CRISIX

From Blue To Black

2016 - Listenable records

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
05/04/2016
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Introduzione Recensione

Andiamo a parlare, nella recensione odierna, di un gruppo proveniente dalla Spagna, ovvero i thrasher Crisix. Nati nel febbraio del 2008 con il moniker Crysys grazie all'iniziativa del batterista Javi Carrion e del bassista Marc Torras (entrambi provenienti dalla thrash/death metal band Shadon, con all'attivo solamente un demo datato 2006), trovano il completamento della formazione con l'arrivo dei due chitarristi Marc "Busi" Busqué ed Albert Requena, anche loro provenienti rispettivamente dagli Helltears e dai Face. Nello stesso anno i Nostri partecipano e vincono un concorso nazionale, il "Martohell Metal Rumble", e sulle ali dell'entusiasmo registrano il loro primo demo dal titolo "Dead By The Fistful Of Violence", realizzato per la compilation "Spain Kills" per conto dell'etichetta "Xtreem Music". Arriva il momento di affrontare dunque il primo concerto atto a promuovere questo nuovo corso, ma si vedono costretti a mettere dietro al microfono Julian Baz (bassista della band Burbon Society), perché il loro primissimo cantante non poté essere presente allo show. La band si accorse immediatamente che Julian ben si adattava al loro stile e di conseguenza gli proposero di entrarne a far parte in pianta stabile. Così, la line up fu finalmente al completo e nel dicembre 2008 registrarono altri due brani, ovvero "Internal Pollution" e "Mummified By Society", in modo da aver pronto un demo dal titolo "Demosthrashion", che gli avrebbe consentito di per poter partecipare alla metal battle spagnola del 2009; un concorso per cercare di ottenere una partecipazione al più grande festival metal europeo, ovvero il Wacken Open Air Festival in Germania. I nostri arrivano a vincere la semifinale e si trovano così, a dover andare in Germania per affrontare l'ultima prova. Insieme ad altre diciannove band, i Crysys riescono a spuntarla, e grazie a questo risultato ottengono anche un contratto discografico con la "Wacken Records" per poter registrare e distribuire il loro primo album ufficiale con relativo tour europeo, nonché una sponsorizzazione da parte del marchio di chitarre Washburn. Nel 2011, però, si vedono costretti a cambiare, (o meglio, a modificare) il proprio nome. Non per via della più probabile somiglianza alla band di Karin Crisis (i Crisis appunto), ma bensì per l'assonanza praticamente riconducente al videogioco Crysis (sparatutto futuristico in prima persona uscito nel 2007 ed ai tempi innovativo ed estremamente esigente di risorse, per via del motore grafico creato dalla casa di sviluppo tedesca Crytek, dove solamente chi possedeva un pc con risorse generose poteva permettersi di farlo girare). Da qui, quindi, il cambio di nome nell'attuale Crisix. Nel 2010 la band inizia i lavori per il suo primo disco insieme al polacco Waldemar Sorychta, il quale ha militato in molte formazioni di successo quali: Grip Inc.Voodoocult e Rotting Christ, producendo al contempo numerosissimi album per moltissimi artisti di spicco: Lacuna CoilSodomTiamatMoonspel,Therion e molti altri ancora. Tutto sembrava andare per il verso giusto, ma dopo solamente sei settimane la casa discografica informò il gruppo che non aveva i mezzi per produrre l'album e che la band avrebbe dovuto praticamente arrangiarsi da sola. Ed ecco che nel settembre 2011 vede la luce "The Menace (La Minaccia)" per la "Kaiowas Records", un album tipicamente thrash metal caratterizzato da un'ottima sezione ritmica, assai incalzante, nonché da una voce tiratissima che in alcuni brani (vedasi la song "Ultra Thrash") sfiora di pochissimo il growl. Addirittura, in alcuni episodi (l'inizio di "Brutal Gadged" strizza pesantemente l'occhio allo Ska), si può parlare anche di sperimentalismo e personalità. Un disco di esordio, in sostanza, molto potente e personale, che mostra subito le potenzialità di questa ottima band. I Crisix riescono decisamente a farsi notare ed il sei novembre del 2012 entrano nei "Moontower Studios" insieme al produttore Javi Felez (Graveyard) per poi affidare il mastering ed il mixaggio nientemeno che ad Erik Rutan (Hate Eternal ed ex-Morbid Angel). Il dieci aprile viene rilasciato un primo singolo dal titolo "Bring' em To The Pit", mentre il trenta dello stesso mese esce il secondo full length ufficiale dal titolo "Rise... Then Rest (Alzati... e poi Resta)" per la "Fire Warning Recors". Il cambio di produzione dà effettivamente i suoi frutti e l'album risulta essere più compatto con suoni decisamente più pesanti e più puliti. I brani sono forse meno vari rispetto all'album di esordio ma sono sicuramente più tirati ed in your face, e questo comporta il sessantatreesimo posto nella top 100 del mercato spagnolo. Nel maggio 2013 la band inizia il tour promozionale dell'album, che li porterà in tutto il territorio nazionale. Ad ottobre dello stesso anno il bassista Marc Torras annuncia la propria uscita dalla band per motivi strettamente personali e non legati in qualche modo a dissapori all'interno del gruppo; di conseguenza, i Nostri devono assolutamente trovare un sostituto. Sostituto che risponde al nome di Dani Ramis che si rivela essere un ottimo elemento che va a completare una line up che fino ad allora sembrava essere stabile. Terminato il tour, i Nostri cambiano nuovamente etichetta discografica e firmano per la "Listenable Records". Arriviamo ai giorni nostri e sino a giungere al 18 Marzo 2016, data che ha visto l'uscita dell'ultima fatica discografica targata Crisix, ovvero "From Blue To Black (Dal Blu Al Nero)", del quale andremo ad analizzare come di consueto ogni singola traccia. Una delle novità che balza subito all'occhio è la bellissima cover di questa ultima fatica, davvero ben fatta. Se le prime erano abbastanza minimali e semplici, questa è particolarmente elaborata e rispecchia molto bene il titolo proposto dell'album. Infatti, il blu è l'elemento dominante e rispecchia il colore del cielo, ma se guardiamo oltre l'atmosfera possiamo notare una sfera nera minacciosa, dalla quale (a quanto parrebbe) sarebbero in procinto di uscire dei demoni con intenzioni tutt'altro che pacifiche. Il tutto è contornato da equazioni scientifiche probabilmente aliene, sulle quali vengono evidenziate ai quattro lati le quattro parole che formano il titolo dell'album. Nove nuove tracce fumanti per trentanove minuti scarsi di musica che ora andremo a raccontarvi..

