DEFTONES

Back to School (Mini Maggit)

2001 - Maverick Records

A CURA DI
GIANCARLO PACELLI
23/08/2018
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione recensione

Gli anni d'oro del metal alternativo sono stati pressappoco quelli a cavallo da fine anni novanta fino agli inizi del nuovo secolo e hanno lasciato irrimediabilmente il segno, spostando le attenzioni pubbliche su questo innovativo approccio che univa in una maniera sana ed equilibrata i canoni musicali di generi come hip-hop e rap con una base tipica della musica pesante. Durante la genesi di questa particolare branchia dell'heavy metal, non sono ovviamente mancate, le polemiche di un gran numero di fan old-school che si ritrovavano qualche gruppo di questa fascia musicale, quella del cosiddetto nu-metal (new metal), ad aprire le loro band preferite. La critica partiva dal fatto che non sono mancate band che hanno stilizzato troppo il genere rendendolo una pseudo insalata musicale in cui il metal centrava ben poco. Ma nel grosso quantitativo di queste formazioni bisogna fare una grandissima eccezione quando parliamo dei californiani Deftones. Partiti da un derivativo post-grunge, sono diventati negli anni una di quelle rarissime formazioni, nascenti da quel movimento tanto odiato, ad accaparrarsi cosi tanto pubblico tanto da diventare una band metal a tutti gli effetti. Segnati da una serie e mai banale evoluzione musicale, Chino Moreno e company hanno sempre sbalordito e messo a tacere i detrattori (tanti) che hanno incontrato nel loro percorso. Non era affatto semplice scrollarsi di dosso la nomea di pseudo-metal band e, come si sa, la critica (cosi come gli ascoltatori) sa essere umanamente assai crudele.  E in questa incandescente fase che si inserisce il secondo Ep della compagine californiana che seguiva il precedente "Live", registrazione dal vivo della performance di nostri ad Amsterdam nel 1996. Il nome dell'Ep, "Back To School (Mini Maggit)", uno dei brani più conosciuti e di successo di "White Pony" (2000), fu partorito dalla band nel suo periodo massima risonanza sia mediatica che critica, il periodo tra il 2000 e 2001. Accompagnato da un giovanile video ufficiale, il brano ha segnato record di ascolti, soprattutto nella piattaforma televisiva MTV, vera lampa di lancio per molte band in quei delicati anni. Come abbiamo ben capito, tutta quest'extended play gira appunto attorno alla summenzionata title track. Ma non parliamo di una traccia dalla genesi "normale", dato che era in realtà tale pezzo non doveva nemmeno esistere. La band americana infatti aveva dichiarato di non volere scrivere più pezzi a tema adolescenziale dopo "Around The Fur" (1997) e quindi l'intenzione di inserirla in un platter cosi delicato fu esclusa a prescindere. Però l'etichetta discografica, la Maverick Records, giustamente espose ai Defones dei paletti chiari da seguire, ossia quella di inserire più singoli i lancio possibili al fine di rendere l'uscita del platter più comoda dal punto di vista discografico (i Korn e i Limp Bizkit infatti ai tempi avevano il timone delle vendite negli USA). Nel disco (White Pony), per questo, la band decise di prendere il ritornello di Pink Maggit (pezzo dal minutaggio ampio e psichedelico di oltre sette minuti) e aggiungere due strofe rap/crossover e così nacque il brano "Back To School". Successivamente venne chiamato "Back To School" con tra parentesi "Mini Maggit". Insomma la genesi di questo travagliato ep è abbastanza evidente e rispecchia le acque mai tranquille in cui i Deftones hanno navigato. Oltre alla title track sono presenti le versioni dal vivo di brani come "Teething" (una traccia inedita), la già citata "Back to School (Mini Maggit)", "Feiticeria" e "Nosebleed", e la versione in studio di "Pink Maggit" accompagnata da una prova acustica di Change (In the house of files). Nuovo capitolo dei Deftones e non mi resta che augurarvi buona lettura!

