BUG

Alpha

2015 - QuaRock Records

A CURA DI
DAVIDE PAPPALARDO
25/07/2015
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

Il mondo del metal è ormai da anni un universo a se, contingente, parallelo, opposto e allo stesso simmetrico ad altri universi musicali, dai quali prende, si confronta, si ritrova, si distanzia; si sono create divisioni, sperimentazioni, "clan" interni, e più il tempo passa, più la frammentazione avviene, pur rimanendo sotto l'ombrellone del genere. Un aspetto presente in realtà quasi dagli albori, ma comunque non per tutti, è decisamente quello del metal strumentale, legato spesso alla scena progressiva (ma non solo) e alla figura amata ed odiata dei guitar heroes; quest'ultimi personaggi con diversi fan, soprattutto musicisti, che ne lodano i virtuosismi tecnici, ma anche detrattori che vedono il tutto come un inutile esibizione senza un fine emozionale. Raccontare senza parole, ma solo con la musica, non è effettivamente facile, quando manca la voce bisogna saper suggerire solo con la musica, scolpire immagini che siano si libere, ma non troppo astratte, che conducano l'ascoltatore verso il contesto del disco; ciò diventa ancora più vero nel caso di un concept album, dove la storia fa da struttura ai brani e al loro evolvere. Ecco che dopo questa necessaria premessa, parliamo di Bug, progetto neo-progressive metal, appunto interamente strumentale, nato dalla mente di Lorenzo Meoni, chitarrista autodidatta e polistrumentista, il quale dopo alcune esperienze con altre band e partecipazioni oggi presenta il suo primo lavoro "Alpha" sotto etichetta QuaRock Records, primo prodotto del suo progetto personale nato nel 2009; si tratta di un concept album riguardante il suo rapporto con il cyborg Bug, simbolo della sua elaborazione di sofferenze personali, una sorta di doppia personalità artistica dove l'individuo duetta con se stesso. Nel concreto questo si traduce in un'unione tra parti melodiche(rappresentanti Lorenzo) e parti meccaniche e dure (rappresentanti Bug), riportandoci a quanto accennato nella premessa: la volontà ambiziosa di narrare senza parole, usando la musica come uno strumento che dipinge e scolpisce, guidando l’ascoltatore di passo in passo, o meglio di brano in brano. Tutto ciò richiede una doppia collaborazione, da una parte l'artista deve saper usare lo strumento in modo da fare questo, e non perdersi in meandri che portano alla deriva, ma dall'altra il fruitore deve essere portato e pronto ad accettare questo tipo di discorso, senza sentirsi perso nella mancanza di un cantante e di una parte vocale; un lavoro quindi per sua stessa natura non per tutti, ma che può regalare ascolti positivi a chi sa lasciarsi trasportare da questo tipo di suoni e songwriting. Un plauso va di sicuro all'autore, che segue la sua vena artistica non scendendo a compromessi verso lidi più facili e di appeal commerciale più ampio; il tutto supportato dalla sua capacità di unire tendenze appartenenti alla storia del metal e del rock ad atmosfere digitali e futuristiche, senza che il tutto suoni forzato o eccessivo. Una forma mentis che pervade tutta l'opera, e si traduce in un suono avvincente capace di generare le più disparate emozioni nell'ascoltatore; una cifra stilistica che non si misura in termini di semplice contaminazione e struttura, ma che si basa sul metro dell'intenzione, base portante di tutto il lavoro del nostro.