Conspiranoia

Si parte con "Conspiranoia", ed un suono molto strano e particolare si avvicenda per permettere alle chitarre di presentarsi come si conviene, sorrette da una sezione ritmica che inizia sin da subito a fare sul serio. Se inizialmente il ritmo è pesante ma non veloce, con una doppia cassa molto sul pezzo e ben adoperata, successivamente viene alzato il tiro in maniera prepotente; il tutto coincide con l'ingresso vocale da parte di Julian, il quale con estrema aggressività colpisce sin da subito l'ascoltatore con quel suo fare violento e conciso. Le chitarre si destreggiano alla grande creando un muro sonoro non indifferente e soprattutto adottando delle soluzione veramente interessanti nel rincorrersi a vicenda. La voce si fa più cattiva e si rasenta il growl come già in passato provato dalla band, risultando oltremodo azzeccato il cambio di timbrica che spazia appunto dal semi-growl al più tipico vocal thrash con qualche spruzzata acuta che non guasta mai. Al minuto 2:12 assistiamo ad una preparazione strumentale di buon effetto che si tramuta in una cavalcata sonora non indifferente, con tanto di assolo piuttosto ben strutturato ed una elaborata parte batteristica di sicuro effetto, il cui martellamento continuo ben si sposa con un'espressione solista dotata di inventiva e tecnica. La velocità diventa quasi insostenibile e viene spinta al limite, come al limite viene spinta la voce dello stesso singer, il quale tira fuori di quelle urla da schizofrenico da far rabbrividire per tenacia, più che per espressività vera e propria. Il brano si conclude con un ultima sferzata di energia da parte della band con tanto di doppia cassa a martello e basso e chitarre al fulmicotone. Un brano di apertura molto d'impatto che non lascia troppo spazio all'immaginazione e che cerca di tenere alta la tensione con improvvise accelerazioni che si lasciano andare come un treno in corsa. E dobbiamo dire che pur essendo un brano tipicamente sui generi, riesce nell'intento di catturare fin da subito con un suono assai potente e devastante. Il testo ci pone delle domande, molte domande su chi ci controlla o cerca di farlo. Qualcuno muove i fili di queste marionette a proprio piacimento, ma queste marionette non siamo altro che noi stessi. "Chi ha il potere nell'ombra? Chi guida il gregge? Chi tira i fili?" Si cercano delle risposte che alla fine si sanno già, ma la curiosità di sapere chi ci manipola ogni giorno è estremamente pericolosa e può portare alla morte, dato che essere curiosi al giorno d'oggi è quasi un crimine, e può tramutarci in gente scomoda. Bisogna uccidere questa ignoranza, aprire gli occhi e la mente in modo da non essere manipolati e mandati al macello. Le grandi persone che stanno al potere hanno interesse a mantenere le masse ignoranti, in modo da condurle appunto, come un gregge di pecore, verso i loro obbiettivi Il tutto senza sporcarsi le mani. Ed ecco che entra in gioco questa Conspiranoia ovvero una sorta di cospirazione che potrebbe permettere di intervenire in maniera decisa e totale per cambiare una situazione politica che sta portando questo pianeta al collasso. Il fulcro di tutto è quello di non credere a ciò che ci viene continuamente detto perché il più delle volte sono tutte menzogne atte a destabilizzare la gente per poterne fare quello che vuole. 