Back to School (Mini Maggit)

Ad inaugurare questo Ep, come c'era da aspettarselo troviamo la discussa title track che rintocca i primi fulgidi secondi di questa interessante uscita. Chitarra pizzicata e atmosfera che in un secondo tocca lidi atmosferici elevati. È Back To School (Mini Maggit), più che un brano un vero e proprio cavallo di battaglia. Dieci secondi e il filtrato asfissiante di Moreno inonda le nostre orecchie di un amalgama tra l'alternative e rap. Esatto il rap. È una delle caratteristiche più premurose di questa traccia che cela dietro di se tanta devastazione a suon di pogo micidiale. Moreno è il cineasta, è il regista di questo assalto sonoro reso ben accattivante dal riffing di Carpenter e dai colpi al millimetro di Cunnigham. Ma non solo: tutta la sezione ritmica non perde tempo ricamando rocciose melodie e altalenanti trame sia di basso che di chitarra. Le tracce del sound primordiale di Adrenaline sono ben infarcite lungo l'asse sonoro e questo dimostra il forte legame con il recente passato fatto di underground e di club, e non solo la tematica toccata dai nostri qui è di chiara ispirazione adolescenziale, ogni trama melodica di "Back To School (Mini Maggit)" è un toccante e aggressivo frammento di ricordi della scuola ma anche di quella voglia di libertà che forse non tornerà mai più. Quella adolescenza rubata dalla responsabilità che la vita nel bene e nel male ti mette davanti. Libero e perfettamente inquadrato nel valore semantico del brano è il chorus, ben impastato da un aumento cadenzato delle ritmiche e di un abbassamento dei toni di chitarra a favore dei giochi di piatti affidati a Frank Delgado. Stop e via. Terminato il ritornello subito l'anima da rapper di Moreno torna con una sfrontatezza quasi peculiare e oltre a cio la radice hip/hop si dimostra ovviamente ancora ben visibile in questi Deftones, e il ritorno al clima statuario del chorus non fa altro che dimostrarlo. Un urlo contro il conformismo, l'incessante lotta debole/forte: questa è "Back To School."

Feiticeria

Non bastano "Change (In The House Of Files)", la title track e "Pink Maggit": i brani provenienti dal clamoroso "White Pony" non finiscono qui. La prossima track, qui proposta dai nostri dal vivo, sin dai primi pulpiti inonda le attente orecchie dei supporters. La traccia è la poco osannata Feiticeria (nome di origine portoghese che si può tradurre in strega), brano catartico e avvolgente che nonostante sia colorato da ritmiche dal gusto vincente, non ha mai goduto di tanta popolarità. Ritmiche che subito incalzano con l'irruenza chitarristica di Carpenter, il quale modula le basi della traccia verso una sacra distorsione, impattandola lungo il corredo della sala da concerto. Una distorsione non eccessivamente ingombrante ma adatta per l'intro del drumming corpulento di Cunnigham. E poi Moreno: il nostro performer non esita molto a sfoderare la sua anima melodica che non evita un rapping feroce (ed efficace, soprattutto dal vivo) ma al contempo molto equilibrato, un "parlato" quasi sistematico. Le note alte toccate dal nostro sono rilevanti, mentre le corde vocali riescono ad incidere anche nei momenti in cui i campionamenti tastieristici di Frank Delgado vanno a coprire un ruolo importante nella marea distorta, di riverberi altisonanti. Le stesse vocals che ricamano agghiaccianti e sinistre sensazioni di prigionia (un tema che se vogliamo vanno a braccetto con il tema del brano), promuovono la track verso alti livelli e il pubblico si dimostra ampiamente soddisfatto. I colpi percussivi di Cunnigham sono semplici ed efficaci. Non mancano però soluzioni acerbe, di ispirazione post-grunge che in un modo o nell'altro sono ancora dentro il sound innovativo dei nostri. Un brano che incide, profondamente. Lento e malinconico, tranne in alcune sezioni in cui la band secondo i propri cardini musicali cerca di far fuoriuscire quella rapidità giovanile. Nessuno stravolgimento di tempo degno di nota, "Feiticeria" preme, ci dà dentro su un terreno ritmico ben sicuro, che soprattutto in live rende moltissimo. E in effetti se può essere catalogata come una grande traccia è proprio per questo. Un forte applauso conclude la performance.