Si parte con la Title Track e con i suoi delicati arpeggi di chitarra che si ripetono ariosi e malinconici con le loro dolci note; ecco che si aggiungono linee di archi, aumentando l'atmosfera uggiosa e allo stesso tempo posata che pervade il pezzo, la quale è ancora saldamente ancorata alla parte umana della narrazione, a Lorenzo, rappresentando un inizio “puro”, un'alpha appunto. Il tutto si sviluppa su ondate sempre più orchestrali, in un crescendo armonioso che sembra portarci verso qualcosa di epico; ma veniamo presi contropiede, perché quella che si rivela essere una breve introduzione è interrotta bruscamente da un grido lancinante al minuto e quattro, il quale si protrae per alcuni secondi prima della partenza della prima traccia vera e propria, ovvero "Tears Of Silicon - Lacrime Di Silicone". Essa non perde tempo nel accompagnarci con un fraseggio melodico altisonante ed epico, protratto in un loop dal sapore anni ottanta, sul quale la batteria prosegue compatta stabilendo al struttura ritmica; ecco che al ventiseiesimo secondo le chitarre mutano in riff secchi, ma non troppo violenti, i quali spingono in avanti al composizione sorretti da arpeggi di basso. Poco dopo riprende il motivo melodico, presto squarciato però da alcune parti dissonanti e tese, capaci di aggiungere una tensione decisa al tutto la quale mostra sprazzi oscuri di atmosfera negativa, anche se non dominante nel contesto generale, e di creare corridoi sonori di stampo progressivo; i giochi sonori si ripetono dimostrando l'abilità del nostro con lo strumento a corda, naturalmente protagonista della composizione. Al minuto e sedici parte una digressione che fa da cesura, seguita da una galoppata di doppia cassa e colpi squillanti; ma ecco che si esaurisce lasciando posto alla ripresa del fraseggio melodico, il quale a sua vola poi evolve dando spazio ad assoli dalle scale geometriche e nuovi momenti progressivi capaci di scolpire immagini e narrazioni di puro suono. E' chiara l'impronta classica del nostro, e il fatto che conosce e sa riproporre la storia del suono progressivo di stampo metallico, ma allo stesso tempo notiamo come non siamo di fronte ad una copia, bensì una rielaborazione che ha una sua volontà e scopo; intanto al minuto e cinquantatre dopo alcune bordate dissonanti si ripetono alcuni riff rocciosi, mentre poi possenti proseguono linee di chitarra decise. La volontà di stupire non è messa da parte: al secondo minuto e dieci si svolta con fraseggi classici e drumming in rullanti, con un sapore magistrale ed orchestrale; si collima poi nei riff rocciosi, sui quali notturne melodie minacciose evolvono con rullanti di pedale. La conclusione improvvisa vede il ritorno delle dissonanze, fino alla chiusura totale del pezzo segnata da un suono di piatto; un pezzo che mostra un musicista per ora ancora ancorato ai suoni "normali" (ma l'album ancora deve dispiegarsi), ma che non ha paura di osare nel songwriting. L’atmosfera è anche qui armoniosa e legata all’umano, priva di contrasti salvo alcune dissonanze che compaiono, come pensieri fugaci che ancora non hanno una vera consistenza e che probabilmente non sono considerati consciamente da chi li fa; lacrime appunto sintetiche, legate ad una sofferenza che Bug già reclama, ma che per ora rimane inascoltata. "Ethernet Express" ci accoglie con un fraseggio trascinante e sognante che mantiene la componente melodica, il quale si sviluppa su note sempre più ariose, supportate da effetti di tastiera non invadenti; al trentesimo secondo parte però una corsa fatta di loop granitici e doppia cassa, segnata da punte squillanti, la quale instaura un’atmosfera diversamente nervosa e lanciata, un cambiamento improvviso d’umore. Essa si alterna con alcune parti ancora più aspre e caotiche, in un'abile costruzione sonora; quest'ultima collima al minuto e dieci, dove nuove scale di chitarra si ripetono con batteria ben presente e giri in sottofondo. Si cambia ancora percorso, con suoni nuovamente folli e sparati a velocità, con rullanti di predali; alcune contrazioni aprono brevi silenzi, mentre delle sfumature distorte prendono piede. Si ripetono quindi i giochi di cambi improvvisi, presentando anche assoli tecnici che mostrano maestria, gettati poi in riffing al fulmicotone e fraseggi epici che non mollano mai la presa, carichi di un’atmosfera altisonante