi in luce da un Date in partenza, diventeranno soltanto un monito inutile, anzi daranno solo uno stimolo in piu alla nostra carovana sempre decisa a far parlare più i fatti che le chiacchiere. Moreno era deciso di portare avanti la sua creatura a discapito degli intralci che potevano capitare e non era nemmeno la prima volta, dato che conosciamo che il quartetto a stelle e strisce, soprattutto nella sua prima parte di carriera, ha dovuto sempre affrontare e fare i conti con pressioni esterne e ingerenze di terzi interne. Il valore effettivo del combo era altissimo e il gruppo viveva uno stato di salute invidiabile: tutti i bastoni tra le ruote di questo mondo non potevano minimamente danneggiare il carrozzone alternativo che si apprestava a regalare con la solita grinta un nuovo tassello in studio. Soltanto un compito era da effettuare con tutta la tranquillità di questo monfo: trasmutare questa "rabbia", nata dallo sgomento dopo l'abbandono dell'apparato produttivo durante il periodo di lancio del disco, in ogni segmento sonoro in modo da valorizzare il tutto portando a casa il risultato. Tornando al singolo oggetto della nostra analisi (ricco anche dal punto di vista artistico dato lo straordinario artwork, intitolato "Bandaged Love" di Ashley Macomber), la maschera puramente alternativa della band non scricchiola nemmeno un secondo e il sound con chitarre ricamate e mai banali, ricche di "stop and go" e ritmiche saltellanti e sontuose prima e riflessive poi, ci permette di inquadrare, qualora ce ne fosse pure bisogno, l'ottimo animo di cui godeva il quartetto, non solo alimentato dalla foga del successo ma dal fatto di restare umili e con i piedi per terra, perché uscire dal proprio seminato e rovinare il tutto era semplice e pure fattibile: ma per fortuna (e sottolineo questo "per fortuna") non sarà affatto cosi. Oltre a "Hexagram" sono posti sul piatto durante la lettura incontrerete altri due brani: "Bloody Cape" e "Lovers". Non ho altro da dirvi se non buona lettura!

Hexagram

"Hexagram", che si può tradurre come esagramma, è un poligono stellato a sei punti, concepito come unione di due triangoli equilateri. L'intersezione che si va di conseguenza a costruire consiste in un esagono regolare, usato storicamente in contesti culturali e religiosi, in particolare nella cultura ebraica esso viene simbolicamente associato con la Stella di Davide. Da questa piccola dissertazione si può intuire un po' il binario in cui si inquadra la nostra "Hexagram", il secondo singolo di "Deftones": parla di guerra, e in particolare di un conflitto, quello israelo-palestinese, tutt'oggi molto vicino anche a noi cittadini del ventunesimo secolo. Quante volte nei nostri telegiornali abbiamo visto il sangue traboccare e bombe esplodere in quelle terre che in fondo cercano quella pace che gli è stata negata, in una maniera cosi ingiusta da farci dimenticare che siamo solo degli esseri umani? Il sound, che la nostra ciurmaglia ha attentamente architettato in fase di songwriting, cerca di farci riportare in mente sì le scene terrificanti della guerra; in un altro senso, però, vuol anche provare a farci capire quanto la vita, che sia bianca o nera, indipendentemente dal credo politico/religioso, abbia lo stesso identico valore. Potremo definire questo pezzo un rotondo inno alla vita nonostante sia colorato da venature di opprimente violenza. I nostri si dimostrano unici nel narrare, in contesti rabbiosi e raggelanti, di speranza di un mondo migliore. L'intento reale di Chino in effetti era costruire un pezzo dall'alto valore comunicativo e potremo dire che è riuscito in questo suo intento. Il riffing di base, che colora tutta la struttura ritmica, ha la straordinaria capacità di intercalarsi sia tra toni decadenti veramente insoliti che tra un verso di rabbia di fondo, grazie anche all'abilità del nostro Carpenter alla sette corde, coadiuvato dallo lo stesso Chino, che con una semplicità estrema cambia registro tonale in pochissimi secondi. Gli scream di Moreno hanno la corretta funzionalità di immedesimarsi nel sound cercando di creare atmosfere nere ma al contempo speranzose. Non mancano momenti di assoluta melodia dove sia la furia canora che il pathos della chitarra si sciolgono, dando vita ad un sound verisimilmente più leggero. "Hexagram", alla fin fine è un pezzo che sicuramente ha bisogno di un minimo di attenzione uditiva nell'ascolto, ma nonostante ciò non tocca livelli di "perfezione", senza dubbio lo potremo definire come un ottimo biglietto da visita che fa crescere in noi ascoltatori la voglia nell'assaporare tutto l'intero platter.