Journey Through The Fire

"Journey Through The Fire (Viaggio Attraverso Il Fuoco)" è la seconda traccia che andiamo ad analizzare. Dopo qualche colpo di rullante, la song non si fa certo scrupoli a partire subito alla grande, mostrando una potenza non indifferente ed un cantato altrettanto grintoso e piacevole. Dopo un acuto a tratti demoniaco, sentiamo una chitarra non troppo pesante accompagnata solamente da rullante ed un'ottima doppia cassa, e possiamo addirittura ascoltare in simultanea dei gemiti di donna; presumibilmente, intenta ad ottenere un piacere sessuale. La cosa può certamente far sorridere, ma se analizzata bene (come siamo soliti fare), al di là della "simpatia" possiamo benissimo dire che questa "intrigante" soluzione si sposi benissimo con le ritmiche proposte in questa song. Si riparte alla grande con gli strumenti che emanano calore lavico da tutti i pori ed un cantante che sembra trovarsi a proprio agio spingendo di aggressività e cattiveria. Il muro sonoro creato dai nostri è molto ben eseguito, ma ad un certo punto ci ritroviamo ad ascoltare solamente la chitarra ritmica che di fatto annuncia, con la complicità di rullante e timpano, una fase del brano molto più ragionata ma assolutamente intrigante in quanto ad esecuzione. Dopo questa interessante parentesi si riparte a macinare riff incandescenti con tanto di assolo e stop and go di buona fattura, fino ad arrivare al ritornello piuttosto ben costruito che si ripete varie volte con cambi vocali repentini che variano come di consueto dall'aggressivo all'acuto più crudo e grezzo. Decisamente un ottimo pezzo da presentare in sede live, che su disco si difende molto bene con quella sua carica aggressiva e qualche inserimento particolare, che può strappare un sorriso ma che non è sicuramente fine a se stesso. Parlavamo poc'anzi di gemiti femminili che ogni tanto si avvertono durante l'ascolto di questo brano, e se come detto possono far sorridere, in realtà hanno importanza ai fini del racconto presentatoci dal testo. Infatti, questa figura femminile, viene letteralmente posseduta dal demonio in un turbinio di emozioni mai provate prima. Viene trattata come un animale eppure la cosa sembra piacerle perché tutto ciò risveglia quei sogni interiori (e proibiti) che finalmente possono  venir fuori. Viene condotta inconsciamente attraverso un viaggio attraverso il fuoco e le grida di dolore iniziano a farsi sentire. La temperatura aumenta esponenzialmente ma allo stesso tempo aumenta anche il piacere provato, un turbinio di sensazioni che rendono la Bestia sempre più forte e potente. Ormai la nostra Lei è intrappolata dal suo potente incantesimo, la sua fame non ha mai fine ed è per questo che continua il percorso di piacere che sfocerà all'interno delle fiamme più roventi. Le liriche si fanno più esplicite con frasi e parole che poco lasciano all'immaginazione, e svoltano verso atti sessuali ben descritti che rasentano la pornografia. Il tutto in un contesto fantasioso che però tende ad essere volutamente estremo per poter far intendere meglio possibile come il Diavolo possa dare estremo piacere violando le leggi della decenza, durante il viaggio verso l'oscurità. 

G.G.M. (The Great Metal Motherfucker)

Passiamo ora ai tre minuti e mezzo di "G.G.M. (The Great Metal Motherfucker) - Quel gran figlio di puttana d'un Metallaro"e subito veniamo accolti da un guitar riffing bello carico di groove dove la batteria Javi si presenta perfettamente con un mid tempo praticamente perfetto. La prima strofa non è sparata a mille come negli episodi precedenti, anzi è più ragionata, senza perdere però quella carica pazzoide che la contraddistingue. Anche il chorus non è urlato all'inverosimile ma è centellinato a dovere con la complicità perfetta dei compagni di squadra, i quali creano i presupposti per una sonorità massiccia e pesante. Quando però la chitarra inizia a fare da "introduzione", con una batteria che si limita a qualche doppio pedale ed una ripassata di crash, capiamo che siamo dinnanzi ad avvisaglie di assalti di lì a poco pronti per manifestarsi. La band spinge quindi fortemente sull'acceleratore, scatenando un "putiferio" sonoro molto ben riuscito. L'assolo a cui di seguito andiamo ad ascoltare è terremotante al punto giusto ed alla sua conclusione godiamo letteralmente dinanzi ad una cavalcata spettacolare, con una sezione ritmica imponente ed una voce che questa volta si spinge oltre i confini della sopportazione (positivamente parlando), e che conclude un brano decisamente meno esagerato di altri, che predilige l'impatto controllato per poi deflagrare sul finale con un vortice di situazioni che non lasciano scampo. In questo frangente andiamo a raccontare della sete di vendetta che spinge l'uomo protagonista a costruire una macchina di metallo per vendicarsi di chi lo ha condannato perché non ha voluto seguire la loro strada. Una volta conclusa la sua opera si compiace di ciò che ha appena creato, dicendo: "Ecco la magnifica creazione, assemblata con le mie mani" e ne decanta le proprietà distruttive. Come in simbiosi, l'uomo diventa il cervello e la macchina il braccio, con "Questi suoi grandi ingranaggi, il distruttore metallico". La vendetta è ormai alle porte ma qualcosa di tetro si cela dietro questa rinnovata potenza; infatti, si viene a scoprire che per raggiungere i propri obiettivi (per quanto giusti siano) l'uomo protagonista di questo racconto scende a patti con il diavolo diventando, alla fine della storia, un tutt'uno con questa macchina da lui creata, lasciando quella sua prigione di carne per sempre, per abbracciare il nuovo corpo metallico indistruttibile. Eppure è convinto di quello che fa e non ha alcun ripensamento, e ci dice quanto il tutto consista proprio in una sua scelta. Il prezzo che deve pagare al destino per poter compiere la sua vendetta. Qui siamo di fronte ad un testo che risulta essere fantascientifico ed "occulto" allo stesso tempo, con uomini che si fondono con le macchine e patti stipulati con il demonio per raggiungere i propri scopi. Un interessante connubio che si sposa molto bene con la musica creata in questa song, che ne valorizza le tematiche e ne risalta le qualità. 