e catartica; notiamo parti dalla natura al limite del thrash e con certe tendenze groove, ben saldate con la natura progressive del suono del nostro, alternate senza stacchi innaturali riuscendo a seguire un discorso musicale logico e coerente. Questa unione prosegue quindi diretta verso il finale, carica di drumming pestato e suoni di chitarra tra l'epico e il feroce; le ultime battute sono lasciate a bordate ripetute e giri di chitarra sempre più liberi, fermati solo dal silenzio improvviso. Notiamo come il songwriting inizi ad essere sempre più contrastante, creando un’atmosfera dove le crepe emotive iniziano a rendersi ben udibili, dove l’armonia va perdendo consistenza; la lotta vera e propria è un presagio, ma qui inizia ad avere le proprie basi. "The Rebellion Of The System - Ribellione Del Sistema" parte in quarta con una robusta cavalcata thrash fatta di doppia cassa e riff taglienti, sulla quale si organizzano poi parti di tastiera dall'animo più sintetico; è pero sempre la chitarra la protagonista, la quale evolve come di consueto in fraseggi progressivi dalle ritmiche sincopate dalla struttura tecnica, sempre mutevoli. Il suono si muove come un'onda, conoscendo anche elementi cyber grazie ai synth e a campionamenti sinistri di pianoforte, regalandoci ora un’atmosfera fredda, una dichiarazione d’identità del lato artificiale, di Bug, che prende piena coscienza di se; ecco poi trittici di riff di chitarra, e aperture in fraseggi squillanti. Al minuto e ventiquattro si libra una cavalcata di doppia cassa e chitarra, puntellata da dissonanze punitive; si aprono poi assoli tecnici dalle scale complesse, i quali si fermano al minuto e cinquantaquattro. Partono ora suoni orchestrali delicati, dall'atmosfera malinconica e rarefatta; su di essi si aggiunge un arpeggio elegante che perdura per alcuni secondi. Ecco quindi nuovi assoli squillanti, che si alternano ai movimenti precedenti, senza poi rinunciare a dissonanze finali che chiudono i brano con una forte enfasi incalzante. Notiamo come suoni elettronici, calibrati e mai invasivi, iniziano ad inserirsi nella struttura progressiva, evolvendo l'elemento narrativo del suono verso il lato "cibernetico" del racconto; un'altra prova di songwriting ben congegnato, dove l’ago della bilancia si sposta sempre di più verso un mondo sonoro decisamente meno idilliaco e dall’atmosfera tesa e nervosa, che ora prosegue nella successiva "Formatted - Formattato", la quale non a caso  si apre con bordate dissonanti. Esse evolvono poi con un ritmo thrash contratto, il quale presto però si apre in sezioni più ariose, alternate nella loro essenza melodica agli attacchi di riff; assoli squillanti e falcate severe prendono posizione, ma al cinquantottesimo secondo si torna su lidi progressivi, sincopati e spinti in avanti. Largo ancora ai fraseggi notturni, mentre si libra una cavalcata caotica sempre più sferzante; l’atmosfera è altamente nevrotica ed elettrica, ma la sorpresa è dietro l'angolo, poiché i fraseggi melodici tornano protagonisti riportando in vista l’umano che cerca di emergere a galla, mentre suoni secchi di basso trottano in sottofondo. Prendono piede assoli su riff possenti, fino allo scoppiare di suoni elettronici convulsi e stridenti; le chitarre geometriche ritrovano collocazione, così come i riff thrash robusti e punitivi, i quali si gettano poi verso giochi tecnici dalla grande perizia, che scolpiscono paesaggi sonori sempre più carichi di tensione. Il crescendo vede quindi un drumming deciso e suoni sempre più folli, fino al culmine segnato dal silenzio improvviso che chiude il pezzo; esso si conferma come una sorta di stanza magica dove molto più di quello che si pensa possa starci, si trova confinato in essa, dilatando il tempo e caricandolo di movimenti e suoni che convivono assieme in un non-tempo. La sfida ha ora davvero forma, il conflitto tra Lorenzo e Bug, in un’atmosfera che ha totalmente perso una direzione univoca, e che vede invece un duello costante; l’ascoltatore è investito da ondate continue e contraddittorie, e rivive in se questo conflitto, avvolte estasiato, avvolte attaccato dalla musica. "No Parameter - Nessun Parametro" ci assale con raffiche di chitarra come mitra, mentre la batteria si dispiega strisciante in sottofondo con piatti cadenzati; la ritmica è meccanica come in un pezzo groove o