Bloody Cape

Un intro colorato di rosso caratterizza "Bloody Carp" (Mantello sanguinante), collezionato dalle mani esperte di Carpenter, ci permette di entrare rapidamente nel mood "deftonesiano" del nuovo brano premonitore dell'omonimo: tale intruglio sonoro si dimostra talmente ossessivo ed essenziale al fine di farci immergere delicatamente nel pieno delle sensazioni che udiremo da li a poco. "Bloody Carp" è un'altra canzone che ha tutti gli ingredienti di casa Deftones: aggressiva ma melodica, agguerrita ma soave. Le liriche del testo, sempre collezionate da tutte le otto mani dei Nostri, dimostrano una maturità che fa storcere il naso a chi ha accusato i nostri "nu-metallers" di essere fiacchi dal punto di vista compositivo, cosa effettivamente mai vera quando si vanno a scrutare i solchi di ogni testo. Il riff iniziale non perde tempo al fine di spalmarsi nella costruzione del sound, adottando una grezza aggressività la quale progredisce nel passare dei minuti, Chino è vocalmente molto ispirato, la sua voce riflette la bellezza catartica di un tempo, fa ribollire le coscienze e fa aprire gli occhi soprattutto quando raggiunge picchi "rabbiosi". Il finale soprattutto, sgocciola di una serie di riff che diventano magistrali tanto che notiamo la difficoltà dello stesso Chino di starci sopra, di seguire con decisione il lavoro di Carpenter. Il "mantello sanguinante" vede come tema di fondo il rischio che ogni essere umano si prende in decisioni delicate, è un moniker deciso ad abbattere i limiti imposti dalla nostra mente e aprire un nuovo modo di pensare. E la corposità del sound, il quale attraversa tutta la base sonora di questa "Bloody Carp", è un monito che ci indica di ritrovare noi stessi, nonostante i parecchi scogli che inevitabilmente troverai nel tuo percorso: fa parte del gioco e sta a te alzare la testa e combattere, andare avanti e cercare in tutti i modi di evitare sentimenti scoraggianti.  Questa seconda traccia del singolo ci fa rendere conto della assoluta maturità artistica ormai raggiunta e consolidata dai californiani, i quali non mollano un secondo donando la loro vena "Heavy" in ogni secondo di questa interessantissima traccia.