T-Terror Era

"T-Terror Era (Era di Terrore)" si apre con una theme song famosissima, tratta dal film del 1984 "Terminator", che vedeva protagonista un Arnold Schwarzenegger in versione cyborg (appunto il Terminator, modello T-800) mandato indietro nel tempo per uccidere la futura madre Sarah Connor prima che possa mettere al mondo il leader della resistenza umana John Connor. Il tutto diretto magistralmente da James Cameron. Questo omaggio da parte dei Crisix verso un film diventato leggenda, viene reso particolare dalla distorsione della chitarra ritmica, la quale si lascia andare in contemporanea con basso e batteria, ad una sezione strumentale pesantissima e lenta fino al soffocamento, salvo accelerare improvvisamente dando spazio al singer, libero di muoversi tra urla stridenti e rinnovata aggressività. Il ritornello è veramente reso sofferente dallo stesso Julian, mentre molto interessante è il seguito sonoro proposto con una doppia cassa che si rende a brevi tratti iper-veloce con altri richiami alla colonna sonora del film che ogni tanto riaffiorano. Si prosegue spediti con doppia voce a tratti gutturale che ne preannuncia un ulteriore chorus, sempre molto d'effetto, per poi ascoltare nuovamente l'omaggio musicale del film di Cameron. Molto apprezzabili sono le parti più lente di questa song, dove la potenza sprigionata dalla band viene fuori in tutto il suo splendore, mentre nelle parti più veloci non troviamo grosse sorprese. Sul finale ovviamente, altro riferimento alla colonna sonora molto più che accennata, con tanto di colpi di tom che ne richiamano esperienze visive ormai lontane. Diciamo la verità: Anche se buona parte del pezzo è "copiato" dal film, non possiamo che apprezzare soprattutto le parti per così dire "lente", perché si concentra tutta la violenza sonora dei Nostri in poche e semplici note. Le parti più veloci sono tipicamente sui generi e non c'è molto da segnalare dato che di novità vere e proprie non ne possiamo trovare. Dopo quanto detto, cosa possiamo aspettarci dal testo di questa song? Semplicemente il racconto, o meglio, una sorta di riassunto "sbrigativo" di quello che ci viene proposto dalla pellicola. Si parlava ad inizio brano di questo cyborg che viene mandato indietro dal futuro (precisamente dal 2029) per cercare di uccidere Sarah Connor, la quale ancora inconsapevole di ciò che potrà partorire, dovrà cercare di sopravvivere con tutte le proprie forze grazie anche all'aiuto di Kyle Reese (che si rivelerà essere il padre), membro della resistenza umana mandato indietro a sua volta dallo stesso figlio di Sarah per proteggerla. Il futuro figlio, infatti, tale John Connor, diventerà il capo della resistenza umana e cercherà di distruggere Skynet, ovvero il sistema informatico inventato dall'uomo stesso che sfuggirà al controllo e che creerà queste macchine da guerra per sterminare la razza umana. L'estinzione è la realtà del futuro e vedrà la dominazione completa delle macchine. Per evitare la totale cancellazione dobbiamo correre a nasconderci perché il Terminator ha appena iniziato la sua opera di cancellazione. La chiave di tutto è Sarah Connor, è la luce in fondo all'oscurità ed unica speranza di salvezza. E' la madre di tutte le nostre speranze; ed allora, "Vieni con me se vuoi vivere". Suo figlio sarà il punto di partenza per questa assurda lotta contro la tecnologia, la stessa che l'uomo ha creato per facilitare lo stile di vita. Un testo quindi incentrato totalmente sul film ma è anche un modo per raccontare un qualcosa di diverso che poche altre band hanno comunque avuto il coraggio di fare. L'eterna lotta tra uomo e macchina è stata oggetto di molti spunti per alcune band di grande successo, come Voivod o Strapping Young Lad, ma il gruppo che ha fatto di questo immaginario il proprio punto di forza e costruito la propria intera carriera basandosi su questa guerra sono i californiani Fear Factory, che non hanno mai nascosto di essersi ispirati a film quali appunto Terminator e Blade Runner