djent, chiamando in causa certe claustrofobie urbane alla Meshuggah. Al trentaduesimo secondo i toni si fanno più accesi ed ariosi, con una sequenza di riff stridenti e doppia cassa dai rullanti ripetuti; la tensione è però poi stemperata da fraseggi melodici dal gusto classico, alternati presto a nuove cacofonie e dissonanze. La struttura è qui aspra e spigolosa, generando corridoi sonori quadrati; al minuto e trentadue ci si blocca con digressioni di chitarra che fanno da cesura, sulla quale il drumming prosegue cadenzato, e suoni di chitarra con arpeggi delicati ed effetti "acquatici" si dispiegano fino alla ripresa dei giri epici dello strumento a corda, aperto a scale altisonanti che convogliano il crescendo in un atmosfera catartica che trova spazio tra l’impianto generale tutto tranne che pacato o positivo. Al secondo minuto e ventitré abbiamo un nuovo cambio, questa volta verso coordinate thrash, calibrate con riff ossessivi e batteria dai rulli compatti; esplodono quindi assolsi squillanti, alternati poi a bordate rocciose e dissonanze ariose. La melodia riprende il sopravvento al terzo minuto e cinque, creando grandiose atmosfere epiche e malinconiche, mentre la struttura ritmica continua per poi aprirsi a nuovi suoni squillanti e dissonanze assassine, elementi sempre più presenti nell'incedere dell'album; il finale vede una serie di bordate meccaniche ripetute, che chiudono il pezzo così come era iniziato, all'insegna della tensione robotica. Bug, il lato cibernetico, inizia ad aver sempre più posto nella narrazione sonora, diventando sempre più protagonista; la trama quindi evolve, gettata verso il sinistro finale che vedrà la dipartita di uno dei due personaggi che all'inizio dovevano convivere in nome della salute di entrambi. Di conseguenza l’atmosfera è votata alla nevrosi e a sensazioni claustrofobiche, temperate solo brevemente da melodie, dall’umano che cerca di prendere posto; ma è chiaro che qui a dominare è altro, e ormai al direzione è segnata indelebilmente.  "You're Just A Number - Sei Solo Un Numero" continua la tendenza fin qui trovata e subito ci investe con riff squillanti dalle scale tecniche, ripetuti in loop ossessivi come violini infernali; fraseggi anch'essi altisonanti prendono posto, mentre dissonanze meccaniche si fanno strada, accelerando il tutto verso lidi dalla tensione impossibile. La struttura si fa quindi sempre più tirata e contratta, mentre compaiono anche bervi campionamenti di pianoforte e feroci assoli; l'elemento umano e quello cibernetico sono ormai in pieno conflitto, e questo si traduce in musica in un armonia che viene spezzata, passaggi nervosi e nevrotici dove dominano suoni robotici ed ossessivi, atti a distruggere ed annichilire. La velocità è sempre elevata, e gli elementi si sovrappongono tra di loro in modo caotico; nel finale del breve pezzo di due minuti asperità elettroniche e bordate si legano insieme, proseguendo fino alla conclusione segnata da un suono di piatti. Il dolore inizia ad essere insopportabile, e la macchina si ribella consapevole della sua natura che non può accettare, di essere solo un ingranaggio; la melodia cede il passo all'attacco caotico, la tensione regna sovrana, ed è l'ora della resa dei conti tra Lorenzo e Bug. Come detto qui l’atmosfera raggiunge una sorta di “equilibrio negativo”, o meglio di nera purezza: solo caos, nevrosi, niente umanità, in un punto di non ritorno dove è Bug pienamente protagonista, non più tenuto al guinzaglio, e non più disposto a scendere a patti. "Synchro" ci accoglie con roboanti riff thrash di potente fattura, carichi di un’atmosfera possente e decisa; ecco quindi tastiere ariose e batteria cadenzata, mentre giri di basso e dissonanze fanno da ossatura; ci si alterna con parti più dirette ed elaborate, creando contrazioni sonore epiche ed appaganti per l'ascoltatore. La montagna russa si ferma al minuto e dieci, dove una serie di bordate squillanti fanno da cesura; su di esse tornano poi synth sinistri ed evocativi, creando un'atmosfera cupa, ma sottintesa, strisciante, non più arrabbiata, ma di certo non positiva o armoniosa. Ci si lancia poi in nuove corse squillanti e giochi di chitarra dalle impennate tecniche; doppia cassa e tastiere si uniscono richiamando quasi i Fear Factory, ma le dissonanze tornano presto ristabilendo geometrie ossessive. Al secondo