Back to School (Mini Maggit) - Live

Uno scorcio chitarristico interessante di Carpenter fuoriesce dalla nube del live. Sembra di riconoscerlo. Si è proprio quello: Back to school (Mini Maggit), ora riproposta in sede dal vivo, sembra ondeggiare subito su lidi interessanti con il complesso americano che nei secondi iniziali scalda gli armamenti musicali con molta forza e determinazione. Si sentono le urla del pubblico che calano di intensità una volta che il combo inizia a darci dentro a suon di un heavy sound che oramai mostra paletti veramente alla portata di pochi. I secondi proposti inizialmente fungono da cuscinetto per un qualcosa di devastante che fa calare il silenzio nella hall: le urla incredibili di Chino Moreno, il quale le fa scattare come schegge impazzite, viaggiano a suon di velocità, e tutta la sezione ritmica gli sta dietro con molta accortezza. Addentratosi nel sound, Moreno fa cambiare nettamente binario sonoro alla track che assume ancora più pesantezza, soprattutto grazie al riffing penetrante di Carpenter legato ai maestosi tocchi di Cunnigham. Le prime note hanno il sapore di anti conformismo e di rivalsa, il rapping aumenta il valore sociale di "Back to School", brano che ha la spiccata caratteristica di far uscire la rabbia, insita in ognuno di noi. La devastazione è ormai innestata, e gli inermi supporters non possiamo altro che soccombere alla pesantezza sonora che esce da ogni minimo tocco di basso o da ogni deflagrante riff, i quali conducono le attenzioni dell'intera sala da concerto nel classico chorus: la parte melodica di Moreno scatta con equilibrio lungo l'asse ritmico che non cede il passo a nessuno strascico di melodia, nel pieno senso del termine. Se all'inizio abbiamo notato un drastico cambio di tempo, "Back To School (Mini Maggit)" dimostra la sua poliedricità nel ritorno agli schemi iniziali subito dopo il ritornello: chitarra sempre devastante e pulita, basso elastico e enormemente tarato su ritmiche eclissanti e batteria che preme sull'acceleratore soprattutto quando Chino mette la quarta con il suo intricato rapping. Una miscela esplosiva lungo corre questa live performance dell'iconica title track, l'energia che emana è unica nel repertorio dei nostri, non solo nelle parti rapide e dinamiche ma anche nelle incursioni di innesti delicati e di sezioni vocali pulite e vaporose, come accade nei pressi del termine del brano in cui le infernali ritmiche post chorus diminuiscono di decibel e a Moreno non resta altro che mostrare le sue spettacolari doti di performer modulando la voce, con alti rilevanti e grande attitudine a replicare con accuratezza alla versione in studio. Ma l'anima melodica trova il tempo che trova: il finale è accordato su urla lancinanti e su una ebrezza vocale che mostra soltanto il luminoso talento del nostro frontman.

Nosebleed

Un pubblico elettrizzato dagli alti volumi della hall del concerto subito accoglie i nostri a braccia aperte, e i Deftones carburano con una gran forza sonora e un'adrenalina deflagrante. Ci apprestiamo ad attendere la seconda succulenta portata che la band di Sacramento ci ha preparato per questo ep. Scontato dire che ci aspettiamo una dirompente resa dal vivo, e come vedremo non resteremo delusi. Conclusasi un timido applauso del pubblico nei confronti dei nostri, già si ode in vicinanza la distorsione potente della chitarra di Carpenter: micidiale ma allo stesso tempo ordinata, elettrizzante e dinamico è l'impatto che pone nei confronti del pubblico ad una performance dei nostri quattro. L'introduzione, così come è solito nelle prestazioni del quartetto, è roboante, pone sull'attenti tutto il pubblico quasi interrato in un processo di canalizzazione dell'attenzione nell'ascoltare la nuova traccia. Nosebleed (Sangue dal naso), la quale scatta potentissima e quadrata nelle sue escursioni, è dinamica nei suoi iniziali momenti ricolmi di melodia. Il pathos che sembra emanare il primo sussulto vocale di Moreno si trasforma in un urlo pungente, che si sposa a meraviglia con la sezione ritmica che piano piano prende vita. Chitarra di Carpenter possente, basso messo in una caratura tagliente, Chino che sobbalza da una parte all'altra del palco, quasi rinvigorito dal caldo pubblico. "Nosebleed" non poteva iniziare in una maniera migliore. Nel gioco chitarristico che introduce le prime note effettive del nostro singer, con quei spazi vuoti, prendono colore grazie agli scream fulminei e corposi del nostro Chino, che con poche difficoltà porta avanti con fierezza assoluta il suo compito di performer. Soprattutto nel chorus, ritmato e dinamico nella sua struttura, apparentemente "semplice" nel modo di essere percepito dal nostro pubblico, che quasi rintona ogni passaggio vocale: da quelli rappati alle sferzate pulite ed equilibrate. Bene, qui la prestazione del nostro da questo punto di vista è pazzesca, e nonostante siano evidenti le difficoltà di riprodurre le strutture della versione in studio Chino con la sua consueta caparbietà fa un lavoro degno di nota. Dopo qualche minuto abbondante il pezzo scema di velocità: la sezione ritmica scala di vigore, e Moreno si pone in una maniera differente andando a braccetto con Chi Cheng.