Psycho Crisix World

 "Psycho Crisix World (Il pazzo mondo dei Crisix)" ha un inizio arpeggiato molto "simpatico", nel senso che sembra più una colonna sonora fatta per un cartone animato piuttosto che una introduzione per una thrash song. Piano piano viene aumentata la velocità di questa intro particolare, e fortunatamente arrivano i primi riff di chitarra che danno il via definitivo al brano. Tutto sommato si parte alla grande, con un buon ritmo ed una buona prova vocale da parte di un Julian accompagnato piuttosto bene dal resto del gruppo. Il refrain iniziale viene riproposto in maniera distorta e sinceramente risulta essere un pochino forzato per la natura del brano stesso, e accompagna un ritornello che purtroppo non convince appieno. Dopo una brevissima pausa la voce diventa esageratamente forzata, con cori di sottofondo che non danno un granché di spessore. Arriviamo ad un assolo tipico del genere ma comunque piuttosto ben eseguito, con una batteria sugli scudi che si destreggia molto bene con doppia cassa e rullante. Alla conclusione di quest'ultimo il ritmo cala vistosamente per permettere alle vocals, che di fatto ne facevano da sottofondo, di diventare per un breve tempo protagoniste sorrette solamente dal china percosso da Javi. Si riprende in maniera decisamente veloce per aumentare di intensità sul finale, con tanto di voce troppo forzata verso territori che onestamente poco si sposano con l'andamento della song stessa. Sinceramente, siamo di fronte al primo brano che non convince appieno a causa di una troppa "linearità" di fondo. La song non riesce sinceramente a decollare e si trascina un po' stancamente verso il finale. L'inizio un po' particolare è una specie di prerogativa da parte dei Nostri, i quali non sono nuovi a soluzioni del genere, ma il problema sta appunto nel fatto che non troviamo particolari spunti interessanti per poter apprezzare appieno questo episodio. Il tema portante di questo brano è questo mondo "Crisix" di cui parla il titolo. Questo mondo è praticamente una discarica con un odore accogliente (vi lascio immaginare), dove i Nostri vogliono insegnarci a sopravvivere. Una terra infetta piena di brutta gente, dove la feccia più putrida si annida da anni. Cercano di farci apprezzare questo posto orrendo, un ambiente sporco e maleodorante che ha però il profumo di casa. In poche parole la band ci chiede, se dopo questa spiegazione del loro mondo, "gradite un pezzo di questa torta di merda? Ne vuoi prendere un piccolo pezzo?" perché vogliono condividere con noi il marciume che si cela dietro ognuno di noi. Dicono di mangiarne giorno e notte di queste schifezze, ed assaggiare un po' di questa torta sarà come essere con il proprio partner. Dovrebbe quindi essere un'esperienza di piacere, ma invece è l'esperienza negativa di chi con il proprio compagno o compagna ormai ha un rapporto logoro. Quindi diventa un rapporto di amore/odio, dove quest'odio riesce a prendere il sopravvento. "Non possiamo lasciare il mondo Crisix", sono le ultime parole pronunciate dalla band alla conclusione del brano, dove praticamente viene messo in risalto la fatica e lo stile di vita del gruppo, che seppur con troppe difficoltà ed una vita particolarmente difficile, riesce comunque a rimanere sulle scene incurante delle avversità e senza scendere troppo a compromessi. 