Lovers

"Lovers" (Amanti) fa parte del vasto catalogo di b-sides che i Deftones hanno nelle loro retrovie. Inizialmente, come abbiamo detto nella nostra introduzione, questa doveva essere la title-track del quarto lavoro in studio, ma dopo varie discussioni la band decise di scartare questa ipotesi e denominare il loro lavoro semplicemente "Deftones". Ma "Lovers" non luccica di quel vibrante sentimento coloro rosso, è una traccia che funge da trabocchetto: la prima parte è dominata dal "caos catartico" della band, messo sempre in luce da un lavoro organolettico e pungente della chitarra mista ad un basso squillante, il quale narra con tempestività la nascita e la disfatta di un amore che sembrava intoccabile. Allucinatorio è il passaggio tra le atmosfere soffici ed eteree in cui i due amanti vivono la loro storia con tutta la tranquillità di questo mondo, fino a quando tutto questo mondo però viene distrutto. I Deftones da questo punto di vista, ossia nel narrare differenti sfaccettature delle emozioni umane con la medesima maturità, sono sempre unici. Carpenter è colui che spezza il ritmo iniziale soggiogando le atmosfere con un tono ribassato e letale, a cui si agganciano discrete linee di basso e le vocals di Chino, introspettive, oscure e trascinanti. Trascinante è sicuramente il riffing, il quale anticipa alcuni stilemi dell'omonimo: la produzione non perfetta in cui è immersa questa track favorisce ancora di più l'impianto atmosferico. I picchi vocali del nostro aumentano di violenza quando quell'amore, che aveva tutti i presupposti per durare anni e anni, viene spezzato tragicamente. "I wish she'd call / I wish she'd come (Vorrei che mi chiamasse / Vorrei che venisse da me) è la coppia significativa di frasi urlate dal nostro protagonista al fine di raggiungere l'amata, che forse ora come ora avrà già dimenticato quell'amore che sembrava imbattibile. Ed ecco che subentrano i "ma" e i "se", si è alla disperata ricerca di trovare soluzioni al fine di recuperare vitalità distrutta da un amore perso. Lo stacco centrale, in cui tutti gli armamenti strumentali cessano di ruggire, si identifica come uno strumento di riflessione, si cerca disperatamente di capire, e la voce bassa e filtrata di Moreno è semplicemente un lamento che cerca di trovare una sua dimensione. Terminato ciò la sezione ritmica torna a ricamare le soluzioni antecedenti, in cui si fa strada Abe Cunnigham, il quale aumenta di poliedricità con tocchi ancora più elastici e perennemente imbrattati di delusione, un aggettivo perfetto per descrivere con una parola questa traccia. "Lovers" si conclude ossessivamente, con quel lancinante "I wish she'd come" ripetuta ben undici volte. 

Conclusioni

"Hexagram", costruita su paletti interessanti, soprattutto dal punto di vista lirico (l'incentrare le proprie tematiche su guerra e scontri di matrice religiosa non è affatto una caratteristica abitudinaria dei Deftones), si mostra, al pari del precedente singolo, come una traccia gustosa e invitante dal gusto orecchiabile ma vincente. Sia ben chiaro, non tocca livelli memorabili per la struttura monocorde di alcune soluzioni e la prevedibilità in alcune sezioni ma la forza del quartetto è troppo deflagrante e grintosa tanto da smontare ogni minimo dubbio sul successo mediatico che dopo ha confermato l'ottimo percorso in cui erano immedesimati i quattro musicisti. Questo singolo si incanala quindi come un ottimo biglietto visita e, assieme a "Minerva", rappresenta appieno lo spirito che le due tracce sanno regalare, tracce che offrono caratteristiche che saranno ancora più chiare nell'ascolto completo di questo omonimo. Omonimo dalla genesi sicuramente non facile, folgorato da un abbandono repentino subito dopo la conclusione del missaggio, ma nonostante tutto rocciosamente si confermava come un ottimo successore del disco precedente. Una immutata vena da compositori inizia a prendere forma, inizia a vibrare già nell'ascolto di questi due singoli, per poi esplodere letteralmente con le altre che andranno a completare lo scheletro del disco, che cercava in tutti i modi di non sfigurare nei confronti del luminoso capitolo precedente. Oltre alla title-track, "Hexagram", molto interessante è stato inserire nella breve tracklist un brano come "Lovers", che doveva essere la prima incarnazione del platter ma che poi, a detta di Moreno, fu modificato principalmente per motivi di immagine: mettere il proprio nome come titolo di un disco significava in poche parole dimostrare il proprio carattere duro come l'acciaio e i Deftones potevano fieramente dire di possederlo. E in effetti il frontman non aveva tutti i torti, raschiare un tema molto affascinante come l'amore poteva dare segni di debolezza, cosa che il combo americano non potevano permettersi. Discutiamo di affari di immagine ma nel mondo del mainstream questo affare conta e non poco. A conti fatti questi due singoli ci mostrano il livello complesso che la band metterà su note nel suo quarto album in studio e che immancabilmente, confermeranno il loro successo in tutto il mondo.

1) Hexagram
2) Bloody Cape
3) Lovers
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