minuto e ventinove ci si blocca all'improvviso: ecco ora fraseggi dalla melodia classicheggiante, i quali si stagliano armoniosi e malinconici in una lunga sezione sempre più elaborata ed onirica, dove la ritmica è segnata da rullanti e colpi di batteria. Il finale vede quindi nuovi riff, i quali proseguono poi in loop fino alla dissolvenza, con ulteriori ritmi contratti e dissonanze, sino alla chiusura. Bug ha qui raggiunto una totale sincronia con se stesso, con la sua consapevolezza, e si esprime pienamente; ciò si traduce in un’atmosfera oscura, ma non più nevrotica, bensì a volte potente e claustrofobica nel suo attacco, a volte strisciante, ma sempre fredda e punitiva. "Remove My Circuits - Rimuovi I Miei Circuiti" offre un ritorno verso lidi più melodici e progressivi, grazie ad arpeggi di basso e fraseggi di chitarra sognanti, che perdurano fino la ventunesimo secondo, regalandoci un nuovo spostamento atmosferico dell’ago della bilancia; qui una digressione breve fa ad cesura, mentre subito dopo un arpeggio delicato prende posto. Esso viene frammentato da alcune bordate distribuite, mentre poi scoppiano riff geometrici dalle scale squillanti; la velocità aumenta con la doppia cassa pestata e dissonanze maestose. Il movimento si alterna a fraseggi più eleganti, creando un gioco di contrasti molto sentito; al minuto e trentaquattro si crea un meccanismo di riff squillanti e tastiere, incastrate con suoni robotici, il quale poi si apre in nuovi fraseggi e tirate possenti. Si ripropongono quindi gli elementi prima sentiti, con una doppia cassa marziale e dissonanze squillanti; largo dunque a nuovi fraseggi strutturati in scale fino al secondo minuto e cinquantatre. Qui  ci si ferma per qualche secondo, ma poi partono nuove corse folli con doppia cassa e chitarre aspre, alternate a riff decisi; la struttura è ormai mutante, e ci troviamo di fronte ad arpeggi delicati e progressivi dal bell'andamento  sottile, che riportano all'elemento iniziale. Torniamo al quarto minuto e nove verso territori più propriamente heavy metal, con una corsa epica dal drumming deciso, che instaura un’atmosfera ancora una volta più umana ed ieratica, la quale si lancia nella conclusione dai fraseggi altisonanti chiudendo il pezzo; l'elemento umano è qui più presente, dialogando con quello cibernetico, sempre più disperato e supplicante di avere l'oblio, riportandoci verso atmosfere in contrasto tra loro, anche se ora in modo meno teso, più in un discorso disperato tra le due parti, consce dell’inevitabile finale. L’epicità umana e la maestosità robotica si trovano unite, realizzando la realtà: un sacrificio deve essere fatto,  uno dei due tra Lorenzo e Bug deve cessare di essere, e il secondo lo richiede a gran voce, incapace di sopportare l’orrore dell’esistenza e delle emozioni che ora prova, e come sempre questo si traduce in musica e in atmosfere che ricalcano i vari andamenti emotivi.  "Session Terminated - Sessione Scaduta" ci porta verso il finale della storia, il conflitto ha il suo epilogo, dove regna la distruzione; sarà solo Bug ad essere stato terminato? O anche Lorenzo? Ognuno deciderà da se, mentre la musica si presenta con suoni squillanti di chitarra e intrusioni elettroniche; presto però si liberano fraseggi decisi, i quali al trentesimo secondo si fanno ancora più squilibrati e circolari, diventando decisamente più minacciosi. Al trentanovesimo secondo ci si ferma con un suono come di un computer che si spegne all’improvviso per mancanza di elettricità; si riprende subito con riff tecnici e doppia cassa,  fino a bordate marziali e dissonanze meccaniche. Al minuto e dodici suoni di chitarra allungati trovano posto per poi alterarsi a riff thrash di presa sicura, i quali poi evolvono in chiave più caotica e groove; si prosegue così fino alla ripresa delle ritmiche più sincopate e progressive segnate da piatti di batteria. Al secondo minuto e cinque abbiamo una cesura con digressione, sulla quale partono poi tastiere fantasiose dalla bella melodia, ripresa subito da epiche chitarre; esse prendono poi posto con fraseggi squillanti dall’alta intensità, e con scale melodiche di pregevole fattura. I toni si fanno poi ancora serrati con riff granitici e drumming compatto, supportati da suoni di chitarra ossessivi, lanciati fino alla conclusione improvvisa; uno dei punti più alti di tutto