From Blue To Black

"From Blue To Black (Dal Blu Al Nero)" parte immediatamente con le prime due frasi recitate con voce piuttosto oscura e leggermente carica d'effetto, per poi lasciare spazio ad un ottimo guitar riffing che viene raggiunto da una batteria a martello. I toni si smorzano parecchio per ripartire dopo una prima strofa sui generi e proseguire in maniera decisa con tanto di cantato che sfiora l'estremo. Si prosegue con una foga impressionante ed il ritmo non accenna a diminuire. Quando i Nostri rallentano un attimo, la sezione ritmica compie un lavoro molto interessante riuscendo a coinvolgere positivamente l'ascoltatore. La voce viene spinta anche in questo caso forse un po' troppo verso un limite che non necessita di essere superato, ma fortunatamente torna in carreggiata con una buona prova di aggressività. Al minuto 3:20 la song cambia decisamente volto con un arpeggio molto delicato in cui le due chitarre si cercano perfettamente e le bacchette di Javi toccano delicatamente il bordo del rullante per dare quella sensazione di leggerezza ricercata. Arriva il momento dell'assolo, molto interessante e ben eseguito per poi riprendere con tanto di accelerazioni improvvisa dettata da una doppia cassa alternata e da rullate pesantissime che sfumando lasciano spazio ad una chitarra che viaggia su note alte intermittenti; come se la corrente andasse e venisse improvvisamente. Questa title track risolleva le sorti del disco dopo la song precedente e risulta essere ben fatta e coinvolgente. Qui funziona praticamente tutto per bene; dagli assalti sonori alle parti tipicamente melodiche, fino ad aggiungere quel pizzico di imprevedibilità che caratterizza la band stessa. Il blu che rappresenta il cielo e l'acqua su questa terra, e quindi la vita stessa, è purtroppo un futuro che ci dobbiamo lasciare alle spalle. Il futuro è morto dietro di noi e noi con lui. Ormai il nero sta sostituendo la vita con questa sua dissolvenza ed il vuoto sta chiamando insistentemente il nostro nome. La colpa è solamente nostra e questa condizione umana è la causa delle nostre azioni. "Cosa posso fare?" ci chiediamo continuamente, ma il rischio di perdere la testa è troppo alto ed il senso della vita inizia a diventare confuso. Questo cancro che sta distruggendo la nostra terra necessita di essere isolato ma la speranza si affievolisce sempre di più con il passare del tempo. Si parla anche di avarizia che porta l'essere umano ad un vicolo cieco senza possibilità di uscita. Anche a causa dell'avarizia che questo mondo sta andando a rotoli e non dimentichiamoci che fa parte dei sette peccati capitali. In questo caso non è riferita alla scarsa propensione di spendere il denaro, ma alla mancanza di donare, e quindi aiutare, chi ne ha realmente bisogno. E' una sorta di egoismo, una avidità che sta rendendo il mondo nero invece che blu. 

Strange

"Strange (Strano)" parte subito con una voce molto aggressiva ed una sezione ritmica molto veloce, che accompagna bene il singer con un refrain accattivante. Il riffing successivo non è particolarmente ispirato ed introduce nuovamente una voce sempre molto cattiva ma meno incisiva. Si prosegue con uno stop improvviso ed il classico "fuck" pronunciato da Baz; il tutto si assesta quindi su un mid tempo pesante ma non troppo accattivante, che si scuote nuovamente a favore di tempistiche decisamente sostenute fino ad arrivare ad un breve cantato che rasenta il growl vero e proprio. I Nostri ripartano violentissimi in puro stile thrash con una discreta potenza che va ad aumentare con il proseguo del brano, con tanto di assolo discretamente generoso che sul finale dà il meglio di se grazie ad una sezione ritmica decisamente ispirata. Altra cavalcata sonora senza troppi fronzoli, e a dir la verità non molto personale, che va a chiudere un episodio che tra alti e bassi abbassa un po' la qualità del prodotto. Se da un lato i momenti più lenti funzionano grazie ad un muro sonoro di un certo spessore, dall'altra i momenti tipicamente thrash (che dovrebbero dare quel qualcosa in più e risaltare la personalità della band) funzionano decisamente meno per via di poche idee e di una ripetitività di base che alla lunga rischia di stancare un po'. E' anche il brano scelto dai Nostri come meritevole di videoclip, anche se (sinceramente) possiamo dire quanto siano presenti altri episodi decisamente più meritevoli. Abbiamo il protagonista di questo brano intrappolando in un incubo in cui la realtà viene completamente distorta e mette a dura prova la sua insanità mentale. Si tratta di un viaggio attraverso il "mondo del sonno", dove il nostro si sente stranamente perso. Inizia a chiedersi "Dove sono? Perché sto giocando con il fuoco?" e pensa di essere in un posto fatto per far si che vengano esauditi desideri "strani", che vengano accolti comportamenti abbastanza negativi. Sospetta dell'arrivo inesorabile della follia quando inizia ad avere una sorta di devozione ad uccidere e sente contemporaneamente le urla della vittima, ancor prima di averla colpita, rendendosi conto di aver ormai attraversato il punto di non ritorno. Ormai si è perso, non può più trovare la strada e quindi la salvezza; una nera figura aleggia nella sua mente, è la follia che ormai ha preso il controllo ed il sopravvento. Non si sveglierà più, il suo io ha il pieno controllo della sua vita e questo suo giocare con il fuoco lo ha portato ad ustionarsi sino a condurlo alla morte certa. Un sentimento inconscio affiora contro la sua volontà e nonostante tutto riesce ancora a chiedersi, con quel poco di lucidità rimasta, chi è e soprattutto dov'è. Se prima si chiedeva il perché giocasse con il fuoco, ora dice che lo sta facendo, perché in fondo questo deve essere un posto per desideri strani. 