Teething

I Deftones sono soliti a sorprese per i propri fans, hanno sempre cercato in tutti i modi di regalare ai propri ammiratori tracce che in un modo o nell'altro non potevano essere incluse nei lavori in studio. Tra queste emerge Teething (Dentizione), quinta traccia di questo Ep, proposta dal vivo come altri brani che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso. Ma "Teething" non è una traccia normale, perché fa parte di una soundtrack di un film che ha raschiato successo al botteghino, The Crown: City Of Angels (Il corvo: la città degli angeli, 1996), diretto da Tim Pope. Di certo coloro che attendevano a questa resa dal vivo erano molto fortunati, dato che proporre brani cosi inediti e particolari è veramente una rarità. Ma non perdiamoci in chiacchiere e addentriamoci nella traccia. "Teething" incalza subito, pennellando situazioni di incastri tra batteria e un riffing di ispirazione Adrenaline, che conduce i ritmi. Non c'è molto tempo per respirare, la traccia corre ben spedita secondo canoni secchi e sicuri, e non può essere diversamente dato che il film anch'esso rasenta situazioni di velocità e di azione. Nulla è lasciato a caso, e nonostante abbiamo di fronte una band ancora abbastanza immatura, la sezione ritmica ricamata ci dice invece il contrario. Devastante è il modo di porsi del pellame Cunnigham, corre in una maniera quasi sorprendente e Moreno, collaudato dalle backing vocals di Chi Cheng, non può che adottare vocals rapide e dirette per stargli dietro. Soprattutto nei momenti di stasi, in cui tutto l'armamento strumentale cessa di premere, (quando prevale la pavimentazione sonora improntata su una accordatura bassa della chitarra), Moreno cerca di caricare tutta la sua potenza e di scaricarla con sana violenza, con urla acide ma al contempo ben percettibili. Qui sta la differenza della nostra band: creare situazioni di "caos ordinato" in cui ogni minimo passaggio può essere interpretato e capito dall'ascoltatore, che si trova catapultato in chissà quale emisfero apocalittico. I ruggiti vocali altisonanti di Moreno spaziano verso molti registri, toccando persino l'apice del growl. E la semplicità di passare da un cantato "sospirato" a compresse e agghiaccianti vocalizzi ha quasi dell'incredibile. "Teething" non fa sconti, continua a mietere vittime con la sua potenza viscerale, che rende al massimo soprattutto, nella parte finale quando le due fonti vocali si sovrappongono, e in questa resa dal vivo i fans sono terribilmente accerchiati da onnipotenti giri di batteria e un basso messo in luce come non mai. Un brano molto interessante, una rarità del catalogo dei quattro di Sacramento.

Change In The House Of Files

"White Pony" come ben sappiamo fu il trampolino di lancio della nostra band, e tra le tantissime tracce straordinarie di quel lavoro non si può non annoverare Change In The House Of Files (Cambiare, nella casa dei files), qui proposta in una versione acustica. Un autentico cavallo di battaglia, elegante e sinuoso, aveva dato consapevolezza alla nostra band di essere una compagine importante. Non ci sono voluti anni: Change ha avuto un successo immediato, sarà per le linee melodiche che la compongono, ma questo singolo è un brano speciale. La versione acustica, qui proposta in questo Ep, non va a diminuire l'assetto emozionale, anzi lo va a evidenziare ancora di più. Decadente e nostalgica, questa traccia senza la sua elettricità originale si dimostra ancor più una colonna sonora espressiva, un vero e proprio calderone di tante emozioni. L'inizio rimembra la soluzione dell'originale: atmosfere fumose e condensate, aria che si fa sempre più rarefatta e Chino Moreno che nei primi secondi carica la sua adrenalina che ha in corpo stando in silenzio. Il leggerissimo drumming di Cunnigham è protagonista delle prime eteree soluzioni iniziali, fino all'incidere del chorus, in cui la chitarra acustica si intreccia vaporosamente con tutto l'impasto sonoro iniziale. "Change" parla di cambiamento, di voglia di capovolgere situazioni sfavorevoli, di riscatto e il chorus, sparato con una sana e controllata violenza, allude proprio a ciò: la voce del nostro incolla l'ascoltatore e nonostante la "potenza" elettrica dell'originale sia andata quasi persa la sua ugola comunque ci indirizza verso lidi pesanti ma allo stesso tempo soffusi. Dopo il ritornello, la sezione ritmica torna a ricamare una situazione quasi oscura, in cui solo lo spiraglio vocale di Moreno riesce ad assicurarci. I passaggi acustici e le capacità chitarristiche di Stephen Carpenter, nonostante la loro peculiarità acustica, comunque sono adatti per reintrodurci nel refrain che crea il sound tipico di casa Deftones però in una completa atmosfera acustica. Il finale è una lotta tra basso e chitarra, con un Cunnigham che cerca di stare al passo. Di sicuro stravolgere un brano come "Change?" non era missione semplice, ma i nostri, come si sa, hanno una capacità di mutare forma come pochi.