il lavoro, dove ritmi robusti, melodie, elettronica e suoni analogici hanno piena corrispondenza e continuità tra di loro. L’armonia è ritrovata come testimoniato dalle atmosfere evocate, ma è facile pensare che sia l’espressione di un desiderio postumo, di un sogno dopo la distruzione, che solo nel rammarico le due parti possano vere ora coesione; prima essa era presente solo nel dominio di uno dei due elementi sull’altro, solo in questo episodio tutto è legato in maniera fluida senza contrasti voluti. "Null - Zero" è la coda finale, sorprendentemente legata a suoni puramente elettronici, tra campionamenti ritmici e loop di chitarra distribuiti tra brusii e disturbi; al quarantottesimo secondo un riffing effettato si eleva, trovando collocazione tra i rumori industriali. Si prosegue in questo modo, con coordinate opprimenti robotiche e futuristiche in una sorta di cyber-ambient che va concludendo il lavoro in una cacofonia strutturata, robotica nei suoi suoni da officina e nelle sue ripetizioni; esso si conclude quindi lasciando all'ascoltatore una nota crudele nella sua freddezza inesorabile, il raggiungimento del nulla, dello zero, dell'inevitabile conclusione senza ritorno. L’atmosfera è qui univoca in una maniera anche qui diversa da prima, ma anche diversa dall’episodio precedente; la freddezza della mancanza di emozioni, del puro lato meccanico domina, Bug ha perso le emozioni, l’esistenza e l’identità che lo facevano soffrire,  e ora rimangono solo circuiti e gesti meccanici che non hanno più uno spirito dietro. E’ l’atmosfera delle fabbriche, delle catene di montaggio, tutto ordinato, simmetrico, preciso, e vuoto, dove il pensiero è alieno e vive solo la macchina; non deve stupirci quindi che sia il brano più glaciale di tutto il lavoro, tenendo fede al suo nome e chiudendo così il racconto, con l’inesorabile nulla divoratore che non ha spazio per sentimento alcuno, che noi percepiamo crudele, ma che in realtà non ha semplicemente alcuna valenza morale od emotiva.   



Concludendo, un lavoro coraggioso forte della sua personalità, il quale pesca a piene mani da tendenze progressive, suoni classici del rock e del metal, e da elementi moderno di scuola groove e "sperimentale", il tutto finalizzato ad uno scopo narrativo unitario; come nella migliore arte il concetto di mimesi trova qui piena applicazione, non in falsi simulacri, ma in una frammentazione e riproposizione del vissuto sotto forma di movimenti musicali. L'interiorità di Lorenzo viene sublimata in un racconto sonoro che da luogo al conflitto in una fantasia cibernetica, fantasia legata però al reale; le sue doti pratiche, che lo hanno accompagnato sempre più nella sua vita presto votata alla musica, sono i degni strumenti usati per questa operazione, in un sincretismo sia di generi e suoni, ma anche d'intenzioni, con diversi passaggi che vanno dal vissuto, al racconto, e poi alla musica. Come detto inizialmente, devono esserci qui due impegni: quello dell'artista nel rendersi in qualche modo fruibile, cosa che Lorenzo rispetta in un contesto dove sarebbe facile cadere nel puro manierismo, ma anche quello dell'ascoltatore nel recepire quanto trasmesso. Non siamo di fronte ad una collezione di riff, assoli, dissonanze, messi insieme casualmente per darne mostra; abbiamo qui strutture ragionate, dalle parti mutevoli e dalle geometrie a volte complicate, le quali hanno però sempre un senso mirato. L'appeal commerciale di questa proposta non è certo quello di lavori più diretti, magari con vocals e un impianto meno impegnativo, ma non è certo un difetto; probabilmente Lorenzo per primo lo sa, e poco gli importa. Il suo interesse sta nel darci la sua visione della musica, il suo sentito, il suo rapporto con essa; a parere di chi scrive è giusto premiarlo, anche perché il risultato pratico è lodevole. Merita sicuramente almeno una possibilità, poi ognuno giudicherà in base al proprio gusto; in ogni caso fa solo piacere vedere un giovane musicista convinto delle sue capacità, e che dimostra di avere tutte le basi per esserlo. Speriamo che questo sia solo il primo di diversi lavori capaci di darci visioni tanto forti.


1) Alpha
2) Tears Of Silicon
3) Ethernet Express
4) The Rebellion Of The System
5) Formatted
6) No Parameter
7) You're Just A Number
8) Synchro
9) Remove My Circuits
10) Session Terminated
11) Null