Five As One

"Five As One (Cinque Come Uno)" è il penultimo brano presente in questo album e la particolarità è data dal fatto che viene cantato un po' in lingua madre, ovvero lo spagnolo (più precisamente un misto di basco e catalano), ed un po' in inglese. Continuando ad analizzare la componente più strettamente legata alla musica. possiamo dire di trovarci subito di fronte ad un assalto sonoro senza troppi fronzoli che viene accentuato dalla voce del singer, ma che non risulta purtroppo essere molto convincente. Dopo un paio di strofe troppo legate tra di loro, assistiamo ad un breve rallentamento per poi trovarci dinnanzi ad una ripresa forse troppo veloce, con una voce che quando viene spinta (come in alcuni episodi in precedenza) non riesce a convincere appieno. La band picchia duro e cerca di creare un muro sonico devastante, ma le soluzioni adottate sono troppo statiche e, come detto in precedenza, il cantato non convince appieno. Finalmente troviamo una buona parte strumentale caratterizzata da una buona tecnica a livello di doppio pedale, e da un basso e chitarra che trovano lo spazio consono per potersi esprimere al meglio. Il tutto però viene nuovamente rovinato da una ripartenza forzata che si sfoga verso il finale, lasciando un po' l'amaro in bocca. Il problema principale di questo pezzo è che si è puntato tutto sulla velocità d'esecuzione e poco sulla sostanza generale. Solamente il fatto che non si riesca a trovare un assolo di chitarra ci fa capire che la band abbia voluto puntare tutto sulla cattiveria musicale vera e propria, cercando di togliere il fiato all'ascoltatore. Il risultato non è praticamente riuscito, per via di un suono molto poco omogeneo. Insomma, quasi una prova di "resistenza".. come quella presentataci nelle liriche. Ogni giorno la nostra sopravvivenza vien messa a dura prova per colpa di quelle carogne e sanguisughe che si trovano al potere, creando delle leggi ad hoc e pensate per portarci alla miseria. Una miseria che poi va inesorabilmente in eredità alle generazioni future, con conseguenze sempre più disastrose. I discorsi che ci vengono propinati in continuazione ci fanno stare male e soprattutto innervosire, perché si rivelano sempre delle totali prese per i fondelli. Devono per forza dirci cosa fare, dove andare e come vivere, ma non possono controllare ciò che noi possiamo e dobbiamo pensare. Così ci permettiamo di esprimere ciò che sentiamo realmente, e sappiamo che prima o poi la verità verrà a galla. Purtroppo, nessuno di noi è in grado di mettere a tacere queste leggi, e questa ingiustizia continuerà ad infettare con il proprio veleno questa società ormai allo sbando. Sarebbe bello poter ritornare al passato, quando i problemi erano in un certo senso meno disastrosi rispetto ai giorni nostri, ma le vecchie e sagge parole di una volta vengono uccise da chi ha interesse nel mandare a rotoli la nostre società. Vogliono cancellare tutto ciò che di buono è stato fatto in passato e l'unica speranza per noi è quella di riuscire a rimanere in piedi nonostante questa orrenda situazione. E' inutile cercare di ragionare e sinceramente siamo anche stanchi di perdere tutto questo tempo per combattere una guerra già persa in partenza. Non perdoneremo mai chi un giorno farà crollare tutto sopra le nostre teste, ma se ci lasciamo abbandonare dallo sconforto non sopravvivremo mai. 

Fallen

"Fallen (Caduto)" è la nona traccia, nonché ultima, di questo "From Blue To Black". Inizialmente si sentono un gruppo di bambini intonare la prima frase della song che ne fa da introduzione. Sopraggiunge a queste voci, che aumentano considerevolmente di volume, una batteria che si destreggia con tom e pedale e dà il "La" alle ostilità con una chitarra molto controllata ed un cantato inizialmente non molto aggressivo, anzi controllato e conciso. L'aumento di intensità e quindi di velocità spinge però il vocalist a diventare aggressivo, con una voce che ha sempre un po' la mania di essere spinta troppo oltre. Ad un certo punto ritroviamo quel growl che serve a dare maggior enfasi alla song, mentre la ritmica si assesta su binari più tranquilli ma allo stesso tempo pesanti. Una buona dose musicale ci viene proposta in apertura di una seconda parte di brano che viene tuttavia un pochino rovinata dalla voce ruvida, che non riesce a rendere come dovrebbe a causa della troppa foga con cui viene cantata questa breve strofa. Altra sezione strumentale piuttosto ben riuscita, dove le chitarre svolgono un ruolo molto importante per l'economia del pezzo, con un riffing sostenuto e ben caratterizzato. Dopo un ritornello tutto sommato discreto, al minuto 4:59 la song si ferma improvvisamente per lasciare spazio ad una chitarra acustica molto malinconica e triste, la quale viene raggiunta dalla chitarra ritmica in maniera molto precisa ed un cantato che finalmente ben si coniuga con il resto della band. Il mid tempo proposto è di buona fattura e troviamo anche un ottimo assolo che richiama quelle atmosfere tristi che erano rese perfette da quella acustica spiazzante ma piacevole. Il brano va via via sfumando, lasciando un senso di incompletezza, ed anche se ci troviamo di fronte ad oltre sette minuti di musica, forse avrebbero potuto concludere in maniera leggermente differente e soprattutto più degna. Quello che resta, alla fine, è una canzone molto delicata che non spinge mai veramente sull'acceleratore, conferendo al tutto quell'anima triste che si mantiene dall'inizio alla fine. Se questo brano si differenzia parecchio rispetto agli altri suoi predecessori, il testo non è da meno. La band va a trattare la guerra civile scoppiata in Spagna nel 1936 e proseguita fino al 1939. Questo conflitto civile non fu nient'altro che una specie di pre-guerra mondiale, che vedeva schierati a sostegno delle due fazioni, Inghilterra, Francia ed Unione Sovietica, mentre dall'altra, Italia Germania e Portogallo. La Spagna quindi divenne il teatro del primo conflitto armato tra fascismo ed antifascismo. Nel febbraio del 1936 ci furono delle elezioni politiche e la sinistra tornò a governare. Il 17 luglio però, la situazione precipitò, e le truppe marocchine insorsero facendo scoppiare di fatto il giorno seguente questa guerra civile. "Abbiamo lottato e siamo caduti per la libertà" è il grido di un popolo ormai in ginocchio che vede spargimenti di sangue ovunque, con vittime innocenti che vanno dai bambini agli anziani. La guerra è appena iniziata e ci si domanda se questo sia il prezzo del biglietto verso l'inferno. Le ossa dei caduti diventano migliaia, intrise di polvere sporca di sangue. Diventerà una terra di morti dimenticati, colma di caduti ed effetti di crimini nascosti ed evidenti. Ora parlano i figli dei caduti, di quelle vittime che hanno combattuto sacrificando la propria vita per ridare alla loro terra la libertà perduta; chiedono solamente di essere ascoltati perché ora sono diventati la voce di tutti. Le loro parole al momento vengono ascoltate, ma cadono nel dimenticatoio troppo velocemente, facendo in modo che quelle parole si perdano nella polvere, come una volta le ossa dei caduti ne erano ricoperte.