Pink Maggit

Proseguiamo e concludiamo l'analisi di questo Ep con la psichedelica Pink Maggit che risulta quasi inusuale dato che è un'impresa da trovare nella discografia dei Deftones una traccia pesante e ossessivamente lancinante come questa. Il brano preso in questione è un lungo viaggio, un'esperienza tortuosa che inizia come una cavalcata melodica la quale ha per basi un'atmosfera che sfuma in accordature stile drone con pizzichi di natura elettronica, responsabili di creare solide incisioni sulle quali emerge il gusto tonale della voce suggestiva di Chino Moreno. Il chorus non è una novità poiché già lo abbiamo incontrato nella traccia di apertura del nostro platter e title track di questo extendend play, "Back To School", e ben conosciamo le cause prettamente non musicali che hanno portato a creare quest'ultima. Un tono e un sound ricamato seguendo un terreno ampiamente claustrofobico in cui Moreno è in grado di arrampicarsi verso differenti registri vocali: da un parlato opportunatamente "sospirato" fino ad un rapping aggressivo ed audace. Nulla è posto a caso e questa Pink Maggit nella sua unicità ha da dire un mondo di cose. Il groove batteristico di Cunnigham è magistrale nei suoi tocchi secchi che non fanno altro che valorizzare le vocals di Moreno, ibridate con la sezione ritmica ma anche aggressive e veloci. Una summa sonora magistrale, una traccia introspettiva nei suoi pungenti arrangiamenti e soffocante e surreale nelle sue atmosfere profonde e oscure. Pink Maggit non segue solo un binario sonoro, no: spazia tra differenti universi musicali ma al contempo porta con fierezza il sound dei nostri, distinguibile a chilometri di distanza.

White Pony EPK

Per concludere al meglio questo lavoro non mancano soprese come quella di inserire nei titoli di coda una rappresentazione inusuale, una sorta di video promozionale di White Pony. L'inizio del video, intitolato White Pony EPK, è incerto, e con il passare dei minuti, l'aura di mistero non fa che aumentare a dismisura. L'inizio quindi è incentrato in uno stanzone sporco e vuoto in cui è ben visibile un uomo mal ridotto, forse malato che fatica persino a muovere un dito. Sembra svegliarsi e con molta difficoltà capisce che si trova nei guai. Solo una malridotta televisione lo accoglie, e una presenza rappresentata su di essa sembra dire: "Wake Up!" (Svegliati!). Terminato questo breve interludio, il video cambia faccia, mostrandoci uno scenario apocalittico in cui emergono uomini, i quali hanno difficoltà evidentissime a camminare e persino a respirare. L'aria è funesta, oscura e quasi irrespirabile. Ma non tutto è perduto perchè tra le urla ansimanti di questi esseri umani, udiamo un drumming molto riconoscibile: l'estratto musicale che ci accoglie è tratto da "Change (In The House Of Files)" (Cambiare..). Chino e la nostra band sono immersi un'atmosfera lugubre, ma nonostante ciò la bellezza del chorus non pecca di fascino. Moreno impugna la chitarra ritmica, Chi Cheng con il suo basso disegna le linee che ben conosciamo: i preparativi per il ritornello di Change ci sono tutti e non ci resta che udire le vocals di Chino sfondare le preti del suono. I tempi di batteria sono quadrati ed efficacie non fanno altro che valorizzare ogni momento della ultra-celebrata "Change". Tutto però si spegne all'improvviso dato che la sezione ritmica lascia spazio al proseguire del video. L'uomo dei primi istanti sembra ancora più inconsapevole di cosa sta vivendo ma non solo, emergono altri personaggi, i quali come lui, non riescono a capire cosa effettivamente sta accadendo. Ed è proprio in quel momento che la band ricompare con le sue solite sinuose movenze. La traccia prescelta è "Rx Queen" (Regina a raggi X) che dona alla sinistra rappresentazione un tocco di eros e di eleganza.  Il ritornello segue il consolidato schema "deftonsiano": chitarra ritmica che scivola via sull'impianto portante di note rocciose da parte della lead guitar di Carpenter e drumming corpulento di Cunnigham. Ma anche questa "Rx Queen" è stroncata sul più bello quando in primo piano emerge come protagonista una donna, anch'essa spaesata e assolutamente incapace di capire. Momenti di pathos si susseguono e se vogliamo sembrano rappresentare cosa sono effettivamente i testi dei nostri: diretti e reali. La donna, accennata prima, viene catturata e seviziata da alcune entità che volteggiano in questo surreale video. E proprio nel culmine dell'azione ecco riemergere i nostro, con il ritornello della potente "Street Carp": traccia veloce e inquadrata su lidi estremi. Le chitarre sentenziano ciò che sta accadendo, l'uomo che prima era incatenato in una dfficile situazione, riesce finalmente a scappare e a vedere la luce. Tutto questo accade con i sottofondo di "Digital Bath" (Bagno Digitale") che chiude questa strana rappresentazione grafica, utlizzata per promuovere "White Pony".