Conclusioni

Cosa dire di questa nuova fatica degli spagnoli Crisix, quindi? Possiamo affermare quanto l'album in questione parta decisamente bene con le prime song, sostanzialmente interessanti, dotate di quel pizzico di follia che le caratterizza che riesce a farle apprezzare. Da metà lavoro in poi, però, dobbiamo purtroppo segnalare un certo calo qualitativo che ne mina pesantemente il risultato finale. Se appunto i primi brani godono in qualche modo di una buona creatività di base con cambi di tempo interessanti ed intelligenti, e qualche trovata non certo nuova per la band ma di sicuro effetto, proseguendo l'ascolto viene evidenziato un calo di personalità, frastagliato da pezzi un po' ripetitivi che cercano di puntare praticamente tutto sull'impatto sonoro, ma che in sostanza rischiano di diventare spesso monotoni e stancanti. Questo è un vero peccato, soprattutto se andiamo ad ascoltare i due album precedenti, ed in particolare il primo che risulta essere decisamente più immediato e più fresco, mostrando un gruppo in pieno delle proprie forze e con tanta voglia di fare. Non è da tutti vincere un contest per poter partecipare al "Wacken.." in Germania, quindi le potenzialità per fare un qualcosa di migliore c'erano sicuramente tutte, così come la speranza di poter udire un prodotto differente. Sicuramente non sono dei ragazzi che si siedono sugli allori, anche perché la loro scena è talmente affollata che se non fossero stati i presupposti per emergere non avrebbero nemmeno dato un seguito al loro debut. In sostanza, le capacità ci sono tutte ed i nostri ragazzi sono consapevoli dei propri mezzi.. solo che, in "From Blue To Black", il potenziale viene espresso solamente a metà. Episodi come "T-Terror Era", che richiamano palesemente il film Terminator, sono molto personali e ben rappresentati, come la stessa title track, oppure il brano finale dove l'interpretazione generale riesce a suscitare delle vere emozioni. Strumentalmente, poi, si sente che ci sanno davvero fare, con una batteria a volte tecnica che però a tratti rimane troppo statica nel suo incedere; le chitarre svolgono un buon lavoro e lo stesso basso segue di conseguenza certe coordinate che comunque risultano essere efficaci. La voce, dal canto suo è aggressiva quando deve essere giustamente impostata per assaltare l'ascoltatore, ma anche qui in troppe situazioni si lascia andare in varianti troppo esasperate che mettono a dura prova le corde vocali dello stesso singer, il quale sembra paradossalmente essere a proprio agio quando in rari momenti si cimenta nel growl. I testi sono talmente slegati tra di loro da fare un po' rimanere disorientati, ed il songwriting, salvo rare occasioni, non pare nemmeno troppo ispirato. Ora, il disco è un buon prodotto e si fa ascoltare senza problemi, quindi non parlerei di occasione sprecata; piuttosto direi solamente (visto i primi ottimi due dischi) di cercare di azzardare un po' di più dato che i Nostri han dimostrato di saper introdurre quei particolari che li han di fatto resi personali. E' molto importante ora che continuino per la loro strada facendo tesoro di tutto quello che il mondo della musica può dargli, senza guardarsi troppo alle spalle.

1) Conspiranoia
2) Journey Through The Fire
3) G.G.M. (The Great Metal Motherfucker)
4) T-Terror Era
5) Psycho Crisix World
6) From Blue To Black
7) Strange
8) Five As One
9) Fallen