Conclusioni

Le tracce che abbiamo appena raschiato a fondo mostrano i Deftones in grande spolvero. Soprattutto le riprese dal vivo incendiano e fomentano noi ascoltatori ad approfondire ancora di più la conoscenza di questo combo, fondamentale per un certo di tipo ramo metallico verso fine del secolo scorso. "Back To School (Mini Maggit)" è un Ep molto interessante, nato in un contesto assai travagliato da molti punti di vista ma favorevole verso altri. Travagliato perchè pone la sua genesi in un clima arroventato dalle pressioni esterne della Maverick Records e sulla incessante importanza di gettare nel mondo discografico questo extendend play, ma dall'altro è un ulteriore dimostrazione della grossa attitudine dei nostri ad impacchettare ottime tracce e farle vibrare armonizzandole, creando un connubio vincente. Segue naturalmente e idealmente il precedente Ep "Live" (che abbiamo già descritto affondo) ad Amsterdam del 1996 e rispetto a quel capitolo dal vivo, abbiamo notato un innalzamento e una diversa attaccatura ad una prova su palco. Ed è anche logico se andiamo a visionare l'attività dal vivo, vista come una naturale conseguenza dei milioni di dischi venduti.  Di anni ne sono passati e l'esperienza è aumentata a dismisura: i platter che si sono susseguiti hanno distrutto l'alone underground di Adrenaline costruendo mano mano, mattone dopo mattone, album di successo e prove live importanti che quasi risultano apocalittiche se paragonate ai primi ingenui anni dei nostri skateboarders. La crescita attitudinale prende il sopravvento su tutti: istrionico e quasi psichedelico è il nostro frontman Chino Moreno, un vero modellatore del suono e un furbo architetto nel riscaldare il caloroso pubblico con vocalizzi accattivanti, che rendono giustizia alle prove in studio. Il suo mood da singer vissuto e quasi decadente ma al contempo energetico ed esplosivo sono un marchio di una qualità invidiabile. Assieme a lui incendiarie e martellanti sono le stesure ritmiche di Carpenter (alla chitarra principale) e Chi Cheng (al basso), ed è da sottolineare la viscerale e camaleontica prova nel drumming di Stephen Carpenter, un vero animale dietro le pelli: cresciuto esponenzialmente sia nel tocco che nella dinamicità del rullante e a volte fruitore della doppia cassa. Un connubio vincente, un amalgama di strumentisti eccezionali che hanno saputo come indirizzare le proprie conoscenze al fine di una crescita collettiva mirata ovviamente ad una consapevolezza di essere un combo unico. In questo lavoro non mancano novità come la versione acustica di "Change (In The House Of Files)" e di "Teething" (brano utilizzato per la soundtrack de "The Crown: City Of Angles"). Insomma la band è in grande spolvero e questo Ep mostra naturalmente la futura creatura perfetta e equilibrata degli anni a venire, che regalerà gioie ai propri supporter.

1) Back to School (Mini Maggit)
2) Feiticeria
3) Back to School (Mini Maggit) - Live
4) Nosebleed
5) Teething
6) Change In The House Of Files
7) Pink Maggit
8) White Pony EPK
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